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Autore: Alecraft Mounts    26/09/2015    1 recensioni
"Quali radici si afferrano, quali rami crescono su queste rovine di pietra?
Figlio dell'uomo, non lo puoi dire, né immaginare, perché conosci solo un cumulo di frante immagini, là dove batte il sole e l'albero morto non dà riparo, il grillo non dà ristoro e l'arida pietra non dà suono d'acqua.
Soltanto ombra sotto la roccia rossa.
Venite all'ombra della roccia rossa, e vi mostrerò qualcosa di diverso dalla vostra ombra che al mattino cammina dietro di voi, o dall'ombra che la sera vi si leva incontro: vi mostrerò il terrore in un pugno di polvere."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nathan Drake
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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.: Rub'al-Khali :.


Si osservò intorno, scrutando l'orizzonte.
Niente: la sua vista rilevava solo sabbia e polvere, spazzata via dal caldo vento del Rub'al-Khali.
Dietro di lui, l'immenso Cargo, precipitato da pochi istanti, ancora fumava, arso dalle roventi fiamme dell'inferno.
 Impugnò l'M9 che aveva sottratto al suo proprietario, deceduto durante la precipitazione dell'enorme trasporto merci.
Sospirò; più che altro sbuffò.
Faceva un caldo tremendo, lì, in mezzo al deserto arabo, dove il sole picchiava incessantemente.
Mosse il primo passo incerto, verso una meta a lui in parte sconosciuta. Quelli che seguirono, furono caratterizzati da una forte determinazione.
Aveva inizio il viaggio verso l'ignoto, attraverso le insidie della sabbia bollente e sconfinata, che lo circondava, lo sopraffava, inghiottendolo nei suoi mille chilometri quadrati.

"Quali radici si afferrano...

Metà di quella dura e fatidica mattina trascorse, lasciando il posto al cocente sole del pomeriggio.
Il suo cammino verso l'ignoto proseguiva senza intoppi.
Ma la stanchezza iniziava ad emergere; la fame e la voglia di bere anche solo un goccio d'acqua fresca e rigenerante faceva capolino, nei meandri della sua mente, confusa dal caldo che picchiava violentemente quelle sconfinate lande sabbiose.
Si strofinò una mano sulla fronte, madida di sudore, che gli inzuppava anche la radice dei capelli.
Di fronte a lui, un enorme duna di sabbia; la decima, la ventesima: non lo sapeva.
Le sue Timberland lasciavano profondi solchi nella sabbia, opaca come non lo era mai stata.
Affrontò la ripida salita, passo dopo passo, raggiungendo la cima.
Altra sabbia mista a polvere; tante altre numerose dune.
Nessun segno di vita.

... quali rami crescono su queste rovine di pietra?

Le sue membra erano già stanche; reclamavano riposo, che le avrebbe rinvigorite.
Ma lui non poteva interrompere il suo viaggio.
Sapeva che, se avesse posto un freno al suo insidioso cammino, che ancora si prospettava lungo, avrebbe finito con il cedere; sarebbe morto disidratato, sotto gli ardenti raggi solari, che gli bruciavano la pelle degli avambracci scoperti.
La sua maglia bianca era zuppa di sudore.
La fronte continuava a gocciolare.
Scalata l'ennesima duna, notò qualcosa, in lontananza, dove la sabbia s'induriva, cedendo il posto all'arenaria.
Un pozzo in ciottoli fece capolino.
Sospirò, rassicurato.
Scivolò sulla morbida sabbia della duna; simulò una corsa leggera, raggiungendo quella che avrebbe costituito la sua salvezza.
La limpida acqua, non fresca, ma essenziale.
Tirò a sé la corda che era legata al sacchetto di pelle, immerso nel profondo pozzo.
Il desiderio ardito di dissetarsi e di godere di quella sensazione di rinvigorimento che solo l'acqua può offrirti, svanì in un secondo.
La sua epressione, rassicurata, mutò in delusione, e la rassegnazione.
Quel liquido vitale si era prosgiugato, lasciando spazio alla più polverosa sabbia fine.
Imprecò, mentre si rialzava.
Il suo cammino riprese.

... Figlio dell'uomo, non lo puoi dire, né immaginare...

Giunse la notte, in tutta la sua tenebrosità e oscurità, che, nel bel mezzo del Rub'al-Khali, sembravano raddoppiarsi.
Il cielo, scuro come il vello del lupo più nero, era colmo di stelle di tutte le dimensioni e lucentezza.
Continuava ad affondare gli scarponcini nella sabbia, ora raffreddata.
Avrebbe voluto stendersi, riposarsi per un po', ma non poteva.
Rivolse uno sguardo al brillante cielo stellato, che tanto gli ricordava la sua seconda figura paterna.
Riuscì a sentire il cuore venir travolto da un sentimento di tristezza e paura.
Lo doveva trovare.
Prima che qualcuno lo avesse ammazzato.
Altrimenti, non se lo sarebbe mai perdonato.
Cercò di orientarsi con la posizione degli astri, ma invano.
Sbuffò, scocciato, sentendosi impotente.

...perché conosci solo un cumulo di frante immagini, là dove batte il sole  e l'albero morto non dà riparo...

Giunse la nuova giornata, che si presentò più calda ed afosa della precedente.
Muoveva passi lenti ed irregolari; portava la schiena leggermente curvata, e il capo calato.
Non avrebbe retto ancora a lungo quella situazione infernale.
I raggi solari picchiavano con violenza la sua schiena e il suo corpo, surriscaldandolo.
La fame e la sete invadevano con prepotenza le membra del suo corpo, trasformandosi in elementi principali di sua preoccupazione.
Parte della sua mente, si concentrava sui suoi disperati bisogni; l'altra metà, pensava a colui che avrebbe dovuto portare in salvo, sottrarre dalla malvagità in persona.
Quanto avrebbe voluto, in quel momento, averlo al suo fianco: di certo, lui avrebbe saputo cosa fare.
Un momento... Gli sembrava addirittura di vederlo.
Era lì, sulla cima della millesima duna sabbiosa, che agitava la mano in sua direzione.
Lo chiamò per nome; dapprima incerto, in seguito con sempre più vigore e contentezza.
Accennò ad una leggera corsa, avvicinandosi sempre più alla figura.
Quando fu abbastanza vicino da poterlo quasi sfiorare, avvertì la gola seccarsi ancor di più.
Era scomparso, dissolto nel nulla.
Si era fatto ingannare da un'allucinazione.
Imprecò.

... il grillo non dà ristoro e l'arida pietra non dà suono d'acqua.

Il buio s'impossessò nuovamente della brillante e cocente luce solare, sfoggiando un possente vento freddo ed impetuoso.
Si sistemò il piccolo foulard quadrettato blu.
Si stringeva nella sua misera maglia bianca, sudata e stropicciata; si strofinava le spalle, cercando di riaquisire calore.
Ancora, portava il capo basso.
Le scarpe continuavano ad affondare in quella sabbia, stampando impronte che, in seguito, venivano scomposte dal forte soffiare del vento, che trascinava con sé sabbia e polvere.
Le gambe, adesso, davvero non se le sentiva più.
Era stanco morto.
Avrebbe voluto tanto riposarsi, recuperare un minimo di energie.
Ma non doveva...
Non doveva...
Cedette, crollando al suolo a peso morto.
Supino; braccia e gambe spalancate; le palpebre chiuse e il viso contorto in un'espressione di dolore e stanchezza.

... Soltanto ombra sotto la roccia rossa...

Qualcosa lo constrinse ad aprire gli occhi.
In un primo momento, li richiuse, infastidito dalla penetrante luce solare.
E anche quella notte, quindi, adesso, faceva parte del passato.
Riaprì le palpebre, pesanti e ancora assonnate.
Quanto avrebbe voluto restare in quella posizione ancora per un po'...
Si riscosse maggiormente.
Qualcuno lo chiamava.
Voltò il capo verso sinistra.
Ciò che vide, gli alleggerì il cuore.
Lui era lì, che gli tendeva una mano.
Gli diceva di alzarsi, di riprendersi.
Eseguì, e quando accennò a parlargli...
Di nuovo: lui era scomparso.
Strinse i denti, chinando il capo.

... Venite all'ombra della roccia rossa...

Riprese il suo cammino verso la meta da lui ardentemente desiderata.
In qualche modo, la determinazione a proseguire, alleggeriva la sua fame e la sua sete, alleviava i dolori.
I piedi che continuavano ad affondare nella sabbia, sforzandosi di resistere ancora un po'; lui avrebbe raggiunto la sua meta.
A qualunque costo.

... e vi mostrerò qualcosa di diverso dalla vostra ombra che al mattino cammina dietro di voi...

Pensò a tutto ciò che aveva affrontato a testa alta, giungendo a quell'atroce periodo infernale nel Rub'al-Khali.
Scampato il pericolo di morire dissanguato all'interno di un disastro ferroviario, o di affogare all'interno di un'immensa nave da crociera che affondava, un viaggio nel deserto arabo era proprio ciò che faceva a caso suo, ciò che avrebbe completato la sua lista di imprese riuscite miracolosamente.
Anche se, ciò ancora non poteva affermarlo.

...o dall'ombra che la sera vi si leva incontro...

Affrontò l'ennesima duna di sabbia, impiegando tutte le forze di cui il corpo ancora disponeva; mentre la sua mente si concentrava ancora sulla persona da portare in salvo.
Digrignò i denti: se qualcuno gli avesse torto anche soltanto un capello...
Li avrebbe fatti a pezzi.
Tutti.
A seguire, l'immagine di lei gli si proiettò nella retina.
Già: aveva agito bene, a constringerla di restare al sicuro, a non seguirlo.
Se si fosse trovata nelle sue attuali condizioni, al suo contrario, non sarebbe resistita.
E, anche ciò, non se lo sarebbe mai permesso.
Raggiunse la cima, e ciò che vide, costituita ciò che, da giorni, cercava disperatamente.
Aveva raggiunto la sua meta.
Lo avrebbe salvato, portandolo al sicuro, lontano da quel deserto infame.
Era proprio adesso, però, che nasceva il vero pericolo.
Le vere torture.
Il vero terrore, immerso in quel pugno di sabbie e polveri.

... vi mostrerò il terrore in un pugno di polvere."



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Angolo autrice:

Non so da dove mi sia uscita fuori una One-shot così.
Giocavo (finalmente aggiungerei, visto che io non avevo Uncharted, ma guardavo i Walkthrough), al capitolo del Rub'al-Khali, e sentendo quelle parole pronunciate dalla perfida Marlowe, mi è nata l'ispirazione.
Spero vi piaccia ^^
Un abbraccio da parte di Alecraft Mounts! Ciao ciao!
   
 
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