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Autore: Shayleene    26/09/2015    2 recensioni
Molti sono fermamente convinti che, quando si nasce, il futuro di ognuno sia già stati segnato da ció che prende il nome di Fato o Destino.
Guerre, trattati, alluvioni, terremoti, virus, tutto controllato da un'unica entità. Ció significherebbe la totale assenza di libero arbitrio per l'intera specie umana, e non solo quella.
Un'entità talmente superiore da condizionare miliardi di menti, persino le catastrofi naturali.
E se un'unica persona riuscisse in qualche modo a controllare quel potere immenso e distruttivo?
L'era del cambiamento é ormai giunta.
Genere: Mistero, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4


Delle mani la tenevano ferma nonostante stesse spingendo con tutte le forze per fuggire da quel posto. Non riusciva ancora a capire perchè l'avesse portata lì, ma quando aveva visto la stanza in cui volevano rinchiuderla per farle chissà cosa aveva tentato in ogni modo di andarsene. A nulla erano valse le suppliche, gli insulti, le minacce: quegli uomini sembravano non ascoltarla minimamente, seguendo alla lettera gli ordini perentori di qualcuno lì vicino di cui però non riusciva a scorgere il viso. 
Eppure era certa che la colpa di quello che le stava accadendo fosse solamente di quel tizio, che in qualche modo era riuscita a raggirarla portandola fin lì.
-Perchè l'hai fatto?- gridò, mentre delle lacrime calde iniziarono a scorrere salate sulle sue guance. Non ottenne nessuna risposta, soltanto i suoi occhi fissi su di lei che parevano chiederle scusa e allo stesso tempo esultare.
-L'iniezione.- sentì dire, e un attimo dopo la sensazione di un ago conficcato nel braccio le fece provare dolore. -Quando tornerai da me sarai finalmente libera, Jocelyn.-

La ragazza scattò seduta, stringendo con forza le coperte. Aveva la fronte madida di sudore e il respiro accelerato, il cuore che pareva essere stato strappato in mille pezzi e calpestato.
-Un maledetto, maledettissimo sogno...- mormorò Jocelyn ancora scossa. Si passò le mani sul viso per stropicciarsi gli occhi assonnati, percependo del bagnato sulla pelle. Lacrime. Aveva pianto come nell'incubo. Ricordava quel particolare, ma tutto il resto era svanito nonostante lo sentisse a portata di mano se solo ci avesse pensato ancora un po'. In fondo era proprio quello che accadeva con i sogni: la maggior parte scompariva non appena ci si svegliava. E lei era certa che era stato un bene dimenticare. Si alzò lentamente dal letto rabbrividendo per la bassa temperatura che come sempre c'era in camera sua, e dopo aver infilato le ciabatte camminò fino al bagno usando come unica illuminazione il suo cellulare.
Si sciacquò il viso con l'acqua fredda strofinandolo con energia per strapparsi di dosso anche gli ultimi residui di sonnolenza. Era passata una settimana da quando era svenuta davanti alla scuola, e da allora aveva iniziato ad avere degli incubi terribili quasi ogni notte, di cui però non riusciva a rievocare i ricordi. Non ne aveva parlato con i suoi visto che le era capitato anche da piccola di avere un periodo in cui non riusciva a dormire bene proprio per quel motivo, e sperava che non durasse troppo neppure quello attuale.
Il display del cellulare segnava le sette, quindi sarebbe stato inutile rimettersi a dormire. Tornata in camera si svestì, infilandosi il suo paio di jeans preferito e una t-shirt con la stampa di un dragone. Mentre la stava indossando si bloccò col braccio destro ancora sollevato, aggrottando le sopracciglia: nel punto in cui l'avambraccio di collegava al braccio c'era una piccola macchiolina violacea, simile a quelle che solitamente apparivano qualche ora dopo aver fatto un prelievo di sangue. Non ricordava che l'infermiera le avesse fatto un'iniezione o prelevato del sangue, ma in ogni caso era passato troppo tempo perchè il segno fosse ancora visibile. 
Si inumidì leggermente la punta dell'indice con le dita passandolo sull'incavo del braccio, e la macchia se ne andò via. "Solo dello sporco..." pensò, finendo di prepararsi e uscendo di casa dopo aver messo in spalla lo zaino.
Adam la stava aspettando all'ingresso della scuola insieme a Stephanie, come aveva iniziato a fare da quando si erano conosciuti. Jocelyn credeva che lo stesse facendo solo per pura cortesia e che si sarebbe stufato presto, ma a quanto sembrava aveva sbagliato a giudicare. Ultimamente passavano molto tempo insieme, e aveva scoperto parecchie cose su di lui che l'avevano stupita come ad esempio il fatto che abitasse già da solo, in quanto suo padre era capo di un'azienda multinazionale e non aveva il tempo materiale per prendersi cura di lui. Non aveva mai nominato la madre, quindi Jocelyn aveva dedotto che non fosse più in vita.
-Jos, buongiorno! Certo che hai davvero una brutta cera oggi... dormito male?- la salutò allegra Stephanie, perfetta come sempre. Sembrava che lei non potesse mai avere una giornata no: il leggero trucco era perennemente presente e steso in maniera impeccabile che faceva risaltare i suoi occhi nocciola screziati d'oro, gli abiti abbinati con un gusto raffinato e i capelli biondi acconciati ogni volta in maniera diversa valorizzando il suo viso dalla pelle abbronzata.
-Gentile come sempre...- mugugnò Jocelyn dandole un rapido abbraccio e salutando Adam con un sorriso. -Forza, andiamo a prendere qualcosa da mettere sotto i denti, sto morendo dalla fame!-
Le prime quattro ore di scuola passarono stranamente in un baleno. Durante la breve pausa di quindici minuti Jocelyn ricevette un SMS dalla madre che le chiedeva di andare dalla zia Marie, quella che possedeva un piccolo negozietto di articoli per la casa, a ritirare un oggetto che aveva ordinato. 
-Fantastico, adesso dovrò allungare il giro e andare fino da quella svitata!- brontolò la ragazza sedendosi con malagrazia sul muretto che circondava la scuola. -Ti prego Steph, non puoi lasciare che la affronti da sola!-
La sua amica rise, scuotendo la lunga chioma bionda che quel giorno ricadeva sulle sue spalle come una cascata dorate. -Avanti, non fare la vittima! Che mai ti potrà fare una signora come lei?-
-Lo sai benissimo che non è normale, hai già dimenticato che l'ultima volta che ci sono stata voleva farmi fare una foto con i nani da giardino perchè pensava che così sarebbero diventati più felici e quindi più belli?-
Stephanie fece un vano tentativo di rimanere seria, ma si vedeva perfettamente che aveva gli occhi lucidi come quando stava per scoppiare a ridere. Le appoggiò la mano sulla spalla, fingendo un'espressione desolata. -Mi dispiace davvero tanto, ma dopo ho un impegno con mia sorella.- Fece una smorfia sconsolata, a dimostrazione che avrebbe preferito andare con lei da una zia svitata piuttosto che sopportare la sua sorellastra per un solo minuto. -Ad ogni modo potresti chiedere a Adam, sono certa che non farà storie.-
Jocelyn la guardò confusa, inclinando leggermente il capo con aria pensierosa. -Ma io credevo... credevo che ti piacesse!- mormorò per non farsi sentire.
La bionda arricciò le labbra, mentre gli occhi le si illuminavano di una luce gioiosa. -Sai com'è,- sussurrò, -io ho cercato di fare colpo, ma a quanto pare lui è immune al mio fascino! Quindi ho cambiato preda...- Le fece l'occhiolino, indicando con un cenno discreto un ragazzo appoggiato ad una colonna davanti all'ingresso dell'edificio.
-Non ci credo! E non mi dici nulla? Guarda che voglio conoscere tutti i dettagli!- esclamò Jocelyn afferrando le mani dell'amica. Il nuovo discorso venne tuttavia interrotto dal suono della campanella che avvisava gli studenti di ritornare in classe.

Alcune ore dopo lei e Adam stavano camminando fianco a fianco per le strade della città, affollate dal traffico di auto e pedoni. 
-Non è possibile, capitano tutte a me! Perchè il prof di storia mi ha chiesto l'unica cosa che non avevo studiato? Sono perseguitata dalla sfortuna...- si lamentò Jocelyn, guardando frustrata il voto negativo scritto in nero sul suo libretto. -E adesso chi li sente i miei?-
-Avanti, non essere così negativa... prima o poi sarebbe successo in ogni caso!- cercò di consolarla Adam sortendo piuttosto l'effetto opposto.
Jocelyn aggrottò le sopracciglia lanciandogli un'occhiataccia. -Ehi, stai forse dicendo che sono un'idiota?-
Il ragazzo sollevò le mani affusolate in segno di resa. -Assolutamente no! Semplicemente credo che se era qualcosa che doveva accaderti non avresti potuto evitarla in nessun modo.- Aveva un'espressione seria, come se fosse fermamente convinto di ciò che stava affermando.
-Non dirmi che sei uno di quei fissati del kharma e cose simili.- scherzò Jocelyn mettendosi a ridere. Certo, lei era una persona superstiziosa, ma non aveva mai creduto in nulla del genere, piuttosto preferiva tentare di portare la fortuna dalla sua parte.
-Effettivamente è abbastanza interessante come argomento, ma non è quello che intendevo.- le rispose, sistemandosi gli occhiali sul naso e sembrando molto intellettuale. -A mio parere tutto ciò che accade ha una sua logica e un suo scopo, come se chiunque di noi fosse legato a dei fili che li guidano nelle sue scelte.-
La ragazza lo fissò per qualche istante, ricordandosi di aver letto su qualche libro che c'erano molte persone convinte che il mondo intero fosse in qualche modo "comandato" dal destino. -Certo che come cosa è abbastanza inquietante, saremmo tutti delle specie di burattini!- esclamò con una smorfia.
Adam non le rispose limitandosi a sorridere, e dopo alcuni secondi allungò il braccio indicando un edificio all'angolo della strada con una vetrina molto colorata. -E' quello il negozio di cui mi parlavi?-
Jocelyn sospirò, rallentando inconsapevolmente il passo per ritardare il più possibile l'incontro con Marie. -Già, purtroppo... mi scuso fin da subito per le stupidaggini che dirà mia zia, tu limitati ad annuire per farla contenta e dovremmo cavarcela in mezz'ora.- gli disse.
Giunta davanti alla porta con delle tendine indaco all'esterno, abbassò la maniglia tirando versò di sè e facendo tintinnare il campanellino che segnalava l'arrivo di un visitatore. Solitamente non appena sua zia la vedeva le correva in contro abbracciandola come un bambino farebbe col suo pupazzo preferito, per poi portarla a fare l'immancabile giro del negozio mostrandole tutti i nuovi articoli.
Tuttavia, quando i suoi occhi incontrarono quelli della donna la reazione non fu affatto quella abituale. Nel viso di sua zia comparve un'espressione terrorizzata, e l'istante dopo iniziò a strillare delle frasi senza senso che però con molta probabilità avrebbero potuto essere preghiere.
Jocelyn si bloccò, guardandola a bocca aperta incapace di reagire. Sembrava che sua zia avesse appena visto un fantasma.


   
 
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