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Autore: Ashura_exarch    26/09/2015    2 recensioni
Ronah è un normale Treecko abitante della campagna: è analfabeta, orfano e povero, ma in compenso un gran lavoratore che pur possedendo solo un campo di Baccastagne sa provvedere a sé stesso. Pensa che la sua vita rimarrà così per sempre, senza stimoli né risposte, condannandolo ad un'esistenza già stabilita. Ma una sera, mentre riposa su un albero, scorge una palla di fuoco precipitare poco distante e si reca incuriosito a vedere di cosa si tratta. Poco dopo farà un incontro che cambierà per sempre il corso della sua vita, portandolo in luoghi e mettendolo in situazioni di cui non avrebbe mai neanche immaginato l'esistenza.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
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Capitolo I: Uno strano oggetto


Si stava proprio bene quel giorno: in cielo non c'era nemmeno una nuvola, e l'occhio poteva spaziare in infinite direzioni senza che lo stupendo colore azzurro variasse. "Era l'ora che arrivasse una giornata del genere" pensò Ronah "Sarà stato da un mese che non riuscivo a prendermi un po' di tempo per riposare.". Durante tutti i giorni precedenti infatti il tempo non era stato dei migliori, aveva piovuto infatti per più di due settimane rendendo così impossibile il lavoro nei campi. Sia prima che dopo il tempo era rimasto incerto, e solamente un paio di giorni prima la coltre nera che oscurava la campagna aveva cominciato a diradarsi, lasciando finalmente spazio alla mitezza dei raggi solari. A quel punto il Treecko aveva potuto finalmente tornare al suo albero.
Odiava dover stare sempre chiuso nella sua catapecchia una volta finito di lavorare, così non era infrequente che si recasse su quell'albero per riposare. Non sapeva di che specie era, ma la sua era una corteccia morbida e permetteva di distendersi senza che la schiena venisse tutta graffiata. In fondo era decisamente meglio del pagliericcio che utilizzava come letto in casa sua. Ci avrebbe anche dormito la notte lassù, se solo la zona non fosse stata infestata dai ladri. Per questo era costretto a trascorrere tutte le ore di buio in casa, ma durante il giorno di furfanti non vi era ombra e Ronah ne approfittava per godersi un po' di meritato riposo.
Da lì poteva persino vedere il suo campo di Baccastagne. Le aveva piantate da poco, non era passato molto tempo dall'ultimo raccolto. Sarebbero trascorsi alcuni mesi prima che i nuovi frutti spuntassero, e nel frattempo il dovere di Ronah sarebbe stato quello di rimescolare le zolle degli altri suoi appezzamenti di terreno, che anche essendo tra i più piccoli del contado riuscivano a rubargli lo stesso tutto il tempo e le forze per renderli nuovamente fertili per le stagioni successive. Per questo quando terminava il proprio lavoro giornaliero si riposava spesso sull'albero, era l'unico posto che era in grado di farlo stare un po' in pace.
Non era mai stato un gran frequentatore del villaggio. Ci si era recato poche volte, soprattutto per consegnare i tributi ai riscossori delle tasse e per comperare il poco cibo necessario oltre alle sue Baccastagne. Non si era mai fatto amici, e i ragazzi dell'abitato ogni volta che lo vedevano lo scansavano. Non sapeva perché facessero così, forse solo perché era orfano, ma era una motivazione strana: conosceva altri come lui, nati nelle campagne senza famiglia e gran lavoratori fin dalla tenera età, non poteva essere solo per quello. Forse erano solo loro ad essere una manica di stronzi. "Sì, è sicuramente così." concluse.
Quello era il suo posto speciale, l'aiutava a raccogliere le proprie idee. Era lì che pensava quel che aveva solo vagamente immaginato tra una vangata e l'altra, troppo impegnato dal proprio lavoro per dedicarsi ad altro. Dondolando le code e una gamba lasciava vagare lo sguardo e i pensieri dove capitava, riposando la propria mente. Gli piaceva in particolare guardare le stelle, immaginare cosa fossero e dove potessero essere realmente essere. Non aveva mai frequentato la chiesa del villaggio e per questo non conosceva molto di religione, ma qualche volta aveva sentito il Sacerdote Veene blaterare dei Superiori che risiedono negli astri visibili la sera. Ronah non ci aveva mai creduto molto, e per questo era sempre rimasto affascinato da tutte le possibili teorie e speculazioni relative a quel mistero. Di solito però quando cominciava a fare questi pensieri astratti la sua mente da semplice contadino non sapeva reggere per molto, e si addormentava. E fu proprio ciò che accadde anche quella volta.

Un rumore forte, come di un'esplosione, lo fece svegliare di soprassalto. Non sapendo cosa fosse stato si aggrappò istintivamente all'albero per paura di cadere. Si ritrovò immediatamente abbagliato, e per qualche secondo non poté vedere nulla. Poi riuscì a riaprire gli occhi, e cercò di mettere a fuoco quello che stava succedendo. Nonostante fosse scesa la sera il cielo era ugualmente illuminato a giorno, tinto di un'innaturale colore rossastro. Ma era solo una regione della volta celeste, il resto era tutto nero come i semi di Baccastagna.
Qualcosa si stava muovendo nell'aria, lasciando una scia di fumo dietro di sé. Ronah restò immobile, sconvolto per ciò che stava vedendo, e guardò la cosa precipitare inesorabilmente verso terra. Era una grossa palla di fuoco, sembrava quasi un attacco scagliato da qualcuno. Ma chi poteva librarsi fino ad una simile altezza? E soprattutto perché fare una cosa così insensata? L'oggetto proseguì fino a schiantarsi con un gran tonfo a poca distanza da dove si trovava il Treecko. La terrà tremò solo per pochi attimi, ma abbastanza forte da costringere Ronah a serrare la presa. Scese poi un silenzio spettrale, come se nulla fosse successo. Una colonna di fumo cominciò a levarsi da un campo a non molta distanza.
Il pokemon, spiazzato, rimase completamente immobile, osservando a bocca aperta il luogo della caduta. "Ma cosa... è successo?" pensò tra sé e sé, muovendo la bocca come per dirlo a qualcuno. Dire che era sconvolto era sminuire la situazione. Sicuramente quel fatto era qualcosa che non si vedeva tutti i giorni. "L'avrà visto qualcun altro?" si chiese "Sì, con tutto quel rumore e la luce è impossibile che solo io l'abbia visto. Ma che sarà stato?".
Muovendosi piano e cautamente, cominciò a discendere i rami, poggiando una zampa per volta su degli appigli sicuri, temendo il verificarsi di un nuovo terremoto. Toccò terra delicatamente, quasi credendo di poter provocare danni, e si voltò verso la direzione dello schianto. La colonna nera si levava ben visibile stagliandosi contro il cielo blu scuro a non più di un chilometro di distanza. "Cosa faccio?" si chiese "Vado a controllare o vado ad avvisare il villaggio? Che devo fare?.".
Non aveva la minima idea di quale fosse l'azione più giusta da intraprendere. Da una parte c'era la sua curiosità, era desideroso di sapere cosa fosse quell'oggetto caduto dal cielo. Si era sempre interrogato su cosa nascondessero le stelle, e a quanto parte alla fine gli era capitata un'occasione per scoprirlo. Chissà, magari avrebbe potuto avere anche delle risposte concrete, si sarebbe potuto prendere una rivincita sul Sacerdote, il quale l'accusava sempre di essere un miscredente.
Dall'altra invece c'era l'attaccamento al centro abitato, che rimaneva il suo unico contatto con la civiltà. Lì acquistava il cibo, consegnava i tributi... e basta così fondamentalmente. Non era che avesse tutti questi motivi per considerarsi in obbligo verso il villaggio, e d'altro canto i suoi abitanti non si erano mai mostrati molto solidali con lui. Certo, era così un po' per tutti coloro che vivevano nella campagna come lui, ma aveva sempre detestato questo comportamento. Chi erano loro per giudicarlo? Lui di certo per questo non doveva nulla a nessuno. Non fu difficile quindi per Ronah prendere una decisione.
Non gli fu difficile raggiungere il luogo della collisione. Era scoppiato un principio d'incendio attorno al sito, e le fiamme rendevano piuttosto visibile la posizione, oltre a rischiarare la scena. Si destreggiò tra i vari campi coltivati e filari di piante fino ad arrivare dove la palla di fuoco aveva impattato con il suolo. La terra era tutta smossa, la porzione di piante dove era avvenuto lo schianto si era letteralmente volatilizzata. Si era anche formato un piccolo cratere, ed era proprio dal suo fondo che proveniva la colonna di fumo. Ronah fu costretto a schermarsi gli occhi con una zampa per evitare di lacrimare, e cominciò la propria discesa.
Evitando rottami e sassi sparsi un po' ovunque terminò il tragitto dopo appena qualche metro, ritrovandosi presto sul fondo irregolare. Davanti a lui c'era qualcosa che non avrebbe saputo ben definire. Era uno strano intrico di materiale, sembrava fatto di metallo, e da tutte le sue fenditure fuoriuscivano veri e propri fiumi di gas nerastri e maleodoranti, che dovettero fargli coprire anche il naso. Aveva una forma pressoché ovoidale, anche se molti dei bordi erano modellati in modo decisamente strano. La parte superiore di quella cosa sembrava essere rimasta però più o meno integra, e si avvicinò per provare ad esaminarla.
Avanzò di qualche metro, ma la coltre fumogena si fece troppo opprimente. La puzza era semplicemente troppa, e gli occhi non ne volevano sapere di starsene aperti, così fu costretto a tornare indietro. Si fermò ai bordi della salita, ansimando e cercando di respirare a più non posso per buttar fuori i gas nocivi dal suo organismo mentre al tempo stesso i suoi occhi cercavano di tornare a funzionare normalmente. "Come faccio and andare lì?" si chiese "E' troppo difficile restarci per più di qualche secondo senza protezione...". Ma certo, protezione! Doveva inventarsi qualcosa, ed ebbe presto un'idea.
Scalò il pendio di nuova formazione e raggiunse le piante vicine rimaste intatte, prelevandone una grossa foglia. "Mi dispiace per il proprietario di questo terreno, ma penso che una foglia in meno non faccia molta differenza ormai.". Si diresse poi ad un albero vicino non contagiato dalle piante dopo aver afferrato un sasso, e cominciò a colpirne il tronco con la parte affilata della roccia. Non essendo provvisto di artigli era costretto a fare così, e dovette impiegare molto tempo per scavare una ferita abbastanza profonda da far uscire la linfa. Una volta che il liquido cominciò a colare vi passò sopra la foglia imbevendocela per bene, mettendosela poi sul naso e sulla bocca mentre provava a respirare. Sentì l'aria filtrare attraverso le fibre della foglia e la freschezza trasmessale dalla linfa, e capì che la sua intuizione si era rivelata vincente.
Ridiscese nella buca e arrivò nuovamente in prossimità dell'oggetto. "Funzionerà?" si chiese in modo esitante "Basterà questo per farmi respirare? La linfa purificherà l'aria del fumo?". Non era decisamente il momento per farsi prendere dai dubbi, ma le insicurezze riuscirono comunque a corrompere la sua mente. "E se avessi sbagliato? Forse potrei morire soffocato. Non voglio morire. Non voglio. Però...". Però, perché c'era un però. Se avesse rinunciato adesso non avrebbe mai scoperto di cosa si trattava, e sarebbe rimasto per sempre un contadino ignorante. E del resto esaminare quella cosa venuta dalle stelle poteva fornirgli qualche risposta. "Se ne esco vivo giuro che pianterò anche dei Baccamodori" si ripromise, e si addentrò in mezzo al fumo.
Fu un'ardua impresa sin da subito, perché se da un lato il rudimentale filtro funzionò dall'altro la coltre riuscì ad ostacolargli la vista. Quel fumo rivelò essere pure caldo, per cui Ronah fece molta fatica a tenere gli occhi aperti nonostante provasse a proteggerseli con una zampa. In qualche modo riuscì ad avvicinarsi all'oggetto, e quando gli fu accanto cercò di mettersi con il vento a favore in modo che tutti i gas non gli finissero addosso. Vi riuscì, ma era comunque difficile riacquistare la vista normale a causa della lunga esposizione ai materiali nocivi.
Mentre sentiva un soffio d'aria gelida spingergli contro la schiena il Treecko provò a distinguere i particolari della cosa attraverso i bulbi lacrimanti. Vedeva molto male, e riusciva a malapena a distinguere i colori e i contorni dell'oggetto. La luce provocata dalle fiamme contribuì ad evidenziare i colori, facendo risaltare degli strani simboli posti sulla fiancata esposta. Ronah era analfabeta come anche la maggior parte dei contadini, per cui non avrebbe saputo dire cosa potessero significare nemmeno se li avesse visti nella loro interezza e nelle condizioni adatte.
A quel punto non ce la fece più, e fu costretto ad allontanarsi. Si sedette alle pendici della buca, tossendo per espellere il fumo che era riuscito comunque a passare il filtro entrandogli nei polmoni, e lasciò gli occhi versare tutte le lacrime necessarie per far sì che si pulissero. "Wow" pensò "Ce l'ho fatta, anche se non ne ho ricavato niente.". Quando si fu ripreso un po' si arrampicò nuovamente lungo il cratere, uscendo dall'infossamento e poi voltandosi per guardare quello strano ammasso di lamiere. Ora che aveva appagato la propria curiosità - pur con scarsi risultati - poteva considerarsi soddisfatto. "Ora andrò ad avvisare il villaggio, anche se probabilmente l'avranno visto cadere anche da lì.". Si girò, lasciandosi la devastazione alle spalle, e cominciò a proseguire a passo spedito verso il centro abitato.

***

Sembrava una serata come tutte le altre nella città di Tylpher, e il suo governatore K si stava godendo un po' di meritato riposo. Pensare agli affari politici della città era faticoso già di per sé, e aggiungendo anche tutti gli altri obblighi ai quali era tenuto ad assolvere il tutto tendeva a prosciugare qualsiasi tipo di forza, sia fisica che mentale. Dopo una giornata di lavoro K amava rilassarsi nelle sue stanze private gustandosi un po' di vino di Baccauva fermentato, degustandolo lentamente e lasciando che la fresca aria della sera passasse attraverso la finestra della terrazza spalancata. C'era sempre una bella vista da quell'altezza, soprattutto di notte, e il Kecleon se la stava godendo appieno quando bussarono alla sua porta.
- E' aperto - disse, invitando il visitatore ad entrare.
Fece il suo ingresso un Exeggutor, uno dei sottoposti del politico, ovvero uno dei tanti burocrati minori che abitavano il Palazzo Governativo. Per la precisione era uno degli addetti alle comunicazioni, K si ricordava di averlo visto ogni tanto quando si recava in visita nella SST, la Sala Segnale Telepatico, utile per comunicare a grandi distanze. Il pokemon si voltò, e dalla sua faccia presagì che la comunicazione non doveva riguardare nulla di buono.
- Governatore, ci è appena arrivata una comunicazione che abbiano ritenuto fosse doveroso riferirle.
- E allora parla - lo esortò K. Non gli piacevano granché le deferenze, e in situazioni come quelle tali perdite di tempo potevano anche risultare fatali.
- Nel contado di Vesterlhin si è registrata la caduta di un oggetto dal cielo. La postazione locale ce l'ha segnalato pochi minuti fa, stanno già preparando una squadra per recarsi in ricognizione. Aspettano solo il suo permesso.
- Hmm.
"Un oggetto caduto dal cielo?" rifletté K "Questo sì che è strano. Potrebbe essere... Sì, lo è sicuramente. Dannazione, proprio adesso doveva succedere!? Bisogna prelevarlo all'istante, qualsiasi cosa sia.". Già da quelle poche parole aveva potuto intuire la gravità della situazione, e spettava a lui gestirla nel migliore dei modi. Non avrebbe certo deluso le aspettative, si sarebbe occupato al più presto della prelevazione e dell'occultamento di... qualsiasi cosa fosse quell'oggetto. Doveva agire al più presto, se fosse stato scoperto da qualcuno tutti gli sforzi di una vita sarebbero stati inutili. E non solo della sua, ma di tutte quelle dei suoi predecessori in quella e in altre città. Sarebbe stata vanificata un'epoca, e ciò non doveva succedere.
- Permesso accordato, e con estrema urgenza - rispose - Dì ai corrispondenti di eseguire gli ordini immediatamente e di non aspettare domani. Di qualsiasi cosa si tratti adesso ha la massima importanza, deve essere messo come la priorità più importante da attuare nell'immediato.
- Ricevuto - rispose altro - Vado subito a riferirlo agli altri.
L'Exeggutor se ne andò richiudendosi la porta alle spalle. K lo seguì con lo sguardo, poi si voltò di nuovo verso la terrazza. La coppa di vino che aveva in mano cominciò a tremare, il liquido che veniva scosso dai movimenti di chi lo stava bevendo. Il Kecleon strinse il calice con la zampa, cominciando ad agitare la coda con nervosismo. Doveva calmarsi, non era il caso di alterarsi per una cosa del genere. Occasioni simili erano sempre occorse sia a lui che ai suoi predecessori e contemporanei, non era nulla di speciale. Non avrebbe compromesso nulla nel complesso se gli addetti si fossero sbrigati.
"Che stupido che sono" si rimproverò per cercare di tranquillizzarsi "Non succederà nulla. Sono solamente stanco.". Si sedette nuovamente portandosi il vino alla bocca, cercando di assaporarlo. Ma non ci riuscì, non riusciva a scrollarsi di dosso quell'inquietitudine. Era sua responsabilità far sì che ciò che dovesse essere rivelato lo fosse, e che ciò che dovesse essere nascosto lo rimanesse. Aveva svolto questo dovere per tanti anni, eppure adesso non era più sicuro di farcela. Era una strana sensazione, gli era insorta in quel modo apparentemente casuale. Da un'inezia come quella poi, era totalmente assurdo. "Calmati" si disse nuovamente, posando la coppa "E' una cosa come un'altra. Non accadrà nulla di grave, domani sarà tutto come prima, vero?". Quella domanda rivolta a sé stesso rimase senza risposta.



Note dell'autore
Eh già, nuova storia. Ne avrei già una in corso, ma l'ispirazione è un po' venuta meno ultimamente in favore di questa, che non potevo non mettere per iscritto. Non smetterò tuttavia quell'altra, l'ultimo capitolo l'ho quasi finito e non lo mollerò proprio adesso.
Questa l'ho pensata leggendo alcuni dei fumetti su PMD su Deviantart. Alla fine sono tutti uguali, ma ognuno riesce a distinguersi per qualcosa che non sia unicamente lo stile dell'autore. Non so, io ogni volta che li leggo rimango stregato e mi lasciando qualcosa, e a voi?
A presto,
A_e

Rieccomi dopo troppo tempo che non c'ero... Un mese e mezzo, ma è ugualmente troppo...
  
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