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Autore: Berty_Poppins    13/02/2009    3 recensioni
Intro Nonsense su Kyūbi. Perchè a lui non interessano le (para)noie degli esseri umani, men che meno i loro bisogni.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Naruto nonsense Il buio ha sempre uno spessore.
A volte neanche lo senti, altre è così largo che avverti l'ossigeno sparire.
Era come tuffarsi in una vasca piena di cenere, la respiravi eppure non volevi, semplicemente dovevi.

Per fare un esempio migliore si poteva anche dire che era come sbattere un dito del piede contro qualcosa di duro, molto duro. Il fastidioso dolore ti arrivava in testa, ma poi pensavi che era solo un dito.
La differenza stava nel fatto che sbattere un dito da qualche parte non piace a nessuno. Anche se non sapevi dire a quante persone piacesse stare al buio, sapeva che era comunque una cosa più cotruttiva.
Perchè niente ti insegnava a respirare meglio come lo stare al buio.

[ Chiudi gli occhi,
inali, ingoi.
Amaro, apri gli occhi.
Buio. ]

Alla fine uno si adegua ad ogni situazione se non vuole crepare, anche alla peggiore, e finisci col pensare che niente è peggio del chiasso.
Perchè, basandosi sul fatto che erano le pietre piccole a far crollare le montagne e non i massi in caduta libera, il rumore più lieve può destabilizzare tutto.
Preferisci startene solo.
Al buio.
In contemplativo silenzio.

[ Gli occhi chiusi,
ronzii dentro le orecchie.
Ignori, lascia passare.
inali, ingoi.
Fastidio.
Buio. ]

Cos'avrai da contemplare poi in quella specie di limbo lo sa solo il vuoto.
Il vuoto ti infastidisce perchè è troppo facile da riempire, anche la cosa più patetica riesce a mettersi comoda e occupare un posto. Ti urta.
Vorresti solo poterti muovere ed essere consapevole di avere un corpo, cosa non vera visto che hai dimenticato cosa significa possederne uno. E non ti senti meglio neanche quando esci, pensi essere diventato claustrofobico dopo tutto quel tempo. E in fondo lo sai che l'unica cosa in grado di farti sentire integro è il buio.

                        [ Perchè
                                         il
                                                    buio
                                    non
                                                   fa
                                                               rumore. ]



Ah, ma il vero fastidio viene quando vieni costretto a collaborare.
Quando sei tenuto a salvargli la pellaccia perchè - e qualcuno te lo deve proprio spiegare meglio - ti ospita in casa sua.
Casa!
Oppure quando ti costringe ad ascoltare le sue teorie sull'amore e sull'essere legati ad una persona così tanto da rischiare il culo per salvarla.

[ Ascolti, ad occhi chiusi,
tamburi oltre i timpani,
inali, soffi, ingoi.
Amaro, fastidio.
Ringhi, apri gli occhi.
Buio. ]

E' una cosa così stupida!, così contro natura che ti senti tremare disgustato.
Perchè non si può fare di due persone un solo essere, il solo pensiero ti fa stringere i denti.
Come non si può essere diversi da quello che si è, tra l'altro.
E i suoi vaneggiamenti un giorno lo porteranno sotto terra; troppo ingenuo, troppo legato alle bugie.
Ma alla fine a te piace stare da solo con il buio ad ascoltare a volte lui e a volte il silenzio, in determinati momenti della giornata senti anche il vuoto allargarsi a macchia d'olio in quel limbo e tentare di sorpassare le sbarre.
In quei momenti socchiudi gli occhi e te lo trovi davanti con lo sguardo un po' confuso, un po' intimorito, a volte perso nel vuoto.
E pensi che quell'uomo biondo - l'unico in grado di domarti - doveva essere proprio disperato per rinchiuderti in quel corpo.
Nel corpo di suo figlio.

[ Buio.
Ringhi, apri gli occhi - lo vedi.
Fastidio, amaro.
Soffi, inali, ingoi.
Tamburi dentro i timpani.
Ascolti. ]

Certe volte  narcotizzi la noia pensando che quel ragazzo è proprio da buttare.
Sarebbe disposto ad attraversare a nuoto le fiamme dell'inferno e, dopotutto, si è lasciato ghermire dal tuo, di fuoco.
Alla fine lo sai...

[ Inali. ]

... E lo sa anche lui.
Il buio lì dentro ha un'oscurità così spessa che certe volte non ci vedi nemmeno tu,
ma c'è anche vuoto.
E dove c'è vuoto, c'è spazio.
Dove c'è spazio c'è rumore.

[ Ingoi. ]

E il rumore alle volte è dato dalle sbarre che ti trovi davanti al muso.
Schicchiolano, la notte soprattutto. E anche di giorno a volte.
Sospetti di trovarci sopra delle crepe un giorno di questi, e allora saresti troppo occupato a tapparti le orecchie per pensare ad una possibile via di fuga.
Perchè tra tutti i rumori, quello di qualcosa che crolla è il più fastidioso.
E se quelle sbarre crollassero il rumore riempirebbe il vuoto e i tuoi occhi illuminerebbero il buio.
L'idea non ti piace; perchè vuoi uscire forzandole da te, quelle sbarre, non per i dubbi di un ragazzino.

[ Amaro. ]

Ti accucci al tuo posto, chiudi gli occhi.
Un tremolio nel vuoto, le increspature del suo subconscio indicano un'altra crisi esistenziale.
[ Ringhi. ], socchiudi gli occhi e lo guardi avvicinando il muso alle sbarre.
Un singhiozzo rompe l'aria.

[ Dove c'è rumore
c'è bisogno. ]





N/A

E io che ne so cos'è, una nonsense sicuramente.
Suppongo di non dovermi mettere davanti al computer nei momenti di (non)lucidità, anche perchè mi sono resa conto di aver scritto qualcosa su 
Kyūbi solo dopo averla riletta tre volte.
Probabilmente è OOC, ne sono consapevole e non è colpa mia, la cosa è uscita così e io non posso farci niente.
Il succo della cosa è che la volpe odia le seghe mentali, quindi odia il rumore che esse provocano, perchè se ti sfarini il cervello vuol dire che hai qualche problema da risolvere e lui odia doversi sorbire le (para)noie di Naruto, visto che tecnicamente coabitano. Per non parlare, oddio, delle conseguenze che queste fisime portano dato che il biondo rischia di restarci secco ogni volta. Sono convinta che riuscirebbe a ferirsi gravemente solo cadendo dal letto, quindi il fastidio della volpe è del tutto giustificato.
Bhà, non lo so. E non so neanche perchè ho dato quel titolo, abbiate pazienza.
Solo non uccidetemi eh?, che sono piena di esami - d'oh!



 
  
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