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Autore: RivaiEvans    27/09/2015    3 recensioni
Qualche giorno fa ho ritrovato un mio vecchio tema di scuola, che risale a quando avevo dieci anni, l'ho riletto e mi sono resa conto di quanto fosse stupido. Così mi son detta "perchè non pubblicarlo, inserendo anche i miei commenti?" e quindi eccomi qua.
La storia parla di una ragazza che si trova catapultata in un mondo parallelo e deve intraprendere una missione per salvare un misterioso principe e il suo regno. Riuscirà a soddisfare le aspettative che gravano su di lei?
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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STORIA DI UNA BAMBINA DI 10 ANNI.

 

Attenzione: le scritte tra parentesi e in corsivo non fanno parte della trama, ma sono, appunto, i commenti; siete liberi da saltarli, se volete.

 

È il giorno del tema in classe. L'insegnate detta la seguente traccia:

Inventa un'avventura “impossibile” con te come protagonista. Puoi esagerare con le difficoltà, i pericoli che devi affrontare. Inserisci la tua avventura in un ambiente originale, inventa degli stratagemmi anche inverosimili, per superare gli imprevisti. Tempo previsto per la consegna: 2h.

 

La bambina, seduta al suo banco, inizia a mangiucchiare il tappo della penna e a guardare fuori dalla finestra in cerca d'ispirazione.

 

“Era una tranquilla mattina di mercoledì (si, proprio mercoledì, un altro giorno non andava bene, problemi?). Quando mi svegliai avevo un dolore alla testa e mi trovai in una stanza molto diversa dalla mia: era enorme e il letto era fatto con erica e margherite, ricoperte da un telo di lino rosa (dove cazzo sono finita? Nel regno dei fiori? Ma come diamine dormono qua?!). Al centro della stanza era situato un tavolo in argento e vetro, finemente decorato con incisioni allegre (tipo fauni che ballano la macarena?).

Quando scostai le tendine della finestra e mi affacciai, vidi un immenso giardino verde (perchè è risaputo che i giardini siano porpora) da cui proveniva un soave e solenne (whut?) profumo di garofani e ibischi (a quanto pare quel giorno avevo problemi con i fiori...).

Il silenzio mi tranquillizzò (no okay, sono stata zitta fin'ora ma, no. Ceh tu, ragazzina, sei finita in una stanza che non è la tua, circondata da fiori e gingilli rosa, neanche fossi in un film di Barbie, e non scleri?! Come cazzo fai?! No, sul serio! Non sei un minimo... che ne so, curiosa? Spaventata? Terrorizzata? Umana? No eh? Bah, andiamo avanti...), ma mentre pensavo a quel profumo, qualcuno bussò alla porta: che spavento! (ah dai, allora sei umana)

Entrarono due donne (chi cazzo siete?), vestite con un lungo abito dai colori accesi. Erano le donne più belle che avessi mai visto (ma sei seria? Delle pazze che probabilmente hanno rubato i costumi sul set di Merlin entrano nella stanza e tu l'unica cosa che pensi è che siano belle?! Ma che se lesbica? -in effetti bi, ma sorvoliamo), con la pelle tanto delicata (non so davvero come reagire a quest'ultima affermazione. Ceh, mi turba).

La prima mi chiese: -Cosa vuole per colazione, bella ragazza? Vuole forse del tè?- (eh? Cos-)

Io rimasi allibita (e meno male deh!), nessuno mi aveva mai parlato così gentilmente (ah, per questo ti sorprendi, andiamo bene), ma annuii, avevo una gran fame! (massì dai, accettiamo il cibo da delle sconosciute. Non importa che sia avvelenato: l'importante è mangiare)

La seconda donna intanto mi aveva preparato una vasca, su cui aveva sparso dei petali di rosa (i fiori scompariranno presto da questa storia, lo prometto... Spero...) e un abito bello come il suo (ma come, io lo volevo più elegante!).

Finita la colazione, mi immersi nella vasca: che piacere e che profumo! (Io boh)

Uscita dalla vasca, mi provai il vestito: non era come mi aspettavo, rigido, ma leggero tanto che mi sembrava di non averlo addosso (ma forse non ce l'avevi davvero ed era tutta una tua illusione).

Quando fui pronta, le damigelle mi portarono nella sala del trono in cui vi erano persone dall'aspetto serio e superbo, quasi mi facevano paura.

I presenti erano seduti ai lati della stanza, mentre alla fine di un tappeto rosso, seduti sui troni, c'erano le persone più affascinanti e ordinate di tutti coloro che avevo notato fin'ora (Io, fossi stata in loro, mi sarei sentita offesa).

Appena arrivata al loro cospetto, mi inchinai (Io avrei reagito diversamente, tipo in un modo più violento, ma okay, abbiamo capito tutti che questa è una sprovveduta e sciocca puella).

Il re prese per primo la parola: -Mia cara ragazza (ma che stai iniziando una lettera? E poi, chi ti conosce?), sei qui perchè abbiamo bisogno di te (ma a me che me ne frega? Ceh, no. Io volevo dormire!), per sconfiggere la strega lo stregone che minaccia il nostro regno, sciogliendo l'incantesimo, e liberare il principe Colin, mio figlio. Tu sei la prediletta (Perchè a quanto pare la prescelta era morta nell'impresa e il re aveva convenuto che quella carica portasse male)-

Mi trovai in imbarazzo e chiesi: -Mia regale Maestà (MIA REGALE MAESTA'?! Ma da dove ti è uscita questa? No spiegamelo dai, sono curiosa), come farò? (Ma perchè ti poni queste domande? Vai via, fuggi finchè sei in tempo! Torna a casa! Sei circondata da sconosciuti, che te ne frega dei loro problemi?) Sono solo una straniera (appunto, scappa), come posso...- e mi fermai perchè un essere strano entrò nella stanza (un essere indefinito, a quanto pare. Potrebbe essere un goblin o un hobbit a questo punto): era grande, alto (escludiamo sia il goblin che l'hobbit) e aveva un aspetto regale e cortese (what). L'essere, che in realtà era il principe (Lo sai perchè ha un cartellino con scritto “PRINCIPE” come i commessi del supermercato?), si avvicinò: aveva le sembianze di un drago rosso (Ora, non vorrei smontarti il colpo di scena... Ma sono piuttosto sicura che un drago sia riconoscibile anche da lontano).

Colin parlò (ma è legale che i draghi parlino?): -Ti prego, tu sei la sola che può aiutarmi. Vedi, sono un drago (si, ora lo vede, è un po' difficile non notarlo quando mi aliti aria calda in faccia mentre parli), ma non sono cattivo...- abbassò lo sguardo e capii che era sincero (bon per te che hai tutta sta fiducia nel prossimo). -Posso indicarti la via, ma non posso aiutarti a combattere la strega (ha cambiato sesso o lapsus freudiano?)- concluse facendo cadere una grande lacrima calda.

-Va bene Maestà, vi aiuterò.- la mia decisione era saggia (mah, io avrei da ridire).

-Allora prendi questo arco, queste frecce e questa spada (we, manca solo l'ascia e poi possiamo andare tutti a Mordor), buona fortuna e grazie di cuore! (no ma mi prendi per il culo?)- mi rispose la regina, che fino a quel momento era rimasta in disparte, con un sorriso.

Partii subito, con il cavallo più veloce del regno (Samarcanda is the way), verso le Terre del Sud (Approdo del Re! No, eh?), sotto la guida del drago-principe.

Il cavallo si impennò all'improvviso, spaventato da un serpente di colore verde argentato, con una lingua nera biforcuta. I denti erano enormi e traboccanti di sangue, capimmo subito che aveva appena mangiato (ma cos-?! che senso ha tutto ciò?!).

Non esitai un attimo e, presa dal panico, scagliai una decina di frecce sul corpo dell'animale (nessuno ti ha insegnato a non sprecare le frecce? Non sono illimitate e gratis, sai?), ma questo non riuscì a fermarlo del tutto.

Colin mi suggerì di usare la spada, ma io non ne ero capace, mentre invece ero molto abile con l'arco e le frecce (s'è visto), ma senza pensare afferrai l'elsa della spada e lo colpii violentemente.

Il serpente ferito e sanguinante (ah e non l'hai nemmeno ucciso? Che persona inutile...) tornò indietro, ma dopo qualche minuto, cinque enormi serpenti velenosi (si vedeva dall'aspetto che erano velenosi, dai) venivano verso di noi con aria crudele (si è moltiplicato? Cos'è successo? All'idra!).

A questo punto il drago volò in alto nel cielo e mi fece cenno di allontanarmi in fretta. Ubbidii e mi allontanai velocemente. Allora lui soffiò con più fiato che aveva (viva la grammatica) e sputò delle lingue di fuoco (oh, alleluia. Si è ricordato di essere un drago), bruciando gli orribili rettili: finalmente morirono (che solennità, cavolo).

Proseguimmo verso una palude, chiamata Palude della Paura (evidentemente qua ci sono i cartelli che spiegano tutto). Arrivati in prossimità di essa, Colin e io ci guardammo e il suo sguardo mi fece capire che dovevo lasciar lì il mio destriero e proseguire senza di esso (ma se invece stava pensando a come cucinarti per cena?).

Qualcosa ci sorprese entrambi: dai fianchi del cavallo spuntarono due ali piumate e candide (anche lui molto sveglio, eh). Avevamo trovato la soluzione.

Sorvolando la palude, vidi strani esseri bassi, verdi e tozzi. Chiesi al mio compagno di viaggio cosa fossero e lui mi rispose spiriti della palude. Attraversata la palude, avvistammo una fortezza (no ma quel bellissimo excursus di tre righi a che cazzo è servito allora?).

-È la fortezza della strega Pulichina (tralasciando il nome, abbiamo capito ora che è una donna), stai attenta. Io non ti portò seguire nella tua ultima prova... (scusa, come? Sono qua per salvare il tuo bel culo squamoso e tu mi abbandoni? E nel frattempo che fai?) Buona fortuna, amica mia! (tutte queste confidenze mi mettono a disagio...)- concluse il principe e con un saluto, volò via (mo' vedi sto stronzo).

Mi trovai sola col mio cavallo e sapevo che potevo fidarmi di lui (tu tesoro hai qualche problema. Ti ha nascosto le ali apposta per tutto il viaggio e tu ti fidi? Sinceramente, vai dallo psicologo).

Entrammo dentro la fortezza e tirai fuori l'arco e le frecce per prepararmi alla battaglia che avrebbe deciso la mia sorte (la TUA sorte? Ti ricordo che ti sei svegliata in una stanza non tua e ti sei lasciata convincere da degli estranei che, ora ne sono certa, hanno fatto razzie sul set di Game of Thrones, a partire per un viaggio suicida con un drago problematico un po' drama queen e un cavallo alato sfaticato!). Non provavo paura, ma terrore (wow), però sapevo che se mi fossi impegnata sarei riuscita a (e qui la frase si interrompe, nel nulla... Lasciamo la conclusione all'immaginazione del lettore).

Mi venne incontro un'orrida figura, vestita con un mantello marrone e lungo. Aveva una lunga barba ricciola (allora, mi sono persa... Non avevamo deciso che era una lei? Boh, magari è solo un'innocua donna barbuta).

-Ecco la prediletta (aridaje) che dovrebbe sconfiggermi (oh però le notizie corrono veloci qua!) Ah ah ah (cosa dovrebbe essere questa? Una risata... Un colpo di tosse, un “mi-è-andata-di-traverso-la-colazione”?) Poveri illusi!- parlò l'essere (Parmenide, inizio a pensare che ci sia il tuo zampino qua), scagliandomi contro una palla infuocata.

Io, per fortuna, la scanZai (con la z, si).

Presi l'arco e una freccia (scusate una cosa: ma il cavallo in tutto questo dov'è?) che, a contatto con l'arco, si illuminò (o.o) e lo colpii (a quanto pare ora è un uomo) sul braccio sinistro, quello con cui aveva scagliato la palla luminosa (non ben definita), che rimase immobile (non la palla, il braccio) e alla fine cadde a terra. Il mago urlò di dolore: aveva perso la parte del corpo più importante (ma guarda te che culo!).

Scoccai un'altra freccia che lo ferì al cuore. In ginocchio, lui balbettò qualcosa di incomprensibile e, prima che morisse, si materializzò una spada alle mie spalle, che mi colpì facendomi cadere a terra. Mi aveva preso una gamba! (ma perchè lo dici con questo tono?)

Notai un candelabro e mi ci appoggiai con la schiena. La spada, per colpirmi, prese la rincorsa (nel frattempo le erano cresciute le gambe?), ma io mi scansai (stavolta è scritto giusto) e quella si impigliò nei bracci del candelabro. Non riuscì più a liberarsi: avevo sconfitto il mago perchè la profezia diceva che chi fosse riuscito a intrappolare la spada dello stregone avrebbe salvato il regno (ma chi cazzo le inventa ste profezie?! Licenziatelo!).

Uscita fuori dal castello (senza il cavallo. Dove cazzo è finito? Quante volte gli ho detto di non fermarsi a mangiare gli zuccherini che trova nei posti tetri?), vidi un bellissimo ragazzo, con vestiti meravigliosi (avrebbe avuto più senso lasciarlo nudo, secondo me, ma chi son io per criticare questo capolavoro di letteratura?), che mi accolse calorosamente: -Grazie, hai sciolto l'incantesimo!- (se questo per te è calore...) era Colin (ma dai).

Tornati al castello del principe, il re annunciò -Prediletta, devo dirti che rimarrai qui per sempre- (EH?! No, ma siamo seri? WTF glielo dice come se le stesse parlando del meteo “Prediletta, o meglio sconosciuta che le mie serve hanno trovato in giro per il mio castello, oggi sarà una giornata molto calda, le temperature raggiungeranno i 38 gradi e perchè no, d'ora in poi marcirai vivrai qui, in una torre e non ti sarà più permesso vedere la luce del giorno).

Ero felicissima (no, okay. Tu hai bisogno di aiuto, ma tanto): non avevo amici nell'altro mondo e volevo rimanere lì (sai quel che lasci ma non sai quel che trovi. A questa ragazza andrebbero insegnati un po' di proverbi...).

Il giorno dopo vennero celebrate le nozze tra me e Colin (Elsa di Frozen avrebbe qualcosa da ridire sull'argomento). In quegli anni tutto il regno stava in pace e armonia. Fine (era ora!)”

 

 

 

*Spazio autrice*

Ohayo minna-san! Se siete giunti fino a questo punto, sappiate che vi adoro.

Questo tema è la demenza. Quando l'ho ritrovato, sono stata cinque minuti buoni a fissarlo “Ma ho davvero scritto io sta roba?”, mi sentivo offesa dalla vecchia me. Poi, mentre mandavo un audio a Nicolas, il mio migliore amico, per leggerglielo, ho iniziato a smontarmelo da sola, trama e particolari, e lì mi sono resa conto che questa storia doveva essere raccontata, commenti scemi inclusi.

Spero di avervi, se non fatto ridere, almeno strappato un sorriso.

 

_Evans

 

  
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