Breathless

«Makoto, ti piacerebbe essere il mio testimone?»

La voce metallica di Haruka fuoriesce dalla cornetta del telefono che sto stringendo convulsamente da un paio di minuti a questa parte. Sono passati quasi otto mesi da quando il mio migliore amico, quel ragazzo che come sogno aveva solo quello di poter nuotare senza imposizioni, ha incontrato una giovane donna di cui non riesco a ricordare il nome, un'ombra confusa accanto ad una figura che non è mai stata assente in qualche mio ricordo. Ma questo, questo non me l'aspettavo. Fargli da testimone a quello che la logica mi spinge a pensare possa essere il suo matrimonio è troppo. Sto trattenendo il fiato, le labbra serrate ormai ridotte ad una linea sottile mentre i secondi passano interminabili e sento il respiro di Haru-chan dall'altro capo della linea, a chilometri di distanza da me eppure così vicino da ferirmi per quanto è vivido e tangibile.

«Makoto, ci sei?»

Mi chiede e io scuoto la testa, cercando di tornare in me, di riacquistare un minimo di autocontrollo fissando la parete che ho dinanzi, quello stesso muro su cui spiccano le nostre foto, anni insieme durante i quali ero ancora troppo cieco e ingenuo per capire. Ci sono quelle di noi ancora bambini, le foto della staffetta con Nagisa e Rei, le istantanee che ci siamo scattati in giro per Tokyo l'ultima volta che ci siamo visti.

« S-sì Haru-chan, ci sono. Sai già quando sarà la data delle nozze?»

Gli chiedo e mi rendo conto che la mia voce non sta vacillando per fortuna, che sembro sempre il solito Makoto, anche mentre mi scivolano via un paio di lacrime e mi mordo il labbro per trattenere un singolo singhiozzo ribelle in cui sembra essersi racchiuso tutto ciò che in questi pochi minuti ho cercato di ignorare, quel dolore sordo al centro del petto che sembra volermi divorare, farmi urlare il fatto che nessuno sia in grado di spiegare quanto possa far male un cuore spezzato, soprattutto se ha battuto per ventiquattro interminabili anni solo per qualcuno che, sin da subito, avrebbe dovuto ignorare.

«Honoka e io stiamo ancora decidendo. Solo che ci terrei particolarmente al tuo sì, Makoto. Tu sei..»

Ho smesso di ascoltare le sue parole, troppo preso dal cercare di rimettere insieme i pezzi del mio cuore, la mano libera dalla presa sul telefono che trema nell'andare ad asciugare le scie salate sul mio viso. Ti amo, ti amo, ti amo. Sei la mia vita e tu mi stai uccidendo, Haruka. Mi stai lasciando affogare nell'oceano in tempesta mentre passeggi sulla riva mano nella mano con un'ombra senza nome e volto, passato o futuro. Ti amo e l'ho capito troppo tardi. Ti desidero eppure devo lasciarti andare, dopotutto con lei potrai avere dei figli, una famiglia e rendere orgogliosi i tuoi. Con me cosa avresti avuto, se non tutta la mia anima tra le tue mani?

«Va bene. Haru-chan. Sarò il tuo testimone.»

E affogo, l'acqua scura si chiude su di me e muoio piano mentre la mi voce risuona allegra tra le pareti troppo vuote del mio appartamento, coprendo lo scricchiolio dei frammenti calpestati del mio cuore.

« Spero tu possa essere felice, amico mio.»

Perché la mia felicità ormai giace sul fondo più profondo del nostro oceano di ricordi.