Storie originali > Comico
Ricorda la storia  |      
Autore: Amiira    27/09/2015    2 recensioni
Racconto di un'infelice lezione universitaria. un ordinario relatore con un maglioncino verde si rivela per ciò che è in realtà: Il Diavolo.
sono certa che se tra di voi c'è qualche studente universitario, avrà vissuto di sicuro un'esperienza simile alla mia. la mia agonia durante quella giornata può diventare l'agonia di tutti. con note di *velato* sarcasmo lasciate che v'illustri... LA NOIA. buona lettura ^^
Genere: Comico, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hello Folks! 
ecco cosa accade quando una studentessa si ritrova troppo annoiata dopo 7 ore di lezioni universitarie... trova un modo per ingannare la noia... ed esce fuori una cosa del genere. 
spero vi piaccia




Istituto di politica internazionale,
Ore 16.48.

Non saprei dire con esattezza da quanto tempo l'orologio segna le 16 e 48.
So solo che sembrano tanto. Troppo. L'Uomo ha interrotto il suo eterno monologo. Ora ci osserva. Attende.
Dal centro della piccola modesta aula dell'ISPI in cui abbiamo passato quelli che sembrano essere gli ultimi 6 anni della nostra vita, in silenzio, ci guarda, forse aspettandosi una risposta che continua a non arrivare. Nessuno lo segue, pochissimi lo ascoltano.

L'uomo dal maglioncino verde e dal poco marcato, ma comunque riconoscibile, accento veneto sembra deluso: ha parlato per almeno 4 ore e mezza di fila, quasi dimenticandosi di concedere la pausa pranzo a noi poveri studenti avviliti che con occhi pieni di tedio continuiamo a fissarlo in attesa spasmodica delle fantomatiche parole di concedo. Il monotono tono medio dell'uomo riprende a riempire l'aula, accompagnato dai sospiri degli studenti che non aspettano altro che la giornata finisca.
Eppure non finisce. Sembra non andare avanti. I minuti non passano, Il tempo si dilata... Anzi, il tempo non esiste più. Si è rotto.
Ormai è ufficiale: l'uomo noioso ha rotto il tempo.
Non so come abbia fatto ma di certo c'è riuscito. Sembra fantascienza, eppure i minuti non scorrono più. L'ora successiva lotta per arrivare ma non ci riesce, rimane confinata al di fuori di quella porta che resta ostinatamente chiusa.

"BASTAAAAAAAAAAAAA" l'urlo silenzioso di Eli riesce ad assordarci e nonostante sia solo virtuale, risuona indistintamente nelle teste di tutti gli altri studenti. Tutti vorremmo urlare, ma soffochiamo l'impulso, cediamo all'accidia abbandonando ogni possibile moto di rivolta. Il termine moto non può esistere: il moto richiede energia, tutta l'energia che avevamo è stata drenata. L'uomo l'ha risucchiata avidamente, con la stessa foga con la quale un assetato succhia con la cannuccia l'ultima goccia della sua bibita fredda, mentre il sole cocente di quel mezzogiorno d'estate ha fatto evaporare tutto il resto.
Noi, povere vittime dell'Uomo, cerchiamo in vano di concentrarci su qualcosa, qualunque cosa, seppur minima che faccia accelerare lo scorrere dei minuti. C'è chi si appella ai pochi studi di diritto fatti per poterlo mandare legittimamente a Fanculo, chi vuole lottare, e chi si è arreso. Gli arresi si riconoscono subito: espressione stanca, sguardo a pesce, guancia all'ingiù, mente vuota...
O semplicemente testa ciondolante appoggiata alla mano altrettanto stanca.
Ognuno resiste come può, tutti tentano la difesa che gli è più consona, ma è tutto vano: l'Uomo continua a parlare, ignaro del fenomeno fisico che è riuscito a creare: non sa di aver rotto il tempo.
Se è consapevole di star rompendo i coglioni non lo da a vedere... Ma io sono certa che lo sappia. E ci gode anche.

Ecco! Magari è un sadico. Per questo non smette di parlare. In effetti nei suoi occhi c'è qualcosa di maligno, un "non so che", una di quelle cose che la notte lo tiene sveglio facendolo sprofondare nelle oscure perversioni della sua mente dove si culla per evitare di pensare a tutte le cose che hanno contribuito a fratturargli l'anima.
Magari una di queste è sua moglie, un tempo tanto bella e innamorata, oggi stanca e invecchiata, costantemente alla ricerca di conforto e passione in braccia altrui, braccia più giovani, braccia piene di passione, e, soprattutto, braccia non sue.
Dunque c'è un motivo per cui alla fine l'Uomo ha ceduto al male.
D'altronde perché non avrebbe dovuto? perché trattenersi? Cosa dovrebbe spingerlo a desistere? Nulla. Come nulla è la pietà che ormai prova verso gli altri e verso il mondo.

Ormai è chiaro: è un sadico. E da bravo sadico sfrutta tutti i peggiori e malvagi trucchetti: ti mostra la fine della lezione, te la fa assaporare, te la fa sentire vicina mettendoti davanti l'enorme scritta "Conclusioni" proiettata, nero su bianco, a caratteri cubitali. Si è assicurato che tutti la vedessero. Che tutti potessero sentire il dolce sapore della fine...
E solo allora, solo quando ogni singolo studente ha cominciato a provare quello sfarfallio allo stomaco, ha cominciato a sentire quel guizzo e magari ha persino ritrovato un po' di energie, solo a quel punto, l'Uomo fa l'unica cosa che può distruggerli di nuovo e farli sprofondare in ancora più profondi abissi d'insofferenza:

CONTINUA A PARLARE.

Non è solo sadico: è la Morte.

Ironico: la morte si presenta con un maglioncino verde speranza.

Forse anche questo fa parte della sua sadica Tournée. è tutto studiato al dettaglio. Tutto per aggiungere strazio su strazio.
Gode nel farci crogiolare in quel dolce pensiero: il pensiero che si tratti di una normalissima lezione, tenuta da un normalissimo uomo, con un normalissimo maglioncino verde e che avrà una normalissima fine. Fa si che in un angolino della nostra mente continuiamo a coltivare quel delizioso pensiero, a tenerlo vivo cosicché lui possa tenerci attaccati alla vita.

E, di fatti, restiamo vivi. E continuiamo ad ascoltarlo. Lui continua a parlare.

Mi ero sbagliata: non è la morte... È il Diavolo. Ne abbiamo appena avuto prova. Si è rivelato per ciò che è. Nessuno al di fuori del diavolo avrebbe potuto pensare a una cosa del genere. Così, consapevole della mancanza del suo successore e consapevole del nostro stato, era altresì consapevole di quale sarebbe stata l'unica frase da dire per ucciderci definitivamente, e così la disse.
Pronunciò le uniche parole che ci avrebbero uccisi all'istante: "Uhm... il professor Donati non c'è ancora. allora, che fa? Continuo?".

Le parole sono piombo.
Lui continuò.
E noi cessammo di esistere.
Il Diavolo aveva vinto.

******

Ecco qua... prima storiella pubblicata dopo anni d'inattività. Fatemi sapere se sono riuscita a strapparvi almeno un sorriso o se qualcuno si è trovato come me in una situazione in cui la noia inconcepibile di 7 ore di lezione, tenute da uno stesso relatore incapace, vi hanno portato a pensare di essere finiti all'inferno. 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: Amiira