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Autore: fireemeetgasoline    27/09/2015    2 recensioni
A Louis piacciono le porte dei bagni e gli indelebili, a Harry piace il metallo, a Zayn piace Liam ed a Liam piace Zayn, Niall è saggio, e vanno tutti allo zoo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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L’autrice di questa storia è straniera, io mi sono occupata della traduzione. Qui (x) trovate la storia originale, qui (x) il permesso dell’autrice.
 
Salve a tutti, sono Eleonora. Sto postando, per la prima volta, una storia non mia, ma una traduzione. Avevo questa os salvata tra i preferiti da un bel po’ di tempo e, quando mi sono decisa a leggerla, me ne sono innamorata. Ho contattato immediatamente l’autrice e here I am.
Ringrazio Mars, che mi ha sopportato e supportato dal momento in cui ho deciso di tradurre la storia.
Ora non posso fare altro invitarvi a lasciarvi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate ed augurarvi buona lettura.

 
 
 
 
Non sprecare la tua vita.
 
Louis si sente particolarmente sicuro di quell’affermazione, mentre chiude l’indelebile e lo picchietta sul canino, studiando la scritta lucida che asciuga sulla porta. Si trova proprio accanto ad un numero telefonico, ad un disegno molto realistico di un pene e ad uno strano fiore. Louis si domanda quante persone si siano sedute su quel disgustoso gabinetto e quante, avendo un pennarello a portata di mano, abbiano segnato la porta ormai lurida con perle prodotte dalle loro menti distrutte dalla modernità e dal consumismo.
 
A Louis piace pensare che le sue scritte siano decisamente più profonde di quegli stupidi disegni di genitali, delle offerte di sesso e degli scarabocchi di persone che probabilmente avevano mangiato troppo a pranzo e avevano cercato conforto in un bagno pubblico.
 
Mentre osserva l’inchiostro lucido diventare di un nero opaco, Louis stappa di nuovo l’indelebile e firma con un ghirigoro, proprio sotto alla sua scrittura a zampe di gallina, le parole The Rogue. Sorride brevemente, ripassa le curve della lettera g e infila di nuovo il pennarello in tasca.
 
L’aria estiva è calda e afosa quando Louis esce dal ristorante tailandese in cui ha appena avuto una crisi esistenziale riguardo al suo futuro, mentre fissava gli involtini primavera vegetali che annegavano nel brodo di salsa d’arachidi. Gli involtini primavera stavano annegando nella salsa d’arachidi, non Louis, anche se nel momento in cui ha realizzato che gli rimangono più di sessant’anni da vivere e che non ha progetti per nessuno di quei sessant’anni, Louis sarebbe volentieri annegato nella salsa d’arachidi. Spesso capita di iniziare un lavoro, realizzare che il tuo capo è una merda e lasciarlo dopo una settimana. L’ultimo lavoro che ha avuto consisteva nello strappare i biglietti al museo d’arte, ma dopo che il suo capo, un coglione presuntuoso con i capelli laccati, gli ha detto che il modo in cui strappava i biglietti “non era professionale” ha mollato, lanciando drammaticamente il blocchetto in faccia all’uomo. Ma è anche un peccato, a Louis piaceva il museo, gli piaceva leggere le brochures delle nuove mostre quando si annoiava a morte nella piccola cabina di vetro.
 
Cammina per la strada, mani in tasca, evitando gli uomini d’affari che si muovono in branco intorno a lui. È quello che gli spetta per aver deciso di pranzare in quel quartiere, pensa. Anche gli uomini d’affari sono in pausa pranzo, le valigette che sbattono addosso a Louis mentre scansa agilmente uomini con espressioni impassibili, donne con telefoni incollati all’orecchio, che borbottano assurdità su titoli azionari e guadagni, parole che volano nella testa di Louis tanto velocemente quanto le nuvole che solcano il brillante cielo azzurro.
 
Non è che Louis sta sprecando la sua vita, più che altro non sa che cosa sta facendo. E Louis ha sempre vissuto seguendo il motto “tempo goduto non è tempo sprecato”, e probabilmente Louis non sta amando la sua libertà, ma sicuramente non la sta odiando. L’unico problema è che non si rende utile a pagare l’affitto dell’appartamento che divide con Zayn in un quartiere losco in cui non dovrebbero nemmeno affittare, a meno che qualcuno non voglia essere accoltellato quando rientra di notte.
 
La notte scorsa, mentre rientrava da un’uscita “sono le tre del mattino e ho bisogno di un burrito o commetto un omicidio”, Louis è sicuro di aver assistito ad un abbordaggio, con una di quelle squallide conversazioni che inizia con sguardi provocanti e sottili allusioni e si conclude con la portiera del passeggero spalancata. Non che Louis lo sappia, ovviamente.
 
Infatti, c’è un uomo con un impermeabile che aspetta fuori dal palazzo e Louis si tiene a debita distanza. Nota una protuberanza troppo voluminosa per essere innocente, per non parlare del fatto che si saranno 90 gradi all’ombra, quindi perché indossa un impermeabile a luglio?
 
“Tesoro, sono a casa!” urla Louis appena apre la porta, tutto sudato dopo le dodici rampe di scale. L’ascensore è rotto da quando si sono trasferiti. Louis voleva cercare un altro posto, perché non era assolutamente in grado di fare le scale dopo una serata in discoteca, ma Zayn ha insistito che è una buona alternativa alla palestra e Louis ha acconsentito. Nove volte su dieci, però, Louis si sveglia sulla rampa tra il primo e il secondo piano, in una pozza di sudore e idiozia, talmente ubriaco da non riuscire a fare le scale. L’abitatore dell’appartamento #210 ha iniziato a lasciare dell’Advil fuori dalla porta per Louis ogni sabato mattina. Si chiama Liam o qualcosa del genere. Lo vede spesso in lavanderia mentre divide i bianchi dai colorati. Louis lo odia per quello, ma l’Advil è una benedizione quindi Louis accetta di avere a che fare con un ragazzo che divide la biancheria in modo maniacale di fronte a lui.
 
Zayn è accasciato sul divano sgangherato, il mento appoggiato sul petto nudo e gli occhi chiusi, la sigaretta accesa che pende dall’angolo della bocca. C’è una nuvola di fumo sospesa nella stanza, ma Louis ci è abituato, è abituato all’odore delle sigarette dopo essere stato vicino a Zayn per del tempo. Che è molto tempo, se deve essere onesto.
 
Danno il film di Lizzie McGuire in tv, è muta. È la scena in cui i genitori di Lizzie stanno convincendo quello strano consierge italiano a dir loro dove si trova Lizzie. È al concerto, a vivere il suo sogno! Louis vuole urlare contro lo schermo, ma ha visto il film milioni di volte e sa che la scena continua nel modo in cui deve continuare, non importa quante volte Louis maledica l’incapacità dell’uomo italiano. Proprio come la vita, ironicamente, anche se quella di Louis è priva di consierges italiani, ma insolitamente abbondante di determinazione a proseguire nonostante Louis si sforzi di fermarla.
 
Louis si butta sul divano di fianco a Zayn, crollando pesantemente e urtando le sue ginocchia. Zayn borbotta qualcosa e guarda Louis con la coda dell’occhio ormai aperto.
 
“Pensi che io possa incontrare un Paolo?” riflette Louis, fissando la tv, guardando la bocca di Lizze muoversi. L’unico rumore è il ronzio dell’aria condizionata che non funziona veramente, ma che soffia aria polverosa nella stanza.
 
Probs no, amico, penso che sia riservato per persone come Hilary Duff,” risponde Zayn, le parole che escono confuse mentre si alza e si stiracchia, la schiena crocchiante di suoni molto soddisfacenti. A Louis piace osservare la gente che asseconda i propri tic.
 
“Non dire probs, Zayn, è una cosa stupida,” risponde Louis meccanicamente. “Pensi che stia sprecando la mia vita?”.
 
Zayn non risponde per qualche minuto, si accascia contro il bracciolo del divano e fissa Louis con uno di quegli sguardi per cui l’espressione “guardarti attraverso” è stata inventata. La pelle di Louis brucia per l’intensità dello sguardo di Zayn. Ma è Zayn, è sempre intenso, non è nulla di nuovo.
 
Zayn tira una lunga boccata dalla sigaretta, arricciando le labbra e soffiando fuori il fumo che fluttua nell’aria. Louis vorrebbe fumare, potrebbe farlo sembrare più misterioso sul fatto che sta sprecando la sua vita. Ma c’è il vantaggio del cancro ai polmoni a cui pensare, e il prezzo del mistero non vale quanto una vita di denti gialli e di puzzo di posacenere.
 
“Non lo so, amico,” risponde Zayn dopo un po’. A quel punto spinge i piedi contro le gambe di Louis, le dita nude che strofinano contro la stoffa dei pantaloncini. Se si fosse trattato di qualcun altro, Louis avrebbe allontanato i suoi piedi sudati e puzzolenti, ma visto che è Zayn, gli dà un buffetto ed appoggia di nuovo la testa contro il divano.
 
“Dovrei fare qualcosa?” replica stancamente Louis, agitando le mani nell’aria per enfatizzare quel qualcosa. Qualcosa come tornare a scuola, oppure trovare un vero lavoro, oppure uscire ogni venerdì sera a spendere soldi o fare sesso con persone attraenti, al posto di passarli su Skype con le sorelline.
 
“Vorresti fare qualcosa?” chiede Zayn senza giri di parole. A volte, Louis pensa, Zayn può essere circolare e filosofico come Socrate. Louis lo sa, conosce Socrate e Kant e Sartre come le sue tasche. Studente di filosofia una volta, studente di filosofia per sempre. O qualcosa del genere. Ma questa è un’altra storia.
 
“Anche se volessi, non saprei che cosa fare,” risponde Louis scocciato. Si solleva, spinge i piedi di Zayn in modo che siano affianco ai suoi e appoggia l’orecchio contro la sporgenza ossuta del fianco dell’amico. Tira fuori la lingua e assaggia il sudore salato che brilla sulla pancia di Zayn. Non è nulla di sessuale. Gli piace la pancia di Zayn. È snella, a Louis piace snella. La mano di Zayn gli scompiglia i capelli, sudati alle radici. Louis spera che la sigaretta non sia vicino ai suoi capelli.
 
“Magari un giorno troverai qualcosa e saprai che è quello che vuoi fare,” riflette Zayn tranquillamente e lascia cadere uno dei suoi piedi sul pavimento. In tv, Lizzie sta ballando selvaggiamente sul palco. Questo è ciò di cui sono fatti i sogni. Fanculo, pensa Louis.
 
“E se non trovassi quel qualcosa?” domanda Louis dolcemente, giocherellando con l’elastico dei pantaloncini da basket. Zayn non gioca nemmeno a basket, Louis ridacchia interiormente.
 
“Lo troverai,” replica Zayn. Louis si sposta e fissa il soffitto, fissa l’enorme crepa scura nel muro. Dio, questo appartamento fa schifo.

“E se non riuscissi a capire se è quello che voglio fare?” borbotta Louis. Tira fuori la lingua, poi solleva le braccia, poi le gambe, e dopo lascia cadere contemporaneamente gli arti di nuovo sul divano.

“Allora non è quel qualcosa,” sospira Zayn. “Che c’è, Lou, è successo qualcosa?”.

Louis scuote la testa, la barba corta che graffia il fianco di Zayn. “Pensi che sia possibile annegare nella salsa d’arachidi?”

“Se avessi una vasca, sì probabilmente” risponde Zayn pensieroso, come se avesse riflettuto spesso su quell’idea. Magari l’ha fatto, Louis non lo sa. A volte rientra a casa e trova Zayn, disteso sul divano, a fissare la tv spenta come se avesse le soluzioni ai più grandi problemi della vita. Non ha idea di cosa succede nella mente di Zayn la metà del tempo.

Stanno in silenzio per un po’ di tempo. Zayn dà voce alla tv, sta per arrivare il momento migliore, quando Lizzie bacia Gordo sul tetto, senza dubbio la scena migliore nella storia della tv per adolescenti. Louis vorrebbe che qualcuno lo baciasse sul tetto.

“Quello sì che è un bacio,” Zayn bofonchia.

Yup” risponde Louis, enfatizzando la p. A volte lui e Zayn hanno delle conversazioni così stimolanti che Louis non riesce a crederci.

“Vuoi ordinare cinese per cena?” Zayn sospira, un suono melanconico e sofferente che solo lui è in grado di produrre. Zayn è in grado di dare centinaia di sfumature ad un sospiro, pensa. Louis non sa cosa intende con questo, probabilmente che ha voglia di cinese.

Yup” Louis enfatizza di nuovo la p.

Cala di nuovo il silenzio, mentre guardano scorrere i titoli di coda. Le macchine rombano per strada e l’aria vibra intorno a loro, fosca a causa del fumo e del calore e di tutte quelle preoccupazioni che soffocano Louis ogni giorno.

Preme il naso contro il fianco di Zayn e lo strofina contro il tatuaggio. “Vuoi scopare?” mormora alla fine, il suono smorzato dalla pelle del fianco.

Yup” risponde Zayn, enfatizzando la p proprio come Louis.

Ridono, una risata piena di significato e di stanchezza.

Mentre osserva il tatuaggio di Zayn che si muove sopra di lui, mentre osserva il modo in cui le collanine sobbalzano sulle peccaminose clavicole, Louis pensa che probabilmente Zayn ha ragione. Probabilmente nulla ha senso, probabilmente tutto ha un senso. Potresti annegare nella salsa d’arachidi e potrebbe essere la cosa più importante che ti sia capitata nella vita.

***

“Così ho pensato di provarci,” la voce di Niall proviene ovattata dalla porta del bagno, pensieroso e completamente indifferente al fatto che, mentre piscia, ha un conversazione con Louis riguardo ad una ragazza che ha rimorchiato la sera prima.

Louis annuisce, anche se Niall non può vederlo.

“Era proprio una bella ragazza, aveva delle tette enormi. Da non credere,” Niall ridacchia, e poi Louis sente la cintura tintinnare ed il fragoroso rumore dello sciacquone. “Anche tu, Lou, avresti apprezzato quelle tette.”

Louis sogghigna. Soffia delicatamente sull’inchiostro che ora adorna il muro del bagno, verde come un cassone dell’immondizia.

Vorrei essere un angelo, recita il muro. Lo firma, la firma abituale. Gli piace quel nome. The Rogue. Gli si addice, pensa. Potrebbe essere un pirata o un elegante ladro di strada. Oppure è solamente un ventitreenne che ha abbandonato gli studi con una passione per l’odore degli indelebili e per i bagni pubblici.

“Pensi che avrei potuto essere un angelo in un’altra vita, Ni?” chiede Louis, mentre si lavano le mani. Fissa il riflesso di Niall nello specchio, cappello all’indietro, faccia rossa a causa del caldo, e canottiera che cade sul petto, tanto da lasciargli scoperti i capezzoli.

Niall lo fissa di rimando, con un mezzo sorriso sulla bocca, come se sapesse tutto, come se conoscesse ogni singolo pensiero di Louis.

“Penso che tu possa essere qualsiasi cosa tu voglia, Lou.”

***

Il giovedì successivo, Louis presenta una domanda di lavoro alla yogurteria che sta a due blocchi di distanza dal suo appartamento. Si domanda, se avesse il lavoro, se potrebbe avere dello yogurt gratis. È l'unico motivo per cui potrebbe mai prendere in considerazione l’idea di lavorare in un posto che ha enormi cerchi rosa dipinti sulle pareti, in quella che vuole essere un’atmosfera allegra e “da yogurteria”.

Si trova vicino al piccolo ristorante dove lui e Niall hanno preso i kebab l'altro giorno, dove Niall gli ha raccontato la storia di Tette Enormi. A volte, a Louis piace tornare nei posti dove ha scritto qualcosa, vedere se si sente ancora nello stesso modo. A volte ricorda il posto ma non le parole che ha scritto, e quando guarda di nuovo il nero ormai sbiadito della sua firma, ricorda il motivo per cui l'ha scritto, ed è come riscoprire pezzi di una persona che ha perso. Louis pensa che ci potrebbero essere migliaia di Louis Tomlinson diversi in tutta la città, immortalati in quattro o cinque parole su una porta di un bagno sudicio. È la ragione per cui lo fa, se deve onesto con se stesso. Se non può avere successo come un singolo Louis Tomlinson, se ce ne fossero di più, avrebbe più di una possibilità. O qualcosa del genere.

Fa una tappa in bagno mentre aspetta il falafel, si dirige nello stesso in cui era la settimana prima, quello in cui ha scritto Vorrei essere un angelo.

Sotto le sue parole c’è una nuova scritta. Non è un numero telefonico, né una tabella da tris, né un paio di tette. È un altro messaggio.

"Forse lo sei ma non sai di esserlo, recita il muro. C’è una sorta di simbolo sotto al messaggio, come se la persona avesse tentato una firma del tutto propria. Dopo averlo fissato per qualche minuto, Louis decide che è un uccello in volo. Assomiglia ad una m schiacciata. Ma eccolo, inchiostro lucido come nuovo e Louis lascia vagare lo sguardo nel piccolo spazio come se si aspettasse di trovare il misterioso scrittore accanto a lui. Non c’è nessuno, ovviamente. Sarebbe stupido.

Ancor più stupido è il fatto che qualcuno abbia risposto ad uno dei messaggi di Louis. Forse lo sei ma non sai di esserlo. Nessuno gli ha mai risposto. Si sente come spiato e un brivido gli scorre lungo la schiena. Non sa se gli piace oppure no.

Louis mangia il falafel seduto su una panchina del parco e guarda le mamme con i passeggini, i ragazzi con le loro vite spensierate e i pattini costosi, gli studenti universitari con le borse sotto gli occhi e sotto le braccia.

E probabilmente Louis è un angelo.

***

Al ristorante italiano sulla Quarta Strada, The Bird, come Louis ha iniziato a chiamare il misterioso autore, ha risposto ad un altro suo messaggio. Louis l’ha scritto pochi mesi fa, ma ci era ritornato successivamente per cancellarlo, perché non pensava più che il mondo si sta sgretolando ma non l’ha depennato completamente perché potrebbe tornare a sentirsi in quel modo. A Louis piace lasciar spazio a tutte le possibilità. Dopotutto non vede il futuro, anche se potrebbe essere un angelo.

 

Ma oltre ai suoi vecchi scarabocchi, trova un altro messaggio firmato con il simbolo dell’uccello. Non sembra fresco come l’ultimo che Louis ha trovato. Allora ricostruiscilo, dice.

 

***

 

E continua così.

 

Ho appena cominciato, dice The Rogue, nel bagno della vecchia Chiesa Cattolica di Kennedy Avenue. Non vedo l’ora di vedere il resto, risponde The Bird.

 

Qualcuno può sentirmi?, chiede The Rogue, nel bagno in cui Louis lo ha succhiato ad un tizio più grande e dove ha trascorso i dieci minuti successivi a guardarsi nello specchio mentre il ragazzo ero tornato in pista, per rimorchiare un altro ragazzino ubriaco e arrapato. Io posso, replica The Bird.

 

Ci sono troppe direzioni da prendere, afferma The Rogue, scarabocchiato a grandi lettere nel bagno del museo d’arte dove lavorava, scritto il giorno in cui ha mollato. Te ne serve solo una, è la risposta di The Bird.

 

***

 

Louis deve sgattaiolare oltre la biglietteria del museo d’arte per raggiungere la sala dedicata al Romanticismo che si trova al terzo piano. Nick è alla scrivania, sta osservando il suo vanto e la sua gioia, l’atrio del museo dove governa su tutte le persone che entrano ed escono ogni giorno. I suoi capelli sono più laccati del solito, nota Louis con amarezza. Sta guardando dalla parte sbagliata, però, e Louis riesce ad infilarsi nel museo insieme ad un chiassoso gruppo di ragazzini in gita. Sembrano tutti annoiati a morte, e Louis vorrebbe dar loro uno scappellotto sulla testa e illuminarli su tutto ciò che il museo ha da offrire.

 

Louis adora i musei. Sono luoghi silenziosi, tranquilli. Spesso non osserva nemmeno i dipinti, e invece siede su una delle panchine destinate a chi vuole riposare le gambe prima di avventurarsi nella sala d’Arte Moderna o quella dell’Antica Grecia. A Louis piace sedere per ore, ad osservare le persone mentre guardano i dipinti. Louis pensa che non ci sia nulla di più bello del guardare qualcuno innamorarsi dell’arte, potrebbe farlo per tutto il giorno e se potesse vedere il viso di una persona illuminarsi mentre si avvicina al suo pezzo preferito, o ad uno completamente nuovo che lo affascina, sarebbe felice. Spesso scatta fotografie alle persone che osservano i dipinti.

 

Oggi siede nella sala del Romanticismo. È la sua stanza preferita, il suo periodo artistico preferito. C’è questo dipinto di David Friedrich, Monastery Graveyard in the Snow (Cloister in the Cemetery). Il titolo è impronunciabile. A volte, a Louis piace studiarlo e immaginare come sarebbe se la cattedrale che rappresenta non fosse in rovina, se fosse dorata ed a cupola e se avesse le finestre ad arco, nascosta tra gli alberi abbattuti. È il suo quadro preferito della stanza.

 

Louis ci è seduto affianco ora, come se potesse ricevere energia dal dipinto, lo ha osservato abbastanza per oggi. C’è qualcos’altro che attira la sua attenzione.

 

C’è un ragazzo di fronte al dipinto di Turner. Tiene i piedi uniti, le mani giunte dietro la schiena e la testa leggermente sollevata. È in quella posizione da dieci minuti ormai. È entrato nella sala trascinando i piedi, tirando il labbro inferiore con due dita come se la stanza precedente lo avesse messo alla prova con le più difficili domande sull’universo. Ha fatto un giro completo della sala, fissando ogni pezzo come se avesse le risposte a tutte quelle domande sull’universo. È tornato a quello di Turner, alla fine, e Louis non gliene fa una colpa. È grazioso, probabilmente il suo secondo dipinto preferito.

 

Da dove è seduto, Louis può vedere la schiena muoversi non appena sposta il peso da un piede all’altro. La maglietta bianca, stretta contro i muscoli, gli cade splendidamente sulle spalle e abbraccia la curva dei pallidi bicipiti, coperti da macchie scure di tatuaggi. La maglia è corta in vita, in un modo stranamente accattivante. Le gambe sono incredibilmente magre e lunghe, e indossa degli skinny jeans scuri che abbracciano perfettamente le sporgenze delle ginocchia. C’è uno zaino ai suoi piedi, e Louis scorge quello che sembra un grosso pezzo di metallo che fuoriesce. Si chiede come il ragazzo sia riuscito a portarlo all’interno del museo. Di solito Nick ritira tutto, dalle chiavi della macchina ai taccuini.

 

I capelli del ragazzo sono spinti in alto in un ciuffo che gli ricade ripetutamente sulla fronte, probabilmente a causa del caldo insopportabile. Cerca di ravvivarlo, scuotendolo leggermente e spingendolo di nuovo all’indietro. Louis vorrebbe raggiungerlo e passare una mano tra i ricci scuri. Louis adora i ricci, cosa ci può fare.

 

Dopo venti minuti trascorsi a fissare il sedere pieno del ragazzo fasciato negli skinny jeans, Louis si alza improvvisamente. Tutto ciò che lo sconosciuto ha fatto è stato fissare il dipinto di Turner, e Louis è deciso a scoprire, primo, a cosa sta pensando e, secondo, come è riuscito a sfuggire agli occhi di falco di Nick.

 

Louis si avvicina al ragazzo, gli si mette affianco e fissa lo stesso quadro, lo stesso orizzonte blu che contorna il tramonto dorato del dipinto. Quando Louis urta brevemente il suo gomito, lo sconosciuto lancia una rapida occhiata a Louis e aggrotta leggermente la fronte, ma poi torna a fissare il quadro.

 

“A cosa stai pensando?” chiede Louis tranquillamente, sfiorandogli il fianco. Non gli importa che non lo conosce, quel pensiero non lo ha toccato minimante. Tutto ciò che gli importa è quello che c’è nella mente del ragazzo. Inoltre, Louis è praticamente un esperto di Turner; pensa di essere autorizzato a interrogare le persone circa le loro opinioni sui dipinti di Turner.

 

"Cosa?". Il ragazzo si gira a guardarlo, finalmente distogliendo lo sguardo dal dipinto per più di pochi secondi. Porta di nuovo le dita al labbro, tirandolo in un modo che fa rizzare i peli del collo di Louis.

 

“A cosa stai pensando?” Louis enuncia chiaramente.

 

Il ragazzo lo fissa. Ha dei graziosi occhi verdi, come l’erba o qualcosa del genere. Louis non è un poeta.

 

“Sto, ehm, pensando a questo dipinto, credo?” dice il ragazzo, la sua voce lenta e sciropposa come melassa. Louis pensa che se la voce dello sconosciuto corrispondesse ad un colore, sarebbe un rosso molto scuro. Un Borgogna intenso, probabilmente.

 

“A cosa esattamente?”

 

Il ragazzo ridacchia, sbuffando leggermente dalle narici. “Mi piace.”

 

“Sì, anche a me,” concorda Louis. “Qual è la cosa che ti piace di più?”

 

Aggrotta le sopracciglia con fare pensieroso. La maglietta bianca cade sulle clavicole, mostrando molte collanine e i tatuaggi di cui Louis riesce a vedere l’ombra attraverso la maglia. Ha anche un sacco di tatuaggi su un solo braccio. Ed è divertente perché anche Louis ha un sacco di tatuaggi su un solo braccio. L’altro braccio, però.

 

“Mi piace l’acqua,” dice il ragazzo alla fine, tornando a guardare il dipinto. Allunga la punta delle dita, come se stesse per toccarlo, e Louis lo prende quasi a parole ma si ferma in tempo, notando che le dita si bloccano a mezz’aria. Indica il riflesso della nave nell’acqua. È davvero un’acqua graziosa.

 

“Come hai fatto a portare quello zaino qui dentro?” chiede Louis improvvisamente, indicando la borsa, che contiene veramente della ferraglia, ed è gonfia in altri posti, segnalando che lo zaino è pieno di altri oggetti misteriosi.

 

“Oh,” il ragazzo tossicchia. “Ehm, conosco il ragazzo che lavora in biglietteria. Fidati.”

 

“Conosci Nick?” domanda Louis, sconvolto. Non pensava che Nick avesse degli amici, tranne forse Ron il custode nei fine settimana. Una volta ha visto Nick dare il cinque a Ron. è stata forse l’unica forma di contatto che abbia mai visto tra Nick e un altro essere umano.

 

“Sì, Nick è okay, uno dei miei migliori amici. Lo conosci?” gli occhi del ragazzo si accendono, come se Nick fosse la seconda venuta o qualcosa del genere e Louis combatte l’impulso di alzare gli occhi al cielo. Il ragazzo stava andando così bene; alto, bello e adorabilmente laconico in arte. Ma ha rovinato tutto complimentando Nick Grimshaw. Che cazzo.

 

“Lavoravo qui, finché non mi ha licenziato. Gli ho detto di togliersi il bastone che aveva nel culo e di picchiarsi a morte con lo stesso,” Louis ride ed infila le mani in tasca. “Probabilmente uno dei miei momenti migliori, se me lo chiedi.”

 

“Aspetta, io ti conosco, gli hai lanciato il blocchetto dei biglietti in faccia, vero?”. Il ragazzo si lascia sfuggire una risata simile ad un latrato, una risata sguaiata che attira sguardi truci sui due che hanno rovinato l’atmosfera romantica della sala del Romanticismo. Louis gli dà un leggero pugno sulla spalla e si porta il dito alle labbra, e il ragazzo annuisce serio, gli occhi ancora lucidi a causa delle risate.

 

“Sì, sono stato io,” Louis annuisce, cercando di non pensare al calore della spalla del ragazzo.

 

“Amico, Nick si è incazzato moltissimo, ho pensato che volesse annegare nella vodka quella sera, è stato esilarante”. Alto, bello, occhi verdi e brillanti.

 

Louis si stringe nelle spalle. “Sì, beh, ha detto che il modo in cui strappavo i biglietti non era professionale, hai mai sentito un insulto del genere? Come se il mio lavoro non fosse impeccabile.”

 

Il ragazzo gli sorride, le labbra si allargano sul viso. “Sono Harry”. Gli porge la mano gigantesca, e Louis la stringe nella sua piccola in modo allarmante. Mani grandi, callose, calde. Gesù, ragazzi come lui non si vedono molto spesso nella sala del Romanticismo. Di solito ci sono famiglie con i passeggini e mamme che hanno bisogno di guardare il quadro di un rilassante tramonto, oppure ci sono adolescenti di fretta per vedere le antiche statue greche di donne nude. Di solito non ci sono bei ragazzi con risate adorabili e occhi lucenti.

 

“Louis, piacere di conoscerti,” dice Louis, e stringe la mano di Harry più del necessario, ma cazzo. Harry ha una cicatrice sul pollice, rosa e lucida. È attraente in un modo in cui le cicatrici non dovrebbero essere. “Allora, cosa c’è nello zaino?”

 

“Oh, ehm, ferraglia,” Harry lancia un’occhiata alla borsa e la colpisce con la punta delle sue Converse ormai consumate. Sì, Louis è perfettamente in grado di vedere che si tratta di ferraglia. Vede anche un filo pericolosamente appuntito che fuoriesce. Si domanda che cosa fa Harry; forse è un assassino di massa e uccide brutalmente le sue vittime con il metallo. Sì, probabilmente è così.

 

“Solo per divertimento? Porti in giro del metallo per farti quattro risate?” chiede Louis.

 

Harry ridacchia in modo adorabile. “No, io in realtà, ehm, sono uno scultore.”

 

E in questo momento Louis dimostra la sua conoscenza dell’arte, che non è composta solamente di dipinti ad olio e acquarelli su tela. “Di cosa? Ceramica?”

 

“No, non di ceramica, Gesù,” Harry ride timidamente. “Voglio dire, sì, a volte faccio anche ciotole o robe simili, ma no. Scolpisco.” Si gratta il naso consapevolmente. “Creo dal metallo.”

 

Harry è uno scultore del metallo, mentre Louis scrive sulle porte dei bagni. Chiaramente è Louis quello con uno scopo nella vita. Se ci fosse un momento per dire la parola "sigh" ad alta voce per riassumere in maniera adeguata i suoi sentimenti, sarebbe questo.

 

“È” Louis fatica a trovare le parole. Harry lo guarda in attesa, gli occhi verdi ancora timidi. “È fottutamente impressionante.”

 

“Sì?”. Il viso di Harry si illumina e inizia a strisciare la punta del piede sul marmo lucido, guardando verso il basso. Le sue guance sono diventate di un rosso acceso.

 

"Sì, cazzo, che tipo di cose fai?" Louis non ha mai incontrato uno scultore del metallo in vita sua.

 

Harry si stringe nelle spalle. “Uhm, non lo so, qualsiasi cosa mi ispiri, immagino.” Sorride a Louis, e Louis cerca di non sentirsi come se Harry avesse aperto la sua gabbia toracica e ci avesse guardato dentro.

 

“Beh, di solito che cosa ti ispira?” Louis chiede, e inclina la testa.

 

Harry lo guarda con un sorriso a fior di labbra. “Le persone, di solito. Mi piace guardare le persone, sono…” e ammutolisce.

 

“Affascinanti,” finisce Louis al posto suo. Annuisce. Lui sa. Probabilmente è come sedere nella sala di un museo d’arte e guardare le persone che guardano i dipinti.

 

Harry annuisce lentamente e i due si fissano per qualche minuto. È il più grande cliché in cui Louis abbia mai vissuto, ma non gli importa. È tutto tranquillo nella sala, solo i sussurri delle persone che cercano di parlare sommessamente e i tonfi dei passi sul marmo.

 

Tornano a guardare il dipinto, il giallo e il blu e il rosso incandescenti. Harry sfiora il gomito di Louis con il suo, Louis fa lo stesso.

 

Dopo alcuni minuti, Harry parla, continuando a guardare il quadro. “Ti piace il caffè?”

 

Louis ama il caffè. “Adoro il caffè.”

 

“Ti andrebbe di prendere un caffè con me?”

 

“Mi piacerebbe prendere un caffè con te.”

 

Harry si volta e gli sorride, gli occhi verdi scintillanti come quelli di un bambino. “Magnifico.”

 

“Puoi aspettare cinque minuti?” gli domanda Louis, staccando la maglietta dalla pelle sudata. Nonostante ci sia l’aria condizionata, nel museo c’è un caldo soffocante. Harry annuisce, e si volta di nuovo a guardare il dipinto di Turner, un sorriso giocoso sulle labbra.

 

Nel bagno dietro l’angolo della sala del Romanticismo, Louis estrae l’indelebile, lo stappa.

 

Voglio ispirarti.

 

L’inchiostro asciuga lentamente, ma Louis non ha tempo di guardarlo. C’è un ragazzo che lo aspetta.

 

***

 

La luce della luna risplende dietro ad Harry, gettando i suoi capelli in un’aura sottile e argentea, che brilla attraverso i ricci scuri arruffati sulla testa. La parte posteriore del collo è allungata, splendidamente arcuata in un modo che provoca dolori allo stomaco di Louis. La testa di Harry è abbassata e Louis riesce a vedere la sigaretta accesa, la cenere e il fumo che fluttua nell’aria della strada vuota, tranquilla a quest’ora della notte.

 

È quasi mezzanotte, un giovedì. Fa caldo, uno dei giorni più caldi dell’estate secondo la radio, e Louis è straiato sul letto solamente con i boxer, uno delle molte paia che giravano per la stanza da giorni. Louis non ha proprio voglia di fare il bucato, né si preoccupa di tenere in ordine la stanza. Tutto ciò di cui gli importa ora è essere esattamente in linea con il ventilatore che si trova all’angolo del letto, ma finora ha solamente smosso l’aria polverosa e afosa, piuttosto che raffreddarla.

 

Dal punto dove è steso, vede le vertebre della nuda schiena di Harry distendersi mentre si alza dal punto in cui era seduto sulla scala antincendio, spingendo le gambe all’indietro attraverso i gradini. Si stiracchia, lungo e felino. A Louis ricorda una pantera, con quei capelli scuri e gli occhi da gatto e la colonna vertebrale ricurva come l’arco di un cacciatore. La finestra è aperta, le luci lontane della città gettano un bagliore giallastro nella stanza; mentre Harry rientra dalla finestra, blocca la luce e improvvisamente tutto nella stanza diventa buio come l’inchiostro.

 

Harry si butta sul letto, le braccia lunghe sbattono contro le gambe di Louis producendo un suono disgustosamente sudato. “Ho troppo caldo,” si lamenta contro le rotule di Louis. Fa troppo caldo per permettere che un goffo gigante si stenda sulle sue gambe, ma per qualche motivo lo fa, proprio come permette a Harry di fumare le sue disgustose sigarette sulla scala antincendio. Non sa perché lo fa.

 

Harry gira la testa, e i suoi occhi brillano al buio guardando Louis, carichi di verde e di calore e di un qualcosa di indistinguibile che Louis sente nelle viscere, ma a cui non sa dare un nome.

 

“Vuoi fare qualcosa?” mormora Harry con la bocca premuta contro la rotula di Louis.

 

Louis scuote la testa. Fa troppo caldo per fare qualsiasi cosa. Stende a stella al centro del letto, le mani che cercano per quanto possibile i bordi del letto. Il letto è molto grande, ma lui è ancorato esattamente nel mezzo.

 

Due settimane. Nemmeno quattordici giorni. Tredici giorni, più avventure a tarda notte di quante Louis riesce a ricordare, e improvvisamente c’è questo ragazzo, con quest’ossatura enorme, e Louis si sente così. Ha questo desiderio irrefrenabile di rivelare a Harry tutto su di lui e mostrargli il suo diario da immaturo dodicenne e raccontargli delle sue abitudini vandaliche, di sedersi con lui e spiegargli che Louis si sente perso e che ha tentato di ritrovare la strada in tutti i modi. Louis si domanda se il mondo abbia mai deluso Harry. Non sembra così, almeno non con quell’entusiasmo per tutto ciò che lo circonda, dal metallo arrugginito ai libri di seconda mano nel negozio a pochi isolati dall’appartamento di Louis.

 

È allarmante quanto velocemente Louis si sia abituato alla presenza di Harry, come alla fine del loro primo appuntamento (non è stato un appuntamento, Louis deve ricordare a se stesso), Louis sapesse già il nome del suo primo animale domestico, la sua opinione sul controllo delle armi, il suo film preferito. Louis ha memorizzato il modo in cui Harry si stiracchia, la maglia che sale e la pelle pallida delle sue braccia.

 

Harry è una presenza brillante nella vita di Louis, come quando di punto in bianco scrive a Louis che ha voglia di gelato all’ananas, Louis pensa che non esista nemmeno. Una notte, Louis riceve un messaggio da Harry che recita Quando sarai pronto a morire?

 

Louis non ci ha mai pensato in realtà, ma se lo avesse fatto, lo avrebbe chiesto a Zayn che avrebbe risposto qualcosa di inutile e vago come Quando smetti di vivere, immagino.

 

Louis non vuole dare una risposta inutile e vaga quindi gli scrive Probabilmente nel momento in cui divento la persona più felice del mondo.

 

E va avanti così. Louis si ritrova a vagare per le strade buie con Harry a tutte le ore del giorno e della notte, osservando e parlando e imparando cose di cui Louis non era nemmeno a conoscenza. Harry è una fonte inesauribile di informazioni pressoché inutili e di proverbi incredibilmente saggi, seguiti da osservazioni sciocche sui piccioni. Harry è un completo enigma.

 

Louis chiude gli occhi. Anche le palpebre sono sudate, un lieve strato di sudore ricopre tutto il corpo. Louis è fatto per l’inverno e per i maglioni giganti e per i guanti di pelo. Non per il caldo soffocante. Non fa proprio per lui. Gli rovina i capelli.

 

C’è un movimento sul letto, il materasso si avvalla leggermente, e quando Louis apre gli occhi, Harry è proprio sopra di lui, gli occhi verdi che scavano a fondo con un’intensità che può competere con quella di Zayn quando lo studia in un modo che significa che sta pensando alla vita di Louis e sta per dispensare consigli completamente superflui.

 

I capelli di Harry cadono sul suo viso e Louis sputa fuori una ciocca, Harry ridacchia. Le braccia gli fanno da rinforzo ai lati della testa di Louis, i tatuaggi messi in evidenza dalla luce della luna e dal bagliore dei lampioni fuori dalla finestra ancora aperta. Louis si sente intrappolato nel modo più delizioso.

 

Harry ha un odore aspro di sigarette, mescolato a qualcosa di più dolce, probabilmente dei brownies che hanno fatto qualche ora fa.

 

E le sue labbra sono proprio lì. Rosse e screpolate a causa dei morsi, è una cosa che Harry fa quando si concentra intensamente su qualcosa, come postare su Instragram la foto del piatto di spaghetti. Il processo è lungo, Louis ha visto il duro lavoro che sta dietro alla scelta del filtro.

 

“Cosa stai facendo?” sussurra Louis. L’aria è troppo pesante per parlare con un tono di voce normale, ma il sussurro risuona ancora più forte nell’oscurità tra la bocca di Harry e la sua.

 

Harry si stringe nelle spalle, i bicipiti si contraggono in un modo fastidiosamente accattivante. Gli angoli della bocca sono arricciati, come se sapesse ciò che provoca al battito cardiaco di Louis.

                       

“Guardo,” Harry sbuffa tranquillo.

 

“E cerchi qualcosa?”

 

Gli occhi di Harry brillano, e se Louis volesse, potrebbe sollevare una mano e accarezzare con il pollice le occhiaie sotto i suoi occhi.

 

“Te.”

 

Louis inclina la testa sul cuscino, guarda come lo sguardo di Harry cala sulla bocca e poi ritorna sugli occhi. “Sono proprio qui.”

 

“Lo so.”

 

“Beh, mi hai trovato?”

 

C’è del sudore nella cavità alla base del collo di Louis, lo sente. C’è una penna impiantata nella sua schiena. Vuole imprimere questo momento su una parete. Vuole scrivere Trovami da qualche parte, tirare fuori le parole. Si domanda che cosa potrebbe rispondere The Bird a questo messaggio.

 

Harry scuote la testa. “No, non ancora.”

 

L’”ancora” risuona chiaramente nel buio. Louis gli sorride. No, non l’ha ancora trovato. Nessuno l’ha fatto. Nemmeno Louis, non sa nemmeno cosa cercare per ritrovare se stesso. “Buona fortuna, allora,” dice a bassa voce.

 

Harry annuisce e i suoi occhi scavano nell’animo di Louis, come se potessero vedere cosa ha avuto per cena la domenica prima (ramen noodles e una coca cola light); come se Harry potesse vedere quanto Louis vorrebbe baciarlo in questo momento, come se potesse vedere ogni parola che Louis ha scritto sulle pareti dei bagni in questi ultimi tredici giorni, da quando ha incontrato Harry. Si domanda se Harry può vedere quante parole sono su di lui.

 

Senza preavviso, Harry ricade sul lato, le braccia molli e si stende a stella accanto a Louis, le loro braccia si sovrappongono; le dita sono a pochi centimetri di distanza le une dalle altre, ma non intrecciano le mani.

 

Respirano. Louis ascolta Harry mentre inspira ed espira lentamente, memorizza il modo in cui le loro caviglie si toccano. In questo momento si sente in pace con il mondo, come se il mondo avesse finalmente rallentato la sua corsa e avesse permesso a Louis di recuperare qualche giro. A volte, Louis si sente come quel bambino di quarta elementare che, a lezione di ginnastica, non riesce a tenere il passo e si deve fermare, cerca di riprendere fiato con le mani sulle ginocchia e guarda tristemente come i suoi compagni percorrono la Pista della Vita e lo doppiano. A volte Louis si sente come se il mondo girasse troppo velocemente, tutto quello che può fare è distogliere lo sguardo e cercare di non vomitare. Il mondo non si ferma mai, però, e Louis non riesce a tenere il passo.

 

Qui, però, nella sua stanza silenziosa alle 11.38 di un martedì notte con un ragazzo che conosce solamente da tredici giorni steso affianco a lui, il petto che si solleva e si abbassa regolarmente, Louis ha finalmente la possibilità di riprendere fiato. È una bella sensazione.

 

***

 

“Hai dei segni neri sulla mano.”

 

“Sì, beh, Harold, uso spesso i pennarelli.”

 

“Che tipo di pennarelli?”

 

“Indelebili, perché ho l’abitudine di sballarmi con il loro odore.”

 

“Davvero?”

 

“Sì, davvero, ora andiamo a prendere le patatine a ricciolo da abbinare ai tuoi capelli.”

 

“Davvero esilarante.”

 

Louis ha un morso d’insetto sulla caviglia e prude da impazzire, e Harry indossa una maglietta che gli copre a malapena i capezzoli e sta facendo dannare Louis, tanto che vorrebbe nascondersi nel suo sgabuzzino e non uscire più. Stanno vagando per 9th Avenue, il sole picchia su di loro, sollevando piccole onde di calore luccicanti dalle strade. Anche le macchine stanno andando lentamente, come se non volessero muoversi troppo velocemente nel calore.

 

“Ho troppo caldo, voglio volare al circolo polare artico,” dice Harry pensieroso. Trascina i piedi, lo fa sempre, il suono raschiato delle suole sul marciapiede è un rumore che Louis ha imparato ad ignorare.

 

“Non puoi volare senza le ali, scemo,” sospira Louis. Pensa che le sue spalle stiano bruciando. Letteralmente andando a fuoco, con la pelle e i muscoli che si sciolgono e colano dalle ossa. Ha paura di guardare la sua pelle, nel caso in cui non ci fosse più.

 

Harry sbatte le braccia pigramente, le braccia da scimmia che si agitano pericolosamente nell’aria. Per poco non colpisce una donna che aspetta l’autobus e Harry sbuffa rumorosamente prima di rivolgerle un sorriso affascinante, uno che la signora ricambia con esitazione. Fidatevi del fascino di Harry nell’ammaliare una persona che ha quasi decapitato con le sue finte ali.

 

Le sirene e i clacson rimbombano su 9th Avenue, e in qualche modo Louis sente ancora più caldo. Il suo gomito si scontra con quello di Harry. La sua colonna vertebrale inizia a formicolare. Non significa nulla, i due eventi non sono correlati.

 

La bocca di Louis è così secca che potrebbe bere tutti i Grandi Laghi e avrebbe ancora voglia di un frullato all’arancia e lamponi da The Fruit Booty, il miglior negozio di frullati in città, semplicemente per il suo nome. Louis è un fan di qualsiasi cosa con la parola “booty”.

 

“Come mai non fai niente?” Harry fa un saltello, sbattendo i piedi, per superare una macchia ambigua sul marciapiede.

 

“Faccio un sacco di cose, Harold, dormo e bevo frullati e guardo la tv, cosa vuoi di più?” risponde Louis con un’alzata di spalle. Gira intorno ad un palo, penzolando con una sola mano, e poi ricade accanto a Harry, che non ride come Louis si aspettava.

“Sì, ma perché non sei a scuola? O qualcosa del genere?” Harry sembra legittimamente sconvolto, come se non si fosse reso conto che le uniche attività della vita di Louis consistono nel dare e ricevere consigli da Zayn, cazzeggiare, fare la radiografia al vicino carino e mangiare cibo a tarda notte.

 

Louis ride imbarazzato. Forse quelle attività non sono considerate accettabili dalla società. “Non lo so, andavo a scuola. Non faceva per me.”

 

“Perché no?” Harry unisce il suo mignolo a quello di Louis e poi lo lascia andare, così in fretta che Louis non è sicuro che sia successo veramente. Fa così caldo che Louis potrebbe facilmente avere le allucinazioni.

 

Louis ride di nuovo, seccamente. Ironicamente, cinicamente, qualunque cosa. “Non conosci la vera disperazione finché non studi filosofia, amico.”

 

“Cosa? Come Platone? La Repubblica?”

 

Perché uno scultore del metallo, un Harry Styles qualunque conosce La Repubblica? Louis pensa che Harry faccia ricerche su argomenti oscuri per conversare alle feste. È una cosa che Harry farebbe. Louis, però, omette che, durante il decimo anno di scuola, ha avuto un appuntamento ed era così nervoso che ha preparato dei biglietti con possibili argomenti di conversazione, nel caso in cui esaurissero le cose di cui parlare. Un avvenimento che Louis preferirebbe dimenticare.

 

“Sì, Platone, più o meno,” risponde Louis. “Voglio dire, no, non proprio. Sartre? Più o meno? L’esistenzialismo, hai presente?”

 

Harry sbuffa. “No, Lou, non ho presente. Io gioco con la spazzatura tutto il giorno, per favore, illuminami.”

 

“Ehm, l’esistenza prima dell’essenza, le azioni danno un senso alla vita”. Louis ride amaramente. “Fondamentalmente facciamo tutti schifo e continuiamo a fare schifo fino a quando decidiamo di non fare schifo, ma a quel punto il nostro subconscio ci ricorda che facciamo schifo.”

 

“È quello che dicono i libri di testo?”

 

“Parola per parola, capitolo otto.”

 

“Sembra piuttosto… schifoso.” Harry scoppia a ridere come se avesse fatto la battuta più spiritosa da quando gli uomini delle caverne hanno inventato i knock knock jokes.

 

Louis gli dà un pizzicotto sul braccio. “Sì, Harold, fa davvero schifo”. Louis apre la porta della friggitoria e Harry ritorna il pizzicotto sulla pancia mentre passa. Proprio un gentiluomo Louis, tiene la porta aperta e tutte le altre cazzate.

 

La fila è lunga, ma Louis ha voglia di patatine a ricciolo dal giovedì precedente, l’ultima volta che le hanno mangiate. Louis è in uno stato costante di voglia di patatine a ricciolo, e presume che tutto il mondo abbia lo stesso desiderio, Harry incluso.

 

“Quindi hai abbandonato la scuola perché la vita fa schifo?” ipotizza Harry. È troppo vicino a Louis, troppo vicino, e potrebbe incolpare la grande quantità di persone nel negozio, ma la mano di Harry deve essere per forza così vicino alla sua tasca? Louis combatte con il bisogno di avere un Harry minuscolo e tascabile, tutto per sé.

 

“Mi piace pensare che il processo decisionale sia stato più studiato di così, ma sì, ho lasciato per quello,” Louis scrolla le spalle. “Se sono così imperfetto e sono destinato a fare schifo, perché opporsi?”

 

Harry alza la mano chiusa a pugno in aria. “Combatti il sistema,” esclama a bassa voce.

 

“No”. Avanzano di pochi centimetri.

 

“Va bene.” La donna che prende gli ordini al banco sta facendo scoppiare una gomma da masticare, e Louis vorrebbe tirargliela fuori dalla bocca e attaccarla ai capelli di qualcuno, solo per vedere il caos che avrebbe provocato.

 

“Io mi opporrei, credo,” dice Harry pensieroso. Louis stava leggendo il menu, come se potesse prendere in considerazione l’idea di ordinare qualcosa di diverso dal solito.

 

“Ti opporresti a cosa?” mormora Louis. No, che patatine a ricciolo sia. Patatine a ricciolo e un frullato al cioccolato. Fa troppo caldo per un hamburger.

 

“Alla vita,” Harry sospira profondamente. Lascia cadere la fronte sulla spalla di Louis, come se la testa fosse troppe pesante per il suo collo. Ha un collo esile. “Perché la vita deve fare schifo?”

 

“Perché Jean-Paul Sartre l’ha detto.”

 

“Ma io non conosco Jean-Paul Sartre, e sicuramente non so pronunciare il suo nome.” È vero, Harry continua a pronunciarlo come “Sarter” e Louis vorrebbe dargli un calcio.

 

“Non importa, l’ha detto, dobbiamo ascoltarlo.” Louis non riesce a credere che sta avendo una conversazione sull’esistenzialismo un giovedì pomeriggio in una friggitoria affollata. Da quando questa è la sua vita?

 

“Preferirei decidere quale sarà il mio destino, sai?” Harry inclina la testa e osserva il menu.

 

“Sfortunatamente, Haz, il punto del destino è che è già tutto deciso,” Louis ridacchia e si dirige alla cassa. La ragazza fa scoppiare la gomma da masticare, gli occhi spenti. Louis pensa che anche lui avrebbe gli occhi spenti, se dovesse vendere patatine fritte con quel caldo infernale. Soprattutto con quella divisa. Rabbrividisce.

 

Una volta seduti al tavolo all’angolo vicino alla finestra, all’ombra dell’albero gigante piantato al centro del marciapiede (Louis lo trova inutile, anche se è molto conveniente), Harry riprende la conversazione dal punto in cui l’aveva lasciata.

 

“Sì, ma voglio fare le cose a modo mio, credo,” Harry replica. Fa un suono orribile con il suo frullato e poi sorride a Louis, denti bianchi e guance arrossate e parole profetiche. “Voglio essere l’eroe nella mia vita.”

 

Va bene, allora. Louis sorride, abbassando lo sguardo sul piatto di patatine ricoperte di ketchup, e ascolta il risucchio prodotto da Harry che beve allegramente il suo frullato, completamente ignaro dell’effetto delle sue parole su Louis.

 

“Torno subito, ok?” Louis spinge la sedia indietro e si fa strada tra le persone in fila, allontanandosi prima che Harry possa rispondere.

 

Il bagno non è vuoto, ma a Louis non importa. Si chiude nello stallo più vicino alla porta. Puzza. Ovviamente, è un bagno.

 

Estrae l’indelebile e ruota il tappo un paio di volte prima di toglierlo e infilarselo tra i denti. Per ragioni di sicurezza, pensa. Per nessuna ragione al mondo appoggerebbe il tappo dell’indelebile su una qualsiasi superficie di quel bagno.

 

Sii l’eroe nella tua vita. Louis lo scrive in uno spazio vuoto, libero da altri sciocchi scarabocchi, e poi lo firma, calcando le curve della lettera g come d’abitudine. Nonostante sia andato innumerevoli volte in quella friggitoria a comprare patatine, non ha mai scritto niente lì. Fidatevi della capacità di Harry Styles nel causare avvenimenti importanti in una friggitoria del cazzo.

 

Quando ritorna nella zona principale, Harry ha i piedi sulla sedia di Louis e la testa inclinata all’indietro e di lato, e il modo in cui il collo si inarca è così incantevole che provoca dolori allo stomaco di Louis. Sta guardando pigramente le persone che passeggiano fuori dalla friggitoria, le palpebre socchiuse, scrocchiando distrattamente le dita. Lungo, magro, incredibilmente sicuro di sé e ignaro di tutto.

 

Louis cade sulla sedia, spingendo via i piedi di Harry, e Harry raddrizza la testa per sorridere a Louis, gli occhi socchiusi e assonnati. Louis mangia qualche patatina e cerca di non guardare Harry.

 

“Dimmi qual è il mio superpotere,” chiede Louis all’improvviso. Le sue patatine sono immerse nell’aceto, esattamente come gli piace. Harry dice che sono amare, proprio come lui. Questo è vero.

 

Harry piega la testa di lato e sorride dolcemente. Poi ridacchia, e Louis brama di sapere per cosa sta ridendo, ma poi Harry apre la bocca e dice: “Tu fai brillare le persone.”

 

“Cosa significa?”

 

“Significa che fai sentire tutte le persone intorno a te come la miglior versione di loro stesse.”

 

“È un superpotere?” domanda Louis ad alta voce. Harry si limita ad annuire, le guance leggermente arrossate. Appoggia il mento sulla mano, guardando Louis dall’altra parte del tavolo.

 

“Allora?” Harry continua. “Qual è il mio superpotere?”

 

Il tuo superpotere è che mi fai venir voglia di smettere di scrivere sulle pareti dei bagni e di dirti tutto. Il tuo superpotere è che, quando sono con te, mi sento come se stessi facendo la cosa più importante della mia vita, anche quando giochiamo a Jenga seduti sul pavimento della cucina. Il tuo superpotere è che mi fai sentire come se avessi le ali.

 

Louis non dice nessuna di queste cose, ovviamente. Harry urta il ginocchio di Louis con il suo sotto il tavolo, e un triangolo di luce lo colpisce direttamente sul viso, illuminando le ombre scure delle ciglia, e rendendo gli occhi di un color verde mare. È splendido.

 

“Il tuo superpotere è provocare cose straordinarie in un mondo ordinario.”

 

Harry si appoggia allo schienale della sedia e sorride tranquillamente a Louis.

 

Straordinario in un mondo ordinario.

 

***

 

Luglio scorre lentamente, tutto ondate di calore e conversazioni notturne sul colore dell’alba, il suono della risata gutturale di Harry e la sua tranquilla voce sognante, e Louis non si è mai sentito così sereno.

 

***

 

“Stai fermo, Lou, Cristo, altrimenti ti taglio le orecchie,” Harry sbuffa spazientito sul collo di Louis. La pelle d’oca erompe sotto l’attaccatura dei capelli di Louis, nonostante il caldo afoso che c’è nell’appartamento.

 

Smette di giocherellare con le dita, porta le mani sotto il sedere e strizza gli occhi, cercando di ignorare il suono delle forbici e la lama fredda contro il collo sudato. I suoi capelli sono troppo lunghi, e Harry, che sostiene di avere delle buone mani (perché è un saldatore, intende, ma Louis non può fare a meno di ridere ogni volta che lo dice), si è offerto di tagliarglieli, per questo Louis è seduto su una delle sedie più scomode della cucina. Zayn è seduto sull’altra sedia, i capelli ricadono delicatamente sulla fronte mentre legge un libro tascabile consumato che mostra diverse pagine con le orecchie. Louis non ha mai fatto le orecchie ai suoi libri, dice che rovina la loro dignità. Zayn dice che significa che i libri sono amati. Non sono mai andati d’accordo sull’argomento, per questo hanno due copie della maggior parte dei libri nella loro collezione. Trasferirsi diventa un problema, certo, ma la piccola pila di libri nella stanza di Louis è il suo vanto e la sua gioia e non permetterà alla parte romantica di Zayn di rovinarla.

 

“Cosa stai leggendo, Zayn?” Le dita di Harry sfiorano delicatamente la nuca di Louis, e sente alcuni capelli cadere sul collo della maglietta.

 

“Harry, ti sarei davvero grato se, mentre hai un paio di forbici vicino alla mia testa, ti concentrassi su quello che stai facendo,” si lamenta, e può quasi vedere Harry che alza gli occhi al cielo.

 

“Ehm…”, la voce di Zayn suona come se stesse respirando sott’acqua, come se fosse richiamato al mondo reale dopo essere stato sotto l’effetto di un incantesimo, sbattendo le palpebre come un bambino appena nato, “è intitolato Il Violoncellista di Sarajevo.”

 

Harry mormora e taglia un’altra ciocca di capelli. “Di cosa parla?”

 

Zayn sbatte le palpebre un paio di volte, gli occhi spalancati e da allocco dietro agli spessi occhiali neri, come se nessuno gli avesse mai chiesto che cosa stesse leggendo. Louis ci prova a volte, ma perde interesse nel momento in cui Zayn diventa davvero entusiasta di quello di cui sta parlando.

 

“Uhm, parla di un violoncellista,” Zayn ridacchia silenziosamente, “a Sarajevo,”

 

“Oh, wow, davvero avvincente.” Louis strabuzza gli occhi verso Zayn, e Harry dà un buffetto a Louis in ammonimento.

 

“Non ascoltare Louis, Zayn, mi piacerebbe saperlo,” domanda Harry in modo incoraggiante. Il cuore di Louis comincia a battere forte a quel gesto, ed è davvero grato a Harry perché cerca di tirar fuori Zayn dal suo guscio.

 

Zayn annuisce lentamente e solleva le gambe sulla sedia, in un gesto che Louis riconosce come lo sforzo di farsi più piccolo quando diventa l’oggetto al centro dell’attenzione. Avvicina le ginocchia al petto, infilando il mento nella fessura tra le ginocchia nodose. Le sue gambe sono pallide, come se non avesse visto la luce del sole in questi giorni. Louis pensa che probabilmente non lo ha fatto; Zayn passa la maggior parte dei giorni addormentato, e poi vive di notte, anche se lascia raramente l’appartamento. Siede sulla stretta poltrona mangiata dalle tarme nel salotto, vicino alla finestra rovinata dal fumo delle sigarette, e legge e scrive. Louis pensa che stia scrivendo un libro; ma Zayn è così riservato su queste cose, che Louis non ne è del tutto sicuro. Tutto quello che sa è che alcune mattine, quando Louis lascia l’appartamento per fare qualsiasi cosa faccia durante la giornata (neanche lui lo sa), trova Zayn addormentato sulla poltrona, il collo piegato in un angolo dall’aspetto terribilmente scomodo, il libro accasciato sul petto, come se si fosse addormentato nel bel mezzo della lettura. Questa situazione rende Louis triste a volte, e cerca di trascinare Zayn per locali, per incontrare gente nuova. Zayn sostiene che parla con Liam, la fatina dell’Advil, nella lavanderia a volte, e Louis prega che un giorno facciano sesso selvaggio sui bianchi e i colorati di Liam. Zayn ne ha bisogno, pensa.

 

Zayn respira profondamente, e toglie un sigaretta spenta da dietro l’orecchio, dove le tiene quando non ha voglia di indossare dei pantaloni con le tasche. La accende, e Louis studia il modo in cui le labbra si increspano intorno alla sigaretta, la concentrazione mentre aspira. Disgusta Louis a non finire, ma non può fare a meno di guardare Zayn fumare. È affascinante. Osserva Zayn mentre lascia cadere la cenere nel posacenere che si trova tra la saliera e la pepiera che la sorella di Louis ha fatto scuola. Sono bitorzolute e di un allarmante giallo canarino, ma si sono spostate con Louis e Zayn ogni volta che hanno cambiato casa.

 

“È la storia  vera, credo, di un violoncellista che suonava negli edifici in rovina durante l’assedio di Sarajevo negli anni ’90.” Zayn lascia cadere la sigaretta dall’angolo della bocca, e piega l’angolo della pagina che sta leggendo. Louis rabbrividisce. “Ma il vero violoncellista di Sarajevo si è incazzato quando il libro è stato pubblicato.”

 

Louis abbassa lo sguardo sui suoi piedi nudi, e lascia che la voce di Zayn lo culli. A Zayn non piace quando le persone lo fissano mentre parla di qualcosa che lo appassiona.

 

“Perché?” mormora Harry, come se sapesse che Zayn si imbarazza in situazioni del genere. La sua voce è proprio vicino all’orecchio di Louis, come se si fosse chinato per tagliare i capelli sopra l’orecchio. Louis sente il respiro caldo sul collo.

 

Zayn si stringe nelle spalle. I suoi occhi sono abbassati, le dita che corrono lungo il dorso del libro. “Sostiene che l’autore abbia rubato la sua identità e lo abbia trasformato in un eroe.” La sua bocca si arriccia.

 

Stanno in silenzio per un po’, solo il suono delle sforbiciate e Zayn che aspira e sbuffa fuori il fumo.

 

“Non voleva essere un eroe?” domanda Louis infine.

 

Zayn sorride dolcemente e spinge gli occhiali sul naso. “Non tutti vogliono essere degli eroi, Lou.”

 

“Cosa vogliono essere, allora?” chiede Harry, appoggiando le forbici. Si appoggia contro il bancone, ora nel campo visivo di Louis, e incrocia le braccia sul petto. I pantaloncini cadono sui suoi fianchi, mettendo in mostra una striscia di pancia e la bocca di Louis si fa secca. Louis distoglie lo sguardo.

 

Zayn rimane in silenzio per un momento e la cucina è silenziosa. Louis e Harry lo guardano mentre soffia una striscia di fumo che fluttua verso il soffitto, aggirandosi intorno alla lampada polverosa e rovinata che emette luce a fatica. Appoggia di nuovo il mento sulle ginocchia. “Sai, alcune persone vogliono solo essere.” Dà un’alzata di spalle.

 

Louis si alza in piedi e scuote la maglietta, i capelli tagliati cadono sul pavimento. Si sdraia sul linoleum freddo e, prima di chiudere gli occhi, si accorge che Harry lo sta guardando, gli occhi dolci che seguono ogni movimento. Louis sorride di nascosto e poi chiude gli occhi cosicché tutto quello che può sentire sono le mattonelle fredde contro le gambe sudate, e i capelli appena tagliati che ricadono sulla fronte. Sospira. “Essere cosa?”

 

“Essere umani, credo,” Zayn mormora tranquillamente. “Alcune persone si accontentano di esistere.”

 

Louis ci pensa per un po’. Non sa se si rientra nella categoria di persone che si accontentano di esistere. Sospetta che Zayn sia felice sapendo che ha aria nei polmoni e sangue nelle vene, probabilmente Zayn non ha bisogno d’altro.

 

“Io non vorrei essere,” dice Harry pensieroso. “Vorrei essere di più, non vorrei semplicemente esistere.” Louis apre gli occhi e guarda verso Harry, i ricci intorno alle orecchie e la maglietta che ricade sulle clavicole. Lo guarda mentre Harry scivola lungo il bancone e si siede sul pavimento, le gambe chilometriche distese davanti a lui, le dita dei piedi che sfiorano la spalla di Louis.

 

Zayn si stringe nelle spalle, e la luce riflette contro gli occhiali, Louis non riesce a vedere i suoi occhi dietro alle lenti spesse. Potrebbe avere gli occhi chiusi. Louis ha voglia di toccarlo, quindi gattona fino al punto in cui Zayn è seduto, e inizia a toccare tutte e dieci le dita dei piedi dell’amico, arricciate contro il bordo della sedia, come se stesse suonando il pianoforte. Zayn gli sorride, i capelli che sfiorano le sue sopracciglia. Dovrebbe tagliare i capelli. Da questa prospettiva, Louis riesce a vedere gli occhi color ambra liquida, e il suo sguardo lo conforta.

 

La cucina è di nuovo silenziosa, con il sole che sta tramontando che penetra attraverso la finestra polverosa e con l’odore delle sigarette di Zayn intorno a loro. La luce del tramonto brilla attraverso i capelli di Harry, gettando ombre sugli occhi chiusi, la testa appoggiata contro la maniglia del cassetto delle posate, e le grandi mani giunte in grembo, come se stesse pregando. Con un fruscio, Zayn prende di nuovo il libro e Louis chiude gli occhi e semplicemente esiste.

 

***

 

Il venerdì successivo, Louis inizia a lavorare alla yogurteria. Fa schifo. Fa caldo ed è appiccicoso e dopo la prima ora di lavoro, odia vedere i contenitori ripieni di decorazioni. Deve controllare l’impulso di scaraventare le fragole coperte di cioccolato contro la parete opposta al bancone, vuole spiaccicarle sugli enormi cerchi colorati.

 

Il negozio è vuoto, e Louis ha pulito tutte le superfici che può, e tutto è rifornito come dovrebbe essere. Si tratta, senza dubbio, del lavoro più noioso che abbia mai avuto, ed è tanto, perché un volta ha avuto un lavoro in cui sedeva in una cabina e doveva telefonare alle persone per ricordar loro l’appuntamento dal dentista.

 

Quando la campanella del negozio tintinna, Louis alza velocemente lo sguardo dal punto in cui stava considerando la morte per asfissia da brownies, che appaiono molto invitanti nel loro piccolo contenitore. Così invitanti. Che modo magnifico di morire.

 

È quel ragazzo, Liam, che abita al secondo piano, il Liam dell’Advil e dei capi bianchi e colorati. La sua maglia è stata evidentemente stirata e Louis resiste alla tentazione di alzare gli occhi al cielo. Chi stira le magliette? E chi lava le magliette?

 

“Ehi, amico,” Liam annuisce. “Louis, vero?”

 

Louis annuisce. Sì, lui è Louis. “Sono io. E tu sei Liam, e separi i bianchi dai colorati.”

 

Liam annuisce e ride consapevolmente e sposta il peso da un piede all’altro, la mano afferra la nuca quando abbassa la testa. È alto e muscoloso, delizioso in un modo che intriga Louis ma, per qualche motivo, non appena immagina di stendere Liam sul suo letto e di mangiare brownies direttamente dal suo petto, tutto ciò che vede è il viso di Harry che ride, e lo stomaco di Louis si stringe dolorosamente. Va bene, allora.

 

“Sei già stato qui prima d’ora?” chiede Louis. Questa è una di quelle domande che dovrebbe imparare a memoria, da porre ad ogni persona che entra. Louis non capisce, perché per quanto ne sappia, è davvero facile rovesciare dello yogurt in una tazza. Liam è d’accordo a quanto pare, perché annuisce (sì, di nuovo) e sorride prima di prendere una tazza.

 

Louis lo guarda mentre contempla i gusti dello yogurt, esitando di fronte al cheesecake alla fragola, prima di tornare alla crostata al limone senza grassi. Louis lo aveva classificato come un tipo da cibi senza grassi fin dall’inizio. Bello vedere che le sue capacità divinatorie si sono affinate in quelle cinque ore, da quando ha iniziato il turno. È una capacità che potrebbe andare ad aggiungere nel curriculum.

 

Quando Liam torna alla cassa, la sua coppa è piena fino all’orlo di more e Louis resiste di nuovo alla tentazione di alzare gli occhi al cielo. Qual è il punto nel comprare dello yogurt se lo trasformi in una macedonia di frutta del cazzo? A Louis piace aggiungere il maggior numero di decorazioni che può.

 

Mentre Liam armeggia con il suo portafoglio, scoppia a ridere come se avesse appena realizzato qualcosa. “Sono le 8.00 di un venerdì sera e sto comprando uno yogurt da solo. Sto facendo una bellissima prima impressione, immagino.”

 

Louis alza le spalle. “Amico, io sono quello che ti sta vendendo lo yogurt di venerdì sera, la mia vita non è esattamente un turbinio di emozioni.”

 

“Sì, beh, avevo un appuntamento ma, sai, uno di quei classici casi in cui ti danno buca.” Liam ride e si formano delle rughette agli angoli degli occhi. Sembra stranamente sereno, nonostante gli abbiano dato buca.

 

Louis ridacchia e picchietta le dita sul bancone rosa. “Non pensavo che fosse un classico.”

 

“Per me lo è.” Liam mangia una cucchiaiata del suo yogurt, il pomo d’Adamo sporgente mentre inghiotte. “Il ragazzo mi ha mandato un messaggio mezz’ora dopo l’orario del nostro appuntamento, rifilandomi la scusa del lavoro.”

 

Louis alza le sopracciglia in un’espressione incredula ma non dice nulla, e vede Liam rilassarsi. Si sta facendo interessante. Improvvisamente, Louis si ricorda di Zayn seduto a casa, con cenere di sigaretta accumulata nelle pieghe della mano, mentre volta delicatamente le pagine dei suoi amati libri, e bing, se Louis fosse un personaggio dei cartoni animati, ci sarebbe un’enorme lampadina accesa proprio sopra la sua testa.

 

Louis mangia un verme gommoso, che è severamente vietato, e mentre pende dalla sua bocca, dice con disinvoltura, “Hai da fare domani sera?”

 

Liam alza le sopracciglia, sorpreso, ma non scappa dal negozio e Louis lo considera un passo avanti. “Credo di no, no?” Ride in modo esitante.

 

“Ottimo. Conosci il mio coinquilino Zayn? Capelli a spazzola, occhiali, fuma come una fottuta ciminiera?”

 

“Oh. Oh,” Liam diventa rosso dalla vergogna e abbassa lo sguardo sulla coppa di yogurt, agitando il cucchiaino in aria. Louis si dà una pacca sulla spalla interiormente. “Sì, sì, lo conosco, mi ha detto che gli piaceva la mia maglia di Batman una volta.”

 

Perfetto.

 

“Sì, proprio lui.” Louis è un grande amico, dovrebbe ricevere una medaglia per questo. “Invitalo ad uscire. A mangiare fuori, al cinema, a guardare le stelle, quello che ti pare. Farà bene ad entrambi.”

 

Liam abbassa di nuovo lo sguardo sul suo yogurt e tossicchia a disagio. “Ehm, non sarebbe…” e poi ammutolisce.

 

“Cosa, non sarebbe cosa?” Louis dice spazientito. Ha bisogno di questo lavoro, ha bisogno che Zayn esca di casa in modo che non invecchi e muoia su un’enorme pila di libri polverosi e cenere di sigaretta.

 

“Voglio dire, voi due non state insieme?” Le guance di Liam diventano rosse.

 

Louis ride sguaiatamente. “No, assolutamente no.”

 

“Oh, è solo…” Liam fissa i suoi piedi. “Vi ho visto fuori dal palazzo una volta, sembrava come, ehm, se non voleste essere interrotti.”

 

Ora è la volta di Louis di diventare rosso dalla vergogna. Può solo immaginare come appaiono lui e Zayn quando sono ubriachi e arrapati e quando cercano di raggiungere il loro appartamento. Sicuramente non uno spettacolo decoroso, soprattutto per un ragazzo come Liam che probabilmente arrossisce quando vede un reggiseno nella lavanderia.

 

“Ehm no, eravamo,” Louis agita le mani in aria, “più o meno, ehm, scopamici, non so.” Eloquente come sempre.

 

“Ora non lo siete più?”

 

Louis scuote la testa e infila le mani nelle tasche del grembiule. “No, non proprio.” Vede di nuovo il viso di Harry, ma questa volta lo spinge via. Mentalmente.

 

Liam tossicchia e sorride con cautela. “Ok, ehm, va bene allora. Voglio dire, è un po’ strano, non è vero?”

 

Louis si stringe nelle spalle. Zayn ne ha bisogno, e se Liam accetta così passivamente che gli diano buca, allora ha bisogno di qualcuno come Zayn, riflessivo e focalizzato su una sola persona e decisamente troppo sensibile. “Inquadro facilmente le persone, se devo essere onesto.”

 

Liam inclina la testa, e c’è un luccichio nei suoi occhi che dice a Louis che è un ragazzo con cui potrebbe facilmente fare amicizia. “E come mi hai inquadrato?” Mette la parola “inquadrato” tra virgolette, ed è la cosa più accattivante che Louis abbia mai visto. Zayn non è pronto.

 

Louis mormora e fissa Liam, gli occhi marroni e le sopracciglia spesse e i capelli rasati. Il suo torso è ingiustamente lungo e stretto, non paragonabile ai fianchi sinuosi e alla pancetta di Louis. Indossa un paio di Converse nere, e sembra un ragazzo comune e per niente minaccioso, ma ha scelto le more, e per Louis è da considerarsi un’offesa verso gli altri frutti di bosco. Indipendentemente da ciò, è abbastanza sicuro di riuscire a stendere Liam in un possibile scontro.

 

“Vivi da solo, ma hai una madre che senti spesso e che ti ha cresciuto bene; ti alleni,” Louis gli fa l’occhiolino e Liam arrossisce, “fai una lavoro che ti permette di stare molto tempo fuori da casa, o quello o vai spesso in vacanza, probabilmente fai spesso la polvere alle persiane e scommetto che ci sono le tracce dell’aspirapolvere sul tappeto; la matematica non è il tuo forte, ma non importa perché nel tuo lavoro non sono richieste grandi doti matematiche; separi il tuo bucato come un pazzo ma sei carino perché prendi l’Advil extra forte e non quello disgustoso regolare, e lo lasci fuori dalla porta per i coglioni ubriachi.” Louis sorride dolcemente e d’intesa a Liam, che lo fissa con la bocca aperta e la fronte corrugata.

 

“Come sai tutte queste cose?” chiede Liam, sconvolto.

 

Louis sorride. “Come sono andato?”

 

“Hai azzeccato quasi tutto, in realtà?”

 

“Cosa ho sbagliato?”

 

“Settimana scorsa l’aspirapolvere si è rotta, quindi niente più tracce sul tappeto.”

 

“Ah, che peccato.”

 

“Come hai capito che non sono forte in matematica?” chiede Liam.

 

“Ci hai messo troppo ad ordinare il resto, amico, non era difficile da capire.”

 

Liam ride e butta la coppa ormai vuota nel cestino. “E che lavoro pensi che faccia?”

 

“Costruzioni, penso, perché hai un’unghia rovinata e dei bicipiti spettacolari e hai la linea dell’abbronzatura proprio sulla fronte, il che mi fa pensare che indossi un casco.”

 

“Perché diavolo lavori in una yogurteria? Dovresti essere un detective o qualcosa del genere!” esclama Liam, sorridendo così tanto che i suoi occhi scompaiono.

 

“Il mio talento è sprecato in questa yogurteria, non è vero?” Louis ride. “Allora, per quell’appuntamento?”

 

Liam ridacchia. “Sì, voglio dire, che faccio? Vengo solamente al piano di sopra?” Le sue sopracciglia sono corrugate in aria interrogativa e ride come se fosse la cosa più bizzarra che abbia mai fatto. Probabilmente lo è.

 

“Fatti trovare al nostro appartamento, che è il numero #1204, alle otto” Louis scrive il numero dell’appartamento sul retro della ricevuta e la piega a forma di aeroplanino, per lanciarlo in faccia a Liam. Liam non reagisce nemmeno, e Louis già lo adora. “È strano che i numeri degli appartamento salgano di migliaia in migliaia, ma che non ci sono mille appartamenti nel palazzo, vero?”

 

Liam inclina la testa. “Sei mai stato all’ottavo piano?”

 

“No, mai, ci passo solamente quando striscio ubriaco su per le scale.”

 

“Sì, beh, mancano un sacco di numeri. Si passa dall’815 all’893. Strano, eh?”

 

“Quella palazzina fa schifo,” ridacchia Louis. “Allora ci vediamo domani sera? Mi assicurerò che Zayn sia pronto.”

 

Liam sorride. “È strano che sia, come dire, esaltato?”

 

“Sì, probabilmente, perché per quanto tu ne sappia, Zayn potrebbe essere uno psicopatico omicida e io potrei essere il suo complice.”

 

Liam annuisce serio. “Sì, è un rischio che voglio correre.”

 

“Ti conviene imparare qualche mossa di autodifesa entro domani, Liam” Louis dà un calcio di karatè ad una pila di scatole vuote, che cadono con un tonfo rumoroso, ma fortunatamente, Louis e Liam sono le uniche persone nel negozio.

 

Fissano le scatole e poi Liam scoppia a ridere, una risata che fa vibrare tutto il suo corpo, e Louis non può fare a meno di partecipare.

 

Quando riprendono fiato, Liam allunga la mano per salutarsi con il pugno (probabilmente era in una confraternita al college). “Ci vediamo alle otto, Louis.” Saluta ed esce dal negozio camminando all’indietro, voltandosi solamente quando raggiunge la porta. La campanella tintinna rumorosamente, e Louis lo guarda mentre si affretta lungo il marciapiede, camminando un po’ più vivacemente di prima e con un sorriso stampato sulla faccia.

 

Louis si sente come Gandhi.

 

***

 

La mattina dopo, quando va alla caffetteria in fondo alla strada, Louis trova un altro messaggio dallo sconosciuto, stessa scrittura bislacca, stesso simbolo.

 

Il messaggio di Louis, scritto chissà quando, dice Ho un’anima annebbiata, ed è incorniciato da un’aureola di fiori. Come se potesse disegnare dei fiori intorno alle sue parole.

 

Sotto le sue parole, c’è un nuovo messaggio scritto con un indelebile blu, Sto cercando di trovarti nella nebbia. Quando esce dalla caffetteria, Helplessness Blue dei The Fleet Foxes è in riproduzione e Louis non sa cosa pensare.

 

***

 

Zayn rimane a bocca aperta quando Louis gli dice che gli ha combinato un appuntamento al  buio. Beh, non proprio al buio, dal momento che Liam gli ha detto che lui e Zayn hanno interagito qualche volta, tanto che Zayn si è sentito a proprio agio a commentare l’abbigliamento da supereroe di Liam. Ma ciò nonostante, quando entra in cucina con il caffè e lo avvisa dell’appuntamento, la sorpresa di Zayn è così tanta che lascia cadere la sigaretta mattutina dalla bocca, come se non riuscisse a credere a ciò che Louis sta dicendo.

 

“Un appuntamento?” borbotta Zayn con gli occhi spalancati. Passa una mano tra i capelli che sparano in ogni direzione. Chiaramente si è appena svegliato.

 

Annuendo, Louis porge uno dei caffè a Zayn che lo accetta con una specie di grugnito e un’occhiataccia, bevendolo mentre tiene la floscia sigaretta tra le dita, la cenere che cade sul pavimento, inosservata da entrambi i ragazzi.

 

“Perché?” Zayn infila una fetta di pane nel tostapane, e Louis è lievemente offeso perché è proprio di fronte a lui e il minimo che Zayn potrebbe fare è tostare una fetta anche per lui.

 

“Ne hai bisogno.”

 

“Non ho bisogno di nulla.”

 

Louis alza gli occhi al cielo. Zayn è così melodrammatico, con i suoi tatuaggi e le sue sigarette e i suoi orecchini da pirata e la sua determinazione a rimanere distaccato.

 

“Ne hai bisogno,” dice Louis con fermezza e mette la sua fetta nel tostapane, lanciando un’occhiataccia a Zayn mentre lo fa.

 

Appoggiandosi al bancone, Zayn fissa Louis, le sopracciglia basse sul suo viso. Ha ancora gli occhi assonnati ed è stranamente accattivante e dio, Louis adora Zayn così tanto.

 

“Questo è…” Zayn chiude gli occhi brevemente e il toast spunta fuori dal tostapane, ma entrambi lo ignorano. “È un modo per dirmi di porre fine a questa “cosa” tra di noi?”

 

E questo, questo fa schifo, e lo stomaco di Louis si stringe dolorosamente. “Zayn. ” Louis prende la fetta di pane e ci spalma la marmellata di lamponi sopra. “Zayn, questa “cosa” tra di noi non c’è da molto tempo.”

 

“Credevo ci fosse.”

 

Louis lo guarda. “Dormire insieme quando siamo annoiati non significa nulla, Zayn.”

 

Zayn sussulta, ma è vero, quindi annuisce. “Riguarda Harry, allora?”

 

“Perché, in nome del cielo, dovrebbe riguardare Harry?” Louis non guarda Zayn negli occhi, si china ad aprire il frigo, alla ricerca del succo al mirtillo e melograno, il suo preferito. Zayn lo odia, beve quello alla fragola e mango e Louis pensa che sia la combinazione più disgustosa del mondo.

 

Zayn urta il suo fianco di proposito e allunga la mano per prendere il suo succo, nello scomparto del frigo in cui ci sono tutte le sue merdate biologiche e il pane ai semi integrali. Louis ha collocato tutti i cibi spazzatura nello scomparto sotto a quello. Il loro frigo è molto ordinato.

 

“Lo vuoi.”

 

Sputacchiando il succo, Louis lancia un’occhiataccia a Zayn e calcia la porta del frigo per chiuderla. “No, non è vero, e anche se lo fosse, non è il motivo per cui devi andare all’appuntamento.”

 

Zayn ghigna come se avesse vinto un concorso e tutti i sentimenti positivi che Louis ha sentito per lui qualche minuto prima se ne sono andati, cancellati di colpo da quel sorriso da gatto che ha appena catturato il canarino. Odia Zayn, è un migliore amico terribile.

 

“Lou, hai una cotta?” Zayn infila una cannuccia nel bicchiere di succo e ci soffia dentro, producendo delle bollicine, guardando Louis con gli occhi che brillano attraverso la lunga frangia nera.

 

“No,” Louis batte il piede sul pavimento per dare più enfasi. “No, non ce l’ho.”

 

“Perché batti il piede?”

 

“Per dare enfasi!” esclama Louis e salta, cosicché entrambi i piedi battono sul pavimento ingiallito.

 

“Va bene se hai una cotta, lo sai.” Zayn sorride dolcemente. Ha un baffo di succo sulla bocca.

 

“Non ho una cotta.”

 

“Ok, Lou.”

 

***

 

“Penso di avere una minuscola cotta per Harry.” Louis si butta sul letto di Zayn un paio d’ore più tardi, mentre Zayn si guarda nello specchio a figura intera, sta decidendo tra due paia di jeans assolutamente identici.

 

Zayn annuisce. “Lo so.”

 

“Pensi che lui lo sappia?”

 

Zayn si volta e sorride comprensivamente. I suoi capelli sono gellati in un ciuffo alto ed ha un’aria delicata e misteriosa che Louis non sogna nemmeno di conseguire.

 

“Pensi che lo sappia,” Louis sospira.

 

Zayn alza le spalle e toglie la maglietta, attento a non rovinare la capigliatura. “Non lo so, Lou. Per mesi non ho capito che ti piacevo.”

 

Louis lancia il cuscino di Saetta McQueen a Zayn e lo manca di un centimetro. Non sa nemmeno perché Zayn abbia un cuscino di Saetta McQueen. “Non mi piacevi, volevo solamente scoparti.”

 

La risata di Zayn è attutita quando infila la maglietta bianca, emergendo dal collo con un “pop” e un sorriso enorme. “Stessa cosa”

 

Louis rimane in silenzio per un po’, guardando Zayn che gironzola per la stanza, cercando tra la sua vasta collezione di giacche di pelle. Si siede sul ripiano del bagno mentre Zayn si rade con cura, lasciando la barba molto corta e su cui Louis passa una mano per sentire quanto punge. Zayn profuma di dopobarba quando Louis è così vicino, e questo gli ricorda del perché lui e Zayn una volta erano incredibilmente innamorati.

 

A quanto pare, quando le mosche si innamorano, lo fanno così profondamente che non si innamorano di nessun’altra mosca, perché il codice di comunicazione sinaptico nel cervello viene riscritto completamente. Louis sorride e sbatte i piedi contro gli sportelli degli armadietti.

 

“Cosa dovrei fare?”

 

Zayn lo guarda attraverso lo specchio, la schiuma che si forma agli angoli della bocca mentre si lava i denti con lo spazzolino di Batman luminoso. Louis lo ha di Spiderman, li hanno comprati insieme una notte in cui erano incredibilmente ubriachi.

 

Zayn si china e sputa nel lavandino, fa dei gargarismi con il collutorio e poi si volta verso Louis. “Tu cosa vorresti fare?”

 

“Vorrei prenderlo per mano.”

 

Zayn gli sorride dolcemente e accarezza con il pollice la mascella di Louis. “Allora dovresti dirglielo.”

 

***

 

Harry arriva nel momento in cui Zayn ha il nono attacco di riluttanza riguardo all’appuntamento, ma Louis e Harry riescono a calmarlo, dicendogli che Liam sa che fuma, quindi se la situazione è insostenibile, può scusarsi per una pausa sigaretta e tornare a casa ancora prima che Liam sappia cosa diavolo gli sia successo.

 

Louis pensa che lui e Harry probabilmente non sono delle brave persone.

 

Come previsto, Zayn si trasforma da nerd adorabile a sexy e affascinante cinque minuti prima dell’arrivo di Liam, sbattendo le ciglia fino a quando Liam diventa rosso per l’imbarazzo e il viso di Harry diventa viola, mentre cerca di trattenere le risate. Louis insiste per scattare delle foto con il suo telefono, sostenendo che “è proprio come il ballo di fine anno!”, e Zayn guarda in modo pensieroso nell’obiettivo, mettendo il broncio, il braccio intorno a Liam, che sorride come se fosse stato incoronato re del ballo.

 

Louis spera per il bene di entrambi che l’appuntamento sia perfetto, perché non sopporterebbe l’idea di vedere il sorriso da cucciolo di Liam svanire non appena realizza che l’altro ragazzo l’ha abbandonato, e Zayn si trasformerebbe nella signora Havishman, sdraiato sul divano come un malinconico poeta, fumando fino a quando non gli si forma un buco nella gola.

 

Sì, questo appuntamento deve andare bene, per il bene di tutti.

 

Louis e Harry si affacciano alla porta, salutando Liam e Zayn che percorrono imbarazzati il corridoio, urtandosi timidamente con le spalle. Louis ha un’immagine fugace di come sarà quando sarà padre e vedrà il suo primogenito uscire per il suo primo appuntamento. È un pensiero imbarazzante.

 

Louis urla per il corridoio, attento a non calpestare la testa di Harry, nel punto in cui è sdraiato sul pavimento, la faccia che spunta dalla porta, la guancia spiaccicata contro l’orrida moquette verde del corridoio che assomiglia ad un mucchio di cavolfiori. “Liam!”

 

I due ragazzi si voltano, le sopracciglia di Liam alzate. “Cosa?”

 

“Se gli spezzi il cuore, ti spezzo il collo.” Louis guarda storto Liam, la fronte corrucciata che arriva a fargli male, e finge di sparare due colpi verso i due ragazzi, e poi trascina Harry di nuovo nell’appartamento e sbatte la porta dietro di loro.

 

Harry lo fissa dal pavimento, la bocca tirata in un sorriso ampio. “Ciao.”

 

Louis scivola accanto ad Harry, i piedi che cozzano contro il portaombrelli. “Ciao.” La sua pelle brucia solamente guardando Harry, così distoglie lo sguardo dal centimetro di pelle del fianco in mostra, dove la maglietta di Harry si solleva. Il tessuto è talmente sottile che Louis riesce a vedere i capezzoli. Cazzo.

 

“Che cosa facciamo stasera?”

 

Louis rimane in silenzio, pensando alla domanda di Harry. Potrebbero giocare a Indovina Chi; lo ha trovato sotto il letto e ha voglia di dominare Harry da giorni. Nel gioco, non nel letto. Anche nel letto, probabilmente.

 

Potrebbero preparare la cena e guardare uno degli episodi registrati da Zayn di What Not To Wear. Zayn sostiene che gli piace guardare come vengono trasformati i partecipanti, ma Louis sa che lo guarda solo per Clinton.

 

“Usciamo,” dice Harry dopo un po’, e si appoggia su un gomito per guardare Louis, i capelli gli ricadono negli occhi, un sorriso sfacciato sul volto.

 

Quel concetto è estraneo a Louis in questi giorni, dal momento che ha trascorso il tempo girovagando con Harry, a mangiare e discutere la loro filosofia di vita. Non scopa da un mese e mezzo, è una sensazione strana per Louis. Forse ne ha bisogno, per smettere di pensare a Harry e avere una sana scopata in un lurido bagno di uno squallido club. Non è nello stile di Harry, ma è sicuramente in quello di Louis, probabilmente non sarebbero nemmeno compatibili. Ignora il fatto che le relazioni non nascono perché si hanno gli stessi metodi di abbordaggio, e decide che sì, usciranno, lui si ubriacherà, e scoperà qualcuno che non è Harry.

 

Louis ci mette una vita a preparasi, in parte perché se scopa con una persona a caso, i suoi capelli devono essere perfettamente in ordine, in parte perché gli piace vedere Harry diventare impaziente, sbuffando dal letto di Louis, il lenzuolo tirato sulle gambe. I capelli sono sparpagliati sul cuscino, scuri contro il tessuto e sembra Biancaneve, ma Louis scaccia immediatamente quel pensiero perché non è quello il punto della serata.

 

***

 

Il club è rumoroso e buio e vibrante quando ci arrivano, la pista da ballo pulsante di persone intrecciate le une con le altre, le luci illuminano la pelle esposta e le figure confuse che si dimenano, custodendo loschi segreti negli spazi bui tra loro.

 

Meno di un’ora più tardi, Louis è ubriaco e la pelle brucia sotto il tocco di un uomo alle sue spalle, le grandi mani appoggiate sui suoi fianchi, stringendoli possessivamente ogni volta che qualcuno nota il modo in cui le luci blu si proiettano sugli zigomi di Louis e il suo sedere premuto con fermezza contro la persona muscolosa dietro di lui.

 

L’ultima volta che ha visto Harry, era al bar, chinato su una ragazza con lunghi capelli lisci e biondi, sopracciglia spesse ma ben curate, un sorriso birichino sul viso mentre guardava Harry. Lo stomaco di Louis è sprofondato e si è cercato immediatamente un ragazzo ed eccolo qui, con il fiato caldo di un uomo sul collo.

 

Non appena Louis e l’uomo abbandonano la folla danzante diretti al bagno, incrocia lo sguardo di Harry, Harry che lo fissa dalla parte opposta della stanza buia, con lo sguardo serio e la bocca tesa in una linea sottile.

 

Con la schiena premuta contro la fredda porta metallica del bagno e le scarpe che si conficcano nelle cosce, Louis lo succhia all’uomo scuro di capelli, ignorando il fatto che non abbia un paio di fossette e che i suoi capelli siano perfettamente lisci.

 

Quando l’uomo offre di ritornare il favore, lo scaccia alzando gli occhi al cielo. “Devo pisciare, amore, la prossima volta.” Non ci sarà una prossima volta, ovviamente, ma l’uomo dà un’alzata di spalle ed esce dal bagno.

 

Con un sospiro, Louis scivola tremante sul pavimento, scegliendo di non pensare alle piastrelle appiccicose e al fatto che probabilmente ci sia una fila di persone in attesa. L’alcool gli offusca la mente, fosco e denso come la nebbia, ma è sobrio abbastanza per rendersi conto di quanto patetico sia, nascosto nel bagno mentre Harry probabilmente si sta dando da fare con la bella ragazza del bar.

 

La mascella gli duole. L’uomo aveva un pene grande e lo spingeva nella bocca di Louis con una certa forza, tanto che ora Louis sente la mandibola leggermente bloccata. Stringe e massaggia la mascella un paio di volte. Sente il sapore amaro dello sperma in bocca e vorrebbe avere a portata di mano una gomma da masticare o qualcosa del genere.

 

Louis tira fuori il telefono dalla tasca stretta dei jeans, lo sblocca e fissa l’immagine di sfondo di lui e Harry, l’ultima volta che si sono ubriacati e sono finiti a comprare un pesce rosso al negozio di animali. Il pesce è morto tre giorni dopo e gli hanno organizzato un vero e proprio funerale, seppellendolo nella sporcizia del parco. È abbastanza sicuro che Harry ha pianto, ma non ricorda se dalla tristezza o dal ridere.

 

Sn così ubriaco z vglio buttarmi nello scarico.

 

Zayn risponde dopo pochi secondi e Louis ringrazia la sua buona stella che il suo migliore amico è attento ai suoi bisogni, anche quando è ad un appuntamento. Lou ti voglio bene bevi un po’ d’acqua non quella del water ok.

 

Louis sbuffa. H si sta dndo da fare cn qualc1 :(

 

:( stai attento quando ti vendichi tesoro.

 

Zayn lo conosce così bene. Già ftt aveva un cazzo grande qnt una mazza da bbbbaseball faceva schifo.

 

Lou lo sai che voglio che tu sia felice ma devi volerlo anche tu.

 

Louis non risponde al messaggio. Non ha bisogno della verità stasera. Sbatte la testa contro il muro, ascoltando i rumori delle persone che si stanno dando da fare nel bagno accanto, i gemiti bassi e il suono scivoloso di una persona che viene scopata. È osceno sentire i suoni del piacere altrui, ma Louis non si muove da lì, e si sente come il peggior essere umano sulla terra.

 

“Qualcuno ha una penna?” chiede dopo un po’, non aspettandosi una risposta, ma pochi secondi dopo un pennarello rotola sotto la porta. Si domanda chi potrebbe portare un indelebile al club, ma al momento, non è il pensiero più importante.

 

La porta del bagno è disgustosa, coperta di scarabocchi di tette e cazzi e di farneticamenti di ubriachi. Qualcuno ha disegnato una graziosa replica di quello che sembra il castello di Hogwarts, con la Guferia e tutto il resto. Louis pensa di scrivere un messaggio di complimenti sotto il disegno, prima di realizzare che l’autore non avrà occasione di leggerlo. Questo lo rende triste.

 

La mano di Louis trema e ci mette decisamente troppo tempo a scribacchiare le parole sul metallo, ma quando lo ha fatto, si accovaccia e ammira la sua opera da ubriaco. Le curve della g sono sghembe e le t sono più grandi di quanto dovrebbero, ma le parole Penso di essermi innamorato brillano tristemente sulla porta, come se fossero in grado di percepire la sua disperazione nel scriverlo.

 

Firma il messaggio, svuota la vescica e barcolla fuori dal bagno, ritrovandosi tra la massa in movimento. Il DJ sta passando una strana versione di quella che dovrebbe essere una canzone di Usher. Odia Usher. Odia il DJ e odia quel club e vuole un frullato.

 

Louis trova Harry al bar, ancora con la Ragazza Sopracciglia, la cui gonna è talmente corta che Louis si ritrova a sghignazzare, gesto per cui Louis si sente vagamente in colpa, ma in quel momento, tutto quello che vuole fare è infilarsi tra Harry e la ragazza.

 

“Ehi, Lou!” Il sorriso di Harry è ampio ed ebbro, le guance arrossate e gli occhi ludici per l’alcool, i capelli scompigliati come se ci avesse passato ripetutamente la mano, una cosa che Louis sa che fa spesso quando è ubriaco. Odia il fatto di saperlo. “Lei è Cara, è una modella!”

 

Louis annuisce ad entrambi ed ordina uno shottino, che beve al colpo e che poi picchia violentemente sul bancone. Cazzo, odia la tequila, ha il gusto di piscia di dinosauro, che non ha mai assaggiato, ma sospetta che abbia lo stesso sapore della tequila.

 

“Di cosa credi che sappia la piscia di dinosauro?” chiede ad  alta voce, e la Ragazza Sopracciglia lo guarda in modo strano, mentre Harry inclina la testa come se stesse seriamente riflettendo sulla domanda di Louis.

 

“Probabilmente un mix di quella birra analcolica di merda e l’acqua che è rimasta nel frigo sullo stesso ripiano della lattuga e dei broccoli.” Harry annuisce con sicurezza, come se la sua definizione di piscia di dinosauro fosse la definizione accettata da tutti, e Louis deve ammettere che potrebbe essere, perché è peggio della semplice tequila, anche se odia comunque la tequila.

 

“Sono d’accordo, Harold.” Quando si volta per guardare la ragazza, nota che se n’è andata, ma Harry non sembra minimamente irritato, sta ancora sorridendo a Louis tutto ubriaco e felice come se Louis non avesse appena scacciato la scopata della serata.

 

“Era proprio carina, quella ragazza,” Louis dice e beve un sorso della bevanda di colore rosa brillante che Harry stava sorseggiando. C’è un ombrellino nel bicchiere, che è dio, è così incredibilmente da Harry che Louis vorrebbe cavarsi gli occhi con lo stesso.

 

“Lo era?” Harry ride e riprende il suo drink. “Non lo avevo notato.”

 

Louis lo guarda, e Harry sostiene il suo sguardo.

 

“Dai, andiamo a ballare.” Gli occhi di Harry sono scuri, la bocca tirata in un mezzo sorriso, stravagante ed allegro come se non avesse alcuna preoccupazione al mondo. Louis odia che sia così, ma annuisce e lascia che Harry lo trascini sulla pista da ballo.

 

Ballano troppo vicini e non vicini abbastanza, la folla che li spinge l’uno verso l’altro finché Louis può sentire il calore del corpo di Harry emanarsi verso di lui. La sua pelle è sudata, le gocce di sudore luccicano sulle clavicole sopra la maglia e Louis brama di leccargliele e sentire il gusto salato, ma si trattiene e non avvolge le mani intorno alla stretta vita di Harry, come vorrebbe.

 

Invece, ballano a pochi centimetri di distanza, centimetri che sono pieni di tutto quello che Louis vorrebbe dire ma è troppo spaventato per farlo, tutto quello che ha scritto sulle porte dei bagni. Harry lo guarda, i capelli schiacciati sulla fronte e gli occhi socchiusi e Louis rabbrividisce sotto il suo sguardo, può sentire gli occhi di Harry che vagano sul suo corpo come asteroidi, vagano come se Harry non sapesse decidere quale parte di Louis vuole guardare di più. Rabbrividisce sotto tutta quell’attenzione e finge che Harry lo guardi come Louis vorrebbe.

 

***

 

Barcollano fuori dal locale ad un orario che Louis non si prende la briga di sapere, camminano ubriachi per la strada oltrepassando coppie avvinghiate sotto la luce dei lampioni e taxi pieni di persone senza inibizioni. Louis invidia tutti loro, per il semplice modo in cui si attaccano gli uni agli altri. Lo vorrebbe anche lui.

 

Nonostante il caldo incessante, la pelle d’oca erompe sulle braccia di Louis mentre passeggiano per le strade buie finché non rimangono da soli, nessuna macchina intorno a loro, nessuna persona, solo le luci tremolanti delle strade e le ombre di alti edifici messi in rilievo contro la luna argentata che riversa ovunque il suo bagliore. La pelle di Harry è pallida, vellutata con le guance arrossate, e le lunghe braccia che si scontrano con quelle di Louis.

 

“Sono così ubriaco” mormora Harry, e per poco non finisce contro un lampione, prima che Louis lo afferri, spostandosi in un punto sotto l’alone di luce. Degli insetti svolazzano intorno alla luce, causando un baluginio ininterrotto, e gli occhi di Harry cambiano rapidamente colore, dal verde al grigio all’oro e viceversa, elettrici come le maree oceaniche e le piogge di meteoriti. Louis è troppo ubriaco per inventare metafore cosmiche riguardo agli occhi di Harry, ma cosa ci può fare.

 

Harry allunga una mano e afferra la mascella di Louis, le lunghe dita che si aggrappano a lui, premendo sul punto che duole. “Sei davvero bellissimo, Lou, lo sai.” Harry sorride, piccolo e innocente come se non avesse idea di quello che sta facendo a Louis.

 

Louis scuote la testa, ma a quel punto Harry afferra la mascella con entrambe le mani, costringendolo ad annuire, piccoli sbuffi di risate che gli sfuggono dal naso. È tutto quello che Louis può fare per non avvicinarsi e diminuire la distanza tra loro e leccare l’alcool dalla bocca di Harry.

 

Harry unisce le loro fronti, premendo contro quella di Louis, con le dita che tengono la mascella di Louis come se fosse fatto di vetro, sorprendentemente delicato per un ragazzo che trasforma il metallo in arte per sopravvivere. Il suo fiato era amaro a causa dell’alcool, caldo contro il labbro superiore di Louis e Louis riesce a sentire Harry ovunque, sente le dita dei piedi che si toccano, e il calore della sua pelle che riscalda quella di Louis, e le sue dita che si incastrano perfettamente dietro le orecchie di Louis.

 

“Sai, a volte penso che potremmo dominare il mondo,” Harry mormora, le parole dolci ed intrappolate nello spazio tra di loro, in bilico, mentre pezzi del cuore di Louis si staccano e volano via.

 

***

 

C’è una piscina pubblica vicino all’appartamento di Louis, dove Niall ha lavorato come istruttore di nuoto per esattamente tre giorni prima di venire licenziato per essere stato coinvolto in una gara di parolacce con un ragazzino di dodici anni. A Niall piace raccontare questa storia alle feste, così da intrattenere il pubblico ad alta voce con tutte le parolacce del famigerato dodicenne. A quanto pare, Niall gli ha offerto un gelato subito dopo essere stato licenziato, proprio perché era rimasto impressionato dalla bocca del ragazzo. Niall è davvero uno strano tipo, Louis pensa.

 

Louis e Harry stanno di fronte all’imponente recinzione che li separa dalla cerulea acqua cristallina che si trova a soli dieci passi da loro, sembra fresca in un modo allettante rispetto al caldo appiccicoso che li ricopre come una coperta.

 

Dal punto in cui stanno sul marciapiede, riescono a vedere la segreteria buia, il trampolino perfettamente immobile, le seggiole dei bagnini vuote.

 

Louis non ha idea di quello che stanno facendo ad una piscina pubblica, ma al loro passaggio, la testa ancora vorticante per quello che era successo sotto la luce del lampione e lo stomaco sottosopra, Harry aveva spalancato le lunghe braccia da scimmia ed era rimasto a guardare la piscina con la bocca spalancata come se non avesse mai visto una piscina pubblica prima di quel momento. I suoi occhi si erano illuminati, e prima che Louis se ne rendesse conto, i due erano spiaccicati contro la recinzione, il freddo metallo contro la pelle accaldata di Louis. Il suo sangue è troppo caldo ora, specialmente per il modo in cui Harry è pressato contro di lui, caldo e che si contorce per l’eccitazione.

 

“Lou, oh mio dio, Lou,” Harry si volta verso di lui, gli occhi lucidi e spalancati come quelli di un bambino. “Andiamo a nuotare, Lou,” e prima che Louis possa rispondere, Harry solleva le gambe traballanti per scalare la recinzione. È aggraziato quanto un elefantino, le gambe che si agitano mentre si spinge fino in cima, i jeans che si stringono peccaminosamente intorno alle cosce magre.

 

In nessun modo Louis è in grado di scalare una recinzione in breve tempo; Louis farebbe qualsiasi cosa mentre è ubriaco: raderebbe la forma di un pene nei peli della gamba di Zayn mentre dorme, si esibirebbe in uno striptease sul bancone di un bar; permetterebbe a chiunque di fargli qualsiasi cosa. Ma non scalerà una recinzione metallica, con il sedere che sporge dietro di lui, mentre l’attuale oggetto delle sue attenzioni lo guarda annaspare intanto che scende dalla rete. Non è una cosa che succederà stasera. L’alcool nel sangue di Louis è d’accordo con lui, così come la vocina nella sua testa che continua a ripetere “Louis Louis Louis, è una cattiva idea !!! Non vuoi strappare i pantaloni !!!! Non vuoi renderti ridicolo davanti a Harry !!”. Quella voce assomiglia sospettosamente a quella di Liam.

 

Scuotendo la testa, Louis agita la recinzione tanto che Harry, seduto in cima, strilla a gran voce e afferra saldamente la rete con le mani, lanciando un’occhiataccia a Louis. “Andiamo, Haz, scendi, andiamo a casa.”

 

“No, voglio andare a nuotare.” Harry è petulante, la bocca piegata in un broncio, le labbra ad arco sono rosse e seducenti. Louis vorrebbe morderlo.

 

“Io non voglio.”

 

“Sì che vuoi. Fa così caldo e abbiamo ballato fino a poco fa, naturalmente vuoi andare a nuotare.” Harry ammicca a Louis, e si volta e salta giù dalla recinzione, atterrando goffamente con un rotolino da cui si rialza come un ginnasta olimpico, gettando le braccia in aria e tirando in fuori il sedere. Louis lo odia, dio, lo odia così tanto.

 

“Louis,” Harry si avvicina alla recinzione, di fronte a Louis, il viso a pochi centimetri di distanza da quello di Louis. Ha delle lentiggini sul naso bruciato dal sole, la pelle dorata per essere stato in giro così tanto quest’estate. Piega la testa per essere all’altezza di Louis, finché i loro nasi si sfiorano attraverso la rete, e i suoi occhi brillano di un color verde intenso, reso ancora più acceso dal blu della piscina illuminata dietro di lui. “Louis, tu vuoi andare a nuotare.”

 

Cazzo. È sempre più difficile resistere ad Harry quando i suoi occhi vitrei stanno fissando Louis in quel modo, quando, per la seconda volta in una trentina di minuti, Louis può sentire il fiato caldo di Harry contro il labbro superiore. Si sente stordito, disorientato, ubriaco. Di cosa, non ne è sicuro. D’alcool o di Harry, è fondamentalmente la stessa cosa.

 

Tremando, Louis dondola la testa avanti e indietro, e si concentra sui peletti agli angoli interni delle sopracciglia di Harry, in modo da non dover guardare il modo in cui lo sguardo di Harry lo sta trapassando.

 

Harry allunga un dito attraverso la rete e stuzzica la guancia di Louis. “Sì che vuoi.” Quel gesto si trasforma in una carezza, e la pelle di Louis brucia nei punti in cui Harry lo tocca, quando il ragazzo fa scivolare il dito lungo lo zigomo finché può sentire l’unghia affilata di Harry all’angolo della bocca. Rabbrividisce.

 

“Sono ubriaco, non posso scalare una recinzione.”

 

“Sì che puoi, Lou,” mormora Harry. “Io l’ho fatto e non sono esattamente la persona più aggraziata di questo mondo.”

 

Louis ridacchia e Harry sorride, quel sorriso ampio e inebetito che fa quando è sorpreso di aver fatto ridere Louis, ed è quindi incredibilmente soddisfatto di se stesso.

 

Quando Louis allunga le mani e afferra la fredda rete tra le dita, Harry lancia un urletto di incoraggiamento e si allontana dalla recinzione, togliendosi la maglietta mentre lo fa. Louis deglutisce a fatica, osserva i tatuaggi ormai familiari sul petto e sulle braccia di Harry che risplendono sulla pelle abbronzata, neri come la pece al buio. Louis odia Harry, lo odia immensamente.

 

Quando Louis attera goffamente dall’altra parte della recinzione, Harry si esibisce in una sorta di routine da cheerleader in cui tenta un calcio alto, i muscoli della pancia che ondeggiano mentre balla.

 

“Sei un idiota, oh mio dio.” Louis sfila la maglietta, il tessuto appiccicato alla schiena sudata, e non perdendosi il modo in cui gli occhi di Harry vagano sul suo corpo, leggendo le parole tatuate sul petto.

 

Harry si stringe nelle spalle. “It is what it is, sai?” Ghigna selvaggiamente e poi si lascia cadere sull’erba bagnata di rugiada per togliersi gli skinny jeans, rivelando un paio di slip neri incredibilmente stressi, il cui elastico è aderente sulla v dello stomaco ben definita, le ossa dell’anca sporgenti come quelle di un uccellino appena nato. La bocca di Louis si asciuga e contemporaneamente si riempie di saliva ed è una sensazione piuttosto disarmante mentre è piantato sul posto, a guardare i muscoli della schiena di Harry che si avvicina al bordo della piscina, le dita dei piedi che si arricciano sulle piastrelle. Le cosce sono pallide, i peli brillanti al chiaro di luna. Per qualche ragione, la parte posteriore delle ginocchia risulta assolutamente adorabile a Louis, le piccole pieghe arrossate, sudate a causa dei jeans, e Louis si odia per quello che sta provando.

 

“Belle mutande, Haz.” Louis sfila i jeans e si avvicina a Harry, guardando il riflesso delle loro figure che ondeggia sull’acqua. Ci sono delle piccole luci subacquee che brillano dal fondo di piastrelle, lanciando fasci di luce sui loro corpi seminudi.

 

“Grazie, so di essere bello,” Harry ridacchia e fa schioccare l’elastico degli slip contro il fianco, e senza preavviso, si tuffa a bomba nella piscina, con l’acqua che schizza da tutte le parti. Louis strilla, facendo un saltello all’indietro, e guarda la figura scura di Harry che si distende sott’acqua, i capelli che si muovono intorno alla sua testa come gli esseri che abitano il Lago Nero in Harry Potter. Louis è così ubriaco.

 

Quando Harry riaffiora in superficie, molto vicino ai piedi di Louis, scuote i capelli, le gocce d’acqua che colpiscono le gambe di Louis. “Sei una minaccia, Styles.”

 

Harry annuisce tranquillamente. “Hai intenzione di entrare?”

 

“No. Ho intenzione di rimanere seduto qui e guardarti mentre fai la sirenetta.” Louis si lascia cadere sul bordo della piscina e sbatte i piedi nell’acqua, spruzzandone un po’ in faccia ad Harry con le dita.

 

Harry mette il broncio e poi si capovolge all’indietro con uno schizzo rumoroso, dimenandosi in quella che Louis pensa sia l’imitazione di una sirena, ma in realtà sembra che stia cercando di liberarsi da un qualche tipo di catena. Oddio, Harry Styles e il bondage, Louis vuole vomitare.

 

Harry spunta dall’acqua con un ringhio rumoroso, a denti scoperti. Sembra un cucciolo di leone bagnato. È ridicolo. Louis è ridicolo.

 

Mentre Harry si avvicina a Louis nuotando, l’acqua che si infrange contro i suoi fianchi stretti, la frequenza cardiaca di Louis aumenta, il cuore vuole saltare fuori dal petto, battendo così forte che Louis è sicuro che Harry possa sentirlo sopra il rombo lontano delle automobili e i rumori più deboli dell’acqua. Sotto la superficie, i pollici di Harry accarezzano le ossa delle caviglie di Louis, morbidi e delicati come una piuma finché le dita circondano le caviglie di Louis, tenendolo fermo sul posto.

 

“Cosa stai facendo?”

 

Harry si stringe nelle spalle, gli angoli della bocca sollevati in un mezzo sorriso. Non risponde, e Louis lo osserva mentre fa scivolare le mani lungo i suoi polpacci, fino a superare le ginocchia, fissando Louis intensamente quando rabbrividisce.

 

“Freddo?” La voce di Harry è morbida, riecheggia sull’acqua e sembra quasi spettrale, vuota.

 

Louis scuote la testa. In realtà è l’opposto, riesce a sentire il calore di quella notte afosa contro le sue spalle, umido e assurdamente pesante, e il calore del corpo di Harry che si trasmette attraverso i pochi centimetri di acqua tra di loro.

 

Le mani di Harry si fermano proprio sopra le cosce nude di Louis, i pollici che premono sulla pelle morbida dell’interno coscia, e i mignoli che sfiorano appena i bordi delle mutande di Louis, tutte asciutte, tranne per i bordi, dove Harry lo ha spruzzato.

 

Con la testa che gira, Louis pensa che quando Harry toglierà le mani dalle sue gambe, l’impronta delle sue mani e le spire e le linee delle dita saranno marchiate a fuoco nella sua pelle, replicando perfettamente la grandezza delle mani di Harry, magre e abbronzate contro la pelle pallida delle cosce di Louis.

 

Quindi le cose stanno così: Louis è seduto sul bordo della piscina, le gambe a penzoloni nell’acqua calda, e Harry, Harry con i suoi occhi e la sua bocca e le sue mani sulle cosce di Louis, gli sorride dolcemente con delle gocce d’acqua intrappolate tra le ciglia, la bocca arricciata e rossa e lucida a causa dell’acqua della piscina. I pollici si muovono disegnando dei piccoli cerchi sulla pelle e Louis ha un improvviso lampo di consapevolezza delle sue gambe, prima che Harry si solleva e annusa il profilo della mascella di Louis, il respiro caldo contro il collo. Si chiede se Harry riesca a sentire il battito accelerato del suo cuore, forte e martellante nel tranquillo spazio tra di Loro. Si chiede, mentre sente il respiro caldo contro l’orecchio, se Harry riesca a percepire come le dita di Louis si contraggono, disperate di toccarlo e che invece sono strette a pugno vicino ai suoi fianchi.

 

L’acqua colpisce silenziosamente i bordi della piscina, e H sta perfettamente immobile tra le gambe di Louis, con il naso affondato tra i capelli dietro alle orecchie, il respiro che solletica la pelle sensibile lì dietro. Le parole corrono veloce nella mente di Louis, Cosa stai facendo? e Posso toccarti? e Cristo, sono innamorato di te e soprattutto, Ti voglio ti voglio ti voglio.

 

“Profumi.” La voce di Harry è attutita dai capelli di Louis, e Louis fa un respiro profondo, inconsapevole del fatto che stesse trattenendo il respiro.

 

“Di cosa?” domanda Louis dolcemente, fissando l’indicazione dei 3 metri di profondità che brilla sott’acqua oltre la spalla di Harry. Riesce a vedere le ombre dei loro corpi sul fondo della piscina e sembrano una persona sola.

 

Harry si tira indietro e lascia scivolare le mani lungo le gambe di Louis fino alle ginocchia, che inizia a picchiettare con i pollici, seguendo un ritmo che solo Harry è in grado di sentire. Harry canticchia a bocca chiusa e sorride, inebetito, gli occhi ancora leggermente lucidi a causa dell’alcool. “Profumi di te.”

 

“Ed è un buon profumo?”

 

Harry inclina la testa ed annuisce. Sotto la luce della luna e con il bagliore della piscina dietro di lui, i suoi occhi sembrano elettrici, dei puntini di luce dorata danzano intorno al nero della pupilla dilatata, anelli di color verde mare tutt’intorno. Sta fissando Louis, e Louis ricambia lo sguardo. Una sirena inizia a suonare in lontananza, un suono lungo e basso e lamentoso. Louis vuole toccare le clavicole e tracciare le rondini tatuate con l’unghia, vuole sapere quali suoni Harry produce quando viene baciato, vuole disperatamente sapere se Harry abbia capito quanto Louis si sia abituato a volerlo così tanto da sentire un dolore costante alle ossa e alle pupille, alle articolazioni e alla spina dorsale finché non si sente ferito e abbattuto dall’intensità di quei sentimenti. Si domanda se Harry prova la stessa cosa.

 

Vengono colti di sorpresa da un forte “ehi!” e dal rumore tintinnante di chiavi appese ad una cintura, e quando distolgono lo sguardo l’uno dall’altro, un uomo immenso sta arrancando verso di loro, la faccia tutta rossa mentre agita il pugno nella loro direzione. “Non vi è permesso di stare qui.”

 

Harry si lascia sfuggire una risata e si solleva per uscire dall’acqua, e Louis ha pochi secondi per guardare il modo in cui i bicipiti di Harry si contraggono quando si issa sul bordo della piscina, prima che Harry afferri le sue mani e i loro vestiti e trascini Louis alla recinzione, le ginocchia che si urtano e le mani che sfregano dolorosamente contro il metallo tagliente della rete.

 

Le urla dell’uomo si affievoliscono in lontananza, mentre i due ragazzi percorrono la strada deserta a tutta velocità, i piedi bagnati che colpiscono il cemento e i jeans che sventolano come bandiere dietro di loro mentre fuggono come uccelli in volo. Il cuore di Louis batte così velocemente che potrebbe saltare fuori dal petto, e quando si volta di lato, la testa di Harry è buttata all’indietro in una risata rauca, il collo scoperto e i ricci bagnati che gli sferzano il viso. Per un momento, sembra che stia per prendere il volo e Louis si sente triste, tremendamente ed inspiegabilmente triste, quindi costringe Harry a fermarsi, ad un isolato di distanza dalla piscina, dove le strade sono silenziose e spettrali, illuminati da singoli lampioni.

 

“Oddio, è stato fantastico!” A Harry manca il respiro, il petto ansante, gli occhi spalancati e lucidi per le risate. “Mi sono sentito come un uccello.”

 

Louis annuisce tranquillamente. Avrebbe voluto sentirsi come un uccello anche lui. “Dovremmo andare a casa.”

 

Quando raggiungono l’edificio di Louis, si aspetta che Harry barcolli per la tromba delle scale insieme a lui, ma si blocca fuori dalla porta sul marciapiede, scrocchiando le dita ansiosamente, gli occhi ancora scintillanti per le risate, ma la bocca tirata in un sorriso dispiaciuto.

 

“Non vieni dentro?” domanda Louis, con un piede già nella porta. Tutto ciò che vuole è il suo letto e non gli dispiacerebbe avere una presenza calda accanto, ed è abituato a trovare l’impronta di due teste sui cuscini dopo una nottata passata ad ubriacarsi con Harry.

 

Harry scuote la testa e, oh. “Dovrei smaltire la sbronza nel mio letto.”

 

E quello è. Okay. Va bene. Non è come se avessero un tacito accordo sullo smaltire la sbronza insieme, è solamente per avere un sostegno morale il mattino successivo. Ma Louis annuisce a scatti e sbatte la porta tra lui e Harry, voltandosi verso le scale in modo da non vedere lo sguardo sorpreso sul volto di Harry.

 

Louis è bravo a dormire da solo, lo ha fatto prima di Zayn e Harry, può farlo ora.

 

L’appartamento è buio e vuoto, Zayn non è ancora a casa, perché non ci sono le sue scarpe accanto alla porta e la cucina è esattamente come Louis e Harry l’hanno lasciata dopo aver cenato velocemente con cibi precotti. Louis non ha mai dormito senza Zayn nell’appartamento.

 

Insicuro di riuscire a raggiungere la camera da letto, Louis si lascia cadere sul divano, sfila la biancheria bagnata, sdraiandosi in modo da sentire l’aria fresca che entra dalla finestra.

 

Può ancora sentire l’alcool scorrere in lui, la scarica d’adrenalina per la fuga dalla piscina, la pura energia che associa alla presenza di Harry, ma non è sufficiente a mettere a tacere la dolorosa consapevolezza di quanto Louis sia solo.

 

***

 

Louis si sveglia il mattino successivo con il sole che lo colpisce direttamente negli occhi, un peso sulle gambe e il leggero tintinnio di un cucchiaio contro una ciotola.

 

“Ciao.” Di mattina, la voce di Zayn è grezza, arrochita a causa del sonno e delle sigarette.

 

Louis sbatte ripetutamente le palpebre, con gli occhi gonfi e la testa martellante. “Ciao.”

 

Zayn è seduto sulle gambe di Louis in boxer che Louis è sicuro siano di Niall, perché sono bianchi con dei piccoli quadrifogli verdi, e in una felpa con la cerniera completamente aperta per mettere in mostra i tatuaggi sulle clavicole. C’è del latte che gocciola dal suo mento e sta mangiando una cucchiaiata di quelli che sembrano Cheerios. Ci sono delle occhiaie violacee sotto gli occhi di Zayn. Louis si domanda a che ora sia rientrato dall’appuntamento.

 

Borbottando confusamente, Louis cerca a tentoni di prendere la ciotola da Zayn e Zayn alza gli occhi al cieli prima di passarla a Louis, che ne mangia alcuni bocconi lentamente. Cheerios glassati. L’unico tipo di cereale che Zayn mangia.

 

“Non mangiarmeli tutti, stronzetto.”

 

Louis mangia un paio di cucchiaiate prima di riconsegnare la ciotola a Zayn e di sedersi in modo da poter appoggiare la testa sulla spalla dell’amico, sentendo il muscolo muoversi quando Zayn riprende a mangiare.

 

“Come è andato l’appuntamento?” Louis disegna dei piccoli cerchi sul ginocchio di Zayn, il dito che liscia i peli sparpagliati ai lati della sporgenza ossuta.

 

Zayn si stringe nelle spalle, ma Louis lo conosce. Zayn non sarebbe lì seduto ad aspettare che Louis si svegli, se non avesse qualcosa di importante da dirgli.

 

“È stato bello. Liam è dolce.”

 

Louis annuisce ed estrae le gambe in modo da appoggiarle sopra a quelle di Zayn. Zayn gli parlerà di Liam a suo tempo, pensa. Sente che Zayn appoggia la ciotola, e poi c’è il rumore schioccante dell’accendino e l’odore di fumo riempie le narici di Louis, acre e pungente e fastidioso per quanto è presto. Controlla l’ora dal telefono. È mezzogiorno. Comunque.

 

“Come mai sei tornato a casa così tardi?”

 

Zayn tossicchia.

 

“Veramente, non sono rientrato fino,” Zayn tossicchia di nuovo e si tocca delicatamente le labbra mentre aspira, “ehm, fino a questa mattina.”

 

Oh. “Oh.”

 

“Sì.”

 

“Che bello.”

 

Zayn inclina la testa in modo che la sua guancia appoggi sui capelli di Louis, che sono  diventati duri a causa del sudore e del gel e cristo, probabilmente ha dello sperma tra i capelli.

 

“Lo è?”

 

“È cosa?”

 

“Bello? Cioè, va bene?”

 

Con un sospiro, Louis si allontana e si stende di nuovo sul divano, la testa che appoggia sui jeans della sera precedente, che a quanto pare ha usato a mo’ di cuscino. Louis non è sorpreso di avere un dolore atroce al collo. “Certo che lo è. Voglio che tu sia felice.”

 

Zayn annuisce e offre la sigaretta a Louis, che scuote la testa, ma che prende comunque, reggendola in modo impacciato tra le dita. È inesperto. Aspira, strozzandosi leggermente con il fumo. Louis sapeva che c’era una ragione se non fumava.

 

Zayn lo osserva, i grandi occhiali che scivolano un po’ lungo il naso, e Louis riesce a vedere i segni rossi ai lati del naso dove appoggia la montatura. Quei segni rendono Louis inspiegabilmente triste. “Voglio che anche tu sia felice, lo sai.”

 

Louis annuisce. Anche lui vorrebbe essere felice. Si alza dal divano, si avvia lungo il corridoio lasciando Zayn lì seduto, con il sole che illumina gli anelli di fumo nell’aria, e crolla a faccia in giù sul suo letto.

 

***

 

Sdraiato sul letto a faccia in giù, con il sole che gli brucia la schiena, Louis considera la sua situazione. Lui sente, in questo preciso momento, i postumi della sbornia. La schiena gli duole per non essersi mosso per un paio d’ore, ed è abbastanza sicuro di aver messo la testa in un piatto di nachos quando si è lasciato cadere sul letto. Louis allunga un braccio, tocca i capelli. Sì, quella è salsa. È sdraiato nei nachos e, fino ad ora, non se n’era accorto.

 

Oh, giusto, e Louis probabilmente è innamorato di un ragazzo che conosce da pochi mesi.

 

Pensa molto intensamente a quelle parole e poi si prende una pausa da tutti quei pensieri e mangia lentamente un Kit Kat che trova sotto una pila di riviste “People”, che non ammetterà mai di leggere. Borbotta le parole nel cuscino cosicché solo il suo pinguino di peluche possa sentirle. Louis rotola sulla schiena in modo da guardare il decrepito ventilatore a soffitto con il labirinto di ragnatele che lo adorna.

 

“Mi piace Harry.” Pronuncia le parole con cautela e hanno un sapore vecchio e polveroso, come se non fossero mai state utilizzate, come se fossero state nascoste su una mensola, in attesa del Momento Giusto.

 

Louis si mette a sedere in modo da vedersi nello specchio che appoggia alla parete di fronte al letto. La pancia rotola fuori dai boxer e la schiaccia pigramente, guardandola formare dei rotolini. Louis sospira pesantemente. Dovrebbe iniziare ad andare in palestra regolarmente. Louis si guarda nello specchio, i capelli unti e tutti appiattiti su un lato, gli occhiali che scivolano lungo il naso perché il suo viso è tutto sudato per essere stato al sole per tutto il pomeriggio. Sono le 16.38, come dicono i numeri verdi della sveglia. Louis ha un mal di testa delle dimensioni di un orso polare che sta seduto sul suo cervello.

 

“Mi piace Harry.” Louis fissa le labbra mentre formano le parole e fuoriescono dalla bocca come farfalle morte. “Mi piace Harry.” Più forte, questa volta, tanto che la voce graffia per l’abuso.

 

Louis si alza dal letto, le gambe un poco traballanti, dal momento che è la prima volta che si alza in piedi da quando è crollato nel letto due ore prima. Il sole splende, disegnando delle figure geometriche sul pavimento e Louis salta da figura a figura finché non si trova di fronte alla finestra aperta, i rumori delle automobili e le sirene che risuonano nella stanza. Un fragoroso rumore metallico arriva alla finestra di Louis, e si affaccia per guardare un tizio buttare la spazzatura nei bidoni di fronte alla porta sul retro della palazzina.

 

Louis pianta le mani sul davanzale della finestra e si sporge quanto può, senza cadere di sotto. “HO UNA FOTTUTISSIMA COTTA PER HARRY!” Un uccello gracchia, spaventato, e si posa con un turbinio di ali sul bordo della scala antincendio. L’uomo con la spazzatura si guarda nervosamente intorno. Salutandolo allegramente, Louis sorride, e mormora tranquillamente a se stesso, “potrei essere innamorato di Harry.”

 

Louis si volta, corre per la minuscola stanza, spalanca la porta e scivola lungo il corridoio, fermandosi di colpo di fronte a Zayn, che sta facendo yoga davanti alla tv, dove stanno passando una puntata de I Maghi di Waverly. Louis non conosce il motivo, ma Disney Channel sembra essere il canale più popolare da guardare nel loro appartamento. Comunque.

 

“Zayn.”

 

Zayn emette un grugnito.

 

“Zayn, rialzati dalla posa del cane.”

 

Zayn lo guarda a testa in giù, attraverso le gambe magre. I capelli gli ricadono negli occhi, gli occhiali gli rimangono a stento sul naso. Louis pensa che sarebbe una mossa intelligente togliere gli occhiali prima di tentare una posizione dello yoga a testa in giù. “Cosa?”

 

“Sono innamorato di Harry.”

 

Zayn crolla sul pavimento con un lungo sospiro e si stende sulla pancia, la faccia schiacciata contro il tappetino da yoga rosa brillante. Il cuore di Louis duole, quindi si avvicina lentamente e si stende accanto a Zayn, unendo i loro volti tanto che i nasi sono schiacciati l’uno contro l’altro e riesce a sentire la plastica della montatura contro gli zigomi.

 

“Sono innamorato di Harry,” ripete, a voce bassa. “Che cosa devo fare?”

 

Zayn lo guarda, gli occhi dolci, delle occhiaie violacee sotto gli occhi per essere stato alzato fino a tardi a leggere e scrivere ed essere Zayn. “Che cosa vuoi…”, ma Louis lo interrompe.

 

“Zayn, ti prego di non fare il Socratico con me in questo momento, ho bisogno che tu mi dica cosa fare.”

 

Zayn si avvicina, appoggia il labbro superiore piegato in un sorrisino contro quello di Louis ed espira, soddisfatto. “Devi andare a prendertelo.”

 

“Devo?”

 

Zayn sbatte le palpebre una volta, lentamente, come conferma.

 

“Quando?”

 

“Adesso.”

 

“Adesso?”

 

Zayn annuisce.

 

“Va bene.” Louis scatta in piedi, stando attento a non colpire Zayn sul viso, e Zayn rotola sulla schiena, appoggiando la testa su un braccio. “Va bene.” Può farcela. Può andare a prendersi Harry, può dire ad Harry tutto quello che prova. È facile. È facile.

 

“Devo andare.” Guarda Zayn dall’alto, il suo sorriso dolce e il petto nudo e i capelli morbidi.

 

Zayn annuisce. “Sì, devi.”

 

Louis infila le scarpe, prende una maglietta che dovrebbe essere di Zayn dallo schienale del divano, e ignora il fatto che indossi dei boxer usati da tre giorni e nient’altro.

 

Proprio mentre spalanca la porta, un’energia maniacale che scorre nelle vene, la voce tranquilla di Zayn lo chiama dal soggiorno. “Lou.”

 

“Cosa?” Louis volta la testa all’indietro.

 

Zayn è ritornato nella posa del cane, i pantaloncini della tuta che cadono dai fianchi. Ha tolto gli occhiali e lo guarda teneramente e felice. “Buona fortuna.”

 

Louis annuisce energicamente, saluta Zayn con la mano che non sta reggendo il telefono, e sbatte la porta dietro di sé.

 

***

 

“Hai del cibo tra i capelli.” Gli occhi del ragazzino sono grandi e blu e sta stringendo saldamente la borsa di sua madre, come se pensasse che Louis stia per iniziare a dimenarsi come un pazzo.

 

L’autobus sobbalza su una buca sulla Novantaquattresima Strada, quella in cui Harry ha provato a fare il bagno ad una tartaruga una volta. Louis calcola nella mente che si trova a tre fermate dallo studio di Harry, se ricorda correttamente.

 

Louis si tocca i capelli. Estrae un peperone verde e lo offre al bambino, che scuote lentamente la testa. “No, grazie, non dovrei accettare cibo dagli sconosciuti.” Sua mamma (Louis presume) sta con la testa appoggiata al finestrino, le cuffie nelle orecchie. Louis vorrebbe dirle quanto è impressionato dal comportamento del figlio.

 

Louis annuisce. “Giusto.” Infila il peperone verde nella bocca.

 

Il bambino lo sta fissando.

 

“Dove stai andando?” Finge di ammirare lo zaino dei Power Rangers del ragazzino, e gli dà un drammatico pollice in su.

 

“Sto andando alla festa di compleanno del mio amico Jimmy. Compie otto anni.” Il ragazzino mostra goffamente nove dita.

 

“Che cosa gli hai regalato?”

 

L’autista dell’autobus urla, “Novantaquattresima e Winston!” Due fermate.

 

“Gli ho preso un dinosauro giocattolo, perché è il nostro animale preferito. Dove stai andando?”

 

Louis gli sorride. “Vado a dire all’amore della mia vita che voglio stare con lui.”

 

“L’amore della tua vita è un ragazzo?” Gli occhi del bambino sono enormi e curiosi, incorniciati da corte ciglia bionde.

 

Louis annuisce e il viso del ragazzino si apre in un sorriso enorme, piccoli denti quadrati e labbra rosse screpolate e guance paffute. “Spero che ricambi!”

 

Louis ridacchia. “Anche io, piccolo, anche io.”

 

***

 

Lo studio di Harry è un vecchio magazzino che un amico di suo padre gli lascia usare come posto di lavoro. È situato all’angolo di una strada molto trafficata, e di una praticamente deserta, permettendo che un lato dell’edificio venga utilizzato come luogo di accumulo di rottami metallici che sembrano ammucchiati a caso, ma Louis sa, avendo fatto un tour del posto, che tutto è in realtà molto ordinato.

 

Può vedere la bici di Harry appoggiata al muro a lato della porta, quindi Louis capisce che è qui. Louis salta giù dall’autobus, salutando il suo nuovo amico il cui viso è appiccicato al finestrino del bus. Louis inciampa leggermente sul marciapiede e guarda verso il magazzino, all’enorme porta scorrevole di metallo, e determinato, cammina impettito verso l’edificio.

 

Con un fragore e un cigolio, la porta si apre, assestandosi con un fracasso terribile.

 

Harry sta di fronte al tavolo da saldatura, indossando una maschera enorme che lo fa assomigliare ad Iron Man, e un lungo grembiule avvolto intorno alla vita stretta. È chinato sul tavolo, le scintille che volano dalla specie di bastone che ha in mano, e una massiccia forma di metallo non ancora lavorata è sul tavolo davanti a lui, incandescente e brillante.

 

Louis non vede niente di tutto questo. Tutto quello che vede è la schiena muscolosa di Harry che si muove sotto alla maglietta sporca, il sudore che luccica sulla sua nuca, e soprattutto, l’enorme e travolgente collezione di sculture che occupa una buona metà dello studio, alte e di aspetto affilato e tutte più o meno della stessa forma, Louis realizza subito dopo, tutti uccelli in volo, sostenuti da alte aste. Ci sono anche delle lamiere usate come ali, che pendono dal soffitto, sospese grazie a corde intrecciate. Un brivido scorre lungo la schiene di Louis alla vista di una scultura dipinta di nero e rosso, gli occhi fatti di rondelle annerite e la bocca spalancata fatta di quella che sembra una lamiera frastagliata. Sembra che stia volando verso Louis, con un’apertura alare enorme, almeno otto piedi di larghezza.

 

Quando Louis chiude la porta dietro di sé, sbatte di nuovo, e questa volta Harry alza lo sguardo, il viso nascosto dietro alla maschera protettiva, i guanti da saldatore che gli coprono le braccia fino ai gomiti.

 

Lo strumento con cui stava lavorando si spegne, il sibilo delle scintille muore, lasciando solo il silenzio, ed il tintinnio occasionale del metallo quando gli uccelli che pendono dal soffitto sbatacchiano tra di loro. L’unica luce proviene dalle decine di lucernari sul tetto, i fasci di luce che disegnano motivi geometrici sul pavimento di cemento.

 

Louis e Harry si fissano. O almeno, Louis pensa che Harry lo stia fissando. Indossa ancora la maschera da saldatura, quindi potrebbe guardare qualcosa che sta oltre la spalla di Louis, per quanto ne sappia.

 

“Che ci fai qui?” La voce di Harry arriva ovattata, e sfila i guanti, scoprendo gli avambracci assurdamente lunghi e abbronzati, i gomiti nodosi.

 

Louis deglutisce bruscamente e sfrega le mani sudate sui boxer, realizzando solamente ora, che ha indossato per tutta la giornata. Beh, questo è imbarazzante. “Devo dirti una cosa.”

 

“Perché hai della salsa sui capelli?”

 

“Ero sdraiato nei nachos.”

 

Harry annuisce, il metallo della visiera che tintinna. I ricci sono tirati all’indietro, in piccoli ciuffetti sparpagliati. Louis non sarebbe sorpreso se Harry indossasse una fascetta sotto quella maschera.

 

“Cosa sono quelli?” Louis indica la collezione di sculture, quelle più grandi che pendono dal soffitto, quelle piccole e medie sul pavimento in una sorta di gregge, o qualunque sia il nome che si riferisce ad una grande quantità di uccelli.

 

Harry sfila la maschera da saldatura e la lascia cadere sul tavolo in acciaio con un botto. Indossa veramente una fascetta sotto alla maschera. Il suo viso è rosso, sudato e si passa una mano sulla faccia, strofinandosi l’angolo dell’occhio. Le occhiaie sono scure e violacee, quasi livide, e Louis si domanda se Harry abbia i postumi della sbronza, o quanto abbia dormito la notte scorsa.

 

Schiarendosi la voce, e pulendosi le mani su un panno sporco, Harry dice “è, ehm…”, tossicchia e si asciuga la fronte con una manica, “è come se fosse, ehm, come…” abbassa la voce, “una cosa identificativa, è…”

 

“Perché non sei rimasto ieri sera?”

 

Harry smette di borbottare e guarda verso Louis, gli occhi verde chiaro e penetranti. Si stringe lentamente nelle spalle, il collo della maglietta scivola di lato, mettendo in mostra le clavicole sudate e sporgenti. Louis vuole morderlo, vuole sempre morderlo.

 

E tutto ad un tratto, Louis è così arrabbiato, talmente furioso che sta tremando, e cammina impettito verso Harry finché non si trova ad un paio di centimetri da lui, abbastanza vicino da vedere il petto ansante di Harry sotto alla maglietta, da vedere le gocce di sudore lungo l’attaccatura dei capelli. Louis ribolle di rabbia, i pugni serrati vicino ai fianchi e dio, se non adorasse vedere Harry tutto sudato e così attraente e virile, gli darebbe un pugno perché cazzo, è proprio uno stronzo.

 

“Cazzo, sei proprio uno stronzo!” Louis esplode, e si lancia in avanti per colpire Harry sul petto. Harry abbassa lo sguardo sul petto e poi lo rialza sul viso di Louis, mentre Louis si allontana da lui, troppo arrabbiato e agitato e sessualmente frustato per stargli vicino. “Tu! Tu fai queste cose! Ti aggiri con quella bocca e sei così e sai cosa?”

 

“Cosa?”

 

“Voglio baciarti!” La voce di Louis riecheggia contro le mura d’acciaio del magazzino, ritornando indietro con un forte ronzio. “Voglio baciarti continuamente e ti odio! Te ne stai lì con quegli occhi e dio, tu sei gentile con Zayn, e con quella tartaruga! E bevi bevande rosa e lo fai sembrare così sexy, non lo sopporto! E questo! Questo!” Louis indica con un ampio gesto del braccio le sculture sopra di loro. “Tu crei arte! Tu crei arte, io non faccio un cazzo e tu vai in giro ad essere una sorta di eroe!”

 

Harry è silenzioso, mentre guarda Louis, e la mancanza di una risposta rende Louis così arrabbiato che vuole piangere, che è un’aggiunta sfortunata alla rabbia di Louis a volte. Non c’è niente di peggio che piangere quando urli contro a qualcuno.

 

“E! Sai cos’altro?”

 

Harry scuote la testa. Louis non riesce a decifrare la sua espressione, la bocca tirata in una linea priva di emozioni, gli occhi socchiusi.

 

“Ti amo!” Louis grida, e Harry fa un passo indietro a causa della forza di quel grido, gli occhi che si allargano allo sfogo di Louis, che riecheggia contro gli alti soffitti e vibra leggermente tutt’intorno. “Ma questo,” muove il braccio avanti e indietro tra di loro, “questo non accade a me! Due mesi fa scopavo con Zayn sul nostro divano, sai, ed è come se, io sono, ehm, non lo so nemmeno!” Louis inizia a incespicare nelle parole, cerca di parlare in fretta per farle uscire, e vuole che Harry possa dare una sbirciatina nel suo cervello e vedere tutto quello che c’è dentro, invece di doverlo esprimere a parole. Louis vuole semplicemente avvicinarsi e baciare la faccia sudata di Harry, ma lo sa, sa che deve tirare fuori le parole ora, o non lo farà mai.

 

“Tu mi rendi così…”, Louis sospira e abbassa le spalle, chiudendosi in se stesso, la sua voce ritorna ad un tono normale con un sospiro, “arrabbiato. Sai? Mi fai impazzire perché…”, tossicchia e sfrega il naso con una mano, “ho capito che nulla importa se tu non ci sei. E che potrei essere innamorato di te. Lo sono già, credo.”

 

Louis sta respirando affannosamente e può sentire il sudore lungo l’attaccatura dei capelli, può sentire la salsa che cola sul collo. Si sente disgustoso e accaldato e sudato e ansioso e ha messo letteralmente tutto quello che ha in prima linea per questo ragazzo, la sua dignità e il suo orgoglio e anche il suo stile di vita, cazzo, ha gettato tutto al vento a causa della persona di fronte a lui, Harry, con le mani giunte e il suo sguardo attento e Louis, beh, vuole tutto e vuole essere in grado di dirlo tutte le volte che può. Vorrebbe solamente portare con sé un lettore cd tutto il tempo in modo che come colonna sonora di una conversazione con Harry ci sia una registrazione di Louis che dice Ti amo ti amo ti amo, in questo modo, Harry non se lo dimentica.

 

“Dillo di nuovo.” La voce di Harry è bassa, tremante.

 

“Cosa?”

 

“Dillo,” fa un gesto. “Di nuovo.”

 

“Penso di amarti.”

 

“Dillo più forte.”

 

“Ti amo, cazzo, sento di stare per scoppiare per questo.” Il cuore di Louis batte così forte che non riesce quasi a sentire le parole successive di Harry.

 

“Dillo davvero, davvero forte.”

 

“SONO INNAMORATO DI TE!” Louis urla talmente forte da non sentire la risata euforica di Harry quando il suo grido rimbomba contro il muro d’acciaio, ma può vedere lo sguardo stupito negli occhi di Harry, può vedere la curva del suo collo quando Harry getta la testa all’indietro, ridendo come se avesse appena scalato una montagna o salvato la vita a qualcuno. O come se fosse scampato dall’annegamento nella salsa d’arachidi.

 

La risata di Harry si spegne e osserva Louis, un sorrisino gli arriccia gli angoli della bocca, lucida e rosata contro la pelle abbronzata del viso. “Vieni qui.”

 

“Perché?” Louis lo guarda con un’espressione corrucciata.

 

“Vieni qui e basta, dio, se così odioso.”

 

Louis si avvicina fino a quando le punte dei piedi si sfiorano e può sentire il calore del corpo di Harry, può vedere le sue ciglia da vicino, ingarbugliate agli angoli, gli occhi verdi ampi e, Louis spera, adoranti. Harry allunga il pollice ruvido e preme l’angolo dell’occhio di Louis, accarezzando l’occhiaia violacea e poi afferra la testa di Louis con entrambe le mani, le dita che si incastrano perfettamente dietro le sue orecchie e i pollici che accarezzano gli zigomi. Le sue mani sono enormi, sudate e callose e Louis riesce a sentire ogni particella del suo corpo fare le capriole, elettrico come se avesse infilato un dita nella presa della corrente.

 

Harry si avvicina, la sua bocca sfiora quella di Louis, e Louis deve trattenere l’impulso di unire le loro labbra, ma poi Harry parla. “Sei, senza dubbio, la persona più irritante che abbia mai avuto il piacere di conoscere.”

 

Con uno sbuffo indignato, Louis cerca di allontanarsi, ma le mani di Harry sulla sua mascella lo tengono fermo e Harry si avvicina di nuovo, e la pelle di Louis brucia nel punto in cui Harry appoggia delicatamente le labbra, sull’angolo della bocca, sull’angolo dell’occhio, sugli zigomi. Louis riesce a sentire il battito accelerato e lo conforta sapere che Harry è tanto nervoso quanto Louis. Quando Harry parla di nuovo, le sue parole vengono attutite dal collo di Louis, la bocca che sfiora la giugulare. “Sono innamorato di te dal momento in cui mi hai chiesto che cosa pensassi del quadro di Turner. Sono innamorato di te dalla sera in cui mi hai detto di avere incubi ricorrenti sul rimanere incollato con i piedi al pavimento. Sono innamorato di te dal giorno in cui ti ho visto parlare al telefono con tua madre per ore e non riuscivo a smettere di guardarti sorridere.”

 

Louis è scosso dalle parole di Harry, e vuole fare un passo indietro e voltarsi, per nascondere il viso mentre ascolta, ricevere tutto senza dover guardare Harry negli occhi quando allontana il viso dal collo di Louis per osservarlo, a pochi centimetri di distanza. Continua. “Sono innamorato di te dal momento in cui mi hai detto che tutto quello che vuoi dalla vita è un giardino e quattro bambini e l’abbonamento alle partite del Manchester United. Sono innamorato di te da esattamente 60 giorni e 8 ore e ho una voglia matta di baciarti in questo momento.” Harry gli sorride dolcemente, le fossette ben visibili, profonde e marcate.

 

Louis non riesce a respirare. Louis non riesce a respirare, cazzo. Sporge solamente il mento verso Harry. “E cosa hai intenzione di fare a riguardo?”

 

Harry alza gli occhi al cielo, e mentre mormora “il più irritante”, unisce le loro bocche con così tanta leggerezza che Louis si sente svenire, il sangue pulsa violentemente contro le sue tempie, i piedi intorpiditi, e quando avvolge le mani intorno al collo di Harry e tra i suoi capelli, non riesce a sentire le dita.

 

La bocca di Harry si schiude intorno a quella di Louis, umida e calda e i polmoni di Louis non reagiscono quando le mani di Harry scivolano dal collo alle spalle, una mano enorme continua la corsa lungo la schiena per aggrapparsi al fianco sotto alla maglietta logora, l’altra sulla spalla lo tiene fermo sul posto. Louis si sente piccolo, come se Harry torreggiasse su di lui, e si spinge sulle punte dei piedi per baciarlo con più insistenza, leccando l’incavo della bocca e assaporando il sapore osceno di Harry Harry Harry, di caffè e di sigarette e di qualcosa di metallico che pizzica deliziosamente sulla lingua di Louis.

 

“Volevo,” Harry preme la bocca all’angolo di quella di Louis, “farlo,” morde la sua mascella, “da così tanto tempo.” Espira pesantemente e annusa il profilo della mascella di Louis, spingendo la testa di Louis all’indietro con la punta delle dita mentre lo fa, il respiro caldo che solletica la pelle sensibile del collo di Louis.

 

“Da quanto tempo?” Louis ansima, le dita che cercano di aggrapparsi al collo sudato di Harry, e si chiudono saldamente intorno alle ciocche di capelli sulla nuca.

 

Harry si tira indietro, gli occhi che cercano il viso di Louis. “Da quando mi hai detto che Nick aveva insultato il modo in cui strappavi i biglietti. Avrei voluto baciarti in quel preciso momento, davanti a tutti in quello stupido museo.”

 

Louis geme e riavvicina Harry, baciandolo con passione, mormorando contro la sua bocca, “non è uno stupido museo.”

 

Harry sbuffa. “Lo è, ma lo adoro perché tu lo adori. Ora zitto e baciami, stupido.” Mordicchia il labbro inferiore di Louis e poi con una specie di ringhio, afferra le cosce di Louis proprio sotto la curva del sedere.

 

Sentendosi sollevato in aria, Louis strilla prima di atterrare sulla superficie fredda e dura del tavolo da saldatura, il freddo che si infiltra attraverso i boxer sottili. I talloni sbattono contro il lato d’acciaio, provocando un fracasso terribile, ed entrambi trasaliscono al rumore improvviso, poi ridono.

 

Harry sta respirando affannosamente, gli sbuffi caldi e pesanti contro la clavicola di Louis, e lascia cadere la testa alla base del collo di Louis, riprendendo fiato. Louis infila le dita tra i capelli di Harry, le ciocche morbide e setose scivolano tra le dita, appiattite sulla testa a causa della maschera.

 

“Perché non indossi i pantaloni?” Harry mormora, facendo scorrere le dita oltre i bordi dei boxer di Louis, calde e callose contro la pelle morbida delle cosce di Louis. Gli ricorda in modo allarmante quello che è successo la sera prima in piscina, e Louis prega che nessun addetto alla sicurezza corpulento li interrompa questa volta.

 

“Ero di fretta.”

 

Al che, Harry alza lo sguardo dalle mani che scivolavano lungo le cosce di Louis, e gli sorride felicemente. “Di fretta per venire ad urlarmi contro, intendi?”

 

“Yep.” Louis risponde, enfatizzando la p.

 

Le mani di Harry scivolano sotto i boxer di Louis, il tocco delicato come una piuma, e Louis rabbrividisce, sentendo la pelle d’oca erompere sulle braccia.

 

“Ti faccio un pompino ora, okay?” Harry lo guarda, le sopracciglia inarcate interrogativamente, innocente ed ingenuo, le labbra rosate socchiuse in modo fottutamente invitante. Louis dimentica come si respira e si limita ad annuire senza parole mentre Harry afferra l’elastico teso dei suoi boxer a righe.

 

Harry lo bacia lentamente, leccando l’interno del labbro inferiore di Louis e le creste dei suoi denti, sorridendo contro la sua bocca come se non riuscisse a trattenersi, e Louis lo sa, sa come ci si sente, come se il fuoco sprizzasse dalla punta delle dita, come se gli occhi bruciassero nelle orbite, come se tutti gli arti si staccassero e volassero via.

 

Mentre Harry incolla la bocca al collo di Louis, Louis guarda oltre la spalla di Harry verso la massa di sculture di fronte a lui, le enormi ed intimidatorie ali spiegate ed i becchi spalancati, la struttura di ogni uccello delicatamente massiccia.

 

Ce n’è uno in un angolo. È più piccolo degli altri ed è dipinto di un azzurro cielo, fatto di quelle che sembrano strisce di metallo intrecciate. Le ali sono curvate dolcemente, arcuate in una curva perfetta, ripiegate contro il corpo dell’uccello. Mentre Louis lo guarda, osserva la sua solitudine e l’isolamento dal resto degli uccelli, si sente come se fosse in aria, unendosi agli uccelli appesi al soffitto in volo, ed è come se stesse volteggiando.

 

***

 

Non è fino a più tardi, molto più tardi, abbastanza tardi che l’unica luce nella stanza di Harry proviene dalla piccola luce sul balcone, e dal bagliore argenteo della luna piena, che Louis legge il messaggio di Niall. Louis è sdraiato nel letto di Harry, le lenzuola tirate sulle gambe nude, ed è accaldato e appagato e c’è una rientranza a forma di Harry nel letto accanto a lui, e con il fischio di Harry che proviene dalla cucina dove sta preparando uno spuntino notturno, uova e bacon. Louis è sudato ed appiccicoso, ed inizia a sentire i crampi al sedere per essere stato a letto per così tanto tempo, ma si sente così soddisfatto e ben scopato; non vuole muoversi da lì, vorrebbe stare nel letto di Harry per sempre e sentire l’odore della sua colonia e del fumo di sigaretta sul cuscino, e guardare Harry nudo che si aggira nella cucina fischiettando una canzone di Beyoncé.

 

Quando controlla il telefono, c’è un messaggio di Niall, alle 23.45, anche se ora sono le due di notte.

 

Ho visto un tuo mex al Dancing Daisy, c’è qualcs ke vuoi dire al tuo migliore amico Niall?

 

Niall è l’unica persona che conosce questa abitudine di Louis, perché Louis non può mentirgli, e perché una volta quando Louis stava scrivendo qualcosa e non aveva risposto ad uno degli infiniti monologhi di Niall riguardo al metodo migliore per fare un ditalino ad una ragazza, Niall aveva infilato la testa sotto la porta del bagno e aveva beccato Louis a scrivere un messaggio, quindi. Non ha potuto mantenere il segreto dopo quell’episodio.

 

Il Dancing Daisy è il club dove Harry e Louis si trovavano la notte precedente, e sorride, perché ricorda quello che ha scritto: Penso di essermi innamorato.

 

Prima che Louis possa rispondere, riceve un altro messaggio da Niall. Qualc1 ti ha risposto.

 

Con dita ansiose, Louis risponde al messaggio, con il cuore in gola, Che cosa dice? Con un sussulto si rende conto che lo sconosciuto che risponde ai suoi messaggi doveva essere al club la notte scorsa, probabilmente nello stesso momento in cui c’era Louis, e sente una strana sensazione strisciare sotto la sua pelle, sapendo che qualcuno che ha visto i suoi pensieri più intimi fosse nella stessa stanza, e lui non lo sapeva nemmeno. È strano essere così in ansia per una persona sconosciuta che si firma con il simbolo di un uccello, sentire come se ci fosse una connessione tra loro, ma questa persona pensa che Louis sia qualcuno a cui vale la pena rispondere, ed ogni volta che Louis vede una nuova risposta, si sente come se qualcuno là fuori nell’universo  stesse osservando i suoi sforzi quotidiani, mandandogli dei piccoli messaggi di supporto con i piccioni viaggiatori o la consegna via gufo o i segnali di fumo. O qualcosa del genere. Qualcosa di rivoluzionario ed esilarante, non sembra che stiano comunicando attraverso le porte dei bagni, sembra che stiano comunicando attraverso la vibrazione delle galassie o terremoti a larga scala.

 

È firmato con 1 simbolo strano lol io e Josh non riusciamo a capire che cos’è.

 

Perché tu e Josh siete nello stesso bagno, il simbolo è un uccello, e cristo Ni qual è la risposta.

 

Niall non risponde per un po’ e Louis rimane steso a letto, con il telefono appoggiato sulla faccia, in attesa di una risposta, le dita che picchiettano con ansia sul materasso. Non è fino a venti minuti più tardi, quando Harry ritorna in stanza tenendo in equilibrio due piatti e due bicchieri di latte, un ampio sorriso sul volto, che Niall invia la risposta e Louis sblocca velocemente il telefono per leggere il messaggio.

 

“Come mai stai sorridendo?” Harry si raggomitola sul letto, lasciando cadere alcune briciole dalla bocca, dove tiene un pezzo di pane tostato.

 

Louis scuote la testa, un sorrisino sul viso mentre guarda le lettere minuscole sullo schermo del suo telefono. Gli piace Harry, potrebbe anche amarlo, probabilmente, molto probabilmente, quasi sicuramente, ma questa cosa, è strana ed è qualcosa di completamente diverso ed è tutta di Louis, e non è sicuro di essere pronto a rinunciarci per un ragazzo con degli occhi che fanno sentire Louis in capo al mondo.

 

Mentre Harry mastica il pezzo di pane tostato e di tanto in tanto fa dei lievi versi d’apprezzamento, appoggiato alla testiera del letto con gli occhi chiusi beatamente, Louis rilegge il messaggio per tre volte, ed ogni volta che lo legge, la sua pelle formicola leggermente.

 

Dice “Anche io”.

 

***

 

Harry trascorre molto del suo tempo a letto, Louis realizza. Non è una specie di scoperta rivoluzionaria per Louis, anzi è ben consapevole del fatto che Harry sonnecchi come un gatto, molto spesso e apparentemente a caso, e che possa addormentarsi in qualsiasi posizione e in qualsiasi situazione.

 

Ogni volta che Louis invia un messaggio a Harry, chiedendo cosa stia facendo, si aspetta una qualche risposta emozionante come Sto comprando della panna acida o Mi sto masturbando nella doccia al pensiero delle tue ciglia o Sto creando una scultura rivoluzionaria che verrà esposta all’Istituto d’Arte, tutto quello che riceve invece sono messaggi del tipo Sto sonnecchiando o Sono a letto a guardare il canale della scienza o Mi sto alzando dal letto per venire a farti godere. Il che, sicuramente, è incredibilmente eccitante, dal momento che Louis non sa mai in anticipo se i messaggi di Harry lo indurranno a fermarsi a riflettere sulla propria esistenza, se verrà bombardato da foto in cui Harry sembra un gattino assonnato, o se sarà eccitato oltre ogni immaginazione e aspetterà con ansia sulla porta l’arrivo di Harry, un sorriso sulle labbra e le dita che si allungano verso Louis.

 

Il punto, Louis dice a se stesso, mentre scrive nello schema “Prospero” per “stregone nella commedia romantica Shakespeariana”, è che lui e Harry si ritrovano molto spesso a letto, e il più delle volte non è nulla di sessuale. Amano solamente stare a letto. Ed inoltre, il sesso non si limita al letto. Hanno battezzato il divano di Harry nelle prime ventiquattro ore successive alla Dichiarazione.

 

“H., parola di cinque lettere per disegno ripetitivo su tessuto?” Louis tocca la testa di Harry con il gomito e Harry borbotta qualcosa contro il cuscino su cui è disteso accanto a Louis, la faccia spiaccicata contro il materasso mentre sonnecchia nel letto. È un mercoledì, una settimana o due dopo La Dichiarazione, e il sole pomeridiano d’agosto disegna delle linee sul letto, brillando attraverso le strane persiane di legno di Harry, e l’aria condizionata funziona, quindi si sta deliziosamente nell’appartamento. Louis è seduto con la schiena appoggiata alla testiera, le gambe incrociate, le dita dei piedi che si agitano a ritmo della canzone di Passenger che si diffonde nella stanza dal complicato impianto audio di Harry. C’è una tazza di tè sul comodino accanto al letto, e si sta godendo la tranquillità di quel momento, sentendo il respiro di Harry contro l’anca, la pelle calda della spalla di Harry che preme contro la sua coscia.

 

“Scusami, non ho sentito, che cosa hai detto?” Louis picchietta la penna contro le labbra e guarda il cruciverba. È del 2009, perché Harry conserva tutti i giornali per usarli quando lavora, ma Louis è troppo povero per comprarne uno per sé, quindi fa le parole crociate dai vecchi giornali di Harry.

 

Harry alza la testa. Ha una striscia rossa sulla guancia e i ricci sono tutti scompigliati. “Trama.” Sorride a Louis, rilassato e assonnato, e poi lascia ricadere la testa sul cuscino.

 

Louis annuisce. Beh, ci sta. “Grazie, tesoro.” Sorride a Harry, al suo braccio tatuato con cui copre gli occhi dalla luce del sole, alla sua schiena dove il sole disegna delle forme sulla pelle.

 

Passa alla definizione successiva ed Harry inspira ed espira regolarmente accanto a lui.

 

***

 

Questo è il punto: Louis spesso non si sente come un essere umano. In realtà, spesso si sente come una specie di robot. Ed è curioso, perché per qualcuno che sente un sorprendente senso di apatia verso il mondo in generale, si sente intrappolato nella routine e nelle attività quotidiane della sua vita. Solo una volta, pensa, gli piacerebbe fare qualcosa che gli cambia la vita o qualcosa di pazzo. Alcuni giorni valuta l’idea di camminare di fronte ad un autobus in corsa, non perché ha istinti suicidi, solamente per vedere che cosa succede, solamente per esercitare il proprio libero arbitrio. Gli piace dire cose e fare cose irragionevoli e del tutto superflue, ma è bello sapere che può farlo, se vuole. Alcuni giorni è sopraffatto dalla propria libertà, per il semplice fatto che con un piccolo gesto, potrebbe cambiare il corso di tutta la sua vita. Ed è costantemente consumato dal desiderio di far accadere cose, cose davvero grandi, cose che farebbero ruotare il suo piccolo mondo nel verso opposto. Vuole fare qualcosa di talmente importante che le persone lo indicheranno e sussurreranno, dicendo “eccolo, è Lui”.

 

A stare con Harry ci si sente proprio in questo modo.

 

Stanno fuori dal condominio di Louis alle 11 di sera, Harry sta fumando una sigaretta e lascia cadere la cenere sul marciapiede sporco, condividono gli auricolari, con Cat Power che suona tranquillamente nelle loro orecchie. Non stanno parlando tra di loro, perché non ne hanno bisogno. Sono due ordinari essere umani che esistono ordinariamente, facendo cose insignificanti come fumare una sigaretta sulla strada, mentre la sirena di un’ambulanza strilla dall’altra parte della città, e un uomo passeggia con il suo cane.

 

Ma qualcosa di così ordinario come essere accanto ad Harry sembra essere un momento monumentalmente importante; le persone passeggiano accanto a loro, continuando a voltare la testa mentre passano, perché non riescono a smettere di guardare il ragazzo alto con la bocca arricciata attorno alla sigaretta, che dondola leggermente la testa a ritmo di musica, e l’altro ragazzo che giocherella accanto a lui, strisciando un piede sul marciapiede e legando il cavo delle cuffie in un nodo. Louis pensa che siano questa cosa che sta accadendo, un grande cambiamento nel cosmo, come se fossero sull’orlo di qualcosa di enorme, ed ogni volta che Harry lo guarda o gli accarezza il fianco con le dita, o mentre sta preparando la cena e Louis è seduto al tavolo a leggere, Louis rabbrividisce e le correnti d’aria cambiano direzione.

 

***

 

“Allora, tu sei quello che ha fatto perdere completamente la testa al nostro Louis?” Niall guarda verso Harry, i capelli biondi che risplendono alla luce del sole. Una zebra sbuffa da qualche parte alla loro sinistra, e Louis sa che normalmente Niall avrebbe il viso premuto contro le sbarre del recinto delle zebre, ma ora stanno accanto al chioschetto dove è possibile comprare il cibo con cui sfamare le capre, e Niall sta guardando Harry con le sopracciglia corrugate e le mani sui fianchi.

 

Louis alza gli occhi al cielo. “Taci, Niall, non ho perso completamente la testa.”

 

Niall non si prende nemmeno la briga di guardarlo. “Sì invece, Lou, mi hai mandato un sms l’altro giorno in cui mi chiedevi se Styles-Tomlinson fosse un cognome troppo lungo.”

 

Harry sembra allegro e Louis vuole tirare un pugno a Niall. “Questa è una sporca bugia, Horan.”

 

“Non lo è. Hai detto, e ti cito, Styles-Tomlinson suona bene oppure credi che la gente penserà meno di me perché il mio cognome è al secondo posto?”

 

Louis scuote la testa e allunga il mangime in pellet attraverso le sbarre per la capra che ha affettuosamente chiamato Arthur. “Ascolta Niall mentre fa il monello, Arthur, e ricorda a te stesso di non farti mai per amico un irlandese.” La capra annuisce selvaggiamente con la testa, e Louis guarda in modo trionfante verso Niall e Harry, ma si sono allontanati per raggiungere Liam e Zayn, fermi di fronte alla gabbia delle giraffe, interessati a tutto meno che alle giraffe. Liam sta guardando Zayn in adorazione, mentre Zayn striscia i piedi e dice qualcosa con un sorrisino, le mani in tasca.

 

Per qualche ragione sconosciuta, Harry si era svegliato quella mattina e aveva deciso che era il giorno perfetto per andare allo zoo, e quindi Louis aveva trascinato Zayn fuori dal letto e l’aveva obbligato a chiamare Liam, e aveva mandato un messaggio a Niall, che era, naturalmente, più che entusiasta di andare allo zoo. A quanto pare Niall va allo zoo molto spesso, e quando Louis gli chiede con chi ci va, Niall alza le spalle e risponde semplicemente “amico, non hai bisogno di amici per guardare i delfini,” che, pensandoci bene, è una cosa strana da dire, dal momento che allo zoo non c’è la vasca dei delfini. Potrebbe essere una grande metafora sulla caducità della vita. O qualcosa del genere.

 

Si affretta verso gli altri quattro ragazzi; non è saggio lasciare Niall con Harry, potrebbe iniziare a raccontare storie imbarazzanti su Louis. Ed infatti, quando Louis raggiunge gli altri ragazzi, Niall sta raccontando la storia ad un ridacchiante Harry di quando Louis aveva tredici anni e non aveva superato il test di ortografia ed era scappato per quattro ore intere, nascondendosi nella rimessa nel cortile di Niall, perché non aveva avuto il coraggio di comprare un biglietto del treno diretto alla città.

 

La storia, Louis pensa, è ancora stranamente rivelante per quanto riguarda quello che prova verso la vita in generale: voler fare qualcosa di importante, ma non avere il coraggio di farlo.

 

“Va bene, va bene, mi hai messo sufficientemente in imbarazzo, andiamo a vedere i panda,” e il viso di Niall si illumina e tira fuori la mappa per vedere dove si trova la gabbia dei panda. Louis pensa che Niall non abbia bisogno della mappa, ma probabilmente si sta godendo il suo ruolo di guida.

 

Più tardi, i cinque ragazzi sono seduti su una coperta sulla collina affianco al rettilario, godendosi i panini al burro di arachidi preparati da Harry, a cui ha aggiunto un contenitore di bastoncini di carote, come se stesse preparando il pranzo per i suoi figli, quando Niall inizia a parlare con la bocca piena di burro d’arachidi appiccicoso. Liam lo guarda leggermente di traverso per la sua mancanza di buone maniere, ma non dice nulla, chiaramente non si sente ancora a suo agio a dire a Niall che ha del burro d’arachidi sul sopracciglio. Louis e Zayn sono semplicemente troppo stronzi per avvertirlo, e Harry probabilmente non se n’è nemmeno reso conto, occupato com’è a scattare foto alle nuvole con il telefono. Hipster del cavolo.

 

“Allora, Harry, amico, cosa fai di bello nella vita? Studi, hai un lavoro?” Le gambe da gallina di Niall occupano la maggior parte della coperta, quindi gli altri ragazzi sono ammassati sui bordi, cercando di non appoggiarsi all’erba calda ed appiccicosa.

 

Harry si riprende dal sogno ad occhi aperti e lentamente si mette a sedere. Il suo naso è abbronzato e Louis deve resistere alla tentazione di ricordargli la protezione solare, perché sarebbe un gesto da coppia sposata. “A dire il vero sono un astronauta,” risponde Harry lentamente, leccandosi le labbra. “Ho una spedizione fissata nel mese di settembre. Andrò sulla luna.”

 

“Non ci credo!” Niall sembra sorpreso e Louis vede la bocca di Zayn contrarsi come se stesse cercando di trattenere le risate. “Avrai dovuto studiare un sacco per diventare astronauta!”

 

Harry annuisce serio. “Anni e anni. E sono ancora un astronauta principiante.”

 

Niall annuisce. “Ho sempre voluto incontrare Lance Armstrong, chiedergli com’è sulla luna.”

 

Al che, Zayn sbuffa rumorosamente, spruzzando il succo dal naso e bagnando Liam, che strilla ed inizia a dare delle pacche sulla schiena a Zayn, che sta ridendo così tanto da soffocare.

 

“Niall, caro, Lance Armstrong è il ciclista.” Louis gli dà un buffetto sul ginocchio e cerca di non ridere dell’espressione avvilita di Niall. “Neil Armstrong è l’uomo sulla luna.”

 

“E io stavo scherzando,” Harry aggiunge. “Sono un artista.”

 

Con il suono delle pacche di Liam sulla schiena di Zayn come sottofondo, nel tentativo di aiutarlo a smettere di soffocare, il viso di Niall si illumina notevolmente. “Beh, è comunque figo. Non figo come andare sulla luna, ma comunque,” scrolla le spalle. “Che tipo di arte?”

 

“Scolpisce il metallo, Niall” Louis gli dà un buffetto sul fianco e ruba una delle suo carote. “Che cos’è questa, l’Inquisizione Spagnola?”

 

Niall gli lancia un’occhiataccia e sfila la carota dalla bocca di Louis prima di infilarla nella sua ed addentarla piuttosto aggressivamente. “No, voglio solamente conoscerlo. Ho già interrogato Liam secoli fa, ma tu hai tenuto Harry nascosto da tutti noi!”

 

Louis guarda Liam, che annuisce in conferma. “Niall sa tutto di me, dal mio colore preferito al mio numero di previdenza sociale.” Dà un’ultima pacca a Zayn, indugiando leggermente e accarezzando la schiena di Zayn e Louis sorride affettuosamente verso di loro, sentendosi come il miglior Cupido al mondo. Lui lo ha fatto, tutto da solo, lo ha fatto succedere. È davvero un grande amico.

 

“Non mi dispiace, davvero,” Harry alza le spalle.

 

Niall sorride compiaciuto a Louis. “Vedi? Ritrai gli artigli, Tomlinson. Allora, Harry, metallo eh? Cosa fai di bello?”

 

Spostandosi sulla coperta e incrociando le gambe, Harry annuisce pensieroso e si gratta il naso. “Faccio un sacco di, ehm…”

 

“Uccelli,” finisce Louis al posto suo. “Gli piacciono gli uccelli.”

 

Al che, Niall lancia a Louis uno sguardo che dovrebbe essere significativo, ma è Niall, gli sarà andato di traverso un pezzo di carota o avrà un’indigestione o qualcosa del genere, quindi Louis non gli presta attenzione, e Niall distoglie lo sguardo dopo un momento.

 

Harry annuisce. “È così.”

 

“Andiamo a vedere gli uccelli,” interviene Liam. Si sta allungando per cercare di recuperare tutti i pezzi di plastica in cui erano avvolti i panini in modo che non volino via con il vento, li appallottola e li infila nel sacchetto di carta in cui Harry aveva messo il loro pranzo.

 

Zayn annuisce come se Liam avesse fatto una specie di annuncio sulla condizione del mondo e non poteva che essere d’accordo, ed è così, si avviano a vedere gli uccelli; Harry sta con il naso appiccicato al vetro ad osservare gli uccelli colorati e Niall si lamenta che vuole vedere qualcosa di più grosso e peloso. Nel complesso, a Louis sembra di fare da babysitter ad un gruppo di bambini e in tutta onestà, non riesce a ricordare l’ultima volta che si è divertito così tanto.

 

***

 

Voglio incontrarti.

 

Louis fissa le piccole parole. È la seconda parte di una risposta ad un suo messaggio. Il messaggio di Louis dice Mi chiedo dove sarai durante l’apocalisse. Lo ha scritto quattro giorni fa, dopo una conversazione particolarmente illuminante con Harry mentre percorrevano la strada dal suo studio all’appartamento di Louis. Louis era agitato perché qualcuno al notiziario aveva menzionato il Giorno del Giudizio ed aveva blaterato su chi andrà in paradiso e chi andrà all’inferno. Louis non riusciva a smettere di pensarci, e ne aveva discusso con Harry, che ha detto di non credere al Giorno del Giudizio e che il paradiso è diverso per ognuno di noi. La mattina dopo, mentre Louis stava andando al lavoro, si è fermato per un caffè e ha scritto il messaggio. Ed ora, quattro giorni dopo, c’è una risposta.

 

In indelebile verde, leggermente sbavato e disordinato, come se la persona fosse di fretta, il messaggio dice Vicino a te, e Louis ha il cuore in gola. Dopo di che, in lettere minuscole, dice Voglio incontrarti.

 

Louis se ne va senza comprare il solito cappuccino con doppia crema.

 

***

 

Niall sta guardando Louis con qualcosa simile ad incredulità sul volto. Sono seduti sul duro pavimento dietro al bancone del negozio di dischi in cui Niall trascorre la maggior parte delle sue giornate. È dopo l’orario di chiusura, è buio fuori. Il negozio si trova su una strada trafficata, quindi i frequentatori delle discoteche e i clienti brulicano per quella strada e possono sentire il boato della vita che accade al di là delle porte del negozio, ma nel buio dietro al banco, Louis si sente a suo agio, appoggiando la testa contro uno dei lati.

 

“Quindi mi stai dicendo,” dice Niall, e si passa una mano tra i capelli mentre porta la canna alla bocca e facendo un tiro, “è che qualcuna che sembra capirti,” sottolinea la parola ‘capirti’, “ vuole incontrarti, ma tu hai paura.”

 

Louis annuisce.

 

“Perché?”

 

“E se questa persona non fosse come ho immaginato che fosse?”

 

“Che cosa intendi?” Niall passa la canna a Louis. Il negozio avrà un odore disgustoso entro la fine della conversazione, e Louis non invidia la persona che dovrà aprire il negozio la mattina successiva, e dovrà mandar fuori l’odore di erba.

 

“E se, per esempio,” Louis agita la mano in aria, muovendo il fumo, “e se questa persona fosse un pervertito di quarant’anni?”

 

Niall lo guarda “Tu chi vuoi che sia?”

 

Louis sospira ed inala un po’ di fumo nei polmoni, tossendo leggermente, perché è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ha avuto una vera e propria conversazione con Niall, e quindi è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ha fumato erba. “Voglio che sia qualcuno con cui sento, come dire, una connessione istantanea, sai? Qualcuno con cui intendersi all’istante.”

 

Niall annuisce e appoggia la testa al bancone. Siedono in silenzio per un po’, e la luce della luna si riflette sul bordo del bancone facendo brillare i peli delle gambe di Niall. Il viso è completamente in ombra per il berretto in equilibrio precario sulla sua testa. “Harry sa di tutto questo?”

 

No. No, non lo sa, ed è qualcosa a cui Louis ha cercato di non pensare. Scuote la testa. “No.”

 

“Hai intenzione di dirglielo?”

 

Louis si stringe nelle spalle.

 

Prendendo la canna da Louis, Niall la infila in bocca e gattona verso Louis, andando a sedersi accanto a lui. Prende la mano di Louis nella sua e lascia penzolare le mani giunte tra le loro ginocchia. Le sue unghie sono mordicchiate ed ha una lista scritta sul dorso della mano. Da quello che ne deduce, Niall ha bisogno di fare la spesa, anche se basandosi su quella lista, il suo “fare la spesa” consiste nel comprare birra e formaggio e preservativi. Si domando con chi Niall stia facendo sesso. Non vuole sapere.

 

“Penso che dovresti incontrare questa persona.” La voce di Niall fluttua tra di loro, un po’ rauca a causa del fumo, e suona mistico e profetico.

 

“Lo voglio, credo.”

 

Niall picchietta il pollice contro il dorso della mano di Louis. “Puoi fare quello che vuoi, Lou.”

 

“La domanda è, dovrei fare quello che voglio?” L’erba rende sempre Louis circolare, lo fa blaterare per ore sulla fragilità della vita umana.

 

Niall guarda verso di lui, metà del viso pallido illuminato dalla luce della luna con un occhio blu che risplende. L’altra metà del viso è in ombra, tutta buia tranne per il profilo della mascella. È inquietante. “La vita è troppo breve per non fare ed essere quello che vogliamo, Lou. Se facessimo solamente quello che dovremmo, saremmo a malapena classificati come esseri umani.”

 

“Da quando sei diventato un teorico del libero arbitrio, Ni?” Louis sospira e si sposta in modo da allineare i loro fianchi. Questo è il suo Niall preferito. Caldo ed adorabile, che condivide la sua saggezza con Louis come se ne avesse un oceano dentro di sé. Probabilmente è così. Probabilmente ha mari e fiumi e laghi di saggezza che scorrono dentro di lui, in attesa di persone che aprano la diga e che lo lascino parlare a ruota libera. Louis si sente triste perché nessuno ha pensato di liberare Niall nel mondo, ma è bloccato in questo negozio di dischi, a vendere musica che preferirebbe di gran lunga comporre.

 

“Quando hai deciso di aver bisogno di qualcuno che ti dica come vivere la tua vita, Lou?” Niall domanda tranquillamente. “Devi smetterla di chiedere consigli agli altri, e inizia ad agire. Esercita il tuo libero arbitrio. Incontra questa persona e lasciati travolgere da lei e poi lasciala e passa oltre e torna a casa da Harry.”

 

“E se non riuscissi a lasciarla?”

 

Niall si stringe nelle spalle. “Immagino che lo saprai solamente quando la incontrerai.”

 

***

 

Quando Louis arriva a casa quella sera, Liam e Zayn sono seduti al tavolo della cucina, fissando qualcosa sul tavolo. Si sfila le scarpe e afferra una poptart dal pacchetto aperto sul bancone prima di raggiungere il punto in cui i due ragazzi sono chini su una boccia di vetro con un pesce rosso e blu elettrico che nuota tra le alghe di plastica.

 

“Avete comprato un pesce, ragazzi?” Sta facendo cadere le briciole della poptart al lampone tra i capelli di Liam mentre si appoggia a loro, ma anche lui è affascinato dal movimento etereo delle pinne rosse del pesce, e non se ne accorge.

 

Zayn lo guarda, gli occhi spalancati e brillanti come se avesse appena visto l’ottava meraviglia del mondo. “Non è bellissimo?”

 

Louis sbuffa, ma annuisce. Il pesce sta guardando i tre ragazzi, nuotando tranquillamente nell’acqua. Liam allunga una mano e picchietta un paio di volte il dito contro il vetro, guardando il pesce fuggire via.

 

“Il suo nome è Benjamin,” Liam spiega a bassa voce, come se avesse paura che a parlare più forte, il pesce sarebbe spaventato dal volume della sua voce.

 

Fissano il pesce per qualche minuto. “Ragazzi, siete fumati?” Louis chiede e sfila gli occhiali dal volto di Zayn e li infila. È tutto sfocato e gli viene da vomitare, così li rimette a Zayn, storti e che arricciano la parte superiore dell’orecchio. Zayn non se ne accorge nemmeno.

 

“No.” Zayn allunga un braccio e lo avvolge intorno ai fianchi di Louis, senza distogliere lo sguardo dal pesce. “Tu lo sei?”

 

Louis ride. “Sì, probabilmente.”

 

“Oh, che bello,” Zayn risponde con aria sognante. “Guarda Benjamin, non è carino?”

 

Louis annuisce, ma nessuno dei due ragazzi lo vede. Prende un’altra poptart. “Vado a letto.”

 

“Ok, Lou.” Liam non lo guarda nemmeno. Louis si avvia verso il frigo, beve il latte direttamente dal cartone, sa che Liam odia quando lo fa. Ma sapete, Liam non vive qui, Louis può fare tutto quello che vuole. Libero arbitrio.

 

“Domani farò grandi cose, ragazzi.”

 

Non riceve risposta.

 

“Penso di trasferirmi in Marocco domani.” Louis rimette il cartone di latte nel frigo e forma la frase “succhiami il cazzo” con i magneti che hanno. Non sa perché vendono pacchetti di magneti con la parola “cazzo”, ma non si lamenta.

 

“Divertiti, tesoro,” dice Zayn e si avvicina con la sedia a Liam, e appoggia la testa sulla sua spalla e continuano ad osservare il pesce per un po’.

 

Sono fumati, Louis ne è sicuro.

 

***

 

Il giorno dopo, Louis va alla caffetteria, e sotto le parole Voglio conoscerti, scrive 9 di sera, venerdì, Crawley Park sul ponte. Se ne va con il cuore in gola e le mani tremanti.

 

***

 

Il venerdì si rivela grigio e nuvoloso, e Louis si sveglia con la sensazione che, entro la fine della giornata, sarà una persona completamente nuova. Ma questo è assurdo. È solamente una persona, solamente una persona sconosciuta che ha risposto a più di cinquanta messaggi di Louis sparsi per tutta la città, solamente qualcuno che ha visto qualcosa di importante nelle parole che Louis scarabocchia nei posti più banali.

 

Trascorre la giornata con Harry, sonnecchiando sul divano dello studio mentre Harry vaga dentro e fuori, girovagando per cercare e raccogliere e organizzare il metallo per un progetto che lui stesso sembra non capire e che non è in grado di spiegare a Louis. Così Louis lo guarda mentre siede sul pavimento e separa le rondelle e le viti e i chiodi mettendoli in barattoli di vernice vuoti, e mentre taglia degli enormi pezzi si metallo a metà. Louis ha portato il libro e rimane sdraiato sul divano con il suo ipod, mangiando Pringles e leggendo Lo Hobbit, mentre il rumore vibrante e fragoroso del lavoro di Harry fa da colonna sonora alla sua giornata.

 

Alle 7 di sera, cenano con panini al salame e cetrioli seduti sul pavimento dello studio di Harry. Sono silenziosi, Harry stanco dopo una giornata di lavoro, e Louis in ansia per il suo incontro con The Bird a breve.

 

“Devo andare a casa presto.” Louis si schiarisce la voce e sfila un cetriolo dal panino. Harry alza lo sguardo. “Ho promesso a Zayn che avremmo fatto una serata dedicata a Star Wars stasera.” Non guarda Harry quando lo dice. Non è che si vergogna, perché lui e Harry non hanno ancora definito quello che sono, quindi lui può incontrarsi con chi vuole, ma non gli piace mentire a Harry.

 

Harry tossicchia. “No, va bene, Lou, io, ehm…”, tira il labbro in quel modo che ha attirato l’attenzione di Louis la prima volta che lo ha visto, “ci lavorerò su ancora per un po’.” Fa un gesto verso i mucchi di metallo alla postazione da lavoro.

 

Louis annuisce.

 

***

 

Sta incominciando a piovere quando Louis si avvia verso il parco. Spera che la pioggia non scoraggi la persona dal presentarsi, perché per quanto Louis trovi romantico incontrare una persona sotto la pioggia, non ha intenzione di aspettare sul ponte qualcuno che non si presenterà.

 

La pioggia è fredda, scivola nel colletto della maglia di Louis, facendolo rabbrividire. Ora che si trova sul ponte, a guardare l’acqua che scorre di sotto, è bagnato fradicio, la maglietta che si appiccica alla pelle e i capelli piatti contro la fronte. Il resto del parco è solamente uno sfondo confuso intorno a lui, con le pozzanghere che si formano nell’erba, e la pioggia sta scendendo così forte che gli sembra che qualcuno stia suonando dei tamburi sottoterra. Lo scroscio della pioggia nello stagno sotto al ponte è rumoroso, e Louis solleva il cappuccio della felpa, sentendolo infradiciarsi immediatamente.

 

Il parco è vuoto, ad eccezione di alcune persone che fanno jogging che corrono a tutta velocità per fuggire alla pioggia. Louis non riesce a vedere la strada dal punto in cui si trova, e gli alti alberi bloccano la visuale dell’orizzonte, così Louis si sente come disperso in mezzo al nulla, intrappolato in quel diluvio universale e in attesa dell’arrivo di una persona sconosciuta.

 

Si appoggia alla ringhiera del ponte, il freddo del metallo che si infiltra attraverso le maniche della felpa bagnata. Il cielo è pesante e grigio come il metallo, fosco e sfocato per la pioggia, e Louis si sente come se fosse in un romanzo di Jane Austen, aspettando sotto la pioggia che il suo Mr Darcy si presenti. A Louis è sempre piaciuta la pioggia, gli piace la sensazione di rinascita dopo una tempesta, gli piace l’odore di terra bagnata, gli piace vedere le persone avventurarsi dopo un temporale. Gli piace la vista di persone accalcate sotto i tendoni della città, in attesa che la pioggia disunisca. Gli piace la sensazione di indossare scarpe bagnate, essere così incredibilmente bagnato da sentirsi come un naufrago, una sensazione che Louis conosce intimamente.

 

“Lou?”

 

Louis si volta, e Harry è lì di fronte a lui. I suoi jeans sono fradici e gli fasciano le gambe magre, i ricci sono bagnati e arruffati intorno alle orecchie, le gocce d’acqua rimangono impigliate tra le ciglia e incorniciano il verde brillante dei suoi occhi. Le sopracciglia sono corrugate, è confuso.

 

“Che ci fai qui?” Louis chiede lentamente. Questo non è giusto, non è quello che dovrebbe accadere. Louis tira le mani nelle maniche della felpa e guarda Harry, Harry con il suo volto bagnato e i vestiti bagnati, le mani nelle tasche della giacca.

 

Harry si guarda intorno, oltre a Louis lungo il ponte, come se stesse cercando qualcosa, e Louis volta la testa per vedere che cosa Harry stia guardando. Non c’è nulla. Louis pensa che stia avendo un’esperienza extra corporea, perché i piedi non sembrano collegati alle gambe e le mani non sembrano collegate alle braccia, e deve resistere alla tentazione di buttarsi di sotto nello stagno, per sfuggire allo sguardo confuso sul volto di Harry.

 

Harry arriccia la bocca delicatamente. “Io sono venuto, ehm…”, tossisce leggermente, un suono gutturale e bagnato, e Louis può facilmente dire che ha appena fumato una sigaretta, “per incontrare qualcuno, credo. Penso. Pensavo?”

 

Louis non riesce a respirare, non riesce letteralmente a spingere aria dentro e fuori dai polmoni, perché no, non è possibile che Harry sia la persona che ha risposto ai suoi messaggi, e poi zac, tutti i pezzi cadono al loro posto con un tonfo nella testa di Louis: l’ossessione di Harry per gli uccelli, i segni neri sulle sue mani che Louis aveva sempre attribuito alla saldatura, ma ora si rende conto che erano segni di pennarello. Il modo in cui Harry pensa attentamente a tutte le domande inutili di Louis, e gli dà risposte profonde e sincere. Proprio come la persona che risponde ai messaggi. Louis vuole piangere e non sa il perché, non è nemmeno triste, è solamente stupito da come questa storia è andata a finire.

 

“Chi, esattamente, dovevi incontrare?” Louis domanda attentamente. Capisce dalla linea profonda tra le sopracciglia di Harry che non ha ancora capito, e Louis sente il cuore saltargli fuori dal petto alla vista di questa persona che tutto ad un tratto è Harry, che in qualche modo in tre mesi lo ha fatto sentire speciale, come se potesse volare, ed è anche una misteriosa persona sconosciuta a cui Louis si è sentito legato con il passare dei mesi, ha memorizzato le curve e i riccioli della sua scrittura, le sbavature e l’inclinazione del simbolo dell’uccello. Si chiede come mai non abbia riconosciuto la scrittura di Harry, l’ha vista più di una dozzina di volte, ma non ha mai pensato di confrontarla con la scrittura che ha visto altrove.

 

“Beh,” Harry fa un respiro profondo, “è una lunga storia.” Una goccia d’acqua scorre lungo la sua mascella, e Louis vuole leccarlo, desidera toccarlo così ardentemente da stare male al pensiero, ma stringe le mani a pugno nelle maniche della felpa e annuisce a Harry, invitandolo a continuare. “C’è questa persona, che scrive sulle pareti dei bagni?” Ride leggermente a disagio, “ed io…” scrolla le spalle, “mi sono sentito legato a lei, in qualche modo.” Harry guarda Louis tutto preoccupato, e Louis si rende conto che Harry pensa che sia arrabbiato con lui per l’incontro con un’altra persona, e per un secondo Louis si ingelosisce al pensiero di Harry che incontra qualcun altro a sua insaputa, ma poi Louis si rende conto che sta facendo la stessa cosa, ed è assurdo essere geloso di se stesso; e poi c’è questo afflusso di energia, pura ardente adrenalina che scorre in lui quando realizza che non sono due le persone straordinarie. È Harry, è solamente Harry, è stato per tutto questo tempo Harry e Louis viene travolto dall’intensità di quel pensiero, dalla meraviglia che è questa persona di fronte a lui.

 

“Harry,” sospira. La sua voce si perde nella pioggia che scroscia intorno a loro, ma sa che Harry riesce a sentirlo perché si avvicina, e la sua bocca è incredibilmente rossa e bagnata per la pioggia, e quando Harry allunga una mano per accarezzargli il collo, Louis chiude gli occhi sotto il tocco elettrico. “Harry, sono io.”

 

“Che cosa intendi?”

 

“Intendo,” Louis fa un respiro profondo, “che sono io. Sono io. Io…” fatica a trovare le parole giuste, “sono la persona che dovevi incontrare.”

 

“Non capisco…”

 

“Scrivo sulle pareti dei bagni da anni. Sono The Rogue. Sono io.”

 

Louis sente un legger sospiro, e poi il calore del corpo di Harry preme contro di lui, e può sentire le labbra di Harry contro le sue palpebre chiuse, morbide e che sfiorano la sua pelle. “Louis.” La voce di Harry è dolce e delicata nel piccolo spazio tra di loro, il suo respiro caldo in netto contrasto con la pioggia fredda che bagna il viso di Louis.

 

Louis apre gli occhi e Harry lo sta fissando, con gli occhi spalancati dalla meraviglia. “Ti amo,” Harry sussurra dolcemente, la voce coperta dal rumore martellante della pioggia sul ponte. “Ti amo così tanto che non riesco nemmeno a respirare in questo momento.”

 

Louis sbatte le palpebre, le ciglia bagnate contro le guance, e bacia Harry, la pioggia che scorre tra le loro bocche, umida e fredda, e Harry infila le mani nelle tasche della felpa di Louis per attirarlo più vicino a sé. Il cielo scarica il suo scroscio finale, ed entrambi alzano la testa verso il cielo grigio, la pioggia rumorosa che scorre sulla loro pelle, e Harry inizia a ridere, pura euforia e Louis si unisce, perché dio, non riesce a crederci, non riesce a credere a quello che è appena accaduto. Si sente come se fosse in un film, ma è reale, è così reale, e vuole saltare e urlarlo dal ponte, vuole tatuarlo nella sua memoria in modo da non vivere senza il ricordo di questo momento.

 

Si allontana dall’abbraccio di Harry e si volta verso la ringhiera del ponte, si avvicina e con la bocca talmente spalancata che vi si raccoglie un po’ di pioggia, urla a squarciagola “SONO INNAMORATO DI HARRY STYLES!!!!” Una famiglia di anatre che si sta nascondendo sotto al ponte starnazza nella sua direzione e ride, guardando il parco che si staglia davanti a lui, nebbioso e ricoperto di pioggia. Si volta a guardare Harry, un ghigno selvaggio sul viso, e il modo in cui Harry lo guarda lo rende debole. “Ti amo,” dice Louis, e protende le dita bagnate per accarezzare il profilo della mascella di Harry.

 

Harry gli sorride, bacia le punte della di dita di Louis, e poi si avvicina alla ringhiera del ponte e grida, “SONO INNAMORATO DI LOUIS TOMLINSON!!!” e Louis scoppia a ridere sguaiatamente. Si sente folle, come se stesse bruciando a causa dell’intensità delle sue emozioni in questo momento, e afferra le mani di Harry, intrecciando le loro dita.

 

“Andiamo,” dice Louis, e avvicina le mani giunte alla bocca per baciare ad una ad una le nocche di Harry. “Portami a casa.”

 

***

 

La pioggia scivola lungo la finestra, sfocata, e cade rumorosa sul tetto e Harry venera il corpo di Louis con le mani e con la lingua, e tra le lenzuola che profumano della loro pelle bagnata, fanno l’amore a ritmo del rumore della pioggia.

 

***

 

“Niall, era Harry.”

 

“Chi era Harry?”

 

“La persona che rispondeva ai miei messaggi.”

 

“Oh, Lou.”

 

“Sì.”

 

“Sono così fiero di te.”

 

“Sono, ehm,” Louis tossicchia e si strofina la bocca, cercando di non sorridere, “sono fiero di me stesso.”

 

***

 

“Okay, conta fino a cinquanta e non togliere la benda fino a quando non te lo dico,” Harry ordina, annodando la benda dietro alla testa di Louis. Infila le dita nella parte posteriore del colletto di Louis, e Louis ridacchia e rabbrividisce.

 

“Va bene.” Louis si trova nello studio caldo, le mani dietro alla schiena ed è tutto buio. Il sole che brilla attraverso i lucernari scalda la pelle di Louis, ed è un’altra giornata calda, anche se la recente pioggia ha reso tutto di un verde brillante e morbido, possibile solamente dopo un temporale immenso.

 

Louis riesce a sentire il rumore tintinnante del metallo e lo scalpiccio dei piedi di Harry, e conta ad alta voce gli ultimi cinque secondi, “quarantasei, quarantasette, quarantotto, quarantanove, cinquanta.” Appoggia le dita ai bordi della benda, ma non se la sfila ancora. “Posso guardare?”

 

C’è un ultimo tonfo metallico, e poi Harry dice “sì”, e Louis sfila la benda dagli occhi, in un primo momento accecato dalla luce che penetra nello studio, poi si concentra su Harry, e accanto a Harry, una grande forma nascosta sotto un lenzuolo bianco.

 

Louis alza gli occhi al cielo. “Haz, il punto della benda è quello di sorprendermi, non hai bisogno di un lenzuolo.”

 

Harry ride e alza le spalle. “Mi piacciono le sorprese. Sei pronto?”

 

Louis annuisce, e Harry toglie il lenzuolo con un unico colpo, rivelando una struttura metallica enorme. È dipinta di un bianco cremoso ed è composta da quelli che sembrano pezzi di metallo modellati ed intrecciati in due pezzi più grandi, seguendo un motivo che sembra a piume. Le due forme più grandi sono saldate insieme su un lato e si estendono per quattro piedi su ogni lato, arrivando ad una lunghezza di almeno otto piedi. Poi Louis realizza.

 

“Sono ali.”

 

Harry annuisce. “Sono per te. Così puoi volare.” Sorride dolcemente.

 

Louis si avvicina e passa le dita sul metallo lucido, sentendo quanto è freddo sulla sua pelle, la finitura lucida della vernice. I bordi sono pericolosamente taglienti, ogni piuma levigata in una punta acuminata e Louis pensa che il dito si aprirebbe in due, se lo lasciasse scivolare sul bordo. È sorprendentemente simile all’immagine che Louis ha di se stesso, e per poco non piange. Riesce ad immaginare Harry qui dentro, fino a tarda notte, chino sul tavolo da lavoro con le scintille che volano dappertutto mentre salda ogni singola piuma, la linea che solca la fronte che Louis ama così tanto, la bocca leggermente arricciata mentre si concentra. Riesce ad immaginare il sorriso orgoglioso di Harry una volta finito.

 

È rimasto a bocca aperta. “Perché?”

 

Harry si avvicina e prende una mano di Louis nella sua, scorre la punta delle dita lungo le punte delle piume, che sono dipinte dell’azzurro più chiaro, azzurro come il cielo dopo un fresco acquazzone.

 

Harry allunga una mano e con il pollice accarezza il profilo dall’orecchio di Louis al mento, ed inclina la testa prima di guardare Louis, gli occhi scintillanti. Gli sorride, dolce e così innamorato che Louis riesce a malapena a respirare. È così bello, assolutamente straordinario.

 

“Così che tu possa volare come hai sempre voluto. Così che tu non debba fare affidamento sugli altri per arrivare in alto.” Harry si avvicina e appoggia le sue grandi mani sui lati del volto di Louis, incorniciando la mascella con le dite. “Così che tu possa essere un angelo.”

 

***

 

Grazie a tutti.

Il dipinto di J.M.K. Turner (x)

Il dipinto di David Friedrich (x). Questo quadro è stato distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale, la storia è stata leggermente modificata ai fini della os.

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