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Autore: claws    27/09/2015    3 recensioni
Questa della migliore amica era una storia che Bibi non aveva ancora sentito. Cogliendo la palla al balzo, sorrise al suo “migliore amico” nel modo più convincente possibile.
[Sabo/Bibi][≈950 parole]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nefertari Bibi, Sabo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Arriva la cavalleria (ma non ce n’è davvero bisogno)

















«Ehi, ciao!»

Oh, eccone un altro. Già non le bastava quel cretino che le si era seduto accanto e cercava qualsiasi ragione per metterle una mano sulla gamba: ora arrivava il secondo maniaco e chissà cosa avrebbe cercato di farle. Scacciando le dita pericolose di quello sconosciuto che aveva tentato diverse volte di offrirle un drink, Bibi si rivolse a chi le aveva rivolto la parola, mostrandosi estremamente seccata.

«Tu, senti,» disse questo nuovo arrivato, rivolto al tizio che la stava importunando, «puoi anche andartene. Non vorrei doverti portare via con la forza dalla mia migliore amica.»

Questa della migliore amica era una storia che Bibi non aveva ancora sentito. Cogliendo la palla al balzo, sorrise al suo “migliore amico” nel modo più convincente possibile.

L’altro li squadrò dall’alto in basso. Scrollò le spalle con l’aria di chi non aveva voglia di una rissa ma non voleva lasciar andare la propria preda. «Migliore amica, eh? Perché non mi lasci conoscerla meglio?»

«Perché lei non mi sembra affatto convinta,» rispose quello. «Se l’eremita non va alla montagna, la montagna va dall’eremita.» Disse poi. Offrì una mano a Bibi, che in mancanza di altri aiuti si affrettò a stringergli il polso per scendere giù dal sedile da bar. L’altro uomo li lasciò andare e non si voltò due volte a guardare Bibi. Poco male: se con lei non era andata, ci avrebbe provato con un’altra.

I due rimasero in piedi accanto all’uscita del locale.

«Grazie.» Disse Bibi. «Non potevo andarmene da sola, o quello lì mi avrebbe di sicuro seguito. Stavo aspettando che Kosa—un mio amico venisse a prendermi.»

«Di niente. Chi lascia una signorina in difficoltà, dopotutto?»

«Non ero in difficoltà. Stavo pazientemente sopportando un male minore di quello che mi sarebbe potuto succedere se me ne fossi andata da sola.»

Il suo “migliore amico” le fece l’occhiolino e sorrise. «Giusto. Scusa. Mi chiamo Sabo.»

«Bibi.»

Si strinsero la mano destra.

«Be’, se ti rivedo da sola da queste parti, potrò almeno dire il tuo nome, la prossima volta. Non è semplice inventarsi qualcosa sul momento.»

Bibi gli sorrise, annuendo. Il telefonino le squillò e chi la chiamava era Kosa, lì fuori.

«Vado. Piacere di averti conosciuto, Sabo!»

«Ciao, Bibi.» Il biondino la salutò agitando una mano fino a quando non la vide scomparire dietro la porta del locale. Non c’erano più principesse in difficoltà, di quei tempi! I cavalieri come lui si sarebbero ritrovati disoccupati nel giro di una generazione.






Quando la incontrò di nuovo in quel locale, sembrava che Bibi lo stesse aspettando. Aveva appena detto a un altro personaggio poco amichevole che «Se deve stare a guardarmi e a rendermi un oggetto sessuale e a divertirsi con il mio silenzio, può mettersi a guardare il muro, o faccio chiamare il simpatico signor buttafuori per buttarla fuori»: suddetto personaggio poco amichevole se n’era andato, impallidito, dopo quella sfuriata calmissima.

Bibi era seduta di nuovo al bancone, su uno di quei sedili alti. Quando vide Sabo, indicò la seggiolina accanto a lei: Sabo colse l’occasione e le si avvicinò, levandosi il cappello blu.

«Sai, pensavo che davvero non c’è più bisogno di cavalieri, ormai.»

«Cavalieri magari no,» rispose Bibi, sorridendogli, «ma di gentiluomini non ce n’è mai abbastanza. Tu, che sei un gentiluomo, faresti compagnia a una principessa?»

«Non vedo perché no,» rispose Sabo.

Bibi non si mostrò in imbarazzo – o meglio, nascose l’imbarazzo dietro un sorso del suo drink e un movimento rapido della sua coda di cavallo.

Parlarono a lungo, bevendo poco: lavoro, politica, amici – magari avevano amici comuni di cui chiacchierare, no?

Sabo era di piacevole compagnia; aveva un bel sorriso e dei modi educati. Aveva una bella voce ed era divertente, a modo suo; raccontava storie assurde di sè e dei propri fratelli – e dovevano essere un trio piuttosto affiatato, da quanto Bibi aveva capito.

«Sai,» disse Bibi, prima di scendere dalla seggiola e tornare a casa, «direi che noi due potremmo diventare proprio migliori amici.»

Sabo le sorrise, annuì, l’accompagnò fino all’uscita del locale per controllare che Bibi fosse al sicuro, anche se non ce n’era davvero bisogno – Bibi era capace di badare a se stessa perfettamente.

Lui, piuttosto: lui non era capace di stare lontano dai guai.






Il guaio in cui era finito era Bibi stessa. Non poteva evitarla e non voleva farlo: però ogni tanto, quando Bibi gli sorrideva dopo una pessima battuta, Sabo pensava che avrebbe dovuto fermarsi lì, prima di cascarci completamente.

«Ehi, invece di chiamare a casa,» disse Sabo, una sera, «se vuoi facciamo la strada insieme. Dove abiti?»

«In via Alubarna.»

«Proprio—proprio vicino a casa mia!»

«È una bugia grossa come un coccodrillo!» Bibi rise. «Ma dieci punti per il tentativo. Grazie lo stesso.» Disse, scendendo dal seggiolino per tornare a casa. «Su Alubarna ci sono diversi ristoranti. Se vuoi, una sera possiamo andare là, così ti faccio vedere com’è casa mia, almeno da fuori. Va bene?»

«Sì, Bibi. Ora vai, o Kosa mi uccide.»






Miglior amico era il massimo a cui avrebbe potuto puntare, con lei. Così s’era presentato, così era diventato, così sarebbe rimasto.

Certo, finché Bibi non l’aveva invitato a casa sua per una sorta di festa e l’aveva trascinato a ballare nel mezzo della pista (senza prima avergli dato lezioni di danza): allora Bibi gli aveva detto che essere solo amici sarebbe stato difficile, perchè—

Sabo le aveva dato un bacio sulla guancia e le aveva detto che ci avrebbero pensato più tardi, perché quel ballo gli toglieva tutto il fiato che avrebbe voluto usare per parlarle. Bibi sorrise, tranquillizzata, e cominciò a bacchettarlo su tutti i passi di danza che Sabo sbagliava.






















 

Note Autrice:

I have no giustificazioni (lol), è una cosa nata a caso da un prompt. Tutta colpa di tumblr, mannaggia. Il prompt era il seguente: ‘I’m pretending to be your best friend because you looked very uncomfortable with that person at the bar hitting on you’ AU.

Sabo/Bibi è crack ma loro son tanto belli, quindi non mi interessa, lol. Sabo è scemo, Bibi è adorabilmente epica.

Quello che mi preme sottolineare qua è che Bibi non è debole: ha solo valutato la situazione in cui si trova e si è comportata come ritiene giusto. Sabo invece è uno che non sa stare al proprio posto e quindi interviene. Ma Bibi se la sarebbe cavata benissimo da sola, con un cretino del genere.

Una cosa un po’ off topic: non siate mai spaventati da gente così. Me lo ripeto sempre quando ci sono cretini in giro – che non necessariamente hanno fatto queste cose, e non necessariamente a me, in realtà (ma sapete, bulletti in metropolitana che fanno la voce grossa ci sono sempre, e sono una vergogna). Siate attenti. Non lasciatevi spaventare: certa gente ci marcia, sulla paura che avete. A certa gente piace la vostra paura. Non dico di rompergli la faccia, per carità. Reagite in maniera chiara. Me lo ripeto di continuo. Poi magari non ci riesco sempre, ma—prima o poi, con un po’ di forza, ci riuscirò sempre. Fine off topic.

Spero che vi sia piaciuta. Mi diverte rendere Sabo un po’ come un gentiluomo – è tutta colpa del suo modo di vestire, tipo l’ho visto e ho pensato Quest’uomo emana steampunk da tutte le fibre del suo cappello e pace, amo lo steampunk. Poi Bibi è bellissima e non ci si può fare altro.

Grazie a Eneri_Mess, cola23 e i love ace 30 che riguardo a Bibi e Sabo hanno scritto prima di me (l’hyperlink porta alle loro storie). Se qualcun altro ha scritto di loro, è probabile che io non me ne sia accorta. Bisogna popolare questo fandom di Sabo/Bibi! C:

Grazie per aver letto, e spero che vi sia piaciuta.

Alla prossima! C:

claws_Jo




Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

  
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