Marzia e i giochi della morte
Roma;Nonis Martiis,hora prima 79 acMi chiamo Marzia,ho sedici anni e oggi mi sposo. Sposerò un uomo che non amo, ma non posso farci niente, la mia vita era stata decisa prima che nascessi . Lui è bello, non troppo vecchio, ricco, ma non lo amo. Il mio cuore è già impegnato, teoricamente, ma praticamente….beh, oggi mi sposo. Il mio amato si chiama Turno, ma è povero e per questo è stato fatto schiavo, non è riuscito a pagare le ingenti tasse e l ‘hanno venduto per combattere nelle arene. Forse vi immaginate un ragazzo basso, mingherlino, con i capelli neri e ricci, una bocca rossa come il fuoco e degli occhi neri come la pece che combatte contro degli uomini alti e muscolosi? Beh, io no, il mio Turno è come un Dio greco, uno di quelli le cui statue, sapientemente scolpite nel marmo, troneggiano nei templi. Da quando è andato via è come se fosse morto. Dicevamo, oggi mi sposo, mi trovo ancora nella mia cubicula e aspetto che la mia nutrice mi tolga questa ridicola cuffia per capelli e questa fastidiosa tunica nuziale, bianca come la purezza che dovrei rappresentare. Dopo aver fatto una colazione molto frugale, mi sono immersa nelle acque profumate delle terme e ora mi aspetta una lunga seduta con le mie ancelle, che, con il rischio che mi uccidano nel giorno del mio matrimonio con una punta di lancia, mi faranno un’acconciatura a “seni crines”. Non vedo l’ora che tutto questo finisca, che il mio “quasi marito” si diverta con me stasera così da poter continuare questa vita, senza Turno, ovviamente. In questo istante sto realizzando che sono una donna e le donne non hanno potere! Almeno è ricco e, pensandoci bene, mi divertirò a sperperare il suo denaro in costose vesti e profumi orientali. Finalmente indosso la mia coroncina- amuleto di fiori che ho raccolto io stessa, è bellissima! Lo ammetto: è emozionante indossare questo velo lunghissimo, colorato di arancione-rosso come la folgore di Zeus. Per completare la mia vestizione mi riempio di monili, soprattutto quelli a forma di serpente, cosi teniamo lontano il malocchio, così dicono gli antichi! La mia casa ,addobbata per l’occasione, è bellissima e voglio godermela perché oggi è l’ultimo giorno in cui ci starò. E’ sera, sono finiti tutti quegli strani e assurdi riti propiziatori di cui ho già subito il peggiore:“il ratto delle sabine”. Praticamente i miei invitati mi hanno rapito e portata a casa di mio marito, cantando delle canzoni cosi volgari che anche Bacco ubriaco sarebbe arrossito! Finalmente ci siamo chiusi in camera e, sì, mi sono addormentata, ho iniziato proprio bene il mio matrimonio!
Quattro anni dopo..
I giorni trascorrono lenti, come non mai! Dopo quattro anni dal mio fantastico, meraviglioso e soprattutto felice matrimonio, mi è giunta voce che al Colosseo avrebbero combattuto i migliori gladiatori romani. Divento di pietra, penso a Turno, AL MIO TURNO! Le mie speranze scompaiono subito, come avrebbe fatto a salvarsi in un anno di combattimenti? Non lo so, ma voglio andare allo spettacolo! Così ci sono andata , e l’ho visto! Fisicamente era lui, ma sembrava un’altra persona! Aveva tagliato i suoi ricci! Era diventato tanto muscoloso ed era pieno di cicatrici, ma era sempre bello! Era sempre il mio Turno. Dovevo vederlo, dovevo fare qualcosa! Lo spettacolo comincia , si combatte contro leoni e pantere affamate da settimane di digiuno! Hanno fame, vogliono carne umana, il solo odore di uomini eccita quelle bestie e il sangue, le manda in estasi. I gladiatori, invece, sono affamati di gloria e di vita, si eccitano con gli applausi del pubblico e con il sangue degli avversari,come gli animali, vanno in estasi. Sono morti tutti, lentamente, in una maniera straziante, e alla fine, come se questa non sia stata una morte abbastanza indegna, sono stati divorati! Improvvisamente entra lui, ha un’aria spaventata, ma appena sente il suono degli applausi è invaso dall’adrenalina . Ha una spada! Contro un leone ha una sola e misera spada!, si guardano, sono spaventati entrambi, Turno cerca di colpirlo, ma la sua pelle è troppo dura e respinge tutti gli affondi, allora attacca la criniera, gli strappa i peli, lo cavalca furiosamente, gli stringe la gola e, alla fine . ne ha pietà e lo trafigge in gola con la spada^ Vincitore sul leone, rientra subito verso l’interno dell’arena mentre io sto cercando di raggiungerlo negli spogliatoi pagando molto quella visita, ma non m’importa! Mi hanno costretto a sposare un uomo che non amo, tanto vale che lo usi per qualcosa! Non appena mi vede impallidisce ,mi abbraccia e ….mi lascia andare via tra baci ed abbracci e….lacrime, siamo ambedue coscienti che le nostre vite non possono e non devono cambiare…l’uomo non decide sul fato!
Da quel giorno per sfuggire al dolore e alla nostalgia, ho letto molto, appassionandomi allo studio delle erbe. Sono diventata capace di fare veleni così potenti da uccidere chiunque. Notte e giorno idee nefaste mi invadono la testa e una sera ho preso dalla mia dispensa tutte le erbe di cui avevo bisogno per creare un veleno terribile a tal punto da provocare una morte lenta e dolorosa. L’ho somministrato a mio marito! Nell’arco di soli due giorni il veleno ha invaso il suo corpo e nel giro di una settimana è morto nel suo letto. Quando l’ho visto bianco e immobile quasi mi sono pentita, ma quei rimorsi sono durati ben poco. Sono libera! Sono una matrona ricca e libera. Posso avere chiunque io voglia e io voglio Turno. Nel giro di un mese, avidi informatori, pagati lautamente, mi hanno portato da lui . Era vivo e bello come non mai. Nell’arena mi sono accomodato nel posto migliore stando molto attenta a farmi notare. E cosi fu. Nel mezzo del combattimento si gira e mi vede,ci guardiamo negli occhi per un istante che è sembrato eterno. La mia vita, in quel momento, si è fermata. Il cuore mi batteva fortissimo, sudavo, le mani mi tremavano. Era lì! Ed era vivo. Ma in un attimo, tutti i miei sogni sono svaniti. Per colpa mia! Per la mia presenza! Per essermi messa lì , lui si è distratto! Una freccia lo ha colpito centrando il cuore. E’morto guardandomi negli occhi. Ora sono sola e ho sulla coscienza la morte di due uomini che mi hanno amato. Sono ricca ma sola. I soldi non hanno mai riempito il vuoto lasciato da Turno e non lo riempiranno nemmeno ora che è morto.
Ancora oggi, duemila anni dopo, le tristi parole incise su una lapide testimoniano il dolore di Marzia e della sua inutile lotta contro il Fato:
”Qui giace Marzia che si lasciò morire di fame quando vide il proprio amato,Turno,morto ai suoi piedi”