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Autore: Nat_Matryoshka    13/02/2009    6 recensioni
“Mamma, il cielo può piangere?”
Vedevo solo persone intorno a me, persone vestite di scuro che piangevano, o che posavano tristemente lo sguardo davanti a loro, come se non volessero mostrarmi i loro occhi. Persone che fino a pochi giorni prima avevo visto ridere, scherzare, sorridere, comportarsi normalmente, adesso si erano trasformati in mute statue di marmo...
[Tributo a Maes Huges. Spoiler per chi non ha letto il volume 4 del manga!]
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maes Hughes, Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Goodbye

[Tribute to Maes Huges]

 

Avvertenza: ho scritto questa one-shot dopo aver letto il volume 4 del manga (e visto l’episodio corrispondente), rielaborando la scena del funerale di Maes a mio modo. La prima parte appartiene ai ricordi di una Elisia ormai cresciuta, mentre la seconda e la terza si riferiscono, rispettivamente, ai pensieri di Roy e Riza subito dopo il funerale.

Detto questo, buona lettura!

 

 

 

“Mamma, il cielo può piangere?”

 

Ero bambina, e ancora non capivo cosa fosse successo.

 

Avevo tre anni… e sono pochi, troppo pochi per comprendere il concetto di “morte”.

 

Vedevo solo persone intorno a me, persone vestite di scuro che piangevano, o che posavano tristemente lo sguardo davanti a loro, come se non volessero mostrarmi i loro occhi. Persone che fino a pochi giorni prima avevo visto ridere, scherzare, sorridere, comportarsi normalmente, adesso si erano trasformati in mute statue di marmo.

 

Fredde, inavvicinabili, serie.

 

Provavo a tirare la giacca allo zio Roy, ma mi rispondeva con una carezza affettuosa sulla testa e uno sguardo triste… come se un dolore immenso lo stesse stringendo in una morsa, distruggendo il sorriso simpatico che di solito mi rivolgeva.

Guardavo di sottecchi la zia Riza, e mi accorgevo per la prima volta di come anche i grandi sapessero mostrare la loro debolezza: dai suoi occhi scendevano lunghe lacrime lucide, che colavano lentamente giù per il mento, perdendosi nella terra sotto ai suoi piedi.

 

Era così strano vederli in quello stato, che anche l’ingenuità di una bambina avrebbe capito che qualcosa di grave era accaduto.

 

Mamma, mamma, chiamavo, e mi attaccavo al suo braccio per cercare la sicurezza che sentivo di perdere pian piano. Perché anche lei piangeva? Perché nessuno mi spiegava niente, e perché tutti seguivano con la testa i signori che portavano la cassa sulle spalle? 

Non capivo, e quell’ignoranza della situazione mi uccideva. Però mancava qualcosa, di quello ero certa… e, piano piano, dentro di me una piccola consapevolezza iniziava a farsi strada. Piccola ma terribile.

 

“Papà?”

 

Quando si è bambini, si ha la fortuna [o forse è una sfortuna?] di considerare molti eventi della vita meno gravemente di come farebbe un adulto. La morte di un animaletto domestico avveniva perché “le batterie si scaricano e non possono essere sostituite”… e mi accontentavo di quella scusa un po’ alla buona, creata per non farmi piangere, ma che in fondo riusciva a consolarmi moltissimo.

Il tempo di crescere, nel mio caso, non mi era stato concesso. Come avrebbe potuto una spiegazione così semplice farmi capire che mio padre ormai non c’era più?

 

“Signori, perché mettete papà nella terra? Così non potrà più andare a lavorare! Mamma! Mamma… fermali! Come farà il mio papà ad andare a lavorare se gli mettono tutta quella terra sopra?”

 

La mia mente ripercorre quei momenti a fatica. Ricordo le mani delicate della mamma umide, e il fruscio del suo fazzoletto azzurro sulla mia guancia fradicia di lacrime. La zia Riza che, prendendomi in braccio, mi portava via da quel campo troppo grande e pieno di pietre grandi, bianche, che riportavano lettere che non capivo e foto di persone che non conoscevo…. E poi lo zio Jean, che tentava di farmi ridere un po’ mettendosi il cappello in testa e cambiando faccia mentre alzava e abbassava la visiera. Ma le risate limpide e fresche appartenevano alla me felice di un tempo, alla bambina sorridente che rimproverava suo padre perché la pizzicava con la barba per baciarla.

 

E il cielo, lì su, era una lastra grigia, imperturbabile, pesante, crudele. Piangere avrebbe fatto bene anche a lui…

 

“Mamma, il cielo può piangere?”

 

“Si, tesoro, anche il cielo piange. Quando è triste le sue gocce scendono sulla terra e la dissetano, ma non dura molto: appena il sole se ne accorge lo consola subito, e un suo raggio asciuga tutte le lacrime che ha versato”.

 

***

 

Fare due passi non può che farmi bene.

Le nuvole se ne sono andate, adesso: il cielo è sgombro, ma non chiaro…  come se una cappa di acciaio l’avesse coperto, scacciando ogni segno di delicatezza della natura.

 

Ha deciso di pararsi a lutto anche lui, come tutti…

 

Avanzo piano, sentendomi protagonista di una scena quasi irreale. Tu che ci incoraggiavi sempre, tu che avevi promesso di rimanere sempre un grado inferiore a me per incoraggiarmi, adesso sei stato promosso, e sei addirittura mio superiore. E’ strana a volte la vita.

Strana, e crudele.

Del Tenente Colonnello Maes Huges, trent’anni, non è rimasta altro che una lapide?

I miei occhi si posano automaticamente sulla foto, e sui fiori che la adornano: sono freschi, profumano… sembrano quasi essere l’unico punto di colore in tutto il grigiore dell’atmosfera.

Mi sono sempre chiesto se i nostri cari possano vederci, mentre curiamo le loro tombe o compriamo per loro dei fiori… saranno pensieri oziosi, ma in momenti simili si riaffacciano, pronti a mettermi faccia a faccia con la realtà più che mai. E ciò che è successo oggi non è qualcosa che posso dimenticare facilmente, seppellire nell’”archivio dei brutti ricordi” come un incubo passato.

 

Credo di non essermi mai sentito così vuoto prima di ora.

 

Sento dei passi leggeri dietro di me, ma non intendo voltarmi.

 

“Colonnello, sta cominciando a fare freddo. Ancora non rientra alla base?”

È Riza, che nella sua premura mi è venuta a cercare: anche lei è scossa, nonostante cerchi di mostrarsi seria come al solito. Ragione in più per nasconderle lo sguardo.

“Gli alchimisti sono persone orribili, non trovi? Ora come ora, posso capire quello che hanno provato quei due fratelli, quando hanno tentato di trasmutare la loro madre…”

 

[Non so perché sto parlando così.. ma ho bisogno di uno sfogo, ora.]

 

“C’è una parte di me che desidera disperatamente effettuare una trasmutazione umana… nonostante sappia perfettamente che è proibito, non riesco a convincermi del fatto che non lo rivedrò più…”

Per fortuna sembra non essersi accorta del tremito nella mia voce: alzo la testa, coprendomi gli occhi col cappello e permettendo ad una lacrima di scendere, adesso che nessuno potrà vederla.

“Sta piovendo.”

 

[Penso che avresti detestato queste manifestazioni di” coraggio ostentato”… ma c’è tempo per cambiare. E oggi, voglio restare il debole Roy Mustang che sento di essere.]

 

***

 

Ancora non mi sembra vero, tutto quello che è successo in questi giorni.

A volte penso di vivere un sogno triste, brutto, dal quale vorrei liberarmi con tutte le mie forze… ma, anche se chiudo gli occhi e provo a svegliarmi, lo scenario che vedo è sempre lo stesso: pianti, fiori, desolazione, vuoto. D’altronde, questi sono i funerali.

Il colonnello è rimasto davanti alla lapide di Maes. Tutti se ne sono andati, Glacier compresa… ho lasciato Elisia alle cure di Havoc e ho preferito venire qui ad assistere il colonnello Mustang, non solo in veste di tenente Hawkeye, ma come amica.

Come Riza.

 

“Colonnello, sta cominciando a fare freddo. Ancora non rientra alla base?”

 

È diverso dal solito: il dolore lo ha messo a nudo, scoperto, come se vedessi attraverso un vetro la sua vera essenza. È possibile che solo dopo un colpo così duro ricordiamo di essere umani, con tutti i nostri difetti e debolezze?

Mi avvicino piano, discretamente, per non intromettermi nel suo spazio.

 

“Gli alchimisti sono persone orribili, non trovi? Ora come ora, posso capire quello che hanno provato quei due fratelli, quando hanno tentato di trasmutare la loro madre…”

 

[Si… ma non siamo orribili per il fatto di essere alchimisti. Ciò che ci rende più ridicoli è proprio il nostro ricadere continuamente negli stessi errori, credere che una lacrima o un gesto di “sconfitta” possa degradarci, renderci meno onnipotenti di quanto crediamo di essere…

Posso capire ciò che prova, colonnello. Affrontare la morte non è mai semplice, ad ogni età.]

 

Sorrido appena, gentilmente, e lo vedo voltarsi verso il fondo del cimitero. Qualunque cosa desideri nascondermi, non cercherò di indagare ulteriormente… è il mio dovere di sottoposta.

Nel posare gli occhi sulla tomba, la mia attenzione è immediatamente attratta dalla fotografia: il sorriso divertito di Maes sembra riportare tutto indietro nel tempo. A quando eravamo tutti ancora dei ragazzini, quando i sogni ci sembravano più grandi di noi e realizzarli era una impresa impossibile… e non avremmo mai creduto che qualcuno, per gli stessi sogni che ci animavano, avrebbe potuto perdere la vita…

I pensieri si susseguono rapidamente, senza seguire un particolare filo logico. L’unica consapevolezza che ne affiora è di quanto sia potente l’effetto del tempo su di noi, e come possa un solo, minuscolo attimo cambiare le nostre vite.

 

Un momento prima, tutto esiste.

Un secondo dopo, qualcosa si è dissolto.

 

 

“Sta piovendo.”

 

Le nuvole si stanno diradando… nei cuori, invece, la tempesta non è ancora terminata…

Ci vorrà un po’ di pazienza. Ma in fondo, questo possiamo comprenderlo.

 

 

#*#*#*#*#*

 

Evvai, la mia prima shot su Fullmetal Alchemist non poteva non essere angst! XD

Appena passata la scena del funerale di Maes,ero tristissima ma ispirata, come spesso mi capita dopo una lettura del genere… e così è nata questa storia, partendo dalla frase iniziale e dall’ispirazione di parecchie canzoni ascoltate (in particolare My Immortal degli Evanescence e Forgiven degli Within Temptation). Spero di essere riuscita a rendergli un tributo significativo, dato che è uno dei personaggi che amo di più.

Mi è parso corretto aggiungere l’avvertenza iniziale, dato che le scene non si susseguono allo stesso modo nell’anime e nel manga, e che molti degli eventi che ho descritto li ho inventati e adattati per rendere meglio il filo della storia.

Insomma, come sempre, a voi le critiche (sempre beneaccette) e i commenti! ^^

Ino

 

   
 
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