Libri > Trilogia di Bartimeus
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Autore: Fauna96    28/09/2015    2 recensioni
Raramente le storie sono come ce le raccontano. C'è sempre una piccola parte che viene taciuta, spesso per vergogna o imbarazzo. Qualche volta, per amore.
***
Bartimeus è tagliente e scortese, ma le trotterella sempre al fianco in forma di gatto oppure, quando è stanca, la prende in braccio e la riporta a casa.
***
Certe cose in verità verranno taciute, come il fatto che la regina Nefertiti fosse un’abile maga, o che il suo consigliere più fidato fosse un jinn che si accoccolava sul trono accanto a lei.
***
[Bartimeus/Nefertiti]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bartimeus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Collo lungo e sguardo d’acciaio
 


- E’ sempre stato il tuo problema!- ringhiò.
- Rammollirti tutto per una donna solo perché
ha il collo lungo e lo sguardo d’acciaio!
 
 
 
 
Nefertiti ha sei anni ed ha appena rischiato di morire affogata nel Nilo. Non ricorda bene come sia precipitata in acqua, solo che a un certo punto era tutto blu e non riusciva a respirare... e due braccia l’hanno sollevata, ha sentito il sole sulla testa e voci concitate tutt’intorno.
Dopo aver vomitato tutta l’acqua, resta accoccolata per terra con gli occhi vuoti, i capelli che gocciolano sulla veste già fradicia, e ascolta suo padre sbraitare qualcosa. Lo sente impartire ordini secchi a qualcuno che non riesce a vedere di portarla subito a casa e affidarla alle donne. Una voce sconosciuta lì accanto si lamenta e lei si volta lentamente per cercare di capire chi parla. Il sole la abbaglia e riesce a intravedere solo un corpo snello e bagnato quanto lei, mentre suo padre abbaia di nuovo.
Infine, si sente sollevare di peso e si aggrappa alla spalla scura su cui viene appoggiata con inusuale delicatezza. Vede un viso giovane incorniciato da capelli umidi e due occhi strani, anche se non saprebbe dire il perché; il borbottio del giovane la accompagna fino a casa, dove viene affidata alle ancelle.
E’ solo molte ore dopo che si rende conto di non sapere nemmeno chi sia quel ragazzo.
 
Di sicuro è uno degli schiavi di suo padre, ma non l’ha mai visto per il palazzo o nei giardini. Vorrebbe chiedere il nome a suo padre, ma sa che non deve disturbarlo durante il giorno, mentre lavora; sua madre, non la vede quasi mai e probabilmente ne sa quanto lei, e allora si rivolge alle sue ancelle: loro l’hanno visto, ieri, quando l‘ha riportata a casa, ma nessuna conosce il nome di quel giovane.
Alla sera, suo padre viene a trovarla; le chiede come sta, se si è ripresa e lei annuisce e infine trova il coraggio per chiedergli del ragazzo.
Con sua sorpresa, suo padre aggrotta la fronte e le dice che non è affar suo: lui è uno dei demoni suoi schiavi, è pericoloso per i maghi, figurarsi una bambina come lei.
Nefertiti quella notte resta sveglia a pensare ai demoni. Sono cattivi, questo lo sa, ma anche lui? Sembrava... gentile con lei. E ancora non sa come sia chiama.
 

(Non sa spiegare ora né lo saprà fare poi perché le interessi così tanto il suo nome. L’unica cosa che le verrà in mente sarà che la dea Hathor ha già iniziato il suo operato.)
 
۞

Nefertiti decide di andare a cercare personalmente il demone, in barba a tutto quel che le ha detto suo padre. Dopotutto, non l’ha mai ascoltato particolarmente.
Sa che spesso e volentieri gli spiriti prendono forme di animali, così si aggira nei giardini e per prima cosa si rivolge a un gatto allungato al sole; non le risponde, anzi, la ignora completamente, per cui deve essere un animale vero per forza.
Passa a interrogare cortesemente alcuni uccellini appollaiati su un albero, ma nuovamente senza successo. Come si fa a capire se sono demoni o no?
Inizia a passare gran parte dei suoi pomeriggi in giardino, a parlare al vento; prima che qualcuno possa notarla e riferire ad Ay che sua figlia è ammattita, una ciarla si posa accanto a lei.
- Si può sapere perché continui a parlare con gli animali? Non ti risponderanno mai, sai? –
Nefertiti cade quasi all’indietro per la sorpresa, ma si riprende in fretta. – In verità, stavo cercando uno spirito come te –
L’uccello inclina il capo di lato. – E perché mai? –
- Sto cercando il demone che mi ha salvato l’altro giorno. Non gli ho detto grazie e non so nemmeno come si chiama – guarda negli occhi scuri e lucenti della ciarla, che sembra ponderare la questione. – Se usassi termini meno offensivi, potrei anche dirti il suo nome – notando la sua confusione, lo spirito sospira: - “Demone”. Non è educato chiamare entità nobili par mio con questo termine: è preferibile “maestoso jinn”, ti ringrazio-.
Nefertiti sbatte le palpebre. – Non lo sapevo. Mio padre dice sempre “demoni” -.
- La cosa non mi stupisce – borbotta la ciarla alzando il becco e Nefertiti fa un mezzo sorriso. – Mi dispiace, maestoso jinn. Ora puoi rispondere alla mia domanda? –
In men che non si dica, la ciarla si trasforma in un giovanotto dagli occhi allegri che accenna un inchino. – Bartimeus, padroncina. Il mio nome è Bartimeus di Uruk -.
 

(Un giorno gli chiederà perché le abbia rivelato con così tanta leggerezza il suo nome, la cosa più preziosa che uno spirito – e un umano – possieda; lui si stringerà nelle spalle e risponderà che lei non era destinata a diventare una maga; inoltre, lui conosceva già il suo nome, motivo in più per non convocarlo.)
 
 
۞

Man mano che cresce, inizia a provare sempre più insofferenza verso il mondo in cui vive, verso suo padre, verso sua madre che non c’è mai, verso le ancelle che sorvegliano ogni suo passo. Non può far nulla di quello che le piacerebbe fare, perciò la sua reazione è continuare a scappare per i campi o in città e infilarsi nei vicoli più lontani dal palazzo. Oh come vorrebbe avere i poteri di Bartimeus e trasformarsi in un uccello e volare lontano!
Suo padre è furioso con lei (non è così che la figlia di un alto funzionario dovrebbe comportarsi) ma Nefertiti non sopporta più che le venga detto cosa fare, dunque continua a fare quel che le va.
Finché una sua fuga coincide con un qualche guaio combinato da Bartimeus ed Ay decide di prendere due piccioni con una fava: affida sua figlia al jinn con la minaccia della Trista Vampa se le accadesse qualcosa.
- Cosa? – il guerriero dalla testa di leone sgrana gli occhi e agita la lancia. – Devo farle da balia? Io, Bartimeus di Uruk, che ho combattuto innumerevoli battaglie quando questa città era solo un villaggio fangoso, io... – la cosa va avanti finché Ay non gli scaglia contro una stilettata di fuoco. – Chiudi la bocca, demone! Non hai fatto altro che disobbedirmi e combinare pasticci con quella lingua troppo lunga, esattamente come ha fatto mia figlia! Perciò vi troverete benissimo insieme! E tu – si rivolge a Nefertiti, che finora è rimasta a fissarsi i piedi infangati – vedremo se con un demone imparerai a comportarti da fanciulla a modo e non da moccioso di strada! –
Ay se ne va come una furia lasciando soli il jinn e la bambina. Si guardano per un po’ e alla fine Bartimeus dice: - Se non altro, potrei sempre pietrificarti e andarmene a zonzo -.
 
Non è necessario arrivare a tanto, perché Nefertiti non sfugge al suo controllo; be’, Bartimeus non la controlla, anzi: la porta ovunque voglia, l’importante è che ‘ non si faccia uccidere o vendere a qualche postribolo’.
Bartimeus è tagliente e scortese, ma le trotterella sempre al fianco in forma di gatto oppure, quando è stanca, la prende in braccio e la riporta a casa. Nefertiti comincia a domandargli cose sui posti che ha visto e sulle persone che ha conosciuto e lui risponde sempre con racconti mirabolanti.
Un giorno in cui arriva un re assiro a far visita al faraone, Bartimeus la porta sul tetto del palazzo per vedere il corteo reale giungere dal deserto; appollaiata lassù fianco a fianco del giovanotto sorridente con gli occhi di gatto, Nefertiti si rende conto di amarlo più di chiunque altro.
 

(E’ un amore di bambina, ovviamente, semplice e dolce e puro, l’amore che proverebbe per qualunque altro amico, se ne avesse. Non resterà tale.)
 
۞

Il principe Amenhotep compie dodici anni e Nefertiti è obbligata a vestirsi elegantemente, pettinarsi capelli e truccarsi gli occhi. Aspetta seduta nella sua stanza che la vengano a prendere dopo che le ancelle se ne sono andate, con gli occhi che le pizzicano terribilmente; alla fine non resiste più e se li strofina col dorso della mano, sporcandosela tutta di nero. Prima che le possa venire l’idea di pulirsi sulla veste bianca, entra Bartimeus, che le lancia un’occhiata mezza esasperata e mezza divertita.
Mentre le lava la faccia borbotta: - C’è qualcosa che non capisci nella frase ‘non toccarti gli occhi mentre sei truccata’? – afferra il vasetto di kohl e si inginocchia di fronte a lei. – Tieni gli occhi aperti e guarda in alto –
Nefertiti si sforza di obbedirgli; per fortuna, è molto più veloce delle sue ancelle e il suo tocco è più leggero. Quando finisce, le dà un buffetto sul mento. – Andiamo: se siamo in ritardo, tuo padre mi strizzerà con un Rivolta – Pelle -.
 
Amenhotep è un ragazzino alto e magro, e gentile; Nefertiti si trova a suo agio con lui, sebbene non sia divertente come Bartimeus. La porta  in giro per i giardini reali e le mostra un angolino paradisiaco con uno splendido laghetto ricoperto di fiori. Improvvisamente appare molto imbarazzato; le chiede se Ay le abbia già parlato di loro due e Nefertiti sgrana gli occhi scuotendo il capo.
E’ così che scopre che lei e Amenhotep son destinati a sposarsi tra qualche anno.
- Non è possibile – balbetta. – Io... mio padre non mi darebbe mai in sposa a un principe. Sono... – richiama alla mente tutte le cose che suo padre le rinfaccia – indisciplinata e scortese e... –
Amenhotep le fa un sorrisino stringendosi nelle spalle. – Mi... mi spiace che tu l’abbia saputo così. Pensavo lo sapessi... lo annunceranno oggi -.
E nonostante Nefertiti continui a scuotere il capo, succede proprio quello; vorrebbe ribellarsi, battere i piedi, dire loro che non lo sposerà, non sposerà proprio nessuno; e invece resta immobile e sorridente, proprio come dovrebbe fare la futura sposa di un principe, e intanto tiene gli occhi puntati sul leone dorato in fondo alla sala, intento a sorvegliarla.
Per il resto dei festeggiamenti si comporta tanto bene che suo padre le dà il permesso di tornare nelle sue stanze in groppa a Bartimeus.
- Non è giusto – mugugna, le dita affondate nella criniera. – Non lo voglio sposare. Non voglio -.
- Fammi capire – dice Bartimeus, dandole un leggero scrollone per farla scendere – Non vuoi sposare il principino o non vuoi sposarti e basta? – prende sembianze umane per aprire la porta e Nefertiti entra, scalciando via i sandali. – Non voglio sposarmi e basta! E’ così... noioso. Non potrò fare nulla che voglio -.
Bartimeus si stringe nelle spalle. – Ti è andata anche bene: sposerai il figlio del faraone, sarai potente e tutto quel che vuoi. Meglio che passare la vita in una capanna di fango a sfornare figli e lavorare, no? –
Nefertiti si siede sul letto imbronciata. – Voi spiriti non vi sposate! Non è giusto! –
Il giovane ride. – E’ una cosa... così umana, Nefertiti. Grande Ra, legarsi così a qualcun altro... no, mi basta già essere incatenato a questo mondo – la tristezza che gli offusca gli occhi si addolcisce. – Non pensarci, ragazzina. Dormi -.
Nefertiti si lava bene il viso e osserva il gatto arrampicarsi sul davanzale della finestra.  
- Bartimeus? –
- Sì? –
- Resti un po’ con me? Per favore? – lo sente sbuffare, ma un secondo dopo un corpo caldo e peloso si acciambella sul cuscino. – Dieci minuti. Non ho tutta la notte -.
Nefertiti sorride e chiude gli occhi. – Un’altra cosa: stavo pensando che... se proprio dovessi sposarmi, preferirei sposare te -.
Lo sente ridere piano. – Oh, ne sono lusingato. Se mai mi venisse il desiderio di legarmi permanentemente a un umano, penserò subito a te -.
- Prometti? –
- Sì, Nefertiti, prometto -.
 

(E anche se lei sa che l’ha detto un po’ per scherzo un po’ per farla stare zitta, gli crede. Davvero.)
 
۞

Le stagioni si susseguono pigramente. Nefertiti cresce, Bartimeus resta sempre lo stesso. Ogni tanto sparisce, per qualche incarico per Ay o per tornare nell’Altro Luogo, ma per la maggior parte del tempo resta al suo fianco. Molte persone li guardano in modo strano perché lei non è più una bambina a cui badare e lui è un demone; Nefertiti intuisce che presto le voci cresceranno, andranno a punzecchiare l’orecchio del gran funzionario Ay e lei si ritroverà sola, di nuovo. Perciò, una notte sgattaiola nello studio di suo padre, accende una candela e si mette a leggere.
Non è mai stata tipo da far fare agli altri qualcosa che può fare lei stessa.
 

(E questa diffidenza mista a orgoglio resterà sempre. Con una sola eccezione, forse.)
 
۞

Ha visto tredici inondazioni del Nilo quando diventa donna. Si sveglia una mattina con le cosce appiccicose di sangue e per un attimo resta immobile a fissare le macchie scarlatte; poi, scoppia in lacrime.
Arrivano le ancelle, che la portano subito a fare il bagno, le accarezzano i capelli, le dicono che va tutto bene. Arriva persino sua madre che le sorride, si siede sul bordo della vasca e le parla con dolcezza. Nefertiti è indispettita da tutte quelle attenzioni: sa cos’è successo, prima o poi doveva succedere: l’ha solo presa alla sprovvista, insieme a tutte le implicazioni che comporta.
Sua madre le fa una carezza e le promette che poi parleranno; Nefertiti sa che non è così, ma annuisce, sorride e rimane sola nell’acqua tiepida. Osserva pensosa il sangue tingere la superficie e pensa che presto suo padre la chiamerà per parlarle e lei, nel giro di un anno, sarà venduta al figlio del faraone.
Posa la fronte sulle ginocchia.
 

(Il fatto che sia una donna, però, non le impedirà certo di comportarsi da bambina.)
 
۞

- Così, ti sposi davvero –
Nefertiti osserva le pavoncelle fare capriole nel cielo azzurro, sdraiata sulla schiena. – Già –
- Sempre della stessa opinione sui matrimoni? – Bartimeus è stravaccato accanto a lei con la spalla che sfiora la sua e il sole che gioca sui riccioli scuri. Nefertiti annuisce senza parlare e il jinn si appoggia su un gomito. – Non capisco quale sia il tuo problema, sai? – alza un sopracciglio con aria caustica. – Ti sposerai con il principe! Sarai sua moglie e, se giocherai bene le tue carte, potresti diventare la sua favorita. Allora? –
Nefertiti si morde il labbro e sbotta: - Proprio tu mi dici queste cose! Hai definito il matrimonio ridicolo! –
Bartimeus appare colto alla sprovvista, ma solo per un secondo. – Bambina mia, io sono un jinn. Tutto quello che è umano per me è ridicolo! E in particolar modo cose del genere, ma comunque: è il tuo destino, sposarti e far figli, altrimenti la vostra razza si estinguerebbe. Non sarebbe male effettivamente... – si interrompe perso nei suoi pensieri e Nefertiti ringhia: - Non capisci. E come potresti? Tu... tu... –
- Sì, sono un demone senz’anima, bla bla – le lancia un’occhiata annoiata, poi sbatte le palpebre e un ghigno si dipinge sul suo bel volto. – Ora ho capito. Tu hai paura -.
Nefertiti balza in piedi. – Come osi! Credi che possa venire spaventata da un ragazzino? – sente le guance in fiamme, ma si rifiuta di distogliere lo sguardo da quello beffardo del demone.
- Sì, oh sì – Bartimeus la guarda dal basso in alto, sornione come un gatto. – Dopotutto, che ne sai tu, del matrimonio? Hai mai almeno parlato con un ragazzo? Oh sì, questo sì – sorride malizioso. – Ne hai mai baciato uno? –
- E tu cosa sai di matrimoni o baci? – la miglior difesa è sempre l’attacco.
- Vi ho osservati abbastanza a lungo, voi umani, non sono stato convocato ieri. Tu invece... –
- So baciare, cosa credi, e so tutto quel che c’è da sapere! Non sono più una bambina! – E tanto per aggiungere credibilità alle sue parole (così terribilmente infantili) si piega in avanti e poggia le labbra su quelle del ragazzo.
Li coglie di sorpresa entrambi: Bartimeus resta immobile, rigido quasi, e Nefertiti non sa più che fare. Si stacca da lui con un sussulto e rimangono a fissarsi; Nefertiti pensa quasi di stare per scoppiare in lacrime come una mocciosa per l’imbarazzo, quando una risata familiare irrompe sulla bocca del jinn: - Meno male che non sono il tuo futuro sposo, o chiederei il rimborso spese! Baci davvero così male? –
- No! – strilla lei e, come spesso accade tra loro, il tutto si chiude con una risata.
 

(Ma non si chiude davvero, questo è il problema. Il ricordo di quel bacio goffo, infantile resterà nella mente di Nefertiti per molto tempo, pronto ad assalirla la notte, quando sta per addormentarsi. E sarà con una curiosità dolente che continuerà a chiedersi cosa sarebbe successo se avesse osato di più.)
 
۞

La sera prima delle sue nozze, Bartimeus va a salutarla, o quantomeno questa è l’impressione che ha lei. Effettivamente, non ha certo più bisogno di una balia e, a onor del vero, saranno anni che Ay non ha più ordinato nulla a tal proposito al jinn. Nefertiti, con molta diplomazia, ha sempre finto di ignorare il fatto.
- Insomma – rumoreggia il gatto, agitando la coda – tu sarai un sacco impegnata con i doveri di moglie reale, no? E io credo di essere riuscito a convincere tuo padre a congedarmi... sono stato fastidioso, volgare, irriverente... –
- Come al solito, vuoi dire – sogghigna Nefertiti e, prima che lui possa risponderle a tono, si butta: - Ho una proposta da farti: voglio... vorrei che tu diventassi il mio jinn. Dopotutto – aggiunge alzando il mento – una moglie reale ha bisogno di servitori fidati -.
Il gatto la osserva, poi scoppia a ridere. – Allora, stai proprio chiedendo al jinn sbagliato. E poi, da quando sai convocare? –
 

(Passeranno quasi tutta la notte a litigare e complottare, tanto che il mattino Nefertiti non avrà più così tanta paura. E sarà anche abbastanza sicura di non doverne avere mai più.)
 
۞

Il resto diventerà storia, o quasi. Certe cose in verità verranno taciute, come il fatto che la regina Nefertiti fosse un’abile maga, o che il suo consigliere più fidato fosse un jinn che si accoccolava sul trono accanto a lei; o che le lacrime che versò il giorno del rovesciamento di Akhenaton non fossero solo per suo marito, ma anche per il coinvolgimento del suo jinn nel complotto.
 

(E Nefertiti forse sospetterà che a farla sopravvivere non sia stata solo la fortuna; però non saprà mai che secoli dopo Bartimeus salverà la vita a una ragazza araba solo perché gli ricorderà lei; non saprà mai che Bartimeus dirà in faccia a Cleopatra che non solo non assomiglia di una virgola a Tolomeo, ma che non è affatto la donna più bella che lui abbia mai visto.)






 
Ed ecco qua la famigerata storia su Nefertiti, come promesso alla mia cara Alsha. Partiamo dal fatto che questa storia è una delle più rimaneggiate che abbia mai scritto e che l'ho iniziata sull'onda della quinta stagione del Trono di Spade. Dunque era molto, molto più drammatica, ecco, solo che mi sono accorta di aver ucciso l'IC di Bart (e anche qui siamo al limite, eh), quindi ci sono stati un bel po' di cambiamenti.
Nefertiti: di lei si sa davvero davvero poco, quindi meglio per me u.u Il nome di suo padre è con tutta probabilità vero; e Amhenotep è il vero nome di Akhenaton, suo marito, nonché faraone. In realtà, mi sono più ispirata ai vari indizi che Bart getta qua e là nei libri che alla storia... penso che la citazione all'inizio l'abbiate riconosciuta tutti (grazie, Faquarl!)
E ora mi eclisso, carissimi... vado a fare l'univeristaria, finalmente :) Alla prossima!
 
  
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