Fanfic su artisti musicali > EXO
Ricorda la storia  |      
Autore: dericiasumeru    28/09/2015    2 recensioni
E se mi dichiarassi ma lui mi rifiutasse? A Luhan non piacciono i ragazzi, dai. Me lo avrebbe detto. E poi sono il suo migliore amico, non una ragazza con delle belle gambe in mostra e una scollatura. Non rientro minimamente nei suoi interessi di quel tipo. Ma perché ora questa cosa mi sta mettendo rabbia? Perché mi pizzicano gli occhi? Oh Sehun non piange mai, cosa mi sta succedendo. Cosa mi stai facendo, Luhan?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Sehun, Sehun
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
// Ehi! Eccomi qui, non con un aggiornamento di Mailman ma bensì con una one shot scritta tipo a maggio ??? L'ho riletta e mi chiedevo perchè non l'avessi ancora pubblicata, quindi eccola qua (...)
As always, vi voglio troppo bene! Prima o poi mi rifarò viva, per ora ho uno scambio con la Danimarca organizzato dalla mia scuola (parto dopodomani) quindi................................ /fugge
~Dericiasumeru


Appunto mentale numero uno: devo assolutamente trovarmi un passatempo diverso dall’ascoltare Joonmyun brillo che mi parla altrimenti crollerò addormentato qui su questo divano.
Non sopporto quando lo fa – o quando qualcuno mi impone la propria presenza in generale –, ma di certo non è colpa sua: in questo momento deve essere un concentrato di tristezza e frustrazione, dato che da qualche altra parte in quella stessa discoteca c’è Kris. Nonostante ci provi palesemente il leader degli M è stupido come un pezzo di legno e non coglie nessun segnale, e pensare che ora sia sicuramente circondato da belle ragazze non deve avere un riscontro molto positivo.
Circondato da ragazze? Mi ricorda qualcuno.
Non mi piace quando i membri decidono all’ultimo minuto di passare la serata in discoteca, soprattutto dopo una giornata così pesante e piena di allenamenti per il comeback. Con che forza stanno ballando in pista poi? Io sarei volentieri andato a letto alle sette e mezzo, mentre qui sembra quasi che l’alcol li riempia di nuove energie, tanto che li posso scorgere mentre si dimenano sotto le luci lampeggianti. Appunto mentale numero due: la prossima volta starò a casa, poco ma sicuro.
Mi guardo intorno, stringendo tra le dita un bicchiere contenente un qualche tipo di drink di cui non so il nome, cercando di vedere una certa testolina bionda tra la folla, ma dal punto in cui mi trovo è difficile distinguere le persone singole che ballano. Almeno Joonmyeon ha avuto la grazia di trascinarmi sui divanetti abbastanza distanti dalla pista e dalla musica assordante, così da poter parlare senza urlare ed evitare che il mio mal di testa peggiori troppo. Appunto mentale numero tre: appena arrivo a casa prendo una pastiglia.
D’un tratto mi sento cingere le spalle da delle braccia e sobbalzo, sospettando sia una qualche fan che allunga troppo le mani, ma un «Hunnie~» detto da una voce familiarissima mi tranquillizza, facendomi capire che si tratta di Luhan. Di un Luhan che ha alzato troppo i gomiti, a quanto sembra.
Mi godo quel momento, quella sensazione di calore che le sue braccia magre mi trasmettono a contatto con il mio collo e le mani abbandonate sul mio petto. Momento troppo bello per essere vero, dato che subito una sensazione di ansia mi attanaglia lo stomaco: qualcosa non quadra, è parecchio strano che si dimostri così tanto affettuoso nei miei confronti dopo l’ultimo periodo. Nel frattempo noto che Joonmyun è crollato dall’altra parte del divanetto, mettendo fine al suo monologo depresso.
«Buonasera Lulù, ti stai divertendo?» controllo il mio tono in modo che sembri privo di qualsiasi emozione, mentre cerco una via di fuga da quell’abbraccio che mi fa battere il cuore troppo forte. Spero di riuscire a mantenere un po’ di contegno, ma dentro mi sento morire dalla voglia di sentire di nuovo la sua voce; come succede troppo spesso nelle ultime settimane quel giorno non ci siamo parlati, se non per comunicazioni necessarie durante le prove delle coreografie. Luhan stringe di più le braccia intorno a me, permettendomi di sentire un malcelato singhiozzo soffiato sul mio collo, facendomi prendere uno spavento incredibile.
«Che succede, Lulù?» chiedo preoccupato, addolcendo il tono di voce, mandando a quel paese il mio tentativo di rimanere distaccato. Mi volto quanto la posizione mi permette di fare, guardandolo in volto: sta proprio piangendo, le lacrime che gli rigano le guance sono parecchie e non accennano a fermarsi. Mi alzo in piedi, liberandomi dalla sua presa ormai debole, riuscendo a farlo ruotare intorno al divanetto e prendendolo tra le mie braccia. Lo stringo a me, in silenzio, annusando il profumo dei suoi capelli e carezzandogli lentamente la schiena. Potrei rimanere così per sempre. Lui continua a piangere rumorosamente stringendo le mani a pugno sul tessuto della mia maglia leggera, piantando la testa nel mio petto.
«Perché?» chiede d’un tratto tra i singhiozzi.
«Perché cosa?»
«P-perché mi odi?»
Il mio corpo si pietrifica; sento tutto bloccarsi, ghiacciarsi. L’ha chiesto. Speravo che non trovasse mai il coraggio di affrontare l’argomento, ma a quanto pare non sono l’unico ad aver patito la situazione. Lui intanto si lascia sfuggire qualche altra parola, biascicata a causa dell’alcol e del pianto che diventa sempre più forte. «Una volta mi sorridevi sempre, stavi con me, ridevi con me. Ora non mi parli, non mi guardi nemmeno, esci da solo e torni a casa tardi. Perché mi tratti così? Cosa ti ho fatto di male?»
Il cuore mi fa male a sentire quelle parole, perde battiti perché quello che sta dicendo è tutto vero, ma non sapevo che lui stesse soffrendo così tanto.
Fino a non troppo tempo fa Luhan ed io eravamo la classica coppia di amici inseparabili: fin da prima del debutto avevamo notato di avere molte cose in comune ed facendo parte dello stesso gruppo eravamo diventati molto legati. Passavamo tutto il nostro insieme, uscendo per cinema e karaoke o semplicemente rimanendo in dormitorio. Trascorrere l’intero pomeriggio ad occupare il divano non era una novità né per noi né per gli altri membri del gruppo che irrompevano nella stanza sperando di stravaccarsi davanti alla tv, trovandoci invece sistemati in simbiosi ad occupare tutto lo spazio: lui seduto con la schiena rigorosamente dritta - «la postura è molto importante, Sehun!» - ed un libro in mano mentre io con la testa appoggiata sulle sue gambe a sonnecchiare o a giocare alla play. Era rilassante per entrambi, avevamo un vero e proprio bisogno di stare vicini l’un l’altro il più possibile ma le parole non erano necessarie: bastava uno sguardo, un sorriso furbo per intenderci perfettamente. Quei momenti di tranquillità erano il nostro unico modo per manifestare l’affetto reciproco senza sentirci troppo imbarazzati. Non sarei riuscito a dire un «ti voglio bene, hyung» nemmeno se mi avessero pagato, e dubito fortemente che lui la pensasse diversamente.
Capitava anche che, quando Luhan era particolarmente preso dal libro, lasciasse scivolare una mano fra i miei capelli, accarezzandoli e giocandoci distrattamente. E fu quello a rovinare tutto.
Un pomeriggio capitò che fossi parecchio stanco, tanto da decidere di schiacciare un pisolino. Spensi la tv e chiusi gli occhi, sentendo il tessuto dei suoi jeans premere sulla mia guancia. Mentre lui si immergeva sempre di più nella sua lettura guidò silenziosamente la mano tra le mie ciocche, accarezzandole e arricciandole. Il cuore iniziò a rimbombarmi nelle orecchie, aiutato dal silenzio che regnava nella stanza. Che cosa? Perché? Sono forse malato? Provai ad ignorarlo, chiudendo gli occhi con forza e provando a concentrarmi su altri pensieri, ma dopo una decina di minuti non voleva proprio accennare a fermarsi.
«Hyung, credo di non stare bene» dissi, alzandomi dal suo grembo.
«Cos’hai?» chiese alzando velocemente gli occhi dal libro, puntandoli nei miei. Vidi un lampo di preoccupazione nel suo sguardo.
«È da qualche minuto che mi batte fortissimo il cuore. Ho provato a calmarmi ma non mi passa proprio». Giuro, non mi ero mai sentito imbarazzato in sua presenza, nemmeno una volta, quindi come mai in quel momento sentii le guance calde mentre mi posava una mano sul petto?
«Prova a stenderti a letto, magari sei solo tanto stanco» sdolcemente. Sapevamo entrambi quanto mi impegnassi con le coreografie e quante ore passassi a ballare, quindi probabilmente aveva ragione. Mi alzai e mi diressi in camera, chiudendomi la porta alle spalle per evitare di sentire gli schiamazzi di qualche altro membro: d’altra parte era quasi ora di cena, dovevano esserci almeno cinque persone a stressare Kyungsoo e Joonmyeon e a ripetergli di sbrigarsi a cucinare.
Mi lasciai cadere di peso sul materasso, tirando il piumone fin sopra le spalle, accoccolandomi di lato. Il cuore pian piano iniziò a rallentare, mentre mi abbandonavo al sonno con un senso di sollievo.
«Hunnie! Svegliati che è pronta la cena!» Aprii gli occhi di scatto, trovandomi Luhan seduto sul bordo del letto. Mi tirai a sedere velocemente, mentre lui ridacchiava per la piega che avevano preso i miei capelli: allungò quindi le mani, pettinandoli delicatamente dietro le mie orecchie, con uno sguardo soddisfatto. Tirandomi per una mano mi fece alzare, guidandomi poi verso la cucina
Il cuore. Il mio povero cuore.
Stava battendo all’impazzata, più forte di prima. Non mi era passato? Forse avevo seriamente qualcosa. Cosa mi stava succedendo?
Dopo cena decisi di parlarne a Joonmyeon, spiegandogli la situazione. «Secondo me non sei malato» disse, posandomi le mani sulle spalle e sorridendo «sei solo innamorato di Luhan».
«C-cosa?» balbettai, sentendo le guance arrossarsi per la seconda volta quel giorno. Da quando io, Oh Sehun, arrossisco come una ragazzina? Non poteva essere… come potrei essermi innamorato del mio migliore amico? Come potrei essermi innamorato di un maschio??
…….Però tutto aveva senso, pensandola così. Non mi ero mai reso conto di quanto fossi realmente vicino a Luhan, di quanto fossi triste quando tornava in Cina, di come mi sentissi felice quando mi guardava e mi sorrideva. Di certo non erano le sensazioni che si provano con dei semplici amici.
«Ma sì, non serve nasconderlo. Metà gruppo pensa già che voi stiate insieme, anche se ti dichiarassi non sarebbe un problema»
Dichiararsi.
Il mio cuore prese a battere ancora, mentre un sentimento di ansia si appropriava del mio stomaco e lo stringeva. La mia mente aveva già metabolizzato la cosa, si era rassegnata all’evidenza: non ero malato, ero solo fottutamente innamorato. Innamorato di un ragazzo. E non di un ragazzo qualunque, ma della persona con cui ero riuscito a legare di più in questo mondo.
E se mi dichiarassi ma lui mi rifiutasse? A Luhan non piacciono i ragazzi, dai. Me lo avrebbe detto. E poi sono il suo migliore amico, non una ragazza con delle belle gambe in mostra e una scollatura. Non rientro minimamente nei suoi interessi di quel tipo. Ma perché ora questa cosa mi sta mettendo rabbia? Perché mi pizzicano gli occhi? Oh Sehun non piange mai, cosa mi sta succedendo. Cosa mi stai facendo, Luhan?
«Non posso» dissi all’improvviso, bisognoso di esternare tutto quello che sentivo in quel momento. Davanti allo sguardo interrogativo di Joonmyeon continuai a parlare, non curandomi del paio di lacrime che scesero silenziose «Non posso rischiare. So che non mi ricambia, che mi vede solo come un amico: non ha mai provato interesse per i ragazzi e non capisco come potrebbe provarne per me».
Joonmyeon fece per dire qualcosa, ma lasciai la sua stanza prima che potesse parlare. Non volevo sentire. Non potevo sentire. Per la prima volta dopo tanto tempo mi abbandonai ai singhiozzi, raggomitolandomi sotto le coperte del mio letto.
Da quel giorno iniziai ad evitare Luhan. Se mi parlava non rispondevo o mi servivo di monosillabi, se arrivava vicino a me cambiavo stanza, se entrava in camera mia facevo finta di dormire. Mi allenavo fino a tardi, in modo da evitare i pasti collettivi e mangiare da solo quando gli altri avevano già finito. Ero sempre più stanco: stanco fisicamente per i continui sforzi e stanco mentalmente perché cazzo quanto mi mancava Luhan. Alla fine la situazione non era migliorata: decidendo di ignorarlo avevo solo evitato di espormi in prima fila, ma i risultati erano gli stessi di essermi dichiarato. In ogni caso la cosa tra di noi doveva finire. Ed era così che era successo. Avevamo passato cinque intere settimane in silenzio. Alla fine lui, stanco di chiedere spiegazioni e di non ricevere risposte aveva rinunciato: non mi guardava, non cercava di interagire con me, non mi parlava. E non sorrideva più. Che fine aveva fatto quel piccolo cerbiattino sorridente che metteva l’allegria a tutti quanti? Fino ad oggi la situazione si era mantenuta così, ma a quanto pare Luhan era scoppiato per il troppo carico di stress e non era più riuscito a trattenersi dal chiedermi spiegazioni.
«Questo tuo continuo silenzio mi sta uccidendo, Hunnie» stende le braccia e posa le mani sul mio petto, allontanandomi. Sciogliendo questo abbraccio sento il cuore che inizia a spezzarsi. Mi sta dicendo cose che dovrebbero sollevarmi, d’altra parte ci siamo ignorati per troppo tempo ed è arrivato il momento di risolvere delle questioni importanti, ma la mia attenzione è focalizzata sul fatto che lui mi allontana.
Quando alza la testa e mi guarda vedo che le lacrime si sono fermate, ma gli occhi sono ancora rossi. «Mi manchi…»
E lì perdo il controllo. Gli prendo il viso tra le mani e lo tiro leggermente verso di me, mentre suoi occhi si spalancano per la sorpresa e la bocca si socchiude, mostrandomi due labbra piccole e rosate che mi gridano di avvicinarmi. E io le ascolto. Chiudo gli occhi e poggio lievemente la mia bocca sulla sua, beandomi delle scosse elettriche che mi attraversano il corpo e dello stormo di farfalle che si risvegliano nel mio stomaco. Dopo qualche secondo mi stacco, e vedo che le lacrime hanno ricominciato a scendere, rigandogli silenziosamente il viso. Lui rimane a guardarmi con le braccia abbandonate lungo i fianchi e gli occhi ancora più spalancati di prima, senza accennare a voler dire una parola.
«Sono innamorato di te» È così naturale da dire che le parole escono da sole, togliendomi quel macigno enorme dal petto, permettendomi di distendere le labbra in un sorriso triste. «Ma so di non essere ricambiato, quindi non ho mai detto nulla. Non riuscivo a starti vicino senza pensare in continuazione a quanto sei bello e a quanto volessi stringerti tra le mie braccia, quindi ho provato ad allontanarmi nella speranza di dimenticare questo sentimento. Ma non ha funzionato.»
Non vedendo nessun’altra reazione, le mie mani, che fino a quel momento sono rimaste ferme ai lati del suo viso, si staccano e si abbassano silenziosamente. Sento gli occhi pizzicare e gli angoli della bocca tirarsi involontariamente verso il basso. No, non qui. Non davanti a lui. Faccio un passo indietro e mi guardo i piedi, sussurrando qualche scusa. Devo trattenermi, non posso scoppiare a piangere qui, devo almeno arrivare ai dormitori e chiudermi in camera, dove sotto le coperte non può arrivare nessuno, da dove non trapassa nessun singhiozzo. Stringo gli occhi, sentendo il mal di testa martellarmi nelle tempie sempre più forte e aggiungersi al dolore al petto e al fastidio agli occhi. Ottimo, proprio una bella serata.
Improvvisamente due braccia mi stringono, cogliendomi di sorpresa per la seconda volta quella sera. Affonda il naso nel mio collo, facendomi rabbrividire. Ma io non ci casco. Non ci cascherò più. Vorrei cascarci, ma non posso. Aspetto che questo contatto finisca, senza ricambiare l’abbraccio, e sentendo le mani pizzicare desiderose di toccare quella pelle candida.
Dillo. Falla finita. Dammi il colpo di grazia, ti prego, non ne posso più di aspettare. Non posso continuare ad illudermi, e tu non puoi più illudermi. Dimmi la verità, devo mettermi il cuore in pace. Avanti, colpisci.
Al contrario di quello che sto aspettando, Luhan si lascia sfuggire un sussurro leggero. «Quanto cazzo ci hai messo?»
Sgrano leggermente gli occhi. «Cosa?» chiedo, confuso.
«Ce ne hai messo di tempo… ti stavo aspettando da troppo, pensavo di non farcela più» Cerco di scogliere l’abbraccio per guardarlo negli occhi, in cerca di spiegazioni. Spiegazioni che arrivano all’improvviso, da sole, colpendomi in pieno come un pugno allo stomaco. «io ti amo, idiota».
Il mio cuore si ferma. Lo posso giurare, il mio cuore si è fermato. E penso potrebbe continuare a stare fermo, soprattutto mentre Luhan mi prende il viso tra le mani e mi fa chinare verso di lui, facendo unire le nostre labbra in un bacio. Un bacio che di casto ha ben poco, perché non perde tempo nel far incontrare le nostre lingue approfittando della mia bocca aperta per lo stupore. Chiude gli occhi e mi fa passare le braccia dietro il collo, facendo aderire il suo corpo al mio.
E io non resisto più. Le mie mani si posano sui suoi fianchi, stringendoli, graffiandoli. Non ci posso credere, Luhan mi sta baciando. Quanto ho aspettato questo momento? Quanto l’ho desiderato? Ma soprattutto: quanto ho sognato che Luhan mi dicesse quelle parole?
Tutte le settimane passate si cancellano, sfumano, non sono che un ricordo lontano. Ora contano solo le labbra di Luhan, il suo respiro sulla mia bocca, il suo profumo, il suo sapore. Lo stringo ancora di più a me, perché ora è mio e nessuno me lo può portare via.
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > EXO / Vai alla pagina dell'autore: dericiasumeru