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Autore: KomadoriZ71    28/09/2015    6 recensioni
“Tratto dal capitolo” ~ Lei...
Era ancora lì.
Ferma.
Immobile.
Come se fosse una statua di cera.
Respirava a fatica, sentivo il suo ansimare demoniaco che rimbombava dentro la stanza:
«Aiutami...».
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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hilf mir - nvu

Hilf mir



Aiutami...





Il fuoco. 
Lo sapete che può essere paragonato a una bestia?
È così brutale che è presente anche all'inferno, un luogo oscuro popolato dalle fiamme ardenti, in cui le anime dannate bruceranno per l'eternità. Soffriranno.
Proveranno tutto il dolore che hanno causato durante la vita terrena. Ma queste sono solo delle sciocchezze che raccontano i preti per spaventare i bambini, per invogliarli a essere buoni durante la crescita...Almeno...è quello che penso io. Christop Schneider, il batterista onorario dei Rammstein.
Sono dell'idea che il fuoco sia utile all'essere umano, senza di esso nessuno andrebbe da punte parti. Ovviamente conta tanto l'utilizzo: se viene usato a fin di bene può far ottenere delle ottime risorse, se viene usato con scopi malefici...Beh, credo che avete capito no?
Non posso stare qui e discutere continuamente sull'argomento, devo trovare un modo per mandare avanti questo pazzo racconto e rendervi testimone delle mie...Sciagure?
Ancora non sono sicuro se mi sono immaginato tutto per colpa del mio cervello ma, durante l'ultimo concerto del tour mondiale, sono stato vittima di una misteriosa apparizione. Paranormale? Occulta? Oppure era solo uno scherzo di cattivo gusto?
Questo...
Non lo so...
Non posso saperlo, è difficile da stabilire. Se lo raccontassi a qualche psichiatra, sono altamente convinto che mi rinchiuderebbe nel manicomio più vicino e che mi imbottirebbe di farmaci dalla mattina alla sera.
Fare la parte del pazzo in questo contesto sarebbe un po' improbabile, ma non impossibile.




Quella sera avevamo terminato un concerto del nostro ben stimato tour mondiale, argomento molto noto sulle bocche dei nostri amatissimi fan. Quella sera ci trovavamo a Sofia, capitale della Bulgaria, e tutti noi eravamo soddisfatti del risultato ottenuto perché, anche se il posto era molto lontano dalla nostra città natale, lo stadio in cui avvenne il pandemonio era ugualmente pieno zeppo di gente urlante ed entusiasta. Ci amavano quegli individui di cui non sapevo né il nome né la loro storia, eppure loro conoscevano abbastanza bene sia la mia che quella degli altri. Questa cosa, mi mette addosso un sacco di brividi se ci rifletto sopra.
Eppure sono anni che faccio il musicista, ormai dovrei esserci abituato!
L'inchino di chiusura segnalava la fine dello spettacolo, pohi minuti dopo eravamo nel backstage per festeggiare il successo ottenuto, l'alcool e le sigarette non mancavano mai. Mi ricordo che dei fan si erano uniti a noi, inutile dire che si erano fermati per assistere alla nostra festicciola privata in cui, le chiacchiere chiassose e qualche bacio occasionale, ben presto diventarono lo sfondo di quel party strampalato. Come sempre Till Lindemann era il re della serata, si era già trovato un'altra delle sue incredibili avventure di una notte, in quei momenti sembrava più il protagonista di un romanzo rosa che il frontman di un gruppo musicale. A quanto pare si era trovato d'accordo con una coppia di sposi, i quali l'avevano invitato a partecipare a una scopata di gran lusso. Ridevo come un pazzo quando Oliver si avvicinò per raccontarmi l'accaduto, ancora non riuscivo a credere che Till accettasse una proposta del genere. 
I festeggiamenti nel camerino non si prolungarono, allo scoccare della mezzanotte ero in macchina con Richard, Paul, Christian e Oliver per tornare all'albergo; sapevamo che Till era impegnato con un episodio bollente, quindi l'avevamo lasciato in balia dei piaceri carnali. Peccato che dovevo divivere la stanza insieme a lui, ero rimasto da solo e l'ansia già mi attanagliava. Di solito vado in coma sul letto appena spengo le luci però, in un ambiente che non conosco, preferirei avere qualcuno al mio fianco, faccio fatica ad addormentarmi.

Il tragitto dallo stadio all'hotel non durò molto, appena avevo dato la buonanotte ai miei compagni e mi ero diretto in camera. Chiusa la porta principale percepivo la malsana voglia di prepararmi, la solitudine mi permetteva di muovermi come meglio credevo, per una volta avevo la fortuna di scegliere il letto che preferivo. Di solito era Till che aveva la meglio, grazie alla sua stazza era sempre il primo a soddisfare le sue esigenze, come se fosse mio fratello maggiore e non un amico. Ma questo suo difetto non mi disturbava, ero pronto ad accontentare ogni suo capriccio. Mi rendeva felice, tutto qui.
Il tempo di eliminare gli abiti impregnati di sudore che ero già sotto la doccia, il bagno schiuma profumato e il getto caldo erano un buon rimedio per i pensieri negativi. Fnito di lavarmi, ero uscito dalla vasca e mi ero avvolto il bacino con un asciugamano di spugna, fischiettavo allegro mentre mi incamminavo verso la camera adiacente.
E poi...
Qualcuno bussò alla porta. 
Il silenzio calò, l'atmosfera dentro a quello spazio vitale diventò più gelida e tetra del previsto. Almeno non ero nudo e potevo considerarmi presentabile, con poche falcate ero già vicino alla maniglia, dovevo aprire allo "sconosciuto".  Speravo di ritrovarmi davanti la sagoma massiccia di Till, ma...
Non c'era nessuno. Solo il buio e il silenzio del corridoio.
La mano tremava e non riuscivo più a stringere il pomello, il cuore mi martellava nel petto e avevo un gran mal di testa. Ero vittima della mia stessa mente, la mia immaginazione galoppava come quella di un bambino, mi impressionavo facilmente. Quel fenomeno bizzarrò non bastò per farmi sprofondare nel circolo vizioso della follia, chiusa la porta ero già impegnato ad asciugare con cura la mia folta chioma castana. Ma non la finivo di riflettere, credevo che quello fosse solo uno scherzetto di cattivo gusto. Sapevo già che erano stati i miei amici a provocarlo, loro erano a conoscenza delle mie insicurezze.
Dieci minuti dopo ero steso sul materasso, indossavo qualcosa di comodo e cercavo di favorire il sonno con qualche programma notturno. 

Erano le tre del mattino quando avevo spento quell'arnese di vecchia data, l'indomani dovevo alzarmi presto e necessitavo di crogiolarmi in qualche ora di sonno. Con la mano sinistra avevo arrestato le luci tramite il pulsante vicino alla testiera del letto, poi mi ero rifugiato sotto alle coperte del letto per farmi catturare da Morfeo, ma erano più ruvide del previsto ed emanavano un odore che mi disturbava.
Ero in dormiveglia quando qualcosa cominciò a grattare contro alla porta, come se dall'altra parte ci fosse stato un gatto pronto a farmi visita. 
Inutile descrivere il modo goffo in cui mi sono messo a sedere, mi ero messo a perlustrare la zona circostante per rendermi conto se quel rumore fosse reale oppure provocato dalle mie fantasie, ma era difficile stabilirlo data la penombra che oscurava gran parte della stanza. Il cuore continuava a martellarmi nel mio petto, era talmente assordante che simulava una delle melodie prodotte dalla mia stessa batteria.
Però...
La calma tornò dopo qualche minuto.
Ma non ero intenzionato ad abbandonare il mio stato da vedetta, la curiosità mi spingeva a trovare la verità.
«
Christop...».
Una voce, un piccolo sussurro aveva invaso le mie orecchie. Come faceva a sapere il mio nome?
«
Christop...».
Continuò, dopo qualche minuto di silenzio. Sembrava la voce di una bambina.
Solo allora ero sceso dal materasso
con la stessa grazia di un elefante e, infuriatissimo, camminavo in direzione della porta ma il buio mi aiutò ad inciampare nei vari mobili che intralciavano il mio percorso. Era ovvio che quello era uno scherzo di Flake e Richard, solo quei due potevano architettare un piano così diabolico e folle, sapevano qual erano le mosse giuste per spaventarmi a morte: «Andiamo ragazzi, smettetela! Non credo che sia carino tormentarmi così».
La mia voce si propagò come un fulmine a ciel sero, ero convinto di trovarmi quei due che si facevano delle grasse risate. Non ottenevo risposta, quindi la mia mano spalancò la porta di scatto.
Ma niente, di nuovo il buio del corridoio stretto e lungo.
Mi stavo innervosendo e mi mordicchiavo di continuo il labbro. Voi non immaginate quello che provavo!

I minuti scorrevano velocemente e, l'eco di quella maledettissima voce, non la smetteva di tormentarmi.
Nemmeno quei rumori strani dietro alla porta avevano l'intenzione di cessare, per questo mi ero rifugiato sotto alle coperte come se fosse uno scudo in grado di proteggermi da qualsiasi cosa. Stranamente faceva un gran freddo dentro a quelle quattro mura, cosa insolita visto che il calendario segnavala l'estate inoltrata. 
Pregavo per la paura che mi attanagliava, non sapevo come risolvere quel mistero ed ero sull'orlo di una crisi di pianto....
Quando la camera si illuminò. Da sola, come per magia.
A quel punto mi ero affacciato per vedere se Till era tornato...
La sagoma che avevo adocchiato non era il mio amico, ma una donna. Una giovane donna vestita con un lungo vestito bianco, la pelle delle braccia era cadaverica ma ricoperta di lividi violacei, inoltre una massa informe di capelli corvini le oscuravano completamente il viso.
Era vicinissima al letto, solo alla fine mi ero reso conto che in mano reggeva una candela accesa. La fiamma tremava, eppure il vento non c'era perché avevo chiuso le finestre prima di addormentarmi. 
Il terrore aveva preso il controllo tutale sulle mie azioni successive, prima un urlo e poi  ero in terra a rotolare insieme alle lenzuola. La testa andò a sbattere contro al comodino, il dolore mi provocò un leggero gemito.

Lei...
Era ancora lì.
Ferma.
Immobile.
Come se fosse una statua di cera.
Respirava a fatica, sentivo il suo ansimare demoniaco che rimbombava dentro la stanza: 
«Aiutami...».
Sussurrò quella creatura uscita dall'inferno per chissà quale motivo, facendomi rabbrividire dal terrore.
Era orribile, decisamente orribile.
Era...Spaventoso, sentire che il suo sguardo era puntato su di me.
Non potevo vederlo, ma riuscivo a percepirlo.
«Doom...Aiutami...» rantolò nuovamente, avvicinando una mano verso di me: «Aiutami Doom...».
Io ero ancora accucciato nel mio angolino che singhiozzavo, ero immobilizzato dalla paura e tremavo come una foglia. Mi sembrava di essere sotto l'effetto di potentissimi allucinogeni.
Ancora non ne sono sicuro, ma credo di essermela fatta sotto quando la figura sinistra fluttuò attorno al letto per varcare la barriera che ci separava: 
«Chi sei?! Cosa vuoi da me?! Come fai a sapere il mio cazzo di nome?!».
Non ero riuscito a difendermi con altro, il mio era l'urlo di un uomo dai comportamenti infantili. E lei non si arrestava, in uno schioppo di dita si era posizionata davanti a me. 
Ero...In trappola. 
Dannazione.
Ero riuscito a sprofondare in quegli occhi che brillavano di rosso acceso, come le fiamme dell'inferno. Ansimavo e sudavo freddo.
Ma lei...
Non si azzardò a rispondere...
Non parlò, si limitava a fissarmi con quegli occhi cadaverici.
Meschini...
Diabolici.
«Cosa diavolo vuoi da me?!» ed ecco il mio secondo grido di battaglia, speravo almeno in una risposta soddisfacente. 
Dalla creatura uscì solo un lieve rantolio che, mano a mano, diventava sempre più forte e stridulo. Così insopportabile che ero costretto a tapparmi le orecchie per non sentire, ma era inutile. Era tutto inutile.
Avete presente il film The Grudge, quando le persone sentono quel rumore fastidioso che segnala l'arrivo del fantasma assassino? Ecco cosa udivo, penso che sarà difficile debellarlo dalla mia memoria.
Mi mordicchiavo le labbra dal nervoso e stavo per urlare ancora, per vedere se potevo affrontare di nuovo quell'apparizione anormale. Ma dalla donna uscì un urlo infernale e un ammasso di fiamme la ricoprirono totalmente, come uno scoppio prodotto dai nostri macchinari di scena. 
Mi ero coperto gli occhi con il braccio, poi mi rifugiai in un angolino per ripararmi dalle fiamme che si propagavano nella stanza. Ma il suo volto mi saltò comunque all'occhio.
Un teschio arso dalle fiamme che...
Fissava me.
Soltanto me.
Con il suo fare diabolico.
A quel punto...
Non so più...è passato così tanto tempo da quel giorno che la mia mente ha cercato di coprire il misfatto.
Non mi ricordo più.
Ho come un profondo vuoto di memoria, vedo solamente il buio se ci ripenso.
L'oblio più totale, insomma.
Se rifletto a questa faccenda e chiudo gli occhi, l'unica cosa che mi viene in mente è quell'orribile teschio ghignante ricoperto di fiamme. Non so cosa significa tutto questo, nemmeno cosa c'entro io.
Al mio risveglio mi ritrovai nella stanza di un ospedale, Till mi raccontò che quando era tornato all'albergo mi ritrovò accucciato a terra, bianco come un cadavere e sporco di sudore e urina. Tremavo, se qualcuno provava ad avvicinarsi mi mettevo a scalciare e a urlare.
Paul mi disse che sembravo sotto a una pseudo trance, ecco come mai avevano chiamato un ambulanza piuttosto che agire da soli.
Sono uscito quel posto dopo una settimana, non so nemmeno cosa mi avevano diagnosticato i dottori, mi avevano solo imbottito di tranquillanti per coinciliarmi il sonno...


Da quando ho
lasciato la Bulgaria ho provato a cercare qualche informazione su internet, ma neanche il web mi è stato d'aiuto.
L'eco di quell'episodio non si è ancora dissolto, continua a tormentarmi. A
ddosso ho la strana sensazione di essere spiato da qualcosa che non posso né vedere né toccare e, quando spengo la luce per andare a dormire, dietro alla porta c'è qualcuno che, piano, piano, sussurra il mio nome.





   
 
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