Hilf mir
Aiutami...
Il
fuoco.
Lo sapete che può essere paragonato a una bestia?
È
così brutale che è presente anche all'inferno, un
luogo oscuro popolato dalle fiamme ardenti, in cui le anime
dannate bruceranno per l'eternità. Soffriranno.
Proveranno
tutto il dolore che hanno causato durante la vita terrena. Ma
queste sono solo delle sciocchezze che raccontano i preti per
spaventare i bambini, per invogliarli a essere buoni durante la
crescita...Almeno...è quello che penso io. Christop Schneider,
il
batterista onorario dei Rammstein.
Sono
dell'idea che il fuoco sia utile all'essere umano, senza di esso
nessuno andrebbe da punte parti. Ovviamente
conta tanto l'utilizzo: se
viene usato a fin di bene può far ottenere delle ottime
risorse, se
viene usato con scopi malefici...Beh, credo che avete capito no?
Non
posso stare qui e discutere continuamente sull'argomento, devo
trovare un modo per mandare avanti questo pazzo racconto e rendervi
testimone delle mie...Sciagure?
Ancora
non sono sicuro se mi sono immaginato tutto per colpa del mio
cervello ma, durante l'ultimo concerto
del tour mondiale, sono stato vittima di una misteriosa apparizione.
Paranormale? Occulta? Oppure
era solo uno scherzo di cattivo gusto?
Questo...
Non
lo so...
Non
posso saperlo, è difficile da stabilire. Se lo raccontassi a
qualche psichiatra, sono altamente convinto che
mi rinchiuderebbe nel manicomio più vicino e che mi
imbottirebbe di
farmaci dalla mattina alla sera.
Fare
la parte del pazzo in questo contesto sarebbe un po' improbabile, ma
non impossibile.
Quella sera avevamo terminato
un concerto del nostro ben stimato tour mondiale, argomento
molto noto sulle bocche dei nostri amatissimi fan. Quella sera ci
trovavamo a Sofia, capitale della
Bulgaria, e tutti noi eravamo soddisfatti del risultato ottenuto
perché, anche se il posto era molto lontano dalla nostra
città
natale, lo stadio in cui avvenne il pandemonio era ugualmente pieno
zeppo di gente urlante ed entusiasta. Ci amavano quegli individui di
cui non sapevo né il nome né la loro storia,
eppure loro
conoscevano abbastanza bene sia la mia che quella degli altri. Questa
cosa, mi mette addosso un sacco di brividi se ci rifletto sopra.
Eppure
sono anni che faccio il musicista, ormai dovrei esserci abituato!
L'inchino di
chiusura segnalava la fine dello spettacolo, pohi minuti dopo eravamo
nel backstage per
festeggiare il successo ottenuto, l'alcool e le sigarette non mancavano
mai. Mi ricordo che dei fan si erano uniti a noi, inutile dire che si
erano fermati per assistere alla nostra festicciola privata in cui, le
chiacchiere chiassose e qualche bacio occasionale, ben presto
diventarono lo sfondo di quel party strampalato. Come sempre
Till
Lindemann era il re della serata, si era già
trovato
un'altra delle sue incredibili
avventure di una notte, in quei momenti sembrava più il
protagonista di un romanzo rosa che il frontman di un gruppo musicale.
A quanto pare si era trovato d'accordo con una coppia di sposi, i quali
l'avevano invitato a partecipare a una scopata di gran lusso. Ridevo
come un pazzo quando Oliver si avvicinò per raccontarmi
l'accaduto, ancora non riuscivo a credere che Till accettasse una
proposta del genere.
I festeggiamenti nel camerino non si prolungarono, allo scoccare della
mezzanotte ero in macchina con Richard, Paul, Christian e Oliver per
tornare all'albergo; sapevamo che Till era impegnato con un episodio
bollente, quindi l'avevamo lasciato in balia dei piaceri
carnali. Peccato
che dovevo divivere la stanza insieme a lui, ero rimasto da solo e
l'ansia già mi attanagliava. Di solito vado in coma sul
letto
appena spengo le luci però, in un ambiente
che non conosco, preferirei avere qualcuno al mio fianco, faccio fatica
ad
addormentarmi.
Il
tragitto dallo stadio all'hotel non durò molto, appena avevo
dato la buonanotte ai miei compagni e mi ero diretto in camera. Chiusa
la porta principale percepivo la malsana voglia di
prepararmi, la solitudine mi permetteva di muovermi come meglio
credevo, per una volta avevo la fortuna di scegliere il letto che
preferivo. Di solito era Till che aveva la meglio, grazie alla
sua
stazza era sempre il primo a soddisfare le sue esigenze, come se fosse
mio fratello maggiore e non un amico. Ma
questo suo difetto non mi disturbava, ero pronto ad
accontentare ogni suo capriccio. Mi
rendeva felice, tutto qui.
Il tempo di eliminare gli abiti impregnati di sudore che ero
già
sotto la doccia, il bagno schiuma profumato e il getto caldo erano un
buon rimedio per i pensieri negativi. Fnito di lavarmi, ero uscito
dalla vasca e mi ero avvolto il bacino con un asciugamano di spugna,
fischiettavo allegro mentre mi incamminavo verso la camera adiacente.
E
poi...
Qualcuno bussò alla porta.
Il silenzio calò, l'atmosfera dentro a quello spazio vitale
diventò più gelida e tetra del previsto. Almeno
non ero
nudo e potevo considerarmi presentabile, con poche falcate ero
già vicino alla maniglia, dovevo aprire allo
"sconosciuto". Speravo di ritrovarmi davanti la sagoma
massiccia
di Till, ma...
Non c'era nessuno. Solo
il buio e il silenzio del corridoio.
La mano tremava e non riuscivo più a stringere il pomello,
il
cuore mi martellava nel petto e avevo un gran mal di testa. Ero vittima
della mia stessa mente, la mia immaginazione galoppava come quella di
un bambino, mi impressionavo facilmente. Quel fenomeno
bizzarrò
non bastò per farmi sprofondare nel circolo vizioso della
follia, chiusa la porta ero già impegnato ad asciugare
con cura la mia folta chioma castana. Ma non la finivo di riflettere,
credevo che quello fosse solo uno scherzetto di cattivo gusto. Sapevo
già che erano stati i miei amici a provocarlo, loro erano a
conoscenza delle mie insicurezze.
Dieci minuti dopo ero steso sul materasso, indossavo qualcosa di comodo
e cercavo di favorire il sonno con qualche programma notturno.
Erano
le tre del mattino quando avevo spento quell'arnese di vecchia data,
l'indomani dovevo alzarmi presto e necessitavo di crogiolarmi in
qualche ora di sonno. Con la mano sinistra avevo arrestato le luci
tramite il pulsante vicino alla testiera del letto, poi mi ero
rifugiato sotto
alle coperte del letto per farmi catturare da Morfeo, ma erano
più ruvide del previsto ed emanavano un odore che mi
disturbava.
Ero in dormiveglia quando qualcosa cominciò
a grattare contro alla porta, come se dall'altra parte ci fosse stato
un gatto pronto a farmi visita.
Inutile descrivere il modo goffo in cui mi sono messo a sedere, mi ero
messo a perlustrare la zona circostante per rendermi conto se quel
rumore fosse reale oppure provocato dalle mie fantasie, ma era
difficile stabilirlo data la penombra che oscurava gran parte della
stanza. Il cuore continuava a martellarmi nel mio petto, era talmente
assordante che simulava una delle melodie prodotte dalla mia stessa
batteria.
Però...
La
calma tornò dopo qualche minuto.
Ma non ero intenzionato ad abbandonare il mio stato da vedetta, la
curiosità mi spingeva a trovare la verità.
«Christop...».
Una
voce, un piccolo sussurro aveva invaso le mie orecchie. Come faceva a
sapere il mio nome?
«Christop...».
Continuò,
dopo qualche minuto di silenzio. Sembrava la voce di una bambina.
Solo
allora ero sceso dal materasso
con la stessa grazia di un elefante e,
infuriatissimo, camminavo in direzione della porta ma il buio mi
aiutò ad inciampare nei
vari mobili che intralciavano il mio percorso. Era ovvio che quello
era uno scherzo di Flake e Richard, solo quei due potevano architettare
un piano così diabolico e folle, sapevano qual erano le
mosse
giuste per spaventarmi a morte: «Andiamo ragazzi, smettetela!
Non
credo che sia carino tormentarmi così».
La mia voce si propagò come un fulmine a ciel sero, ero
convinto di trovarmi quei due che si facevano delle grasse risate. Non
ottenevo risposta, quindi la mia mano spalancò la porta di
scatto.
Ma
niente, di nuovo il buio del corridoio stretto e lungo.
Mi
stavo innervosendo e mi mordicchiavo di continuo il labbro. Voi non
immaginate quello che provavo!
I
minuti scorrevano velocemente e, l'eco di quella maledettissima voce,
non la smetteva di tormentarmi.
Nemmeno
quei rumori strani dietro alla porta avevano l'intenzione di cessare,
per questo mi ero rifugiato sotto alle coperte come se
fosse uno scudo in grado di proteggermi da qualsiasi cosa. Stranamente
faceva un gran freddo dentro a quelle quattro mura, cosa
insolita visto che il calendario segnavala l'estate inoltrata.
Pregavo per la paura che mi attanagliava, non sapevo come risolvere
quel mistero ed ero sull'orlo di una crisi di pianto....
Quando la camera si illuminò. Da sola, come per magia.
A quel punto mi ero affacciato per vedere se Till era tornato...
La sagoma che avevo adocchiato non era il mio amico, ma una donna. Una
giovane donna vestita con un lungo vestito bianco, la pelle delle
braccia era cadaverica ma ricoperta di lividi violacei,
inoltre una massa informe di
capelli corvini le oscuravano completamente il
viso.
Era vicinissima al letto, solo alla fine mi ero reso conto che in mano
reggeva una candela accesa. La fiamma tremava, eppure
il vento non c'era perché avevo chiuso le finestre prima di
addormentarmi.
Il terrore aveva preso il controllo tutale sulle mie azioni successive,
prima un urlo e poi ero in terra a rotolare insieme alle
lenzuola. La testa andò a sbattere contro al comodino, il
dolore
mi provocò un leggero gemito.
Lei...
Era
ancora lì.
Ferma.
Immobile.
Come
se fosse una statua di cera.
Respirava
a fatica, sentivo il suo ansimare demoniaco che rimbombava dentro la
stanza:
«Aiutami...».
Sussurrò
quella creatura uscita dall'inferno per chissà quale motivo,
facendomi rabbrividire dal terrore.
Era
orribile, decisamente orribile.
Era...Spaventoso,
sentire che il suo sguardo era puntato su di me.
Non
potevo vederlo, ma riuscivo a percepirlo.
«Doom...Aiutami...»
rantolò nuovamente, avvicinando una mano verso di me:
«Aiutami
Doom...».
Io
ero ancora accucciato nel mio angolino che singhiozzavo, ero
immobilizzato dalla paura e tremavo come
una foglia. Mi sembrava di essere sotto l'effetto di potentissimi
allucinogeni.
Ancora non ne sono sicuro, ma credo di essermela
fatta sotto quando la figura sinistra fluttuò attorno al
letto per varcare la barriera che ci separava:
«Chi sei?! Cosa vuoi
da me?! Come fai a sapere il mio cazzo di nome?!».
Non ero riuscito a difendermi con altro, il mio era l'urlo di un uomo
dai comportamenti infantili. E lei non si arrestava, in uno schioppo di
dita si era posizionata davanti a me.
Ero...In
trappola.
Dannazione.
Ero riuscito a sprofondare in quegli occhi che brillavano di rosso
acceso, come le fiamme
dell'inferno. Ansimavo e sudavo freddo.
Ma
lei...
Non
si azzardò a rispondere...
Non
parlò, si limitava a fissarmi con quegli occhi cadaverici.
Meschini...
Diabolici.
«Cosa
diavolo vuoi da me?!» ed ecco il mio secondo grido di
battaglia, speravo almeno in una risposta soddisfacente.
Dalla creatura uscì solo un lieve rantolio che, mano a mano,
diventava sempre più forte e stridulo. Così
insopportabile che ero costretto a tapparmi le orecchie per non
sentire, ma era inutile. Era tutto inutile.
Avete
presente il film The Grudge, quando le persone sentono quel rumore
fastidioso che segnala l'arrivo del fantasma assassino? Ecco cosa
udivo, penso che sarà difficile debellarlo dalla mia memoria.
Mi mordicchiavo le labbra dal nervoso e stavo per urlare ancora, per
vedere se potevo affrontare di nuovo quell'apparizione anormale.
Ma dalla donna uscì un urlo infernale e un ammasso di fiamme
la
ricoprirono totalmente, come uno scoppio prodotto dai nostri macchinari
di scena.
Mi ero coperto gli occhi con il braccio, poi mi rifugiai in un angolino
per ripararmi dalle fiamme che si propagavano nella stanza. Ma il suo
volto mi saltò comunque all'occhio.
Un teschio arso dalle fiamme che...
Fissava me.
Soltanto me.
Con il suo
fare diabolico.
A quel
punto...
Non so più...è passato così tanto
tempo da quel giorno
che la mia mente ha cercato di coprire il misfatto.
Non mi
ricordo più.
Ho come un profondo vuoto di memoria, vedo
solamente il buio se ci ripenso.
L'oblio più
totale, insomma.
Se rifletto
a questa faccenda e chiudo gli occhi, l'unica cosa che mi viene in
mente è quell'orribile teschio ghignante ricoperto di
fiamme. Non so
cosa significa tutto questo, nemmeno cosa c'entro io.
Al mio risveglio mi ritrovai nella stanza di un ospedale, Till mi
raccontò che quando era tornato
all'albergo mi ritrovò accucciato a terra,
bianco come un cadavere e sporco di sudore e urina. Tremavo, se
qualcuno provava ad avvicinarsi mi mettevo a scalciare e a urlare.
Paul mi
disse che sembravo sotto a una pseudo trance, ecco come mai avevano
chiamato un ambulanza piuttosto che agire da soli.
Sono uscito quel posto dopo una settimana, non so nemmeno cosa mi
avevano diagnosticato i
dottori, mi avevano solo imbottito di tranquillanti per coinciliarmi il
sonno...
Da
quando ho
lasciato la Bulgaria ho
provato a
cercare qualche informazione su internet, ma neanche il web mi
è stato d'aiuto.
L'eco di quell'episodio non si è ancora dissolto, continua a
tormentarmi. Addosso
ho la strana sensazione di essere
spiato da qualcosa che non posso né vedere né
toccare e, quando
spengo la luce per andare a dormire, dietro alla porta c'è
qualcuno che, piano, piano, sussurra il mio nome.