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Autore: Urdi    28/09/2015    3 recensioni
Obiko fallisce ancora una volta l’esame di selezione dei chunin. Vorrebbe sotterrarsi per la vergogna, ma fortunatamente ha qualcuno accanto che accetta e ama i suoi limiti e riesce a farle capire che il proprio valore sta anche, e soprattutto, nella determinazione di non mollare mai.
"Non riusciva proprio a capacitarsi di quell’ennesimo fallimento. Da quando erano tornati dalla missione al ponte Kannabi, credeva di essere migliorata. Si era allenata duramente in quei quattro anni – tre, se non contava il periodo trascorso in ospedale - ma sembrava che quando fosse il momento di dimostrarlo agli altri, qualcosa le mettesse sempre i bastoni fra le ruote." [Prima Classificata e Premio Originalità al 'You Stole My Heart - ObiRin Contest' indetto da Angie96 ed Amens Ophelia sul forum di EFP]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Obito Uchiha, Rin | Coppie: Obito/Rin
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Contesto generale/vago
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COME IN UN BOSCO NERO
Di Urdi


Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi
che certo guarderanno male la nostra gioia,
talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero?

Andremo allegri e lenti sulla strada modesta
che la speranza addita, senza badare affatto
che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?

Nell'amore isolati come in un bosco nero,
i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza
saranno due usignoli che cantan nella sera.

Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,
non ha molta importanza. Se vuole esso può bene
accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio [...]
*



"Ehi, Obi... stai bene?"
No. No, dannazione, non stava affatto bene! Avrebbe voluto urlarlo, ma il mal di testa glielo impedì. A occhi chiusi, sdraiata sull'erba, in mezzo alla fanghiglia e fradicia di pioggia, oltre alla pessima figura fatta - come sempre, pensò con frustrazione - si sentiva un disastro. Sotto ogni punto di vista. Dio, che pena! E perché, poi, doveva esserci lui lì a guardarla? Aveva male ovunque, ma niente era peggio di sapere di essere stata vista in quello stato.
"Sì, sono in ottima forma." bofonchiò, rotolando su un fianco, senza voltarsi a guardare il compagno di squadra. Era uno di quei momenti in cui si sentiva terribilmente goffa e sperava che sia Rin che Kakami fossero lontani dieci miglia. Si ritenne quasi fortunata per il fatto che almeno la kunoichi non sembrasse attualmente nei paraggi, Obiko non avrebbe potuto sopportare la voce di scherno della compagna di squadra.
"Ah, maledizione!" sbottò la giovane Uchiha, alzandosi in piedi e calciando il vuoto. La divisa si era inzuppata fino alle mutande e... e i capelli! Un vero disastro. Doveva essere proprio sensuale con tutta quella robaccia addosso! Che schifo! Schifo, schifo, schifo.
“Sicura che sia tutto a posto?” chiese ancora Rin. Il ragazzo dai capelli castani aveva il viso corrugato dalla preoccupazione.
“Sicura. Sicurissima.” Masticò, cercando di ingoiare il tono acido. Avrebbe voluto dirgli che poteva piantarla con quelle inutili domande retoriche, ma non era colpa di Rin, dopotutto.
Non era colpa di nessuno se, ormai, avrebbe dovuto dimostrare di essere un ninja ben migliore di così. Sedici anni iniziavano a essere tanti per non aver ancora conseguito il titolo di chunin. All’interno del clan, tutti la guardavano come se fosse una pecora nera. Poteva quasi sentirli, i suoi cugini, denigrarla, confabulando dietro agli shoji.
“Lo sharingan non la aiuta proprio, poveretta.”
Sospirò di frustrazione, andandosi a sedere su un masso. Nella radura, gli alberi agitavano le proprie fronde al vento, scuotendo via l’acqua del temporale appena concluso. Il cielo grigio, denso di nubi, era scuro e minaccioso.
Rin si avvicinò, ma non disse niente, rimase a guardare la compagna che cercava di districare dal fango i lunghi capelli neri. La osservò, dispiaciuto: il viso imbronciato, dai tratti più femminili rispetto a quando erano due dodicenni, gli piaceva moltissimo; sarebbe diventata una donna molto bella e forte, ne era sicuro. Lei, però, non sembrava altrettanto certa delle proprie capacità. Rin avrebbe voluto essere in grado di rassicurarla e farle capire il proprio valore, ma Obiko era testarda e orgogliosa. Infinitamente sensibile, nonostante cercasse di nasconderlo in ogni modo, e troppo critica nei propri confronti.
“Bocciata anche questa volta.” Mormorò la giovane, sentendo la gola bruciare per lo sforzo di non cedere al pianto.
“Non è detto. Bisogna aspettare i risultati.” Commentò Rin, con il suo solito fare tranquillo. Credeva davvero alle proprie parole. Dopotutto, la valutazione dell’esame comprendeva moltissimi criteri.
Obiko strinse i denti e finalmente alzò lo sguardo, puntandolo in quello del compagno.
“Ma dico, hai visto?! Come al solito sono riuscita a fare un casino.”
Non riusciva proprio a capacitarsi di quell’ennesimo fallimento. Da quando erano tornati dalla missione al ponte Kannabi, credeva di essere migliorata. Si era allenata duramente in quei quattro anni – tre, se non contava il periodo trascorso in ospedale - ma sembrava che quando fosse il momento di dimostrarlo agli altri, qualcosa le mettesse sempre i bastoni fra le ruote. I suoi coetanei andavano avanti e la superavano, mentre lei restava indietro a guardare le loro schiene allontanarsi. Se pensava a quanto fosse brava Kakami rispetto a lei, si sentiva sprofondare in un abisso di vergogna. Non stentava a credere che Rin potesse amare una persona del genere, la kunoichi che a sedici anni vantava il più alto numero di missioni difficili completate con successo e senza perdite ingenti. Intelligente e bellissima coi suoi capelli argentati a sfiorarle le spalle, il viso celato dietro un’inspiegabile maschera. Chissà poi perché Kakami si nascondesse dietro a quel pezzo di stoffa! Quella che avrebbe dovuto nascondersi era solo lei, Obiko.
La giovane Uchiha sentì la tensione allentarsi. Anche quando era a pezzi e si struggeva per i propri fallimenti, ripensava alla solitudine di Kakami e le si stringeva il cuore. Dal giorno del diploma come genin, avevano fatto spesso squadra insieme e, nonostante il più delle volte si prendessero in giro, provavano reciproca stima. La differenza di grado passava in secondo piano. Kakami aveva smesso da tempo di comportarsi in maniera altezzosa, se non per provocare la compagna quando si annoiava.
Obiko si era fatta una nuova opinione su di lei, proprio durante la missione a Kannabi, nella quale era rimasta sotto una pioggia di massi e detriti dovuti a un’esplosione improvvisa.
Kakami aveva fatto a pezzi la roccia a suon di chidori per poterla salvare. Inutile a dirlo, ma ci era riuscita. Disperata, in lacrime, l’aveva abbracciata, facendosi poi aiutare da Rin a portarla via.
Obiko non avrebbe mai potuto dimenticarlo.
Sbuffò. Quanto si sentiva patetica! Non riusciva nemmeno a sfogarsi mentalmente contro quella che avrebbe dovuto considerare la propria rivale, in amore e nella vita.
“Sono scema, vero?” chiese a Rin in un sorriso amaro, appoggiando i gomiti alle ginocchia.
Il ragazzo stirò le labbra in un’espressione tenera.
“Ma che dici? No che non sei scema. Però hai sfortuna, questo devo ammetterlo.”
“Forse non prego abbastanza o forse gli dèi stanno cercando di dirmi che devo cambiare mestiere. – ridacchiò – Sai cosa potrei fare? Aprire un chiosco di ramen, sono molto più brava in cucina. Certo, quando non la faccio andare a fuoco…”
Rin rise. Una risata cristallina e sincera che Obiko non riusciva a non amare. Nella sua divisa nera, con i segni viola sulle guance a marcare gli zigomi, Rin era davvero un bel ragazzo. Le piaceva dalla testa ai piedi. In quel momento, una forza irrazionale le suggerì di affondare le mani nei suoi corti capelli castani e stampargli un bacio sulle labbra. Poi avrebbero continuato a baciarsi, dimenticando il resto del mondo… Per un secondo le parve davvero una buona idea.
La ragazza odiava quei sogni a occhi aperti, perché non avevano prezzo e quindi non poteva fare altro che viverli intensamente, per poi tornare alla realtà e sentirsi con il morale a pezzi. Sospirò e si rimise in piedi.
“Be’, ok, anche oggi mi sono pianta addosso abbastanza. Pianta addosso? Oddio, non so nemmeno se si possa dire. Al diavolo! Nemmeno la grammatica mi sta aiutando! Penso che andrò a casa a fare una doccia e poi mi nasconderò in un angolo dalla vista del mondo per almeno una settimana. Ciao.”
“Ehi, aspetta! Non vorrai andare a casa così? L’esame…”
“Fanculo l’esame, Rin! – nel dirlo, la kunoichi allargò le braccia in segno di resa – Oggi ho collezionato la mia ennesima sconfitta, ma sai meglio di me che appena mi sarà passata ricomincerò da capo, fino a quando non ce l’avrò fatta.” Concluse con un occhiolino.
Il ragazzo annuì.
“Ne sono certo. Questa è la Obiko che amo.”
Lo disse con tanta naturalezza che quasi i due non se ne accorsero neppure. Poi, come se il messaggio fosse arrivato con qualche secondo di ritardo, entrambi si scambiarono un’occhiata perplessa: Rin, per nulla sicuro di aver lasciato andare certe parole in maniera tanto improvvisa; Obiko, con la sensazione di aver avuto un’allucinazione auditiva.
In un secondo momento, subentrò l’imbarazzo della certezza che ciò che era avvenuto non fosse frutto di fantasia.
“Oddio, mi dispiace. - tentò Rin, alzandosi in piedi. - Cioè… voglio dire… mi dispiace di averlo detto così… ”
Obiko avrebbe voluto sotterrarsi nel fango. Sì, era la giornata delle belle idee! O forse, forse poteva tornare a Kannabi e cercare il masso per seppellircisi sotto una volta per tutte. Ah, no, Kakami lo aveva distrutto, quella stronza.
Immobile, la kunoichi fissò il compagno senza sapere cosa dire, cercando al contempo di evitare di arrossire fino alla punta dei capelli. Rin sembrava dannatamente serio dall’alto del suo metro e ottanta. Per tantissimo tempo, Obiko aveva provato per lui un amore che era certa non sarebbe mai stato corrisposto e ora, d’un tratto, quello prendeva e decideva di scombussolarle la vita in tal modo.
L’Uchiha ricordava non solo la disperazione di Kakami, ma anche le parole di incoraggiamento di Rin, le sue mani ancora da bambino addosso, a curarle le ferite con il tocco caldo del chakra. Se non ci fosse stato lui a prestarle i primi soccorsi medici, sarebbe morta. Se non ci fosse stato lui, nel lunghissimo anno che ella aveva dovuto trascorrere in ospedale, si sarebbe uccisa. Avevano dovuto sottoporla a diversi interventi di chirurgia - plastica e non - per ridarle l’uso della parte destra del corpo. Si era ripresa quasi del tutto, ma il dolore provato e l’angoscia di vedersi in quello stato erano difficili da cancellare, così come le cicatrici profonde che aveva riportato. Il male, fisico e mentale, all’interno della stanza che occupava, di notte la soffocava. Le aveva portato un’insonnia cronica. Per non parlare degli incubi che faceva, ogni volta che riusciva a dormire più a lungo. I suoi genitori non facevano che compatirla, il resto del clan, invece, era completamente assente. Gli Uchiha avevano uno strano modo di rapportarsi, fra loro e con gli altri, per cui Obiko non era mai riuscita a sentirsi parte della famiglia. Aveva provato a lungo a capire cosa pretendessero da lei, ma poi aveva rinunciato. Era come cercare di scalare un muro completamente liscio, alto chilometri e chilometri, senza poter impastare il chakra.
In ogni caso, per quanto anche Kakami e Minato-sensei fossero spesso con lei, era la presenza di Rin a farla sentire meglio. Provava conforto a trovarlo lì, seduto accanto al suo letto.
Anche quando era tornata a casa, quando aveva ripreso le missioni, quando festeggiavano i compleanni o qualsiasi festività, lui c’era. Non era una presenza invasiva o pressante, ma piacevole.
Se ci pensava, in effetti, era da tanto che non lo vedeva più fissare Kakami con sguardo sognante, come faceva anni prima. Tuttavia, le sembrava impossibile che gli fosse passata. Quando era successo? Perché non se ne era mai accorta?
Nonostante Rin fosse così presente nella sua vita, Obiko aveva sempre pensato che il suo interesse fosse dovuto alla natura del suo carattere gentile, più che per un sentimento amoroso.
Ma soprattutto, perché adesso era sprofondata in certe elucubrazioni e se ne stava lì imbambolata senza saltargli addosso per la gioia?
Il fatto era che si sentiva completamente spiazzata, non riusciva a riordinare le idee. Aveva sognato e sperato tante volte che arrivasse un momento come quello e ora che ci si trovava davanti non sapeva proprio come comportarsi. L’emozione le aveva chiuso la gola e le guance, ne era certa, le stavano per andare a fuoco.
Poi, il silenzio venne rotto dalla voce profonda di Rin:
“Non era proprio come avrei immaginato di farti la mia dichiarazione. – sorrise, anche lui evidentemente imbarazzato. – Solo che è tanto, ormai, che provo questo per te e mi è sempre più difficile nasconderlo. La determinazione nei tuoi occhi è meravigliosa, comunica una grande forza ed è uno dei motivi per i quali provo questo per te. Mi viene voglia di stringerti e…” si fermò, abbassando lo sguardo. Pensò che dirle che avrebbe voluto baciarla e possederla sull’erba non sarebbe stato proprio carino, per quanto fosse mosso da un sentimento forte. Sarebbe stato premuroso e l’avrebbe amata come meritava, come nessuno aveva mai fatto prima. Sospirò interiormente, non doveva avere fretta.
“Io… io… credevo ti piacesse Kakami.”
“Quando avevo dodici anni.”
“Non hai gli occhi? E’ una super figa cosmica, oltre a essere un ninja di straordinario talento. Ah, potessi avere la metà del suo fascino…!”
“Certo che ho gli occhi, ma guardo te, non lei. Perché per me, tu sei bellissima e perfetta. E non fare quella faccia: sì, anche con il fango addosso che ti impiastriccia i capelli. Per quel che mi riguarda, potrebbe essere pure letame, le cose non cambierebbero.”
Obiko sorrise timidamente e si avvicinò. Alzò lo sguardo per incontrare gli occhi castani del ragazzo, brillanti di serenità. Il rombo dei tuoni in lontananza annunciava il ritorno imminente della pioggia.
“Bene, allora dimmelo mentre mi guardi negli occhi.” Mormorò, fingendo una sicurezza che in verità non possedeva. Riusciva distintamente a sentire le ginocchia tremare.
“Dire cosa?” Rin, fu preso alla sprovvista a vedere la compagna tanto vicina.
“Che mi ami.”
Ci fu di nuovo un lungo attimo di silenzio, rotto solo dal sussurro del vento tra le fronde. Essere così vicini, occhi negli occhi, soli e insieme, sembrava insolito. Lui ingoiò un grumo di incertezza, perdendosi nel nero delle iridi di lei. Le mani di Rin si mossero senza che potesse controllarle e sfiorarono i fianchi della compagna, per poi stringerli leggermente. Sentì la stoffa della sua maglia blu, quella con il simbolo del ventaglio Uchiha sulla schiena, e sotto di essa la consistenza solida delle sue anche.
Obiko avvertì un brivido percorrerle la schiena.
“Io ti amo, Obiko Uchiha.”
“Perché?”
“Come perché?” Rin soffocò una risata.
“Voglio saperlo, ci sarà un motivo.”
“Te ne ho già detto uno, ma ce ne sono molti altri… quanto tempo hai? ”
Obiko sogghignò, passando le braccia intorno alle spalle del compagno. Il calore e l’odore del suo corpo la fecero sentire subito al sicuro. Forse, sapere perché non le importava poi così tanto.
“Ho tutto il tempo del mondo, per l’uomo che amo.”
Il bacio che seguì quel breve scambio di battute fu lungo e appassionato. Tanto desiderato, che i due amanti per un po’ ignorarono la pioggia che aveva preso a sferzare i loro corpi. Si strinsero l’uno all’altra, sfogando l’attrazione repressa. Benché ci fossero ancora molte domande senza risposta, in quel momento non importava. Il mondo era scomparso in un turbine di calore. C’erano solo le loro labbra unite e il battito accelerato dei cuori.
Quando furono abbastanza fradici, Obiko si staccò dall’abbraccio, ridendo.
“Ok, potrebbe sembrare equivoco, ma sono zuppa. Però, almeno, andrà via, ‘sto fango schifoso!”
Rin, ancora intontito dal bacio, ghignò sulle labbra della compagna.
“Forse è il momento che ti riaccompagni a casa.” E ne dirlo la sollevò da terra, prendendola in braccio.
“Vuoi farmi morire di imbarazzo?! Mettimi giù!”
Lui ignorò le proteste della kunoichi, saltando via dalla radura in direzione del quartiere Uchiha.
Obiko fu presa dal panico e artigliò la maglia del compagno all’altezza del petto. Cosa avrebbero pensato nel vederli insieme? Era certa che li avrebbero derisi. Certo, lei era abituata e ci sarebbe passata sopra, ma Rin? Il ragazzo non meritava di essere al centro dell’attenzione di certe malignità.
“Vuoi davvero farti vedere così, insieme a me?”
Il giovane, si riparò a ridosso delle mura del villaggio, volgendo lo sguardo al cielo. Non sembrava che la pioggia avesse intenzione di placarsi tanto in fretta.
“Lo sai che ti fai dei problemi inutili?” commentò, dedicando alla compagna un ennesimo sorriso.
“Sei intraprendente, bisogna ammetterlo. Gli Uchiha sanno essere crudeli, ti avverto.”
“Lo dici sempre, ma io ne conosco solo una, di Uchiha, e mi pare tutto fuorché crudele.”
“Ecco, quindi non puoi farci un calcolo statistico al riguardo.”
Rin sospirò, poi riprese la sua corsa all’interno del villaggio. Gli abitanti dedicavano loro occhiate curiose da sotto i loro ombrelli, mentre Obiko cercava di nascondere il viso nella maglia del compagno.
In breve arrivarono a villa Uchiha, dove le domestiche li fecero accomodare nel genkan, portando ai due ragazzi degli asciugamani.
“Be’, ora penso che dovrò andare. Datti una sistemata, ti aspetto in Accademia per i risultati dell’esame.”
La ragazza sbuffò.
“Ah, davvero dici che dovrei andarci? Poi, ora come ora ho tutt’altro per la testa.”
Rin riconsegnò l’asciugamano all’amata e ghignò.
“Certo che devi. Poi, se farai la brava, ti offrirò la cena e finiremo il discorso di prima.”
La kunoichi parve pensarci un po’ su. Era stata travolta dagli ultimi avvenimenti e si sentiva ancora stordita. In corridoio, riusciva a scorgere le domestiche che lavavano il pavimento in maniera molto sospetta. Origliare doveva essere una delle loro tecniche migliori.
Quando incontrò ancora una volta lo sguardo dell’altro, però, i suoi dubbi parvero stemperarsi. Il futuro di cui aveva sempre avuto timore, ora le sembrava meno spaventoso.


[...] Uniti dal più forte, dal più caro legame,
e inoltre ricoperti da una dura corazza,
sorrideremo a tutti senza paura alcuna.

“Non ci preoccuperemo di quello che il destino
per noi ha stabilito, cammineremo insieme
la mano nella mano, con l'anima infantile
di quelli che si amano in modo puro, vero?
*

“Mi aspetterai davvero?”
"Sempre.”




Kakami Hatake chiuse il proprio ombrello e alzò il viso al cielo. La pioggia stava lasciando il posto a un timido sole, al tramonto. Guardò i due compagni di squadra che, dall’altra parte della strada, entravano dentro il portone di villa Uchiha. Sorrise, felice.




- Owari -
28 settembre 2015

* schiva scarpe e ortaggi vari * Buonasera! Sì, lo so che aspettavate le long, ma ehm... posso dire a mia discolpa di avere SOLO un altro contest in arrivo, poi ho finito. Avevo bisogno di provare a scrivere cose nuove e, purtroppo, a causa di problemi che mi assillano in questo periodo, produco queste cose senza troppa sostanza. Chiedo scusa, so di poter fare di meglio.

Edit del 26 Ottobre: Questa fic si è classificata prima e ha vinto il PREMIO ORIGINALITA' al contest "You Stole My Heart - ObiRIn" indetto da Angie96 e Amens Ophelia sul forum di EFP! 

Sono davvero molto felice del risultato e ringrazio le giudici per le bellissime parole, oltre che per le dovute correzioni al testo! Che sbadata, ho fatto errori pure gravi, fortuna che non mi hanno lanciato niente, anzi... sono state super disponibili! Ergo, sappiate che è merito loro se avete letto una fic corretta. Penso di aver modificato tutto quello che mi hanno segnalato. Non si finisce mai di imparare! Anyway, molto felice del risultato! 
Posso dire a mia discolpa che il prompt del contest prevedeva: Obito in versione femminile, poi dovevano esserci come elementi la pioggia, i capelli e la poesia di Paul Verlaine,
*"Noi saremo". Non male, vero, come sfida? Il fatto che anche gli altri personaggi fossero di sesso diverso era a descrizione mia. Ho quindi deciso di trasformarli tutti e tre.

Cambiando di sesso ai protagonisti, il rischio era di finire completamente OOC, cosa che ho cercato in tutti i modi di evitare, cercando di dare ai personaggi una caratterizzazione che fosse sì simile agli originali, ma con le dovute modifiche il più plausibili possibili. Per questa ragione Obiko è una ragazza testarda, orgogliosa, ma sensibile e buona. E sì, ogni tanto un po’ goffa, proprio come lo è Obito. Avendo cambiato anche il sesso di Kakami, per far sì che la loro rivalità fosse smile a quella che hanno da ragazzi nel manga, mi serviva che fossero entrambe un po’ più solidali fra loro. Non è stato facile, poi, rendere Rin. Mi piaceva l’idea di un ragazzo dolce, come lo è Rin nel manga, ma sicuro di sé. Ho sempre pensato che Rin fosse molto chiara in ciò che provava e credo che, una volta cresciuta, sarebbe divenuta un buon personaggio femminile. Per questa ragione ho pensato di darle dignità come ragazzo.
Forse in poco spazio e in questo testo in particolare, non sono riuscita a rendere perfettamente quello che avrei voluto. So di poter fare di meglio, ma molti imprevisti si sono messi nel mezzo e quindi ho dovuto tagliare un pochino di cose (in cosa consistesse l’esame è stato volutamente non menzionato).
Anche l’idea di Obito/Obiko che sopravvive e continua la sua vita a Konoha con i suoi compagni mi piaceva molto. Qui, probabilmente, non ha prestato il proprio occhio a Kakami, per cui chissà quali risvolti avrebbe potuto avere la cosa… in futuro, mi piacerebbe riprendere questi spunti qui solo abbozzati.
Il titolo è ovviamente un richiamo alla citazione.
Vi ringrazio per la lettura e ringrazio le giudici Angie96 e Amens Ophelia per l'idea di questa storia. Attendiamo i risultati... : )




  
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