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Autore: Dania    29/09/2015    1 recensioni
Dean ora ha un motivo in più per odiare gli appuntamenti al buio. O anche: come come Sam si rivela essere uno stronzetto di cui non bisogna fidarsi, soprattutto quando si parla di regali di compleanno.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Titolo: Blind Date
Fandom: Supernatural
Perosnaggi: Sam Winchester, Dean Winchester, Castiel
Rating: SAGE
Parole: 2226
Avvertimenti: pre-slash, AU
Note: Per Kam che mi lascia idee per storie e che veramente non dovrebbe lasciarmi partire per la tangente nel plotting.
Scritta durante una notte in bianco, con i postumi dell'influenza, quelli che ti fanno pensare di essere lucido e ragionevole, quando invece ti lasciano come un burrito di coperte delirante.
Sono dal telefono e spero non ci siano troppi typo e che l'impaginazione sia circa decente.
Riassunto: Dean ora ha un motivo in più per odiare gli appuntamenti al buio. O anche: come come Sam si rivela essere uno stronzetto di cui non bisogna fidarsi, soprattutto quando si parla di regali di compleanno.
Disclaimer: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla.




Dean non ama i regali. Seriamente, non gli piace riceverne, non ha idee per farne. Li trova sciocchi. C'è una festività in cui le usanze dicono che devi fare un regalo e quindi solo durante quel giorno ti ricordi di voler bene ad una persona e glielo mostri attraverso oggetti materiali. Una sciocchezza, appunto. Quando si tiene a qualcuno, lo si fa tutto l'anno, in ogni occasione e non servono stupidi oggetti per dimostrarlo.
Solo che Sam non la pensa allo stesso modo, non completamente. Per questo Dean lo sta pressando da giorni per sapere cosa vorrebbe ricevere.
« Fa' tu. » La mattina a colazione, la concentrazione diretta alla crusca e le prugne secche e il giornale.
« Qualsiasi cosa va bene. » Mentre lo tallona sull'Impala durante la corsa mattutina. «Stupiscimi. » Per messaggio, in un momento di noia sul lavoro.
« La prima cosa che ti viene in mente! » Perché neanche bussare alla porta del bagno mentre l'altro fa una doccia è servito a qualcosa.

La sera del primo maggio Dean cerca di diventare una cosa sola con il divano, mentre in tv danno l'ennesima replica di una delle tante telenovelas argentine. Gli arti cadono a peso morto, un braccio sul suo busto, l'altro spinto dalla gravità verso il tappeto, le gambe che dondolano oltre i braccioli. È sfinito, e non lo è nemmeno a casa del lavoro. Sta per cambiare canale, tentando la fortuna e sperando in nuove puntate a caso di Dottor Sexy MD, quando una donna urla e il volto di Riccardo viene zoommato.
« Cosa è successo? » Sam esce dalla cucina con una spremuta fresca di arancia in mano. « Suicidio. » risponde Dean con accento spagnolo, gli occhi incollati allo schermo, perché Riccardo ha deciso di buttarsi giù dal tetto di casa proprio quando Carmela stava andando da lui, pronta a dichiarargli il suo imperituro amore è che per lui avrebbe lasciato Juan. Peccato, probabilmente adesso rimarrà con il marito fesso e magari cercherà anche di convincerlo che il bambino che aspetta è suo e non del defunto Riccardo.
« Quindi ancora nulla? » Sam butta lì la domanda con tono casuale, intorno alla seconda pubblicità di Domino's Pizza. « Ancora nulla cosa? » Dean è incantato dal formaggio filante e– ugh.
« Continui a cercare idee per il regalo? » Accavalla le gambe come se stesse parlando del tempo. Dean lo nota, sposta lo sguardo su di lui e lo scruta.
« Mh-mh. » Sta nascondendo qualcosa, questo lo capisce, quindi torna a rivolgere lo sguardo al televisore, anche se tutta la sua concentrazione è diretta verso il fratello. « Finalmente hai qualche richiesta? »
« Io, ecco... uhm. » Sam indica lo schermo, perché è tornato il primo piano del volto di Riccardo, con al suo fianco una Carmela disperata.
« Vacci piano cowboy, con tutte queste richieste non so da dove iniziare! „
Sam sorride, nel suo modo che ricorda più uno sbuffo che una risata, poi stende le labbra, si sistema una ciocca di capelli ribelli dietro l'orecchio, ed infine prende il coraggio di parlare a due mani.
« Stavo pensando che forse qualcosa che puoi fare ci sarebbe. » Improvvisamente anche Sam sembra preso dalla telenovela, tanto che salta sulla sedia, quando Juan, che doveva essere in un viaggio di affari ancora per qualche giorno, esce dalla porta di casa di Riccardo. La sua espressione e quella di Carmela sembrano stupite allo stesso modo. « Dicevo, forse potresti fare una cosa, anche se è un po' particolare. »
« Se ha a che fare con le verdure e la corsetta mattutina, scordatelo. E anche per quanto riguarda il collegamento dalla radio della mia bimba al tuo mp3, no. Non si può scendere a patti. »
Questa volta Sam ride, bocca aperta e suono gutturale inclusi.
« No, no. È più sul genere "dimmi che hai un paio di pantaloni puliti". »
« Cos'è? Se venuto fin qui per dirmi che questi pantaloni mi fanno il culo grosso e non mi donano, Samantha? »
Sbuffo dall'altro lato. « No. Hai un appuntamento. »
Tagli di scena, parole in lontananza e pianti sommessi provengono da una celebrazione funebre ripresa dall'alto. Zoom su una Carmela interamente vestita di nero, con tanto di pizzo a velarle il volto, che cerca di sembrare disperata il giusto in una folla di amici, mentre la sorella di Riccardo piange incontenibili poco distante.
« In che senso? »
« Nel senso che se vuoi farmi felice per il mio compleanno devi metterti un dannato paio di pantaloni puliti ed andare al Jiffy Burger per le otto. »
Carmela singhiozza.
« Quindi il tuo regalo per il tuo compleanno sarebbe organizzare un appuntamento per me? » Dean lo osserva, perché la situazione suona troppo assurda per essere reale. « Esattamente. E ti garantisco che è il tuo tipo. »
Ma per quanto sembra surreale, ehy, Sam gli sta garantendo una scopata, quindi tanti auguri Sammy e grazie tante, no?
« Se ne sei sicuro tu– »
La folla si sta diradando, Carmela esita, fa mezzo passo avanti. Poi abbassa lo sguardo e stringe il braccio di Juan, che la cinge e la accompagna verso la macchina.
« Ricordati solo Jiffy Burger, alle otto. » Si alza, mentre la sigla finale inizia a scorrere sullo schermo. « E pantaloni puliti! » puntualizza, spostandosi in camera propria.
Dean sbuffa, mentre inizia lo zapping alla ricerca di altri programmi spazzatura da seguire, anche perché gli horror scadenti non sono in programmazione prima dell'una di notte.
Poteva andargli peggio. Una ragazza che accetta un primo appuntamento da Jiffy Burger è sicuramente una ragazza a cui va data una possibilità. Ancora grazie, Sammy.

***

Strozzati con le tue verdure biologiche e a chilometro zero, Sammy. Veramente, vaffanculo.
« Quindi tu dovresti essere il mio chaperon? » Dean affonda il naso nel boccale di birra, mentre osserva l'uomo avvicinarsi e sedersi al suo tavolo. « Sai chi altro deve arrivare? »
«Veramente no. Sam mi ha detto che devo cenare con te. »
« Quindi nessuna ragazza? »
« Non penso. »
Sam è un uomo morto. Morto, morto, morto, altro che "buon compleanno Sammy".
« Qualcosa non va? » Castiel poggia una mano sul tavolo e si sporge impercettibilmente in avanti.
« Mio fratello. » ringhia tra i denti Dean.
« Oggi sembrava star bene. »
« Non lo starà ancora quando tornerò a casa. »
Castiel lo studia e Dean beve un altro sorso, perché, ugh, certi sguardi non sono esattamente fatti per metterti a tuo agio.
« Mi dispiace metterti a disagio, Dean. »
« No, cioè– » sbuffa, 'fanculo Sam, « non è colpa tua, non preoccuparti. »
Castiel torna seduto in posizione eretta, la schiena che forma un perfetto angolo perpendicolare alla sedia. Il boccale è già mezzo vuoto e la cosa suona particolarmente ed inspiegabilmente buffa a Dean.
« Ordiniamo, almeno? »

Approfitta del silenzio del momento per sbirciare Castiel da sopra il cartoncino plastificato del menù. Lo trova concentrato – labbra tirate in una linea sottile, sguardo fisso, rughe tra le sopracciglia –, in una maniera in cui le persone normali non si concentrano su un menù di una catena di hamburger. È come se ci fosse qualcosa di tremendamente complicato o importante nella scelta del condimento delle patate, se con salsa, formaggio, chili o pezzettini di pancetta.
Un ragazzo, l'acne che ancora fa capolino sul suo volto è un cartellino identificativo che recita "Alfie" fieramente appeso al petto, si presenta al tavolo con un block notes in mano. « Pronti per ordinare? » domanda, la voce ancora troppo squillante.
« per me un'altra birra. » Dean ripiega il menù e lo passa al ragazzo « e un bacon cheeseburger con patatine. » conclude con un sorriso senza denti.
« Due. Due bacon cheeseburger con patatine e– una pepsi. » Anche Castiel consegna il menù, il ragazzo annota tutto velocemente e con scrittura confusa, poi sparisce così come è apparso.
« Anche tu amante dei bacon cheeseburger, eh? »
« Tutti gli hamburger sono buoni. » Allinea le posate sulla tovaglietta. « Ma i bacon cheeseburger sono i migliori. »
« Hai proprio ragione. » Dean sorride ed annuisce, poi in qualche modo si ritrova ad osservare le nervature del finto legno del tavolo.
« Quindi Sam ha incastrato anche te, eh? » La butta sul ridere, nascondendosi dietro il boccale di birra.
« Non proprio. »
Dean lo osserva, il gomito ancora alzato, perché fare conversazione non è mai stato tanto difficile.
« Mi aveva detto che si trattava di una cena con te. »
Smette di deglutire, anche se il bicchiere rimane sospeso a mezz'aria il liquido chiaro gli solletica il labbro superiore. Questa frase gli lascia una strana sensazione alla bocca dello stomaco che non sa bene come chiamare o catalogare.
Posa il calice, si pulisce le labbra sul dorso della mano. Lancia un'occhiata verso la cucina, che lo tradisce, non facendo uscire nessun ordine.
« Come va a casa? »
« Bene. »
Finalmente arrivano la pepsi è la seconda birra.
« A te? »
Dean intravede uno spiraglio e ne approfitta. « Bene. Oltre al fatto che Sam si è preso male con questa storia della primavera, questo anno, ed ha deciso di trasformare il balcone in un orticello di... odori, credo li chiami. In pratica basilico, prezzemolo e queste cose qui. » racconta, mentre rivive l'orrore del ricordo del vedersi entrare in casa vasi lunghi e sacchi di terriccio e fertilizzante. Senza contare il pomeriggio passato a travasare ogni piantina. E a tutte le cure che dedica loro.
Finisce di parlare e torna il silenzio. Brividi. « È importante conoscere la provenienza degli alimenti che si mangiano. „
Dean sta per replicare, qualcosa che è una via di mezzo tra il "non anche tu", il "non è vero" e il "ma per favore". Per fortuna Alfie ricompare. « Ecco a voi. »

« Quindi quell'estate mi sono ritrovato a smontare e rimontare, pezzo per pezzo, la mia piccola. » Ride al ricordo.
« Ti piace lavorare con le macchine? » Il tono non è esattamente quello di una domanda, ma Dean decide di prenderla proprio come se fosse stata una domanda, punto.
« Sì. È una cosa che so fare, dannazione, potrei farlo anche a tempo pieno. La posso controllare. E so sempre cosa fare. »
« Allora perché lavori al terzo piano? » Dopo poco più di due ore, Dean crede di poter dire di aver imparato a decifrare l'elettrocardiogramma piatto che è la voce di Castiel. O il ghiaccio dei suoi occhi. Forse. Dunque questa dovrebbe essere pura ed innocente curiosità.
« Perché un lavoro in ufficio mi ha permesso di pagare le rette universitarie di Sam. Un lavoro da meccanico non sarebbe bastato. » Agita il bicchiere, osservando i cubetti ghiaccio che si inseguono galleggiando nella pepsi.
« Capisco. » Annuisce Castiel, prendendo una manciata di patatine, le spalle rilassate contro lo schienale della sedia.
« Tu, invece? Come sei finito al quinto piano? »
« È il lavoro per cui ho studiato. » Castiel parla prendendosi il suo tempo, formula ogni frase con cura, sceglie le parole. « È ciò per cui sono cresciuto. » Ed anche se è una risposta del cazzo, nella mente di Dean assume significato. Anche se probabilmente sono le tre birre ad illuderlo.

Quando ormai i piatti sono vuoti da almeno un'ora, e Alfie è passato almeno quattro volte al tavolo per chiedere se volevano altro – un dolce magari, niente crostata di mele, ma la torta al cioccolato è fresca e squisita –, decidono che forse è ora di pagare il conto è tornare a casa. Anche perché quello stronzetto di Sam non può compiere gli anni ed organizzare un appuntamento al buio di venerdì o sabato sera, no, lo fa la domenica, quando bisogna per forza rincasare presto, se si vuole affrontare con un minimo di energia un lunedì mattina. La prossima volta – quale prossima volta? – dovrà scegliere serate migliori.
Riaccompagna Castiel in macchina, perché apparentemente Forrest Gump qui è abituato a girare in città a piedi. O con gli autobus, che smettono di erogare servizi troppo presto, nei giorni festivi.
Il ritorno in macchina è senza parole, se non si considerano quelle che Dean si lascia sfuggire ogni tanto sulle note della musica in sottofondo. Solo che adesso l'atmosfera non è tesa ed imbarazzante come ad inizio serata, ora il silenzio è okay, non c'è bisogno di riempirlo.

***

« Come è andata? »
« 'Fanculo Sam. »
Sam, seduto sulla poltrona in soggiorno ghigna, mentre Dean chiude la porta di casa. « Bene, deduco, guardando l'ora. » Dean dall'altro lato della stanza sbuffa, mentre posa le chiavi e si toglie il giaccone in pelle.
« A quando il prossimo appuntamento. »
« Quando non avrai più tredici anni, Samantha. » Gli lancia una scarpa addosso, toglie l'altra è sorpassa il fratello, dirigendosi verso il corridoio della propria stanza. « Trovati un hobby e smettila di rompere a me! » Conclude, chiudendosi dietro la porta. Sam torna a rilassarsi sulla poltrona. Lancia un'ultima occhiata alla televisione, prima di spegnere tutto. « Spero che questo renda l'andare a lavoro più sostenibile. » sospira, alzandosi.
Peccato sia solo l'inizio della fine.
   
 
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