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Autore: Incenso    29/09/2015    4 recensioni
"Quand' è che la smetterete di giocare a fare i bambini ?"
"Io ? Ma se è lui che mi provoca !"
"No, siete entrambi" lo interruppe lei. "Giocate a fare i duri e vi tirate frecciatine a vicenda, ma si vede lontano un miglio che siete persi l' uno dell' altro".

KANKUKIBA ; SASUNARU
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ino Yamanaka, Kankuro, Kiba Inuzuka, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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LA LANTERNA DI CARTA

Di Incenso
29/09/2015

 

 

- Falla finita di fare le bizze. Ci vediamo stasera al muraglione -

Riascoltò con la mente le parole che lui gli aveva spiaccicato in faccia poco prima di attaccare la chiamata.

Falla finita di fare le bizze ?

"Cazzo !" Urlò Kiba, la testa bollente e le mani strette a pugno.

Ino sussultò seduta sul letto. "Che succede ?" Chiese scocciata.

"Non succede niente" abbaiò.

"Davvero ?"

"Davvero"

"E allora perché sono due ore che strilli e rompi oggetti a caso ?"

Ino lo guardò Maliziosa.

Kiba sospirò, rilassando le spalle. "Scusami, Ino" mormorò andando a cercare il pacchetto di Linda abbandonato sul comò. "Hai visto il mio clipper ?"

"Sulla finestra"

"Ah, grazie". Kiba accese strizzando il filtro trai denti ed iniziò ad aspirare con forza grosse boccate di nicotina.

Rimasero un attimo in silenzio.

"Che ha fatto stavolta ?" Chiese Ino, riprendendo la lima tra le dita.

"Mi ha fatto incazzare" rispose Kiba, strizzando i denti.

"Ma pensa"

"Mi ha dato del bambino. Mi ha detto di smetterla di fare le bizze".

Dopo un attimo di esitazione, Ino scoppiò in una lunga risata cristallina.

"C' è qualcosa di divertente ?" Abbaiò Kiba.

"E me lo chiedi ?" Rise lei, strizzando la lima.

"Tsk", Kiba tirò su col naso. "E poi senti chi parla, mr maturità, solo perché ha una macchina sotto il culo e un lavoro pensa di essere un adulto ? Lui ? Oh, dai, fammi il favore".

Ino sorrise e sospirò, lasciando andare la lima sul tavolo.

"Quand' è che la smetterete di giocare a fare i bambini ?"

"Io ? Ma se è lui che mi provoca !"

"No, siete entrambi" lo interruppe lei. "Giocate a fare i duri e vi tirate frecciatine a vicenda, ma si vede lontano un miglio che siete persi l' uno dell' altro".

"Io perso di lui ? Non farmi ridere"

"Oh, no, vuoi forse negarlo ?"

"Assolutamente"

"Allora perché non vai al muraglione stasera ?" chiese lei con un sorriso provocatorio.

"Non starai dicendo sul serio ? Dovrei andare e dargliela vinta ?"

"A-ha. Oppure puoi anche rimanere qui in camera mia tutto il fine settimana. Potrei farti la manicure, ho un nuovo smalto vinaccia che è una favola" lanciò gli occhi al cielo, già estasiata all' idea.

"Piuttosto me ne sto in camera mia a leggere tutta la sera"

"Cagasotto" disse lei, afferrando uno smalto lilla.

"Non sono un cagasotto"

"Oh, lo sei, gioia"

"No"

"Dimostralo" sibilò, alzandosi in piedi e scuotendo la mano per far asciugare le unghie. "Vai da lui stasera, chiariscici, parlagli"

"Ma così gliela do vinta"

"E allora ?" Urlò lei, aprendo le braccia. "È quello che vuoi anche tu, non vedi l' ora di rivederlo, che te ne frega se gliela dai vinta ?"

Kiba sospirò. Spense il mozzicone sulla persiana e strinse i denti.

Era arrabbiato con lui, e lo era anche di più perché Ino aveva ragione in tutto.

Non vedeva l' ora di rivederlo.

"Perciò" riprese lei, il pennellino strizzato tra indice e pollice, "Stasera alza il culo e vai al muraglione, metti fine a tutti questi litigi e goditi la serata con lui".

Kiba le tirò un' occhiataccia, in silenzio, Lei gli tirò un bacio.

"Aaah, perfette" soffiò lei.

"Perfette cosa ?"

Lo guardò stralunato. "Le mie unghie, ovviamente. Guarda qui" disse alzando una mano.

Kiba sbuffò, afferrando le chiavi sul comò. "Io vado a prepararmi" soffiò, andando verso la porta.

"A più tardi, gioia !" Trillò lei alle sue spalle.

"Vaffanculo !”

“E non scordarti che stasera torna Sasuke"

“Certo che no”

Un’ altra risata.

 

La moto divorava l' asfalto a velocità eccessiva. Le ruote bruciavano sul cemento armato con forza, il vento si stampava ai lati delle carene tagliando l' aria con un fischio.

Il motore ringhiava.

Kiba strattonò la frizione e tirò su con forza, impennando con violenza. Non c' era nessuno intorno a lui, lo faceva per se, per sentire l' adrenalina nel sangue.

Con un ruggito accelerò, poi tornò su due appoggi con delicatezza.

Ghignò, soddisfatto.

Il viale terminava con una brusca curva cieca, il luogo preferito per i frontali estivi, poi la strada si lanciava dritta in mezzo all' odore del mare, una striscia di cemento in mezzo all' acqua.

Le luci del porto, poco lontane, brillavano di una luce opaca, il lungo molo profumava di sale e risacca.

In fondo alla strada Kiba rallentò per parcheggiare. La Sua macchina era lì ma di lui neanche l' ombra, probabilmente era già andato in cima al molo.

Con l' integrale in mano e le mani sudate risalì la scaletta e iniziò a camminare sul muraglione, verso il faro. Pensò che il suo cuore stava battendo anche più di poco prima, quando stava impennando.

Dio, che ansia. Il cielo nero brillava solo per la luce del faro e in lontananza l' orizzonte neanche si vedeva. C' erano solo le onde che frustavano la scogliera, e nient' altro se non la pace.

Quel posto era magico, era un porto sicuro. Adesso si stava pentendo di averci portato lui tempo prima, anche il suo porto sicuro era stato profanato e invaso.

Poi, vicino alla luce del faro e all' ombra delle statue, Kiba sentì la musica innalzarsi lentamente.

Lui era lì, nascosto nel buio da qualche parte.

Cercando di sciogliere il nodo alla gola continuò a camminare, asciugandosi i palmi sudaticci sul giubbetto nero.

Lo vide, mezzo nascosto tra le ombre delle statue. Kankuro se ne stava stravaccato sul suo scoglio dandogli le spalle, si vedeva sbucare dallo scollo della maglia la rosa dei venti che aveva tatuato sulla nuca. Accanto a lui c' era la radio grassa che si portava sempre dietro, nell' aria volavano le note di quella canzone, la loro canzone. Lui canticchiava.

"Hei..." Sussurrò Kiba.

 

Kankuro sorrise, sentendolo arrivare.

"Ci hai messo un bel po', mi si sono congelate le chiappe ad aspettarti".

"Magari ti si è congelato anche il cervello. Ah no, giusto, non ce l' hai" rise Kiba.

Kankuro alzò le sopracciglia, squadrandolo da terra. "Ah, e tu ce l' avresti, vero ?"

"A-ha"

Il maggiore rise, battendo una mano accanto a se in segno di invito. "Vieni a sederti, cervellone".

Kiba rise, posò il casco su una roccia e andò verso di lui. C' era forse motivo di avere tutta quell' ansia ? Probabilmente no.

Era solo Kankuro.

Si sedette sulla pietra accanto a lui, ben attento a non sfiorarlo, tirando gli occhi verso le luci della città.

"Sei ancora incazzato con me ?" Chiese il maggiore.

Kiba ridacchiò guardandolo. "Nah. Ogni tanto avrei voglia di spaccarti il naso ma poi mi passa"

"Il mio povero naso"

"Magari te lo raddrizzerei un po', dovresti ringraziarmi"

"Magari non riusciresti neanche a sfiorarmi e ti metterei al tappeto in due secondi"

"Vogliamo provare ?" Rise Kiba, tirandogli una spintarella.

Kankuro rise. Con un gesto improvviso portò la mano alla nuca di Kiba e se lo tirò addosso, abbracciandolo. "Magari a botte facciamo più tardi".

Il piccolo si arrese tra le sue braccia suo malgrado, annusando il suo odore di maschio e dopobarba. "Va bene, dai..."

"Mi sei mancato. Un pochino e basta" gli soffiò Kankuro nell' orecchio.

"Tsk, un pochino e basta ?"

"A-ha".

Ridacchiò.

Dov' era finita la rabbia ? Tutto quel nervoso che gli si era appiccicato addosso poco prima, a casa di Ino, dove cazzo se n' era andato ?

Era tutta colpa di Kankuro. Quello stupido ogni volta lo faceva incazzare come una bestia, ma appena si rivedevano aveva solo voglia di buttarsi tra le sue braccia.

Kiba sbuffó.

"Che c' è ?" Chiese il maggiore.

"Niente, stavo solo pensando che sei uno stronzo"

"A-ha" mormorò. Poi si spostò nell' abbraccio per cercare di raggiungere le sue labbra.

Kiba rise. "Aah no !" Urlò, mettendo una mano in mezzo a loro e allontanandosi.

Kankuro rimase lì a guardarlo. "Torna qui, non ho ancora finito"

"Scordatelo, non mi tocchi stasera. Adesso alza il culo e andiamo a farci una bella girata"

Kankuro alzò le sopracciglia. "E dov' è che vorresti andare di preciso ?"

"Stasera torna Sasuke. Andiamo a far casino", gli prese la mano e lo aiutò a tirarsi su. Kankuro ne approfittò per cercare di baciarlo al volo, ma Kiba si spostò e venne colpito sulla guancia.

"Cilecca"

Il maggiore grugnì. "Dai, fatti dare un bacio"

Kiba rise. "Fottiti" soffiò, e cominciò a correre sul muraglione di pietra verso la sua moto.

Kankuro sospirò, poi gli si lanciò dietro correndo. "Vai piano, cretinetto !”

 

Erano passati a prendere Naruto e poi Ino, ci avevano messo relativamente poco. Ma d’ altronde al volante c’ era Kankuro, a cui piaceva tanto imitare i campioni di Formula 1.

Adesso si trovavano davanti alla stazione, a scrutare il grosso muro di pietra arancione che li divideva dai binari.

“Andiamo a vedere il tabellone degli arrivi, forza !” urlò Ino, saltando sul posto. Naruto corse verso la grande bacheca appesa al muro di granito con una luce di gioia negli occhi. Il suo adorato Sasuke tornava a casa dopo essersene sparito per due settimane a lavorare dall’ altra parte della nazione.

“Quello stupido...” sussurrò il biondo a Kiba, “Si merita proprio un bel cazzotto per essermi mancato così tanto”. Il moro rise, tirandogli un pugnetto sul braccio.

“Binario 3 !” urlò Ino, “Sta arrivando il suo treno !”

Iniziarono a correre a perdifiato verso le rotaie sudicie della stazione, piombandosi nel sottopassaggio e lanciandosi verso l’ insegna con su scritto un grosso “3” in bianco su blu.

“Sto arrivando, Sasuke !” urlò il biondo. Nella corsa, Kankuro prese la mano di Kiba con la sua. Il piccolo sbuffò, ma non la ritrasse.

Al binario tre un grosso serpente di acciaio e vernice fresca si fermò fischiando violentemente, arrivava da molto lontano. I quattro ragazzi erano in piedi uno accanto all’ altro davanti alle rotaie, le braccia incrociate. Poi le porte scorrevoli si aprirono e tutto ciò che videro fu un giovane Uchiha in piedi, una grossa valigia nella mano e una borsa a tracolla. Nel vederli schierati davanti a lui, alzò un sopracciglio e sbuffò. Ma si intravedeva un sorriso sulle sue labbra.

“Eccoti, finalmente, brutta testa di legno !” urlò Naruto, tirandosi addosso a lui e sollevandolo pesantemente per le gambe.

“Mettimi giù, Dobe !” urlò il moro, tirandogli via la testa con la mano.

“Eh no, cretinetto, col cavolo che ti lascio ora !”

Kiba, Kankuro e Ino scoppiarono a ridere, guardando quella scena patetica. La bionda si lanciò contro i due ragazzi appolipati per andare ad abbracciare Sasuke, ma non fece in tempo a fare due passi che già Sasuke aveva preso il biondino per i fianchi e lo stava baciando con passione.

“Ooh, che amori” disse Kiba, “Magari aspetta di essere arrivato a casa per fargli una sega, Naruto”

“Se vuoi ho un preservativo” disse Kankuro.

Kiba lo guardò, di sottecchi. “Mi sa che stasera non lo userai”

“Oh, andiamo, non puoi essere ancora arrabbiato”

“Tu dici ?”

Kankuro rifilò il suo sorriso sghembo e gli si avvicinò, cercando di nuovo di baciarlo.

Invano. L’ Inuzuka si spostò, ridendo.

“Adesso basta, vado fuori di testa se continui a rifiutarmi così !” urlò Kankuro, sbattendo i piedi. Un adulto bello e finito che sbatteva i piedi come una ragazzina, tsk. Kiba gli si tirò addosso, abbracciandolo.

Ti amo, idiota” gli bisbigliò all’ orecchio. Poi gli diede un bacetto sulla guancia.

Il maggiore sorrise, assaporando il profumo di quelle parole che gli aveva appena detto. Sciolse l’ abbraccio, continuando a tenergli la mano, e si rivolse a Ino.

“Ci pensi tu qui ?” chiese, indicando i due ragazzi, ancora intenti a mangiarsi le facce reciprocamente. “Io e Kiba dobbiamo finire una certa discussione...”

La bionda sorrise debolmente. “Ma certo gioia. Ci sentiamo più tardi, allora”

“Grazie, Ino”

“Oh, ma figurati”, strizzò un occhio a Kiba.

Il maggiore prese il moretto sotto braccio e lo portò verso la sua auto.

 

Erano di nuovo al muraglione, stavolta però non c’ era neanche un po’ d’ ansia nell’ aria. C’ era solo un senso di pace e tranquillità, e la gioia che regalava quel posto magico.

“Adesso me lo dici cosa c’ è in quella busta bianca ?” chiese Kiba, indicando il grosso sacchetto che Kankuro si era portato dietro dalla macchina.

Il maggiore rise. “Sei proprio curioso, eh ?”

“Lo sai che lo sono”

“E sai anche di essere fastidioso ?”

“Hmpf !” Kiba alzò un sopracciglio. “Sono anche in grado di metterti al tappeto con una sola mano”

“Fatti sotto, nanetto !” urlò il maggiore, saltellando sulle punte e alzando la guardia.

“Allora vuoi proprio farti male, eh ?”

Kankuro gli si lanciò contro, il piccolo era già pronto a difendersi. Poi si rese conto che era un abbraccio, non un placcaggio.

“Che ne dici Inuzuka, apriamo la busta ?” disse, sorridendo.

Kiba, suo malgrado, si rilassò. “Tsk. Apriamola, dai”. Sciolse l’ abbraccio e corse a prendere il sacchetto bianco, infilandoci le mani dentro. Ne estrasse un grosso disco di carta con della ferraglia attaccata.

“E questo che diavolo è ?” chiese, corrucciando le labbra.

Kankuro rise, sfilandogliela dalle mani e cominciando ad armeggiare per aprirla ed estenderla. In quel momento, mentre vedeva la carta prendere forma, si ricordò di quando aveva visto qualcosa di simile. Era con Kankuro allora, era la prima volta che si erano baciati e, dalla piccola spiaggia dove si trovavano, le avevano viste volare nel cielo come pigri uccelli.

“E’ una lanterna di carta” sussurrò il minore, sgranando gli occhi.

“A-ha”

“Oh, bello” disse, senza sapere bene cosa fare.

Kankuro finì di montarla e l’ afferrò per la punta, in modo da osservarla in tutte le sue sfaccettature. Era bella grossa, da lontano Kiba non avrebbe mai immaginato che potesse avere quelle dimensioni.

Il maggiore sfilò dalla tasca un grosso pennarello indelebile, lo stappò coi denti e scrisse sulla carta immacolata con i suoi caratteri sprecisi e grassocci.

Kiba e Kankuro.

Seguiva una data, anche quella un ammasso di linee tirate a caso.

“Ti ricordi quel giorno ?” chiese.

“No, proprio no” sbuffò il piccolo. Come poteva non ricordare il giorno in cui si erano conosciuti ?

Kankuro mugugnò, ridacchiando. Dalla tasca posteriore sfilò un clipper nero e iniziò a dare fuoco al cartoncino imbevuto d’ alcool. “Prendi l’ altro lato, scemo !” urlò a Kiba. Con le mani sorressero la lampada mentre tutta la miccia s’ infuocava, poi la carta si fece sempre più leggera, fino a che non si ritrovarono a trattenerla invece di reggerla.

“Molla al tre !”

“Uno !”

“Due !”

Tre.

La lampada prese il volo e cominciò ad ascendere verso le nubi nere, sempre più in altro, trascinata dalla brezza marina che tirava verso ovest.

Kiba sospirò osservano i loro nomi rimpicciolirsi in cielo, mentre anche le sue angosce prendevano il largo.

Erano insieme.

Sarebbe stato insieme a quell’ idiota fino a quando ne avesse avuto voglia.

All’ improvviso gli si lanciò addosso, tirandogli le braccia al collo e cercando la sua bocca con desiderio. La incontrò, lo baciò con tutto l’ amore che provava per lui, come se quello fosse stato il loro primo bacio. Kankuro si lasciò trascinare dal suo tocco, estasiato.

Si amavano, poco importava il resto.

Quando si allontanarono per prendere fiato, Kiba gli tirò un pugno sulla spalla. “La prossima volta che mi fai incazzare te la faccio vedere io”.

Il maggiore scoppiò a ridere, facendo si con la testa e andando a baciarlo di nuovo.

 
 
Angolo Autore:
Ciao bellissimi,
posto in fretta e furia perchè devo andare di corsa a hip hop. Ne ho sfornata un' altra e, ahimè, sono cascato di nuovo nel KankuKiba. Mi dispiace tanto ma io questi due li amo e mi fa quasi rabbia che non ci sia questa tra le coppie selezionabili quando si posta.
Vbb. Fatemi sapere se vi piace, recensite e tutte queste cosine qui. Ah, chiedo scusa a chi leggendo le info ha pensato fosse una SasuNaru, non è colpa mia se non si può inserire la coppia ù.ù
Besos XXX

 

  
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