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Autore: Zenya Shiroyume    29/09/2015    2 recensioni
[Song-fic: Magical Mirror, Mirror's Magic]
La vita è fatta di opposti e anche la fortuna si muove secondo questa legge...
Rin aveva una vita perfetta, fino a quando una malattia non l'ha costretta sulla sedia a rotelle; da allora tutto è andato peggiorando.
Len era il figlio di un facoltoso imprenditore che la sfortuna aveva portato alla rovina, fino a quando le cose non hanno iniziato a migliorare.
La ruota del destino spesso è crudele, ma se qualcuno decidesse di andare contro e spezzare il suo equilibrio? Cosa succederà?
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Tratto dal testo
“Come, non lo sai? Con il nostro accordo, la ruota della fortuna ha ripreso a girare in tuo favore... Ma non può andare bene per tutti! E lei non fa eccezione.”
“S-Stai insinuando che il suo dolore sia... C-Colpa mia?” chiese titubante.
“Lo specchio rappresenta le due facce di una medaglia, luce e oscurità, bene e male... Fortuna e sfortuna. Cosa hai intenzione di fare? Lasciare che le cose procedano così, oppure vuoi metterti contro lo stesso scorrere del destino per salvarla? La scelta è solo tua!
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine | Coppie: Len/Rin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Chapter II

La notte era ormai inoltrata, ma nella sontuosa villa del giovane imprenditore qualcuno rifiutava di abbandonarsi all'abbraccio di Morfeo. Se ne stava sdraiato sul suo letto, con le coperte leggermente poggiate sul torace nudo, mentre si rigirava tra le dita un curioso orologio da taschino dorato.
Continuava a tenerlo chiuso, rimirandone le particolari incisioni floreali. Glielo aveva dato il misterioso uomo dello specchio e ancora non capiva cosa dovesse fare. Per un attimo, sentì che la sua fortuna stava lentamente scivolando via dalle sue dita e ne ebbe paura, una paura che proveniva da più profondo del suo cuore e che lo attraversava come uno stiletto. Non voleva che quel bellissimo periodo finisse, aveva lavorato fin troppo per arrivare fin lì, per far sorridere di nuovo la madre e sostituire, non solo per lei ma per i tanti lavoratori che dipendevano dalla sua impresa, il defunto padre. Aveva lottato contro il dolore e la solitudine, contro la fatica e la paura di perdere tutto, dalla casa alla dignità. Non avrebbe rinunciato alla sua vita, non dopo tutti i suoi sforzi.

Prima di tutto, mi credi?” aveva poi chiesto l'uomo, quando lesse sul viso di Len l'incertezza e lo scetticismo. Il ragazzo aveva scosso la testa e aveva risposto che magari la sua fortuna era stata una semplice coincidenza, perché di tutto ciò che aveva sentito da quell'uomo nulla sembrava essere lontanamente possibile; inoltre, da una parte non credeva nell'esistenza della ragazza nello specchio.
Lo avrà sicuramente manomesso...” fece alla stanza illuminata da una splendida luna piena, quando nella sua mente apparve l'immagine di quella giovane. Per quanto ci provasse non riusciva a dimenticarla, pareva troppo reale perché fosse solo un'illusione: il suo volto triste, gli occhi spenti e quasi sul punto di riempirsi di lacrime e quella sedia a rotelle, spinta non troppo lontana da lei, come a ricordarle costantemente il suo male, di cui da sola non sarebbe mai riuscita a trovare la causa.
Len si disse di provare sicuramente pena per la ragazza, era l'unica cosa che gli veniva in mente, ma non avrebbe mai osato dire di compatirla, anche se non era sicuro che le due parole avessero lo stesso significato.
Chiuse gli occhi, poggiando l'orologio sul petto: la sensazione del metallo freddo sulla pelle nuda lo fece sussultare, perciò si issò a sedere, ricordando quella strana conversazione.

In che senso la scelta è solo mia?” aveva chiesto, sperando che ad un certo punto sullo specchio sarebbe tornato a vedere il suo riflesso. La cosa però non accadde.
Puoi scegliere se lasciare che il destino scorra così, dandoti tutte le cose belle della vita e lasciando che lei continui a vivere così, sola, malata e senza nessuno!”
Perché non dovrebbe avere anche lei una vita migliore?” fece allora, poco convinto dell'esistenza di lei e confuso dalle strane leggi che quell'uomo diceva di amministrare. La legge della fortuna e degli opposti, così l'aveva definita. Ad un primo acchito Len non aveva capito, ma l'uomo riprese a parlare con quella sua voce melliflua e allo stesso tempo incredibilmente cinica.
Come aveva detto?” si chiese, quasi sul punto di aprire il piccolo orologio. Si trattenne però dal farlo quando gli tornarono alla mente le sue parole. Aveva detto che lo specchio non solo rappresentava le due facce di una medaglia, ma anche il limite che esiste tra due universi: aveva precisato che per ogni individuo esiste un opposto, che come tale era costretto a vivere al contrario la vita dell'altro, che fosse essa ricca di gioia oppure piena di dolore e sofferenza. Da quelle parole, Len intuì che se la sua vita ora andava a gonfie vele, allora la sua doveva essere terribile.
È esattamente come per la luce e l'oscurità: una non può esistere se l'altra manca, ma allo stesso tempo esse sono opposte e contrarie... -aveva detto, mentre un sorrisetto compiaciuto inarcava le sottili labbra- Voi due non fate eccezione!”
In quel momento Len sentì che le sue certezze stavano cominciando a vacillare, tutte le sue teorie che la sua fortuna fosse stata una mera coincidenza e un dono del cielo stavano sprofondando inesorabilmente in un baratro nella sua testa. Ma la cosa che più lo fece infuriare, che più aveva alimentato il senso di colpa nel suo cuore, misto ad un egoismo di cui non era conscio, fu il motivo che aveva spinto l'uomo a raccontargli tutte quelle cose: il semplice e puro divertimento, semplicemente un passatempo di colui che può manovrare il corso del destino.

Perché?” aveva chiesto poi, con i pugni stretti da fargli male. Il misterioso ospite aveva ripreso a ghignare e si era avvicinato minacciosamente, consegnando nelle mani del giovane l'orologio da taschino che ora rigirava nelle mani. Len fece mente locale, voleva ricordare esattamente ogni singola parola legata a quello strano oggetto. Come doveva usarlo? Lui aveva detto che avrebbe potuto cambiare lo scorrere del destino, che la giovane oltre lo specchio avrebbe potuto avere una vita migliore, solo e soltanto se Len avesse deciso di rinunciare alla sua fortuna: dopotutto, entrambi non potevano avere le stesse cose. L'orologio rappresentava l'unico oggetto che avrebbe permesso al giovane imprenditore di cambiare il destino della ragazza nello specchio, ma come doveva usarlo? Len continuava a non capire, ciò che si era presentato di fronte a lui andava oltre al conosciuto e ne aveva paura. Scosse la testa e volse lo sguardo al cielo, alla luna la cui luce azzurrina illuminava la stanza e sospirò profondamente.
Chissà se anche lei sta guardando la luna...” fece senza accorgersi che per lui l'esistenza della giovane stava diventando sempre più una certezza. Nella sua testa, continuava a ripetersi che non voleva essere coinvolto in quel crudele gioco, eppure si sentiva incredibilmente in colpa, poiché lui sarebbe dovuto essere la causa del dolore di quella ragazza.
Mi assomiglia tanto...”
I suoi occhi si posarono sullo specchio appeso nella sua stanza e di nuovo gli sovvennero quegli occhi azzurri e bellissimi, eppure spenti e sul punto di piangere. Per qualche arcano motivo, i lineamenti del suo volto erano quasi identici a quelli dell'imprenditore: la forma del naso e degli occhi, entrambi molto delicati e ancora immaturi, gli stessi capelli biondi, che entrambi tenevano legati, ognuno a modo proprio.

Pare davvero il mio riflesso...” fece stendendosi e facendo scattare il meccanismo per aprire l'orologio. Ciò che vide lo lasciò spiazzato: in esso vi erano quattro lancette, due delle quali ruotavano in senso antiorario. Si chiese perché quell'uomo avrebbe dovuto dargli un oggetto tanto inusuale, ma prima che potesse farsi altre domande, Len ebbe l'impressione di aver capito cosa esso rappresentasse.
Sono contento di non doverti spiegare tutto, sei più sveglio di quanto immaginassi!”
A quella voce tanto cinica, il giovane imprenditore scattò a sedere e si ritrovò a pochi metri dal suo misterioso ospite, la cui capacità di apparire e scomparire era quasi paranormale. Lui sorrideva ancora, la mano destra sempre poggiata sul suo inseparabile specchio, mentre scrutava gli impercettibili movimenti di Len.

Come sei entrato?!”
Credi sia davvero importante? Piuttosto, cosa hai deciso? Non hai molto tempo...”
Il ragazzo si irrigidì e puntò lo sguardo sulle lancette delle ore dell'orologio. Cinque minuti ed entrambe sarebbero scattate, sovrapponendosi. Che si riferisse a quello? Len sapeva già la risposta, ma non sapeva cosa ciò avrebbe comportato. Cosa avrebbe dovuto scegliere? Continuare a vivere la sua vita, ignorando quel misterioso giocatore del destino e convivere con il dubbio e i sensi di colpa legati alla ragazza, oppure rinunciare a ciò per cui aveva sacrificato tanto e permetterle di rifarsi una vita? Le sue mani si strinsero con forza attorno all'oggetto d'oro e prese un profondo respiro. Se solo avesse avuto più tempo per decidere!
Vorrei che mi avesse spiegato tutte le regole di questa farsa! Cosa devo fare?, pensò alzando lo sguardo. Lo specchio magico era stato esposto alla luce della luna, il telo che lo nascondeva giaceva a terra, mentre il suo proprietario gli tendeva la mano filiforme, quasi ossuta.
Fa paura, fu l'ultimo pensiero che attraversò la mente del ragazzo, poi sentì le sue gambe muoversi e scivolare fuori dalle lenzuola, per poi avvertire il freddo del pavimento a contatto con i piedi.

Hai deciso?”
Non voglio rinunciare alla mia vita... -disse più a se stesso che al suo ospite- Ma non voglio nemmeno essere la causa della sua sofferenza!”
Len si alzò facendo cadere le lenzuola a terra e si passò una mano tra i capelli biondi, questa volta liberi dal suo solito codino. Cosa fare? Nello specchio, il suo riflesso scomparve di nuovo e al suo posto c'era di nuovo lei, seduta a terra circondata dalle sue bambole. Sul volto aveva ancora quell'espressione malinconica e spenta, mentre un debole sorriso le inarcava le labbra mentre muoveva piano le braccia di una figurina di stoffa dai capelli color verde acqua.
Len si morse il labbro inferiore, poi decise di interrompere quel terribile silenzio di tomba, con una decisione totalmente inaspettata.

Non voglio che tu sia l'unico a giocare con la ruota del destino... So che puoi farlo, quindi dammi il potere per salvarla!”
Nella stanza, alla luce della luna, venne quindi stipulato un accordo diverso da quello che il giocatore del destino si aspettava, ma questo non sembrava esserne dispiaciuto, anzi! Per tutti gli anni che aveva vissuto, quella era la prima volta che qualcuno decideva di intromettersi di persona e agire di mano propria...

Come desideri... La ruota del destino è nelle tue mani!”

*****

Rin era come suo solito seduta sul tappeto, circondata dalle sue numerose bambole, mentre ne fissava una nuova. Questa era una figurina maschile, con lunghi capelli viola legati in alto. La ragazza la rigirava tra le dita, spazzolandogli la particolare chioma, mentre decideva il nome e in cosa trasformare il suo nuovo alter ego. Buttò un occhio alle figure di Miku e Kaito e già dal primo giorno in cui le aveva tenute in mano, aveva pensato che fossero una bella coppia e ora la stessa cosa stava succedendo con Luka. Le piaceva infatti poter immaginare anche delle storie d'amore, anche se non era sicura di cosa significasse effettivamente amare. Non aveva amici, non aveva nemmeno un animale domestico su cui riversare il proprio affetto: aveva solo delle bambole di pezza e per quanto ci provasse, esse non avrebbero mai potuto rimpiazzare una persona in carne ed ossa.
Sospirò e poggiò Gakupo, il nuovo arrivato, vicino alla sua bambolina dai capelli rosa e si trascinò a fatica verso la finestra. Il cielo era plumbeo e le nuvole parevano fatte di ferro tanto erano pesanti e opprimenti. Da quanto non vedeva una giornata di sole? Rin non lo ricordava nemmeno più.

Sarò costretta a stare così per sempre?” chiese spostando lo sguardo sulle gambe, poggiate malamente sul tappeto. Le labbra della ragazza si contrassero allora in una smorfia di disgusto per quegli arti inermi, privi di forza che le impedivano di vivere una vita normale. Chissà cosa avrebbe dato per vivere come le normali adolescenti della sua età!
Il silenzio era opprimente, la solitudine quasi palpabile, mentre tutto attorno a Rin pareva immobile e dimenticato da tutti. La ragazza passò ancora in rassegna i vari elementi della sua stanza, sperando di trovare qualcosa di diverso che potesse sollecitare la sua curiosità e magari divertirla: il suo solito letto matrimoniale era sempre là, con le coperte di raso giallo che scendevano sul pavimento senza toccarlo; accanto il solito vecchio comodino in stile Barocco, esageratamente decorato come la testiera del letto che affiancava. Tutto nella norma e tutto assolutamente immutato.
Beh, forse c'era qualcosa che effettivamente era cambiato: poco più in là, vicino alla scatola dove conservava i suoi alter ego, era stato posizionato un lungo specchio che avrebbe dovuto riflettere una figura intera in tutta la sua altezza. Rin si era arrabbiata molto con suo padre, aveva urlato contro la servitù e il corriere che con quella faccenda non c'entravano nulla. Tutti loro si erano mossi quasi furtivamente per non svegliare la ragazza, ma quando questa aprì gli occhi, le sue labbra si contrassero in una smorfia di rabbia a risentimento: Rin era indubbiamente una bella ragazza, nessuno avrebbe detto il contrario, ma ella odiava gli specchi con tutta se stessa. Il perché? La ragione era nota a tutti, eppure continuavano a ripeterle che la sua bellezza sarebbe stata sprecata se almeno lei non l'avesse apprezzata.
Rin odiava guardarsi allo specchio e vedere quella ragazza dai capelli biondi seduta a terra, incapace di alzarsi e magari piroettare nel migliore dei suoi abiti. Chi altri avrebbe visto, se non quella figura triste e solitaria? Scosse la testa e immaginò di poter condividere quello specchio con un'amica, divertendosi a immaginare di essere qualcun altro. A quel pensiero rise di una risata amara e provò a trascinarsi verso quel regalo che aveva accompagnato Gakupo tra le sue bambole.
Almeno mi ha preso un'altra bambolina, pensò mentre arrivava di fronte alla lastra di vetro. Sentiva le braccia iniziare a fare male, così come le spalle, ma di prendere la sedia a rotelle per una così breve distanza non se ne parlava. Per quanto fosse costretta, almeno nel suo piccolo mondo avrebbe cercato di essere il più indipendente possibile.

Ti odio...” mormorò di fronte al suo riflesso, che come il resto della stanza pareva essere immutato. Di nuovo, udì la pioggia ticchettare sul vetro della finestra e un tuono riecheggiare per la stanza. Nemmeno la natura sembrava volerle dare un minimo di sollievo da quell'opprimente vita che era costretta a vivere; da un lato, però, era contenta di non dover vedere il sole, perché quello sì, sarebbe stato un duro colpo da mandare giù: vedere il cielo azzurro e il sole brillare senza poterne beneficiare, sicuramente non lo avrebbe sopportato.
La mano destra si alzò quasi inconsciamente e fece per calare sullo specchio, all'altezza del riflesso del suo volto, eppure qualcosa mutò. Rin non lo vide immediatamente, per un istante sentì come se non fosse più sola, ma che ci fosse qualcuno con lei. Si guardò velocemente attorno, il cuore iniziò a martellarle nel petto e un brivido le percorse la schiena quasi fino alle punte dei piedi, dove credeva di non avere più sensibilità.

C-C'è qualcuno?” chiese con la paura nella voce. Ma di cosa ho paura?, pensò poi, ritrovandosi per l'ennesima volta da sola. La possibilità che qualcuno potesse essere lì con lei e spezzare la monotonia della sua vita la spaventava, non era abituata alla compagnia e temeva ciò che sarebbe potuto seguire.
Dopo essersi guardata ancora attorno e aver verificato che nessuno fosse entrato nel suo piccolo mondo, Rin tornò a fissare la sua immagine riflessa e ciò che vide la lasciò a bocca aperta. Oltre lo specchio, c'era la figura di un giovane ragazzo dai lineamenti identici ai suoi e dai medesimi capelli biondi, spettinati sulla fronte e legati dietro da un codino. Il ragazzo era in piedi e la guardava con un mesto sorriso sulle labbra, mentre le mani spuntavano da un lungo mantello nero come la notte. Il silenzio calò, assieme alla tempesta che infuriava fuori, mentre quei due misteriosi occhi azzurri guizzavano da un capo all'altro della stanza. In essi, Rin notò una scintilla di disagio e dispiacere.

C-Chi sei?” mormorò la ragazza, confusa e spaventata. Che significa? Chi è questo ragazzo e dov'è il mio riflesso?
Lui non rispose, si limitò semplicemente a guardare le gambe della ragazza che cercò immediatamente di nascondere sotto la gonna del suo abito. Si sentì mortificata da quello sguardo, perché magari quel misterioso ospite si aspettava che scattasse in piedi per lo spavento e scappasse via, ma nemmeno un suono uscì dalla bocca della ragazza. Ella abbassò quindi gli occhi e li chiuse, con la speranza che quando li avesse riaperti, sarebbe tornata a vedere solo l'immagine di se stessa.
Uno... Due... Tre... contò mentalmente, Quattro... Cinque... Sei...
Il cuore iniziò a rallentare, il respiro a farsi meno affannoso, mentre le mani avevano iniziato a rilassarsi. Temeva stesse avendo un'allucinazione, temeva che il male che la costringeva sulla sedia a rotelle stesse degenerando e cercò di mantenere il sangue freddo, eppure, quando i suoi occhi si riaprirono, l'immagine del ragazzo era ancora là.
Lui s'era chinato e poggiava la mano destra, avvolta in un raffinato guanto bianco, sulla lastra che lo separava da Rin, mentre questa cercava ancora di dare una spiegazione a quella strana apparizione. Il suo sguardo era dolce e allo stesso tempo intenso, così strano da far cedere la ragazza che si riempì i polmoni per urlare.
Repentinamente, il giovane si portò l'indice della mano sinistra alle labbra e le fece segno di fare silenzio. Stranamente, lei obbedì e per un istante si sentì a suo agio.

Chi sei?” chiese in un sussurro.
Con questa notte, inizia la 'Notte degli Opposti' e tutti i tuoi desideri verranno garantiti, in quanto sono un mago venuto a posta per te!”

Angolo di Zenya ^^

Salve a tuttti, cari lettori! Come va la vita? Io sono già traumatizzata dal ritorno in facoltà e dal piccone che si è portato il prof di storia antica :/ Vabbè, sono stranamente in anticipo con questo capitolo, eppure non so più dove mettere le mani, visto che quello che scrivo mi soddisfa subito... Sarà una cosa buona? Boh, questo sta a voi lettori dirlo e spero apprezzerete alcune piccole licenze poetiche che mi sono concessa u.u

   
 
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