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Autore: BeaeSofia_9495    29/09/2015    1 recensioni
Rebecca e Dafne, due giovani amiche che,terminato il liceo, decidono di partire alla volta di Londra per continuare i propri studi e desiderose di vivere fantastiche avventure.
Nuovi luoghi, nuove amicizie e nuovi amori coinvolgeranno le protagoniste di questo racconto.
Rebecca con la sua vitalità e Dafne con la sua tenacia renderanno indimenticabile ogni istante trascorso insieme e sapranno farsi forza a vicenda nei momenti più difficili, riuscendo a superare gli ostacoli che si presenteranno sul loro cammino.
Questo è l'inizio dell'avventura.
La loro avventura!
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Sveglia! - sussurrò una voce calma all'orecchio di Dafne, la quale si voltò dall'altro lato borbottando qualcosa di incomprensibile - Sveglia! - provò di nuovo, ma la ragazza sembrava completamente sopraffatta dal sonno. Zayn sbuffò passandosi una mano tra i capelli e scompigliandoli; poi si sedette sconsolato sul letto accanto a lei: tanto valeva stare comodo a quel punto. - Ah Dafne, Dafne...- quasi bisbigliò spostandole una ciocca di capelli dal viso e a quel contatto la vide storcere la bocca e aprire gli occhi lentamente, per poi sgranarli quando vide una sagoma scura seduta sul letto. Quando mise a fuoco la figura che le stava accanto sospirò di sollievo, mettendosi a sedere - Zayn! - lo colpì sul braccio, per quanto in quel momento non avesse un minimo di forza - Mi hai fatto prendere un colpo! E poi che diavolo di ore sono? - disse lanciando un'occhiata alla finestra dalla quale ancora non proveniva alcuna luce e facendo ridere il moro.
- Potrebbero essere le cinque meno un quarto del mattino...- rispose incerto e allontanandosi di poco dalla ragazza, giusto per prepararsi ad una sua eventuale sfuriata con tanto di colpi fisici. Resasi conto che Zayn non mentiva, dopo aver controllato l'orario sul telefono, Dafne si voltò verso di lui e fece schioccare la lingua sotto il palato, prendendo a parlare con calma - E potrei, di grazia, sapere  perché mai mi hai svegliata a quest'ora? E perché mai sei vestito? -  chiese osservandolo mentre indossava la sua solita giacca di pelle nera.
- Se mi dessi qualche secondo per parlare, probabilmente perderemmo meno tempo. - rise mentre si alzava, facendo muovere di poco il materasso - Ora vestiti, ti aspetto di sotto. Dobbiamo andare in un posto. - 
- Dove? - domandò stranita dato che non ci stava capendo più niente e il fatto che fosse stata svegliata così presto di certo non l'aiutava ad avere le idee più chiare.
- Vedrai. Ora muoviti, su. -
- E se io non volessi venire, ma rimanere qui a dormire in questo comodissimo letto? - disse incrociando le braccia al petto e guardandolo con gli occhi socchiusi.
- Beh, Daf...- sospirò Zayn, avvicinandosi di nuovo al letto e piegandosi in avanti con il corpo, poggiando le braccia sul materasso - puoi rimanere qui o andarti a vestire per uscire. E so perfettamente che farai la seconda cosa che ho detto, dato che la curiosità di sapere dove andremo ti sta divorando il cervello. Non è vero? - le spiegò con un sorrissino sulle labbra e con le braccia che quasi sfioravano le gambe della ragazza, la quale era rimasta incantata nell'osservare il viso del moro nonostante ad illuminarli ci fosse solo la luce dell'abat-jour sul comodino. La castana alzò gli occhi al cielo - Hai vinto! - sbuffò - Ora mi preparo...ma tu dimmi dove andiamo. - chiese speranzosa sorridendo e sbattendo le ciglia, nel tentativo di convincerlo.
- Non ti dirò niente. E non insistere, ti prego. Sei più stressante di Niall quando ha fame. - le rispose il pakistano mentre abbassava la maniglia della porta per poi rinchiuderla alle proprie spalle senza darle il tempo per replicare, ma riuscendo a sentire perfettamente un "idiota" da parte della ragazza.
La mezz'ora successiva Dafne, dopo essere rimasta imbambolata a lungo dinanzi al suo armadio crogiolandosi nell'indecisione di cosa poter indossare affinché non morisse di freddo, aveva raggiunto silenziosamente nel salone di casa Zayn, che la stava aspettando mentre fumava una sigaretta. Nell'attesa che la terminasse, ne approfittò per indossare il suo parka e una sciarpa di lana, decisa a coprirsi più che mai dato il freddo che faceva, nonostante Zayn avesse indosso semplicemente quella misera giacca di pelle con cui andava ovunque; dopodiché si premurò di lasciare un post-it sul frigorifero informando gli amici che lei e Zayn sarebbero usciti, giusto per non farli allarmare quando non li avrebbero trovati in casa una volta svegli. - Andiamo? - domandò lui, frugando nella scatola delle chiavi, e una volta che la castana lo ebbe raggiunto uscirono di casa.
- Sicuro che a Harry vada bene se prendiamo la sua Range Rover? - chiese lei, notando il pakistano aprire l'auto del riccio.
- Gli andrà più che bene, tranquilla. Anche perché la mia è a riparare a causa sua, dopo che l'ultima volta si è divertito a "giocare" come se fosse un pilota di formula uno. - spiegò ripensando alla brutta fine che aveva fatto la sua amata Ferrari.
 
 
 
Il viaggio in auto era durato ben tre ore e mezza, durante le quali Zayn e Dafne avevano riso e scherzato, improvvisando mini concerti sulle note delle canzoni che avevano beccato nelle varie stazioni radio anche se alla fine aveva cantato prevalentemente il moro, dato che la ragazza si vergognava: in fondo si trovava pur sempre al fianco di una pop star e le proprie doti canore di certo non arrivavano a quei livelli. Come ogni viaggio in macchina che si rispettasse, poi, Dafne si era lasciata cullare, lasciando perdere persino le sue insistenti domande su dove fossero diretti, fino ad addormentarsi e Zayn, se solo non fosse stato impegnato a guidare, le avrebbe certamente scattato una fotografia.
Quando l'auto finalmente si fermò e il motore fu spento la castana aprì lentamente gli occhi, svegliandosi una seconda volta da quella mattina e iniziando a guardare fuori dal finestrino - Bradford? - domandò stupita, leggendo su un cartello il nome della città in cui erano appena arrivati. Zayn le sorrise semplicemente e una volta che entrambi furono scesi si incamminarono in silenzio verso il luogo che il ragazzo aveva intenzione di raggiungere; Dafne si guardava intorno osservando con attenzione le strade e le case, domandandosi con ancor più curiosità cosa ci facessero lì, in quella che qualche tempo prima aveva scoperto essere la città natale del pakistano. Mentre passeggiavano per una delle stradine secondarie, la ragazza intravide in lontananza una  calca di gente e cercò di aguzzare la vista per capire cosa stesse succedendo; quando si avvicinarono rimase a bocca aperta: c'erano ragazzi e ragazze che coloravano i muri ai lati della strada con la vernice delle bombolette spray, creando i disegni più strambi; altri che, invece, impugnavano pennelli di ogni genere dipingendo su tele poggiate su dei treppiedi posizionati al centro della via, che per quell'occasione era stata chiusa al traffico - Benvenuta alla giornata ufficiale di street art a Bradford, mia cara! Guarda e ammira. - disse poggiandole una mano sulla spalla e facendole cenno di proseguire. Dafne avrebbe tanto voluto rispondergli e fargli domande su quel posto e su quella specie di "fiera" che si stava svolgendo, ma era stata totalmente rapita dagli sguardi concentrati di tutte quelle persone intente a dar sfogo alla loro immaginazione, dall'attenzione che queste mettevano nel definire il più piccolo dettaglio, dai sorrisi di chi guardava soddisfatto il proprio lavoro.  - Wow! Sono...sono bravissimi. - disse solamente la castana, continuando a guardarsi intorno affascinata e il moro si ritrovò ad annuire. Percorsero tutto il viale, arrivando fino alla fine, fermandosi di tanto in tanto ad osservare qualche artista e scambiando con alcuni di loro qualche parola, finché Zayn non riuscì ad individuare una parte di muro non pitturata alla quale prontamente si avvicinò; recuperò da terra un paio di bombolette che nessuno stava usando e ne porse una a Dafne - Tieni. Diamoci un po' da fare! - le propose con un occhiolino e la ragazza non poté far altro che accettare e sorridergli, grata di averla portata in quel posto.
Non sapevano dire esattamente quanto tempo fossero stati di fronte a quel muro, prima grigio e ora interamente colorato da loro, ma a nessuno dei due importava, si stavano divertendo e stavano facendo ciò che più amavano al mondo e questo bastava. Zayn era appena scoppiato a ridere per l'espressione imbronciata assunta da Dafne, che si era da poco resa conto di aver terminato la vernice nella propria bomboletta, che fu richiamato da delle voci familiari - Guarda, guarda, chi si vede! Zayn Malik ha deciso di fare un salto tra noi comuni mortali! - Non ebbe neanche bisogno di voltarsi che subito riconobbe chi stava parlando - Lucas! Quanto tempo! - esclamò con un sorriso sincero il moro, rivolgendosi poi ad altri due ragazzi - Ryan! Matt! - che salutò con una pacca sulla spalla.
- Che c'è Malik, visita ai quartieri poveri? - domandò beffardo il ragazzo dai capelli color cenere, Ryan. 
- Idiota - sbuffò Zayn ridendo - Lo sapete che non mi sarei mai perso questo giorno per nulla al mon...- provò a dire, ma fu interrotto.
- Hey chi è questa bella bambina? -chiese questa volta Matt oltrepassandolo e avvicinandosi alla ragazza, poggiandole due dita sotto il mento per alzarle il viso - Ah! Tu dovresti essere quella che i giornali hanno definito qualche tempo fa la "nuova fiamma" di Zayn?
- Matt...- cercò di ammonirlo il pakistano, consapevole di quanto il proprio amico potesse essere invadente certe volte e di quanto la castana poco apprezzasse le persone  sfacciate, come in quel caso. 
- Innanzitutto - iniziò infatti lei - non chiamarmi "bambina", il mio nome è Dafne. E tu, prego, saresti? Seconda cosa non sono la ragazza del tuo amico. E per finire...leva la tua mano da qui. - concluse afferrando il polso del ragazzo e spostando la mano da sotto il proprio mento, provocando le risate degli altri tre poco più avanti.
- Ragazzi, lei è Dafne - intervenne Zayn avvicinandosi ai due per separarli - Dafne, loro sono Ryan e Lucas. E questo idiota che hai appena conosciuto è Matt. - 
- Hey! - protestò il diretto interessato, fintamente offeso, che venne ignorato dal resto del gruppo - Però, simpatica la tua amichetta. Non vedo l'ora di conoscerti, bambina. - disse facendole un occhiolino.
- Chiamami di nuovo in quel modo e ti ritroverai a non poter fare l'occhiolino con quei begli occhietti che ti ritrovi. - spiegò serafica, sorridendogli.
- Matt, ti conviene fare come dice - gli consigliò ridendo Ryan dopo aver assistito a quel divertente battibecco - ha la faccia di una che fa sul serio. - 
- Oh non preoccupatevi, è innocua - affermò Zayn poggiandole un braccio intorno alle spalle - Però, Matt, sarebbe meglio che non la mettessi alla prova. - consigliò scherzosamente al ragazzo, il quale alzò le braccia in segno di resa - Ok, ok, la smetto. Piuttosto, che ne dite di andare a mangiare qualcosa? Così ci racconti un po' della tua vita da super star e di come tu e i ragazzi vi siete ritrovati questa bamb...ragazza e la sua amica in casa. Penso che prima o poi mi trasferirò anche io a Londra se ci sono queste prospettive. - disse, beccandosi una spallata dal moro.
 
 
- Non una chiamata, Zayn! Sei pessimo, amico, lasciatelo dire. - parlò Lucas prima di addentare il suo panino. Dopo il casuale incontro alla fiera di street art i cinque ragazzi avevano deciso deciso di fermarsi in un fast food per mangiare qualcosa e dare finalmente tregua ai loro stomaci che stavano ormai brontolando da un bel po'. - Avanti ragazzi, sapevate che sarei venuto. Vi avrei avvisati da un momento all'altro. - si giustificò il moro con una scrollata di spalle e bevendo poi un sorso della sua birra.
- Come no...- alzò un sopracciglio Matt riservandogli un'espressione eloquente. Poi lanciò un'occhiata alla sedia vuota di Dafne che si era alzata poco prima per andare in bagno e riprese a parlare - la tua amica è davvero molto carina...-
- Non ci pensare neanche Matt. É fuori dalla piazza. - disse Zayn, continuando a mangiare il suo cheeseburger, scartando quegli orribili cetrioli che tanto odiava.
- Ah davvero? - domandò allora il ragazzo con la fronte aggrottata - Mi era sembrato che prima avesse detto di non avere un ragazzo. -
- Non ce l'ha infatti. Semplicemente non fa per te. - spiegò il moro guardando l'amico negli occhi, mentre Lucas e Ryan osservavano divertiti quello scambio di battute tra i due: mancavano solo i pop corn e tutto sarebbe stato perfetto.
- Non fa per me o fa per te e quindi non devo avvicinarmi? - domandò con aria di sfida e Zayn, che sembrava essere diventato improvvisamente serio, posò il proprio panino nel cartone che aveva di fronte e si sporse verso l'amico - Il punto è che so perfettamente che tipo sei e Dafne non è quel genere di ragazza, ecco tutto. - precisò, ritornando al suo pranzo. Matt gli sorrise con un ghigno, sapendo perfettamente che quella conversazione aveva tremendamente infastidito il suo amico, così decise di insistere ancora un po' - Quindi non c'è nessun altro motivo? -
- No - affermò Zayn con voce piatta e serrando la mascella, cosa che non passò inosservata al suo interlocutore    il quale, pur volendo continuare ad infastidirlo, fu costretto a frenare quella sua voglia a causa del ritorno dell'italiana.
Quando Dafne si sedette al tavolo con i quattro ragazzi, notò uno strano silenzio e una certa tensione aleggiare nell'aria, ma dopo un po', quando tutti ripresero a parlare, pensò di essersi sbagliata; aveva osservato Zayn ridere e scherzare con i suoi amici ed era rimasta quasi tutto il tempo in silenzio perché aveva paura di poter interrompere quella sintonia che c'era tra di loro; i ragazzi l'avevano poi coinvolta nella conversazione raccontandole aneddoti divertenti su uno Zayn ragazzino che ne combinava di tutti colori: da quando al liceo aveva messo la colla sulla sedia del professore di matematica che proprio non sopportava a quando aveva fatto a botte con un ragazzo il doppio di lui perché aveva osato infastidire una delle sue sorelle. - E così...eri un piccolo teppistello? - domandò Dafne cercando di trattenere le risate: proprio non se l'aspettava che il moro fosse un tipo così esuberante, data la sua aria perennemente calma. 
- Zayn - li interruppe ad un certo punto una voce femminile, che fece spostare l'attenzione di tutti verso una ragazza in piedi, poco lontano dal loro tavolo, e Dafne rimase affascinata da quanto quella fosse bella, con i capelli neri come la pece e gli occhi di un azzurro intenso. Si avvicinò lentamente a loro riservando un cenno del capo a Ryan, Lucas e Matt e ignorando totalmente la castana, per poi prestare la sua completa attenzione al bel pakistano accanto al quale si sedette. - Ciao Rachel - la salutò il moro accennando un sorriso.
- Zayn, tesoro, diventi sempre più bello, lo sai? - chiese lei accarezzandogli la guancia, mentre lui cercava di ignorarla continuando a bere quel po' di birra che era rimasta nel suo bicchiere - Ho saputo di Perrie...sono così dispiaciuta - disse portandosi una mano al petto e fingendosi davvero triste - Sappi che...- accavallò le gambe - se dovessi avere bisogno di qualcuno con cui parlare o sfogarti io ci sono. E  magari potremmo ricordare i bei vecchi tempi, non credi? Prima ci divertivamo tanto io e te. - concluse allusiva, lanciando un'occhiata compiaciuta alla castana che li stava osservando di sottecchi, leggermente irrigidita. 
- Ehm...ti ringrazio Rachel, ma non sono interessato. - parlò il moro gentilmente, scostandole la mano dal proprio ginocchio e facendola sbuffare.
- Sai Zayn, sei diventato terribilmente noioso. - affermò la ragazza alzandosi  dalla sedia - Quando vuoi, chiamami...- gli sussurrò all'orecchio, ma facendo in modo che anche tutti gli altri potessero sentire, e andandosene non prima di avergli lasciato un bacio all'angolo della bocca. Per la seconda volta a quel tavolo cadde il silenzio, riempito dal disagio di Dafne, dall'essere sorpreso di Zayn e dalle risatine sommesse dei suoi tre amici - Wow, amico - parlò ad un tratto Ryan - Ogni volta che torni a Bradford è sempre la stessa storia. Proprio non le è andato giù il fatto che tu l'abbia rifiutata tre anni fa, eh? -
- Che vuoi che ti dica...è il fascino del sex symbol - disse Zayn passandosi una mano tra i capelli e alzando le sopracciglia con fare malizioso.
- "Chiamami se vuoi" - la imitò poi Dafne guardando il moro e accennando una risata - Era seria? -
- Beh, probabilmente lo era. Nessuno può resistermi, Daf. - precisò lui nuovamente. 
- Probabilmente? Quella ti stava mangiando con gli occhi! - scoppiò a ridere Matt - Ora che non sei più impegnato, un pensierino potresti farcelo. - e a quelle parole Zayn gli riservò un'occhiataccia, seguito da Dafne la quale, non appena si accorse della reazione avuta alle parole di Matt, cercò di ricomporsi, nella speranza che nessuno si fosse accorto del suo cambiamento di espressione. 
 
 
Dopo quel breve, ma intenso incontro con una delle "ex-fiamme" di Zayn Malik al fast food, i ragazzi uscirono dal locale per fare una passeggiata per le stradine "artistiche" di Bradford, come le aveva definite Lucas. Dafne stava cercando di imprimere ogni piccolo dettaglio nella sua mente; dal parco che avevano attraversato nel quale dei bambini si stavano rincorrendo alla chiesa gotica al centro della piazza, dai murales che aveva già visto quel mattino alla scuola che il moro le aveva detto di aver frequentato prima di entrare a far parte dei One Direction; ne aveva approfittato anche per scattare qualche foto che avrebbe poi mostrato a Rebecca, anche se però alcune di queste erano state "rovinate" a causa dello sbucare di braccia, mani e teste dei ragazzi dei quali era in compagnia. - Beh...direi che è ora di andare. - disse Zayn guardando l'orologio che aveva al polso, era quasi sera ormai, e l'italiana annuì, pronta a salutare quei tre ragazzi strambi ma anche davvero simpatici. - Dafne, aspetta - la richiamò Matt dopo averla abbracciata - Tieni, questo è il mio numero. Se qualche volta ti va di uscire, chiamami! - disse scoccandole un bacio sonoro sulla guancia e facendola arrossire.
- Ti ringrazio - gli rispose  poi, riprendendo il controllo di sé e  incurvando le labbra in un sorriso, per quanto quel ragazzo riuscisse ad essere schietto e sfacciato allo stesso tempo - ma sai che non lo farò, vero? - gli chiese.
- Lo so. - rise - Ma volevo lo stesso infastidire Zayn... credo stia tentando di fulminarmi con lo sguardo in questo momento - disse, beccandosi un pugno sul petto dalla ragazza - Però nel caso cambiassi idea, puoi chiamarmi comunque. Ora va, prima che il tuo "non ragazzo" venga qui ad ammazzarmi. - 
 
 
 
Rebecca stava lavorando al Fairy Rose intenta a riordinare vari libri fuori posto, riponendoli nelle apposite sezioni dal momento che, spesso, alcuni clienti entravano per dare un'occhiata, prendevano ciò che loro interessava e che avrebbero voluto acquistare, poi magari cambiavano idea e lasciavano il libro in questione in un punto a caso del negozio. Ad esempio aveva trovato la raccolta dei sonetti di Shakespeare nella sezione horror, l' "Ivanoe" di Scott in quella dei libri di cucina, oppure "L'amore ai tempi del colera" di Marquez sullo scaffale in mezzo alle favole per bambini e così via; cosa, questa, che ovviamente aveva fatto andare fuori di testa la ragazza, dato che non riusciva minimamente a concepire la distrazione e l'indifferenza  con cui spesso la gente agiva. La porta d'ingresso del Fairy Rose si aprì e Rebecca poté sentire alcune voci provenire qualche scaffale oltre quello dove si trovava lei, così con ancora un paio di libri in mano si precipitò ad accogliere i possibili clienti che erano entrati, stampandosi un sorriso in faccia che avrebbe potuto fare invidia alla pubblicità della Mentadent - Salve, ragazze! - esclamò rivolgendosi a quattro ragazzine infreddolite che si guardavano in giro curiose - Posso esservi utile? -
- Oh, ciao! - rispose una di quelle - Per caso avete il libro dedicato ai One Direction? - chiese con aria sognante. 
- Mhm credo di si. Controllo subito. - fece Rebecca voltandosi per avvicinarsi al computer e fare una veloce ricerca, ripensando a quante copie di quel benedetto libro aveva venduto in quelle settimane. Che poi, quali altre notizie poteva contenere oltre quelle che il mondo già conosceva? 
- Ecco a voi ragazze! - disse la mora porgendo i libri che aveva appena tirato fuori da uno scatolone ancora imballato - Vi serve altro? - domandò e quando le quattro dissero che erano a posto così, Rebecca provvide a fare loro lo scontrino. Mentre armeggiava vicino alla cassa, che proprio non ne voleva sapere di funzionare --avrebbe dovuto ricordare a Ruth di farla aggiustare--, si ritrovò ad ascoltare i discorsi delle quattro che riguardavano i ragazzi. 
"Guardate questa foto! Louis mezzo nudo", "Dio, i tatuaggi di Zayn mi fanno impazzire", "Guardate Liam e Niall, sono fantastici" e altre affermazioni di questo genere tennero compagnia per un bel po' a Rebecca, la quale non faceva che sorridere ogni volta che sentiva affibbiare qualche soprannome strano ai suoi amici; quando però le sue orecchie captarono le parole "ricci" e "Harry", i peli sulle sue braccia quasi si rizzarono come se fossero stati messi sull' attenti e in un baleno le ritornò alla mente la notte in cui avevano fatto l'amore. Era passato qualche giorno da quando tutto era accaduto e da quando si erano confessati quei piccoli segreti in quel sudicio vicolo del pub; si erano aperti l'uno all'altra come mai prima di quel momento, si erano urlati contro come mai avevano fatto e si erano baciati, più e più volte, fino a concedersi totalmente l'uno altra in quella camera da letto che odorava tremendamente di lui. Non c'erano né Kendall né Thomas, solo loro. Quelle sensazioni fantastiche che avevano provato, però, non erano servite a molto: nonostante il dolce risveglio, dopo qualche ora tutto era ritornato come prima, come se quella notte fosse stata semplicemente uno strappo alla regola che entrambi avevano deciso di concedersi. Come quando decidi di mangiare una fetta di torta anche se sei a dieta: la assaggi, la assapori per quel breve momento e poi sei costretto a rinunciarci, sebbene tu ne voglia ancora; e Rebecca si era rassegnata all'idea di non poterne avere di più, di quella torta, perché presto o tardi le avrebbe causato sicuramente un'indigestione. Harry, infatti, dopo quella volta aveva continuato a vedersi e sentirsi con Kendall, come se tra loro non fosse successo niente e come se le parole che si erano detti non fossero mai state pronunciate. - Ehm, hai finito? - la riscosse una voce. 
- Oh, scusate ragazze, mi sono distratta. - si giustificò Rebecca, impiegando qualche secondo per rendersi conto di essere rimasta impalata dietro la cassa con lo scontrino pronto in mano. Quando le sue clienti se ne andarono chiudendo finalmente la porta alle loro spalle, la mora si lasciò cadere di peso sulla sedia che aveva accanto, passandosi le mani sugli occhi e subito dopo tra i capelli, sospirando. Non ne poteva più: cercava di distrarsi e di non pensare a Harry, ma proprio non ci riusciva, così, animata da chissà cosa, recuperò il cellulare dalla borsa, pronta a chiamare Thomas: anche lei avrebbe fatto finta di niente e sarebbe andata avanti, proprio come Styles. E poi il nipote di Mark le piaceva, quindi  quella era una ragione in più per vederlo. Sperava solo che le rispondesse al telefono; non si vedevano dalla serata al pub, lei non lo aveva avvisato che se ne sarebbe andata e gli aveva mandato solo il giorno successivo un messaggio di scuse al quale lui, ovviamente, non aveva risposto. - Pronto? - un sorriso affiorò sulle sue labbra quando sentì la voce del ragazzo dall'altro capo del telefono.  - Hey Thomas, sono Reb...come va? - domandò incerta.
- Si va avanti...e zio Mark mi tiene piuttosto impegnato. - rispose; seguirono poi secondi di silenzio in cui la mora stava cercando di capire cosa dire, ma ancor prima di aprire bocca fu interrotta - Senti Reb, ho molto da fare. Quindi se non hai niente da dirmi ci risentiamo...-
- Aspetta! - esclamò lei - Volevo scusarmi per l'altra volta, tu non mi hai risposto e volevo assicurarmi che fosse tutto ok tra noi. -
Thomas sospirò - È tutto a posto, tranquilla. -
- E per farmi perdonare volevo chiederti se ti andava di uscire questa sera...- propose incerta la ragazza, sentendosi tremendamente in colpa se solo ripensava al motivo che l'aveva spinta a chiamarlo.
- Scomparirai di nuovo durante la serata? - domandò lui ridendo, senza nascondere il sarcasmo che trapelava dalla sua voce.
- Non accadrà! - 
- Allora accetto! - disse Thomas - Ora devo andare sul serio. Ci sentiamo più tardi. Ciao Reb! - la salutò prima ti chiudere la telefonata, lasciando la ragazza, ancora una volta, con il cellulare a mezz'aria e con la mente pensierosa.
 
 
Rebecca si stava guardando allo specchio: il maglione che aveva deciso di indossare quella sera era di un bianco crema e le cadeva morbido sui fianchi. Thomas le aveva proposto di andare al cinema e lei aveva accettato di buon grado dato che aveva già in programma di andare a vedere l'ultimo capitolo dello Hobbit , saga della quale aveva scoperto essere un grande fan anche il nipote di Mark.  
- Dove vai di bello stasera ? - chiese una voce allegra alle sue spalle.
- Oh Julie, vieni entra - disse Rebecca alla rossa quando la vide appoggiata alla porta della sua stanza- che te ne pare?- continuò mentre lisciava le pieghe della lana.
- Sei un incanto - le rispose sorridente l'altra- dove vai di bello?- 
- Al cinema con Thomas- 
Il minuto di silenzio che seguì alla risposta della mora caricó l'aria di dubbi e tensione.
- Non penso sia la cosa giusta da fare - sentenziò Julie che non era proprio riuscita a tacere, cosa che invece stava facendo Reb non sapendo cosa rispondere - insomma che senso ha considerando quello che provi per Harry?-
- C-cosa ? Io non so di cosa tu stia parlando- balbettò la mora abbassando lo sguardo- ed ora si è fatto tardi devo proprio andare- concluse afferrando la borsa di pelle marrone per buttarvici malamente dentro un pacchetto di sigarette e per poi dirigersi verso la porta sussurrando un " ciao " alla rossa.
 
 
Il film non le era piaciuto per niente : ok che è tratto da un libro fantasy,  ma Peter Jackson con gli effetti speciali aveva decisamente esagerato! Insomma strane creature giganti ed elfi volanti avevano reso l'ultimo capitolo una vera schifezza agli occhi di Rebecca che di cinema sapeva il fatto suo e non risparmiava critiche ad attori e registi.
Lei e Thomas stavano proprio parlando di quanto fosse stata eccessivamente surreale la scena di Legolas che " vola" da un pezzo di roccia a un altro, mentre il ragazzo la stava riaccompagnando a casa appena dopo la fine del film, dato che la mora l'aveva avvisato che si sarebbe dovuta alzare presto per studiare il mattino successivo.
Il cinema distava poco dell'abitazione della ragazza perciò il viaggio in macchina non durò molto.
- Eccoci qua - disse Thomas mentre accostava vicino al portone- spero che nonostante lo schifo di film ti sia divertita- 
- Ahahah... Abbiamo davvero ucciso Jackson con i nostri commenti questa sera- gli rispose ridendo la mora.
- Direi di si e direi che ucciderai anche me se non mi concedi almeno un bacio- sussurrò il ragazzo avvicinandosi al viso di lei che, confusa e sorpresa, non reagì, lasciando che Thomas interpretasse il suo silenzio come un consenso. La bació con irruenza, come se aspettasse quel momento da sempre, ma Rebecca risvegliata dalle sensazioni sbagliate che stava provando lo scostò.
- Scusa Thomas.... Ho sbagliato tutto, non...- 
- È per lui vero?- chiese nervoso il ragazzo- è per Harry non è così?-
- Cosa? Oh no no , ti sbagli. Come vai a pensare una cosa del genere? Sono io, è colpa mia se..-
-Reb- sospiró a quel punto il moro- ho visto come vi cercate con gli occhi, lo fate costantemente! E ho visto lui come ti guarda, anche quando tu non te ne accorgi, sempre!- alzó la voce calcando sull'ultima parola.
- Ti sbagli. Tra me e Harry non c'e niente, assolutamente niente. È tutta colpa mia ho sbagliato tutto devi perdonarmi; ora a devo andare. Grazie di tutto...A presto e scusa ancora- disse mentre usciva frettolosa dall'auto e apriva il cancello senza voltarsi indietro.
Cosa diavolo le era saltato in mente? Uscire con Thomas senza considerare realmente le conseguenze, senza pensare ai sentimenti del ragazzo che aveva palesemente una cotta per lei. Egoista, era stata un'egoista sconsiderata.
 
 
Un rumore sordo risuonò nella stanza interrompendo il silenzio in cui era avvolta. Sperava vivamente di non aver svegliato nessuno dato che era notte fonda e tutti erano andati a dormire da un pezzo; era la seconda volta che cadeva, la prima, mentre saliva le scale, a causa dell'equilibrio precario aveva quasi rischiato di spaccarsi la fronte, la seconda in quella camera dalle pareti verdi era scivolato con il sedere a terra. La testa aveva iniziato a girare pesantemente, molto più di prima se possibile, e la vista era quasi completamente offuscata , perciò certo che non sarebbe riuscito a mettersi in piedi, rimase seduto, spostandosi di poco per poggiare la schiena al letto. Sospirò e poi bevve un altro sorso, l'ennesimo di quella serata, dalla bottiglia di whisky che stringeva tra le sue mani fredde e tatuate. Era ubriaco fradicio e per quanto avesse sperato di mettere a tacere i pensieri che lo tormentavano con una bella sbronza, questa si era rivelata completamente inutile: quegli odiosi pensieri continuavano a rimbombare nella sua testa, come se fossero delle stupide vocine pronte a ricordargli quanto fosse stato idiota a non essersi dato una mossa. Quando quella sera aveva sentito Julie parlare di Rebecca e del suo appuntamento con Thomas era quasi impazzito; ricordava perfettamente come si era sentito nell'udire quella notizia: era stato assalito da una rabbia che poche volte aveva provato, ma che lo aveva infervorato al punto tale da colpire con tutte le sue forze il muro che aveva di fronte, lacerandosi addirittura la pelle sulle nocche della mano. Ricordava bene come Louis e Liam avessero tentato di calmarlo quando lui aveva aveva avuto la brillante idea di indossare il cappotto per "andare a spaccare la faccia a quell'idiota", ma i suoi amici erano riusciti a placare i suoi bollenti spiriti evitandogli di fare una totale cazzata. Ed ora era lì, ubriaco come non mai, nella camera da letto di Rebecca e lei non c'era perché era in giro con l'idiota, quando in realtà doveva esserci lui al suo posto. Ma, dopotutto, cosa pretendeva? Stava raccogliendo i frutti del suo stupido comportamento. Un ragazzino, ecco cos'era, un ragazzino che aveva troppa paura di esporsi perché abituato a divertirsi e a non impegnarsi, tanto "a vent'anni la vita bisogna godersela". Ma con Rebecca era sempre stato diverso: l'aveva capito dalla prima volta che l'aveva conosciuta, dalla prima volta che l'aveva sentita cantare, dalla prima volta che si era ingelosito di lei, dalla prima volta che avevano fatto l'amore. Non c'era solo attrazione fisica, ma qualcosa che andava ben oltre; riusciva a stare bene con la sua solo presenza al proprio fianco, con lei tornava a respirare di nuovo quando era arrabbiato, lo rendeva felice il solo guardarla sorridere. Ecco, dato che sapeva tutte queste cose perché non gliele aveva mai dette e aveva, invece, aspettato che qualcun altro gliela portasse via? 
Bevve un altro sorso di whisky dalla bottiglia ormai quasi vuota. Perfetto, di bene in meglio, anche l'alcol lo stava abbandonando. Mentre faceva leva su braccia e gambe per alzarsi in piedi, cosa che si era rivelata estremamente difficile se non impossibile date le sue condizioni, sentì il rumore della porta che si apriva e subito dopo dei passi, ma quando provò a voltarsi perse nuovamente l'equilibrio.
- Chi diavolo c'è ? - chiese Rebecca allarmata, avvicinandosi all'interruttore della luce e quando la stanza fu illuminata lo spettacolo che le si presentò davanti non era proprio dei più belli: Harry era sdraiato a terra, con la fronte leggermente sudata, i capelli scompigliati e gli occhi lucidi per il troppo alcol ingerito che la osservavano assenti. 
- Aaah! Ma cosa diavolo... Harry?!- urló spaventata la ragazza che non appena aveva acceso la luce della sua stanza, aveva trovato il riccio seduto ai piedi del letto.
- Dove sei stata?- le chiese lui ignorando la voce di lei incrinata per lo spavento che aveva provato nel trovarlo al buio nella propria camera .
- Come? Ti senti bene ?-
- Ti ho chiesto dove sei stata?- continuò Harry alzando il viso rendendo evidente la mascella contratta e l'espressione seria; non l'aveva mai visto in quel modo è proprio non riusciva a spiegarsi cosa diavolo gli fosse passato per la mente per farlo comportare così.
- Non vedo perché la cosa dovrebbe interessarti e soprattutto l'unica che dovrebbe chiedere qualcosa sono io. Cosa cavolo ci facevi al buio nella mia stanza a quest'ora ?- gli chiese la mora chiudendo la porta per evitare che le loro voci svegliassero qualcuno.
- Lo vuoi proprio sarebbe Reb?- le chiese il riccio con uno sguardo strano, di scherno - stavo aspettando che quel cretino di Thomas ti accompagnasse a casa , che tu tornassi da me e stavo facendo di tutto, di tutto- ripeté afferrando una bottiglia contenente un liquido ambrato che la mora prima non aveva notato- per desistere dal venire a prenderti io stesso e uccidere lui con le miei mani-concluse quasi con un sorriso folle a deformargli il viso.
La ragazza non era sicura di aver capito bene cosa lui le avesse detto, ma di sicuro realizzó che quello che ora Harry stava trangugiando con foga non era altro che whisky. Rebecca gli si avvicinò fino ad inginocchiarsi per avere il viso all'altezza di quello del ragazzo che cavolo se non puzzava di alcol! - Harry, cosa hai fatto? Ora calmati, non sei in te...- gli sussurrò spostandogli un riccio che gli cadeva davanti agli occhi di un verde reso più lucido che mai dall'alcol in quel momento-  dammi la bottiglia-
- Che c'è non posso bere un goccetto ? - biascicò lui, mentre una fitta lo colpiva alla testa.
- No se questo significa che hai intenzione di scolarti tutta la bottiglia, ubriacarti e finire mezzo morto in camera mia. - disse Rebecca guardandolo severa - Mi spieghi perché l'hai fatto? -
- Non volevo stare solo...- rispose solamente mentre la ragazza lo faceva sedere sul materasso.
- E non potevi stare con i ragazzi o, non so...con Kendall? - deglutì nel pronunciare quel nome.
- Non volevo dar loro fastidio e Kendall...beh lei non è te. - sussurrò guardandola fisso negli occhi per la prima volta da quando era entrata nella stanza e a Rebecca quasi tremarono le gambe nell'ascoltare quelle parole - Harry...-
- Aspetta, fammi parlare. Sono un tantino ubriaco e potrei dimenticare ciò che ho da dirti - disse facendo sorridere la ragazza - Kendall non è te. Non è minimamente paragonabile a te. E io sono stato così idiota da non rendermene conto prima e da lasciarti sfuggire dalle mie mani. E stasera...beh...il solo pensiero che stessi con Thomas e che lui potesse abbracciarti, stringerti la mano o addirittura baciarti mi ha mandato fuori di testa. - concluse spostandole una ciocca dietro l'orecchio, mentre lei lo guardava sorpresa ed emozionata. 
- Harry sei ubriaco e domani mattina probabilmente non ti ricorderai nulla di queste parole...- 
- No Reb - disse lui nervoso - sono ubriaco, ma so quello che provo. Te l'ho già detto, non riesco a respirare senza di te...- le prese la mano accarezzandogliela.
Rebecca sospirò, ancora scombussolata da quel discorso - Su ne riparliamo domani, ora è meglio che riposi. - 
- Dormi con me...- chiese lui osservandola con sguardo perso e supplichevole e Rebecca non poté che sorridere di fronte a quegli occhi imploranti, così accettò aiutandolo a distendersi sul proprio letto e posizionandosi accanto a lui e dopo un po' entrambi caddero in un sonno profondo con lei che gli accarezzava i capelli e Harry che la stringeva forte a sé.
 
 
I raggi del sole filtravano deboli e quasi a stento dalla finestra: Londra era più nebbiosa e fredda che mai. Ma tra quelle coperte che odoravano di lei non riusciva a prestare attenzione a niente altro che non fosse il respiro rilassato della mora che gli si infrangeva sul petto: durante la notte Rebecca si era mossa fino a poggiarsi con tutto il capo su di lui, usandolo come cuscino ed era da più di dieci minuti ormai che Harry la fissava incantato dormire e le accarezzava delicato i capelli. Moriva dalla voglia di baciarla così, deciso, le accarezzò delicatamente le labbra; fece poi lo stesso con le guance rosee, con gli zigomi e infine le lasciò un soffice bacio sulla punta del naso. 
A quel tocco Rebecca sbattè più volte le palpebre fino ad aprire gli occhi e trovarsi a pochi centimetri il viso di Harry. Lui sorrise.
- Cosa stai facendo? - bofonchiò assonata stropicciandosi gli occhi.
- Ma come? Ti sto dando il buongiorno- le sussurrò sulle labbra prima di baciarla. Rebecca era ancora troppo stordita e quel risveglio era stato troppo piacevole per protestare, così ricambió con una tale dolcezza che il riccio si sentì morire e approfondì il bacio per poi avvolgerla tra le sue braccia. 
- Harry...- disse la mora puntando gli occhi in quelli verdi di lui.
- Reb anche se non ricordo perfettamente quello che ti ho detto ieri- inzió lui sospirando e incastrando la mano tra i capelli lunghi della mora- te lo ripeto, so perfettamente quello che provo e tu non devi dubitarne, sei sempre stata diversa per me e non pensare che quella notte per me non sia stata importante. Sono io che sono uno stupido e ho lasciato correre,ho lasciato che ti allontanassi da me, ma ti giuro che non te lo permetterò mai più- disse serio mentre le adagiava un bacio umido sulla fronte- ed ora scendiamo a fare colazione, su!-
Rebecca che ancora non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito, si lasciò trascinare come una bambola verso le scale.
In cucina trovarono gli altri intenti a fare colazione e a ridere per una battuta di Niall che gli costó un pezzo di pancake tra i capelli lanciato da Louis il quale stava per aprire bocca quando vide l'amico e l'italiana entrare nella stanza silenziosi e sorridenti.
- Buongiorno anche a voi raggi di sole- esclamò osservandoli divertito.
- Solo tu puoi parlare di raggi e di sole in pieno inverno Louis- gli rispose la mora scuotendo il capo. 
Nel frattempo Dafne stava fissando perplessa gli ultimi arrivati dato che si stavano comportando in modo decisamente insolito, ma nessuno sembrava averci fatto caso: Harry continuava a guardare l'amica con un sorriso dolce sulle labbra e senza che Rebecca gli chiedesse niente, le aveva portato una bella tazza di caffè e in quel momento le stava passando anche una ciotola di cereali al cacao ricevendo un grazie appena sussurrato dalla mora. 
Il riccio invece stava osservando in silenzio gli amici che chiacchieravano mentre lui assaporava il suo cornetto alla crema. Si sentiva decisamente bene, quasi non avvertiva i sintomi della sbronza della sera precedente, quel giorno avrebbe potuto scalare una montagna. Liam che stava fissando la mora lo distolse dai suoi pensieri; seguì lo sguardo dell'amico che finì dritto dritto...sulla scollatura della canotta di Reb! Speró di aver visto male ma fu più forte di lui e - Dannazione Reb, ti vuoi coprire!- esclamò a denti stretti attirando l'attenzione dei presenti e lasciando senza parole la ragazza che si affrettò ad infilare la sua felpa verde, dopo l'occhiata eloquente che aveva ricevuto dal riccio - Ecco, così va meglio- disse più rilassato ritornando a guardare gli amici che lo fissavano ridendosela sotto i baffi.
- C'è qualcosa che non va, Harry? - domandò stranito Liam.
- E lo chiedi a me? Sei tu che stavi guardando dove non dovevi! - esclamò il ragazzo con un sopracciglio alzato, indicando con un cenno del capo il petto della mora la quale, per l'imbarazzo, abbassò la testa concentrandosi sulla sua colazione.
- Oooooooh! Attento Liam, qui qualcuno è geloso! - intervenne Louis con tono canzonatorio.
- Ma la volete smettere? Reb, giuro che non stavo facendo niente! - si giustificò Liam alzando le mani in seno di difesa.
- Tranquillo, sta un tantino esagerando. - rise istericamente la ragazza lanciando un'occhiataccia al riccio - Beh, Zayn come è andata a Bradford ieri? Siete tornati piuttosto tardi...- tentò di sviare il discorso, ma senza riuscirci dato che il pakistano non ebbe tempo neanche di aprire bocca che fu subito interrotto da Louis - Già Harry, perché stai esagerando? - chiese malizioso guardando curioso l'amico, così come tutti gli altri presenti nella cucina.
- Io non sto esagerando! - incrociò le braccia al petto il ragazzo - Semplicemente non voglio che troppi sguardi siano puntati sulla mia Rebecca. -
- Tua?- domandò questa volta Zayn con una risatina.
- Dio...- sussurrò Rebecca strofinandosi gli occhi, mentre Dafne la fissava desiderosa di capirci di più.
- Si, mia! - affermò con sicurezza e ovvietà avvicinandosi alla mora per cingerle le spalle e posarle un delicato bacio sulla testa, nel totale silenzio dei presenti che li guardavano sorpresi e divertiti allo stesso tempo.
- Beh, Harold. Finalmente ti sei dato una mossa. Mi sa che da oggi in poi dovrò contendenti con qualcun altro! - disse Louis assumendo un'espressione fintamente disperata e facendo scoppiare a ridere tutti, persino Reb che stava morendo di imbarazzo per quella scenata che le aveva fatto il riccio.
   
 
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