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Autore: ikonovel    30/09/2015    1 recensioni
L'ultima conquista del Primo Cittadino, il mutante padrone di metà della Galassia. L'incontro nella sala del trono di una città conquistata. Julius sarà il nuovo maggiordomo dell'uomo più temuto da tanti e amato da pochi, con un destino tutto da scoprire. Come la passione per la caccia ai Vopos.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lo aveva detto mentre friggeva due uova al tegamino dopo averle cosparse con le dita di un pizzico di Curry. L’aveva buttata lì, come se stesse parlando del tempo uggioso che dominava il frutteto fuori dalla finestra, impallidendo i colori, inumidendo le foglie. 
Ianov Pelorat aveva detto semplicemente:
- Vorrei provare anch’io, una volta -
Bliss si fermò, con la forchetta in mano. 
Si concentrò sulla mente di Ianov, con delicatezza. Era dominata dalla curiosità e dal desiderio. Tutto qui.
- Ma si, Bliss, ogni volta mi dici che ci vorrà tempo, che devo fare esercizio, che ci vuole allenamento, che per una persona anziana come me è molto difficile, e io lo capisco. Però vorrei provare anch’io, una volta -

Bliss restò assorta. Sapeva che si poteva fare. Lo sapeva ormai da mesi. La sua mente poteva traghettare quella di Ianov fino a fargli intuire e vivere per qualche istante la Consapevolezza di Gaia, il sentirsi parte del pianeta vivente, di condividere ciò che per tutti, su Gaia, era semplicemente Gaia. Ma ci voleva tutta Gaia per farlo davvero entrare anche solo sulla soglia della vera Partecipazione. 
E di Ianov ci si poteva fidare. Non solo perchè era sinceramente e teneramente innamorato di lei, pur sapendo perfettamente che aveva davanti qualcuno che era molto più di un semplice essere umano (come e perchè non gli interessava minimamente). Ma anche perchè Ianov, nonostante la sua cittadinanza della Fondazione, nonostante fosse in tutto e per tutto un cittadino di quella cultura, era uno storico dalla mente molto equilibrata. Pacificata, si sarebbe potuto dire.  E quell’ultimo anno su Gaia aveva perfezionato un percorso lungo anni. 

Le uova finirono nei piatti sfrigolando di burro e l’insalata di mango e cetriolini mostrava già tutti i colorati profumi di stagione sul bianco del vetro.
- E poi sai, Gaia certamente ha nei suoi ricordi qualcosa che interessa tutti. -
- Per esempio? La Terra? -
- Oh no,  credo che quella storia debba essere abbandonata per un pò, ci vorranno secoli per venirne a capo. No. Pensavo alla storia stessa di Gaia. E’ certamente un percorso evolutivo interessante. E se lo scopo di tutto ciò è trasformare la Galassia in una Gaia Galattica, ebbene, occorre narrarne la storia, mettere in luce gli aspetti critici, le difficoltà superate, i passi successivi dell’evoluzione delle coscienze. La scuola, il lavoro. Insomma, non è certo il Paradiso, e quindi occorre capirlo, scoprirlo. Si può fare solo con le storie. Costruendo un mito. Non ti pare? -
- Che vuoi dire? -
- E’ abbastanza semplice. Immagina che domani arriviamo sulla Fondazione per diffondere la notizia che Gaia esiste ed è un Pianeta Vivente, dominato da un nuovo livello di Partecipazione collettiva. Nessuno capirebbe nulla. Occorre trovare il modo di spiegarlo. E questo si può fare solo con le storie, le storie di Gaia e dei suoi abitanti, viventi e non. Trasformandolo in un Mito. Una storia leggendaria. No, non penso ad una religione, Dio ci scampi. Ma gli uomini si nutrono di storie, altrimenti non capiscono -

Bliss pensò che Ianov aveva ragione. Gaia avrebbe ascoltato.

La caldera più grande che Ianov avesse mai visto. Le colline intorno, distanti più di trenta chilometri, non erano altro che i bordi di un cratere, perfettamente circolari, erosi dal tempo. La sconfinata pianura al centro sembrava sottile come un tappeto erboso. Gli animali pascolavano nella pace della brezza da ovest. Da qualche parte, molto lontano, c’era il mare, oltre le colline.
L’aria tersa era tuttavia densa di attesa. C’era una tensione verso il centro della pianura. Ma Ianov non vedeva null’altro che un leggero bagliore, troppo lontano per essere distinto con chiarezza. 
L’auto a idrogeno scendeva piano sul declivio della collina, lievemente sobbalzando sul sentiero battuto. I pellegrini a piedi erano tutti giovani, solitariamente concentrati sul viaggio verso Nuvama, oppure nel ritorno, svolazzanti nelle lunghe tuniche bianche. Tenevano tutti la mano destra sollevata con l’indice e il pollice a formare un cerchio. E con questo simbolo alzavano la mano al passaggio dell’auto. 
Sul sedile anteriore due anziani coniugi, Tran e Gri, tornavano a Nuvama per Rinnovare la Partecipazione. Ianov era l’unico a sfoggiare una tunica gialla. Era stata l’unica condizione posta da Gaia per quella esperienza. Tutti lo guardavano incuriositi per un istante. Poi sorridevano: Gaia aveva dato loro il messaggio.
Lasciarono l’auto a più di due chilometri e si avviarono a piedi, in silenzio. 
Sopra di loro le nuvole sparse da un vento occidentale lasciavano libero il sole di raggiungere la pianura di Nuvama,  baluginando sull’acqua dei ruscelli che scendevano dalle pendici delle lontane colline. Ianov poteva distinguerne cinque, con i loro dolci fossati arruffati di verde selvatico, dirigersi verso il Tempio al centro della pianura.
Nuvama era stato costruito secoli fa. Si vedeva da lontano,  come un puntolino bianco indistinto nella forte luce che accoglieva. Il silenzio era la sua prima voce.
Era un grande cerchio di marmo bianco striato di grigio, con un  diametro di cinquanta metri, sottostante al livello del terreno. Un basso colonnato cingeva il bordo esterno.
I dieci ruscelli scorrevano allegramente in piccole bocche aperte nel marmo e si disperdevano sul grande basamento bianco levigato dall’acqua, verso il centro, dove si ergeva liscio e bianco il simbolo di Nuvama, un grande ovoide innervato di sottili strisce di pietra grigia. 
Si tolsero i sandali ed entrarono nel sottile strato di acqua corrente. Subito Ianov fu preso da un’emozione intima e potente. La mente gli si schiarì e respirò profondamente. Bliss gli prese la mano. 
- L’acqua è il sangue di Gaia - disse.
Le tuniche si intrisero d’acqua che gorgogliava leggera intorno alle caviglie, diventando pesanti e bagnandoli fino alle ginocchia. 
Si diressero al centro. 
Ianov sentiva adesso una presenza forte intorno alla sua mente. Sentiva anche la voce di Bliss, lontana, che lo confortava. 
D’improvviso scese il silenzio. Persino l’acqua si mise in ascolto. 
- Chi sei tu - chiese Gaia.
- Un pellegrino - Ianov pensò che fosse la risposta giusta.
- Cosa cerchi? -
- La verità -
- Sei tu a dirla, se vuoi - disse la voce, sembrava sorridesse - Noi siamo solo un Pianeta -
Ianov fu preso da un sottile sorriso.
- Mi pare abbastanza - disse
- Se lo vuoi - disse la voce.
Ianov si sentì attrarre dal grande ovoide bianco. Salì sul gradino e lentamente, molto lentamente, vi appoggiò entrambe le mani aperte.
Allora accadde.
Sentì milioni di menti ronzare in tutto il pianeta, sentì il pianeta pulsare come un cuore, sentì il nocciolo di ferroso magma al centro roteare plastico, sentì la radiazione solare e il suo vento avvolgere tutto, sentì il belato delle pecore, lontano duemila miglia, avvisare il pastore della fame del gregge, sentì il dolore della fine della vita e la sua rinascita, sentì la storia farsi, per sempre. Sentì la sua anima avvicinarsi a questo grande vortice e fluttuare ai confini dell’aria rarefatta. Dietro le spalle sentiva il vecchio Ianov, rimasto in piedi nel tempio, come un simulacro di una vecchia vita.
- C’è più di questo? - chiese Ian
- Oh si, molto di più. Ma sarebbe troppo per te, la tua mente non è pronta -
- Lo capisco - rispose - ma ti ringrazio, Gaia -
- Anche noi ti ringraziamo. Sei il primo pellegrino da molti secoli, la Galassia viene a noi, e tu sarai sempre ricordato come il primo della nuova Era -
Ritornò in sè e tolse le mani dal contatto con Nuvama, arretrando di un passo. 
Si diede tempo. 
Restò a contemplare il marmo bianco per qualche minuto, assorto nel ricordo di ciò che aveva vissuto. Nessuna tecnologia della Fondazione poteva minimamente paragonarsi ad una simile esperienza. 
Rimpianse.
Rimpianse di non essere nato su Gaia. Rimpianse tanti anni passati a cercare pianeti dimenticati e a raccogliere storie mitiche di tempi ormai inceneriti. 
Rimpianse di non aver conosciuto Bliss prima, quando era ancora giovane.
Bliss sentì quell’ondata dolorosa di profondo rimpianto e lo abbracciò con forza, accarezzandogli la nuca. La sua voce giunse nella mente di Ianov attarverso Gaia:
- No Ianov, non rimpiangere. E’ stato giusto così. Sei prezioso per Noi così come sei, adesso, quanto Noi lo siamo per te -
- Anche per te? -
- Soprattutto per me -
Ianov sorrise mentre il dolore si affievoliva.
Si volse per uscire dal tempio ma prima che potesse metterne un piede fuori, Bliss lo chiamò:
- Voltati e guarda -
Sopra Nuvama adesso c’era l’immagine olografica di Ianov, a grandezza naturale, che girava lo sguardo su tutto il monumento, sotto gli occhi degli altri pellegrini che lo osservavano in silenzio.
Un messaggio giunse da Gaia e anche Ianov lo ascoltò: 
- Quest’uomo ha adesso un nuovo nome: Ianuvamagalassifondassenobianovote.
- Detto Ian - disse Bliss a voce alta, che rimbombò per tutto il tempio. 

A Ian girava la testa. Si guardava intorno, sembrava stesse vivendo in sogno. Nuvama risplendeva più che mai. Si chiese se fosse effetto della recente esperienza. 
Credette di non reggere alla potenza di quella esperienza, la mente si stava esaurendo per pura fatica. Bliss se ne accorse e la avvolse di un abbraccio leggero ma potente. Prese Ian per il braccio e lo accompagnò fuori dal cerchio di Nuvama. 
Appena i suoi piedi furono fuori dall’acqua, sul bordo del tempio, si sentì meglio. 
Ora la sua visione era più chiara. Rivedeva la caldera, più ricca, e il sorriso dei pellegrini, più intenso. La sua mente poteva reggere tutto questo. 
Camminare gli faceva bene. La terra che si depositava sui sandali bagnati gli appesantiva il passo, ma era fresca e dolce, si poteva voler bene a quella sabbia antica. 
Quando risalirono in macchina si sedette affranto e si addormentò di colpo. 
Uscirono dalla Caldera di Nuvama che era già pomeriggio e raggiunsero Thorendal che il sole compiva il suo arco finale. Ian dormiva ancora quando Bliss aprì lo sportello. Gli carezzò un braccio e lui si scosse, aprendo gli occhi. 
- Ho sognato - disse
- Che cosa? -
- Ho sognato il Mulo che fuggiva da Gaia. Ehi Bliss, come ha fatto Gaia a lasciare andare il Mulo? -

Bliss lo guardò affascinata. Ian aveva delle capacità intuitive straordinarie.  
Ma per rispondere a quella domanda occorreva fare un bagno nel mare dell’umiltà, molto più grande dell’acqua del Nuvama. Forse nemmeno Gaia era pronta per questo. 



   
 
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