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Autore: CUCCIOLA_83    14/02/2009    4 recensioni
C’è chi ci crede e chi no: Remus e Tonks fanno parte della prima categoria. Però, chi lo sa, quello che i tarocchi hanno rivelato loro in passato potrebbe avverarsi…
Genere: Romantico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il Destino nei Tarocchi

Sono di nuovo qui. Felici vero? Va beh non c’è bisogno di esultare così.

Per questo racconto c’è bisogno di una piccola premessa su com’è nata l’idea, perché non è  farina del mio sacco.

Su lumos.it un mese sì e uno no elaboriamo dei temi da proporre agli utenti nell’ambito dei FW (fanwork) per il mese di gennaio il tema erano i tarocchi. E così ho pensato di scrivere anche io, nel caso gli utenti non si fossero messi al lavoro.

E fu così che nacque “il destino nei tarocchi”, logicamente con la mia coppia preferita. Remus e Tonks. ma non disperate fan di Sirius c’è anche lui, in tutta la sua assurda assurdità (o come mi piace immaginare che fosse al tempo della scuola).

Buona lettura.

 

Il Destino nei Tarocchi

L’aula di divinazione brulicava di studenti in trepidante attesa dell’inizio della lezione. Solo un gruppetto di quattro ragazzi sembrava poco interessato a quello che stava per succedere.

Se ne stavano seduti in disparte intenti a dedicarsi alle più svariate attività: James Potter lucidava il suo boccino d’oro conquistato nell’ultima partita di Quidditch; Remus Lupin leggeva un grosso libro dalla copertina visibilmente consumata; Peter Minus sonnecchiava russando sommessamente; mentre Sirius Black scrutava attentamente la palla di cristallo che si trovava proprio davanti al centro del tavolo.

«Vedo, prevedo, stravedo che… Domani sera ci sarà luna piena». Bofonchiò, premendosi gl’indici sulle sue meningi e strizzando gli occhi in modo decisamente teatrale.

Remus alzò lo sguardo e fissò l’amico inarcando un sopracciglio.

«Hai un futuro come veggente padfoot». Lo prese in giro James mentre fissava il modo in cui la luce si rifletteva sulla superficie dorata del boccino.

«Sì, lo so. E’ un dono raro». Commentò Sirius appoggiandosi contro lo schienale della sedia.

«Dono… Certo». Mormorò sbuffando Remus, tornando alla sua lettura.

«Moony dobbiamo organizzarci per domani. In fondo è primavera, potremmo anche uscire. Sono stanco di rimanere rinchiuso in quella casa polverosa». Si lamentò.

«Padfoot nessuno ti obbliga a rimanere rinchiuso, sei libero di andare dove ti pare. E per favore, abbassa la voce». Rispose Remus senza guardarlo, tenendo lo sguardo fisso sulle pagine del libro.

«E dai, una scorrazzata per la foresta non ucciderà nessuno».

«Simpatico gioco di parole…»

«Sai cosa voglio dire, impazzirai se…» Sirius s’interruppe non appena sentì chiudersi la porta alle loro spalle.

«Buongiorno ragazzi». Esclamò il professore, entrando in aula.

«Buongiorno professore». Risposero i ragazzi che tornarono a sedersi compostamente.

«Benvenuti ad una nuova lezione dell’entusiasmante arte della divinazione».

«Evviva!» Mormorò Sirius fintamente entusiasta.

«Nessuno ti obbligava a scegliere questo corso». Lo riprese Remus.

«O qui o aritmanzia, non avevo molta scelta». Rispose.

«Allora smettila di lamentarti».

Sirius sbuffò tornando a fissare l’insegnante intento a distribuire degli strani pacchetti su ogni tavolo.

«L’arte dei tarocchi è una delle parti più importanti della divinazione. Se s’impara a padroneggiarla correttamente, avrete nelle vostre mani il potere di leggere il vostro futuro, e anche quello delle persone che vi stanno vicino». Continuò il professore tornando verso la cattedra.

«Avete notato che dice le stesse cose per ogni cosa che studiamo?» Chiese Sirius sbadigliando.

«Io l’ho notato!» Concordò Peter.

«Sirius stai zitto!». Lo ammonì Remus intento a prendere appunti.

«Noioso». Mugugnò il ragazzo facendo una linguaccia all’amico.

«Un mazzo di tarocchi, di qualsiasi tipo, si costituisce comunque di settantotto carte. Le ventidue figure denominate in origine Trionfi e ribattezzate dagli studiosi Arcani Maggiori, mostrano un'iconografia di chiara derivazione religiosa come ad esempio Il Diavolo, L'Angelo, La Forza, La Temperanza, La Giustizia, Il Papa e molti altri. Le cinquantasei figure denominate Arcani minori consistono nelle tradizionali carte da gioco a semi italiani: coppe, denari, bastoni e spade e precedono di almeno 40 anni le carte dei Trionfi. Ciò significa che il mazzo dei tarocchi risultò dall'unione di due diversi mazzi. La differenza tra le due sequenze è stata sottolineata dagli studiosi in questo modo: gli Arcani maggiori contengono simboli universali, riconducibili ad esperienze di vita particolari, mentre i minori sono una sorta di punteggiatura dei responsi».

Il professore continuò a parlare ininterrottamente per tutto il resto della lezione, spiegando accuratamente i ventidue Arcani Maggiori, e accennando soltanto a quelli minori, rinviando alla lezione seguente l’approfondimento.

Fortunatamente quella fu l’ultima lezione della giornata, i quattro ragazzi corsero velocemente fuori dall’aula per andare a nascondersi nel loro rifugio privato, una stanzetta vuota del quinto piano nascosto in un passaggio segreto dietro ad un arazzo.

«Per le pantofole di Merlino, il professore non la finiva più di parlare». Si lamentò James lasciandosi cadere su dei cuscini che erano stati sistemati a terra.

«Ma se non hai fatto altro che lanciare occhiate languide alla Evans». Lo prese in giro Sirius.

«Le mie non erano occhiate languide, stavo tentando di convincerla ad uscire con me, usando la forza del pensiero».

«E ci sei riuscito?» Chiese curioso Peter.

«Ci sto ancora provando. Ma ce la farò, è solo questione d’allenamento».

Remus scosse la testa rassegnato, «James sono mesi che ci provi. Rassegnati, non riuscirai mai ad ipnotizzarla. Lily uscirà con te solo se userai la maledizione Imperio».

«Moony, almeno io ci sto provando. Tu, invece, resterai zitello a vita perché hai paura di provarci con le ragazze».

«Non ho paura, solo che non sono ossessionato dalle ragazze come voi due». Rispose semplicemente Remus alzando le spalle con noncuranza.

«Moony, tu non sei un ragazzo di sedici anni, no. Sei un vecchietto di ottanta». Ribadì James.

Remus alzò gli occhi al cielo ma non rispose, prese il suo libro e ricominciò a leggere.

«Fermi tutti, ho un’idea!» Esclamò Sirius mettendosi seduto.

«Attento, potrebbe farti male pensare troppo». Mormorò James lanciandogli un cuscino, che però venne prontamente schivato.

«Prima, ho preso in prestito queste». Continuò mostrano i tarocchi che il professore aveva distribuito durante la lezione.

«Dì piuttosto che le hai rubate». Intervenne Remus.

«Dettagli. Comunque io propongo di fare le carte al nostro giovane lettore qui presente, per vedere se nel suo futuro ci sarà almeno uno straccio di ragazza disposta a sopportarlo. Chi è favorevole?». Chiese agli amici.

James e Peter alzarono all’istante la mano.

«Bravi ragazzi. Chi è a sfavore?» Chiese ancora.

Remus alzò la mano, ben conscio che il suo voto era inutile, come ogni volta che votavano.

«Perfetto. Allora, vi chiedo di mettervi tutti vicino a me per infondermi la vostra concentrazione». I due ragazzi si avvicinarono a lui, mentre Remus rimase fermo nel suo angolo, fintamente disinteressato a quello che i suoi amici volevano fargli. «Forza ragazzo, un minimo di collaborazione, lo facciamo per il tuo bene». Aggiunse Sirius.

Sospirando, Remus chiuse nuovamente il libro, sapeva ormai da tempo che era inutile tentare di far ragionare Sirius quando si metteva in mente qualcosa.

«Fai quello che ti pare, basta che ti sbrighi, sono già stanco di questa storia».

«Fantastico! Ok scegli quattro carte con la mano sinistra e poi passamele». Esclamò Sirius, visibilmente entusiasta di non averlo dovuto convincere con le maniere forti.

Remus fece quello che gli aveva detto e poi attese il responso mentre Sirius ad ogni carta che girava controllava il significato sul libro di divinazione.

Ci vollero diversi minuti ma alla fine Sirius sorrise soddisfatto, Remus non sapeva spiegarsene il motivo ma, ogni volta che sorrideva in quel modo dei brividi di terrore gli percorrevano lungo la schiena.

«Ci sono!» Esclamò soddisfatto. «Nel tuo immediato futuro non ci sono ragazze in vista. Ma, compare spesso il numero tredici, per non parlare di una sorta di arcobaleno di colori e un porta ombrelli. Chi lo sa, magari la tua ragazza ideale sta alla fine dell’arcobaleno, come il pentolone pieno d’oro dei nani, e sarà chiusa dentro un porta ombrelli». Continuò.

Remus lo fissò per qualche istante, non sapeva se insultarlo e poi prenderlo a pugni, o vice versa. Optò per la terza opzione, si alzò ed uscì dalla stanza senza degnarlo di una risposta, lasciano i tre amici che ancora ridevano.

«Sirius, ma è vero quello che gli hai detto?» Chiese Peter, asciugandosi le lacrime per il troppo ridere.

«Non proprio, qui dice che troverà una ragazza, anche se non subito. Vedi questa carta?» Peter annuì, «è il matto, e in questo caso descrive la persona che probabilmente diventerà la sua ragazza. Secondo il libro sarà una persona anticonformista, un poco ribelle e particolare. In più sarà una persona amante delle sfide e del rischio».

«Beh dovrà esserlo di sicuro, con il carattere che si ritrova Remus altro che sfida. Per non parlare del suo piccolo problema peloso mensile». Intervenne James, trovando completamente d’accordo i due amici.

«Pensate che dovremmo dirglielo?» Chiese ancora Peter.

«Io dico di sì. Magari così mi farò perdonare per quello che gli ho detto prima». E così dicendo corse fuori dalla porta per raggiungerlo, seguito a ruota da James e Peter.

 

*****

La fumosa aula di divinazione brulicava di studenti in trepidante attesa dell’inizio della lezione. Una ragazza dalla stravagante capigliatura rosa se ne stava seduta scompostamente sulla sua poltroncina foderata di chintz facendosi aria con una mano, come per allontanare lo strano odore che regnava sempre sovrano in quella strana stanza. Alle sue spalle un ragazzo dai capelli rossi si era sporto verso di lei con aria supplichevole.

«Ma cosa ti costa farmi questo piccolo favore?» Si lamentò.

«Bill, non uscirò con il cercatore di corvonero solo per distrarlo in vista della prossima partita contro di voi». Rispose seccata.

«Lo sanno tutti che ha una cotta per te. Uscendo con lui lo farai così contento… Tante persone lo sarebbero, compreso io». Insisté.

«Tutti tranne me, che bella prospettiva. Te l’ho già detto che quel tizio non m’interessa».

«Non ti ho mica detto che lo devi sposare, ci devi solo uscire per San Valentino. So che sei sola soletta, quindi, non sarebbe un grosso sacrificio».

«Tonks, Bill non ha tutti i torti. Passare San Valentino da sola sarebbe decisamente deprimente». Intervenne Lucy, la sua compagna di banco.

«Wow, molto gentili da parte vostra ricordarmelo. Gran begli amici che siete. Bill te lo dico per l’ultima volta, non uscirò con lui». Sentenziò Tonks.

«Testarda…» Mormorò il ragazzo proprio quando la professoressa Cooman comparve nell’aula, rischiando d’inciampare più volte nell’ampia gonna che indossava quel giorno.

«Benvenuti miei cari ragazzi. Sono così felice di vedervi qui». Esclamò l’insegnate rivolta verso il camino, tra le risate soffocate degli alunni. Sentendoli si voltò di colpo e andò a sbattere contro la sua grande poltrona.

«B… Bene, oggi studieremo l’affascinante mondo dei tarocchi!» Esclamò nuovamente senza nascondere tutta la sua eccitazione per questa cosa.

Istintivamente Tonks alzò gli occhi al cielo come ogni volta che la Cooman pronunciava una frase simile. Non vedeva l’ora di poter lasciare quel corso assurdo e dedicarsi a materie più adatte alla carriera che voleva intraprendere.

«Queste settantotto, meravigliose, carte racchiudono un grande potere. Certo, solo chi possiede l’Occhio Interiore potrà usarle correttamente. Per tutti gli altri, beh resteranno solo un mucchietto di carte con bei disegni». Concluse proprio davanti al tavolino di Tonks e Lucy.

La professoressa Cooman continuò a parlare ininterrottamente per buona parte della lezione soffermandosi su ogni carta come se stesse parlando di una sua cara amica. Improvvisamente però, tutti i ragazzi si riscossero dal torpore soporifico causato da quel mucchio di chiacchiere senza senso apparente non appena la professoressa scattò in piedi, facendoli sobbalzare sulle poltroncine.

«Bene ragazzi, ora tocca a voi. Prendete a turno le carte e provate a predirvi il futuro».

Gli alunni si guardarono confusi, probabilmente nessuno di loro era stato particolarmente attento durante le divagazioni della Cooman. Fatto sta che, titubanti, cominciarono a mescolare le carte.

«Comincio io, ok?» Chiese Lucy. Tonks annuì intenta giocherellare con la lampada che stava al centro del tavolo.

Quando le carte furono ben disposte sul tavolo la ragazza prese in mano il libro di divinazione e cercò, con non poche difficoltà, d’interpretarne il risultato.

«Vediamo, non capisco perché, ma qui compare spesso uno strano riferimento al numero tredici, e poi tanta cultura, libri in particolare. Molte cadute, ma questa non è una novità». Rise.

«A parte le ovvietà, dicono quando troverò la mia anima gemella?» Chiese Tonks.

«Cercatore di corvonero…» Le sussurrò Bill avvicinandosi al suo orecchio.

«Zitto, pensa ai tarocchi tuoi!» Sibilò dandogli uno spintone che per poco non lo fece cadere a terra.

«No, ma c’è un altro riferimento al numero tredici e alla luna. Chissà che vorrà dire».

«Chi lo sa, magari lo incontrerò in una notte di luna piena». Mormorò Tonks pensierosa.

«Forse a San Valentino ci sarà luna piena». Intervenne nuovamente Bill.

«Ma Bill, San Valentino è il quattordici». Puntualizzò Lucy.

«Sì, ma la notte prima è il tredici…» Sghignazzò il ragazzo.

Tonks si voltò di colpo dandogli uno spintone e, questa volta, Bill cadde davvero a terra portando con sé tutto il tavolino.

«Signorina Tonks, signor Weasley tutto bene?» Chiese la professoressa avvicinandosi.

«Certo professoressa, ma credo che l’occhio interiore di Bill sia troppo pesante per lui». E così dicendo prese in mano le carte e cominciò a mescolarle, senza nascondere un sorrisetto malefico.

 

*****

Buona parte dei membri dell’Ordine della Fenice se ne stavano seduti al tavolo della cucina del quartier generale. Alcuni chiacchieravano tra loro mentre altri, come Remus Lupin leggevano davanti al camino. Dopo un’intera giornata passata al freddo per pattugliare segretamente le strade della città, quell’angolo caldo era proprio quello che gli ci voleva.

«Tieni Remus, questo ti scalderà». Disse Molly porgendogli una tazza di tea.

«Grazie Molly».

«Hai una brutta cera. Dovresti mangiare di più». Lo rimproverò.

«Non credo che servirebbe, ma grazie per il pensiero».

Poco dopo uno strano tonfo risuonò tra le mura della vecchia casa dei Black, facendo scatenare l’ira del quadro della ex padrona di casa, il quale era impossibile da staccare dal muro. Sirius e Remus corsero fuori per cercare di zittirla tirando le pesanti tende. Ci vollero alcuni minuti ma, alla fine, riuscirono far tornare il silenzio. In quel momento si ritrovarono davanti un’imbarazzatissima ragazza dai capelli rosso fuoco intenta a raccogliere il porta ombrelli a forma di piede di troll.

«Ninfadora?» Chiese Sirius avvicinandosi.

«Sirius, eccoti! Ci hai fatto stare tutti in pensiero! Lo sapevamo che eri innocente». Esclamò la ragazza buttandogli le braccia al collo. «E non chiamarmi Ninfadora ti prego. Solo mia madre lo fa». Aggiunse mentre i suoi capelli cambiarono improvvisamente colore, passando dal rosso al rosa acceso.

«Ma cosa ci fai qui?» Chiese confuso.

«Sinceramente non lo so di preciso».

«Ci arriveremo tra poco Sirius. Andiamo tutti in cucina così ne parleremo con più tranquillità». Intervenne Silente, facendosi avanti.

Remus, che fino a quel momento era rimasto in disparte, afferrò Sirius per un braccio.

«Non dirmi che quella è la tua cuginetta». Mormorò.

«Sì, è proprio lei. Chi l’avrebbe mai detto, è cresciuta parecchio dall’ultima volta che l’abbiamo vista zampettare per casa di Andromeda. Credo che avessimo all’incirca diciassette anni, e lei quattro».

«Già, credo di sì. Ma ora andiamo, o cominceranno senza di noi». Confermò Remus, seguendo a grandi passi i nuovi arrivati.

Ritrovatisi di nuovo tutti in cucina, il preside presentò a tutti la nuova arrivata, poi cominciarono senza tanti preamboli la riunione, c’erano molte cose da pianificare.

Al rintocco delle diciotto in punto, silenziosamente Remus si alzò dal suo posto.

«Scusate, è ora che vada». Silente e molti altri annuirono.

«Remus, ti ho preparato questi, spero che non ti dispiaccia». Mormorò Molly porgendogli una borsa contenente probabilmente dei vesti e un sacchetto di carta.

«Grazie Molly. Mi dispiace di arrecarti tanto disturbo».

«Non dirlo nemmeno per scherzo, questo è il minimo che posso fare per aiutarti». Remus abbozzò un sorriso e, dopo essersi congedato da tutti, uscì.

Tonks rimase ad osservare per qualche istante a fissare la porta chiusa, poi si voltò verso il cugino.

«Ma dove va il tuo amico? La riunione non è ancora finita».

«Diciamo che ha un permesso speciale oggi». Rispose Sirius con un sorriso amaro. Tonks sembrava ancora più confusa.

«Questa notte ci sarà luna piena, e lui… Non sarà molto in sé». Aggiunse Sirius.

Tonks sgranò gli occhi poi si voltò verso il posto dove poco prima era seduto l’uomo, aveva dimenticato un grosso libro dalla copertina nera, poi tornò a fissare il cugino.

«Non sembra…» Mormorò.

«Pericoloso come, invece, il ministro lo vuole far passare?» Tonks annuì.

«Remus è una delle persone più buone che io conosca è solo stato molto sfortunato nella sua vita». Intervenne Molly, prendendo il libro e sistemandolo sull’armadio vicino al camino.

Tonks rifletté sulle parole della donna dai capelli rossi e di suo cugino. Non sapeva per quale motivo ma quell’uomo aveva attirato la sua attenzione fin dal primo momento che i loro sguardi si erano incrociati. Sentiva come se una strana forza misteriosa l’attirasse verso di lui.

 

 Mentre s’allontanava il più possibile dal quartier generale per potersi smaterializzare con più tranquillità, Remus non riusciva a non pensare alla strana ragazza che si era trovato davanti poco prima. L’immagine di Ninfadora oggi, si mescolava con quella della spigliata bambina che aveva conosciuto e spesso tenuto in braccio moltissimi anni prima. Certo che si era fatta davvero grande, e carina. Anche se il suo senso dell’equilibrio non era migliorato molto, da quello che aveva potuto constatare.

Però c’era qualcosa nel suo sorriso, e ne suo sguardo che lo attiravano più di quanto fosse lecito pensare. Come se una strana forza misteriosa l’attirasse verso di lei.

Remus sorrise divertito dai suoi stessi pensieri. Probabilmente era colpa della luna piena, altro che forza misteriosa. Ritrovatosi in un vicolo buio si smaterializzò che ancora scoteva la testa.

 

 

E così finì il mio ennesimo racconto. Fatemi sapere se vi è piaciuto. Io rimango qui in attesa.

Spero di poter pubblicare qualcos’altro al più presto. Ma solo il futuro ce lo potrà dire. Quasi quasi vado a farmi fare i tarocchi per rispondere a questa vitale domanda.

Taotao :*

 

   
 
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