-
Ti stupirà vedere
quanto è collegata alla tua
-
Alla mia?
-
Sì. Era la stessa
notte che tu divenni un demone. Bellatrix e compagnia
erano partiti due giorni prima per “certe faccende” e mia madre aveva
cominciato ad avere le doglie. Per l’occasione potei vederla e parlare con lei;
il 31 dicembre nacque Izayoi.
-
Quindi Lachlan
non è figlio di tua madre?
-
Aspetta. Mia
madre mi disse di aver avuto un sogno strano mentre stava partorendo, qualcosa
sul futuro e sul fatto che non avrebbero mai lasciato in vita un Voldemort bambina perché… beh,
qualcosa era andato storto, solo che noi non lo sapevamo, pensavamo a
dell’altro, solo dopo molti anni, dagli esami del DNA che abbiamo fatto,
risulta che mia sorella abbia solo metà del corredo genetico del Signore Oscuro
-
E l’altra?
-
Strano ma vero,
appartiene a mia madre, infatti le somiglia molto, non solo nell’aspetto,
praticamente è come se fosse figlia loro
-
Che accadde?
-
Presi la bambina
per proteggerla, spaventato dalle parole di mia mamma, e uscii all’aperto in
cerca di una soluzione, camminai nella neve in qualcosa di simile alla bolla di
Atlantide in cui stiamo adesso, è stata la prima magia che ho imparato, una
magia di protezione. In Ungheria quando una famiglia ha troppi figli li
abbandona, è un paese povero, specie la regione dove viviamo; al villaggio
vicino, un posto di maghi, sentivo piangere un neonato, era un maschio e
qualcosa mi disse che avrebbe avuto gli occhi verdi, ho rischiato quanto alla
roulette russa, specie se non li avesse avuti, ma decisi di fidarmi del mio
istinto, all’epoca non ero come adesso, è stato dopo che ho imparato a non
agire d’impulso: lo presi con me. A sette anni si è molto stupidi – disse
parafrasando ciò che aveva detto lei – sapevo cosa farne di lui, ma non di lei:
dovevo abbandonarla? Stanco e infreddolito, si dissolse anche la Bolla, fu
allora che incontrai Astaro
-
Astaro?
-
Già, strano vero?
Lo implorai di aiutarmi senza sapere cosa fosse lui né cosa fossi io e lui
accettò
-
Astaro? Ma lui invece lo sapeva benissimo!
-
Mi disse cosa
volevo fare e io gli chiesi se poteva trovare mio padre, ricordo che si mise a
ridere. Mi portò in una casetta di taglialegna e mi fece scrivere un biglietto
per Alerei, mi rifocillò
-
Hai mai
incontrato tuo padre?
-
No, mai, però
sapevo di averlo e speravo che mi aiutasse. Gli scrissi chi ero e che la mamma
era in pericolo, di prendere quella bambina o qualcuno l’avrebbe uccisa: era
figlia di mia madre e avevo paura anche di Voldemort,
credevo che i bambini fossero metà come la madre e metà come il padre, a quel
tempo. In realtà la lettera era un capolavoro di errori di ortografia e
scrittura malferma, qualcosa tipo Caro
papà, mi chiamo Christopher Black, la mamma dice che
mi chiamo anche DeLaci. Io non ti conosce e tu non
conosci me, ma se sei buono come mamma dice allora salva questa bambina, è mia
sorella, è figlia della mamma, non so chi sia il padre, non tu…
forse Voldemort, ma è colpa di zia Bella; non ti
offenderesti vero? Ti prego salvala o almeno tienila lontana dai mangiatori di
morte, mamma dice che la ucciderebbero ma lei non deve morire. PS: la mia mamma
si chiama Temperance DeLaci.
Io credevo Black, ma lei dice DeLaci.
Mia madre è sempre stata legatissima al suo cognome da
sposata.
-
E poi che
accadde?
-
Astaro andò in Inghilterra e mio padre prese la bimba,
Izayoi mi ha detto che la fece passare per figlia sua.
-
E l’altro
bambino?
-
Lo riportai al
castello appena in tempo, ma zia Bella mi scoprì mentre lo mettevo nella culla
di Izayoi. Mi frustò sette volte
-
Ti frustò?
-
Non fu l’unica
volta
-
Se… se… se mi
capita tra le mani io, io non so se riuscirei a trattenermi!
-
È morta ormai,
lascia in pace i morti
-
Non si deve
frustare la gente!
-
Passai il resto
della mia vita a preoccuparmi per Lachlan, zia Bella era entusiasta, io
terrorizzato che scoprisse l’inganno. Temevo che lo plagiassero e diventasse
cattivo, ma grazie a Dio non accadde, sapendo che nessuno dei bambini era Voldemort, avevo paura che caratterialmente diventasse come
lui, in un mondo come il nostro, purtroppo è estremamente facile. – Gardis
strinse le sue mani cercando di trasmettergli quello che sentiva
-
Perché Bella è
venuta a Hogwarts? E come avete aperto la Camera?
-
Izayoi parla serpentese, è stato
facile, bastava sapere da dove entrare; per Hogwarts…
la zia credeva che il Medaglione avrebbe dato a Lachlan più potere e dato che
non ci avevano detto come arrivare alla Stanza della Fondazione, decidemmo di
passare per la Camera dei Segreti. Zia Bella invece lo sapeva… e sapeva anche
ci si poteva smaterializzare lì
-
E tu li hai
aiutati
-
Avrebbero ucciso
Lachlan e mia sorella, se avessero saputo la verità, io e lui non avremmo
saputo dove nasconderci eppoi… avrebbero fatto del
male a nostra madre. L’unica cosa che non ho mai capito è come facesse Izayoi a sapere sempre quello che pensava la gente
-
È una brava legilimens?
-
Non so come
chiamare il suo potere, lo fa senza usare certe tecniche
-
Io penso di
saperlo
-
Sul serio?
-
È per la
Maledizione delle Parche
-
Di che si tratta?
-
Una maledizione
tramandata ai discendenti femminili della stirpe di Salazar, tu non sai di
essere un suo discendente, vero?
-
No
-
Non direttamente,
certo, lo erano i Gaunt, la famiglia di Lachesi, la madre di Zachariah e
quindi tuo nonno; ogni discendente primogenita la riceve: la aveva Lachesi, l’ha Rowena e, dato che Rowena non ha avuto figli e Temperance
era già nata, presumo che sia passata a sua figlia
-
Di che si tratta?
-
Sono tre le
Parche: Cloto, Lachesi e
Atropo. Lachesi Gaunt aveva
la maledizione della Parca Lachesi, vedeva il
presente, sai, quella che filava il filo del destino
-
Sì
-
Rowena ha la maledizione di Cloto,
lei vede il passato, mentre tua sorella probabilmente ha finito il giro con la
terza maledizione: Atropo, colei che vede il futuro ed evidentemente il futuro
è rappresentato per lei dai pensieri prossimi di chi le sta di fronte…
ovviamente ciascuna vive questa cosa in maniera diversa, quindi se Rowena, la moglie di Piton e la
sorella di tuo nonno, lo vive in prima persona, per Izayoi potrebbe essere
diverso
-
Non credo di aver
capito
-
Non sono io che
dovrei spiegartelo, ti porterò da Rowena così che lei
possa dare a te e a tua sorella delle spiegazioni
-
La conosci?
-
Sì, molto bene…
Ci
fu silenzio per un tempo piuttosto lungo.
-
Vorrei parlarti
di una cosa, una cosa che mi sta molto a cuore ed è come la penso su certe
faccende
-
Di che si tratta?
-
Abbiamo avuto dei
diverbi, nella Camera dei Segreti, qualcosa riguardo a Lachlan. Io non ero così
impuntato sulla faccenda solo perché, alla fine, lui non era Voldemort per davvero
-
Che vuoi dire?
-
Nessuno dei miei
fratelli è Voldemort, tuttavia, se anche uno lo fosse
stato, le cose non sarebbero cambiate, avrei fatto le stesse cose
-
Sì, lo so
-
Io credo
fermamente che quello che una persona è davvero venga fuori da due punti:
l’educazione e l’essere.
-
Spiegami, mi
affascinano le tue teorie
-
Una persona può
nascere buona, ma se è male influenzata questa può diventare cattiva, giusto?
-
Ovviamente; vale
anche il viceversa
-
Senz’altro.
Analogamente, se una persona è cattiva, può diventare buona con l’educazione o
rimanere cattiva
-
Sì
-
Non si può
giudicare solo per una parte di queste due cose, ad esempio se uno è nato
cattivo. Io penso che Tom Riddle non sia diventato
malvagio per l’essere che era, qauntopiù per quello che
ha dovuto subire. Certo c’era una componente sua, ma… è stato solo quello?
-
Capisco dove vuoi
andare a parare.
-
Insomma, Lachlan
poteva essere Voldemort e poteva essere buono perché
mi sono impegnato perché lo fosse, perché ho rischiato la mia vita per lui
centinaia di volte e mi sono preso delle belle punizioni per ciò, perché lui
sapeva il giusto e vedeva ciò che facevo, ma non sono pentito. Analogamente,
poteva diventare cattivo forse più del vero Signore Oscuro solo per quello che
gli avevano insegnato, concordi?
-
Sì, comincio a
capire
-
È stato per
quello che non ti ho detto subito di Izayoi, là sotto, volevo che tu credessi
che lui fosse buono, anche se fosse stato Voldemort
-
Allora perché lui
era così fissato che l’uccidessi?
-
È sempre stato
convinto che con la sua morte io non avrei rischiato niente per lui e per
Izayoi, di cui i mangiamorte ignoravano l’esistenza. Pensava che zia Bella e
gli altri avrebbero rinunciato, senza sapere che, invece, avrebbero ripetuto
l’esperimento una seconda volta
-
Lachlan sapeva di
non essere davvero tuo fratello?
-
Sì, gliel’ho
detto fin da quando è stato abbastanza in grado per capire. Sono io che lo
consolavo quando Rodolphus o qualcun altro lo faceva
piangere, anche se loro non lo sapevano, e lui sentiva di essere inadatto, ma…
io e Lachlan siamo fratelli nello stesso modo in cui potete esserlo te e Seraphin e non mi riferisco al vivere insieme, quanto al
crescere insieme, al condividere del semplice affetto fraterno anche senza una
consistente parentela di sangue e, soprattutto, condividere dei segreti.
-
So che intendi,
ho molti fratelli in quel senso
-
E sembrano tutti
sul punto di volermi uccidere
-
A volte sono un
po’ protettivi
-
Lo sono anche io
con lui.
-
E Izayoi? Lei e
Lachlan si conoscono?
-
Li ho fatti
conoscere il primo giorno di scuola, ma è come se quei due fossero davvero
fratelli, come se si conoscessero… probabilmente è stato quel pomeriggio che
abbiamo passato tutti e tre nella neve. Lachlan e mia sorella hanno parlato
molto, Izayoi soffre d’insonnia e mio fratello è tormentato dagli incubi di
quello che ha visto in Ungheria, la notte al posto che dormire la passano a
parlare
-
E cos’è questa
follia che… - stava per dire che Lachlan voleva sposarla, ma forse Kitt non lo
sapeva, dopotutto non aveva sentito che cosa si erano detti nel sotterraneo… -
no, niente – lui la guardò interrogativamente mentre lei spostava gli occhi sul
cielo e lo studiava per un po’, decidendo cos’altro dire
Ancora
un silenzio denso, ma che non era la quiete prima della tempesta, era la quiete
DOPO la tempesta.
-
Quando te lo
hanno fatto? – domandò all’improvviso la bionda passando la mano sulla camicia
-
Che cosa?
-
Il Marchio
-
Due anni fa – lo
sguardo bicolore di lei divenne triste e lontano
-
Ti ha fatto male?
-
Non molto, non
più del resto - ne aveva passate tante per la salvezza dei suoi fratelli… aveva
sofferto dolori di ogni tipo e molte preoccupazioni perché, se si era occupato
di far sì che Lachlan avesse anche una persona “non cattiva” al suo fianco, lo
stesso non poteva dire di Izayoi. Kitt non aveva conosciuto suo padre e non
sapeva come fosse, magari la cattiveria innata di Voldemort
l’aveva soggiogata e lei sarebbe diventata una nuova Lady Nera… non poteva
seguire anche lei. Non aveva avuto molto di cui essere felice, ecco perché i
suoi sorrisi erano sempre di circostanza.
Si
voltò stupita nella sua direzione
-
Bugiardo –
sussurrò sfiorandogli le labbra con un dito. Ora capiva le cose molto meglio –
non sei mai stato bravo ad ingannarmi
-
Già, ti sei
accorta fin da subito che non ero ciò che apparivo – era stato proprio così
-
Forse,
inconsciamente, anche se non sapevo che tu fossi il Byakko
e neppure tu, siamo stati attratti l’uno dall’altra proprio da quello
-
Spiacente ma
quella che provo per te non credo sia semplice attrazione – Kitt liquidò quella
conversazione con un’espressione seccata
Gardis
sorrise e lo baciò.
-
Ora tornerai a
farei il bravo ragazzo?
-
Che vorresti
dire?
-
Che i bravi
ragazzi non fanno quello che facevi tu là sotto, lanciare maledizioni e tentare
di uccidere tua zia… tornerai a fare il “tutto per la
salvezza degli altri e mai niente per sé stesso”, come era una volta?
-
No, credo di no.
– disse con un sorriso perfido - Non è divertente fare il bravo ragazzo. Da
oggi voglio fare quello che mi pare.
-
Ma stai bene? Che
cosa ti hanno fatto, un travaso di personalità? Sembri Leonard…
-
Benissimo, e per
cominciare, dato che abbiamo finito i convenevoli, voglio baciarti
-
No, tu non stai
bene
Ma
le sue ulteriori proteste vennero smorzate da un bacio improvviso e per quanto
lei cercasse inutilmente di dirsi che non era ciò che sognava ogni volta, due
istanti dopo gli aveva allacciato le braccia intorno al collo, mentre le mani
di lui le accarezzavano dolcemente i capelli e le spalle con una delicatezza
innata.
-
Faresti l’amore con
me? – gli domandò piano mentre lui le baciava il collo; lui si ritrasse un
attimo e fissò gli occhi blu in quelli di lei, pieno di stupore e sconcerto.
-
Poi sono io
quello che ha i problemi, eh?
-
Parlo sul serio. È
una cosa a cui penso da tanto… - arrossì
-
Ma Rago non scomparirà?
-
Sì.
-
Credevo che vi
voleste bene alla fine
-
È così, ci
rispettiamo molto, ma ognuno deve vivere la sua vita. È il momento che lei
torni dal suo Dresda e gli faccia una bella predica.
-
Credevo che
avresti voluto aspettare, forse per sempre
-
Oh, andiamo, mi
conosci, sai che non ne sarei mai capace…
-
Perché sei una
Malfoy?
-
Non solo. Lo
farai?
-
Non è un po’
presto?
-
Direi che sei
anni sono può che sufficienti, non credi? O almeno per determinare che non sei
un mascalzone intenzionato solo a distruggere una povera ragazza e la sua
innocenza intatta
-
E tuo fratello e Astaro? Non ne vuoi parlare con loro prima?
-
Quello che faccio
della mia vita è affar mio e Rago sa come la penso,
in verità non è neppure affare suo…
-
Approva?
-
Più di quanto
immagini
-
Seraphin mi ucciderà – lei sbuffò visto che, invece, era stato
proprio lui a mandarla al macello - Continuo ad essere incerto
-
E se ti
seducessi? Dopotutto, non avevi detto che avresti smesso di fare il bravo
ragazzo?
-
Non ho detto che
avrei smesso, solo che non è divertente – il ghigno made-in-malfoy
di Gardis si formò sulle sue labbra mentre gli
gettava le braccia al collo: sapeva di poterla vincere, quella battaglia.
Kitt
la fece distendere sul pavimento di marmo del terrazzo, la Bolla di Atlantide,
intorno a loro, formava un nido caldo e invisibile, non si avvertiva il rigore
dell’inverno; le tende della portafinestra scivolarono veloci sulla loro guida,
oscurando al corridoio la scena.
Christopher
guardò la ragazza distesa, il petto scoperto dove i nastrini di raso della
camicia erano stati sciolti, un segno rosso, dimostrazione del suo ultimo
bacio, poco distante. Su di tutto spiccava il ciondolo a forma di lucchetto che
le aveva regalato per Natale e che, come gli aveva promesso, non si era mai
levata.
Dalla
tasca dei pantaloni che ancora indossava estrasse una chiave che combaciava
perfettamente con la piccola serratura del ciondolo. Uno scatto e questo si
aprì
-
Avevi davvero la
chiave – sussurrò piano lei
-
Non credevi che Hestia potesse avere ragione? – in risposte ottenne un
cenno del capo; si rimise il ciondolo in tasca e al suo posto fissò quello che
gli aveva dato Astaro: “Dallo alla persona che ami”.
Mentre
lo teneva in mano si accorse di alcuni segni sul retro e, voltandolo, sospettò
che si potesse trattare di parole, lo porse alla ragazza chiedendole se sapeva
tradurlo dalla lingua in cui era scritto, dimenticata da secoli
Gardis
avvertì le parole formarsi normalmente sulle sue labbra, come se quell’idioma
dimenticato fosse la sua lingua di nascita
Non sei più sola
Dresda
Tradusse.
Se Rago l’avesse ricevuto, avrebbe continuato col suo
piano folle? Nessuno avrebbe mai saputo dirlo, neppure Rago
perché stava per scomparire per sempre da quella terra.
Poco
importava ormai.
Ciò
che contava era che la stessa frase valeva anche per Gardis e… la storia di Rago e Dresda doveva essere per loro due un monito.
Tra
poco Rago e Dresda non sarebbero stati soli mai più.
Lui
riprese il monile e lo appese alla catenella rimasta vuota, poi lo baciò e
lasciò che il metallo freddo toccasse la pelle nuda di lei.
Gardis
l’abbracciò, lui avvertì la morbidezza del seno premere contro il petto, lei
percepì sotto le dita i tagli sulla schiena che erano state le punizioni di Bellatrix, la carne era appena in rilievo, stranamente liscia
al tocco. Chiudendo gli occhi gli accarezzò il bracciò dove bruciava il Marchio
Nero, più scuro che mai.
Sciogliendo
l’ultimo nastro lei prese la mano di lui e se la posò sul petto
-
Lo senti come
batte? – chiese con voce soffocata – credevo che solo la paura facesse battere
il cuore così e io non ho mai provato paura… neanche adesso. E allora perché
sembra che stia per uscirmi dal petto, che cosa mi fai ogni volta che mi
tocchi, Kitt? - lui le intimò il silenzio con un sorriso
-
Ti stupirebbe
sentire quanto batte il mio e… batterà ancora più forte – le sussurrò piano
all’orecchio, mentre la mano si spostava ancora più in basso, sfiorandole la
punta del seno e lei si mordicchiava le labbra.
-
È una fortuna per
noi che almeno tu non sia più vergine e sappia cosa fare – lui fece un
sorrisetto
-
Non l’ho mai
ritenuto un privilegio così grande
-
Torna utile, ogni
tanto – concesse lei mentre cercava di frenare l’istinto di infilargli le mani
nei pantaloni, non c’era niente di sbagliato, certo, però… il perbenismo di sua
madre l’aveva rovinata. E anche la timidezza. Un Malfoy timido era forse uno
scherzo di natura peggiore di un Malfoy Grifondoro…
Lui
sorrise, come se avesse indovinato i suoi pensieri perversi, e si tolse i
pantaloni.
Ovviamente
Gardis non si sarebbe dovuta imbarazzare più di tanto, specie dopo quella bella
uscita al bagno dei Prefetti di Corvonero, però
l’abitudine è dura a morire, chissà quanto ci aveva messo papà ad estirpare
quella della mamma… anzi, le era mai passata?
-
Decisa? Sicura? –
le domandò per l’ennesima volta; anche per lui perdere il suo modo di fare da
brava persona era difficile, ma le piaceva anche quel suo lato dolce e
preoccupato, non le dispiaceva, per una volta, essere lei quella che prende
l’iniziativa, insomma, almeno se papà o Leonard avessero deciso di dire
qualcosa poteva sempre addossarsi tutta la colpa, no?
Se
se, come se Kitt glielo avrebbe lasciato fare, come minimo si sarebbe immolato
giurando di averla violentata.
-
Kitt, ti insegno
una cosa sui Malfoy: non ci si guarda mai indietro. Che senso ha stare a
piangere sul latte versato? Quando ripensi a certe cose ti fai solo del
nervoso, ci stai molto male e ti tormenti dicendoti che hai fatto la scelta
sbagliata. Cancelliamo il problema alla radice: se non ci pensi non puoi
sentirti eccessivamente colpevole.
-
Sì, credo che Seraphin mi abbia detto qualcosa del genere
-
Fin è venuto su
col metodo Malfoy, gli manca una sola cosa per diventarlo completamente
-
Che cosa?
-
I capelli biondi
– l’altro rise – beh, di certo non puoi dirmi che gli manca il proverbiale
carattere di…
-
Non lo dire,
Gardis, non dire “merda” o te ne farei pentire
-
Non lo faresti! –
replicò indignata, ma più che altro era stupita che lui sapesse pronunciare una
parolaccia
-
Chi te lo dice?
Posso farti implorare pietà, se lo voglio – involontariamente Gardis pensò che
quella frase aveva un che si affascinante, oltre che di deterrente
-
D’accordo,
carattere di schifo, va bene carattere di schifo? - non era però tanto sicura di voler
sperimentare la sua pietà, ma soprattutto il motivo per cui avrebbe dovuto
chiederla
-
Molto meglio. –
approvò
-
Aspetta, c’è un
problema
-
Quale? – domandò
lui incerto
-
Devo cambiarmi
-
Cambiarti?
-
Sì – Gardis si
alzò a sedere e controllò dentro la camicia da notte – non sono presentabile
-
Mi spieghi che
c’è da essere presentabile? Hai solo una camicia!
-
Non indosso la
biancheria giusta
-
E quale sarebbe?
– chiese esasperato
-
Per tua
informazione sul mio reggiseno ci sono disegnati dei forellini e probabilmente
qualche altra amenità e tu mi hai detto che non ti piace
-
Ma era così per
prenderti in giro
-
Avevo comprato
della biancheria color caffè… - ammise imbarazzata
-
Ma lo sai che sei
proprio una sciocca?
-
Beh, scusa tanto
se quando sono andata nella Camera dei Segreti non ho pensato che fosse
l’occasione ideale per mettersi i nuovi acquisti, non pensavo certo che sarebbe
finita così! Sai, pensavo di combattere, non di andare a letto con qualcuno e
ti assicuro che sedurre i mangiamorte non era nelle mie idee, se invece pensavi
che volessi farti cambiare idea facendomi compiacente allora…
-
Non mi riferisco
a questo. Perché l’hai comprata?
-
Perché mi avevi
detto che ti piaceva e io volevo piacerti – confessò con le guance in fiamme
-
Ma che senso vuoi
che abbia il colore della biancheria?
-
Ma se sei stato
tu a fare quel discorso!
-
Ti proibisco di
andartene. Non m’importa cosa indossi né cosa indosserai perché quello che
voglio in questo momento, se non te ne fossi accorta, è solo levartelo. Chiaro
signorina? – lei accennò un assenso tirato - Ora smettila di parlare
-
Io non sto
parlando, sto semplicemente replicando a quello che mi dici, mi devo occupare
delle cose serie!
-
Stai parlando a
vanvera
-
Io non parlo a
vanvera, piuttosto eri tu quello che voleva giocare a bridge per non venire a
letto con me – ricordò malefica
-
Io non dovevo
“venire a letto con te”, io dovevo dormire con te che ti strusciavi
contro, è un po’ diverso. E se adesso sei offesa perché non m’interessa il
colore delle tue mutandine, fattene una ragione perché ho una priorità nei
pantaloni che è più pressante
Lei
sbuffò fingendo di non aver sentito l’ultima parte
-
Sei agitata? – il
tono era cambiato, lui la abbracciò, faceva tanto la dura, ma poi non sapeva
che fare. Tra le sue braccia, però, sembrava che non dovesse capitare niente di
terribile.
Annuì
meccanicamente.
Lui
la trascinò sul pavimento con sé, stringendola forte, come se volesse scappare
e, da una parte, aveva anche paura che succedesse. Non si accorse come, ma poco
dopo vide sfilarsi il reggiseno e comparire accanto a lei: come ci era
riuscito? Aveva anche la chiusura sul retro! E le mutandine le aveva ancora
addosso?
Beh,
ma alla fine che importava? Si accoccolò di più: pace e tranquillità, era in
paradiso; il solo stare tra le sue braccia la mandava in estasi.
Al’improvviso
e altrettanto inaspettatamente, sentì qualcosa di strano scorrere tra le sue
gambe e l’attimo dopo avvertì un dolore lancinante al bassoventre che la
percorse dalla testa ai piedi, netto come il taglio di un coltello molto, molto
affilato.
Si
morse le labbra, faceva male, malissimo! Una lacrima le rigò la guancia,
nascose il viso nell’incavo del collo di lui, protetta dai suoi capelli,
singhiozzò come una bambina
-
Grida se fa male
– le ordinò lui all’orecchio
-
No, mi sentiranno
-
Non lo faranno,
urla più che puoi!
La
voce le rimbombò nelle orecchie, acuta e stridente dal dolore. Sentì il sapore
del sangue sulle labbra dove le aveva morse prima, Kitt avvicinò la bocca
all’orecchio
-
Brava – le disse
sottovoce e poi la baciò
Ma
brava per cosa? Non capiva molto, aveva gli occhi annebbiati dalle lacrime represse,
non credeva che sarebbe stato così doloroso… sì, insomma, aveva messo in conto
tutto, però… forse era per via di Rago,
forse cancellare per sempre quella presenza doveva richiedere un sacrificio particolare…
Da
quel momento, stranamente, non ricordò molto, come se all’improvviso avesse
perso i sensi, ma in realtà, a parte la vista, ricordava tante cose, come la
loro pelle che sfregava, i capelli, il sudore e i baci di lui.
* * *
Quando
riaprì gli occhi si sentì come quando ci si sveglia da un brutto incubo, li
spalancò e cominciò a riprendere coscienza di sé.
Era
ancora tutto scuro, era ancora notte, e la terrazza era dove l’avevano
lasciata; sentì della stoffa sulle spalle e si accorse di indossare il maglione
di Kitt proprio sulla pelle, automaticamente ne inspirò l’odore caratteristico,
come se questo potesse placare il tumulto che aveva dentro, oppure valutando se
ci si poteva nascondere a sufficienza per mimetizzare il rossore che le saliva
alle guance.
Quando
voltò la testa alla sua ricerca trovò il Ravenclaw al
suo fianco che le sorrideva, non c’era compiacimento, non c’era niente tranne
della dolcezza e si disse che era stata proprio fortunata a dare la sua
verginità ad un ragazzo del genere, non tutte erano così fortunate da avere una
persona che ti rispetta e ti tratta con tutto l’amore del mondo, specie se,
come lei, provavano tanto dolore in un momento dove, sapeva, gli uomini erano
sempre un po’ di fretta; lui aveva aspettato lei e i suoi tempi, questo almeno
lo ricordava con chiarezza perché non aveva fatto un singolo gesto finchè lei non gli aveva confermato che cominciava a
passarle il male.
Non
si pentiva di quanto accaduto, non se ne sarebbe pentita neppure se le cose tra
loro due non fossero durate, ma visto come la pensava, dubitava fortemente che
si sarebbero lasciati perdere facilmente, soprattutto dopo essersi TROVATI dopo
così tanto…
-
Ti riporto al Grifondoro – annunciò lui prendendola senza sforzo in
braccio, lei gli si aggrappò al collo, non aveva più tanta vergogna di toccarlo
in maniera così familiare, soprattutto dopo quanto successo, almeno se si
escludeva quel color peperone che aveva in faccia e che le tingeva anche le
orecchie.
-
Mi sono
addormentata? – chiese imbarazzata di aver fatto una cosa così poco fine
-
Qualcosa del
genere, ma te lo sei meritato
Lei
abbassò gli occhi e notò che in terra, sotto di lei, sul pavimento, c’erano
delle piccole macchie vermiglie come lamponi, si tirò il maglione fin sulla
testa nascondendosi
-
Dimmi che non le
ho fatte io – implorò, lui rise forte e la sua risata la fece tremare mentre la
reggeva ancora tra le sue braccia
-
È normale
-
Non mi piace che
tu ti sia rivestito e io sia ancora così… deshabillé…
-
Laverai la
camicia un’altra volta, ora devi riposare – lei prese l’indumento che lui le
passava, lo dispiegò davanti, ehm… fece tanto d’occhi
-
Temo che un gratta e netta non sarà sufficiente –
annunciò lei riferendosi alla macchia rossa grossa come una ciambella che
deturpava la stoffa chiara
-
Volevo levare
anche quelle sul pavimento, ma poi ho deciso che potevamo tenerle come ricordo
-
Sì, di
un’umiliazione
-
Benvenuta nel
mondo dei grandi
Kitt
la riportò in camera nonostante lei fosse partita dall’infermeria, poi fece per
andarsene
-
Rimani a parlare?
-
Adesso? Credevo
volessi dormire
-
Sono tre giorni
che dormo
-
Beh, te ne meriti
altri due e anche io…
-
Tu cosa?
-
Ho passato due
giorni a rispondere a domande su domande, il Ministro ha voluto sapere tutto di
tutto
-
Non volevo
parlare di quello
-
Ah no?
-
No, volevo
discutere, per esempio, del quando tu hai perso la verginità e di come è stato
-
Meglio sorvolare
-
Quando
-
Gardis…
-
Quando?
-
D’accordo, avevo
sedici anni, contenta?
-
No – lui sospirò
-
Stavo di nuovo
pensando che io e te dovevamo darci un taglio, all’ultima partita di quidditch che avevo vinto coi Serpeverde
mi avevi abbracciato per mezz’ora e io non ero molto a mio agio, insomma, me
l’ero filata in bagno e non voglio dirti a fare cosa, per farla breve, pensavo
di essere decisamente troppo coinvolto da te.
-
Non lo davi a
vedere, anche se mi avrebbe fatto piacere accorgermene
-
Benché abbia
provato a nasconderlo, credevo che quelle cose fossero lampanti. Ad ogni modo,
mio zio insisteva che cominciassi a darmi da fare e al castello c’era una
ragazza che aveva bisogno di soldi. Ho preso tre piccioni con una fava: ho
fatto contento lo zio, mi sono detto che non potevo più guardarti in faccia
perché ero andato a letto con un’altra e vabbè, c’era
anche altro, e ho dato dei soldi ad una poveretta
-
Belle scuse,
potrei accusarti di favorire la prostituzione
-
Cominci a non
credermi?
-
E le altre?
-
Le altre cosa?
-
Le altre volte,
non è stata l’unica, ci scommetto dieci galeoni – lui arrossì
-
La zia l’ha
assunta al castello come sguattera
-
E tu ci hai preso
la mano
-
No, diamine,
aveva cinque fratelli da mantenere
-
E…
-
Mi mandava in
bestia il fatto che non riuscissi a dimenticarmi di te, pensavo che “tradendo”
la tua fiducia tu non mi avresti più parlato, Leonard e Rudiger
lo scoprirono alla svelta, ma tu hai palesemente ignorato la faccenda che era
piuttosto risaputa, anche se non come te la sto raccontando io.
-
Certo, l’immagine
è tutto per un uomo – celiò - quanto è andata avanti?
-
Fino alla scorsa
estate, poi se n’è andata
-
Sono invidiosa,
potevi anche dirmelo però…
-
Non è stato
bello, vedevo la tua faccia mentre ero con lei a… e tu eri troppo piccola. Per
quanto mi riguarda lo sei anche adesso, ma sono un essere umano e ho dei limiti
-
Non parlare come
mio fratello, sono grande a sufficienza per prendere le mie decisioni e a
diciassette anni mi sento pronta
-
Va bene
-
Resti a farmi
compagnia? Prometto che non ti chiederò altro, puoi dormire con me, tanto non
ci sono più problemi, credo…
-
Fammi posto, io
ho voglia di riposarmi, mi hai distrutto lo sai?
-
In verità non mi
ricordo molto
-
Meglio così
-
La prossima volta
sarò più cosciente – lui alzò gli occhi al cielo – però prima dimmi com’è stato
-
Imbarazzante –
mormorò lui prima di piombare nel sonno del guerriero
* * *
Gardis
non capiva cosa l’avesse chiamata a fare Leonard. Voleva solo starsene per i
fatti suoi e riflettere su quanto successo, perché suo fratello doveva
stressare?
Comparve
nel camino della stanza del serpeverde e spolverò via
la polvere magica in eccesso guardandosi intorno. Voleva solo sedersi, credeva
di avere qualche problema di equilibrio…
La
sedia c’era, era in mezzo alla camera, più che una sedia normale sembrava una
sedia di tortura, purtroppo c’era anche Leonard alla finestra e con lo sguardo
truce… e che diamine ci faceva Seraphin appoggiato
alla colonnina del letto?
Il
moro la salutò con la mano come se se l’aspettasse
-
Siediti – intimò
invece il biondo indicando la sedia, il posacenere stracolmo non l’aiutava,
perché Leonard era nervoso? Non è che aveva scoperto qualcosa, qualcosa tipo
quello che era successo la sera prima?
Prese
posto
-
Che ci fai a
scuola Fin? Non dovevi andartene?
-
Piccola bugia –
ammise lui facendo una linguaccia
-
E si può sapere
che cosa volete da me?
-
Beh, premesso che
non approvo, non del tutto chiaro, se papà lo scopre mi fa la pelle all’istante
e poco cambia che sia suo figlio o un vampiro, capisci? Oltre al fatto che
forse era un po’ precipitoso…
-
Ciò che vuole
dirti è: siamo molto contenti per te E vogliamo sapere tutto. TUTTO.
-
Tutto? – chiese
preoccupata lei, non capiva molto
-
Sì
-
Non è che con
tutto intendi quel tutto, vero?
I
due ragazzi le si posizionarono davanti
-
Beh, mi sembra
ovvio, Rago è scomparsa – dichiarò sperando di sviare
il discorso
-
Di quello non
c’importa – sentenziò il primogenito Malfoy
-
Infatti, noi
vogliamo i dettagli
-
I dettagli? Che
diamine di dettagli volete da me? Mica so come se n’è volata in Cielo o
all’Inferno!
-
Gardis: ti è
piaciuto? – chiese spudoratamente sincero Fin. Cominciava a capire che razza di
dettagli volessero
-
Come lo sapete?
I
due si scambiarono un’occhiata complice
-
Se ometti il
fatto che ti ho dovuto addirittura mandare da lui a calci in culo, e credimi
l’espressione non è volgare… eravamo qui a farci una bevuta e abbiamo percepito
sparire l’aura demoniaca. Ma non c’importa di quello. Dì, ti è piaciuto?
-
Ma queste sono
cose personali! – scandì categorica
-
E non lo diresti
ai tuoi amorevoli fratelli?
-
Ovviamente no
-
Sputa il rospo
Gardis, non lo diremo a mamma e papà, ma tu devi riferire ogni singolo gesto –
figuriamoci se si umiliava fino a dire che l’aveva fermato a metà per
disquisire sul colore della biancheria o che aveva fatto una macchia di sangue
grossa come una ciambella: NEPPURE MORTA!
Qualcuno
bussò alla porta e senza aspettare che il proprietario desse una risposta Rudiger mise dentro la testa
-
Ciao Leonard,
senti devo proprio dirti che la formazione… oh, ciao Gardis, tutto bene? Che ci
fai seduta su quella sedia? Sembri ad un interrogatorio della scientifica
-
Rudiger, portami qui il caro Christopher – scandì lapidario
Leonard
-
Non ci provare
fratello, non farlo!
-
Chris? A che ti
serve Chris? – domandò l’altro biondo levandosi un ricciolo dall’orecchio, Malfoy
fece un sorriso a metà tra il sadico e il soddisfatto
-
Informazioni
-
Informazioni? –
chiese stupito Greengrass, poi spostò gli occhi verdi
da Gardis, rossa e furiosa, al fratello e alla faccia ghignante di Seraphin
-
Non mi dirai che…
no, non è possibile… oh… - giunse le mani e gli brillarono gli occhi, nessuno
capiva le cose al volo come lui – datemi un altarino, devo ringraziare gli dei,
credevo che sarei diventato vecchio prima di vedere questo giorno!
-
Ringrazierai dopo
che avrai portato giù quel bravo Corvonero che
mi serve QUI
-
Aspetta che
arrivo
Gardis
sospirò, come minimo Rudiger avrebbe trascinato giù
Kitt tipo maialino sacrificale con tanto di mela in bocca ed erbetta pronta. Ma
che aveva fatto di male?
-
Adesso finalmente
sapremo come sono andate le cose
-
Non con me
presente! – esclamò scandalizzata di dover addirittura presenziare alla messa
in scena delle sue umiliazioni
-
Stai tranquilla,
siamo stati tutti vergini una volta nella vita – la incoraggiò Seraphin, come se questo l’aiutasse
-
Sì, ma siete anche
tutti maschi! – era un dettaglio non da poco
-
Ad ogni modo, a
giudicare da come ti comporti, non sembra che ti sia dispiaciuto così tanto,
sai sorellina? – la presero in giro i suoi fratelli, ci mancava solo Astaro ed era a posto, ma per fortuna il fratello di Rago era sufficientemente sensato da non mettere becco in
quella faccenda, della serie, la saggezza dei secoli.
Kitt
entrò nella stanza a spintoni con Rudiger dietro
tutto giulivo
-
Oh, il nostro
pollo – esclamò contento Leonard, Chris arrossì mentre Fin rideva di lui, ci si
sarebbe abituato a certe cose se fosse entrato nella famiglia, accipicchia,
cominciava a parlare come quei dannati Weasley!
-
Gardis, che gli
sei andata a dire? – domandò implorante
-
Io niente, non
prendertela con me e non intendo restare, come minimo devi assegnare qualche
ronda supplementare, VERO Kitt?
-
Meglio, così si
può parlare senza peli sulla lingua. Sii sincero “Kitt” – chiese il maggiore
dei Malfoy – cosa ne pensi di Gardis senza vestiti? E voglio la verità, di qui
non ti alzerai finchè non ci avrai detto tutto quello
che lei non ha voluto dire, tipo cosa le hai fatto, detto e…
Fu
quello che lei udì prima di scomparire nel camino e andarsi a seppellire sotto
il Platano Picchiatore. Non invidiava Kitt, ma ogni tanto una ritirata
strategica era d’obbligo, non poteva parlare di certe cose con una platea
maschile schierata che voleva solo i dettagli più piccanti. Almeno tra loro
avrebbero parlato la stessa lingua. Immaginare i pensieri di Chris era fin
troppo facile: “Gardis, dannazione a te,
che mi stai facendo fare?” non occorreva certo una laurea, ma dopotutto lei
aveva dato la sua parte, ora toccava a lui soffrire. Sorrise e s’incamminò per
il corridoio, aveva proprio voglia di tingersi le unghie di rosso e non certo
perché fosse arrabbiata, oh no!
Era
bello tornare sé stessi, umani, ma… era il caso di confessare a Leonard che era
ancora capace di richiamare le fiammelle azzurre di Rago,
anche se non avvertiva più i poteri della Regina dei Demoni?
Blaise la
travolse mentre tornava felicemente alla Torre dopo una puntatina in Sala
Grande
-
Hai visto mio
figlio?
-
Zio, tu non hai
figli – fece notare lei
-
Come no, certo
che ce l’ho!
-
Zio, CHI è tuo
figlio? Non c’è nessun Zabini a scuola e i figli di
zia Moni e di Morgana si chiamano Landor
e Weasley
-
Draco non te l’ha detto? – Zabini
pareva stupito e divertito
-
Cosa doveva dirmi
esattamente papà? – Gardis aveva la stessa espressione di Hermione
quando non capiva qualcosa
Vide
suo padre in fondo al corridoio, pregò che non avesse la vista acuta di suo
fratello su certe cose e si lanciò contro di lui. Sua madre fece una faccia
strana quando le comparve davanti, lei arrossì solo un attimo
-
Papà, zio Blaise ha un figlio? – perché papà era a disagio, che
diamine non stava sapendo?
-
Sai piccola, è
una storia complicata
-
Dimmi che non è
lui, no, non ci credo
-
Ascolta Gardis…
Blaise, a
debita distanza, cominciò a tossire a disagio, la sua storia sembrava
sbandierata a voce troppo alta. Mica poteva perdere la faccia a quel modo! Che
ne sarebbe stato della sua reputazione da sciupa femmine?.
-
Astoria pensava di non dirlo in giro – ammise
l’ex Principe delle Serpi
-
Perché? Lo zio
non voleva sposarla?
-
Veramente era lei
– bofonchiò l’uomo
-
Come scusa? – era
il caso di confidare alla propria figlia che c’erano donne al mondo che
preferivano non sposarsi? Donne degeneri che volevano vivere libere esattamente
come il padre del bambino che avevano messo al mondo? E che improvvisamente non
sarebbe più stato figlio unico perché i suoi genitori ci erano ricascati? Per
di più insieme! Sempre loro! Cretini che non imparano dai propri errori… Forse non era un buon esempio per la sua bambina…
certe cose sconce Gardis non le poteva ancora capire, magari quando fosse
cresciuta ancora un po’…
-
Ne riparliamo
tesoro… - le disse la mamma
-
E a proposito,
dov’è Leonard?
-
Dietro un
interrogatorio – le sopracciglia bionde del genitore si sollevarono, vivamente
colpito
-
Vieni Draco, andiamo a salvare un poveretto
Lei
si astenne dal dire che il “poveretto” aveva giusto portato la loro innocente
figliola nel mondo della perversione. No, dopotutto Kitt forse aveva bisogno di
qualcuno con cui parlare…
-
No, voi mi
spiegate – s’impuntò – ora e adesso – e ai suoi genitori non rimase che
sospirare e assecondarla perché ci sono molti genitori malvagi al mondo, ma
forse niente a peggio dei genitori che amano troppo i loro figli…
* * *
Epilogo
-
Che cos’hai, sei
arrabbiato?
-
No – borbottò un
uomo biondo con le mani piegate dietro la testa e l’espressione corrucciata
-
E mi tieni il
broncio? Non è molto da Malfoy
-
Finiscila Hermione
-
Oh, insomma! Era
solo un sogno! Eppoi io non sono mai stata brava in Divinazione – ammise la
donna accoccolandosi contro il petto di lui e strofinando piano la guancia
-
Avrei preferito
che sognassi dell’altro, cosa succederebbe se si avverasse?
-
Preferiresti che
tua figlia rimanesse una zitella tutta la vita? Sei proprio un padre degenere
-
Forse lo
preferirei
-
Non succederà.
Potrà non andare come nel mio sogno, ma Gardis non farà mai la zitella, ho
visto i suoi occhi
-
Perché devi avere
sempre dannatamente ragione? E quel Corvonero poi?
Che ne sappiamo che è una brava persona? Stava coi mangiamorte!
-
Anche tu
-
Questa è un’altra
faccenda
-
No
-
Sì. Io non
volevo, lui sì
-
Lo faceva per
proteggere delle persone come facesti tu
-
Perché lo devi
difendere? Gardis è anche tua figlia!
-
Innanzi tutto
devi spiegarmi perché Leonard sì e Gardis no, eppoi se devo essere sincera la mia vita matrimoniale non
ha fatto così schifo da non augurarla a qualcun altro, sai?
-
Cosa? Non ha
fatto così schifo? Potrei quasi offendermi sai, “mezzosangue” – aggiunse offeso
– e Leonard è un maschio
-
Certo, perché un
maschio sì e una ragazza no
-
La finisci di
cambiare discorso! Gardis è troppo piccola per sposarsi, non ha ancora finito
la scuola!
-
Non ho detto che
succederà domani
-
Hermione, questo presuppone che quel…
quel… quel Black andrà a
letto con mia figlia!
-
E dove sta il
problema? – l’uomo bofonchiò qualcosa e le voltò le spalle
-
Tu sì e lui no?
Vuoi forse negare i diritti coniugali di un marito? Perché nel caso
-
Certo che no! Ma
Gardis è la mia bambina!
-
La tua bambina ha
quasi diciott’anni, ti ricordi com’ero io a diciott’anni? Con una pancia gonfia come un melone, le
voglie da donna incinta e l’umore di un bufalo
-
Quello non è
cambiato molto…
-
Draco Malfoy! – esclamò lei
indignata – io ero incinta! Perché io posso subire questa vergogna e lei no? Non
che glielo preghi, ma tu mi dicevi di crescere, lei no? Solo perché è tua
figlia? Non devi necessariamente augurarle una vita miserabile da derelitta… eppoi quel ragazzo mi
sta simpatico
-
Due begli occhi
ti mandano in deliquio, signora Malfoy
-
Sai che non è
così
-
Negalo!
Lei
disse qualcosa sottovoce.
-
Suppongo che sia
normale, insomma, alla sua età mi sembrava normale avere ragazze e amici e
andare a letto con qualcuno, ma diamine per lei non deve essere così!
-
Ma se non mi
sopportavi proprio per quello! Mi chiamavi “santarellina”, ti ricordi?
-
Sì e anche quando
hai smesso di esserlo
-
Quindi se non
andava bene per me non lo è neppure per lei. Punto. Non tirare fuori
argomentazioni stupide, ti stai arrampicando sugli specchi… - non era proprio
il momento di comunicargli che Gardis aveva già indugiato tra le braccia di
uomo, proprio come lei, solo che a differenza sua lei stava per finire la
scuola senza gravidanze indesiderate
-
Mi sembra ancora
così piccola… Leonard che non abita più qui e lei che cresce…
-
Sì, sembra ieri
che erano bambini…
-
Hermione, perché non facciamo un altro figlio?
-
Ma ti sei ammattito tutto d’un colpo? Cos’è
questa crisi della mezza età?
-
Non siamo troppo
vecchi e nel mondo magico si vive molto più a lungo… non ti piacerebbe avere
fasce da cambiare e giocattoli da comprare? Come hai fatto ai tempi…
-
Certo, ma ti
voglio ricordare che non è cosa che succede dall’oggi al domani, eppoi non posso avere più figli
-
Pensi ancora a
quella storia che ti hanno detto quando è nata Gardis? Sei proprio ottusa!
-
Scusa tanto se
quella povera creatura rischia di morire! Non voglio innocenti sulla coscienza
-
Solo tuo marito
-
Mio marito non è
innocente.
-
Ma possibile che
non hai capito niente? Te lo avevano detto relativamente al momento! Insomma,
Leonard era nato prematuro e tre mesi dopo tu eri già incinta, due gravidanze
ti hanno quasi distrutta… ma sono passati vent’anni! Tu non pensi di esserti
ripresa?
-
Stai cercando solo
una scusa per rifarlo
-
Lasciva… sei stata te a pensarci… io
parlavo di concetti astratti
-
Non io!
-
Ah no?
-
No.
-
Ne riparliamo.
Potremmo fare una vacanza, quel che accadrà dopo si vedrà
-
Stiamo correndo
troppo
-
È da un po’ che
ci penso
-
Tu hai sempre
pensato poco, specie ai bambini, non mi hai fatto mezza piega quando ti dissi
di essere incinta
-
Avanti,
ammettiamolo, me lo aspettavo
-
Ma se era
successo solo una volta!
-
Troppo coinvolti.
Eravamo troppo coinvolti.
-
Se se…
-
Come lo
chiameremo?
-
Hai già deciso
anche il sesso? E se fossero due?
-
Non ci sono
gemelli tra i Malfoy, noi siamo unici e inimitabili, sono i Black
quelli che combinano i disastri
-
Chissà, forse
potrei pensarci un po’… sai, magari se perorassi la tua causa con efficacia
magari un altro bambino in casa…
-
Cos’è, hai
davvero voglia di rifarlo o di cambiare altre fasce?
-
Prova a
indovinare, se ci riesci ricominciamo tutto da capo. Di nuovo come a vent’anni.
Draco
ghignò. Un bel sorriso e poi una smorfia distorta della bocca fin troppo
famosa.
Indovinare
lui?
Era
bravo in quelle cose… e non solo in quelle…tipo a fare dei bei figli che, anche
se crescevano troppo in fretta, davano davvero delle soddisfazioni, delle gioie
e dell’affetto da riempire tutta la loro fredda e antica casa.
-
Solo una cosa,
come si chiamo quei bambini che avresti visto nel tuo sogno?
-
Erano quattro: Hoel, Antares, Jubilade e Inanna.
-
Perfetto… Gardis
non si smentisce quanto a nomi strani… è una bella tradizione – Hermione sorrise, gli cinse il collo e lo baciò.
Cornovaglia, 3 anni dopo
-
Gardis,
rallenta!!! Vuoi rallentare
Hestia,
raggomitolata sul sedile del passeggero di una decapottabile rossa fiammante,
si coprì gli occhi con l’approssimarsi della prossima curva.
-
Ti scongiuro,
Gardis, stiamo andando al doppio del limite di velocità!
-
Calmati, non
succederà niente
-
Ho paura! Se
l’avessi saputo non sarei venuta a prenderti!
La
bionda sbuffò premendo ancora un po’ l’acceleratore della Mustang finchè non giunsero di fronte ad un pittoresco cottage
contornato da fiori e con un delizioso giardinetto sul davanti, sgommò e
s’infilò nel vialetto d’accesso
-
Ecco, siamo
arrivati, hai visto, non è successo niente…
-
Ti prego, dammi
un posto dove sentirmi male – si lamentò la mora tenendosi il petto ansimante,
l’altra scosse la testa, quante storie…
Piuttosto
barcollante, Hestia si diresse verso la porta,
inciampando sulle piastrelle del vialetto e infilando con difficoltà la chiave
nella serratura
-
Una volta devi
spiegarmi perché guidi come una matta
-
Mi annoio –
dichiarò l’altra senza una reale spiegazioni – e se mi annoio poi non presto
attenzione e faccio incidenti; la guida babbana non è
come volare su una scopa, è così lenta…
-
E perché diamine
ti sei comprata una macchina con la guida all’incontrario?
-
Le Mustang sono
tutte così – dichiarò offesa per conto della casa produttrice della sua vettura
che, all’occorrenza, sapeva anche volare, ma che aveva il difetto di avere il
volante a sinistra
-
Già perché
macchine normali te no, vero? – Gardis alzò le spalle e mise piede nella
casetta, i tacchi delle scarpe ticchettarono sulle assi del pavimento
deliziosamente country
-
È mai possibile
che non ci vediamo da un sacco di tempo e tu sai dirmi solo che guido come una
pazza?
-
Scusa se ne va
della mia vita. Siediti, ti preparo del tè
La
casa era una copia sputata della Tana, solo più graziosa, con tanto di ferri
sulla poltrona e pignatte al fuoco, peccato che fosse tutto immobile, niente
che si muoveva da solo; Hestia mise il bollitore sul
fuoco e accese la cucina babbana
-
E’ davvero così
tanto che non ci vediamo? – domandò come se fosse stupita
-
Sì – la mora
annuì e si sedette lì di fronte aspettando che l’acqua fosse calda, una lacrima
le rigò la guancia – non sembrava così tanto – ammise asciugandola con la
manica come faceva a scuola – non pensavo che fosse da così a lungo che io e
Jack non ci parliamo più
-
Se Jack vuole
fare l’idiota faccia pure, ma sbaglia
-
Jack è come la
mamma, anche se tutti dicono che assomiglia a papà – la bionda sbuffò mentre Hestia andava a spegnere sotto l’acqua
-
Ginny non ha capito, vero?
-
No,
assolutamente… - confermò la ex Gryffiondor
-
Toglimi una
curiosità, chi vi ha fatto arrivare fin qui? Sì, insomma, mi hai mandato quella
lettera e io l’avrei anche fatto, cioè, non che volessi vedere i miei migliori
amici abiurare, però… ecco, poi puff,
spariti – l’altra sorrise forzatamente
-
Non ci
crederesti, ma è stato mio padre…
-
Zio Harry?! Non
ci credo!
-
Già… quando siamo
usciti da Hogwarts e siamo tornati a casa abbiamo
deciso di dire tutto ai nostri genitori. Né i miei né i suoi hanno capito. Mi
hanno chiusa in camera per un mese e lui credo che ne abbia viste di peggio,
suo padre era sconvolto o almeno lo sembrava mentre parlava per camino con mia
madre… poi una sera mio papà è venuto su e… beh, mi ha chiesto cosa provavo
davvero perché lui voleva solo la mia felicità ed era giusto che dicessi la
mia. Non l’aveva fatto nessuno dei miei parenti. Credo che non abbia capito
molto, piangevo come una fontana, però io e papà ci siamo sempre capiti senza
parole.
È stato lui a farci scappare, ci ha dato dei soldi e
abbiamo cominciato questa vita…
-
Come si vive senza
magia? – indagò la biondissima Malfoy – sei la prima persona che conosco che ha
deciso di abiurare – Hestia arrossì mettendo in
tavola le tazze e i biscotti
-
È un po’ strano.
In realtà non abbiamo perso del tutto i nostri poteri, stranamente ce ne sono
rimasti ancora – confessò come se fosse un tabù, l’altra annuì, anche lei
quando aveva fatto l’amore con Kitt aveva lasciato per sempre l’anima di Rago, ma… le erano rimasti dei
poteri residui davvero strani e non che si lamentasse, oh no! Tornavano sempre
utili…
-
Beh, se non usate
i poteri al Ministero non scopriranno mai dove siete
finiti e non potranno dirvi niente…
-
In verità
sospetto che il Ministro e un po’ di persone sappiano benissimo dove sono,
stento a credere che papà non l’abbia detto, ma Neville Longbottom
sa quand’è il caso di tacere
-
Mamma dice che
l’ha imparato a Hogwarts e comunque ci sono reati
peggiori dell’incesto tra cugini che, per appunto, non è neppure condannabile
penalmente…
-
Può essere.
Quello che mi manca davvero, però, è Jack
-
Beh, dopotutto
siete gemelli… non parlarvi per tre anni e mezzo deve essere terribile
-
L’avevamo
invitato al matrimonio e io gli avevo mandato una lettera, ma mi ha
completamente ignorata. Jack non capisce proprio come la mamma, per questo papà
non ha detto loro dove vivevamo io e Jeff
-
La Cornovaglia è
un bel posto e il commercio di fiori è buono
-
La Sprite ci ha
insegnato bene, ma è mio marito il mago, non certo io
-
Cavoli, lo sai
che mi fa senso sentire che chiami Jeffrey “mio marito”? Avete intenzione di
allargare la famiglia?
-
Ci stavamo
pensando
-
Jack e Karen
hanno avuto una figlia, deve essere stata concepita in luna di miele visto
quando è nata! L’hanno chiamata Campaspe…
-
Che stupido nome
da dare ad una bambina – borbottò Hestia contro il
bordo della tazza – e tu, Gardis? Tu e Black?
L’altra
arrossì
-
NO! Non dirmi che
sei incinta! – un timido assenso – oh ma è fantastico! Felicitazioni!
-
Sì, beh…
-
L’hai detto a
Chris, vero?
-
Certo, è anche
piuttosto evidente, solo che non l’ho detto ai miei… - aggiunse mordendosi le
labbra
-
Capisco, paura?
-
Paura di quello
che possono fargli, come minimo mio padre pensa che io sia ancora vergine…
sarebbe capace di castrarlo con le sue mani - aggiunse mentre Hestia ridacchiava, visto che lei era stata la prima
persona a sapere dalle sue labbra come erano andate le cose
-
Beh, allora in
bocca al lupo! Sai già se è maschio o femmina?
-
No, troppo presto
-
E i nomi? Li hai
scelti?
-
Abbiamo qualcosa
in mente… se sarà maschio lo vorremmo chiamare Antares,
se è femmina Cassiopea – Hestia storse la bocca, non
le piacevano i nomi troppo strani, Gardis invece stravedeva proprio per quelli
-
Tutti e due nomi
di costellazioni
-
Ci piacerebbe
continuare la tradizione ora che il ramo principale dei Black
è estinto, però anche Seraphin ci ha pensato e l’altro
giorno pensavano che sarebbe stato carino chiamarlo Hoel…
-
E degli altri che
erano a scuola con noi che ne è stato?
-
Vanessa spero che
sia scomparsa nel nulla, FitzOsbert è entrato
all’università di recitazione
-
Patetico
-
Rudiger vuole studiare da stilista
-
Impossibile, gli
stilisti sono tutti gay e lui è fin troppo evidente che non lo è… E i tuoi
fratelli?
-
Leonard è al
Ministero, Pari Opportunità, difende i diritti di vampiri, licantropi e
quant’altro, Seraphin fa l’Auror
e il papà a tempo pieno.
-
È bello
rivederti, tu sei l’unica a cui abbiamo detto dove abitavamo a parte papà, se
lui non ci avesse aiutati ti avremmo costretta a qualcosa di ben poco legale…
-
Ne sono fiera,
tanto tra i Malfoy la legalità è solo un accessorio,
come le borse… non sono come tuo fratello, proverò a
farlo ragionare, vedrai che cambierà idea, devi dargli tempo… dopotutto ha
perso tutte e due le persone più care che aveva in una volta sola
-
E Karen?
-
Non erano ancora
così uniti… tu e Jeff siete stati i suoi “fratelli speciali”…
-
Grazie… sai mi dispiace perché io e lui siamo molto più che
solo fratelli, ma penso che ce l’abbia più che altro con Jeff…
-
Fidati, lo farò
ragionare, Karen mi darà una mano
Hestia
sorrise e fece tintinnare il braccialetto con la luna, la stella e la saetta,
ormai non lo perdeva più.
-
Sappimi dire del
bambino
-
In verità vorrei
che venissi a Malfoy Manor
per Natale
-
Una abiurante
come me?
-
E cosa cambia? Invito
chi mi pare a casa mia!
-
Mi piacerebbe, ma
forse…
-
Parlane con Jeff,
tanto conosco già la risposta – aggiunse la bionda con un sorriso complice – eppoi ricordati che sono io che faccio le regole del gioco.
Gardis
fece una pausa
-
Saremo sempre
amiche, vero Hestia?
-
Sempre, qualsiasi
cosa accada e anche se non ci vedessimo per secoli! Eppoi devo lasciarti i miei
romanzi d’amore nel testamento! Almeno nella bara mi vedrai senz’altro! –
Gardis rise
-
Io ti lascerò la
mia collezione
-
Vai a casa, credo
che i tuoi debbano sapere qualcosa
-
Perfida – ma
nessuno sapeva meglio di Hestia cosa significa
rivelare un segreto d’amore ai genitori.
* * *
-
Prego, siediti –
disse Draco indicando all’ospite la poltrona di
fronte alla sua scrivania. Christopher e Gardis erano fidanzati ormai da due
anni ufficialmente e poteva esserne felice, giravano certi brutti ceffi… Gardis
aveva ereditato da sua madre il fascino del malvagio ed era finita con una
specie di mangiamorte rinnegato, come lui. Andava bene, sempre meglio che un
mangiamorte vero… o del figlio idiota di Montague.
Dieci
minuti prima sua figlia aveva annunciato che si sarebbe sposata e quel povero
ragazzo non aveva fatto una piega, sempre seduto composto sul divano che
scrutava i due genitori, invece basiti.
In
verità la mancanza di parole nei due coniugi Malfoy era determinata da
sentimenti diversi: una grande gioia da parte di Hermione
e un sano calcolo del tempo da parte di Draco che
cominciava a riflettere se la sua bambina non fosse effettivamente troppo
giovane per prendere marito.
Il
pianto di suo figlio dalla culla aveva messo a tacere le sue battute con un
colpo di tosse.
Il
ragazzo, comunque, che conosceva bene e di cui conosceva altrettanto i
genitori, aveva detto di essere disposto a firmare tutte le carte, i
prematrimoniali e le doti di necessarie e questo l’aveva messo tranquillo per
un po’ e l’aveva addirittura convinto a scambiare con lui quattro chiacchiere
in privato
-
Il matrimonio è
una cosa seria – annunciò il capofamiglia estraendo da uno dei cassetti una
cartella di cuoio morbidissimo e prendendo i fogli che vi erano all’interno
-
Me ne rendo conto
-
Confesso di
essere rimasto piuttosto stupito da questo annuncio direi… improvviso! –
confermò come se fosse alla ricerca della parola giusta
-
In effetti era da
un po’ che io e Gardis parlavamo della cosa
Il
biondo annuì, felice che non si dovesse ripetere il fuggi fuggi
che c’era stato ai tempi del matrimonio suo e di Hermione
visto che… beh, ma non era il caso di rinvangare il
passato. Il ragazzo voleva la sua Gardis con tutti i crismi e non poteva che
essere bene. Certo Gardis era piccola, però…
Porse
di fronte agli occhi indagatori del ragazzo una serie di scartoffie, su una
campeggiava a lettere marroni la scritta Prematrimoniale;
Kitt sapeva che i genitori di lei tenevano molto alla cosa, oltre al fatto che
il suo stesso padre avrebbe insistito perché ne firmasse uno, soprattutto viste
le fortune che entrambe le famiglie possedevano e non era cosa da dimenticare
in una unione ufficiale.
-
Avrei voluto
chiedere ufficialmente la mano alla famiglia – ammise lui prendendo la lunga
piuma dal calamaio e firmando, - ma Gardis non me ne ha dato il tempo
L’altro
rimase favorevolmente colpito
-
I primi tempi
saranno piuttosto… confusionari – confermò – e parlo per esperienza – Kitt
annuì prendendo il secondo foglio
-
Posso immaginarlo
– aggiunse arrossendo
-
Pensare di
allargare la famiglia è senz’altro uno dei doveri di ogni buon marito e della
sua consorte – non sapeva se stare dalla parte di un povero sposo legato mani e
piedi ad una moglie dispotica, come lui, oppure se continuare a credere alla
virtù intatta della sua bambina e desiderare la morte di colui che gliel’avrebbe
strappata. Beh, però se Gardis era innamorata ci sarebbe stata male… – ma tra
tutti i consigli che posso dare sul matrimonio direi che il più importante sia
non far scoprire troppo presto ai vostri figli cosa succede in un letto per due
– tossicchiò appena, alla fine aveva vinto il suo senso di compassione. Povero
ragazzo, Gardis aveva così tanto di Hermione… gli
serviva un po’ di solidarietà – posso dire per esperienza che è una situazione
decisamente imbarazzante e posso solo ringraziare che Gardis la prima volta
fosse troppo piccola per capire
Chris
gli rivolse un sorriso comprensivo.
-
Sì, beh, credo
che per quattro o cinque anni non correremo il rischio
-
Cert… - Draco si bloccò mentre
rispondeva, perché quattro o cinque anni di preciso?
-
Non credo che
prima di allora il bambino capirebbe – aggiunse Kitt vedendo sbiancare
improvvisamente il futuro suocero
-
Bambino?
-
Gardis non vi ha
detto di essere incinta? – ops…
-
Gardis… incinta?
Mia figlia, la mia bambina… incinta? Tu…
Alzandosi
di scatto dalla poltrona il biondo si diresse a velocità sostenuta nel
soggiorno spalancando poi la porta con un colpo e facendo arretrare allarmati
gli elfi (regolarmente assunti) con la merenda, che si appiattirono alle pareti
-
Hermione! – gridò
-
Draco, ti prego, non urlare, ci sento benissimo!E svegli il
bimbo! – la signora Malfoy si stava rimpinzando di pasticcini del tè, non
troppo certa che non ce ne fosse un altro in arrivo e non da sua figlia, di
figli, s’intende. Draco invece sbiancò alla parola
“bambino”.
-
Gardis è incinta!
– strillò di nuovo ignorando l’implorazione della moglie
-
Mi sembrava
evidente
-
Evidente?
Evidente! – guardò sua figlia che gli rivolse un sorriso per niente scomposto e
posò gli occhi sulla pancia al momento non troppo arrotondata, Hermione doveva averlo capito subito
-
Ditemi dov’è! –
sbraitò ancora – dov’è quel… quel… profanatore di donne! Violentatore di
innocenti!
-
Draco ti prego! – si scandalizzò la ex Gryffindor
– trattieniti! – sentire Malfoy chiamare un altro uomo “profanatore di donne”
dopo essere stato chiamato “dio del sesso” per anni a scuola era addirittura
grottesco, doveva solo dirlo ad Harry!
-
Papà! – fece eco
sua figlia sorseggiando il tè – stai diventando ridicolo
-
Ah, eccolo! –
urlò puntando il dito sulla porta dove Kitt era appena comparso con
circospezione e i fogli di prima in mano dopo che il padre di Gardis li aveva fatti
volare sul pavimento – tu, come hai potuto! Mia figlia, la mia bambina!
Innocente bambina!
-
Papà, ho ventidue
anni ormai! – fece presente la bionda
-
Sei troppo
piccola! Lo ucciderò con le mie mani!
-
Draco, per carità, fermati! – strillò Hermione
vedendolo puntare dritto sul futuro sposo
-
Papà, fermati
immediatamente e smettila di dire stupidaggini o non ti parlerò mai più!
Il
biondastro si immobilizzò all’istante, tossendo imbarazzato e arrossendo
appena.
-
Kitt, siediti –
annunciò la ragazza alla povera vittima che era rimasta sulla porta mentre il
genitore puntava verso di lui – e anche tu, papà, non te la devi prendere con
lui, non è stata colpa sua, è successo… - almeno ebbe la decenza di arrossire
Il
genitore borbottò qualcosa sul COME poteva essere successo, ma tutto sottovoce
mentre la moglie lo trascinava sul divano per una manica parlottando sul “come”
invece era successo a loro due.
-
Vedi, futuro
genero, questa è l’ingratitudine dei figli – gli disse – li cresci meglio che
puoi e quando cerchi di fare il loro bene questi ti ricattano vilmente
Gardis
sorrise del suo ghigno made-in-malfoy e bevve un
altro poco di tè, da qualcuno aveva imparato
-
Come lo
chiamerete? – chiese Hermione tormentando i gemelli
della camicia del marito;
-
Hoel – rispose pronta. Al diavolo le regole e le
tradizioni, la sua tradizione l’aveva già decisa – Hoel
Zlato Black
-
Non gli metterete
DeLaci?
-
No.
Gardis
sorrise compiaciuta del piccolo capolavoro che le cresceva dentro, capiva sua
madre molto meglio ora…
E
papà era l’ultimo che doveva parlare… prima aveva accelerato i tempi diventando
genitore appena diplomato, due figli uno dietro l’altro, e poi aveva
addirittura deciso di volerne un altro dopo il capolavoro che erano stati lei e
Leonard, due diavoli!
E
questo era tutto dire.
* * *
Fine
E
così siamo giunti al termine anche di questa storia.
31
capitoli, quasi non mi sembra vero! Per scrivere l’ultimo ci ho messo una vita,
volevo lasciare qualche indizio sul futuro, ma ovviamente non dire tutto perché
penso che sennò rovinerei tutti i castelli che la gente si era fatta sulla
progenie.
Non
so se scriverò più il seguito di una delle mie fic,
sono affezionata a loro, ma così come sono, penso che ciascuna abbia la giusta
dose di misteri insoluti e, a proposito di misteri, l’ultimo svelato, come
promesso all’inizio, è proprio quello sul papà di Rudiger
che, come avevate giustamente intuito, era proprio il caro zio Blaise. Ma più che dagli indizi credo che si vedesse dal
carattere, Astoria in questa fic mi è servita da
personaggio invisibile, ma da quando mi hanno detto che in HP7 sarebbe
diventata la moglie di Malfoy la detesto con tutte le
mie forze. Povera Herm, Draco
mica può diventare poligamo!
Ad
ogni modo, spero davvero che questa storia vi sia piaciuta.
Sono
stata molto combattuta se scriverla oppure no perché, come ho spiegato in
diversi commenti, non sono una amante sfegatata dei sequel, inoltre qui
bisognava fare molti collegamenti con la storia precedente e creare da zero un
nuovo cast di personaggi che fossero particolari come i genitori, ma non le
loro esatte copie sputate.
Il
personaggio a cui sono più affezionata è Gardis,
anche se non è stata la prima a nascere. Quello che mi piace di lei è il mix
che ne è uscito unendo due genitori in maniera un po’ strana.
Il
personaggio che amerei se fossi una protagonista della storia sarebbe Kitt e, guarda caso, Gardis
stessa ha molto di me.
Leonard
era un personaggio creato già dalla precedente storia (doveva chiamarsi
Leonard, punto e basta), ma fino alla fine delle Relazioni sono stata
combattuta se farlo diventare un vampiro oppure no perché mi sembrava una
scopiazzatura di Twilight, anche se il libro l’ho
letto solo un anno dopo aver scritto le Relazioni, quindi vedete che non volevo
assolutamente fare un plagio.
Poi
c’è Rudiger, lui sì che all’inizio non doveva
esistere! Doveva essere solo una comparsa, ma poi mi ci sono affezionata e
senza un ficcanaso nella storia, che razza di fic di
HP sarebbe?
Per
finire sono arrivati Izayoi e Lachlan. Pensate che
nel plot originario era Kitt che doveva fare Voldemort! Ma poi ci ho ripensato e ho ingarbugliato ancora
un po’ la storia.
I
vecchi personaggi compaiono, ma poco, perché mi sembrava di rovinare la magia
di quando sono stati creati, insomma, saranno cambiati e io non volevo vedere
tutti questi cambiamenti…
La
storia d’amore più bella di tutte, quella per cui stravedrei per leggerla e che
mi fa sognare, è quella di Jeff ed Hestia e non è
detto che non scriva ancora qualcosa su di loro, tipo un breve spin-off (ma non
contateci troppo).
La
storia che però mi piace alla follia è quella di Aisley
e Seraphin perché quei due sono perfetti.
Non
ho molto da dire, spero davvero che a tutti voi la storia sia piaciuta.
Qualsiasi
commento sappiate che è graditissimo, sia esso una critica o un complimento.
Vi
ringrazio per tutte le splendide recensioni che mi avete lasciato e per aver
coronato il mio sogno di quando ho cominciato a scrivere fanfic
di raggiungere le sospirate 300 recensioni, grazie mille, sono davvero felice
di aver raggiunto il mio traguardo. Grazie a tutti davvero che hanno letto e
commentato.
Grazie
per aver anche solo seguito la mia storia, per averla aggiunta ai preferiti,
per aver aggiunto me, sono davvero lusingata da questi privilegi che mi date,
sarà che io sono molto schizzinosa su queste cose…
E
per finire, se la storia vi è piaciuta e volete consigliarla o pubblicizzarla o
dirlo ad un amico, ho fatto dei bannerini per
ciascuna che stanno nella home del mio profilo.
Grazie a tutti davvero, di cuore e per tutto
Nyssa