Continuate
a leggere senza commentare, e
io continuo a postare. XD
Eccoci
con il secondo capitolo, il mio
preferito finora. È un po' più corto, scusate.
Stavolta non mi dilungo in
futili chiacchiere (?). Fatemi sapere. <3
Capitolo
2 • In fuga dal destino
Il
mattino seguente Bulbasaur si svegliò di buonumore. Oddish
dormiva
ancora, ma l'ustione era sparita, e anche la sua ormai era solo un
segno lieve.
Blissey cercò di convincerlo a restare ancora un po', ma lui
la rassicurò
dicendo che si sentiva in perfetta forma.
Querciavalle
era silenziosa quel giorno. I Pokémon passeggiavano per
le vie del villaggio chiacchierando a bassa voce e Bulbasaur era
convinto che
c'entrasse qualcosa l'arrivo di quei Pokémon stranieri.
Dopo
essere riuscito a liberarsi della marea di persone che gli
chiedevano come stesse, se si era ripreso del tutto e roba simile,
Bulbasaur
raggiunse la bottega. Lo zio lo accolse caloroso e gli
preparò in fretta un
latte bollente che Bulbasaur trangugiò senza proferir parola.
«Nel
caso non fosse già chiaro, oggi non lavori»
aggiunse zio Mime
mentre preparava la consegna di uno dei clienti.
«Su,
posso ancora svolgere qualche lavoretto, dopotutto è solo
un'ustione...»
«Non
m'interessa, così ho deciso e tu obbedisci»
rispose lo zio con un
sorriso. «Prenditi un giorno di riposo. Ti farà
bene.»
Bulbasaur
annuì. Era in momenti come questi che si rendeva conto di
che persona amorevole fosse zio Mime.
«Senti,
zio Mime...» esordì, ricordandosi di
ciò che aveva sentito la
sera prima nella tenda di Blissey. «Ho notato che la gente in
città sembra
come... non so, tesa... Per caso è successo qualcosa?
Sì, beh, voglio dire...
oltre all'assurda pioggia di fuoco di ieri sera...»
Zio
Mime non rispose subito e si incupì. Bulbasaur comprese che
doveva
trattarsi di un argomento veramente serio.
Immediatamente
lo zio mollò quello che stava facendo e si sedette
accanto al nipote osservandolo dritto negli occhi.
«Sì, Bulbasaur. È successo
qualcosa... o meglio, sta succedendo.»
Bulbasaur
assunse un'aria interrogativa, ma oltre alla curiosità fu
certo di provare un accenno di paura. «Ehm... D'accordo, ti
ascolto. Spiegati
meglio.»
Zio
Mime accarezzò la fronte ancora arrossata di Bulbasaur e
cominciò
a raccontare. «Ieri, quando tu e Oddish siete stati portati
dalla guaritrice...
la pioggia di fuoco era cessata, e le fiamme erano state spente... Per
pochi
minuti sembrava essere finita, ma a quanto pare non era
così. Sono arrivati due
Pokémon, Aerodactyl e Medicham, messaggeri del
sovrano.»
Bulbasaur
lo guardò sbalordito. «Cosa? Il re? Cos'ha da
chiedere il re
a Querciavalle?»
Zio
Mime continuò. «Sì, è quello
che ci siamo chiesti anche noi. E
abbiamo ricevuto la risposta... Pare che da qualche parte, a nord, un
Pokémon
malvagio stia assemblando un esercito intenzionato ad invadere le terre
meridionali.
Se quanto affermano è vero, puoi capire anche tu che ci
troviamo in un bel
guaio, visto che Querciavalle non è armata come lo sono
altri paesi del nostro regno...»
Bulbasaur
ascoltava la storia con interesse e timore crescente. Quasi
si pentì d'aver sempre desiderato una vita avventurosa se il
destino gli stava
riservando quel genere di avventura...
«Il
re vuole che un Pokémon da ogni villaggio prenda posto
nell'esercito da lui fondato. Un esercito che combatterà
contro quello oscuro
creato dal Pokémon misterioso.»
«Davvero?»
chiese Bulbasaur. «E Conkeldurr ha fatto una
selezione?»
Zio
Mime esitò. «No. In realtà, Conkeldurr
non desidera prendere parte
all'iniziativa.»
«Cosa?
E per quale motivo?» domandò ancora Bulbasaur,
sempre più
coinvolto e preoccupato.
«Querciavalle
è debole, Bulbasaur. Conkeldurr non crede che un
Pokémon
della nostra città possa fare la differenza... e
così non manderà nessuno in
guerra.»
Bulbasaur
scosse la testa. «Ah! Che logica insensata! Se tutti quanti
ragionassero così, l'esercito non prenderebbe mai
forma!»
Zio
Mime annuì, ma batté le mani rassegnato.
«Che ci vuoi fare?
Sappiamo com'è fatto il nostro Conkeldurr... Possiamo solo
essere fiduciosi.
Vedrai che andrà tutto bene. Ora, se vuoi scusarmi, devo
tornare alle mie
consegne...»
Bulbasaur
salutò lo zio e rimuginò a lungo sul racconto
appena ascoltato.
Sebbene non avesse intenzione di mettersi a giocare con i suoi coetanei
com'era
loro solito, decise di andare a trovare Alakazam. Chissà...
Magari lui avrebbe
trovato il modo di confortarlo, così come faceva sempre.
Raggiunse
il cancello che si trovava alla fine del villaggio e che
segnava il confine con le terre esterne. Leggermente isolata dagli
altri
edifici, si erigeva la biblioteca. Bulbasaur vi entrò come
ormai faceva quasi
tutti i giorni e raggiunse, in silenzio, il bancone dove Alakazam
sedeva di
solito. Notò da subito che la biblioteca non era affollata
come al solito e ideò
che anche questo doveva essere collegato all'annuncio di Medicham ed
Aerodactyl.
«'Giorno,
ragazzo...» disse in fretta Alakazam spostandosi operoso fra
uno scaffale e l'altro nonostante l'età considerevole.
«Hai saputo, immagino, a
giudicare dalla tua cera.»
Bulbasaur
non rispose e inclinò il capo. Il Pokémon
psichico sembrò
capirlo, e non lo forzò. Continuò a mettere in
ordine i libri che si trovavano
sulle mensole circostanti.
«Credi
che Conkeldurr faccia bene a non mandare nessuno?» chiese
Bulbasaur tutt'a un tratto, quasi sorprendendo l'anziano bibliotecario.
Alakazam sembrò fermarsi a riflettere, come per cercare le
parole.
«Per
niente, Bulbasaur» affermò. «Non so
cos'abbia in testa
Conkeldurr, ma mi fido ciecamente di quei messaggeri e sono sicuro che
si
tratti di una cosa davvero delicata. Conkeldurr non capisce che ogni
singolo
Pokémon è importante all'esercito del re. Anche
un Pokémon di Querciavalle.»
Nella
biblioteca sorse un nuovo silenzio, interrotto solo dal rumore
sordo prodotto dai libri che venivano posizionati uno ad uno sugli
scaffali. Fu
nuovamente Bulbasaur a romperlo.
«E...
quindi? Hai intenzione di parlargli?»
Ancora
una volta Alakazam dubitò prima di rispondere e quando lo
fece
la sua voce si era ridotta a un sussurro. «No.
Andrò io a combattere
nell'esercito.»
Fu
come se il mondo gli fosse appena cascato addosso. Bulbasaur
deglutì e pur sicuro di ciò che aveva sentito
chiese: «C-cosa? P-puoi
ripetere?»
Nessun
cambiamento. «Bulbasaur, ci andrò io»
ripeté Alakazam. E
stavolta il mondo crollò davvero.
Come
poteva? Per quale assurda ragione sarebbe dovuto andare,
Alakazam, in guerra? Non solo era uno dei suoi migliori amici: Alakazam
era anziano. E per quanto potesse
essere
esperto nei combattimenti psichici, quante speranze aveva di uscire
vittorioso
da un conflitto epocale come quello che stava per verificarsi?
«Alakazam,
si impazzito? Ti rendi conto che il re ha chiesto aiuto al
nostro villaggio, tanto che è pericoloso l'esercito
oscuro?» fece Bulbasaur
sperando in cuor suo di dissuaderlo da quella folle impresa.
«Abbassa
la voce, ti prego...» rispose Alakazam. «Non dirlo
in giro.
Io devo farlo per forza, sono l'unico che sembra capire la
gravità della
situazione... e nel caso la mia vita dovesse abbandonarmi, non
sarà una grave
perdita per questo mondo.»
«Come
puoi anche solo pensarlo?!» ribatté Bulbasaur
ignorando i suoi shhh.
«Per favore, dammi retta, lascia
perdere...»
Alakazam
negò con la testa. «Mi rincresce, ragazzo...
Niente da fare.
Ho fatto la mia scelta.»
Per
la prima volta, Bulbasaur quel giorno abbandonò la
biblioteca in
lacrime. Quel pensiero lo tormentò per tutto il resto della
giornata: non
riuscì a distrarsi neanche quando andò a trovare
Oddish, ed era talmente scosso
che non riuscì a parlarne con nessuno. In ogni caso non
poteva: Alakazam gli
aveva chiesto di mantenere il segreto, e nonostante tutto, si sentiva
costretto
a rispettare la sua scelta...
Quella
notte non chiuse occhio. Continuava a sognare la morte di
Alakazam e incubi del genere non conciliavano certo il sogno. Fu quando
l'orologio annunciò la mezzanotte che Bulbasaur si
alzò dal suo letto con un sospiro
profondo.
No.
Non se ne parlava. Alakazam non poteva andare in guerra.
Lui
sì.
∼
Aveva
sentito dire in giro che, secondo le indicazioni di Medicham e
Aerodactyl, il prescelto doveva recarsi alla grande quercia intorno
alla
mezzanotte. Lì, un altro Pokémon gli avrebbe
fornito maggiori istruzioni.
Il
bello di avere un bulbo sulla schiena è che hai un
rifornimento
quasi illimitato di cibo e acqua sempre a portata di mano.
Perciò Bulbasaur non
dovette preoccuparsi di preparare i bagagli, e ad ogni modo era quasi
certo che
nel posto in cui stava andando gli avrebbero fornito comunque del
nutrimento.
Allontanò
a stento le lacrime quando fu il momento di uscire di casa.
Era la prima volta che usciva senza dire nulla allo zio e il fatto che
stesse
andando in guerra non rendeva le cose facili. Passò senza
far rumore davanti
alla biblioteca e pregò che Alakazam non fosse ancora
uscito, poi sbarrò
l'ingresso all'edificio con dei rampicanti. Sapeva che qualche liana
non era in
grado di fermare Alakazam, ma forse gli avrebbe fatto recuperare tempo.
Corse
più in fretta che poteva. Il sentiero che conduceva alla
grande
quercia era breve, ma parve infinito. Era consapevole di stare
abbandonando la
civiltà e la vita di tutti i giorni. Non sapeva come sarebbe
stato lo scontro
con l'esercito oscuro, e soprattutto non aveva idea di cos'avrebbe
affrontato
prima.
Ebbe
un tuffo al cuore quando si accorse di essere arrivato. La grande
quercia si poneva davanti a lui in tutta la sua maestosità.
Uno sbuffo di vento
gli accarezzò il volto e fece ondeggiare lentamente le
foglie dell'albero.
Bulbasaur idealizzò che, se Alakazam lo aveva preceduto, il
Pokémon che doveva
guidarlo non si sarebbe presentato... ma tutti i suoi pensieri si
rivolsero
agli occhi azzurri comparsi all'improvviso sulla corteccia della
quercia.
Balzò
all'indietro. L'apparizione così brusca di un paio d'occhi
all'interno di un albero non era una cosa che accadeva tutti i giorni,
ma si
tranquillizzò quando capì che quello doveva
essere la sua guida e al disopra di
tutto che Alakazam non era arrivato prima di lui.
Lo
sguardo celeste si staccò lentamente dal tronco della grande
quercia e un corpicino esile, retto in aria da due alucce e verde come
la
vegetazione di Querciavalle, apparve dinanzi agli occhi increduli di
Bulbasaur.
«Cosa
c'è? Ti ho preso alla sprovvista?» fece il
folletto con un
sorrisino divertito.