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Autore: Vincy25    30/09/2015    0 recensioni
Cresciuto dallo zio adottivo, Bulbasaur conosce il suo triste passato, ma affronta la vita con ottimismo e spensieratezza. Non sa che un evento straordinario e terribile sta per sconvolgere l'equilibrio del suo mondo, dando una svolta inaspettata al suo destino.
Immaginai questa storia quand'ero piccolo e qualche giorno fa mi è tornata in mente! Così ho pensato di pubblicarla. XD
Spero vi piaccia!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Continuate a leggere senza commentare, e io continuo a postare. XD

 

Eccoci con il secondo capitolo, il mio preferito finora. È un po' più corto, scusate. Stavolta non mi dilungo in futili chiacchiere (?). Fatemi sapere. <3

Capitolo 2 • In fuga dal destino

Il mattino seguente Bulbasaur si svegliò di buonumore. Oddish dormiva ancora, ma l'ustione era sparita, e anche la sua ormai era solo un segno lieve. Blissey cercò di convincerlo a restare ancora un po', ma lui la rassicurò dicendo che si sentiva in perfetta forma.

Querciavalle era silenziosa quel giorno. I Pokémon passeggiavano per le vie del villaggio chiacchierando a bassa voce e Bulbasaur era convinto che c'entrasse qualcosa l'arrivo di quei Pokémon stranieri.

Dopo essere riuscito a liberarsi della marea di persone che gli chiedevano come stesse, se si era ripreso del tutto e roba simile, Bulbasaur raggiunse la bottega. Lo zio lo accolse caloroso e gli preparò in fretta un latte bollente che Bulbasaur trangugiò senza proferir parola.

«Nel caso non fosse già chiaro, oggi non lavori» aggiunse zio Mime mentre preparava la consegna di uno dei clienti.

«Su, posso ancora svolgere qualche lavoretto, dopotutto è solo un'ustione...»

«Non m'interessa, così ho deciso e tu obbedisci» rispose lo zio con un sorriso. «Prenditi un giorno di riposo. Ti farà bene.»

Bulbasaur annuì. Era in momenti come questi che si rendeva conto di che persona amorevole fosse zio Mime.

«Senti, zio Mime...» esordì, ricordandosi di ciò che aveva sentito la sera prima nella tenda di Blissey. «Ho notato che la gente in città sembra come... non so, tesa... Per caso è successo qualcosa? Sì, beh, voglio dire... oltre all'assurda pioggia di fuoco di ieri sera...»

Zio Mime non rispose subito e si incupì. Bulbasaur comprese che doveva trattarsi di un argomento veramente serio.

Immediatamente lo zio mollò quello che stava facendo e si sedette accanto al nipote osservandolo dritto negli occhi. «Sì, Bulbasaur. È successo qualcosa... o meglio, sta succedendo

Bulbasaur assunse un'aria interrogativa, ma oltre alla curiosità fu certo di provare un accenno di paura. «Ehm... D'accordo, ti ascolto. Spiegati meglio.»

Zio Mime accarezzò la fronte ancora arrossata di Bulbasaur e cominciò a raccontare. «Ieri, quando tu e Oddish siete stati portati dalla guaritrice... la pioggia di fuoco era cessata, e le fiamme erano state spente... Per pochi minuti sembrava essere finita, ma a quanto pare non era così. Sono arrivati due Pokémon, Aerodactyl e Medicham, messaggeri del sovrano.»

Bulbasaur lo guardò sbalordito. «Cosa? Il re? Cos'ha da chiedere il re a Querciavalle?»

Zio Mime continuò. «Sì, è quello che ci siamo chiesti anche noi. E abbiamo ricevuto la risposta... Pare che da qualche parte, a nord, un Pokémon malvagio stia assemblando un esercito intenzionato ad invadere le terre meridionali. Se quanto affermano è vero, puoi capire anche tu che ci troviamo in un bel guaio, visto che Querciavalle non è armata come lo sono altri paesi del nostro regno...»

Bulbasaur ascoltava la storia con interesse e timore crescente. Quasi si pentì d'aver sempre desiderato una vita avventurosa se il destino gli stava riservando quel genere di avventura...

«Il re vuole che un Pokémon da ogni villaggio prenda posto nell'esercito da lui fondato. Un esercito che combatterà contro quello oscuro creato dal Pokémon misterioso.»

«Davvero?» chiese Bulbasaur. «E Conkeldurr ha fatto una selezione?»

Zio Mime esitò. «No. In realtà, Conkeldurr non desidera prendere parte all'iniziativa.»

«Cosa? E per quale motivo?» domandò ancora Bulbasaur, sempre più coinvolto e preoccupato.

«Querciavalle è debole, Bulbasaur. Conkeldurr non crede che un Pokémon della nostra città possa fare la differenza... e così non manderà nessuno in guerra.»

Bulbasaur scosse la testa. «Ah! Che logica insensata! Se tutti quanti ragionassero così, l'esercito non prenderebbe mai forma!»

Zio Mime annuì, ma batté le mani rassegnato. «Che ci vuoi fare? Sappiamo com'è fatto il nostro Conkeldurr... Possiamo solo essere fiduciosi. Vedrai che andrà tutto bene. Ora, se vuoi scusarmi, devo tornare alle mie consegne...»

Bulbasaur salutò lo zio e rimuginò a lungo sul racconto appena ascoltato. Sebbene non avesse intenzione di mettersi a giocare con i suoi coetanei com'era loro solito, decise di andare a trovare Alakazam. Chissà... Magari lui avrebbe trovato il modo di confortarlo, così come faceva sempre.

Raggiunse il cancello che si trovava alla fine del villaggio e che segnava il confine con le terre esterne. Leggermente isolata dagli altri edifici, si erigeva la biblioteca. Bulbasaur vi entrò come ormai faceva quasi tutti i giorni e raggiunse, in silenzio, il bancone dove Alakazam sedeva di solito. Notò da subito che la biblioteca non era affollata come al solito e ideò che anche questo doveva essere collegato all'annuncio di Medicham ed Aerodactyl.

«'Giorno, ragazzo...» disse in fretta Alakazam spostandosi operoso fra uno scaffale e l'altro nonostante l'età considerevole. «Hai saputo, immagino, a giudicare dalla tua cera.»

Bulbasaur non rispose e inclinò il capo. Il Pokémon psichico sembrò capirlo, e non lo forzò. Continuò a mettere in ordine i libri che si trovavano sulle mensole circostanti.

«Credi che Conkeldurr faccia bene a non mandare nessuno?» chiese Bulbasaur tutt'a un tratto, quasi sorprendendo l'anziano bibliotecario. Alakazam sembrò fermarsi a riflettere, come per cercare le parole.

«Per niente, Bulbasaur» affermò. «Non so cos'abbia in testa Conkeldurr, ma mi fido ciecamente di quei messaggeri e sono sicuro che si tratti di una cosa davvero delicata. Conkeldurr non capisce che ogni singolo Pokémon è importante all'esercito del re. Anche un Pokémon di Querciavalle.»

Nella biblioteca sorse un nuovo silenzio, interrotto solo dal rumore sordo prodotto dai libri che venivano posizionati uno ad uno sugli scaffali. Fu nuovamente Bulbasaur a romperlo.

«E... quindi? Hai intenzione di parlargli?»

Ancora una volta Alakazam dubitò prima di rispondere e quando lo fece la sua voce si era ridotta a un sussurro. «No. Andrò io a combattere nell'esercito.»

Fu come se il mondo gli fosse appena cascato addosso. Bulbasaur deglutì e pur sicuro di ciò che aveva sentito chiese: «C-cosa? P-puoi ripetere?»

Nessun cambiamento. «Bulbasaur, ci andrò io» ripeté Alakazam. E stavolta il mondo crollò davvero.

Come poteva? Per quale assurda ragione sarebbe dovuto andare, Alakazam, in guerra? Non solo era uno dei suoi migliori amici: Alakazam era anziano. E per quanto potesse essere esperto nei combattimenti psichici, quante speranze aveva di uscire vittorioso da un conflitto epocale come quello che stava per verificarsi?

«Alakazam, si impazzito? Ti rendi conto che il re ha chiesto aiuto al nostro villaggio, tanto che è pericoloso l'esercito oscuro?» fece Bulbasaur sperando in cuor suo di dissuaderlo da quella folle impresa.

«Abbassa la voce, ti prego...» rispose Alakazam. «Non dirlo in giro. Io devo farlo per forza, sono l'unico che sembra capire la gravità della situazione... e nel caso la mia vita dovesse abbandonarmi, non sarà una grave perdita per questo mondo.»

«Come puoi anche solo pensarlo?!» ribatté Bulbasaur ignorando i suoi shhh. «Per favore, dammi retta, lascia perdere...»

Alakazam negò con la testa. «Mi rincresce, ragazzo... Niente da fare. Ho fatto la mia scelta.»

Per la prima volta, Bulbasaur quel giorno abbandonò la biblioteca in lacrime. Quel pensiero lo tormentò per tutto il resto della giornata: non riuscì a distrarsi neanche quando andò a trovare Oddish, ed era talmente scosso che non riuscì a parlarne con nessuno. In ogni caso non poteva: Alakazam gli aveva chiesto di mantenere il segreto, e nonostante tutto, si sentiva costretto a rispettare la sua scelta...

Quella notte non chiuse occhio. Continuava a sognare la morte di Alakazam e incubi del genere non conciliavano certo il sogno. Fu quando l'orologio annunciò la mezzanotte che Bulbasaur si alzò dal suo letto con un sospiro profondo.

No. Non se ne parlava. Alakazam non poteva andare in guerra.

Lui sì.

Aveva sentito dire in giro che, secondo le indicazioni di Medicham e Aerodactyl, il prescelto doveva recarsi alla grande quercia intorno alla mezzanotte. Lì, un altro Pokémon gli avrebbe fornito maggiori istruzioni.

Il bello di avere un bulbo sulla schiena è che hai un rifornimento quasi illimitato di cibo e acqua sempre a portata di mano. Perciò Bulbasaur non dovette preoccuparsi di preparare i bagagli, e ad ogni modo era quasi certo che nel posto in cui stava andando gli avrebbero fornito comunque del nutrimento.

Allontanò a stento le lacrime quando fu il momento di uscire di casa. Era la prima volta che usciva senza dire nulla allo zio e il fatto che stesse andando in guerra non rendeva le cose facili. Passò senza far rumore davanti alla biblioteca e pregò che Alakazam non fosse ancora uscito, poi sbarrò l'ingresso all'edificio con dei rampicanti. Sapeva che qualche liana non era in grado di fermare Alakazam, ma forse gli avrebbe fatto recuperare tempo.

Corse più in fretta che poteva. Il sentiero che conduceva alla grande quercia era breve, ma parve infinito. Era consapevole di stare abbandonando la civiltà e la vita di tutti i giorni. Non sapeva come sarebbe stato lo scontro con l'esercito oscuro, e soprattutto non aveva idea di cos'avrebbe affrontato prima.

Ebbe un tuffo al cuore quando si accorse di essere arrivato. La grande quercia si poneva davanti a lui in tutta la sua maestosità. Uno sbuffo di vento gli accarezzò il volto e fece ondeggiare lentamente le foglie dell'albero. Bulbasaur idealizzò che, se Alakazam lo aveva preceduto, il Pokémon che doveva guidarlo non si sarebbe presentato... ma tutti i suoi pensieri si rivolsero agli occhi azzurri comparsi all'improvviso sulla corteccia della quercia.

Balzò all'indietro. L'apparizione così brusca di un paio d'occhi all'interno di un albero non era una cosa che accadeva tutti i giorni, ma si tranquillizzò quando capì che quello doveva essere la sua guida e al disopra di tutto che Alakazam non era arrivato prima di lui.

Lo sguardo celeste si staccò lentamente dal tronco della grande quercia e un corpicino esile, retto in aria da due alucce e verde come la vegetazione di Querciavalle, apparve dinanzi agli occhi increduli di Bulbasaur.

«Cosa c'è? Ti ho preso alla sprovvista?» fece il folletto con un sorrisino divertito.

Bulbasaur realizzò solo adesso. Di fronte a lui c'era Celebi, il sacro protettore della foresta.
   
 
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