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Autore: Jakrat    01/10/2015    2 recensioni
Ponyville è l'epicentro della felicità e dell'armonia. Il gruppo di pony capeggiato da Princess Twilight Sparkle garantisce l'ordine in città e nel regno, così come l'amicizia.
Ma sarà davvero così?
Genere: Avventura, Azione, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Le sei protagoniste, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Riunione


Alastor venne medicato da un misto di medicina tradizione che sapeva riconoscere e magia, quest'ultima dovuta alle abilità della stessa Twilight.

Un brutto pensiero lo assalì in quei momenti: sapeva come comportarsi con dei farabutti armati di pistole e coltelli, ma cosa fare con qualcuno che può sollevarti come una piuma con un pensiero?

Se non altro dovevano volerlo vivo, per farlo rimettere in sesto così in fretta.

Gli chiesero anche cosa avesse incontrato nella foresta, ma a parte il fatto che somigliassero a dei pony-insetto lui non seppe, né volle, dire altro. Con così pochi elementi a disposizione, nessuno seppe spiegargli cosa potessero essere e così l'intera aggressione venne liquidata come quella di una delle tante bestie feroci che vivevano in quel luogo, la Everfree Forest.

«Volete dire che esistono più bestie feroci intorno a voi?» domandò Alastor, quasi involontariamente, non appena venne a saperlo

«Oh, sì. Lupi del legno, Cockatrici, Manticore... a iosa!» gli spiegò con molta cura Fluttershy

«E voi riuscite a tirare a campare in mezzo a tutto questo?»

«Tsk!» sbuffò un secondo pegaso, azzurro dalla criniera arcobaleno «Per noi è solo ordinaria amministrazione. Sarai tu, semmai, quello deboluccio! Guarda come ti hanno ridotto!»

Alastor incassò l'offesa con un sorriso nervoso. La tentazione di ricambiare la cortesia del pegaso facendogli mangiare la sua stessa coda era tanta, ma fino a quando la sua situazione non sarebbe stata più chiara era meglio andare con i piedi di piombo.

«Perché te ne vuoi andare, in ogni caso?» domandò un pony rosa -sì, rosa- saltellando davanti a lui «Non ti piace qui?»

Mentalmente, Alastor credette che quel pony fosse un parente vicino di quello che lo aveva avvisato di essere spiato, ma preferì non pronunciare questo pensiero a voce alta.

«Come ho già detto, sto cercando Aria Blaze. Sono venuto con lei e, ovunque sia, la troverò.»

A queste parole una nuova veloce, impercettibile, ombra passò sul volto di Twilight, ma la principessa fu abbastanza lesta da cambiare espressione prima di quel minuto che Alastor avrebbe richiesto per accorgersene.

«E da cosa dovresti proteggerla, se posso domandare?» chiese un unicorno bianco dalla criniera blu, presentatasi come Rarity

«Come sai che la devo proteggere?» ribatté Alastor, sorpreso del suo acume

«Hai detto che siete venuti assieme e adesso che non è con te la stai cercando ad ogni costo. Non ci vuole certo Twilight per capire che sei legato a lei!» rispose, ammiccando, il pony con il cappello da cowboy, Applejack

«E visto che non porti anelli o altri segni di fidanzamento o addirittura matrimonio, devi averla in cura.» concluse Rarity, osservando le dita tozze dell'umano. Doveva essere una giumenta molto attenta ai dettagli.

Il pegaso azzurro, Rainbow Dash rise sotto ai baffi «Eh, chissà, magari non sono ancora fidanzati!»

A quello sfottò seguì un proiettile bianco, sotto forma di cuscino, che sfrecciò a tutta velocità verso di lei, prendendola in pieno. Oltre ad arretrare di un paio di centimetri, tuttavia, Rainbow Dash avvertì nessun danno.

Tutte fissarono Alastor che lentamente si alzava, sibilando «Non dire mai più una cosa simile!»

Una volta in piedi in mezzo a quei pony colorati, fece per uscire dicendo «E ora, devo tornare a cercarla.»

Tuttavia venne fermato da Twilight, la quale lo avvolse in una bolla viola e lo ributtò a letto «Sei ferito e delirante. Tu resta qui: Rarity penserà a portarti un cambio. Ad Aria Blaze penseremo noi.»

Era vero, per le condizioni dei suoi vestiti era bastato un incantesimo da parte dell'unicorno, ma i lividi sembravano più difficili da far passare. Tuttavia, Alastor era decisamente troppo testardo per dare retta a qualcuno.

«Non se ne parla!» si difese, facendo per rialzarsi ancora «Io voglio trovarla.»

Con un tono sibilante, carico di minaccia, Twilight fissò Alastor negli occhi dicendo «Sono io che non voglio.»


«Da quando sei così dura?» domandò Rainbow Dash a Twilight, non appena uscirono dalla stanza dove si trovava Alastor

«La situazione è molto più complicata di quanto si possa pensare. Non possiamo fidarci di lui fino a quando non ho delle certezze.» si giustificò la principessa, guardando tutte insieme le sue migliori amiche e compagne di tante avventure.

Nessuna commentò le sue parole, benché dai loro sguardi fosse ovvio cosa stessero pensando.

Così, l'alicorno rincarò la dose «Ascoltatemi: voi non c'eravate, non sapete cosa siano in grado di fare le Dazzling. Semplicemente, non voglio che si ripeta qui a Ponyville quello che ho visto succedere nel liceo di Canterlot!»

Twilight non aveva mai spiegato chiaramente cosa avesse visto quando affrontò le Dazzling l'ultima volta, ma la sua preoccupazione era evidente. Anche Rainbow Dash, generalmente diffidente dalle preoccupazioni che invece la sua amica dimostrava ogni volta, in quelle occasioni non osava spronarla ad approfondire.

«E come se non bastasse, quello che ha affrontato Alastor Sullivan nella Everfree Forest può essere soltanto una cosa!» aggiunse la principessa, agitando gli zoccoli al cielo

«E cosa, di grazia?» chiese Applejack, confusa

Twilight gelò «Oh, andiamo, volete scherzare? Quante creature esistono delle dimensioni di noi pony, ma con il carapace al posto del manto?»

Tra le cinque amiche avvenne uno scambio di sguardi confusi che non piacque alla principessa «Argh! Non abbiamo tempo! Passiamo alla fase due

Se non altro, quell'ordine arrivò più chiaramente alle orecchie dei pony con lei e presto cominciarono tutte a muoversi verso una certa ala del castello.

Prima che Twilight muovesse un passo, tuttavia, venne raggiunta da un agitato Spike che sventolava sopra la testa una fotografia chiamandola a gran voce «Twilight, lo abbiamo trovato! Twilight, lo abbiamo trovato!»

Capendo di cosa il suo assistente stesse parlando, la principessa lo guardò con un sorriso a trentadue denti stampato sulle labbra «Presto, aggiornami!»

Spike allungò la foto verso l'alicorno. Nel ritratto era rappresentato un mostro marino, simile a quello ben noto a Ponyville, Stephen Magnet. Benché condividessero la razza, tuttavia, erano presenti numerose differenze: nel mostro in foto mancavano i baffi e inoltre i capelli cadevano a cascata dietro la testa, come quelli di Alastor, ed erano anche di colore nero invece che biondi. Inoltre, si trattava di un mostro marino dalla muscolatura molto più sviluppata rispetto a Stephen e sul corpo erano presenti segni di numerose abrasioni che lo avevano privato di qualche scaglia.

«Alastor Sullivan. Si aggira in terre inesplorate, piene di pericoli e sembra che passi la maggior parte del tempo litigando, e spesso picchiandosi, con altre creature mostruose. Solo grazie a questo suo vizio sono riusciti a censirlo: pare che sia anche molto scontroso.»

Twilight ascoltò quella spiegazione interessata «Una sirena e un mostro marino... sarà perfetto!» esclamò infine, sfregandosi gli zoccoli mentre già preparava mentalmente quello che le varie fasi per il suo piano.


Alastor sbuffò seccato, comprendendo che era tornato punto e a capo: solo, chiuso in una stanza, con il dubbio di che fine potesse aver fatto Aria.

Tuttavia il vantaggio, se si vuole essere abbastanza generosi da chiamarlo così, di essere “più bestia che uomo” è che difficilmente si realizzano i momenti in cui sarebbe meglio starsene buoni e così Alastor, volendo a tutti i costi scoprire la sorte di Aria, si rialzò dal letto decidendo che sarebbe scappato. Di nuovo.

Non potevano riprenderlo tutte le volte, no?

Si rivestì e, avvicinando l'orecchio alla porta, cercò di sentire qualsiasi rumore che potesse indicargli la presenza di qualcuno.

Si trovava nuovamente nel castello di Twilight, il che gli dava il non indifferente svantaggio di non avere idea di come muoversi per uscire, ma questo non lo avrebbe fermato di certo.

In ogni caso, origliando, sentì che proprio davanti alla porta due pony stavano confabulando tra di loro. Scartando così la possibilità di fuggire attraverso la porta principale, Alastor si spostò dalla finestra.

Era, ad occhio e croce, al secondo piano del castello. Una caduta del genere non poteva certamente ucciderlo, ma non era nemmeno il caso di rompersi una gamba per poi scappare!

Usare la coperta del letto su cui era medicato per scendere alcuni metri era un'idea da scartare, anche legandola non avrebbe superato neppure un piano. E poi gli mancavano appigli a cui legarla.

Appigli...

Alastor si affacciò ancora. Sotto di lui c'era un'altra fila di finestre, prima di una caduta libera di alcuni metri verso la vegetazione.

Forse, se avesse diminuito l'altezza della caduta aggrappandosi ai bordi delle finestre, prima di lasciarsi andare, sarebbe potuto correre con al massimo una storta!

O almeno, questo è quello che gli suggeriva quel neurone nel cervello. Difficile fare calcoli fisici, quando non si conoscono!

Decidendo che valeva comunque la pena provare, aprì la finestra e, facendo attenzione, si calò per lasciarsi cadere verso la finestra sotto di lui.

Il contraccolpo, quando afferrò con le mani il cornicione della finestra ad arco, non fu indifferente e solo grazie alla sua forza erculea non scivolò e cadde.

Stringendo i denti per sopportare il dolore alle spalle si fece forza e, aiutandosi poggiando saldamente i piedi alla parete, si alzò a guardare attraverso la finestra per assicurarsi che nessuno lo avesse visto.

Quel che vide, invece, fu ben diverso da quello che si aspettava, ma non meno terribile.

Avvolta in una bolla lilla, vide Aria priva di sensi venire spostata fuori dalla stanza.

Lei stava rannicchiata in posizione fetale dentro la bolla, con gli occhi chiusi: impossibile dire se era stata stordita oppure era rimasta in quello stato da quando erano arrivati a Ponyville.

Tuttavia, Alastor avvertì il cuore saltargli un battito quando la vide. Fu solo per pochi secondi, prima che superasse la porta e questa venisse chiusa alle sue spalle, ma fu più che sufficiente per lui perché lo rinvigorisse come una scossa elettrica.

Allora era lì che tenevano Aria. E perché Alastor non era mai stato lasciato al castello troppo a lungo! Improvvisamente, i brividi mutarono in un furore che dalla bocca dello stomaco si espanse nel resto del corpo: la sola idea di venire buggerato in quel modo da dei pony colorati non gli piaceva affatto.

«Ci vediamo dopo, Twilight Sparkle...» ringhiò, come se stesse pronunciando la più potente delle minacce.

Sforzandosi ancora, Alastor si arrampicò sulla sporgenza della finestra e ruppe il vetro tuffandosi attraverso. Non mancarono certo i graffi e le schegge di vetro conficcate sulla pelle scoperta, ma in quel momento non lo avrebbe potuto fermare nemmeno una cannonata.

Ritornato dentro al castello, incurante dei tagli sulla faccia e sulle braccia, uscì dalla stanza per affacciarsi nel corridoio. Di Aria, tuttavia, non c'era già più alcuna traccia, quasi fosse sparita nel nulla come per magia.

Già, magia... in quel mondo avevano già reso palese che la usavano spesso, non era da escludere che dopo la bolla magica avessero usato qualcosa di simile anche per farla sparire chissà dove.

Nonostante questo, Alastor cominciò a correre lungo i corridoi del castello tenendo le orecchie aperte e lo sguardo attento, alla ricerca di un'ombra o il più impercettibile dei rumori che potessero indicargli che aveva trovato dove tenevano quella benedetta ragazza.

Corse a perdifiato per un periodo di tempo che non seppe contare e il fiatone cominciava a rendergli difficile ascoltare tutto quello che succedeva intorno a lui. Inoltre, era abbastanza certo di aver già controllato almeno due volte lo stesso corridoio.

Interruppe la sua ricerca Applejack, il pony con il cappello, il quale si avvicinò alle sue spalle senza fare rumore in un momento in cui si fermò a riprendere fiato. Semplicemente, domandò «E tu cosa ci fai fuori dalla stanza?»

Alastor si voltò a guardarla. Nel volto di lei non c'era preoccupazione o aggressività, ma pura e semplice curiosità

«Dov'è?» riuscì a chiedere con fatica

«Chi?» ribatté la giumenta, grattandosi una tempia con lo zoccolo

«Aria. Aria Blaze. L'ho vista mentre la portavano via. In questo castello!» rispose Alastor, duro nel tono, mentre ricominciava a guardarsi intorno

Applejack si prese una piccola pausa, prima di rispondere con tono calmo e gentile «Ascoltami, zuccherino... io non so dove possiamo trovare questa Aria. E sei agitato, lo capisco: la lotta nella Evefree Forest, il trovarsi in un mondo completamente diverso dal tuo... e a giudicare dai tagli che hai sulla faccia devi aver cercato di scappare gettandoti dalla finestra. Non potresti essertela semplicemente immaginata?»

«L'ho vista con i miei occhi!» gridò Alastor, digrignando i denti e tornando a guardare Applejack con aria di sfida. Non era pazzo e non aveva le allucinazioni: avrebbe messo volentieri non la mano, ma tutto il corpo sul fuoco pur di garantire quello che aveva visto.

«Ti manca molto, vero?» chiese Applejack, a sorpresa.

Quella domanda spiazzò Alastor, il quale rimase intontito a guardarla, fermo, in piedi e con le mani a penzoloni lungo i fianchi.

«Sì. Deve essere così, se sei così preoccupato per lei...» analizzò a voce alta la giumenta, guardando l'umano dall'alto in basso

Alastor rimase imbambolato ancora qualche istante, prima di riaversi e uscire, senza nemmeno salutare. Applejack lo seguì con lo sguardo, ma non commentò né cercò di fermarlo.

Semplicemente lo seguì con i suoi enormi occhi verdi mentre scendeva le scale fino a sparire dal suo piano visivo. Per tutto quel tempo mantenne un'espressione indecifrabile, ma non appena rimase sola un ghigno predatorio si dipinse sul suo muso.


Alastor tornò all'aperto, fuori Ponyville, con sorprendente facilità. Nessuno, oltre Applejack, capitò sul suo cammino e quando uscì dal castello ebbe come l'impressione che anche le vie del centro fossero stranamente deserte.

Ignorando questa percezione, cominciò a vagare intontito lungo la strada sterrata.

Intontito” era la parola ideale per descrivere il suo stato d'animo: lo scarico di andrenalina dovuto alla facilità della fuga lo aveva lasciato solo con il suo fiatone e la mancanza di energie mista ai tagli e le ferite guadagnate in una sola giornata lo faceva zoppicare. Poco ci mancava che gli si annebbiasse la vista.

Quei pochi pony che incontrava lo guardavano preoccupati, non doveva affatto avere un bell'aspetto e lui stesso non sapeva come immaginare diversamente: in un paio di giorni che si trovava lì aveva litigato con una principessa, era stato picchiato come un chiodo da alcune creature della Everfree Forest e ormai persino la sua percezione del reale era messa in forte discussione.

Fu fermato lungo la strada da un pony avvolto in un mantello con il cappuccio, il quale si rivolse a lui con uno strano accento «Per la tua bella troppo non ti crucciare | Perché qui è il sorriso l'unica emozione che puoi mostrare.»

Alastor fissò la creatura, la quale si levò il cappuccio rivelando una cresta a strisce così come il suo manto. Al collo e intorno ad una zampa una lunga fila di anelli la decorava, dandole assieme ad un orecchino un'aria molto esotica.

«Cosa?» domandò lui, fissandola nei suoi occhi azzurri

«Non affannarti a cercare la tua ragazza | Scoprirai che siamo molto pacifica come razza.»

La zebra parlava davvero solo in rima?

Colto da questo pensiero, Alastor piegò involontariamente le labbra in un sorriso molto tirato, che la zebra mal interpretò «È il riflesso a qualche tua ferita | O questa Aria Blaze è da te così ambita?»

Il sorriso si spezzò subito. Quei pony lo conoscevano da poco tempo, eppure sembrava che potessero già leggerlo come un libro aperto, dalla sua incapacità a sorridere come si deve ad Aria.

Imprecando, Alastor poggiò i pugni sui fianchi e squadrò la zebra «E tu come fai a sapere di Aria? Io non ti conosco neppure!»

«Il mio nome è Zecora. | Vuoi seguirmi Alastor, ora?» rispose la zebra, indifferente alle minacce dell'umano prima di indossare ancora il cappuccio e cominciare a spostarsi tra la folla.

«Come accidenti sai il mio nome?» domandò ancora lui, seguendo Zecora, pur senza mai ottenere una risposta.

Tuttavia lo colpì molto di cosa avevano parlato: quella era una terra pacifica, dove si potevano mostrare solo sorrisi.

Voleva dire che erano tutti costretti, in qualche modo, a comportarsi in quel determinato modo?

Forse Twilight, o chi per lei, forzava tutti a seguire un rigido schema di comportamento? E lui era tenuto sotto osservazione proprio perché diventasse come tutti gli altri? Questo avrebbe sicuramente spiegato perché non poteva andarsene da Ponyville!

I suoi pensieri vennero interrotti solo quando la voce di Zecora tornò a farsi sentire «Siamo arrivati.»

Era la prima volta che evitava di fare una rima, ma quel che colpì di più Alastor fu il fatto che si trovassero entrambi davanti ad una casa!

«Arrivati... dove?» domandò ancora, osservando la zebra mentre apriva la porta con lo zoccolo, prima di farsi da parte per lasciarlo entrare.

«A Ponyville non sarete di certo abbandonati | Perciò entra e non sarete più separati.»

«Hai fatto la rima con quello che stavi dicendo un attimo fa?» chiese Alastor, quasi involontariamente, entrando nella casa pur senza togliere lo sguardo dalla zebra «E perché adesso parli al plurale?»

«Quando hai promesso di proteggermi... intendevi sistemarmi in un'altra dimensione? Perché io l'anello al dito non te lo metto, questo è certo

Quella voce, bassa e scura con la tendenza ad allungare le parole, interruppe le domande di Alastor facendolo trasalire.

Con gli occhi fuori dalle orbite si voltò rapidamente verso la fonte, riconoscendo Aria Blaze, in piedi in mezzo al corridoio con le mani appoggiate sui fianchi, mentre lo guardava con accondiscendenza.

«Aria...» la chiamò, quasi involontariamente

«Bravo, ricordi il mio nome!» lo canzonò lei, prima di indicare dietro di se con il pollice «Hai fatto la spesa, per caso? Come facevi a sapere cosa...»

Aria non proseguì, perché Alastor la abbracciò, gelando entrambi.

Dopo qualche secondo di imbarazzato silenzio, la ragazza domandò «E questo è per...»

Stringendo i denti, lui confessò mentre sudava freddo «Non... non lo so.»

Avrebbe giurato di sentire Zecora ridere sotto ai baffi.

Aria gli diede una leggera pacca sulla spalla, colpendo involontariamente proprio uno dei lividi che si era fatto nella Everfree Forest, dicendogli con tono di sufficienza «Be', bimbo, adesso facciamo che mi lasci, okay?»

I due ragazzi si separarono e Alastor tornò a guardare la porta.

Nessuna traccia di Zecora. In compenso, alcuni dei passanti guardarono dentro casa divertiti.

Velocemente, Alastor andò a chiudere la porta.

«Ti comporti in maniera piuttosto strana, lasciatelo dire.» confessò Aria, guardando Alastor agitarsi ma senza intervenire per calmarlo o fermarlo «E sei ridotto ad uno straccio! Cosa è successo mentre eri fuori?»

Alastor non rispose subito, si limitò a chiudere porte e finestre muovendosi freneticamente da un capo all'altro della casa. Solo quando si assicurò di essere lontani da occhi ed orecchie indiscrete si concentrò sulla sirena.

Si avvicinò a lei e le mise entrambe le mani sulle spalle, guardandola negli occhi e spiegandole «Ascoltami bene, ho bisogno di sapere tutto, ogni cosa che ricordi da quando abbiamo attraversato il portale!»

Aria prese i polsi di Alastor, come per liberarsi dalla sua presa, ma non fece alcuna pressione. Piuttosto, ricambiò lo sguardo dell'umano e rispose «Perché non me lo dici tu

«Che vuoi dire?»

Assicurandosi di usare meno parole possibile, Aria spiegò alla sua guardia che lei era di fatto rimasta incosciente esattamente dal momento in cui erano stati colpiti. Non sapeva dire nemmeno per quanto tempo doveva essere rimasta priva di sensi; il suo primo ricordo è quando si era svegliata, pochi minuti fa, in quella casa con Pinkie Pie al suo fianco.

Il pony in questione, in mezzo ad un fiume di frasi prive di significato, le aveva spiegato che quella dove si trovavano era la casa di Alastor e, pertanto, anche la sua; inoltre le aveva anticipato che lui stesso sarebbe tornato a breve.

Alastor liberò Aria dalla sua presa per andare a grattarsi la testa «Quindi ricordi assolutamente nulla, dal momento in cui siamo arrivati qui?»

Aria aprì le mani «Non so nemmeno dove sia qui. Deve essere stato costruito di recente. Perché non mi spieghi tu qualcosa?»

Dopo una breve pausa che aumentò la gravità della situazione, Alastor propose «Forse è meglio farlo da seduti...»


Così, una volta accomodati nel salotto, Alastor raccontò la sua giornata. Al contrario della sirena, tuttavia, cercò di essere il più dettagliato possibile e questo costò ad entrambi una lunga ora di parole.

Solo quando Alastor terminò il suo racconto Aria ricominciò a parlare.

«Ponyville, eh? No, non ricordo città con questo nome prima dell'esilio.» fu il suo primo commento, pronunciato mentre si rialzava dal divano per cominciare a camminare intorno alla stanza.

Alastor non rispose, e nemmeno imitò la sirena. Rimase seduto, con le braccia appoggiate sulle ginocchia e gli occhi scuri fissi su di lei mentre camminava in lunghi cerchi massaggiandosi nervosamente il mento. Solo dopo qualche secondo lei si fermò avanti a lui, incrociò le braccia al petto e domandò «E quindi, quando non mi hai trovata, hai fatto tutta quella confusione? Hai anche minacciato una principessa?»

L'umano rimase sorpreso per qualche secondo, poi rispose mettendo ancora in bella mostra la sua ingenuità «Perché, è qualcosa che non si fa?»

Una piccola risata scappò alla sirena, veloce e irrefrenabile come uno starnuto, prima di ricominciare a camminare in cerchio rispondendo «No. È preferibile evitare.»

Alastor si grattò la testa con una mano, avvertendo una sempre maggiore confusione nel suo piccolo cervello. Era finito in un altro mondo con un sistema politico a lui completamente sconosciuto e dove una forza che lui aveva solo letto in qualche fiaba o visto in qualche film era invece diffusa ancora più dell'energia elettrica.

Tuttavia, Alastor notò l'espressione assorta, concentrata su altro, che Aria aveva assunto. Non sapendo di cosa poteva trattarsi cercò di alleggerire la situazione ironizzando «Certo che... per aiutarci almeno a mimetizzarsi tra questi pony lo specchio avrebbe potuto renderci almeno qualche altra creatura! Così è un po' come se fossimo degli animali in gabbia!»

L'espressione sul volto di Aria mutò in un lampo. Come un vetro che si rompe, la concentrazione che dimostrava fino a pochi istanti prima crollò, gelandola sul posto mentre dei brividi la scuotevano.

«Lo specchio... è progettato e incantato perché creature da Equestria partano per altri mondi. Non il contrario. Non c'è mutamento negli esseri umani... e tu, Alastor, ne sei la prova.» spiegò Aria, con voce tremante, dando le spalle al compagno.

Alastor, ingenuamente, ascoltò quelle parole e sollevò una mano verso la ragazza pensando a voce alta «Questo significa che tu...»

«Non lo dire!» esclamò Aria, voltandosi verso di lui puntandogli contro un dito. Era diventata paonazza, con gli occhi fuori dalle orbite e la mascella serrata; Alastor avrebbe preferito che al posto di quel dito ci fosse una pistola, si sarebbe sentito meno minacciato.

«Io non sono un essere umano, hai capito? Non lo sono!» cominciò a gridare lei, incapace di trattenersi di fronte al pensiero che fino ad allora aveva cercato invece di ignorare.

Tornare ad Equestria non solo poteva voler dire riunirsi con le sue compagne di una vita, ma avere la concreta possibilità di recuperare i loro poteri. Dopo il loro esilio ne avevano perso la maggior parte, rimanendo solo con una frazione ridicola di quello che possedevano, ma il fatto di trovarsi ancora nel corpo di una ragazza di nemmeno trent'anni una volta attraversato il portale poteva voler dire solo una cosa.

E cioè che i suoi poteri naturali erano andati perduti, probabilmente per sempre.

Si portò i capelli sulla testa, cominciando a vagare senza meta per la sala ripetendo che lei era una sirena, non un'umana. Nessuna di loro, riferendosi alle altre Dazzling, lo era.

Alastor, spaventato da quel crollo, si alzò la fermò stringendola al suo largo petto in un altro abbraccio. Non si sarebbe potuta liberare nemmeno se lo avesse voluto.

Comunque, Aria non ci provò nemmeno. Si limitò a restare lì, in quella posizione, cercando di smettere di nascondere il rumore dei suoi singhiozzi pestando i piedi per terra e i pugni sul corpo del ragazzo.

«Dio, quanto mi mancano!» sospirò lei, quando riuscì a calmarsi leggermente.

«Lo capisco.» commentò, semplicemente, lui.


Restarono in quella posizione per alcuni minuti. Alastor attese, pazientemente, senza forzare quel silenzio con inutili parole. E in quel silenzio un pensiero balenò nella mente di Aria.

Comprese che lui non si sarebbe mai fermato, non l'avrebbe mai abbandonata o permesso a qualcuno di farle del male; le sarebbe sempre stato vicino senza trovare scuse per allontanarsi. Gli sarebbe sempre rimasto accanto e avrebbe anche potuto morire, pur di proteggerla. Di tutti gli aiutanti che poteva trovare per quella situazione così folle, Alastor Sullivan era decisamente quanto di meglio poteva volere.

In quella folle situazione in cui si era cacciata, quell'umano rappresentava il compagno migliore che potesse mai desiderare.

E questo suo impegno, questa sua fedeltà, erano soltanto perché lui voleva assolutamente rimediare a quel fallimento che ancora lo tormentava a distanza di tanti anni?

Prima che ci potesse riflettere troppo a lungo, lei si separò appoggiando le mani sulle spalle larghe dell'umano e spingendolo lontano. Comprendendo il messaggio, Alastor lasciò la presa e le permise di allontanarsi di un paio di passi.

«Alastor...» lo chiamò lei, con un filo di voce come se fosse imbarazzata «Sto per dirti una cosa che non sono abituata a dire.»

Il ragazzo aprì le mani «Be'... provaci.»

«Io e le altre... noi Dazzling... siamo legate da un rapporto molto speciale per via della nostra magia. Siamo oltre qualunque rapporto tu possa conoscere ed è per questo che non sono molto abituata ad altre persone che mi vogliono aiutare, perciò... grazie.»

Alastor sorrise a quelle parole e propose «Be', se vuoi sdebitarti, perché non canti qualcosa per me?»

«Prego?»

Si scoprì che Alastor era un appassionato di musica, non ricordava i nomi dei cantanti o dei gruppi, e a volte nemmeno i titoli, ma ascoltava diversi generi. Sfortunatamente, tra i suoi amici al Black Canary, nessuno sembrava poterlo aiutare: Susy, a suo dire, era intonata come un gallo, Bulldog diceva che la musica è roba da comunisti mentre El Bastardo faceva solo lo swing.

Non nascondendo il suo divertimento per quella scoperta, Aria decise di accontentarlo.

Improvvisando, Aria cantò “Summertime Sadness” mentre Alastor l'accompagnava fischiettando e battendo le mani sulle ginocchia per dare almeno l'impressione della musica.


I'm feelin' eletric tonight

Cruising down the coast gain' 'bout 99

Got my bad baby by my heavenly side

I know if I go, I'll die happy tonight


Oh, my God, I feel it in the air

Telephone wires abobe are sizzling like a snare

Honey I'm on fire, I feel it everywhere

Nothing scares me anymore


Kiss me hard before you go

Summertime Sadness

I just want you to know

Thay baby, you're the best.


Simile gioco aiutò molto la coppia, poiché i toni calmi della canzone e il ritmo avvolgente riuscirono a calmare gli animi, permettendo ad entrambi di andare a riposare una volta che entrambi finirono.


Fuori dalla casa della coppia, appoggiate ad uno dei tetti, un trio di pony composto da Twilight, Applejack e Rarity osservava la scena attraverso una finestra.

La principessa sembrava abbastanza delusa da quello che vedeva: per quanto l'affetto tra i due umani fosse palpabile, sembrava che nessuno stesse per andare oltre.

«Tsk! Grandi e grossi ed emotivi come quattordicenni!» commentò aspramente, agitando il capo scontenta

Rarity si rivolse all'amica in maniera scettica «Sono sorpresa che siano subito così vicini. Hai dato loro una spinta?»

«Se avessi voluto aiutarli con la magia, a quest'ora starebbero discutendo le date del matrimonio!» si difese Twilight, alzando il capo e scherzando «Ricordati chi è mia cognata!»

Applejack, divertita dalla battuta, rise in maniera sommessa prima di domandare anche lei «Comunque non ho ancora ben chiaro dove tu voglia arrivare, con la sirena e l'umano.»

Twilight attese qualche secondo, prima di rispondere con un sorriso sornione rivolto alle due amiche.

Le sue parole furono «Diciamo solo che... se Cadance mi potesse vedermi adesso, sarebbe così orgogliosa!»

Dopo una breve pausa, aggiunse «Ma l'Impero di Cristallo è troppo lontano da qui!»

  
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