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Autore: guimug    01/10/2015    4 recensioni
E se Terence quando ha lasciato Royal St. Paul School non avesse preso una nave qualsiasi ma una in particolare?
Se fosse salito sul transatlantico più famoso della storia? In un alternanza temporale fra il 1912 ed il 1987 viviamo assieme a Candy uno dei drammi più famosi della storia del mare.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 – New York 1987
 
 
La televisione era accesa su un canale di news ma l’anziana signora non prestava molta attenzione a ciò che veniva detto dai giornalisti, guerre, rapine e svariati fatti di cronaca non l’appassionavano più di tanto, nei suoi quasi novant’anni aveva visto talmente tante cose che faceva fatica ad impressionarsi.
No, la televisione le serviva più che altro per compagnia mentre, sola in casa, si dedicava ai piccoli lavori di ricamo; sentire in sottofondo delle voci la distraeva dai pensieri nostalgici e le permetteva di dedicarsi al suo lavoro senza che la mente vagasse a richiamare fantasmi del passato.
Non che fosse sola del tutto, la sua famiglia le era sempre vicino ma figli e nipoti avevano i loro lavori e in questo periodo di grande fermento economico erano quasi sempre fra Wall Street e viaggi all’estero, per cui i momenti che trascorreva sola in casa erano molto frequenti-
Meno male che lei aveva il suo bel da fare a confezionare lavori di ricamo per una fondazione benefica che il suo defunto marito Albert aveva creato partendo da un piccolo orfanotrofio; “The Pony’s house foundation” era un’istituzione molto conosciuta negli ambienti newyorkesi per il suo impegno nella salvaguardia dei diritti dei bambini abbandonati e maltrattati ed ogni anno assegnava dei premi a persone meritevoli in quel campo. I premi, oltre che in somme di denaro, consistevano anche in un trofeo e in un piccolo lavoro di ricamo eseguito espressamente dalla presidentessa emerita della fondazione e che illustrava la motivazione per cui la persona veniva premiata.
Candy sorrise guardando attraverso le lenti bifocali il quadrato di tessuto su cui stava lavorando, era destinato ad un medico che in Africa si prendeva cura dei bimbi orfani del Sahel e rappresentava l’uomo col camice bianco circondato dai piccoli; ad un certo punto la sua attenzione fu attratta dal lancio di un servizio del notiziario, si parlava di un importante recupero sottomarino….normalmente Candy non avrebbe dedicato molta attenzione a notizie simili eccetto a quelle riguardanti una nave in particolare, posò il ricamo e si concentrò sulla notizia.
 
“Nella giornata di oggi il celebre oceanografo Robert Ballard ha annunciato che saranno messi in mostra i primi oggetti recuperati dal relitto del Titanic, questa esposizione sarà allestita il prossimo 14 Aprile, anniversario del naufragio,  in una sala del museo Guggenheim di New York e sarà riservata ad un pubblico selezionato mentre il resto del mondo potrà assistervi grazie alla diretta TV in mondovisione…..”
 
Candy ebbe un brivido, ogni volta che sentiva nominare quella nave il suo cuore aveva un tuffo ed il suo pensiero correva a quella maledetta primavera del 1912 quando il mondo le era crollato addosso, chiuse gli occhi e lasciò che il filo dei ricordi si dipanasse nella sua mente.
 
Rientrata al collegio dopo la partenza di Terence non aveva fatto passare molto tempo prima di prendere la decisione di lasciare anche lei la scuola e raggiungere il suo amato in America.
Aveva quindi salutato i suoi cari amici Archie e Stear e le loro fidanzate Annie e Patty e si era incamminata verso l’ignoto, non aveva voluto informare lo zio William della sua decisione sia per non dargli subito un dispiacere sia perché voleva provare di essere in grado di provvedere da sola a se stessa.
Quando giunse, dopo svariate peripezie, al porto di Southampton non aveva considerato nemmeno l’idea di salire su una nave di linea….non aveva soldi per il biglietto e quindi si era recata direttamente al porto mercantile dove sperava di trovare un imbarco su un cargo per l’America, in cambio di lavoro o come clandestina!
Mentre vagava per le banchine aveva sentito voci di un disastro avvenuto in pieno oceano ma presa com’era dai suoi pensieri non vi aveva prestato molto ascolto, pensava ad uno dei tanti naufragi che purtroppo fanno parte della vita di mare; e poi lei aveva fretta e quando finalmente era riuscita ad imbarcarsi su di un mercantile nessuno più ne aveva parlato.
Ricordava bene il viaggio, prima la clandestinità nella stiva e poi il servizio a bordo come cuoca e cameriera; era stato duro ma la speranza di incontrare Terence al suo arrivo la sosteneva, fu solo quando sbarcò a New York che la verità le si presentò in tutta la sua cruda drammaticità.
Anche se erano passati quasi due mesi ancora i giornali strillavano notizie riguardanti il naufragio del’enorme transatlantico e Candy non riusciva a credere a ciò che leggeva…..il Titanic affondato, più di mille morti, e Terence?
Si precipitò negli uffici della capitaneria di porto dove era ancora attivo un servizio informazioni per i parenti delle vittime.
L’impiegato l’aveva accolta con aria di sufficienza, considerando che il naufragio era avvenuto il 14 aprile questa ragazza si presentava solo il 12 giugno a chiedere notizie? Probabilmente non glie ne importava poi molto di chi aveva a bordo!
Comunque le mise davanti due fascicoli, in uno c’era la lista dei superstiti mentre nell’altra vittime accertate e dispersi (come suonava beffardo quel nome….come se ci fosse ancora possibilità di ritrovarli); Candy scorse il primo elenco con il respiro affannoso e le mani tremanti ma non trovò nulla mentre nel secondo fra i “dispersi” figurava:
 
Cabina 0235 – Ponte 1 Prima Classe – Terence duca di Grandchester
 
Fu come se un macigno le avesse sfondato il cuore, tutte le sue speranze si infrangevano contro quella registrazione come la nave su cui viaggiava il suo amore si era infranta su quella montagna di ghiaccio, freddo ghiaccio che ora le gravava sull’anima…era la fine di tutto!
Uscì dall’ufficio e giunta in strada non resse più, si accasciò contro il muro dell’edificio della Capitaneria e scoppio in un pianto dirotto….
 
Candy riaprì gli occhi e si asciugò una lacrima che scendeva da sotto gli occhiali, Dio quanto faceva ancora male ripensare a quei momenti! Riprese a guardare il notiziario che spiegava che per assistere alla presentazione al Guggenheim bisognava scrivere alla direzione del museo e sperare di essere fra i meritevoli; prese nota dell’indirizzo, spense la TV e telefonò all’ufficio di sua nipote.
“Mary ciao sono nonna Candice…..si, si sto bene non preoccuparti ma ho bisogno di un favore, segnati questo indirizzo Arthur Jones c/o Guggenheim Museum 5th avenue 89 New York….si, ho bisogno che tu richiedi due inviti per l’esposizione del 14 aprile….si, quella sugli oggetti del Titanic…..tu non preoccuparti del perché voglia partecipare sappi però che mi accompagnerai….si, va bene….si ti voglio bene anch’io, ciao Mary”
Accidenti quanto era difficile a volte quella ragazza, aveva proprio la stessa testa dura della nonna!
La richiesta fu mandata e, complice l’importanza del nome Andrew che aveva negli ambienti che contano la stessa importanza di un Kennedy o di un Trump, non ci furono difficoltà e la sera del 14 Aprile Candy entrava nella sala al braccio di sua nipote Mary; erano presenti parecchi esponenti della cosiddetta “buona società” e molti la salutarono, Candy ricambiò i saluti ma non diede confidenza a quella gente così come era solito fare  Albert, che li frequentava solo per il tempo necessario agli affari ma che non aveva mai voluto intrattenere rapporti di amicizia con quelli che definiva “squali affamati”.
Riuscì quindi a districarsi dalla folla e si avvicinò alle teche dove erano esposti gli oggetti recuperati dalla disgraziata nave, nelle vetrine c’erano posate annerite e vassoi deformati con ancora visibile il marchio “R.M.S. Titanic”, gioielli ossidati e brandelli di stoffa che un tempo erano stati indumenti.
Documenti corrosi recuperati da una piccola cassaforte, un fischietto da marinaio, piatti e bicchieri, una lampada ed un piccolo oggetto rettangolare schiacciato ed annerito ma che a Candy provocò un tuffo al cuore al solo vederlo. Lesse il cartellino accanto all’oggetto “Armonica a bocca – probabilmente appartenuta ad uno dei passeggeri dei ponti di prima classe”.
 
Di colpo la sua mente fu riportata violentemente al quel maledetto giugno 1912: Candy piangeva disperata sul marciapiede nell’indifferenza dei passanti, se si fosse trovata in un altro luogo forse qualcuno si sarebbe interessato a lei ma da due mesi ormai quel luogo era teatro quotidiano di scene di disperazione e la gente non ci faceva più caso.
“Perché piangi signorina?” disse una vocina
Candy alzò lo sguardo e vide una bambina che la guardava incuriosita tenendo la mano della mamma, “Perché piangi?” ripeté la piccola.
Candy si alzò e si asciugò gli occhi, poi ripose alla bimba “Perché ho saputo che una persona che mi era molto cara non tornerà più!”
“Era anche lui su quella grande nave? Sai, c’eravamo anche io e la mia mamma….”
Candy guardò la piccola e poi la signora che ricambiò il suo sguardo con un’espressione di dolce e sincera partecipazione: “Si, era anche lui sulla nave ma non ce l’ha fatta”, e mentre pronunciava quelle parole sentì ancora le lacrime salirle roventi agli occhi.
“Jodie, lascia stare la signorina! La perdoni signorina, non voleva mancarle di rispetto.”
“Si figuri signora” rispose Candy “dovete aver passato dei momenti terribili”
“Orribili” disse la donna “non pensavo che avrei potuto raccontarlo ma…”
“Ci ha salvate un cavaliere!!” irruppe Jodie con la sua voce argentina “ci ha prese in braccio e ci ha messe sulla scialuppa lasciandoci il suo posto, e poi ci ha salutate mentre scendevamo in mare suonando l’armonica per noi!”
L’armonica….mio Dio!! “Dimmi piccola” la incalzò Candy “com’era quel cavaliere?”
“Era bello, alto e con i capelli lunghi e gli occhi castani, aveva una voce dolce e gentile ma sembrava triste…”
Terence! Era proprio nel suo carattere soccorrere chi era in difficoltà, sacrificarsi per chi aveva più bisogno….le lacrime ricominciarono a scendere copiose; “Signorina tu lo conoscevi? Era un tuo amico?”
“Era il suo fidanzato?” chiese la signora, Candy annuì scoppiando in pianto e si abbandonò nell‘abbraccio di quella donna sconosciuta che era stata testimone degli ultimi minuti di vita del suo Terry.
 
“Mary, io devo avere quell’armonica! Usa ogni mezzo, fai valere il nome degli Andrew, paga qualsiasi prezzo ma la devo avere!!”
Mary guardò la nonna, lesse qualcosa di strano nei suoi occhi e capì che non era il semplice capriccio di una persona anziana ma una reale necessità, “va bene nonna, farò tutto quanto in mio potere, te lo prometto!”: Mary mantenne la promessa e due settimane dopo l’armonica era nel suo salotto di Park Avenue
Seduta nella sua poltrona Candy teneva lo strumento annerito fra le mani e lasciava scorrere la mente su quel che avrebbe potuto essere, chiuse gli occhi e immaginò una sala ed un valzer ed il suo Terence che, compito come un vero nobile inglese, la invitava a ballare:
“Terence, se arrivato finalmente!”
“Scusa il ritardo Signorina Tuttelentiggini, ho avuto qualcosa da fare”
“Si lo so, Jodie me lo ha detto! E’ proprio da te non saper resistere al grido di una fanciulla in difficoltà, sai che ti ha definito un cavaliere? Se sapesse invece che sei un gran maleducato!!” Rise guardandolo negli occhi e lui rimase incantato ancora una volta dai suoi occhi azzurri e dai suoi meravigliosi capelli biondi.
Dio quanto l’amava, non avrebbe potuto esprimere a parole quanto era profondo il sentimento che l’univa a quella creatura.
“Candy!”
“Si Terence?”
“Vieni con me?”
“Ovunque tu voglia e per sempre!”
“E allora andiamo!!”
La prese per mano e la condusse nella grande sala illuminata; prima di varcare la soglia però Candy si voltò indietro un momento e vide, nella luce incerta della sera, una poltrona con una donna anziana che pareva dormisse il sonno più sereno, con le labbra atteggiate ad un dolce sorriso come di chi stia facendo un sogno meraviglioso e fra le mani un piccolo oggetto annerito.
“Che c’è Candy? Rimpianti o nostalgia?”
“Nulla di tutto ciò Terry, ora sono pronta ad andare”
Entrarono nel salone e cominciarono le danze…..nell’ormai buio salotto newyorkese l’armonica scivolò a terra con un tonfo sordo.
 
  
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