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Autore: Shayleene    01/10/2015    2 recensioni
Molti sono fermamente convinti che, quando si nasce, il futuro di ognuno sia già stati segnato da ció che prende il nome di Fato o Destino.
Guerre, trattati, alluvioni, terremoti, virus, tutto controllato da un'unica entità. Ció significherebbe la totale assenza di libero arbitrio per l'intera specie umana, e non solo quella.
Un'entità talmente superiore da condizionare miliardi di menti, persino le catastrofi naturali.
E se un'unica persona riuscisse in qualche modo a controllare quel potere immenso e distruttivo?
L'era del cambiamento é ormai giunta.
Genere: Mistero, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5


Gli occhi chiari della donna erano sbarrati, il corpo scosso da forti tremori.
-No... tu non sei... non puoi...- balbettò con voce strozzata, portandosi la mano alla gola come se qualcuno stesse cercando di strangolarla e stringendo forte il piccolo crocifisso in legno legato ad una catenina.
Jocelyn fece un unico passo in avanti e mormorò con voce indecisa:-Zia...? Sono Jocelyn, la figlia di Elizabeth.- Per un assurdo istante le parve quasi che la figura di Marie diventasse leggermente sfocata nello stesso modo in cui l'immagine di un video danneggiato diventa rovinata. Sbattè le palpebre molto rapidamente, e quando riaprì nuovamente gli occhi tutto era assolutamente normale. 
Sua zia era tranquillamente seduta sulla strana sedia fucsia dall'alto schienale lavorato con decorazioni floreali dietro il lungo bancone sul quale erano posati un'infinità di pacchetti e oggetti di tutte le forme e dimensioni, la maggior parte dei quali avevano chissà quale utilità.
-Tesoro, ma che piacere vederti!- la salutò sollevandosi di scatto dalla sedia così irruentemente da far cadere gli occhiali che aveva sul naso. La ragazza, attonita, si voltò per vedere l'espressione probabilmente sconvolta di Adam, ma rimase ancora più stupefatta dal vederlo tranquillo come non lo era mai stato, tanto che le rivolse persino un sorriso facendole il segno dell'ok con la mano destra.
"D'accordo, sto definitivamente impazzendo. Tutto questo può solo significare una qualche malattia mentale, non c'è altra spiegazione." pensò Jocelyn con un brivido sfiorandosi di riflesso la testa con le mani. Era come se per alcuni istanti avesse vissuto in una specie di mondo parallelo in cui sua zia non la riconosceva, e fosse successivamente tornata nella "sua dimensione". Con la coda dell'occhio vide uno dei rari clienti che frequentavano il negozio aggirarsi curioso tra gli alti scaffali senza dimostrare di aver udito nessun urlo.
Le sue inquietanti riflessioni sulla sua possibile pazzia vennero interrotte da due braccia grassocce che la stritolarono in un abbraccio di quelli che gli adolescenti odiano di tutto cuore, seguito da un bacio a schiocco sulla guancia che si sarebbe potuto sentire fin dal capo opposto del marciapiede. Marie, la sorella di suo padre, era una signora di mezz'età che non appena riceveva qualche velata critica alla sua corporatura piuttosto "robusta" rispondeva con orgoglio che era meglio morire ben sazi e con la pancia piena piuttosto che seguire diete maniacali.
-Sono così contenta che tu sia venuta a trovarmi!- continuò la donna stringendole entrambe le guance con le mani cicciottelle come aveva sempre fatto fin da quando Jocelyn era nata. Quest'ultima fece un sorriso forzato, ancora scossa da ciò che era appena accaduto, o da ciò che lei stessa aveva creduto di aver vissuto. Stava iniziando a dubitare fortemente della sua capacità di distinguere la realtà dall'immaginazione. -Anche tu mi mancavi zia...- mormorò.
Marie emise un altro strillo che mise immediatamente la ragazza sull'attenti, ma che in realtà era indirizzato alla figura dietro di lei. -Non ci credo, hai portato in fidanzatino!- Si lanciò addosso a lui come una palla da bowling scagliata a tutta velocità, iniziando ad elogiarlo dalla punta dei capelli fino alle scarpe. -Ma sei veramente de-li-zio-so!- esordì sillabando con enfasi l'ultima parola, un vizio che indicava un alto livello di felicità. -L'ho sempre detto che mia nipote ha un gusto eccellenti in fatto di ragazzi, vero Jojo? Hai fatto davvero un'ottima scelta!-
Jocelyn era già rossa peperone per come la zia si stava comportando con Adam rendendosi ridicola, e diventò ancora più imbarazzata quando si sentì chiamare con il soprannome che utilizzava da bambina e Adam si mise a ridere. Originariamente era il nome di un panda protagonista di un cartone animato che amava guardare insieme a suo padre, e per questo i suoi genitori per un periodo l'avevano chiamata così. Purtroppo però, mentre loro avevano smesso dopo qualche tempo, Marie non se l'era mai scordato. In quel momento stava solo cercando disperatamente una vanga per potersi sotterrare in santa pace e non dover più patire quella tortura.
-Mi dispiace deluderla signora- disse Adam con un sorriso gentile rivolgendosi alla signora, -ma io e la sua deliziosa nipotina siamo solo amici e compagni di scuola, nulla di più.-
"Finalmente qualcuno che mette le cose in chiaro subito." pensò Jocelyn sollevata. Tuttavia non poté fare a meno di soffermarsi per qualche attimo più del dovuto sulla parola "deliziosa" che Adam aveva usato per descriverla, e che sarebbe stata totalmente superflua. Il ragazzo sollevò per un attimo lo sguardo posando i suoi occhi smeraldini su di lei che sembravano volerle comunicare talmente tante cose da farla quasi disorientare.
Scosse il capo tornando a concentrarsi sulla sua "missione". -Ehm, zia?- disse, cercando di attirare l'attenzione della donna che aveva finalmente smesso di elogiare il povero Adam. -La mamma mi ha mandata qui per ritirare un pacchetto, è per caso arrivato?-
-Certo tesoro, vado subito a prendertelo!- esclamò lei tornando dietro il bancone e iniziando a frugare in cassetti e ceste. -Aspetta, dovrebbe essere qui da qualche parte. Accidenti... ma dove l'avrò messo?- 
Jocelyn si girò verso Adam scrollando le spalle in segno di scuse. Sua zia era certamente un'ottima cuoca, ma quando si parlava di ordine probabilmente un tornado se la sarebbe cavata meglio di lei. 
Dopo essere riemersa come un pesce palla, Marie borbottò:-Devo averlo sistemato negli scaffali delle ordinazioni.-
"Oh no, non un'altra volta..." supplicò Jocelyn aggrottando la fronte e pregando tutti gli dei esistenti. Quegli scaffali si trovavano infatti in fondo al negozio, e quello poteva significare una sola cosa: ancora una volta avrebbe dovuto farsi il tour completo di tutte le novità della casa arrivate durante la settimana. Infatti dopo nemmeno due secondi sentì la zia proclamare con grande soddisfazione:-Già che ci siamo vi mostrerò i nuovi articoli che Bob mi ha portato, sono davvero a-do-ra-bi-li!-
"No, ti prego! Non un altro giro di ranocchie portaombrelli, nani da giardino profumati e battipanni luminosi!" Jocelyn si voltò con aria supplichevole verso Adam, chiedendogli aiuto. Visto tutti i complimenti che aveva ricevuto da sua zia forse sarebbe riuscito a farsi ascoltare.
-Signora, sono davvero addolorato, ma purtroppo io e Jocelyn dobbiamo assolutamente andare studiare fisica e non possiamo trattenerci quanto vorremmo.- disse il ragazzo con un'espressione talmente dispiaciuta che se Jocelyn non avesse saputo che stava fingendo ci sarebbe cascata. -Sarebbe così gentile da consegnarci direttamente il pacchetto? Le prometto che non appena avremo un pomeriggio libero torneremo a dare un'occhiata a tutti questi magnifici oggetti."
"Che abile ruffiano" pensò divertita Jocelyn quando vide la rapidità con cui la zia andò a recuperare la scatolina. "Probabilmente è l'unico capace di schivarsi uno dei suoi famosi tour."
Dopo aver ringraziato uscirono in fretta e furia dal negozio per evitare di rimanere intrappolati in una delle infinite discussioni con Marie. Per un po' Jocelyn era riuscita a dimenticare ciò che le era successo, ma ora che camminavano in silenzio i dubbi si stavano riformando nella sua mente. Dopo aver girato l'angolo della strada che l'avrebbe riportata a casa sua Adam parlò, anticipando ciò che lei avrebbe voluto chiedergli.
-Tua zia è davvero forte, non capisco come mai non la sopporti!- esclamò divertito. -Voglio dire, hai sentito quanti complimenti mi ha fatto?- continuò, passandosi una mano tra i capelli biondi fingendo una posa da modello.
Jocelyn tossicchiò e gli diede una pacca amichevole sulle spalle. -Lei esagera sempre.-
Adam fece l'aria offesa, incrociò le braccia e si avvicinò a lei fino ad avere il viso a pochi centimetri dal suo. -Perché, sono proprio così brutto?- 
Da quella distanza riusciva benissimo a vedere le sue lunghe ciglia, le sfumature degli occhi, il modo in cui gli angoli della sua bocca si arricciavano quando aveva quell'espressione e persino le due fossette che gli erano comparse sulla guancia. La ragazza sgranò gli occhi, facendo un passo indietro improvvisamente piuttosto accalorata. -Ma no, non sto dicendo che sei brutto! Sì insomma, non sei male... nel senso, nella media sei piuttosto decente!-
Adam scoppiò a ridere, sfiorandole col dorso del dito il mento. -Ehi stavo solo scherzando, tranquilla! Comunque posso chiederti perché appena entrati avevi quella faccia sconvolta? Sembrava che tu avessi visto un fantasma!-
Jocelyn deglutì, giocherellando nervosamente con il pacchettino che teneva tra le mani. Doveva raccontargli ciò che credeva fosse successo o era meglio tacere? L'avrebbe sicuramente presa per pazza, perché da quando in qua le persone diventavano "sgranate" come le immagini? 
-Mi era sembrato solo di vedere una persona che non vedevo da molto tempo, tutto qui.-  mentì infine, sentendosi parecchio in colpa. Nonostante si conoscessero una parte di lei voleva fidarsi ciecamente, anche se c'era ancora quella debole vocina insistente che le ripeteva di non farlo. Poco prima di salutarsi e recarsi ognuno a casa propria Adam le sfiorò il braccio, dicendole serio:-Jocelyn, ricordati che per qualsiasi cosa io ci sono.-
Quella sera la ragazza andò a dormire con un senso di colpa in più che la tormentava.

 
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Un altro segno. Un altro passo verso il gran momento. Da quando Coleman gli aveva dato l'ultimatum passava quasi tutto il giorno davanti a quegli schermi sperando che l'esperimento procedesse il più rapidamente possibile. Attendeva una qualsiasi discrepanza che dimostrasse che aveva avuto ragione su di lei, che era davvero la Tramite tanto agognata.
Verso mezzanotte decise di tornare nel suo studio lasciando che i supervisori continuassero a controllare la situazione. Faceva sempre più fatica a rimanere impassibile davanti a quei video, a quelle immagini che scorrevano implacabili ricordandogli all'infinito le sue colpe.
Fiducia. Cos'era davvero la fiducia? Non certamente qualcosa di sicuro su cui si poteva contare. Le persone fanno promesse, confidano i loro segreti più profondi e affidano la loro stessa vita ad altri per poi essere traditi. E lui ne era una prova. L'unica cosa su cui davvero si può fare affidamento è il potere, per lo meno fino a quando si è abbastanza degni di manipolarlo.
In quell'istante il cellulare posato sulla scrivania iniziò a squillare, raggelando il giovane sul posto con una suoneria che in quel momento significava solo una cosa: la sua stessa fine.



Salve gente! Lo so lo so, questi due capitoli Liam non ha avuto molta attenzione, ma vi prometto che rimedierò ;) Cosa ne pensate di questo capitolo?

 
   
 
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