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Autore: bridgetvonblanche    01/10/2015    5 recensioni
[MadaMito]
Amore si nascondeva tra folte ciocche di capelli ramati ed iridi sanguigne.
Amore era lì, sulle labbra di lui e contro la pelle di lei.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hashirama Senju, Madara Uchiha, Mito Uzumaki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Contesto generale/vago
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[Where love survives]

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We are all searching for someone

whose demons play well
with ours

 

-Non sono forse abbastanza per te?-

Non erano mai state molte le cose che Mito Uzumaki aveva avuto occasione di poter scegliere liberamente nella sua vita. 
Se solo ne avesse avuto la possibilità, mai avrebbe desiderato nascere in quell’oscuro periodo di guerre e conflitti, in uno dei Clan più ricchi e potenti, né di avere i capelli rossi come il crepitante fuoco di un camino. Non avrebbe mai voluto indossare quei lunghi e sfarzosi abiti e tenere i suoi capelli sempre raccolti ed in ordine, perfettamente acconciati. Mai avrebbe acconsentito che mani sconosciute vagassero inopportune e spietate sul suo ventre e sul suo corpo, reso mera prigione per cercare di contenere la violenza distruttrice di quel demone infernale chiamato Kyuubi.
A soli ventidue anni, Mito ancora agognava una qualche specie di libertà lontana da imposizioni e doveri. Non aveva mai smesso di sperare, di credere che un giorno anche suo padre avrebbe finalmente desistito dall’imporle la propria autorità ed il peso di quelle sempre più gravose scelte. 
Presto sarebbe stata incoronata Imperatrice, ricordata da tutti come la più giovane sovrana del prestigioso Clan Uzumaki.

Una donna al comando di un intero clan. Mito odiava se stessa per questo. Troppo debole per guerreggiare sul fronte, troppo fragile per ambire ad affrontare un uomo in un combattimento, mai sufficientemente indipendente per decidere cosa fare e come meglio vivere la propria vita.
La giovane Uzumaki ancora non poteva neanche lontanamente immaginare che avrebbe combattuto la sua più grande battaglia non sopra aride distese di terra e fango, tra corpi di soldati massacrati e feriti a colpi di lame e ninjutsu, ma all’interno delle solide mura del suo stesso palazzo, contro il nemico più potente ed inaspettato da cui non avrebbe mai potuto nascondersi o fuggire nemmeno se lo avesse voluto.

Amore si era preso tutto di lei fin dal primo momento, nell’esatto istante in cui lo sguardo freddo e all’apparenza così distaccato di quel volto straniero si era posato sul suo viso in modo così violento da farle persino dimenticare come respirare. Solo l’idea che quegli occhi stessero sfiorando la sua pelle lattea ed i contorni così delicati del suo corpo fino a penetrare all’interno delle ossa faceva nascere nella rossa Uzumaki una malsana voglia di mettersi ad urlare.

Lui non era un principe, ma un soldato. Un guerriero dai lunghi e disordinati capelli neri, così diversi da quelli del Clan a mulinello, sempre troppo lisci, mai liberi di ondeggiare e danzare cullati dal vento.
Lui non era paziente ed affidabile, ma pericoloso. Un abile demiurgo che sulla schiena portava con orgoglio un ventaglio purpureo, simbolo del sangue versato per rendere il suo clan una classe d’elitè.
Proprio lui che veniva considerato da tutti l’uomo più feroce e crudele che il mondo ninja avesse mai conosciuto, era rimasto piacevolmente sorpreso da quel candido volto di donna che era riuscito a trovare la giusta dose di coraggio e pazzia per affrontare senza timore quello sguardo tanto severo e distaccato.
Madara Uchiha aveva appena posato i suoi occhi di fuoco e tenebra su Mito Uzumaki, scoprendo a suo malgrado di non riuscire a scorgere quali ombre e quali paure si celassero dietro l’immensità e la purezza di quello sguardo. C’era qualcosa di terribile ed estremamente pericoloso al di là di quelle iridi così maledettamente perfette e che si nascondeva furtivo agli occhi dell’Uchiha che, quanto più sentiva di essere vicino alla risposta, tanto era costretto a ricredersi.
Lei lo attraeva, corpo ed anima. Avrebbe combattuto altre diecimila guerre, se questo era il prezzo da pagare per poter rivedere ancora una volta quel dolce ed indomito viso.

-Ti ho chiesto: non sono forse abbastanza per te, Mito?-

Da quella prima volta in cui i loro sguardi si erano semplicemente sfiorati era però trascorsa un’intera epoca all’insegna dell’odio e della violenza più crudi: villaggi distrutti, interi Clan estinti, bambini senza famiglia, mogli senza mariti, soldati senza compagni, persone senza più sogni né affetti. Così Mito aveva promesso, giurato sulla sua stessa vita che avrebbe posto fine alle incessanti ed assurde guerre di supremazia tra clan nel modo più diplomatico possibile anzi, nel solo modo che una come lei aveva avuto occasione di imparare da sua madre.
Anche questo era parte del suo essere donna, nonché unica figlia ed erede del prestigioso imperatore del clan Uzumaki.

-Non rendere le cose più difficili di quanto già non siano-

Aveva così tentato di ribattere, non riuscendo nemmeno a dare un qualche tono autoritario alle sue parole.
Per sancire una pace duratura e alimentare un qualche flebile fuoco di speranza per il futuro alla propria gente, Mito aveva scelto di sposare il figlio primogenito del clan Senju, un uomo buono e rispettoso, un valoroso guerriero, all’apparenza l’unica persona in grado di placare l’odio dei Kyuubi sigillato nel suo ventre in costante subbuglio.
Il buonsenso glielo imponeva, il cervello glielo stava ordinando.
Eppure c’era ancora qualcosa che le impediva di girare la chiave nella toppa di quella maledetta porta e mostrarsi al mondo intero come moglie del Primo Hokage.
Il suo cuore.
Quel dannato muscolo che stava promettendo di uscirle dal petto se avesse anche solo osato ad avvicinarsi all’uscita della stanza.

-Se sto dicendo qualcosa di sbagliato, perché non mi affronti come quella volta?-

Era ancora in tempo per decidere di fuggire, di correre via e cambiare il proprio destino.
Mito avrebbe certamente potuto farlo perché lui glielo stava chiedendo attraverso quel suo amabile sguardo perso a scrutare ogni parte del suo corpo gracile; Madara la stava invitando a seguirlo con quegli stessi occhi che l’avevano conquistata fin dal primo momento e che ora erano intenti a contare quante lacrime avessero bagnato il suo viso così stanco di fare la cosa giusta. Avrebbe potuto prendere l’iniziativa e decidere di portarla via con se, lontano da quel mondo così ingiusto, a cui nessuno dei due sentiva di appartenere davvero.

-Devi andartene Madara-

-Dimmi che non mi ami Mito; dillo, ed io sparirò dalla tua vita per sempre-

Erano state queste le sue uniche parole, pronunciate senza alcun flebile tremore, senza alcuna parvenza di incertezza. Niente balbettii o grida disperate, perché lui era Madara Uchiha, un uomo che aveva avuto il privilegio di sfuggire più volte alla morsa dell’abile Thanatos, un guerriero che non si era mai piegato davanti a nessuno e non lo avrebbe fatto nemmeno davanti a lei.
Solo la sua mano, quella stessa mano che nei giorni bui della guerra si era macchiata di crimini indicibili, ora scivolava indisturbata ed innocua tra i capelli della bella Uzumaki, lungo le sue guance, fino ad arrivare a sfiorare le sue labbra con lentezza disarmante.

Lui l’avrebbe sempre desiderata, protetta con tutto se stesso, amata fino ad arrivare ad uccidere chiunque avesse osato anche solo sfiorare quella pelle così fresca e delicata. 
E lei avrebbe solo voluto scusarsi, urlare davanti al mondo intero che non avrebbe mai voluto nessun altro uomo accanto. Avrebbe tanto voluto potersi spiegare e fargli capire come le cose avrebbero potuto prendere una piega totalmente diversa in un’altra vita, in un altro tempo, se solo non fossero nati come Uchiha ed Uzumaki. Se solo fossero stati meno orgogliosi.

-Dimostrami che non provi nulla, che non hai mai provato niente-

-Non chiedermi questo, uccidimi piuttosto-

Immobili l’uno di fronte all’altra, avrebbero finito con il consumarsi, assorti nel più assordante dei silenzi ad indagare le profondità più intime del loro Essere; perché non le parole, ma solo quel sublime gioco di sguardi avrebbe potuto saziare i loro animi irrequieti. Sarebbe stato poi lui ad accorciare le distanze arrivando a stringere quasi in una morsa letale la vita di Mito, iniziando a marchiare il suo collo sottile con una pregevole scia di umidi baci.

E solo in quel momento lei sarebbe riuscita a sentirlo.

Appoggiando la mano contro quel petto ruvido, Mito sarebbe rimasta per ore ad ascoltare il battito del cuore dell'Uchiha palpitare sempre più forte ad ogni suo più leggero tocco, i loro respiri già affannati farsi sempre più vicini fino a cancellare in un attimo il tempo e quella distanza che li avrebbe altrimenti divisi per sempre.
Mito avrebbe così rinunciato ad una parte del suo orgoglio per sollevare quei suoi grandi occhi a mandorla ed incatenarli una volta ancora in quegli abissi tanto profondi e meravigliosi di Madara, provando piacere ad annegarvici dentro, mentre le labbra piene d’amore di lui si sarebbero avidamente lanciate sulle sue, che da troppo tempo bramavano quel già familiare contatto.
Nessuno dei due avrebbe chiuso gli occhi, perché per entrambi era vitale riuscire ad imprimere nella propria mente quanti più istanti il tempo avrebbe concesso loro per godere di quel tanto auspicato momento.

Domani il mondo sarebbe tornato ad essere grigio ed incolore, esattamente come lo era stato ieri. Il sistema dei ninja avrebbe continuato a suscitare disgusto ai loro occhi, con quelle malsane regole e sciocchi ideali, utili solamente a stabilire una pace fasulla e priva di solide fondamenta. Ma in quel momento, incatenata e fragile tra le braccia del suoi più bel demone, la pelle liscia a contatto con la moltitudine di cicatrici che costellavano quel corpo scultorio quasi a tracciare una nuova mappa del cielo e quelle labbra assetate di sangue e vendetta premute sul suo collo sottile, Mito si era sentita amata come non lo sarebbe mai più stata. 

Amore si nascondeva tra folte ciocche di capelli ramati ed iridi sanguigne. Amore era lì, sulle labbra di lui e contro la pelle di lei. 
Madara le avrebbe insegnato ad essere fiera ed audace, perché nessuno prima di lui era riuscito a scorgere una scintilla d'ardore in quello sguardo sempre così devoto e distaccato dal mondo. E Mito lo avrebbe reso felice a sua volta, curando ogni sua ferita, baciando ogni sua cicatrice, leggera o profonda che fosse, visibile ed invisibile. 
Avrebbero portato l’uno i demoni dell’altra, per il resto della loro vita.

Questo era ciò che la giovane Uzumaki desiderava così ardentemente poter ricordare. Agognava con tutta se stessa di riuscire ad imprimere nella sua mente il modo in cui quella sua pelle ruvida entrava piacevolmente in collisione contro il suo corpo sempre troppo fragile e così bisognoso di calore. 
Mito avrebbe tanto voluto poter custodire il ricordo di ogni sfumatura del suo profumo, di quel suo “essere uomo”, il respiro carezzevole ed avvolgente in grado di inebriarla ed indebolire i suoi sensi ed annientare in un solo istante ogni suo innocuo tentativo di resistenza. Bramava poter ricevere ancora ed ancora quegli avidi baci capaci di toglierle il fiato, così come ogni notte si ritrovava a pregare di poter sentire ancora il tocco devoto di quelle sue mani un tempo sprezzanti percorrere senza fretta la sua schiena nuda, come se avessero avuto tutto il tempo del mondo per continuare ad amarsi. 
Questa era l’immagine di Madara Uchiha che Mito avrebbe continuato a sognare durante le lunghe notti d’inverno e dopo ogni primavera e che avrebbe amato per il resto della sua vita, nonostante il tempo e la distanza.

-Non potrai mentire a te stessa per sempre-

Un solo cenno, e Mito non avrebbe più dovuto più portare il peso delle sue responsabilità e delle sue scelte, perchè sapeva che Madara l’avrebbe protetta da tutto e contro tutti.

-Lo sto già facendo- 

Erano invece state queste le sue ultime parole, sussurrate tra singhiozzi strozzati e carichi di rimorsi. Era rimasta nuovamente sola ad affrontare l'ancora fresco ma ormai impalpabile ricordo delle sue mani strette sui suoi fianchi e quelle dannate labbra premute per l’ultima volta contro le sue in un ultimo, disperato tentativo di marchiare il suo corpo, il suo Essere e la sua anima.

-Addio-

Non avrebbe mai più rivisto quell’ardore negli occhi di nessun altro, nemmeno in quelli tanto limpidi di Hashirama che anche adesso riposava pacifico accanto a lei, cingendole la vita come se avesse paura di vederla fuggire lontano, di perderla ancora.

No, Mito non sarebbe più scappata.
Aveva imparato a vivere nella sua prigione, custodendo per sempre dentro sé un demone rabbioso e amandone uno ormai troppo lontano dai suoi occhi e dal suo cuore per poter essere raggiunto.

 

****

 

bridget’s wall:

Buon primo pomeriggio d’ottobre miei amati tomodachi!

E’ con un pò di panico misto ad agitazione (ma with no regrets) che pubblico questa mia primissima os su due dei personaggi che più apprezzo all’interno dell’immenso e vastissimo universo di Naruto, ovvero Madara Uchiha e Mito Uzumaki.
Complice la loro nobiltà d’animo, l’audacia, il loro spessore psicologico e morale ed il mio amore senza riserve verso dell’angst (e gli Uchiha) nonché la mia forse insana(?) passione per i crack pairings, quello che avete letto è il risultato di scervellanti riflessioni ed interi pomeriggi trascorsi con la testa appoggiata alla tastiera del pc nel -spero non del tutto vano- tentativo di scrivere qualcosa su di loro che rasentasse la decenza.

Spero di essere riuscita a trasmettervi tutto l’ammmmore che provo per questa coppia, senza nulla togliere a quel buonuomo di un Senju (/ω\) #perdonamehashipormividaloca

Come sempre consigli, critiche, pareri, varie ed eventuali sono sempre ben accetti!

A presto peps,
Pace, amore e Tsukuyomi Infinito.

bridgetvonblanche

 
  
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