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Autore: Zanexd22    01/10/2015    8 recensioni
“T-ti prego Vermouth… aiutami… Cosa devo fare? Cosa devo fare quando…il mondo intorno a me collassa?” Gli tremava la voce.
“Bene Shinichi…quando il mondo collassa e i giorni si riempiono di oscurità, hai due possibilità: o cerchi di scappare, o altrimenti impari a vivere in questa oscurità. Ebbene, Cool Guy? Nel tuo cuore è già arrivato l’odio? Riuscirai a controllarlo…o verrai sopraffatto? Il tuo cuore puro è stato rovinato per sempre…che cosa pensi di fare?”
[Tratto dal cap. 3]
Gin disse, con tono freddo e distaccato:
“Allora, fottuto detective da quattro soldi, ora ci dirai cosa vogliamo sapere, in un modo o nell’altro: chi è Sherry, che aspetto ha e perché non ricordiamo assolutamente nulla di lei!!”
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In un futuro dove l'amicizia non conta più nulla e dove è l'odio a dominare nei cuori. In un futuro dove un detective ha subito troppo per poter ancora amare. In un mondo dove il tuo nemico più grande è costituito da te stesso. In un mondo collassato, dove ciò che avevi imparato a conoscere non c'è più. Questo è When the world collapses.
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti, Vermouth | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 4: Attentato, passato e tortura
ATTENZIONE: Messaggio Promozionale. Le parti in corsivo narrano gli avvenimenti dei cinque anni precedenti alla storia qui presente. Se volete leggere della fine di un grande Detective, continuate pure. Altrimenti, se non avete fegato, non vi interessa o avete capito che le mie storie fanno schifo, tornate alla home. Possibili presenze di scene di violenza, di parole abbastanza brutte, di scene di Ran che piange, e di colossali idiozie da parte di Detective diciasettenni. Leggete in pace.
 
Erano tornati a casa da poco. Shiho, Shinichi e il Dottor Agasa potevano sembrare un trio che si ritrovava ad affrontare qualche situazione familiare a molti, come per esempio una verifica andata male: Shinichi che, seduto sul divano verde e con lo sguardo chino verso il basso, veniva consolato da Shiho, che gli aveva messo una mano sulla spalla; e il Dottore che dalla poltrona color oro (non chiedetemi perché ndZane) parlava all’ex detective in modo paterno. Invece, affrontavano un problema non molto comune fra le persone: il ragazzo aveva appena rovinato il matrimonio alla sua ex-migliore amica, non aveva difeso la sua attuale migliore amica dagli insulti di Eisuke, e sembrava che tutti lo odiassero. Gli ritornarono alla mente le parole pronunciate da Ran… ““Tu! Non venirmi a chiedere di diventare di nuovo amici, perché so che prima o poi mi tradiresti, proprio come hai fatto con lui. Ti ricordi, eh?”. Ci era rimasto male. Davvero non si fidava di lui?? Si rese conto che agli occhi degli altri forse somigliava a Gin. Somigliava a quel mostro?? Probabilmente Ran non sapeva quanto il ragazzo soffrisse ancora per ciò che era successo tempo fa, quella fatidica notte di settembre…esattamente cinque anni fa.
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“Forza Detective, scappa dal tuo amichetto, scappa pure! Forse non lo sai, ma tu sei proprio come me. Non ti fai fermare da nulla quando hai in mente un obiettivo. Ecco perché il tuo amichetto morirà, insieme a tutti noi…e soltanto dopo, ti accorgerai in che mostro ti sei trasformato.” Gin, sanguinante e probabilmente in fin di vita, aveva concluso questo monito con una delle sue terribile risate. Intanto, lui correva, correva, correva, all’inizio non aveva dato molta importanza alle parole dell’assassino, ma poi erano riaffiorate nei pensieri del ragazzo. Aveva detto che non si sarebbe fatto ingannare da quell’uomo dallo sguardo gelido, ma come al solito, si era ritrovato con le mani legate. Il suo piano era terribilmente crudele, non era da lui, lo riconosceva…nessuno lo aveva supportato, eccetto Shiho, Ran e il suo amico Heiji Hattori. Ed ora proprio lui rischiava la morte, perché aveva deciso di combattere il corvo.
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“A cosa pensi, Shin?? Ti prego, non mi dire che stai riflettendo sulle parole di Ran e di quello stronzo…erano in preda alla rabbia!” La ragazza era molto preoccupata; in certe situazioni, Shinichi si era avvicinato al suicidio…eppure stavolta vedeva nei suoi occhi qualcosa di diverso…rivedeva quel blu cielo che lo caratterizzava prima, quando era ancora un brillante detective. Che finalmente si fosse buttato tutto alle spalle?? Shiho ci sperava…chissà, avrebbe finalmente potuto lasciare quel paese da incubo, anche per lei era pieno di brutti ricordi, ed andare in America con il suo Shinichi…ehi no, aspetta, lo aveva fatto di nuovo. Lo aveva chiamato di nuovo “suo”. Gli piaceva tantissimo, ma non aveva il coraggio di dichiararsi, aveva paura che fosse ancora interessato a Ran…ma ora, con il suo matrimonio, aveva capito che era inutile aspettare e l’avrebbe fatto finita la cerimonia, se non fosse successo…questo. Ora non era proprio il momento adatto. I suoi pensieri furono interrotti dal sospiro dell’ex-detective.
“Sai, Shiho-chan…a volte fa bene ricordare il passato…”
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Eccola, la sede dell’Organizzazione. Un edificio nero, brutto e gigantesco, dove oltre trecento persone si trovavano in una grande stanza (simile ad una sala concerti) pronti ad ascoltare il consulente del Boss, ovvero Vermouth, sui risultati degli ultimi mesi. Ma la WIB non sarebbe mai arrivata. La donna gli aveva detto che oggi tutti i MIB erano lì, compreso il Boss ma esclusa lei, e gli aveva dato una bomba da piazzare nelle fondamenta del palazzo. Soltanto che Gin aveva trovato la bomba e, non essendo riuscito ad avvertire in tempo il Boss perché fermato da Shinichi, l’aveva legata con una catena d’acciaio a Heiji, lì per dare una mano all’amico. Ora il detective si stava dirigendo verso le fondamenta del palazzo, sicuro che Gin ormai fosse morto, ed era davanti ad una scelta fondamentale: distruggere completamente l’Organizzazione, l’obiettivo di una vita, o salvare l’amico. Era una scelta difficile, ma sapeva che avrebbe scelto l’amico…ma perché una vocina gli diceva di non preoccuparsene, di sacrificarlo?? Lo avrebbe reso un mostro…ecco, le parole di Gin cominciavano a fare effetto?? Non doveva lasciarsi condizionare, assolutamente. Avrebbe ucciso trecento persone, probabilmente il fatto non sarebbe scomparso dalla sua mente facilmente (non immagini quanto, caro Shin!! ndZane), forse non sarebbe più riuscito a fare il detective…ma avrebbe evitato altre centinaia di morti, e liberato il Giappone da quella piaga.
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Lentamente, lacrime amare cominciarono a solcare il viso del venticinquenne. Shiho si sentiva in colpa ogni volta che lo vedeva così. In fondo, la colpa di tutto ciò era solo sua, anche se Shinichi le continuava a dire che non era così, che altrimenti non si sarebbero mai conosciuti. La frase, nonostante fosse da un certo punto di vista romantica, era falsa, la ragazza ne era certa. Se non fosse stato per il suo maledetto veleno, niente di tutto questo sarebbe accaduto. Pensava di aver espiato le sue colpe eliminando l’Organizzazione e sostenendo Shinichi, ma ogni volta che lo vedeva così, anche in lei usciva fuori un po’ di tristezza.
 
Ran Mouri, venticinquenne e studente alla facoltà di legge, sposata con Eisuke Hondo, si trovava in una situazione simile. Anzi, teoricamente non era ancora sposata perché non aveva detto il fatidico sì, ma c’era andata vicino. E la colpa era solo e soltanto di Shinichi, quel mostro. Dov’era finito il ragazzo diciasettenne che conosceva?? Certo, forse anche lei aveva esagerato, lui si era scusato, ma notava che vi era qualcosa di diverso in lui, oltre al fatto che, lo ammetteva, si era sentita leggermente gelosa di Shiho. Stava piangendo da chissà quanto, con la madre che non aveva proferito parola, si era limitata a restarle vicino e ad accarezzarle i capelli. E invece, il padre, quel maledetto casanova, non c’era, probabilmente era andato a consolare l’ex detective liceale. Che cosa era preso al padre?? Aveva sempre diffidato di Shinichi, non aveva mai voluto entrasse in contatto con lei ed adesso lo capiva, lo aiutava e lo consolava??? (Mi scuso per la piccola interruzione…ehi, popolo di EFP, e se inventassimo la coppia ShinichiXKogoro?? Se vi piace l’idea vi prometto che ci faccio una one shot, ditemelo!! NdZane). Sapeva già che avrebbe fatto una sfuriata al padre. E intanto, pensava inconsciamente a cosa stava facendo in quel momento il suo ex-ragazzo. Già, cosa faceva?? Ricordava. Perché talvolta il passato può far male, ma spesso è l’unico modo per comprendere il presente. Per ricostruire un mondo collassato, un mondo di amicizie, amori e indagini.
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Quando entrò nei sotterranei, vide un Heiji Hattori massacrato e con la faccia sporca di sangue, tentare di fermare la bomba inutilmente, usando la testa.
“Shinichi, finalmente sei arrivato!! Ti prego, liberami da queste catene, prima che la bomba salti in aria!!” Shinichi si mostrava riluttante, doveva salvare l’amico, sapeva che era giusto… ma perché quella vocina che gli diceva di lasciar stare lo stava convincendo?? Tutta superstizione, pensò. Si avvicinò all’amico, eppure non cercava di liberarlo, semplicemente perché aveva capito che non vi era alcun modo. Erano catene piuttosto spesse e fuse fra loro, impossibili da slegare con quello di cui disponeva Shinichi, solo una pistola e una ricetrasmittente. La soluzione era disattivare la bomba con il codice che solo lui e Heiji conoscevano. Un codice che avrebbe ricordato per molto tempo, ma questo lui non poteva saperlo. Heiji, vedendo l’amico immobile, aveva assunto un’aria preoccupata. Davvero voleva farlo saltare in aria?? Gli sarebbe andato anche bene pur di liberare il mondo da quelle carogne, ma sapeva che Quella Persona stava ingannando Shinichi.
“Shinichi, amico mio…disattiva la bomba!! Per l’amor del cielo, ti stanno ingannando, non lo capisci?? Non vedi quanto è stato facile entrare qui dentro, senza che nessuno, a parte Gin, ci vedesse??”
Shinichi era sconvolto dalle parole dell’amico, una parte di lui diceva di lasciarlo al suo destino, ma invece rimase ad ascoltarlo.
“Che cosa stai dicendo, Heiji?? Sei forse impazzito?? È l’obiettivo di una vita questo. E sai che è stata Vermouth a fare in modo che qui non vi fosse nessuno, Gin è venuto per starsene un po’ da solo.”
“Fidati, ho origliato nella stanza del capo!! Shinichi, Vermouth è stata scoperta, loro vogliono che tu faccia saltare la bomba, così li crederemo distrutti. Non farla saltare, è una trappola!”
Shinichi era pieno di dubbi. Cosa era successo ad Heiji?? Aveva veramente sentito il capo? Sapeva chi era…? Ma che razza di piano era uccidere quasi tutti i membri dell’Organizzazione per far credere di essere stati sconfitti??. Ma poi capì, osservando gli occhi di Heiji. Le pupille erano dilatate, e stava sudando, nonostante facesse freddo. Era drogato!! Come aveva fatto a non notarlo subito…doveva cercare di liberarlo da quelle catene, anche se sapeva fosse impossibile. Si avvicinò con cautela, parlando piano.
“Ehi, amico, calma. Ti hanno iniettato qualcosa, stai fermo, vedrai che scapperemo da qui insieme!” Ma Heiji si agitò ancora di più, continuando a urlare che lui stava bene e che Shinichi, attivando la bomba, avrebbe soltanto permesso ai Corvi di agire nell’ombra. Non riusciva a separare il ragazzo di Osaka dalla bomba, e all’improvviso quest’ultimo gli tirò un calcio ben assestato, urlandogli di fermare quell’ordigno. La vocina “cattiva” di Shinichi prese il sopravvento, e in un impeto di rabbia, prese la pistola.
“BANG!!”
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“CRASH!”
Mentre i tre in casa Agasa riflettevano sul passato e su ciò che era successo, udirono un terribile rumore, di vetri rotti. La finestra del soggiorno era crollata sotto la potenza di un sasso di moderate dimensioni. Subito dopo, qualcuno lanciò un piccolo oggettino, che liberò uno strano gas colorato…l’aria si fece asfissiante.
“Ma che caz…!”
“È gas, Dottore!! Usciamo, prima che sia troppo tardi!!”
Si precipitarono fuori, cercando con lo sguardo chiunque avesse potuto fare una cosa del genere. Una moto nera e il suo guidatore, vestito di nero, fuggivano a gran velocità. Il colore del pazzo che aveva cercato di asfissiarli rievocò brutti ricordi nella mente del giovane. Nero.
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Nero. Come il colore di una pistola.
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Erano fuori dall’edificio e Agasa stava chiamando l’ambulanza per andare in ospedale e fare un controllo, quando un boato squarciò il silenzio che si era creato. Una terribile esplosione fece a pezzi la casa di Agasa. Shinichi coprì con il corpo Shiho, mentre il Dottore si buttò a terra. Presto, arrivarono i soccorsi ed i pompieri, che cercarono di domare inutilmente le fiamme. Chi aveva fatto questo?? Lo stesso uomo sulla moto?? Quasi a leggere nel pensiero, Shinichi disse:
“L’uomo di prima non voleva farci fuori con il gas. Voleva avvertirci, ci ha salvati, facendoci uscire istintivamente al di fuori della casa. E poi, il gas usato non ci avrebbe mai ammazzato, non era del tipo giusto. Chi ha fatto questo, allora?”
“Forse io h-ho la risp-sposta! Questo è il tappo della granata a gas, guardate cosa vi è inciso!” A parlare era stato il Dottor Agasa, sembrava avesse visto l’intera organizzazione rediviva addosso a lui per quanto era spaventato. Consegnò a Shinichi un oggettino metallico di color argento, con sopra inciso un corvo nero. Shinichi e Shiho rabbrividirono. Possibile fossero loro?
Fu il giovane a togliere ogni dubbio: “Questo attentato è nel loro stile. Questa è opera loro.”.
Shiho, nonostante fosse spaventata, si mise a guardare Shinichi, che sembrava essere tornato quello dei vecchi tempi, il detective liceale. Stava sicuramente pensando all’accaduto, e i suoi bellissimi occhi celesti sembravano pensare insieme a lui, mentre riflettevano il colore rosso-arancio delle fiamme.
E se la ragazza si concentrava sul ragazzo, quest’ultimo osservava i colori dell’esplosione. Identici all’esplosione di quel giorno. Rosso e arancione.
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Rosso e arancione. Quei due colori assieme lo facevano sentir male. Non gli piacevano, ecco tutto, e non solo perché fossero i colori della squadra rivale dei Tokyo Spirits. Il primo gli ricordava il sangue, il secondo il fuoco. Due elementi che significano spesso morte. E se guardava le sue mani, sporche di quel rosso sangue che tanto odiava, si sentiva un mostro. Che avesse ragione Gin?? Non importava, ora, restava il fatto che aveva sparato a Heiji, il suo amico, il fratello che non aveva mai avuto, un’altra vittima del Corvo. Avevano anche deciso insieme la password della bomba, “Fratelli per sempre”, era il loro codice segreto anche nella vita quotidiana…ma lui aveva tradito il patto. Stava piangendo lacrime salate, sarebbe morto lo stesso, ma il fatto di aver dettato la sua fine con le sue mani lo faceva sentir male. Aveva anche provato a dirgli chi era il boss, ma non era riuscito a finire la frase…e se avesse avuto ragione? Per quale motivo l’aveva ucciso…possibile che stava diventando come uno di quegli assassini?? E che cosa avrebbe detto a Kazuha, a Ran?? Quante domande che gli passavano per la testa, mentre si allontanava dall’edificio in fiamme. Era finita. O forse no?
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Intanto, all’interno di Casa Agasa, le fiamme distruggevano tutto. Bruciava anche l’involucro della granata a gas, che riportava incisa la frase: “Fratelli per sempre”.
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Luogo sconosciuto, settembre 20—
 
Quel luogo puzzava, eccome se puzzava. Erano passate ore dall’ultima volta che era entrato il suo aguzzino, Gin, e non sopportava più la puzza. Sicuramente, la tortura era già in atto. E finalmente, come se qualcuno avesse realizzato il desiderio di aprire la porta per cambiare l’aria, Gin entrò, seguito dall’immancabile Vodka.
“Dobbiamo andarci leggeri con te, ordini del capo. E io che speravo di giocare a shanghai con le tue ossa.”
Goro era incredulo. Stavano parlando di QUEL Boss?? No, lo aveva visto suicidarsi cinque anni fa, buttarsi dalla finestra della Bell Tree Tower (se non sapete cosa sia, è la torre di proprietà Suzuki dove si svolgono buona parte degli eventi del 18 film, The Sniper from another dimension ndZane) davanti ai suoi occhi. Non poteva essere lui. Quasi a leggere nel pensiero, Gin disse che il Boss non era così debole, non si sarebbe mai suicidato soltanto perché la sua Organizzazione era stata distrutta, chiudendo lì il discorso. Estrasse poi dalla tasca un coltello ben affilato.
“Ho detto che non devo conciarti male, non che non mi possa divertire un pochino!!” Disse Gin, concludendo con la sua solita risata diabolica e che fece tremare per un secondo Goro. Lo legarono al muro con delle catene e con braccia e gambe aperte. Cominciò a praticare dei taglietti superficiali su ogni parte del corpo del detective con una lentezza impressionante, che rendeva molto più dolorosa la “tortura”, fino a quando Mouri non si ritrovò colorato del suo stesso sangue. Le ferite bruciavano, ma non sarebbe crollato per così poco…lo disse con voce piena d’orgoglio, e la risposta fu un pugno in piena pancia da Vodka, talmente forte che avrebbe voluto tanto piegarsi in due, se avesse potuto. Era sicuro di aver perso una parte dello stomaco a causa dell’impatto, e poco dopo cominciò a sputare per terra rivoli di sangue misto a saliva.
“E questo è solo l’inizio!” Concluse così la prima “tortura”, con questa frase e la sua solita risata, il killer dagli occhi di ghiaccio, uscendo dalla stanza e lasciando Goro solo con il suo dolore.
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Stranamente, era riuscito a dormire, nonostante gli bruciasse dappertutto e si trovasse ancora legato al muro. Aveva davanti a sé un orologio, unico ornamento di una stanza vuota, che segnava le due del pomeriggio. Lo aveva lasciato lì Gin, dicendo che serviva a contare le ore di agonia passate lì dentro. Comunque, non aveva intenzione di dire una singola parola riguardo a ciò che successe dopo la distruzione della sede dell’Organizzazione, riguardo a quello che lui considerava lo scontro finale con il boss, dove lui, Shiho e Shinichi erano riusciti a prevalere. O almeno così pensava…ancora non riusciva a capire come si fosse salvato il Boss. Probabilmente chi si era suicidato non era lui, ma qualcuno costretto ad ammazzarsi. Ad un certo punto, la porta si aprì, facendo la loro entrata nella stanza Gin e Vodka, con quest’ultimo che portava un carrello simile a quelli usati al ristorante per trasportare le portate, coperto da un velo.
“Come sta oggi il nostro prigioniero?? Ahhaha, scommetto che sei affamato, non mangi da ieri mattina, ammesso che tu abbia fatto colazione!”
Aveva ragione, purtroppo. Cosa aveva intenzione di fare quel mostro?? Vodka sollevo il velo, scoprendo ogni ben di Dio, ogni tipo di cibo e bevanda possibili, roba da far venire l’acquolina in bocca. Fatto questo si sedettero e cominciarono a mangiare anche stavolta con una calma inaudita. Il detective si chiese che razza di tortura fosse quella e che nessuno avrebbe mai ceduto, ma si ricredette dopo mezz’ora. I due killer stavano iniziando i secondi (avevano mangiato una piccola porzione di ogni piatto, per lasciar mangiare il resto a Goro se avesse ceduto), e Mouri si stava letteralmente sentendo male, aveva una fame incredibile e avrebbe fatto di tutto per avere un sesto del cibo davanti a lui.
Stavano mangiando da un paio d’ore e ormai si apprestavano a terminare. Gin e Vodka lasciarono il carrello con il pranzo davanti a Goro, in modo che sentisse il profumo dei cibi ma non potesse raggiungerli, e uscirono silenziosamente dalla stanza.
Si era fatta sera, e il detective non riusciva a chiudere occhio a causa della fame e della sete. Non aveva nemmeno il fiato per parlare, così quando i suoi aguzzini tornarono a fargli visita, chiese, con una voce da morto, una bottiglia d’acqua.
“Vodka, vai subito a prendere una bottiglietta d’acqua! Dovrebbe essercene una sul tavolo qui fuori.”
L’uomo si stupì della frase pronunciata dal compare. Era forse impazzito il suo “fratellastro”? Non si era mai curato così di un prigioniero…forse era perché erano ordini del capo. E poi, il capo non era forse morto?? Gin sapeva qualcosa che non gli aveva detto per tutti quest’anni. Cercò inutilmente di chiedere spiegazioni.
“M-ma perché? Non mi sembra il caso di…”
“Vodka, fai come ti dico! Come può il nostro prigioniero dirci ciò che vogliamo se muore disidratato??!!?”
In effetti, il ragionamento non faceva una piega. Purtroppo Gin non riesce a fare del puro e semplice bene, quindi dovrà per forza unirlo a qualcosa di cattivo. Poco dopo essersi scolato la bottiglia in un tempo record, cominciò a sentire dei dolori allo stomaco, che si aggiungevano a quelli che aveva già per la fame, e gli venne un forte mal di testa. Non ci voleva molto per capire che lo avevano drogato. Sentì la voce di Gin arrivargli ovattata, ma era ancora in grado di capirne le parole. Qualcosa di simile a “E ora che sei più sciolto nel parlare, vediamo che dici mentre…Ran” Non era riuscito a capire la parte centrale del discorso, ma se avevano pronunciato il nome della figlia, sarebbe sicuramente successo qualcosa di brutto. Cosa volevano fare alla sua bambina? E così, il limite fra realtà e immaginazione si ruppe, a causa della sostanza ingerita da Goro, e poco dopo entrò nella cella Ran, seguita dai suoi carcerieri. Inutile dire che non vi era nessuna Ran lì, quella vera stava riposando a casa Mouri, ed era frutto solo della mente del detective; è d’uso dire che spesso il nostro più grande nemico siamo noi stessi, e mai affermazione fu più vera di questa nel caso di Goro. Ciò che vedeva con il suo cervello erano immagini orribili. Gin e Vodka cominciarono a spogliarla, mentre lei era ferma e inerte. E poi cominciarono ad abusare di lei, senza pietà, con la ragazza, piangente, che chiamava il padre chiedendogli aiuto. Goro urlava ai due MIB di fermarsi, vedeva la sua bambina piangere ed essere…. Non riusciva nemmeno a pensarlo. Dopo qualche ora cedette, e disse che avrebbe spifferato tutto ciò che sapeva. I due alzarono Ran dal pavimento, ancora completamente nuda, e la portarono fuori. Poi, rientrarono.
“Parla, altrimenti questo è solo l’inizio, per lei! Il Boss ha detto che non dobbiamo toccare te, ma alla tua famiglia possiamo fare tutto ciò che vogliamo!”
Gin e la sua solita risata, sembravano sempre più convincenti alle orecchie del padre della ragazza. Come già detto, Gin e Vodka non avevano fatto niente, se non togliersi i vestiti per alimentare le visioni del povero detective, e Ran non era nemmeno lì. Ma Goro era sotto effetto di una potente droga o qualcosa di peggio; qualunque cosa fosse, aveva degli effetti devastanti. Oramai, comunque, stava riacquistando lucidità, e prima di parlare, voleva fare una domanda. Con la voce strozzata dal pianto, disse:
“Perché…perché lei? Cosa vi ha fatto di male? Sono qui da tre giorni, eppure non mi avete fatto niente di terribile, avete fatto in modo che sopravvivessi. Shiho mi ha detto che cosa fate alle persone voi due, e al confronto penso che mi abbiate trattato benissimo. Perché non avete torturato così anche me?”
Gin guardò prima in faccia Vodka, che aveva uno sguardo confuso (probabilmente si era fatto la stessa domanda) e poi il detective. Con un gelido sorriso, disse:
“Semplice…perché non potremmo mai fare del male a Quella Persona!”
 
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Ciao a tutti, popolo di EFP!! Come va oggi?? Sono contentissimo, perché ho (ri)scritto questa roba in meno di due giorni, e ancora meglio del capitolo originale, almeno secondo me. Ma, come si dice, l’ultima parola al popolo! Lo so che è abbastanza lungo, ma spero apprezziate il lavoro, per me è il capitolo più bello. Si inizia a scoprire sulla passata lotta contro l’Organizzazione, e, per chi non lo avesse ben capito dal testo, vi sono stati due eventi principali: il primo è la distruzione della sede dell’Organizzazione dove però sembra che il Boss, Gin e Vodka sopravvivono; il secondo, lo “scontro finale” secondo Goro, sulla Bell Tower, dove il Boss si sarebbe dovuto suicidare mentre Gin e Vodka fuggono. La parte dove avviene la morte di Heiji è omessa perché, anche se si può comprendere, l’ho scritta in forma di cross-over sulla mia raccolta “100 parole prima di morire” e quindi, per amor di completezza, vi lascio il link della drabble qui sotto.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3274518
Alla prossima!!
   
 
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