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Autore: Calya_16    01/10/2015    2 recensioni
Una storia per ogni episodio, le cose che potrebbero capitare o meno. Le storie sono scollegate tra di loro, ogni volta il contesto cambia in base all'episodio uscito quella settimana.
In quanti modi Uncino salverà Emma? Ma vi riuscirà sempre?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccola, attraversa la porta ed entra nel piccolo locale.
Tutti smettono di guardarsi attorno spaesati e dirigono lo sguardo su di lei.
- Sono l’Oscuro.
Il silenzio li assale.
Uncino rimane ad occhi aperti, semplicemente, senza dire niente. Non può fare a meno di osservarla, ammirarla e avere allo stesso tempo timore di lei.
Passa gli occhi sul suo corpo, sul suo volto e si sofferma ad annusare il suo profumo quando gli si ferma accanto.
“Rapiscimi, portami via con te” pensa, mentre non riesce a distogliere gli occhi dalla sua figura.
Si chiede cosa sarà successo in quelle sei settimane, quando vede che lei si gira verso di lui e gli sembra che gli accenni uno strano sorriso.
Un brivido freddo gli scorre lungo la schiena, prima di sentire le sue ultime parole e vederla scomparire in una nube nera.
Il panico si scatena da Granny: i Charming che cercano di richiamarla, i nani che corrono in ogni direzione, Regina che cerca di calmare tutti urlando sempre più forte e Granny stessa che corre alle dispense.
Certo, perché in un momento come questo lei pensa alle sue lasagne!
Uncino è fermo in tutto questo, si gira, cerca di capire come mai sia vestito da pirata (una parte di lui esulta: finalmente abiti che gli si addicono!) e decide di uscire.
Nessuno lo nota, impegnati come sono a fare casino.
Corre per la via, svolta, si ritrova in un vicolo buio e si appoggia a un muro. Chiude gli occhi e sospira.
 
La nube di fumo la porta alla vecchia casa di Zelena. Si spolvera i neri vestiti e tranquillamente entra in casa.
Ne ha fatto la sua base, il suo rifugio da tutti loro.
Si stiracchia nell’oscurità e si dirige verso il letto. Sa che non dormirà, ma rimane semplicemente a fissare il soffitto, distesa sul morbido materasso.
Non vuole più che qualcuno la trovi, che la salvi.
Vuole solo fargliela pagare. A tutti loro, nessuno escluso. Neanche Henry: quel piccolo ragazzino poteva salvarla, poteva riscrivere tutto e invece no! Ha distrutto uno degli oggetti magici più potenti!
Si solleva improvvisamente a sedere, fissando ma non realmente vedendo l’armadio di legno davanti a lei.
- Sono l’Oscuro, posso fare praticamente tutto quello che voglio. Potrei provare a ricreare una penna.
Certo, perché non le era venuta in mente prima quest’idea?
Se Tremotino era riuscito a ricreare in pozione l’amore, come poteva lei non riuscire a ricreare una penna magica?
Ci sarebbe voluto del tempo, certo. “Gliela devi far pagare, non puoi comunque esimerti da questo” le sussurra l’oscurità all’orecchio.
- Hai ragione.
Dice Emma alla stanza vuota.
- Ma come? E da chi cominciare?
“Da qualcuno che non vale molto. Un incidente, niente di più.”
- Sei un genio! Li colpirò uno per uno, o se inizieranno a capire tutti insieme.
Un sorriso freddo e malvagio si disegna sul suo volto, mentre una risata gutturale le esce dalla bocca.
 
Un gatto miagola nell’angolo, per poi rizzare il pelo, gonfiarsi e correre il più lontano possibile.
Uncino osserva la scena e non capisce cosa lo abbia spaventato tanto: lì vi è solo lui, e di certo non è andato a dargli fastidio. Decide così di inoltrarsi più a fondo nel vicolo, mentre pensa a cosa possa averlo spaventato tanto.
E come un lampo ecco gli arriva il motivo: ha sentito una strana presenza in città, sa che qualcosa non va.
“Devo trovarla” pensa, fermandosi e iniziando a pensare.
“Devo scartare la casa dei suoi genitori: non avrebbe senso. Potrebbe tornare da Granny, ma non in tempi recenti, poiché non avrebbe senso. L’ufficio di Regina? No, non ha nessuna importanza.”
Non si rende conto di aver iniziato a camminare avanti e indietro per il vicolo.
“La Jolly Roger!”
S’illumina, pensa di aver trovato il luogo in cui lei si nasconde.
Inizia quindi a correre, non facendo caso se qualcuno lo sta seguendo o meno, o se i viaggiatori del tempo sono usciti da Granny.
Arriva al porto, si guarda attorno e riprende la sua corsa verso la nave, giungendo sul molo con il fiatone, lo sguardo sollevato a fissarne il ponte.
Sale, silenzioso, senza smettere di agitare lo sguardo da una parte all’altra.
“E’ in cabina, è di sicuro lì. Nessuno potrebbe vederla, ma io conosco a memoria questa nave, e lei lo sa. Vuole essere trovata. Ha bisogno di aiuto.”
Uncino cerca di convincersi, eppure una parte profonda di lui gli dice che lei non vuole il loro aiuto, vuole affogare nell’oscurità in cui loro l’hanno messa, anche se neppure lui sa come.
Scende silenzioso in coperta, nascondendosi tra le ombre e girando tutta la nave, cercando in ogni singolo angolo, ma senza trovare nessuno, neppure una traccia del suo ipotetico passaggio.
Si lascia cadere sulla sua vecchia branda sospirando, frustrato. Si passa la mano sul volto, chiudendo gli occhi.
“Lei non è qui. Non mi vuole. Cosa le avremo mai fatto?”
- Emma, dimmi cosa abbiamo fatto.
Sussurra al buio, senza veramente aspettarsi una risposta. Rimane quindi fermo in quella posizione, a occhi chiusi, le braccia abbandonate lungo il corpo, con una gamba oscillante sul pavimento.
Sta per assopirsi, quando sente un peso accanto a sé e una voce.
 
Ha trovato del pane in casa. Niente di che, ma almeno avrebbe avuto qualcosa da fare, quando sente che il suo nome viene pronunciato.
“Qualcuno ti chiama.”
- In tanti mi chiamano.
Emma ha ripreso a parlare con il buio, con la sua parte oscura. Non le si presenta più sotto forma di Tremotino, ma semplicemente sente la propria voce, solamente più fredda.
Non ha osato accendere la luce per paura che potessero individuarla e cominciare a tormentarla.
- Staranno discutendo di me. Staranno cercando un modo per salvarmi, per capire.
“E’ qualcuno di diverso che ti chiama. Ascolta meglio.”
Emma si ferma dal prepararsi il panino, chiude gli occhi ed ascolta l’eco di quella chiamata.
- Uncino.
Sussurra, aprendo lentamente gli occhi. Non è stupita, se lo aspettava. Ma la cosa non le fa battere il cuore come al solito, solamente riprende a fare il suo panino.
“Magari è solo. Potresti fargli una visita. Una dolce e inquietante visita.”
La voce dentro la sua testa ride, e dopo poco Emma inizia a ridere con lei.
- Va bene, andiamo.
Ascolta da che parte proviene l’eco del suo nome, la voce del suo amore.
“L’amore della Salvatrice. A cosa stai pensando?”
- Sshh. Scusa. Residui. Sto cercando di concentrarmi.
La voce non si fa più sentire, così riesce a individuarlo sulla Jolly Roger. Così eccola, nella piccola cucina buia, a concentrarsi e a smaterializzarsi.
Quando riapre gli occhi è sulla nave, il suono delle onde che la raggiunge alle orecchie, un leggero vento la colpisce in faccia.
Si guarda attorno, per poi scendere in coperta e raggiungere la cabina del capitano: eccolo là, steso sulla branda, il respiro che si fa via via più pesante.
Si muove silenziosa come non era mai stata, lo guarda, accenna un sorriso e decide di sederglisi accanto.
- Come mai così stanco capitano?
Uncino spalanca gli occhi, ritrovandosi davanti la donna che ama. Eppure nel suo sguardo nota qualcosa di diverso. Si solleva sui gomiti, la fissa negli occhi e crede di riuscire a vedere la sua oscurità assopita in fondo a lei.
- Emma, dov’eri? Ero così preoccupato.
Quasi ha il fiatone per la gioia e allo stesso tempo il timore di rivederla.
Perché per quanto sia felice sa che potrebbe combinare qualcosa in qualsiasi momento, e lui è da solo, non più circondato da persone.
“In gruppo ci possiamo aiutare, ma se usa la magia mentre sono solo come posso fare? Non posso colpirla, non ce la farei mai, ma devo trovare un modo per fermarla.”
Pensò di farla parlare, tenerla calma e capire il più possibile.
- Preoccupato? E perché mai? So cavarmela.
- Questo lo so. Sei sempre stata brava in quello.
Uncino accenna un sorriso, e scopre di aver fatto centro. Sorride un poco anche lei.
- Anche tu eri bravo a cavartela.
- E adesso non più?
- Non direi. Sei come un cagnolino al seguito dei miei genitori.
Quelle parole lo feriscono. Il sorriso si spegne e la fissa serio.
- Non sono il loro cagnolino.
- Ah no? Eppure non è che tu mi abbia aiutata molto. Hai fatto quello che ti dicevano loro, invece di ascoltare il pirata che c’è in te. Potevi salvarmi, potevi fare qualcosa in più, e invece niente.
“Brava, continua così, feriscilo.”
Lui apre leggermente la bocca, stupito dalle parole di lei. Non sa come reagire, si trova intrappolato tra la sua memoria mancante e anche fisicamente, mezzo seduto e mezzo sdraiato sulla branda, tra il muro e un Oscuro che gli sta riversando addosso parole velenose.
- Dimmi cos’è successo.
Dice il pirata tirando un lungo respiro, cercando di mantenere la calma.
- Davvero è questo quello che vuoi? Parlare? Una lunga conversazione su quello che mi avete fatto, su come mi hai lasciata scivolare via? Sei stato così addomesticato?
- Smettila!
Le urla. Si stupisce anche lui di quel gesto improvviso, così istintivo. Spalanca gli occhi, mentre lei lancia una gelida risata.
- Vedi? Se tu fossi stato così forse io ora non sarei così.
“Lasciati andare, non è più veramente lei. E poi, non puoi farle del male, lo sai che sotto queste vesti è molto più forte di te.” Si dice Uncino.
Cerca di farla cadere dalla branda, e con suo grande stupore ci riesce.
Emma cade a terra, sbarrando gli occhi e producendo un piccolo ‘oh’ per la sorpresa. Non si aspettava di vederlo reagire, e nel qual caso non così in fretta.
Lo vede mettersi repentinamente in piedi e allora anche lei si alza, fronteggiandolo.
Ma di certo non si aspetta la sua pistola puntata contro.
Il volto di lui è teso.
- Vattene. Non parlerò con te in questa maniera.
- Hai paura di una conversazione? Non ti farò niente, lo prometto!
Emma solleva in alto le mani, in modo che lui possa sempre vederle.
- Non mi fido di te.
Per tutta risposta Emma si siede dove prima lui era sdraiato, fissandolo e continuando a tenere bene in mostra le mani.
- Potresti farmi quello che vuoi.
Gli dice in tono malizioso, lanciandogli un sorrisino e un’occhiata.
- Non giocare con me, Oscuro.
- Oh, siamo passati alle parole grosse.
Uncino continua a tenerla di mira.
- Dimmi cosa ho fatto.
Sospiro da parte di Emma.
- Ha davvero importanza? Riacquisterai i tuoi ricordi, in un modo o nell’altro. Potresti fare qualcosa per me…adesso.
Uncino sposta il capo di lato, senza perdere la mira, sollevando un sopracciglio.
- Parla.
- Potresti far star sole delle persone quando te lo chiedo. Tenere occupate delle altre. O perire per primo.
- Non ti aiuterò a fare del male agli altri. Loro vogliono salvarti.
Diviene triste.
- Io voglio salvarti.
- Ora non potete più. Hai fatto la scelta sbagliata.
Con uno scrocchio di dita Emma sparisce, lasciando dietro di sé un piccolo alone nero.
Uncino crolla a terra, lasciando cadere con un tonfo la pistola, portandosi le mani al viso.
“Non posso farmi schiacciare adesso. E’ appena iniziata. Devo avvisare gli altri.”
Un piccolo sospiro e poi si risolleva, prendendo la pistola da terra e sistemandosi. Cerca di ricomporsi, prima di iniziare a risalire verso il ponte della nave.
 
Di nuovo al buio nella sua casa d’emergenza. Gli occhi sono rossi dalla rabbia, le dita vengono aperte a ventaglio e una scarica elettrica viene trasmessa al pavimento.
L’Oscuro scarica la sua rabbia, lanciando un grido.
- Stupido! Non può mettersi contro di me!
“Devi fermarlo!”
- Lo so, cosa credi?!
Emma chiude gli occhi, prende un respiro e si concentra per fare un incantesimo. Non lo ha mai fatto da così lontano, con la sola immagine del luogo, dell’oggetto da incantare. Molto probabilmente le porterà via molte energie, ma deve farlo.
Senza la magia fluire da lei, vede la nave venir inglobata in una sfera, la vede rinforzarsi…e poi più nulla.
S’inginocchia a terra, respirando pesantemente.
“Sei uno degli Oscuri migliori di sempre”.
Le dice la voce.
Eppure le lacrime le pungono gli occhi.
“Cosa stai facendo? Perché piangi?”.
- Non lo so. Cosa mi sta succedendo?
La voce di Emma è disperata per quel briciolo di umanità che sente, eppure la sua voce è molto più armoniosa, è tornata a essere un poco la voce della Salvatrice.
“Hai sprecato troppa energia, devi trovare un modo per riposare”.
- Non riesco ad alzarmi. Ho un peso. Un peso enorme.
E inizia a piangere. Si odia per questo, si sente debole, e cerca di urlare, di scacciare quell’umanità. Si prende la testa tra le mani, andando a scompigliare lo chignon e lasciando uscire qualche capello a incorniciarle il volto.
“Non puoi far del male alle persone che ami, lo sai”.
Una voce diversa si insinua nella sua mente, e se avesse abbastanza forze spalancherebbe gli occhi e cercherebbe di guardarsi attorno.
- Salvatrice?
“A certi piace chiamarmi così, ma noi sappiamo che mi chiamo Emma. Proprio come te. Sai cosa siamo”.
- No, lei non esiste più. Non quell’Emma.
“Non puoi continuare a negartelo. Corri da lui, liberalo dalla tua magia. Posso farti materializzare proprio ora nella sua cabina, potreste parlare come due persone normali”.
- Ma noi non siamo due persone normali! Io devo distruggerlo, lui vuole andare da loro, vuole avvisarli che mi ha vista!
Sussurra, mentre le lacrime continuano a scenderle lungo le guance.
“Eppure il cuore ti fa male. Ammettilo”.
- No…
“Ne sei proprio sicura?”.
- Io…io…
Capì che lo spreco di energie e di magia oscura l’aveva resa per un momento nuovamente umana, nuovamente sé stessa. Annuì all’oscurità della casa, usando le ultime energie rimastele per trasportarsi nella cabina del capitano.
 
Uncino è sul ponte, pronto a scendere a terra quando viene sbalzato indietro da una strana forza.
- Ma cosa…?
Prova ancora, eppure ottiene lo stesso risultato. Cerca di scendere per altre vie, cerca perfino di lanciarsi in mare, ma niente da fare: capisce di essere bloccato sulla sua stessa nave. Tira un pugno contro il parapetto, senza sentire il dolore.
“Perché mi fai questo? Cos’altro vuoi da me? Perché non posso darti il mio aiuto in un altro senso?”.
Queste domande lo tormentano, ma non ha senso rimanere lì, al freddo, guardandosi intorno. Decide così di tornare di sotto.
Giunto nella propria cabina fa un salto per lo spavento: Emma è rannicchiata a terra, tremante e singhiozzante.
Il primo istinto di lui sarebbe di andare a soccorrerla, ma si ferma appena in tempo, ricordando cos’è successo pochi minuti prima.
Emma alza appena il capo, rivelando il volto bagnato e incontra con i suoi gli occhi di Uncino.
- Emma…
Inizia lui.
- Aiutami. Io…io non ho più forze. Non ce la faccio.
Il pirata sente il tono diverso, gli occhi sono quelli della sua amata. Ne rimane colpito.
“Cosa sta succedendo? Com’è possibile che fino a poco fa fosse così sfrontata e lontana dalla persona che solitamente è?”.
Si avvicina lentamente, sempre pronto a saltare indietro nel qual caso fosse solo un trucco per farlo avvicinare. Eppure nota che non succede niente, e le lacrime che lei sta versando gli sembrano reali. S’inginocchia davanti a lei, azzardandosi a sollevarle il volto, posandole le dita sul mento. La fissa, e lei ricambia in modo intenso, come non gli capitava da tempo.
- Mi dispiace. Io non posso controllarmi.
“Le forze non ti torneranno ancora per un bel po’, parlagli, spiegagli tutto”.
- E’ così faticoso.
Risponde Emma alla voce che solo lei può sentire.
- Cosa è faticoso?
Uncino è confuso, non capisce cosa voglia dire di preciso.
- Loro non fanno altro che parlarmi. L’Oscuro è dappertutto. Adesso se n’è andato per un po’: ho usato troppe energie per intrappolarti qua.
- Quindi: sei nuovamente tu?
- Sì.
Quella singola parola risveglia in lui la speranza. Si tuffa e l’abbraccia, mentre lei in un impeto gli avvolge le braccia al collo e lo bacia.
- Non posso ancora liberarti, sono troppo debole. Ma quando le forze mi torneranno non vorrò farlo.
- La magia bianca. Ne hai in te. Non riesci a usarla?
- Non riesco a reggermi in piedi, non credo di poter distruggere una barriera magica che circonda la nave.
Accenna un sorriso, e capendo lui fa lo stesso. Le bacia così il capo.
- Troveremo una soluzione. Ora devi riposare.
- Non voglio riposare! Non voglio tornare malvagia.  Possiamo solo stare qua così, per sempre?
Lui non può fare altro che tenerla stretta, respirando il suo profumo e annuendo contro i suoi capelli.
Si tengono così abbracciati senza contare il tempo, ascoltando le onde contro la barca, lasciandosi trasportare dai loro stessi respiri, riposando nel calore del loro abbraccio.
Senza volerlo, in tutto questo Emma chiude gli occhi e riposa.
 
Il sole illumina le scale appena fuori dalla cabina del capitano, e dal pavimento proviene uno sbadiglio.
Uncino di sveglia, portando le braccia sopra la testa e stirando di conseguenza tutto il corpo. I ricordi della notte passata gli ritornano poco a poco, ma appena realizza di essersi addormentato si gira verso il corpo che sente premuto al suo: Emma ha gli occhi chiusi, sembra serena.
“Sarà ancora lei, oppure l’oscurità l’avrà ripresa con sé?”.
Non osa svegliarla, solo la osserva dormire, e un leggero sorriso gli compare sul volto.
Dopo poco, ecco che gli occhi di lei cominciano ad aprirsi, ed un poco il sorriso di lui scompare, non sapendo bene cosa aspettarsi.
Lei lo fissa, accennando un sorriso, finché una voce non le irrompe nella mente.
“Cosa sorridi in quella maniera? Oscuro, un po’ di decenza!”
Eppure qualcosa è un po’ cambiato nella sua oscurità, sebbene neanche lei sappia cosa.
- Emma…
Dice Uncino titubante, vedendo nuovamente quella strana luce nei suoi occhi.
- Sshh, va tutto bene.
- Mi vuoi liberare?
- No.
L’atmosfera si fa tesa. Il pirata fa per alzarsi, veloce, ma Emma è più svelta.
- Voglio tenerti per me.
- Lo sai che sono tuo.
- Voglio un luogo nostro. Non voglio che torni a essere il loro cagnolino.
- Non sono il loro cagnolino!
“Di nuovo a questo punto! Quanto dovrò lottare ancora per riaverla?” Pensa lui.
- Mi servi, come sei stato stanotte, libero da loro e te stesso. Pronto a difenderti eppure sai anche come consolarmi.
Il discorso lo stupì, poiché gli sembrava strano che questa Emma oscura potesse dire cose del genere. Probabilmente lei intuì questo suo pensiero e abbassò leggermente il capo, imbarazzata.
- Sei l’unico che riesce a riportare a galla certe parti di me. L’ho capito ieri notte, quando me ne sono andata ed ho iniziato a sentire che volevo tornare qui, che non volevo farti del male.
- Fammi venire con te allora! Sarà tutto più facile!
- No, ho bisogno di fare tutto con calma. Non posso reprime l’oscurità tutta d’un colpo, ma lentamente.
“Cosa stai cercando di fare? Vuoi forse mandarmi via usando questo pirata? Che cosa sono quei sentimenti che vedo? Scacciali, subito!”.
- Tu taci! Qui non hai nessun potere!
Emma urla al vuoto, puntando un dito in alto. Uncino rimane stupito da questa reazione, ma subito lei si appresta a spiegare.
- L’oscurità cerca di parlarmi, di convincermi che tu non potrai aiutarmi. Qua è più debole, per questo devo tenerti mio prigioniero.
- Se è questo quello che vuoi.
Il tono di lui è quasi rassegnato.
- E’ quello che voglio, e ti prometto che ci rivedremo questa sera.
Gli dice Emma, per poi dargli un bacio sulle labbra.
Dopo di che si alza in piedi, con una magia veloce si sistema l’acconciatura e gli abiti.
- Ora devo andare a gestire alcuni affari. Ma non preoccuparti. Risolveremo tutto. Mi fido di te.
Detto questo scompare nella solita nuvola nera.
Uncino è a terra, sconvolto dai cambiamenti che sono appena avvenuti, così decide di prendere fuori la fiaschetta di rum e di bersi qualche goccio.
Sa che la può aiutare, ma vorrebbe farlo in un altro modo, non come attualmente vuole lei. Non che non gli stia bene essere suo prigioniero, ma vorrebbe avvertire gli altri. Inoltre ha paura di quello che lei potrebbe fare mentre lui è intrappolato sulla sua stessa nave.
Non sa cosa accadrà nei successivi giorni, ma una sola cosa ha certa: sarà lì per lei, l’aiuterà in qualsiasi modo e maniera.
Deve tornare a essere un pirata con l’Oscuro, e un uomo gentile con Emma.
Sospira, attendendo la notte, attendendo un nuovo giorno, attendendo la sua amata, malvagia e buona allo stesso tempo.
Ride in maniera un po’ isterica, portandosi al timone. Lo accarezza, lo osserva e poi si guarda attorno.
“Il nostro rifugio, la nostra casa”, pensa.
E a sera eccoli lì: l’Oscura, che torna tra le braccia del suo amato per esser nuovamente sé stessa, e lui, che l’attende, in ogni sua sembianza.


Nota dell'autrice:
Spero che la prima ff vi sia piaciuta, e ricordatevi di lasciare un commento! Spero che vi abbia fatto un po' di compagnia e stimolato la vostra immaginazione!
Alla prossima, dopo il secondo episodio!
   
 
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