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Autore: Sho Ryu Ken    02/10/2015    3 recensioni
"« Non cercare di parlare. » lo ammonì la voce di Mark, che gli era seduto a fianco.
Myles sbuffò leggermente e prese il piccolo blocchetto di carta che l'altro chitarrista gli aveva portato assieme ad una penna nera. Scrisse velocemente quello che in quel momento voleva dire ma era impossibilitato."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Warm milk and honey

Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, dichiaro che i personaggi descritti non mi appartengono, non li conosco personalmente, non intendo dare rappresentazione veritiera del loro carattere ne offenderli in alcun modo. I fatti narrati non sono successi realmente.

Breve one-shot scritta di getto.
Grazie a chiunque leggerà e a chi lascerà un commento (oppure una critica).






« Mar... »
« Non cercare di parlare. » lo ammonì la voce di Mark, che gli era seduto a fianco.
Myles sbuffò leggermente e prese il piccolo blocchetto di carta che l'altro chitarrista gli aveva portato assieme ad una penna nera. Scrisse velocemente quello che in quel momento voleva dire ma era impossibilitato.
Il cantante, una ventina di minuti prima aveva perso la voce ed ora, nella sua testa si ripetevano una sequela di 'assurdo' e 'perché proprio a me?'

Stava tranquillamente parlando con il resto del gruppo e ad un tratto si era sentito strano e pian piano la sua voce aveva cominciato a calare, il tono non era più normale ed in pochissimi istanti si era ritrovato ad agitare le proprie braccia per segnalare e mimare agli altri musicisti ciò che gli era appena capitato.
Flip, Brian e Mark inizialmente lo avevano guardato con stupore, pensavano che fosse uno dei suoi tanti scherzi; ma quando capirono che Myles non stava affatto scherzando, lo guardarono allarmati.
Il cantante aveva il loro stesso sguardo preoccupato e si era portato la mano destra alla gola, coprendola leggermente. Non riusciva davvero a parlare, gli unici suoni che la sua bocca emettevano erano dei piccoli singulti strozzati.


Ed ora i quattro amici si ritrovavano nel camerino del teatro in attesa che il latte caldo con aggiunta di miele millefiori facesse effetto ed aiutasse Myles a rilassarsi un po'.
Mark prese il blocchetto che Myles gli stava porgendo e lesse ciò che c'era scritto, poi guardò il suo cantante con uno sguardo dall'apparenza indecifrabile.
Myles però, grazie alla sua conoscenza delle varie espressioni facciali di Mark che aveva acquisito negli anni, aveva compreso la muta risposta.
Prese la candida tazza tra le mani facendola passare dalla sinistra alla destra con movimenti cauti e calcolati per evitare la fuoriuscita del caldo liquido.
'Ci manca solo che mi scotti.' pensò con rammarico distogliendo lo sguardo da quelli degli altri tre.
« Forza ragazzi, preparatevi, non possiamo più perdere tempo. » disse il più giovane, attirando la loro attenzione.
« Ma Myles non ha ancora ritrovato la voce, non sarebbe meglio dare forfait? » disse Flip.
Myles scosse la testa in diniego con molto vigore.
« Non è ciò che vuole lui. C'è scritto qui, leggi. » gli rispose il chitarrista allungandogli l'ultimo foglietto sul quale aveva scritto Myles.
Flip, con alle spalle Brian, lesse le parole scritte e guardò il loro cantante con disappunto.
Myles intanto aveva cominciato a bere il latte caldo e sperare che il vecchio rimedio casalingo funzionasse.
« Ma non puoi ancora parlare, figuriamoci se riesci a catare... Non fare lo zuccone, i fans e gli organizzatori capiranno. »
Myles scosse nuovamente la testa. La sua voglia di rispondere a tono era moltissima ma non poteva rischiare e quindi tacque. Bevve un altro piccolo sorso di latte e ne assaporò il gusto dolce.
« Non puoi rischiare di rovinare le corde vocali sforzandole più di così. » gli disse Brian.
Mark, che sapeva perfettamente che Brian e Flip avevano ragione, si affrettò a trascinare i due amici in fondo alla stanza per esortarli a cominciare il riscaldamento pre-esibizione.
I due annuirono e si prepararono come facevano di solito.
Il chitarrista tornò dal cantante pochi istanti dopo e gli si sedette più vicino di com'era prima che si alzasse. Gli mise un braccio sulle spalle e lo fece accomodare contro di sé, poi mosse la propria mano sulla schiena del cantante. Successivamente posò le proprie labbra sulla sua guancia baciandola con delicatezza e poi parlò: « Dai, andrà tutto bene, finisci di bere il latte ed intanto concentrati sulla respirazione. »
Myles annuì e fece esattamente quello che il chitarrista gli aveva chiesto.

Passò una mezz'oretta. Per gli Alter Bridge era giunto il tempo di salire sul palco.
« Come ti senti adesso? » chiese Flip, ancora visibilmente preoccupato per l'amico.
Myles non aveva ancora emesso un fiato, ma pensava di stare meglio, quindi gli sorrise in modo rassicurante e scosse le spalle.
Flip lo guardò per un momento e poi lo precedette nel corridoio, raggiungendo Brian che era a pochi passi di distanza più avanti.
« Ehi, dimmi la verità: stai bene? » gli chiese Mark, afferrandogli la mano destra con la propria, bloccando la sua camminata.
Myles lo guardò negli occhi con intensità e lo baciò delicatamente sulle labbra.
« Ok, credo che questo sia un modo come un altro per dirmi che stai bene... » disse Mark con un piccolo sorriso sul volto.
Myles annuì, felice di essere riuscito a trasmettergli i suoi sentimenti e rassicurazioni.
« Noi ora cominciamo il concerto come facciamo sempre, ma se poi senti di non farcela possiamo tagliare la scaletta e no, ti vieto di guardarmi a quel modo, sai anche tu che la penso come Flip e Brian. Dovresti solo ringraziarmi che ti permetto di salire sul quel palco perché so quanto ci tieni. »
« Grazie. » gli sussurrò debolmente Myles prima di passargli affianco. « Mi preparerai ancora del latte quando finiremo? » gli chiese sotto voce, dopo un momento di silenzio.
Mark scosse la testa al dolce sorriso che Myles gli stava facendo con la speranza di convincerlo, ma lui lo ricambiò con altrettanta dolcezza dopo che gli tornò alla mente ciò che il cantante gli aveva scritto sul primo foglietto del blocchetto, un piccolo pezzo di carta quadrettata che Mark non avrebbe mai gettato ma avrebbe conservato con estrema cura negli anni futuri.
« Va bene, lo farò perché ti amo anch'io. » gli disse mentre con la mano libera accarezzava distrattamente la superficie liscia del foglietto che aveva nella tasca dei jeans neri che stava indossando.
Myles sorrise maggiormente a quelle parole ed insieme raggiunsero il palco, pronti ad esibirsi.


  
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