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Autore: Taila    02/10/2015    2 recensioni
Quel pensiero gli riportò alla mente le cupe illusioni che l’Anfora gli aveva mostrato: l’Oscurità lo aveva messo faccia a faccia con i suoi incubi più radicati, con la paura che, prima o poi, avrebbe perduto Alex a causa delle decisioni sbagliate che aveva preso nei suoi riguardi, perché lui avrebbe potuto non considerare abbastanza l’amore che provava per lui e quelle riflessioni gli provocavano una sgradevole sensazione. Mentre osservava i capelli biondi del suo protetto contro la stoffa scura del suo cappotto, si disse che aveva già perso e ritrovato Alex e, forse, quella seconda occasione che gli era stata data, sarebbe servita a rimediare almeno in parte agli sbagli che aveva fatto con lui, per convincerlo della profondità e della sincerità dei sentimenti che provava per lui.
[spoiler 2x11]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Lannon, Michael
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: La risposta
Autore: Taila
Serie: Dominion
Genere: Romantico, sentimentale, fluff, what if…?
Tipo: One-shot, slash
Personaggi/Pairing: Noma, Michael x Alex
Ambientazione: Questa shot è ambientata dopo la 2x11, un’alternativa all’attacco di Gabriel e del suo esercito di Posseduti subito dopo alla chiusura dell’Anfora.
Disclaimers: I personaggi presenti in questa shot appartengono alla SyFy e a tutti coloro che ne detengono i diritti. Io li ho presi in prestito senza scopo alcuno di lucro, ma per puro divertimento e per vedere i miei loschi scopi (ovvero Michael e Alex innamorati e insieme *^*) realizzati.
Note: Come suddetto, questa shot è un post 2x11 in cui ho cercato di immaginare un’alternativa al modo in cui le cose sono andate nel serial originale, rimandando di qualche ora l’attacco a Vega. Il tutto è, ovviamente, una scusa per fare in modo che Michael e Alex abbiano un attimo di respiro, una pausa in cui creare una scena Malex fluff delle loro *w* Quanto leggerete in questa shot è, in sostanza, la summa delle chiacchiere, delle teorie e del fangirleggiamento libero e Malex che c’è stato tra la mia tesciora BlackCobra e me, quindi questa shot si può considerare una shot scritta a quattro mani da Black e me. È una shot semplice, semplice e parecchio fluffosa, niente di articolato come la precedente.
Ringrazio: Harryet e BlackCobra che hanno lasciato un commento alla shot precedente, “Hai perso e ora devi pagare pegno”. Ringrazio BlackCobra e Harryet che hanno inserito "Hai perso e ora devi pagare pegno" tra i preferiti. Ringrazio tutti coloro che leggeranno e/o commenteranno questa shot.
Adesso la smetto di blaterare e vi lascio alla lettura. Alla prossima Malex *O*



La risposta



Alex portò Noma nella stanza più vicina in quella struttura ospedaliera e la fece sdraiare sul letto, aiutandola a stendersi con quei gesti delicati che riservava soltanto alle persone a cui voleva più bene. Aveva appena combattuto una dura battaglia contro l’Oscurità e aveva rischiato di venire eliminata da Michael: lei era un soldato degno di questo nome e la sua natura angelica gli conferiva una grande resistenza, ma comunque era arrivata al limite delle sue forze e doveva riposare. Lui invece aveva una città da aiutare, feriti da trasportare nei punti d’emergenza che avrebbero dovuto allestire e un elenco di morti da stilare per sapere quante pire funebri avrebbero dovuto erigere la mattina successiva. Lo spaventava l’idea di scoprire quanti di quelli che considerava amici o che semplicemente conosceva, erano in pericolo di vita o erano già deceduti. Noma alzò la mano destra e strinse due delle sue dita con le sue; Alex le rispose con un piccolo sorriso.
- Adesso devo andare, c’è parecchio da fare, ma tu resta qui e recupera le forze.- le disse, dando al suo sorriso un sfumatura più dolce.
- Grazie.- gli rispose, invece, Noma.
- Di cosa?- chiese di rimando il Prescelto.
- Di avermi aiutato sul tetto. Se non ci fossi stato tu, mi sarei davvero gettata nel vuoto.- spiegò lei e gli rivolse uno sguardo sconsolato.
La perdita delle sue ali la faceva soffrire enormemente, molto più di quanto aveva pensato mentre compiva quel gesto che, sul momento, le era sembrato eroico e, neanche pensare che con quel sacrificio aveva salvato Alex, riusciva ad addolcire quel senso di perdita che diventava sempre più acuto e doloroso ogni momento che passava. Il ragazzo le mise una mano sulla testa e le accarezzò la fronte con il pollice.
- Ho detto la verità lì sopra: tu sei parte di me e io ho bisogno di te, Noma.
Noma assimilò quelle parole, lasciò che filtrassero dentro i suoi pori e si insinuassero sotto la sua pelle, ma non ebbero l’effetto catartico che lei sperava e sapeva bene perché. Era una cosa che aveva sempre saputo ma che aveva finto di non vedere, per illudersi che Alex fosse soltanto suo, ma ora le cose erano cambiate per lei e per lui e ogni nodo era drammaticamente venuto al pettine.
- Non la parte più importante.- lei disse, sforzandosi di fare un piccolo sorriso.
Alex aprì la bocca per replicare ma lei lo interruppe perché, qualsiasi cosa stesse per dire, non era la verità e lo sapevano entrambi.
- Ti voglio bene, Alex. Te ne ho sempre voluto, fin da quando Michael mi chiese di vegliare su di te e di proteggerti a ogni costo. Ma spesso l’affetto che si nutre verso una persona non basta, per quanto sia forte molte volte non è sufficiente e me ne sono resa conto bene oggi. Per quanto sia stato dettato dall’influsso dell’Oscurità e se confrontato con quello di Michael, il mio comportamento è la perfetta conferma di questo. Io rivolevo solamente le mie ali per tornare a casa, ma anche nel momento in cui l’Anfora ha fatto affiorare la parte più oscura di lui, la sola cosa che ha occupato la mente di Michael eri tu e la tua incolumità. – Noma si fermò un attimo per guardare negli occhi il compagno di tante avventure – Riesci a capire quello che ti sto dicendo?
Un’espressione addolorata comparve sul viso di Alex: comprendeva fin troppo bene quello che lei gli stava dicendo, perché aveva condiviso il problema. Sebbene fosse stato in ansia per la sorte di Noma, era stato il pensiero di Michael e del dolore che avrebbe provato una volta capito cosa avesse fatto, mosso dalla pazzia scatenata dall’Oscurità, a spingerlo all’azione. E, sospettava, che fosse stato questo ad animare i tatuaggi in modo che gli consentissero di chiudere l’Anfora. Michael era sempre stato una presenza costante nella sua vita e nella sua mente. Infrangere le regole e farlo arrabbiare era l’unico modo che Alex possedeva per farlo voltare nella sua direzione, per spingerlo a guardarlo. Ma nemmeno quando aveva acconsentito di farsi addestrare da lui, aveva accettato la presenza di Michael nella sua vita del tutto. E, quando si era trovato da solo, stanco, infreddolito e indolenzito davanti alle porte del rifugio di Gabriel, si era detto che aveva fatto bene perché, nonostante si fosse fidato di lui, Michael se n’era semplicemente andato, di nuovo e senza guardarsi indietro neppure una volta. Alex si era fidato di lui e l’Arcangelo se n’era semplicemente andato, lasciandolo indietro e senza alcuna spiegazione. Per quel doloroso senso d’abbandono che aveva ricominciato a dilagargli dentro, Alex aveva incominciato a provare rancore, frustrazione e delusione nei confronti dell’angelo e, il fatto che, segretamente, continuasse a sperare nel suo ritorno da lui, non faceva che alimentare il livore che provava verso di lui. Era stato quanto accaduto tra di loro a New Delphi a gettare una nuova luce su Michael e sulle sue motivazioni e sul loro legame. Quando aveva sentito la voce profonda e sofferenze dell’Arcangelo pronunciare quella dichiarazione senza tentennamenti, sentirgli dire che per lui era pronto a morire e nulla avrebbe cambiato questo fatto con quel tono deciso e trasudante di sincerità, lo aveva fatto sentire amato e importante per qualcuno come non accadeva da anni e aveva smosso qualcosa che era sempre stato sepolto dentro di lui, che aveva sempre ostinatamente finto di non vedere, ma che non poteva più ignorare. Oh, Alex comprendeva fin troppo bene ciò che stava cercando di dirgli Noma, perché era una cosa che provava anche lui e avrebbe dovuto rallegrarsene, però osservando l’aspetto sfatto e lo sguardo perso della donna davanti a lui, non riusciva a trovare nessun motivo gioia.
- Non posso abbandonarti, Noms.- le disse invece di rispondere alla sua domanda.
Noma gli rivolse un sorriso grato che, per Alex, fu più doloroso di un proiettile sparato a bruciapelo. Poi lei appoggiò il palmo di una mano sulla sua guancia sinistra, accarezzandone la pelle con il pollice.
- Non lo stai facendo. Non sono né un angelo né un essere umano. Ora devo trovare una risposta alla domanda su cosa io sia ora, ma non puoi essere tu. Non è più sufficiente dire che io sono Noms. Tu non sei la mia risposta, come io non sono la tua, non più almeno. La tua risposta è rimasta sul tetto di questo ospedale.
Alex si appoggiò completamente contro la mano dell’amica e abbassò le palpebre, perché cominciava sentire le lacrime riempirgli gli occhi.
- Noma, io…
La donna spinse la sua testa verso di sé, fino a far appoggiare le loro fronti una contro l’altra.
- Ti guarderò sempre le spalle.- gli disse per fargli capire che non lo stava abbandonando.


§§§



Quando Michael era andato fin nei Tunnel, fingendosi un comune V1 per un breve periodo per insegnargli a sopravvivere, aveva anche fornito ad Alex l’indizio con cui sarebbe sempre riuscito a trovarlo. E, infatti, eccolo lì seduto sul tetto di uno degli edifici più alti di Vega, con la schiena poggiata contro il muro esterno della tromba delle scale e lo sguardo fisso sull’orizzonte. Non essendo avvezzo agli slanci affettivi e per quanto il loro rapporto fosse migliore, non sapeva bene cosa dovesse fare in quella situazione: se fosse andato dall’Arcangelo e gli avesse confessato tutto così, di punto in bianco, gli avrebbe creduto? O piuttosto avrebbe dovuto procedere un passo alla volta? Alex scosse la testa e sorrise mentre si trascinava verso di lui: avrebbe affrontato quella situazione a testa bassa e così come sarebbe venuta, com’era nel suo stile e senza perdersi in tante riflessioni. Una volta arrivato accanto all’angelo, crollò a sedere pesantemente al suo fianco ed emise un sospiro di sollievo perché, dopo ore trascorse a soccorrere gli abitanti di Vega che erano sopravvissuti all’Oscurità, poteva finalmente sedersi e riposare un po’. L’Arcangelo si girò verso di lui e la prima cosa che notò, fu che Alex si era seduto praticamente attaccato a lui: persino quando era venuto a cercarlo a New Delphi, dopo averlo attirato in trappola per usarlo come esca contro Gabriel, il ragazzo aveva messo una piccola distanza tra di loro, mentre in quel momento gli era così vicino che la sua spalla destra era incollata alla propria sinistra e che poteva sentire il puzzo di sangue, sudore, polvere e medicinali di cui erano impregnati i suoi vestiti. Un po’ quella cosa lo infastidì, non perché quell’olezzo feriva il suo olfatto più sensibile di quello di un comune essere umano, ma perché quel lezzo era così preminente da coprire l’odore piacevole e familiare che era caratteristico della pelle di Alex: l’angelo era riuscito a sentirlo bene quando il ragazzo lo aveva abbracciato, fuori da quel drugstore e prima di mettersi in viaggio per ritornare a Vega e, dopo tutto quello che aveva passato quel giorno, a causa dei tragici incubi che l’Oscurità gli aveva causato, gli sarebbe piaciuto sentire quell’odore ancora, come un’ulteriore prova che lui era vivo e che tutto era tornato alla normalità. Alex alzò la mano sinistra, con cui stringeva una bottiglia di bourbon ancora integra e, dopo aver svitato il tappo, la porse all’Arcangelo, che ancora lo stava guardando in silenzio. Michael neppure si chiese dove l’avesse trovata – conosceva fin troppo bene i traffici che i soldati della sua Armata facevano sottobanco per arrotondare un po’ lo stipendio e che, quando avevano coinvolto il suo protetto in prima persona, erano stati fonte di parecchi grattacapi, per usare un eufemismo, per lui – in quel momento aveva decisamente bisogno di bere qualcosa e, per questo, accettò senza tanti complimenti quella bottiglia e con gratitudine.
- Mi dispiace.- disse Alex mentre lui buttava giù una generosa sorsata di liquore.
- Di cosa?- Michael chiese perplesso, quando ebbe smesso di bere.
Il soldato rimase un attimo in silenzio, come se stesse scegliendo accuratamente cosa dire e poi si girò verso l’angelo, fissandolo con i suoi occhi azzurrissimi e tormentati.
- Per quello che è accaduto oggi. Non so cosa ti abbia mostrato l’Anfora, ma di sicuro aveva a che fare con me e, a causa mia, stavi per fare qualcosa di cui ti saresti pentito per sempre.- Alex disse in tono serio.
Perché Michael non avrebbe affidato la sua sicurezza a nessuno di cui non si fidava ciecamente e, visto che il ruolo era toccato a lei, Noma doveva essergli stata così tanto leale che l’Arcangelo aveva finito per confidare in lei. Il dolore che aveva mostrato Michael quando lui era stato costretto a pugnalarla per poter dimostrare a Gabriel che gli era fedele e il modo in cui aveva visto interagire Michael e Noma durante il viaggio di ritorno verso Vega, parlava chiaramente di un rapporto che non era solamente quello tra superiore e sottoposto. Per questo motivo Alex era convinto che l’angelo non si sarebbe mai perdonato se fosse arrivato fino in fondo.
- Non hai alcuna colpa, Alex. L’Anfora fa emergere l’oscurità che c’è dentro le persone e, sfruttandola, crea illusioni orribili o piacevoli, con cui conduce l’individuo che ha colpito a una conclusione che è quasi sempre fatale. Siamo stati noi stessi la causa delle tenebrose visioni che abbiamo avuto, tu non c’entri niente.- gli rispose, parlandogli in tono pacato e rivolgendogli un piccolo sorriso, mentre gli porgeva la bottiglia con il liquore.
Piegando le labbra in una smorfia davvero poco convinta, Alex allungò la mano sinistra e prese la bottiglia da quella dell’altro e la portò alle labbra, inclinò la testa all’indietro e bevve, lasciando che il liquido ramato gli scivolasse lungo la gola mischiato al sapore di Michael. Sapeva che lui aveva ragione, ma, in modo strano e contorto, quella spiegazione non riusciva a convincerlo fino in fondo. Alex era un uomo concreto e i nemici preferiva guardarli negli occhi, sapere contro cosa stava lottando e, per questo, spostò l’attenzione sopra un obbiettivo più pratico.
- Tu sai chi ha portato qui l’Anfora e l’ha aperta.- nessuna domanda, solo una semplice constatazione, mentre porgeva di nuovo la bottiglia a Michael.
Michael la prese ma non la portò alle labbra, limitandosi a farla dondolare tra le mani e, mentre osservava il liquido ambrato oltre il vetro, rifletteva che solamente uno tra i suoi simili avrebbe potuto avere i mezzi e l’opportunità per fare una cosa simile, anche se, dopo tutto quello che era accaduto tra di loro negli ultimi tempi, non riusciva a capire quale potesse essere il suo movente e questo lo turbava. Scosse la testa e bevve un sorso di liquore, mentre si diceva che per una volta avrebbe potuto rimandare tutto al mattino successivo: l’attacco era stato sferrato e respinto, non ce ne sarebbero stati altri ancora per un po’ e Alex era spossato, aveva bisogno di riposare e che non gli gettasse altro peso sulle labbra.
- Domani. Ora hai bisogno di dormire e recuperare le forze.- l’angelo disse al suo protetto con un tono di voce gentile, contornato da una sfumatura quasi dolce.
L’Arcangelo udì il ragazzo sbuffare insoddisfatto e poi sentì un peso contro di sé, si girò e vide, con sorpresa, che Alex aveva poggiato la testa contro la sua spalla. Dopo l’abbraccio fuori da quel drugstore, quella era la prima volta che Alex cercava un contatto fisico con lui ed era anche la prova che il loro rapporto era mutato, che aveva finalmente preso la direzione che lui aveva sempre sperato che prendesse e una scintilla di speranza si accese dentro di lui. Mano a mano che aveva visto quel ragazzo crescere, si era legato a lui in un modo così articolato che mai avrebbe pensato che potesse esistere, qualche volta si era ritrovato a recriminare la decisione di non crescere Alex di persona – aveva comunque finito per amarlo e, se gli fosse successo qualcosa, lui avrebbe finito per soffrirne proprio come era accaduto a suo fratello con David, quindi a cosa era servito tenerlo lontano da sé? – perché aveva perduto molte occasioni per dimostrargli quanto tenesse realmente a lui e una parte di lui temeva che fosse troppo tardi per porvi rimedio. Quel pensiero gli riportò alla mente le cupe illusioni che l’Anfora gli aveva mostrato: l’Oscurità lo aveva messo faccia a faccia con i suoi incubi più radicati, con la paura che, prima o poi, avrebbe perduto Alex a causa delle decisioni sbagliate che aveva preso nei suoi riguardi, perché lui avrebbe potuto non considerare abbastanza l’amore che provava per lui e quelle riflessioni gli provocavano una sgradevole sensazione. Mentre osservava i capelli biondi del suo protetto contro la stoffa scura del suo cappotto, si disse che aveva già perso e ritrovato Alex e, forse, quella seconda occasione che gli era stata data, sarebbe servita a rimediare almeno in parte agli sbagli che aveva fatto con lui, per convincerlo della profondità e della sincerità dei sentimenti che provava per lui.
- Alex?- lo chiamò in un sussurro, dopo aver inclinato la testa verso la sua.
- Mmm?- fu la risposta un po’ assonnata del ragazzo, mentre spostava la testa contro la sua spalla per piegarla un po’ all’indietro e guardarlo in viso.
- Non sono soltanto i tatuaggi a interessarmi, tu lo sai questo?- Un lampo di sorpresa fece dilatare gli occhi del ragazzo che, comunque, continuava a non distogliere lo sguardo da quello dell’Arcangelo. Michael, rammentando quell’illusione in cui aveva discusso con Alex di quell’argomento e, specialmente, di com’era, si sforzò di proseguire perché era giusto che quel ragazzo sapesse, perché voleva evitare di perdere davvero Alex e strinse una delle sue mani con una delle proprie, palmo contro palmo e dita intrecciate, come se necessitasse di un appiglio per non andare alla deriva.
- All’inizio mi interessavano soltanto i tatuaggi, lo ammetto. Tu eri solo un neonato, eri così debole e fragile che sarebbe bastato un soffio per mandarti in pezzi e non riuscivo a comprendere come una cosa così delicata potesse essermi d’aiuto. – l’Arcangelo ricominciò a parlare, senza mai distogliere lo sguardo da quello del suo protetto e accarezzandogli il dorso della mano con il pollice, con un moto continuo e tranquillizzante – Ma poi ti ho visto crescere, sotto il mio sguardo sei diventato un uomo forte, generoso e coraggioso e mi sono affezionato a te, sono diventato orgoglioso di te, ho imparato ad amarti.- concluse, dando un sfumatura più intensa a quest’ultima parola.
Mano a mano che parlava, Michael aveva visto l’espressione di Alex farsi più morbida, le sue labbra essere quasi addolcite da un piccolo sorriso e una luce di consapevolezza accendere l’azzurro cielo dei suoi occhi.
- Lo so. Ho impiegato anni e qualche casino, ma alla fine l’ho compreso: tu ti sei sempre preso cura di me.- gli rispose Alex in un sussurro basso e intimo, soffiandogli quelle parole sulle labbra con il suo respiro caldo.
Quando il volto di Alex si era avvicinato così tanto al suo? L’Arcangelo non si era accorto di niente, troppo affascinato dalle profondità azzurrine del suo sguardo nel proprio, troppo distratto dal movimento ipnotico di quelle sue labbra morbide che si muovevano e si sfioravano mentre parlava. Michael era così concentrato sul ragazzo e sulla loro improvvisa vicinanza che, di primo acchito, lo sentì parlare però non capì ciò che gli stava dicendo. Tuttavia, quando comprese anche il significato di quanto il suo protetto gli aveva detto, una sensazione forte di sollievo e di affetto gli si sciolse dolorosamente nel petto, perché quella era la conferma che i suo sentimenti avevano raggiunto Alex e che i venticinque anni passati a vegliare su di lui e la sua sicurezza, a guardarlo da lontano e a fingere che era soltanto un altro insignificante ragazzino dei Tunnel – facendo male a lui e a se stesso – non erano trascorsi invano. Alex lo stava guardando negli occhi e, per una volta, senza alcuna maschera, ma, anzi, era come se, tramite i suoi limpidi occhi azzurri, volesse dirgli tutto quello di cui non sarebbe mai riuscito a parlargli apertamente e l’intensità di quello sguardo e di tutto quello che conteneva, ravvivò quel miscuglio di sentimenti che l’Arcangelo provava nei confronti del suo Prescelto e lo spinse all’azione. Michael spostò il braccio contro cui il ragazzo era appoggiato e lo fece passare attorno alle sue spalle, quindi piegò la mano e, con le dita, afferrò il suo mento e spinse il suo volto verso il proprio, spingendolo contro di sé e stringendoselo contro il petto, mentre, contemporaneamente, abbassava il proprio viso verso di lui per baciarlo. La bocca di Michael si muoveva carezzevole su quella di Alex, con la lingua gli lambì le labbra e il ragazzo le schiuse, permettendogli di invaderlo, di esplorarlo, di cercare la sua lingua con la propria e di coinvolgerlo in una danza sensuale. Quando si allontanarono entrambi erano senza fiato e, quando si guardarono, nei loro occhi c’era una luce che parlava più di mille dichiarazioni. Alex spinse il viso contro quello dell’altro, lo accarezzò con il proprio facendo incrociare i loro nasi e sfiorandogli le labbra, per poi fermarsi e sussurrargli un qualcosa di così intimo che soltanto l’Arcangelo avrebbe dovuto sentire quella sua dichiarazione. Michael sorrise e gli baciò la fronte, quindi lasciò che il ragazzo appoggiasse la testa sulla sua spalla, la fronte premuta contro il suo collo: dopo aver faticato per ore, il suo protetto era stanco e aveva decisamente bisogno di recuperare energie in vista del giorno seguente, che, se lo sentiva, non sarebbe stato assolutamente facile da affrontare.
- Avrebbe dovuto essere sempre così.- borbottò Alex insonnolito, dopo aver soffocato uno sbadiglio e alludendo a loro due insieme in quel modo, mentre si rannicchiava contro il suo fianco.
Ascoltando il respiro profondo e regolare del ragazzo oramai addormentato, Michael rifletté di essere del tutto d’accodo con quanto aveva appena detto. Tra di loro avrebbe dovuto essere sempre in quel modo.

  
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