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Autore: Seekerofdreams_    02/10/2015    1 recensioni
Missing moment tratto dalla mia storia su Niall "The Maid" che trovate sul mio profilo.
Niall e Serena si ritrovano a dover scegliere il nome della loro primogenita...!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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For every dream you made come true
For all the love I found in you
I'll be forever thankful baby”

 

*

 

Tiro il piumone un po' più su fino a coprirmi del tutto il naso, rabbrividisco mentre fuori la pioggia e il vento fanno tremare le finestre del salone. Butto uno sguardo proprio verso di loro per osservare il cielo completamente coperto di un grigio scuro che rende il pomeriggio già sera. Starnutisco prima di sbuffare e girarmi sul divano, verso l'interno, nascondendomi quasi tra le sue pieghe.

Rimango immersa nel silenzio di casa ripensando proprio al giorno in cui abbiamo scelto il divano, di pelle o di stoffa? Nero o bianco? Mi lascio sfuggire un sorriso passando il dito sulla stoffa grigia e sento la porta di casa aprirsi.

“Amore?”.

Alzo di scatto la schiena mettendomi a sedere e “Sei tornato!” dico felice mentre lo vedo chiudere la porta. Scuote la testa per far scivolare via le gocce d'acqua dai capelli e sfila via la giacca nera ormai zuppa. L'appende delicatamente accanto alle altre prima di voltarsi verso di me e sorridere dolcemente.

“Come stai?” dice avvicinandosi piano al divano, si abbassa per sfiorarmi la fronte con un bacio e io in risposta starnutisco facendolo ridere.

“La tua risposta è abbastanza chiara” dice scompigliandomi i capelli prima di trascinarsi verso il corridoio che porta alla camera da letto.

“Dove vai?” chiedo da bambina capricciosa.

“Vado a togliermi questi vestiti zuppi e sono da te” dice facendomi l'occhiolino e io annuisco in risposta. Mi risistemo le coperte addosso e mi siedo meglio in modo da lasciare un po' di posto anche a lui. Lo vedo riuscire dalla stanza con una tuta nera e una felpa abbastanza calda grigia, ridacchia mentre apre il frigo per tirarne fuori una birra, apre poi le ante della credenza in legno chiaro e recupera un pacco già aperto di arachidi. Ne versa un po' in una ciotola prima di riporre la busta e trascinarsi sul divano accanto a me. Poggia tutto sul tavolo e “Devo accendere il camino?” chiede premuroso. Annuisco mordendomi il labbro e lui sorride “Inizia ad accendere la tv” dice passandomi il telecomando, almeno questo posso farlo.

Sintonizzo il televisore sul canale di sport dedicato al campionato di rugby e mi concedo di guardare Niall, è seduto sui talloni mentre sistema la legna nel camino, prende un accendino e un po' di carta e cerca di animare la fiammella. Soffia cercando di alzare meno cenere possibile e subito la luce delle fiamme illumina il suo viso, sorride soddisfatto mentre pulisce le mani sui jeans e si volta verso di me “Va meglio?” chiede prima di andare a sciacquare le mani nel lavandino.

“Si, non vedevo l'ora di averti a casa, stavo quasi per congelare, nonostante il riscaldamento acceso” ammetto e lui ride sedendosi sull'isola del divano, a pochi passi da me.

“Ah, quindi mi volevi a casa solo per il fuoco? E' per questo che sei infagottata nel piumone?” chiede ridendo e avvicinandosi piano a me.

“No, lo sai che non è solo per questo ma sono enorme e non riuscivo ad abbassarmi e...” inizio a dire velocemente con tono disperato ma lui poggia un dito sulle mie labbra e “Shh” dice “Stavo scherzando e comunque non sei enorme, sei incinta è diverso” sorride.

Mi scosta una ciocca di capelli dal viso e non protesto quando mi scopre, sorride piano mentre io chiudo gli occhi. Aspetto qualche secondo e sento il suo tocco morbido sulla pancia, scosta piano il maglione fino a quando la sua pelle non sfiora la mia, lo sento sorride e non ho bisogno di aprire gli occhi per sapere cosa sta per fare. Qualche secondo dopo le sue labbra poggiano sulla mia pancia prosperosa “Ciao principessa, sono tornato” sussurra piano e il mio cuore sono sicura, ha appena fatto una capriola. Un piccolo colpo alla pancia mi fa sbarrare gli occhi.

“Hai sentito?” dice allegro e io lo guardo male “Direi anche abbastanza bene!” borbotto.

“Ha riconosciuto il suo papà... eh piccolina, hai riconosciuto papà?” chiede prima a me poi direttamente alla mia pancia. Tiro un po' più su il maglioncino in modo che possa appoggiare l'orecchio indisturbato. Restiamo per un po' così, mentre il commentatore sportivo ci avverte che manca poco all'inizio del match. Passo una mano tra i suoi capelli soffici e il calore del fuoco riscalda piano piano anche me, guardo Niall appollaiato su di me e gli occhi mi si riempiono di lacrime, in meno di un minuto mi ritrovo a singhiozzare. Mi copro il viso con le mani ma sento subito quelle di Niall scostarle, mi guarda teneramente e “Scusa sono gli ormoni” dico abbozzando un sorriso.

“Lo so, mi sono abituato a vederti piangere e ridere allo stesso tempo ma mi dici cos'hai?” chiede piano.

Scuoto la testa per fargli capire che non ha veramente importanza, che sono solo deliri dettati dagli ormoni della gravidanza che mi rendono solo più sensibile ma lui sembra non volerne sapere delle mie scuse, si stende accanto a me di lato, appoggiando la testa su una mano accarezzando la pancia con l'altra.

“Lo sai che puoi dirmi tutto vero? Sei agitata e non ti fa bene” dice premuroso.

Sospiro chiudendo gli occhi e “Stavo bene fino a poco fa giuro, stavo provando ad accendere il fuoco ma non riuscivo a piegarmi per prendere la legna con questa pancia e ora mi sento così brutta e grande, non posso fare niente senza l'aiuto di qualcuno e non mi piace per niente questa sensazione” borbotto sbuffando e lo vedo scuotere la testa divertito.

“Sei bellissima, sei grande perché hai la nostra piccola principessa lì dentro e ti darò tutto l'aiuto che ti serve come ho fatto fin'ora e ti giuro, più grande di così non puoi diventare” dice baciandosi le dita come per giuramento trattenendo una risata e io lo spintono indietro.

“Grazie eh” dico facendo una smorfia con la bocca e lui si sporge in avanti per rubarmi un bacio dolce. Mi lascia tanti piccoli baci sul viso e alla fine scoppio a ridere anche io spingendolo via.

“Va meglio ora?” chiede sorridendo e io annuisco per tranquillizzarlo anche se queste sensazioni non sono affatto scomparse.

Mi tiro su a sedere e senza dire niente, senza nemmeno guardarci, si sistema dietro di me in modo che riesco a poggiare la schiena contro il suo petto, tiro la coperta sulle nostre gambe e mi sporgo per quel che posso a prendere gli arachidi. Niall sorride mentre mi accomodo e poggio la ciotola sulla parte superiore della mia pancia.

“Principessa questa è la prima partita della squadra irlandese di rugby che guardiamo tutti insieme, è un giorno importante” dice passando la mano in cerchio sulla pancia e io alzo il viso verso di lui per lasciare un bacio sulla sua mandibola.

Afferro una manciata di noccioline e la porto alla bocca mentre in televisione danno il via alla partita decisiva per la nazionale irlandese.

Niall si muove dietro di me incitando i giocatori come se fosse lui il loro allenatore “Ma cosa diavolo state facendo!” protesta ogni tanto coprendosi il volto ormai diventato rosso.

Passo una mano sulla pancia e “Immagina se eri un maschio, ti avrebbe costretto ad iscriverti da qualche parte” sussurro piano ma evidentemente non abbastanza da non farlo sentire a Niall perché mi punzecchia un fianco.

“Ehi, non parlare male di me con mia figlia!” protesta e io scoppio a ridere divertita alzando le mani in segno d'arresa.

Mi bacia una guancia e torna a riportare l'attenzione alla partita così appoggio la guancia sul suo petto e complice il fuoco e il calore del suo corpo chiudo gli occhi rilassandomi.

 

Quando mi sveglio mi rendo subito conto di essere sola sul divano, la televisione è accesa su un canale di musica e l'odore della carne mi solletica le narici facendomi borbottare lo stomaco.

“Fame?” chiedo piano rivolta alla pancia, un piccolo calcetto mi fa sorridere. Cerco di alzarmi ma un dolore alla schiena mi impedisce di riuscirci, mi lascio sfuggire un lamento e subito la chioma bionda di Niall si affaccia sul divano “Ehi? Tutto ok?” chiede preoccupato.

Annuisco e gli tendo una mano “Si ma devi aiutarmi ad alzarmi” dico e lui mi sorride teneramente avvicinandosi. Passa le braccia dietro la mia schiena e mi tira su senza sforzi, lo ringrazio con un sorriso e lo seguo verso l'angolo cucina. Il tavolo è già apparecchiato e la carne è ormai quasi pronta, lo vedo armeggiare con le padelle e provo ad abbracciarlo da dietro ma la pancia mi impedisce di stringerlo come vorrei.

“Odio non poterti abbracciare” dico sincera staccandomi.

“E odio non riuscire a vedermi i piedi” continuo abbassando lo sguardo e sbuffando.

La sua risata riempie la stanza e mi lascia un bacio sul naso “Tranquilla, i tuoi piedini sono ancora bellissimi non ti preoccupare” dice prendendomi in giro e io faccio una smorfia.

“Quanto sei simpatico!” protesto e lui mi fa cenno di sedermi mentre serve la cena.

Prendo un bel sorso d'acqua e aspetto che si accomodi accanto a me per iniziare a mangiare. Lascio che mi racconti della sua giornata visto che prima non abbiamo avuto occasione di parlarne, mi parla della nuova musica che sta realizzando su un testo scritto da Harry e io annuisco assorta nel sentirlo parlare del suo lavoro.

Ride e parla tanto e so che la sua voce riesce a far calmare anche la piccola dentro la pancia perché ogni volta che lo fa si agita all'inizio per poi rilassarsi, la immagino addormentarsi cullata dalla voce di Niall e mi lascio sfuggire un sorriso.

“A che pensi?” mi chiede tranquillo.

“La tua voce credo faccia addormentare la piccola qui” dico sorridendo e lui ricambia felice.

“Comunque, abbiamo aspettato tantissimo non credi sia ora di decidere il suo nome?” chiede entusiasta e io annuisco, abbiamo aspettato otto mesi è il caso di cominciare a pensarci. Le prime settimane di gravidanza abbiamo stilato una lista dei possibili nomi, sia maschili che femminili ma ad un certo punto ci siamo ritrovati con un foglio pieno zeppo di nomi che ci passavano in mente, dai più semplici ai più strani ma alla fine lo abbiamo buttato prendendo la decisione di pensarci con calma più in là ma a quanto pare il più in là è arrivato anche prima del previsto.

“Finiamo di mangiare ora e poi ci mettiamo a cercare!” dico facendomi contagiare da lui.

“Perfetto, però mettiamo delle regole, cinque nomi a testa o finiamo come l'ultima volta” ride e io annuisco perfettamente d'accordo con lui.

Mi guardo attorno, la casa sul lago mi era mancata, porta così tanti ricordi che mi sembra quasi di rivivere adesso il momento in cui ci sono entrata la prima volta con lui dopo la mia laurea, sorrido e finisco di mangiare tutto.

Lo aiuto a sparecchiare per quel che posso fare, infila i piatti in lavastoviglie e ripone tutto mentre io vado nella stanza dove abbiamo installato la mia postazione di lavoro a recuperare un foglio pulito e il libro dei nomi dalla libreria.

Prendo una matita dalla scrivania e torno felice verso il salotto, in questi mesi non posso negare di non aver pensato tante volte ad un nome, anche solo stando per strada sentendo qualcuno chiamarsi ma sono sicura che anche Niall avrà le sue idee e sono così curiosa di conoscere le sue opzioni.

Torno in salotto e lo trovo già seduto al tavolo ad aspettarmi, sorride alzando gli occhi dal cellulare spingendolo via per afferrare il foglio e la matita.

“Allora, dimmi un po' le tue idee” dice mentre io mi siedo. Il libro appoggiato al centro.

“Perché devo iniziare io?” chiedo curiosa e lui alza le spalle.

Annuisco e mi mordo le labbra ricercando nella mia mente i nomi che ho pensato in questi mesi “Avevo pensato a Diana ma poi immagina quando da grande scoprirà il testo della vostra canzone” dico ridacchiando e lui si unisce a me.

“Direi niente Diana!” scuote la testa.

“Mmh, poi avevo pensato Charlotte ma mi ricordo che una sera hai detto che non ti piaceva e l'ho tolto strada facendo” ammetto e lui scuote subito la testa.

“Brava, non mi dice niente come nome”conferma.

“Dimmene due tu dai... un po' per ciascuno!” lo invito a parlare.

“No, tocca prima a te” dice risoluto.

“Ma perché? Dai!” insisto sporgendo il labbro inferiore in fuori.

“Io ne ho solo uno, quindi voglio sentire prima i tuoi” dice cogliendomi di sorpresa ma ormai ha imparato a conoscermi, sa che se voglio sapere qualcosa in qualche modo riuscirò nel mio intento. Così incrocio le braccia e le poggio sul pancione “Noi vogliamo sapere” protesto.

Lui scuote la testa divertito “No” dice ma so già che l'ho convinto un pochino.

Mi fa penare per qualche minuto ma alla fine si arrende e “Ok, ok... avete vinto voi!” dice.

Sorrido alzando le braccia in alto e “Vai piccola, già mettiamo papà k.o. Siamo una bella squadra!” dico rivolgendomi alla pancia.

Niall sorride e io lo invito a parlare curiosa. Sospira e si alza sparendo verso il corridoio sotto il mio sguardo confuso. Torna poco dopo con un libro tra le mani, si siede al suo posto e poggia una copia di “Ragione e sentimento” di Jane Austen davanti a me.

Lo guardo confusa e lui sfoglia il libro fino a trovare una pagina ben precisa, sembra sapere esattamente dove cercare perché ci impiega meno di dieci secondi per trovare quello che cerca.

Mi passa la copia del libro tenendo il segno su una frase, mi sporgo in avanti e leggo ad alta voce “Come potevo resistere a una tale attrazione, a una tale dolcezza! Chi al mondo ci sarebbe riuscito? Si, a poco a poco mi sono innamorato di lei...” sorrido e alzo gli occhi lucidi su di lui.

“Il giorno che sei rimasta a casa mia, quando ci siamo conosciuti avevi questa copia nella borsa, dopo che sono venuto a prendere l'acqua e ci siamo abbracciati sono tornato in salotto in punta di piedi, dormivi e la copia del libro usciva dalla tua borsa, giuro che non volevo frugare tra la tua roba ma volevo conoscerti giusto un po' e mi ricordo di aver letto proprio quella frase e di essermi voltato verso di te, non ti conoscevo e in quel momento non ho dato peso a quelle parole ma mi sono tornate in mente ogni volta che ti vedevo sorridere in questi anni e ecco... la mia scelta è Jane, mi piace come nome e mi ricorda queste parole e noi” dice lasciandosi sfuggire un sorriso. Io lo guardo sbattendo più volte le palpebre non potendo evitare le lacrime.

“Gli ormoni eh?” dice ridendo, alzandosi poi per avvicinarsi a me, scosta la mia sedia indietro e prendendo il mio viso tra le mani mi asciuga piano le lacrime.

“Non pensare nemmeno un secondo della tua vita di essere brutta, di essere grossa, di essere vecchia o tutte le cose brutte che potrebbero venirti in mente, se io sono quello che sono oggi lo devo a te che mi sei stata vicino nei momenti in cui avevo bisogno di avere qualcuno su cui poter contare, sei stata la mia roccia e sei più forte di quelle che pensi di essere, ti sottovaluti troppo e forse è anche colpa mia, il fatto sai qual è? Che niente mi sembra mai abbastanza per dimostrati cosa sei per me. Sono serio quando ti dico che se sono quello che sono oggi lo devo a te che mi hai amato ogni giorno” parla piano, con parole non studiate ma sentite e vissute.

Mi guarda con uno sguardo carico d'amore e mi sfiora gentilmente il viso “Fidati, sei ancora più bella con questo pancione” dice con la voce che trema appena.

Mi mordo le labbra prima di farle scontrare con le sue in un bacio che continua a sapere di me e di lui come la prima volta nonostante il tempo passato. Stringo le mani sui suoi fianchi e rido quando si sposta piano tra le mie gambe per non farmi male. Sorride anche lui sulle mie labbra e “Grazie” mi limito a dire.

Lui mi bacia ancora e dolcemente, in questi anni ho imparato che è il suo modo preferito di baciarmi, con le labbra piene e lentamente come in una piccola tortura, come a rassicurarmi di esserci sempre.

“Vada per Jane” dico dopo essermi staccata.

“Cosa?” chiede con gli occhi già sorridenti.

“Jane Horan...” sussurro pensierosa “E' perfetto!” dico annuendo.

Prendo poi una sua mano senza distogliere gli occhi dai suoi per poggiarla sulla pancia coprendola a coppa con la mia. Sorride e questa volta gli occhi lucidi vengono anche a lui.

Si abbassa sulle ginocchia e “Ciao piccola Jane” dice sfiorando piano con i polpastrelli la mia pelle.

Un piccolo calcio fa ridere entrambi.

 

 

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Nda.

Ieri, nel tardo pomeriggio, pioveva a dirotto e non so dirvi di preciso perché ma mi è venuta voglia di buttare giù qualcosa sui Siall, mi sono mancati improvvisamente, non sapevo cosa scrivere, cosa vi sarebbe potuto piacere e allora mi sono seduta davanti al computer e ho iniziato a buttare giù parole, è nata così, semplicemente e senza aspettative. Forse è corta, forse è brutta, non lo so ma mi ha lasciato della tenerezza nel cuore mentre la scrivevo e volevo condividerla con voi.

Ho deciso di inserire sia questa che “Fiore di maggio” in una raccolta, non si può mai sapere, magari mi viene in mente di scrivere ancora di loro :)

Spero vi sia piaciuta, vi mando un abbraccio e grazie a tutti voi che continuate a scrivermi di loro.

Un abbraccio,

Serena.

 

P.S. Mancano anche a voi come mancano a me?

 

   
 
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