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Autore: plumis    02/10/2015    1 recensioni
La storia di questa ragazza è radicata nel passato. Tutto ciò che è legato al suo presente, uccidendola internamente, è stato quanto ha vissuto tre anni prima. E questa sua storia si lega con quella di un ragazzo. Apparentemente non hanno assolutamente niente in comune: lui, bello e dannato, lei, carina e spaventata dal mondo. I loro passati sono legati insieme dal sangue versato da due stelle, per proteggere la propria famiglia, gridando al mondo di non toccarla. Jessie Cremonini non aveva niente di particolarmente affascinante per il mondo esterno, e lei era contenta di passare inosservata, e l'unico posto dove non voleva essere era proprio la città che l'aveva vista crescere, regalandole un sogno, per poi strapparle la parte migliore di lei e lasciarla a fare i conti con gli spettri del passato. E portava il suo segreto senza tempo nascosto sotto un nastrino. Liam Rinaldi era tutto ciò che alle ragazze piaceva: bello, dannato, con un volto perfetto e fama. Sembrava mancargli solo un cuore capace di amare ancora. Due destini, alle volte per il caso, o per il fato, in ogni modo lo si voglia chiamare, si sono incontrati. Il più bel finale o la fine di entrambi?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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Prologo

Sono testardo quando voglio, lo ammetto molto semplicemente, ma loro sono insopportabili quando iniziano a fare di certe questioni un vanto.
"Be, non ci dici niente piccolo di mamma?" La voce di Davide imperlava lo spogliatoio di grandissime cazzate. Con i primini è sempre così, insopportabile. Mi sembra inutile prendersela tanto con dei mezzi tappi quando nemmeno ti danno fastidio ma questo sembrava diverso.
<> Si iniziò a lamentare. Mi accorsi in quel momento che non era un primino. Da come si lamentava chiamando a gran voce sua sorella, da come non faceva il gradasso, da come sgranava gli occhi davanti al mio amico. Sì, gli sembra proprio ridicolo.
Com'è possibile che un poppante fosse in questa scuola? Queste si chiamano superiori non elementari o medie. tutto ciò mi sconcertava parecchio.
Il mio amico rise della sua paura e della sua ridicola richiesta di lasciarlo in pace perché altrimenti avrebbe affrontato l'ira funesta della sorella, ma so per certo che cosa sta pensando in quel momento "Se il marmocchio tiene chiusa la bocca potrei entrare nelle mutandine di sua sorella", sono pensieri che noi ragazzi siamo ricorrenti a fare, soprattutto noi, intendo dire il mio gruppo. Non per vantarsi ma siamo di casa nelle mutandine di tutte anche se non mi sono fermato più di una notte con la stessa ragazza. La scuola, lo sport, gli amici, non c'è il tempo per una relazione, anche perché le ragazze sono possessive, rompicoglioni, sempre dietro a sparlare di gente e gente e senza mai darti un attimo di riposo. La scelta migliore è quella che ho preso.
 La scena non si è ancora esaurita a quanto pare. Il bambino prese a correre e il mio amico lo rincorse fuori con solo un asciugamano intorno alla vita, è sempre stato così. Sa l'effetto che fa sulle ragazze ed è anche cosciente di dare fastidio ai fidanzati delle cosiddette ragazze, ce n'erano poche che non erano finite nel nostro letto.
Mi infilai un paio di box e dei pantaloncini e uscii a controllare che la situazione non gli scappasse di mano. Era in grado di combinare casini anche senza impegnarsi e ovviamente poi chiedeva aiuto al sottoscritto, come se fossi il suo babysitter.
<> Questa voce femminile non mi risultava famigliare e ne avevo sentite parecchie di voci, penso tutte della mia città.
Uscii in corridoio appoggiandomi allo stipite della porta. Le ragazze che mi passarono davanti si soffermarono troppo a guardare i miei pettorali, ma quando si tratta di un primino con Davide è sempre così. Le ragazze alzarono la mano in segno di saluto e io ricambiai con un cenno della testa. So di essere entrato nel letto di tutte quelle ragazze, mi ricordo più o meno i loro volti ma una volta che inizi diventi drogato, quindi ti passi chiunque - purché sia bella - e non ti interessa di chi sia.
Mi voltai verso il mio amico che ricevette delle risatine di approvazione da parte del gruppo che era appena passato e che si girò a lanciare la sua solita occhiata languida ai culi di quelle ragazze. Al contrario di me lui se le ripassa una a sera anche se le ha già "conosciute", diciamo pure così. Poi rialzò lo sguardo davanti a una ragazza, ma non la vedevo bene perché è nascosta dal mio amico. Non deve essere molto alta, se la nasconde perfettamente, ma solitamente le ragazze piccoline a prestazioni sono molto più brave. Le mani le sanno usare molto bene.
<> Il mio amico non è uno che lascia andare molto facilmente la sua preda, esattamente come me, ma di solito non mi devo nemmeno sforzare, sono loro a venire da me. Tutto ciò che vogliono è poter vantare con le amiche una serata nel letto di Liam Rinaldi, e come poterle biasimare? Sono praticamente perfetto. Dico praticamente perché il mio aspetto non significa che ritrae tutto ciò che sono, so perfettamente di essere maledettamente bastardo, ma nessuno mi hai mai contestato per questo.
<> La voce non sembrava interessata alla mercanzia che ha davanti. Che fosse lesbica? No, sarebbe stata più acida di così. <>
Vidi sgattaiolarmi di fianco il ragazzino di poco prima per poi vederlo uscire in fretta e furia ridendo. Non capisco che cosa ci trovasse di divertente. Davide nel frattempo cercò di avvicinarsi alla ragazza che lo evitò velocemente e che mise le mani sulle spalle di suo fratello. Il suoi occhi sono due vortici scuri in cui sembra di annegare, la rabbia quel volto la conosce molto bene, non è una ragazza come le altre.
Puntò l'indice della mano destra verso il mio amico. <> E aggiunse repentina. <>
Il mio amico rise e si voltò facendo un gesto con la mano come per dire di lasciare perdere, lei non sembrò molto contenta. Si diresse verso di me ostentando nervoso perché per la prima volta una ragazza lo ha respinto mente io guardai la ragazza con curiosità. Mi interessa sapere cosa succede quando è tranquilla, quando distende quel volto e sorride.
Il mio amico mi picchiettò sulla spalla per attirare la mia attenzione e io mi spostai facendo uscire gli ultimi ragazzi e lasciando entrare Dav. Lo guardai con la coda dell'occhio mentre entrava per poi spostare di nuovo lo sguardo sulla ragazza dai capelli ricci castani accorgendomi che non c'era più. Devo capire chi è. Se è nuova lo capirò subito, se invece è una che passa inosservata beh, dovevamo essere stati davvero ciechi.
Tornai nello spogliatoio a vestirmi e poi come al solito ci mi diressi verso casa con il borsone da calcio su una spalla. La strada non è lunga da qui a casa mia e poi camminare con il freddo invernale è sempre stato un modo per poter pensare senza dover rendere conto a nessuno.

<>
Posai lo zaino sopra al mio banco in un'ultima fila. Quando vidi il ragazzo che ci si è seduto lo fissai con un sopracciglio alzato e pochi secondi dopo sparì in prima fila. Nessuno può permettersi di toccare il mio banco. Appunto per questo è mio, e se vi chiedete se porta il mio nome... beh, si, ce l'ho inciso con il compasso a settembre. Come ho detto non mi piace che venga toccata la roba di mia proprietà.
Guardai Davide sedersi accanto a me e inarcai le sopracciglia. <> Non sono mai stato uno di molte parole. Se ho qualcosa da dire la dico altrimenti me ne sto in silenzio ad ascoltare, anche perché pensare con lui o con la squadra di calcio intorno equivaleva a farsi venire un'emicrania assoluta. E in qualunque modo la si vedesse non si può pensare con intorno una squadra di acchiapparagazze che ti parlano in continuazione, è logico ed elementare.
Pochi secondi dopo Davide sparì lasciando comparire al suo posto uno sciame di ragazze che cercai di ignorare, ma il messaggio non è abbastanza chiaro, evidentemente. Mi girai cercando di capire il perché non se ne andavano, ma lo capii appena vidi chi entrò in classe.
Le gambe lunghe e snelle sono messe in risalto da un paio di leggins neri, il seno abbondante messo in mostra da un maglioncino tanto corto che non le copre nemmeno il sedere che è... beh, nemmeno da dire, una favola. Indossa un paio di tacchi neri che la rendono ancora più alta. Quando arrivai al viso vi trovai il suo solito sorriso di quando entra vestita in quel modo ed è consapevole dell'effetto che produce nei miei pantaloni. Il gruppo che non si voleva allontanare dalla mia postazione si mise in formazione "barriera" mentre a me non andava l'idea di continuare a sentire il cavallo dei pantaloni troppo stretto. Mi alzai di scatto dalla sedia annunciando alle ragazze di spostarsi. Non sono uno di molte parole, ma con i gesti sono abbastanza capace di farmi capire. Si voltarono verso di me mentre la pressione nei pantaloni aumentava. Le guardai come si guardano le mosche e loro sciamarono lontano ai propri posti. Sono persone indesiderate in questo momento. La professoressa mi vide in piedi appena entrò. <>
Mi schiarii la voce. <> Dissi con tono tranquillo mentre davanti a me vedo solo l'immagine mia e di Monica nello sgabuzzino, mentre cerco di toglierle quei leggins che sembrano essere una seconda pelle. La prof fu come se non ci fosse davanti ai miei occhi. <<è un'urgenza.>> Aggiunsi velocemente. Il tono non ammetteva repliche, la prof non sa quello che sto per fare e tra l'altro mi reputa un ottimo ragazzo quindi non poteva dire di no. So di averla convinta con i miei modi di fare. In classe non parlo nemmeno quando spiega. Annuì come segno di accettazione e uscii velocemente dalla classe con Monica dietro.
La realtà dei fatti è che è l'unica su cui continuo a rimettere la mani anche se la mia legge di una notte me lo vieta, lei è davvero una bomba, e poi, mette in giro tutta quella mercanzia, è impossibile non poterla toccare. Con passo veloce aprii la porta dello sgabuzzino e attesi che entrasse anche lei.
Mi guardò con i suoi occhi quasi neri. <> Mi sussurrò mettendomi le mani sugli addominali e spingendomi verso il muro. Come ragazza è sempre stata aggressiva, non si fa scrupoli.
<> Dissi togliendole le mani dal mio corpo perfetto e guardandola. I miei occhi non devono costarle niente visto che alzò un sopracciglio sorridendo per metà e annuendo. Mise le mani sul bottone dei miei jeans. Dopodiché, le regole erano state dettate e il gioco poteva avere inizio.

Uscii cinque minuti dopo appagato e rilassato.
<> La sua voce risuonò dietro le mie spalle mentre mi risistemai i capelli con una mano, la ignorai, come sempre e mi incamminai verso la classe. Mi girai di schiena per vedere se arrivava, ma appena mi rigirai presi qualcuno. Sbatté contro di me e cadde con un volo a terra da fare paura.
<> Mi uscii senza nemmeno pensare. Ma poi la guardai e mi bloccai. La ragazza dell'altra sera. La sorella del bambino.
Riaprì gli occhi senza nemmeno guardarmi e iniziò a riprendere i quaderni che le sono scivolati fuori dalla borsa. Mi chinai a raccoglierli per darle una mano e in quel momento arrivò Monica alle mie spalle. Si chinò su di me per fare aderire il suo corpo alla mia schiena ma appena la ragazza davanti alzò il viso vide lei, non me. Si alzò di scatto prendendomi i libri di mano e andando verso la porta della classe. <> Domandò con fare poco cortese la ragazza che mi sta addosso. A quanto pare si conoscono.
La ragazza interessata si girò e finalmente la vidi davvero in volto. Gli occhi nocciola sembrano quelli di un cerbiatto, mentre non le serviva un paio di tette per apparire bella. Il viso contornato da morbidi boccoli castani, le lunghe e folte ciglia caratterizzano l'occhio particolarmente acceso e la sua statura la fa sembrare una che non è in grado di proteggersi da sola, ma mai più avrei pensato di poter vedere una ragazza tanto bella.
Non si accorse di me minimamente. A quanto pare è più interessata alla domanda che ha fatto Monica. <> Il suo sguardo tornò ad essere quello scuro dell'altra sera. <> Si rigirò mettendo la mano sulla maniglia della porta ed aprendola. Entrò a passo deciso fino alla cattedra, quel punto la vidi tentennare davanti alla classe. Non è contenta di essere tornata.
La prof Chiavarini la fissò per qualche minuto come se non si aspettasse di vedere lei. Come su otto miliardi di persone lei fosse l'ultima che si aspetta di vedere. Invece è proprio qui, e sono anche abbastanza curioso di sapere chi è.
Se la prof avesse alzato gli occhi ci avrebbe visti, me e Monica, in piedi sulla porta, ma non riesce a distogliere gli occhi dalla nuova arrivata. <> Disse soltanto. Sembra che la voglia di parlare se ne fossa andata a farsi benedire. La ragazza abbassò lo sguardo alle sue vans grigie. Chiavarini richiuse la bocca e lo stupore si trasformò in qualcosa di liquido che ben non si capisce cosa potesse essere. Indicò un posto alla ragazza e senza attendere altro con i suoi libri in mano e la borsa in spalla si diresse verso il banco.
A quel punto entrai in classe e mi diressi verso il mio banco guardando la prof che sembra sconcertata dalla vista della studentessa. Quella ragazza è un mistero per tutti, tranne per Monica e la prof. Sembra che in questa desolata città alla fine ci potessero essere dei risvolti interessanti. Mi girai e trovai la ragazza seduta di fianco al mio banco mentre Davide ci stava provando con una dall'altra parte della classe. A quanto pare, andava di bene in meglio.
Mi sedetti e lei automaticamente si spostò verso la finestra come se potessi mangiarla, ma la trovai una reazione interessante. A quanto pare il contatto non le piace, ho appena trovato un passatempo interessante.

 

  
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