Serie TV > Heroes
Ricorda la storia  |      
Autore: Itsamess    02/10/2015    1 recensioni
Un missing moment dall'episodio 01x19 - 0,7%.
Perchè Claire e Peter si salvano a vicenda, in tutti i modi possibili, letteralmente e non.
Ai tuoi amici non lo hai mai raccontato perché non volevi che ti dessero della secchiona – e sai bene quanto è importante la reputazione al liceo, sono etichette che restano appiccicate addosso per tutta la vita – ma da bambina hai studiato francese.
Dopo quattro anni di lezioni private con un’insegnante madrelingua lo avevi imparato anche piuttosto bene: sapevi contare fino a 150 e i verbi irregolari non avevano segreti per te. Con il passare del tempo hai dimenticato praticamente tutto, ma c’è una parola che ricordi ancora.
Due, ad essere precisi.
Déjà Rêvé
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire Bennet, Peter Petrelli
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ai tuoi amici non lo hai mai raccontato perché non volevi che ti dessero della secchiona – e sai bene quanto è importante la reputazione al liceo, sono etichette che restano appiccicate addosso per tutta la vita – ma da bambina hai studiato francese.
Dopo quattro anni di lezioni private con un’insegnante madrelingua lo avevi imparato anche piuttosto bene: sapevi contare fino a 150 e i verbi irregolari non avevano segreti per te. Con il passare del tempo hai dimenticato praticamente tutto, ma c’è una parola che ricordi ancora.
Due , ad essere precisi.
Déjà Rêvé
Ovvero l’esperienza di vivere nella realtà qualcosa che si ha sognato in passato. Un fenomeno non troppo diverso dal più noto Déjà Vu, ma che esiste solo nella dimensione onirica.
In altre parole, il Déjà Rêvé è un sogno che si avvera.
Non sapresti come altro definire questo momento, perché tutto è esattamente come lo hai sognato la notte scorsa: la casa dei Petrelli, l’enorme soggiorno, il divano blu e soprattutto Peter sdraiato sul divano blu.
È giorno però. Nel tuo sogno l’unica luce che rischiarava la stanza era quella proveniente dalla televisione: eri sdraiata sul sofà insieme a Peter davanti ad un film che nessuno dei due stava davvero guardando, lui perché si era addormentato sul tuo fianco, tu perché preferivi guardare lui. Gli accarezzavi piano i capelli e intanto mormoravi delle frasi che centravano con un orso e una sciarpa rossa terribilmente importante e che, ora che ci pensi, non avevano molto senso, ma nel sogno sembravano perfette. C’era rumore. Troppo rumore. Scoppi, spari, grida disperate – eppure tutto era ben lontano dall’essere un incubo. Tutti quei suoni infatti provenivano dalla televisione. Avresti voluto abbassare il volume della tv, ma il telecomando era incastrato sotto al braccio di Peter e potevi solo sperare che nel film non ci fosse nessun’altra esplosione che potesse svegliarlo. Certo, se avessero scelto il tuo film questo problema non si sarebbe posto, ma lui aveva insistito per guardare – di nuovo – The Avengers e tu non avevi saputo dirgli di no. All’ennesima granata il Peter del sogno non si era svegliato, ma tu sì.
Avevi aperto gli occhi nella tua cameretta rosa piena di peluche e pon pon da cheerleader e con un sospiro rassegnato avevi spento la sveglia.
Era stato un bel sogno. Ed ora si era materializzato davanti  a te in un parfait deja reve.
Sai già cosa fare. Hai già vissuto questa situazione, almeno nella tua immaginazione: non appena ti siedi accanto a Peter senti le tue mani che gli sfiorano la testa meccanicamente, come guidate dal ricordo di un gesto che non hanno mai fatto.
Sembra addormentato. Ha gli occhi chiusi e le labbra semiaperte.
Come un bacio, ti ritrovi a pensare.
Invece non è un bacio e questo non è il tuo sogno e il corpo che stai stringendo è senza vita.
Il pallore del suo viso è ravvivato dal rosso cremisi del sangue che gli riga la guancia.
Le tue dita continuano a muoversi fra le ciocche brune che partono al di sopra della fronte: vorresti poter dire che è come sognavi, ma sarebbe una bugia. Sotto i polpastrelli senti i grumi di sangue incrostati ai capelli, qua e là trovi piccoli frammenti di vetro.
«Non ho nemmeno fatto in tempo a conoscerti» mormori piangendo senza ritegno. Grossi lacrimoni ti rigano le guance e tu irrazionalmente ti chiedi se le tue lacrime abbiano qualche potere guaritore, come quelle di Rapunzel. Ma non succede niente.
«Tu sei stato il primo a farmi sentire al sicuro. Pensavo fossi come me»
E invece sono qui a piangere la tua morte. Non sarebbe dovuta andare così. Sarebbe dovuto essere come nel mio sogno.
Continui ad accarezzarlo, che ti guardino pure Nathan e Angela. Hai il diritto di dirgli addio. Fai scorrere la mano dietro alla sua testa, giù fino alla nuca, finché ad un tratto non senti un bordo tagliente. Il vetro scivola veloce sotto alle tue dita. Una scheggia? L’afferri senza paura e la estrai con forza.
È un sollievo vedere il viso del ragazzo riacquistare rapidamente colore.
Di sfuggita vedi Nathan e Angela voltarsi bruscamente verso di voi, ma non distogli lo sguardo da Peter: sai che è stupido, ma vuoi essere la prima persona che vedrà quando aprirà gli occhi. Così saprà di essere al sicuro, di non ritrovarsi in un oscuro laboratorio o nel covo dell’assassino che lo ha ridotto in questo stato. Così saprà di essere a casa.
A dirla tutta è a casa.
Peter tossisce a lungo, come Lyle quella volta che aveva insistito per togliersi i braccioli pur senza saper nuotare.
«Mi hai salvato la vita» mormora non appena apre gli occhi.
«Immagino che siamo pari adesso»
Lui non risponde niente. Con delicatezza ti accarezza la guancia con il dorso della mano e la lascia ricadere stancamente sul tuo grembo.
È un attimo. Lasci andare la scheggia di vetro e gli prendi la mano.
E tutto si ferma.
Non metaforicamente.
Nathan si blocca a bocca aperta, Angela con un’espressione sbalordita e un piede sollevato, la scheggia di vetro non tocca nemmeno il suolo perché si blocca a mezz’aria.
Come se dopo il contatto con Peter non fosse stato solo il tuo cuore a fermarsi, ma anche tutto quello che c’è intorno.
«Ma cosa-»
«Un trucchetto che mi ha insegnato un amico» spiega Peter con un mezzo sorriso.
Deve essere abituato a questo genere di cose: superpoteri, rigenerazioni spontanee, pietrificazioni improvvise… sembra quasi divertito.
Il suo sorriso fa sorridere anche te.
«Wow è- forte! Come funziona, è tipo un pietrificus totalus
Lui aggrotta la fronte «No,  niente di tutto questo… vedi io non ho bloccato le persone, ho bloccato il tempo»
Il Doctor Who, in pratica.
«Sei hai fermato il tempo perché io riesco ancora a muovermi?»
«Perché sei attaccata a me»
Peter abbassa lo sguardo sulle vostre dita intrecciate. Muove debolmente l’indice per richiamare anche la tua attenzione sulla mano che gli stai stringendo «Se la lasci andare ti congeli anche tu»
Fissi gli occhi nei suoi e gli fai una promessa
«Non la lascio»
Potremmo restare mano nella mano per sempre.
Dici che è possibile? Certo, lavarsi i denti sarebbe complicato, senza contare che dopo un po’ probabilmente ci verrebbe un crampo alla mano, ma potremmo farlo. Magari scriverebbero anche un libro su di noi, ci chiamerebbero Gli Amanti Indivisibili. “Uniti per la vita per mezzo delle dita” sarebbe il sottotitolo. Ci pensi? Vivere in un mondo che sembra un diorama di quelli che si vedono nei musei, tutti immobili tranne noi. Invecchieremmo, Peter?
«Non invecchieremmo»
Non ti stupisce il fatto che possa leggerti nella mente: lui ha sempre saputo farlo, anche senza superpoteri. Sapeva esattamente quello che pensavi, come se le parole fra voi non fossero davvero necessarie. Eppure, se ora è davvero telepatico dovrebbe capire che tutto quello che vorresti in questo momento non è parlare, ma usare le labbra per qualcosa di più costruttivo.
Io smetterei di pensarci Claire o lo scoprirà davvero.
«Non invecchieremmo» ripete lui «Il tempo per noi ripartirebbe da dove si era fermato»
Guardi l’orologio del soggiorno. Sono le due e ventisei.
Sono le due e ventisei da dieci minuti, in effetti.
Ti viene in mente quando da bambina eri rimasta sveglia ad aspettare il passaggio da ora solare ad ora legale: spostando indietro le lancette dell’orologio si guadagnava un’ora di sonno – peccato che tu restando avessi deciso alzata a fissare la sveglia. Avevi visto i numeri sul display cambiare da 2:59 a di nuovo 2:00 e ti eri chiesta dove finissero quei 59 minuti rubati.
Ecco dove finivano. Nel Caveau del Tempo Scomparso perché Peter Petrelli potesse usarne un po’ dopo aver bloccato il tempo.
«Vediamo se ho capito, quindi in partica tutto quello che accade quando il tempo è bloccato è come se non fosse mai successo, giusto? Perché nessuno se ne può accorgere, ed in effetti ci si trova in un non-momento»
Lui aggrotta la fronte, confuso dal tuo improvviso interesse per gli aspetti più scientifici della questione. Evidentemente pensava che le cheerleader fossero tutte smalti ed extension «In pratica sì, perché me lo chiedi?»
«Come telepatico potresti migliorare» mormori con un sorriso «Perché vorrei baciarti e so che se non lo faccio ora non lo potrò fare mai più»
Che coraggio Claire.
Non pensavi neanche tu che lo avresti mai detto a voce alta.
Ed invece eccoti qua a venti centimetri dal viso di Peter a chiedergli di darti un bacio ora che nessuno può vedervi, come due adolescenti chiusi in uno sgabuzzino.
Il ragazzo resta immobile, come se fosse congelato insieme al resto della stanza.
«Dì qualcosa ti prego»
Lui scuote debolmente la testa «Vorrei usare le labbra in modo più costruttivo»
La sua mano destra rimane stretta nella tua, ma con la sinistra avvicina il tuo viso. Come se ce ne fosse bisogno. Come se ogni fibra del tuo corpo non desiderasse la stessa cosa.
Baciarlo non è come avevi sognato. È anche meglio. Anche se non è perfetto, anche se le labbra hanno il sapore metallico del sangue e ci sono ancora dei frammenti di vetro fra i suoi capelli. Ed è meglio perché questa è la realtà. Stavolta non ti sveglierai.
Gli accarezzi piano quelle due ciocche ribelli che ha sulla faccia – continui a ripetergli che dovrebbe cambiare taglio di capelli perché gli anni novanta sono finiti da un pezzo, ma del resto nemmeno nei sogni ti dava ascolto.
«I tuoi pensieri, durante il bacio, erano incomprensibili!» si lamenta Peter non appena vi staccate «Cosa vorrebbe dire le deja rev est parfè metnò?»
«È francese, significa niente telepatia durante le effusioni» lo rimproveri scherzosamente, pur sapendo che questa è stata l’ultima – l’unica – volta che vi siete baciati. Perché tra poco lui ti lascerà la mano, la scheggia si infrangerà sul pavimento e il tempo ripartirà dove si era fermato.
«Spiritosa»
«Significa più o meno che hai fatto avverare tutti i miei sogni. E tu a cosa stavi pensando?»
«Vuoi davvero saperlo?»
«Certo»
«Non sono stato completamente sincero con te, prima. Ho bloccato il tempo volontariamente, per ritagliare un momento solo per noi. E stavo pensando che valeva la pena di interrompere il flusso spazio-tempo per un bacio del genere»



Ciao a tutti!
In caso ve lo steste chiedendo, no, non possiedo nessuna macchina del tempo e la mia passione per il vintage non ha influito sulla decisione di guardare Heroes dopo ben 5 anni dalla messa in onda dell'ultimo episodio. In realtà i motivi erano principalmente due: Zachary Quinto e il brutto difetto di una mia amica di farmi spoiler su qualsiasi serie sia seguita da entrambe. Quiiindi ho scelto un telefilm di cui nessuno parla più ed ora che   me ne sono completamente innamorata non so con chi parlarne *ride per non piangere
Spero vi sia piaciuta la mia prima one-shot, che non poteva che essere Paire-centrica (ma come può una coppia che si chiama Paire a non fare canonicamente pairing insomma?!)
Itsamess
Itsamess
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Heroes / Vai alla pagina dell'autore: Itsamess