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Autore: aufhebung_9    02/10/2015    1 recensioni
Il mio dramma è il non essere sola.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo- Accettata consapevolezza


Io credo nel destino, e ne ho paura.

Non incontriamo mai qualcuno per caso, non percorriamo una strada senza subire alcun effetto e nessun traguardo è fine a se stesso; tutto avviene separatamente solo in apparenza, ma la celata verità nasconde con sé un grande mosaico del quale teniamo in mano i pezzi scomposti. Pezzi che, naturalmente, hanno una determinata forma poiché concepiti per incastrarsi nell’unità di qualcosa di più grande il cui disegno, però, ci è ignoto.
Per quanto mi riguarda, non ricordo di aver mai sperato in un disegno felice, dacché tutto quello che ho raggiunto, raggiungo tuttora e forse raggiungerò domani non è altro che l’ennesimo tassello di un declino totale e disperato. I miei genitori amano definirmi pessimista, però io preferisco l’aggettivo disillusa: ho vissuto troppe esperienze per essere ancora illusa dai lieti eventi.

Conseguenza di ciò è il mio essere lontana anni luce dall’immagine di me alla quale il mio prossimo ha dato forma: non ricordo quando la società fece della sottoscritta una brava figlia, intelligente, solare e sempre con la giusta soluzione, tuttavia posso affermare con estrema certezza di non aver mai stretto la mano a siffatta catena di attributi.
Su una cosa, però, la gente ha visto giusto: sono pigra. Bravi, peccato ve ne sfugga però il motivo: la mia pigrizia cela infatti la paura dell’iniziativa frenata dall’attesa di un’imminente catastrofe. Io non sono altro che questo: l’eterna attesa di una catastrofe, convinta che ci sia il giusto prezzo da pagare per ogni lieto evento… ed il conto può essere salatissimo.

Ricordo ancora cosa mi disse lui, quel giorno in quella via, talmente stretta da sembrare un corridoio, illuminata dalle calde luci di una notte invernale di un paese troppo dedito alle festività di ogni genere. Lo ricordo ogni volta che mi fisso allo specchio, lo ricordo esattamente e chiaramente come ricordo il suo alito contro il mio viso, mentre mi stringeva la testa tra le mani e pronunciava la sua definitiva sentenza.
 
Tu sei nociva alla felicità.
 
Non ebbi il coraggio di dirgli la verità, di confidargli che se il destino era capace di terrorizzarmi la colpa risiedeva negli altri, in chiunque entrasse in contatto con me pretendendo informazioni, racconti, saluti. Essere completamente sola significherebbe per me non dover rendere conto a nessuno dei miei possibili fallimenti e dell’esistenza in generale: un modo come un altro per parlare dell’annullamento dell’essere umano, ne sono consapevole.

Perché proprio tale è il mio problema: il non riuscire a concepire la mia umanità, neanche a sfiorarla.
Il mio dramma è il non essere sola.
  
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