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Autore: _ Arya _    03/10/2015    8 recensioni
Killian Jones è un famoso scrittore di gialli in crisi, e dopo l'insuccesso dei suoi ultimi romanzi decide di trasferirsi a New York, in un appartamento dell'Upper East Side di Manatthan, per trarre nuova ispirazione.
La sua vicina di casa è Emma Swan, giovane investigatrice privata molto in gamba, e potrebbe proprio fare a caso suo.
Riuscirà a convincere la ragazza ad essere la sua nuova fonte d'ispirazione?
_______________________________________________________________________________
[Dal Prologo]
-Oh non ti preoccupare, tesoro. E poi, questo piccolo incidente è davvero valso la pena... la visuale non è affatto male- continuò a sorridere, stavolta malizioso, accennando al mio fondoschiena.
Sentii le guance andarmi a fuoco, ed ebbi l'irrefrenabile impulso di lanciargli in testa tutto il contenuto del secchio! Come si permetteva di fare un'affermazione del genere come se niente fosse?!
-Sei un maniaco! Ritiro le scuse, la pennellata è stata pure troppo poco!
-Oh scusa, non pensavo fossi una persona timida...- fece poggiandosi contro la porta della sua nuova casa, e incrociò le braccia per continuare a guardarmi con fare provocatorio.
-Non sono timida! Tu però sei un pervertito! Sei appena arrivato e già mi stai antipatico! Complimenti, hai segnato un record!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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EDIT: Niente, continua a darmi problemi il codice.... sopportatemi, please xD La prossima volta che posto magari cambierò browser

Note: oggi sono stata senza internet tipo tutto il giorno, quindi non ho potuto leggere e recensire le ff... domani rimedierò, ma chi lascia una recensione mi faccia anche sapere se ha postato un capitolo nuovo, così non rischio di perdermi qualcosa! xD
P.s. Spero che i codici non facciano di nuovo casini costringendomi a cancellare e ripostare il capitolo -.-



 Action 1












EMMA POV

Non ero proprio sicura di aver fatto la scelta giusta, ma forse mostrargli quanto a volte potesse essere noioso starmi dietro l'avrebbe convinto a lasciar perdere. E in più mi aveva portato panino al formaggio grigliato, anelli di cipolla e cioccolata con la cannella... una possibilità se l'era guadagnata.
Lo feci accomodare sulla sedia di fronte alla mia, quella che di solito occupavano i clienti, ed estrassi il contenuto della busta posandolo sulla scrivania.
Oltre al mio pranzo c'erano un hamburger e delle patatine fritte, quindi immaginando li avesse presi per sé, glieli poggiai davanti.
-Tu non bevi niente?
-Ho la mia fiaschetta di rum, non ti preoccupare tesoro.
-Devi proprio chiamarmi “tesoro”? Non mi chiama così neanche il mio... fidanzato. E poi devo aggiungere alcolizzato alla lista di aggettivi che la mia mente ti ha già attribuito.
-Pervertito, antipatico, persecutore.- elencò con una mezza risata -Quindi hai un fidanzato.
-Già- asserii alzando un sopracciglio e lo guardai in faccia. Certo, l'avrei avuto per ancora un giorno o due dato che ormai ero certa di volerlo mollare, ma non avevo intenzione di condividere questo dettaglio. Magari si sarebbe convinto che lo stessi facendo perché mi ero presa una cotta per lui o qualcosa del genere: non ci sarebbe stato da sorprendersi visto il suo ego.
-Se neanche ti chiama tesoro, non credo ti meriti...
-Questi non sono affari tuoi. E poi non mi piace essere chiamata così, ok? Mangia, così tieni la bocca occupata e non spari cazzate.
Senza attendere una sua risposta decisi di seguire il mio stesso consiglio ed addentai uno dei dodici anelli di cipolla: si era davvero impegnato, mi aveva addirittura preso la porzione grande!
Assaggiai anche la cioccolata, e fui felice del fatto che fosse ancora calda e saporita. Lanciai uno sguardo allo scrittore, e lui ricambiò con un sorriso: in fondo non era poi così male come persona, solo non era esattamente il tipo con cui di solito andavo d'accordo.
-E tu, fidanzato?- gli domandai, per cercare per una volta di essere io a fare conversazione... in fondo non ci sarebbe stato nulla di male nel conoscerlo un po'.
-No... non sono pronto a una relazione seria...
-Hai 34 anni- gli feci notare -Aspetti di farne 40?
-Non lo so... forse aspetto solo la persona giusta. Magari non ci crederai, ma mi vedo sposato e con tre bambini un giorno.
Rimasi in silenzio a guardarlo sorpresa: non mi sarei aspettata un'affermazione del genere da una persona come lui, da uno scrittore di successo, o almeno ex, e sicuramente milionario. Sposato, e addirittura non con uno o due, ma tre figli.
-Hai ragione, non ci credo ma... non sta a me dirlo. È solo che non sembri il tipo. Sì sai, sembri più un tipo da feste... cose così.
-Diciamo che in parte hai ragione... ma ho una doppia faccia, diciamo. Non vado molto alle feste, certo, più che altro locali... ma amo anche la tranquillità. Come potrei fare lo scrittore altrimenti? Non credo che scrivere da ubriaco possa essere una buona idea!
Non riuscii a trattenere una risata, sapeva essere simpatico se voleva. Come il suo “buon sonno”, che nonostante fosse stata una battuta un po' triste, era stata simpatica. Non gliel'avrei detto, ma la lista di aggettivi che lo riguardavano ne aveva appena guadagnato uno positivo.
-Sarebbe divertente leggere il libro di un ubriaco, non trovi?
-Forse Swan, forse... magari se lo facessi tornerei a vedere come una volta.
-Ma scusa, va davvero così male?
-Beh... metti a confronto 1 milione di copie circa per ogni libro... e 20.000 per due.
-Oh...
In effetti era un gran bel calo, molto grande decisamente. La qualità dei suoi romanzi doveva essere passata dalle stelle alle stalle per finire così, ma decisi di non esprimere quel pensiero ad alta voce. Doveva già essere una situazione piuttosto frustrante senza che mi ci mettessi di mezzo io a peggiorarla: e poi, per qualche strano ed inspiegabile motivo, un po' mi dispiaceva. Se per anni aveva venduto così tanto non doveva essere tanto male: strano non mi fosse mai capitato tra le mani qualcosa di suo, allora! Ma avrei rimediato col libro che mi aveva regalato, e se mi fosse piaciuto avrei preso in considerazione l'idea di informarmi e acquistarne anche altri.
-Beh Killian... io non so che dire, mi dispiace... ma non credo potrei esserti di grande ispirazione, soprattutto in questo periodo. Lo vedrai da te, stasera... la tipa che è venuta prima mi ha chiesto di pedinare suo marito, come immaginavo insomma.
-Vedremo... magari si dimostrerà essere un noto trafficante d'armi! E l'immagine della detective sexy che lo cattura è decisamente d'ispirazione.
-Ma che palle!- esclamai infastidita: proprio ora che avevo pensato di riconsiderarlo almeno un pochino, doveva tornare a fare il pervertito. Per fortuna la collaborazione sarebbe durata solo per un giorno, perché non avevo la minima intenzione di personificare la detective sexy di un romanzo giallo. Ero una detective e basta, nel mio lavoro l'aspetto fisico non contava. Ero brava in ciò che facevo, intelligente, brillante, capace, consapevole, una professionista: essere descritta come bella e sexy sarebbe solo stata un'offesa.
-Ma perché te la prendi per così poco... ti vedi brutta per caso?
-Non mi vedo in nessun modo! Tu guardi qualcosa che non siano le belle ragazze?
-Ahhh allora lo sai che sei bella.
-KILLIAN JONES!- esclamai saltando in piedi e battendo un pugno sulla scrivania: l'uomo fece quasi un salto per lo spavento, ma riuscì ugualmente ad afferrare il mio bicchiere ancora mezzo pieno di cioccolata prima che si rovesciasse su tutti i documenti.
-Scusa...- borbottò mordendosi il labbro. Sapevo che avrebbe potuto benissimo rispondermi con qualche altra battutina, ma una volta tanto aveva finalmente capito che non era il caso. Ogni tanto poteva anche starci, ero d'accordo, ma lui sembrava non averne mai abbastanza di provocarmi!
Continuammo a mangiare in silenzio aspettando l'arrivo della fantomatica Regina, e nonostante non se lo meritasse gli offrii qualche cioccolatino come dessert, dalla scatola che tenevo in ufficio da due giorni; ne erano rimasti solo 5 da un totale di venti, li avevo divorati, ma poco importava... il mio metabolismo mi permetteva ancora di esagerare ogni tanto.
Quando sentii bussare alla porta buttai tutte le carte e cartoncini nel cestino, poi con un solo sguardo feci capire all'uomo di accomodarsi in piedi accanto a me.
-Avanti- dissi quindi, sperando di non avere delle briciole tra i capelli, non avevo la minima voglia di fare brutte figure.
Quando la porta si aprì, guardai entrare una donna probabilmen sulla trentina, non molto alta, magra, occhi scuri e capelli neri. Si muoveva elegantemente su un paio di tacchi alti, ed indossava una gonna nera e una camicetta rossa.
-Buongiorno... Regina.
-Regina Mills- si presentò e mi strinse la mano, poi ci accomodammo entrambe sedute.
Tuttavia non poté fare a meno di notare Killian e gli lanciò uno sguardo sospetto: trovandosi dietro di me non potevo vederlo, ma speravo vivamente fosse rimasto serio.
-Lui è Killian Jones, il mio assistente in prova. Non si preoccupi di lui.
-Va bene, nessun problema.
-Benissimo. Mi dica signora, in cosa posso esserle utile?
-Beh, non ne sono proprio sicura. Non sarei voluta arrivare a questo punto, ma mi sono ricordata che mio figlio Henry mi aveva detto di questa donna molto gentile che lavora come investigatrice privata, quindi...
-Oh, lei è la madre di Henry! Avrei dovuto capirlo per via del cognome, mi perdoni!
-Non si preoccupi, non siamo gli unici Mills di New York. Non so se lo sa comunque, ho adottato Henry quando aveva quattro anni... purtroppo la sua prima famiglia adottiva è morta in un incidente d'auto, e si è salvato solo il bambino.
-Oh! No non lo sapevo, io... mi dispiace.
-Non è qualcosa di cui ama parlare... comunque, capisce quanto ha sofferto immagino. Ed è per questo che voglio assicurarmi di dargli una vita felice e senza problemi.
-Lo capisco, sono orfana anch'io. Ma almeno lui è stato fortunato a trovare una madre come lei...- sorrisi, e la donna ricambiò leggermente. Henry mi aveva parlato di lei, ma mai avrei pensato che non fosse la sua vera madre e che fosse stato adottato: se le voleva così bene, voleva dire che aveva fatto un buon lavoro con lui.
-Mi spiace. So che è una frase di circostanza ma...
-Non si preoccupi, davvero. Sono troppo grande per soffrire di abbandono...
-Non direi, è ancora molto giovane... ma in ogni caso, il mio fidanzato mi ha chiesto di sposarlo. No, non si congratuli per favore- si affrettò ad aggiungere, mentre stavo già aprendo la bocca per farlo.
-Non sono convinta di volerlo fare. Ovviamente ne sono innamorata, ma è da un po' che si comporta in modo strano. Delle notti rincasa molto tardi, e in poche parole non gli credo quando dice che si tratta di lavoro.
-Pensa che il suo fidanzato la tradisca?
-Forse. O forse è altro. Non lo so. Ma vorrei sapere cosa c'è sotto prima di prendere una decisione, perché non voglio portare Henry in una situazione che potrebbe finire in modo spiacevole. E in secondo luogo, vorrei essere sicura anch'io.
-Lo capisco, è giusto- asserii, dispiacendomi già per lei. Era un po' ingenua a volere il mio aiuto, se il suo sesto senso le diceva che l'uomo la tradiva, per esperienza sapevo che quasi sicuramente sarebbe stato così... ma non sarei stata felice di darle la notizia, una volta scoperto.
-Mi dica ciò che può sul suo fidanzato. Nome, cognome, targa dell'auto, indirizzo e se ha una foto chiara di lui...
-Certo. Signorina Swan, sono sicura che ha tanti casi come il mio, ma mi creda che non lo farei se non fosse indispensabile. Io voglio certezze per mio figlio... e sappia che la retribuirò a dovere. Da 3000 dollari in su, dipende da cosa scoprirà.
Rimasi a bocca aperta: sì, questo non era il primo caso di infedeltà che mi veniva affidato, ma di certo era la prima persona che mi offriva un compenso tanto alto per un lavoro così semplice. 3000 dollari erano più di metà della mia solita paga mensile, e mi sembrava assurdo poterli guadagnare così facilmente. La donna prima di lei mi aveva offerto 500 dollari e rimborso benzina più altre eventuali spese utili al caso... e neanche quello era poco.
Tuttavia quando riacquistai lucidità iniziai a capire come mai la donna fosse preoccupata: se poteva offrirmi una remunerazione base come quella, allora voleva dire che il denaro non le mancava... ed era certamente qualcosa di cui anche il suo fidanzato doveva essere a conoscenza.
-Io... d'accordo. È sicura?
-Sicurissima. Se lei fa il suo dovere, io manterrò la parola. 3000 dollari minimo.
Ebbi una strana sensazione, come se percepissi che per la prima volta ciò che sembrava un tradimento avrebbe potuto essere qualcosa di più grande.

 

Guidavo in silenzio, ancora incredula del fatto che quella settimana avrei guadagnato un minimo di 3500 dollari. I guadagni erano così alti solamente quando collaboravo con la polizia, e in cui certo non bastava una serata a chiudere la questione, mentre nel suo caso sarebbe probabilmente stato così... forse.
-Forse dovrei cambiare lavoro... guadagnerei di più a fare l'investigatore...- borbottò Killian, che essendo venuto coi mezzi – per chissà quale strano motivo – avevo accettato di accompagnare a casa.
-Certo, forse... ma finché non ti fai un nome, scordateli i soldi veri. Nessuno verrà da te solo per il tuo fascino.
-Non è detto Swan, non è detto... non è facile resistermi.- sorrise mentre parcheggiavo l'auto nel garage del palazzo.
-Quando cederai al mio fascino anche tu tesoro, ne riparleremo.
-Nel duemilacredici.- ribattei, e salii con lui in ascensore, poggiandomi contro una delle pareti e guardandolo a braccia incrociate. L'avevo capito ormai, lui si divertiva a provocarmi, e forse ancora di più quando gli rispondevo a tono.
-A che ora stasera?- domandò cambiando argomento e squadrandomi sorridente dalla testa ai piedi. Fortunatamente avevo un pantalone lungo ed una camicia a maniche corte grigia, quindi ero fuori dal target per le sue battutine sporche.
-Alle 18 qui. Mettiti comodo ma portati un completo elegante per sicurezza. Dovremo fare un appostamento in macchina, ma non è escluso che ci tocchi entrare in qualche locale. Quando si tratta di tradimento è sempre così...
-Va bene Swan... prego, prima le signore- finse un inchino e mi lasciò scendere dall'ascensore per poi seguirmi a ruota. Maniaco-Gentiluomo non era un accostamento solito, era bizzarro.
-A dopo allora...- sorrise, mentre apriva la porta di casa.
-A dopo... non fare tardi al tuo primo e ultimo caso o ti lascio qui!
-Non potrei mai tesoro!- esclamò, prima di farmi un occhiolino e chiudere la porta.

 

 

***

 

 

Killian si stava mostrando stranamente paziente nonostante fossimo in macchina davanti casa del signor Morris da ormai due ore. Erano le 20 passate, ma non avevo perso la speranza di risolvere il caso in serata: se non era andato a cena con l'amante – sempre che ne avesse avuta una – magari sarebbero andati più tardi in qualche locale. Aveva detto alla moglie, la Collins – come lei stessa mi aveva accennato al colloquio – che quella sarebbe uscito con gli amici, e lei non ci credeva. Ovviamente.
Finii l'ultimo sorso di caffé ormai freddo e lo lasciai da parte; quasi per sbaglio lanciai uno sguardo all'uomo, e lo trovai con lo sguardo fisso in avanti, come se stesse guardando senza vedere. Sembrava quasi malinconico.
-Ehi, stanco?- mormorai per riscuoterlo.
-Cosa?
Si voltò a guardarmi perplesso, come appena caduto dalle nuvole: per una volta non sembrò il solito sbruffone, anzi, fece quasi tenerezza.
-Scusa... no, sto bene. Ed è anche piacevole starsene così.
-Ti piace stare fermo a non fare niente?
-Ti sorprende?
-Un po'. Pensavo ti saresti annoiato e te ne saresti andato.
-Ti sarebbe piaciuto?
-Non lo so...- ammisi -Non è così male avere compagnia, per una volta però. Niente illusioni.- decisi di mettere in chiaro. Nonostante non sentirmi sola fosse piuttosto piacevole, non avevo intenzione di portarmelo dietro per sempre. Lavoravo meglio da sola, e così avrei continuato.
-Lo so, tranquilla. Non hai freddo, comunque?- mi domandò, cogliendomi di sorpresa soprattutto perché mi resi conto che aveva ragione: avevo messo solo una canottiera e un paio di jeans, ma in quelle due ore le temperature erano scese notevolmente.
-Sto bene...- mentii: in ogni caso come ricambio non avevo portato nulla di più pesante, e un po' di freddo non mi avrebbe uccisa.
-Non mentire, hai la pelle d'oca...- sussurrò, sfiorandomi il braccio: non avevo idea se avessi davvero la pelle d'oca, ma ora sicuramente l'avevo. Il suo tocco era estremamente leggero e delicato, quasi impossibile da credere che potesse provenire da un uomo.
-Perché fai così, Jones...- sospirai, pur senza togliergli la mano -Insomma, se pensi che tra me e te possa esserci qualcosa... lascia perdere, ok? Lo dico per te. Lascia perdere, sono più complicata di quanto possa sembrare, e probabilmente neanche ti piacerò quando mi avrai conosciuta meglio.
-Tu dici? Hai un caratterino tosto, ma mi piace perfino quello. Mi piace quando mi provochi, e mi urli contro... mi piacciono le donne dal carattere deciso. E tu...
-Shh!
-Cosa?
-Shhh! Ci siamo. Sta uscendo!
Aveva avuto un tempismo perfetto, mi aveva salvata da un “qualcosa” che avrebbe potuto farsi abbastanza imbarazzante, e un po' troppo profondo. Qualcosa che non ero affatto pronta ad affrontare.

 

KILLIAN POV

Quel tipo aveva aspettato ore, cosa gli sarebbe costato attendere qualche altro minuto? Finalmente in qualche modo avevo aperto una piccola breccia nel muro di Emma, che probabilmente mi avrebbe rivelato qualcosa in più su di lei.
La ragazza tuttavia sembrò sollevata, ma non l'avrebbe avuta vinta per sempre: prima o poi sarei riuscito ad abbattere quei muri che aveva eretto attorno a sé.
-Hai 28 anni.- dissi d'impulso dopo averle lanciato un'occhiata, mentre partiva all'inseguimento del damerino che era entrato nella propria macchina ed era partito per chissà dove: forse la moglie aveva ragione, quel look era troppo elegante per un'uscita con gli amici.
-Cosa te lo fa pensare?
-Sei giovane. Ma non puoi esserlo troppo, o come potresti fare un lavoro del genere ed avere già un nome...- scrollai le spalle. 28 anni portati molto bene, ma comunque dovevano essere 28... o 27 minimo. Di certo non poteva averne 18. Non che la sua età mi interessasse davvero, era più che altro curiosità, probabilmente dovuta al fatto che non avesse voluto rivelarmela: certo, io ero bravo a provocare, ma in quel caso l'aveva fatto anche lei.
-24.- disse, continuando a guardare avanti e guidare.
-Eh?
-Se ti fa stare meglio ne faccio 25 a Ottobre.
-Cosa?! Non puoi dire sul serio!
Non rispose, ma ciò non mi impedì di squadrarla stupefatto. L'aspetto da 25enne lo aveva eccome, ma mai avrei creduto potesse davvero essere tanto giovane... Dio, aveva 9 anni meno di me, eppure sembrava molto più adulta e responsabile di quanto non lo fossi io. Con le idee chiare e una carriera coi fiocchi: insomma, non era cosa da qualsiasi 24enne avere un proprio ufficio indipendente, e soprattutto come investigatore privato.
Fu quando la notai ridere sotto i baffi che mi resi conto di essere cascato in pieno nella sua presa in giro.
-Sapevo che non poteva essere vero...
-Oh no, ho davvero 24 anni, non ridevo per quello. Ridevo della tua faccia. Senti, della mia età ne riparliamo dopo se ci tieni tanto, ok? Lasciami lavorare a questo pericolosissimo caso ora...- fece ironica, e svoltò l'angolo con decisione, a una macchina di distanza dall'inseguito. I suoi movimenti erano decisi proprio come la sua personalità. Avrebbe mai smesso di stupirmi quella ragazza? Se solo l'avessi convinta a lasciarsi seguire l'ispirazione mi sarebbe tornata in tempi record.
Un modo c'era però: avrei fatto di tutto per rendermi utile per quel caso, per quanto piccolo, così magari mi sarei rivelato una risorsa e mi avrebbe concesso di restare.
Seguimmo la macchina fino a che non la vedemmo venire parcheggiata davanti ad un locale, “La Zarza”; non era stato difficile, non era neanche uscito da Manhattan. Il posto doveva essere spagnolo o sudamericano a giudicare dal nome e dall'aspetto esteriore.
-Cambiati.
-Cosa?
-Dobbiamo entrare come semplici clienti Jones, cambiati. Mi devi portare a cena a quanto pare. Hai portato i vestiti no?
-Sì, ma...
-Cambiati!- ripeté esasperata, mentre già si stava sfilando la maglietta senza neanche cercare di coprirsi.
Fu difficile riuscire a concentrarmi nel fare lo stesso, alla vista della sua pelle candida e liscia, il ventre piatto e il reggiseno nero che lasciava in vista le sue forme invitanti.
-Puoi pure sbavare, ma perderai l'occasione di venire con me.
“Venire” non era proprio la parola giusta da usare in quel momento per farmi tornare in me, ma dovetti farmi forza, distogliere lo sguardo e spogliarmi anch'io... nella sua macchina.
-Tranquillo, ti ho già visto quasi nudo. E tu avrai visto altre donne in intimo, quindi credimi se ti dico che non c'è niente da guardare.
Ogni secondo che passava, mi convincevo sempre di più che quella ragazza aveva qualcosa di assurdo... ma non in senso negativo. E tra l'altro, ancora non ero riuscito a inquadrarla.
In un primo momento avrei quasi detto che nascondesse una velata timidezza, e che per questo fosse si fosse sentita risentita dal mio commento... ma ora? Ora appariva tutt'altro che timida: si era appena cambiata davanti a me senza la minima esitazione, senza né chiedermi di non guardare, né di voltarmi.
Chi sei, Emma Swan?
Cercai di concentrarmi e scesi dalla macchina allacciando il bottone dei pantaloni dato che era stata un'operazione impossibile da effettuare in macchina. Avevo indossato semplicemente un paio di pantaloni neri e una camicia bianca, senza giacca per non essere troppo formale.
Mi venne da ridere quando me la ritrovai davanti con una camicetta di raso bianco e dei pantaloni neri a fasciarle le gambe lunghe e perfette: ci eravamo ritrovati in tinta senza neanche metterci d'accordo!
Rise sinceramente anche lei, poi inaspettatamente mi prese la mano e mi condusse nel locale, piuttosto affollato e in cui dominavano musiche spagnoleggianti.
Individuò il signor Morris in meno di un minuto, lasciandomi ancora una volta di stucco, e ci facemmo assegnare un tavolo in una posizione strategica lì vicino.
-Beh, già che ci siamo offro io, prendi quel che vuoi. Voglio essere un buon finto spasimante.
-Grazie, ma credo ci basteranno gli stuzzichini... guarda lì. Il signorino si sta già mangiando la faccia della ragazzina.
Feci per voltarmi ma lei mi afferrò la mano, e con l'altra mi accarezzò la guancia sorridendo.
-Killian, tesoro, siamo sotto copertura. Devi imparare a guardare e vedere senza farti notare. Non girare la testa... solo lo sguardo.
-Scusa...- sussurrai, senza riuscire però a staccare lo sguardo dal suo. Sapevo che stava solo fingendo perché sembrassimo una normalissima coppia, ma ebbi la malsana voglia che quella mano mi accarezzasse tutto il viso, e non solo.
Mi lasciò andare però quando ci servirono l'antipasto – rigorosamente tapas, tra cui tortillas e salsicce chorizo che personalmente amavo – e una brocca di sangria con limone e fragole; ringraziammo e io personalmente mi buttai subito sulla bibita che sorseggiai con curiosità: per quanto strano fosse, non l'avevo mai assaggiata in un ristorante tipicamente spagnolo.
Quando alzai lo sguardo mi ritrovai Emma a fissarmi con un'espressione tra l'esasperato e il divertito, e alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa.
-Immagino che mentre bevevi non ti sei accorto che ho già scattato qualche foto al tizio... vero?
-Cosa?
-Già. Certo, non si baciano... ma la ragazzina al tavolo con lui non è chiaramente più di un'amica, è evidente.
-Oh...- sussurrai, sentendomi uno stupido. Avevo agito in maniera davvero sciocca, mi sarei preso a pugni in faccia per la vergogna e la frustrazione.
Come potevo pretendere che mi avrebbe voluto come assistente se mi dimostravo un buono a nulla fin da subito?
-Tranquillo, anni di esperienza.
Annuii ma non dissi niente: aveva ragione, ma ero pur sempre uno scrittore di gialli. Anche se non molto nel pratico, teoricamente sapevo come funzionassero le cose, invece ai suoi occhi dovevo essere apparso come un patetico ingenuotto.
-Oh, eccoli... direi che per questo mese ancora non mi ero guadagnata 500 bigliettoni tanto in fretta. Resta dove sei e non ti muovere, devo fare una cosa.
La guardai confuso ma feci come mi disse e non mi mossi: tuttavia fu un mezzo shock quando con nonchalance si alzò dal suo posto e venne a sedersi sulle mie gambe, cingendomi il collo con un braccio.
-Sorridi Jones, autoscatto.
-Le ragazze della tua età non li chiamano “selfie”?
-Io non sono una ragazza della mia età. Sorridi e basta.
Non seppi dire se lei sorrise, perché inclinò il telefono verso l'alto facendo zoom sui due che si stavano divorando la faccia a distanza di due tavoli da noi: certo che il signor Morris doveva essere proprio un porco, un uomo di quarant'anni con una ragazzina che al massimo avrebbe potuti avere 20, se non meno!
Emma scattò varie foto da diverse angolazioni: la Collins non avrebbe sicuramente avuto dubbi sul fatto che si trattasse di suo marito.
-Finito. Te l'ho detto Jones, è noioso... nulla di grosso o appassionante. Ora facciamoci una foto sul serio, la terrai come ricordino della tua magnifica collaborazione con un'investigatrice privata!
Non mi diede molto tempo di pensare a ciò che mi aveva appena detto perché spinse la sua guancia contro la mia, e istintivamente sorrisi insieme a lei, lasciandole immortalare il momento.
Poi, con tutta la tranquillità possibile, si alzò di nuovo e tornò al suo posto, afferrando una salsiccia con la forchetta.
-Siamo venuti carini. Ti dirò Jones... non sei poi tanto antipatico.
-Grazie tesoro, lo prendo come un complimento!
-Ti ho detto di non chiamarmi tesoro, o ritiro tutto.
Alzai le mani divertito in segno di resa e le presi il telefono per inviare la foto al mio: eravamo davvero carini, ma lei era bella. Era l'unica persona che avessi mai conosciuto a essere bella perfino in un autoscatto molto zoomato. La sua pelle era perfetta, neanche un brufolo o un punto nero, e gli occhi erano di un verde brillante che avrebbe potuto facilmente ipnotizzare chiunque.
-Hai ragione. Siamo carini. Ma il caso... è davvero tutto qui?
Annuì, mentre masticava la carne con soddisfazione: a pensarci bene, era anche l'unica ragazza che conoscessi che mangiasse qualcosa che non fosse frutta o verdura con tanta tranquillità.
-Te l'ho detto no?- fece, dopo aver ingoiato -Ho preso decine di informazioni su questo tipo, e non può davvero esserci nulla oltre al tradimento. È tradimento e basta, senza piani di traffico di armi come speravi.
-E ne sei sicura?
Alzò nuovamente gli occhi al cielo e bevve un sorso di sangria, per poi puntarmi l'indice destro contro.
-Non mi fermerei qui se non fossi sicura, ok? So fare il mio lavoro.
-Scusa, io non volevo offenderti è solo che è stato...
-Noioso.
-No. Solo mi aspettavo... altro.
-Lo so Jones.
-Già che ci siamo, perché non ordiniamo una vera cena? È presto e io ho fame.
-D'accordo.
-Davvero?
-Mhm. Il cibo è buono, e non vedo perché no...
-Wow. E senti, posso assisterti anche al caso della Mills?
-No.
-Ma perché... non mi sono annoiato, davvero. Non è stato male.
-Perché ti ho fatto un favore- disse, facendosi seria -Io lavoro da sola, e voglio continuare a farlo. Ti ho permesso di assistere ad un caso, e sinceramente, dopo ciò che hai visto davvero vorresti seguirmi ancora? In un altro caso di tradimento?
Annuii io stavolta, cercando di sostenere il suo sguardo per quanto fosse difficile. Aveva ragione, mi sarei aspettato molto di più, ma non le avevo mentito: non mi ero annoiato. Era stato interessante vederla in azione perfino in un caso come quello, notare piccoli dettagli, piccole cose che la rendevano una grande professionista anche alla sua giovane età.
-Senti, è stato piacevole. Ma, senza offesa, non vedo come potresti essermi utile. Non sei molto attento, e non hai occhio. In più in macchina preferisco avere silenzio, non mi piace parlare di me. Sono abituata così, e non ho intenzione di cambiare idea. Quindi ordiniamo da mangiare, bere, quel che vuoi... ma per quanto riguarda il lavoro finisce qui.
Pur senza essere dura parlò con un tono che mi fece capire che non avrebbe ammesso repliche; decisi quindi di non parlare, per non rovinare quell'inizio di rapporto che sembrava essersi creato tra di noi.
Eppure sapevo che lei sapeva: il caso di Regina Mills al 90% sarebbe stato qualcosa di più che un altro semplice e banale tradimento. L'avevo letto nel suo sguardo nel momento stesso in cui quella donna aveva lasciato il suo ufficio.




















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! :) Come promesso, è arrivato anche il capitolo di questa ff. Il primo caso di Killian insieme ad Emma, che però non è stato esattamente come se l'aspettava. 
Si è trattato in questo caso di un semplice caso di tradimento che è riuscita a risolvere abbastanza in fretta... e in più lui non le ha dato una buona impressione, non è stato abbastanza attento xD
Però hanno avuto modo di conoscersi un pochino, e lei di ricredersi un po' su di lui... 
E ora c'è il caso di Regina, a cui Killian vuole collaborare perché sente che c'è qualcosa sotto, proprio come Emma. Se riuscirà a convincerla o no... si vedrà xD
Come ho detto all'inizio, fatemi sapere se avete postato qualcosa tipo ieri (o qualcosa nei giorni scorsi in caso me lo sia perso, non si sa mai)... perché ero senza internet fino ad ora, e ho visto che ci sono tanti aggiornamenti delle ff che seguo *-*
Il prossimo sarà di nuovo un capitolo dell'altra ff, intanto!
Grazie a tutti quelli che già seguono, recensiscono, e inseriscono nelle categorie questa "cosa" nuova che ho pensato :P Questo capitolo non mi è piaciuto molto com'è venuto, spero di far meglio coi successivi xD
Un abbraccio, a presto :*
   
 
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