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Autore: ErinJS    03/10/2015    7 recensioni
Dopo l'addio ad Elsa, Anna e Kristoff, a Storybrooke tutto sembra essere tornato alla normalità. La quiete, però, non può durare per sempre e l’improvviso arrivo di una giovane ragazza di circa 17 anni porta con sè un'ondata di misteri e problemi. Nessuno sa da dove venga o chi sia, o perché quegli occhi verdi sembrino tanto familiari; quello che però è chiaro alla Salvatrice è che nasconde qualcosa e prima o poi riuscirà a scoprirlo. Ma se non fosse tanto importante il luogo da cui proviene la giovane, ma il…quando?!
Una nuova minaccia aleggia nella vita dei nostri eroi e questa volta il domani sembra proprio dietro l’angolo.
La ff presenta degli spoiler sulla quinta stagione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Cosa si pensa quando si precipita nel vuoto?
Se le avessero posto questa domanda la mattina di quel giorno soleggiato, Eva Jones non avrebbe saputo rispondere, o almeno non avrebbe saputo dare una risposta diversa dai soliti cliché, optando per uno di quei modi di dire, di sola routine, di solo contorno; le stesse risposte che tutti danno quando non sanno cosa dire, affidandosi ai più classici dei luoghi comuni.
Precipitare nel vuoto, dopotutto, nel novanta per cento dei casi si poteva facilmente collegare ad una morte certa e, chissà, forse piuttosto dolorosa; e cosa si può pensare quando si è faccia a faccia con la morte?
Alla vita ovvio.
Alcuni, i miracolati sfuggiti ad una fine certa, affermavano con convinzione che, in questi momenti piuttosto traumatici, la vita scorresse veloce davanti agli occhi, come una sorta di film sotto forma di diapositive; gioie, dolori, eventi e persone importanti della propria esistenza, tutte lì, davanti agli occhi.
Bè…non era affatto vero. O per lo meno non lo era stato per la figlia della Salvatrice.
Quando si precipitava nel vuoto pensare risultava oggettivamente impossibile; quasi quanto respirare. Il cuore saliva via via lungo l’esofago; la mente si ritrovava completamente annebbiata dalle vertigini, del tutto in balia dalla paura e dall’impotenza. Nessuna diapositiva di un momento felice; nessun video autoprodotto dei momenti salienti della propria vita; al diavolo chiunque avesse fatto girare una simile diceria.
Al massimo, si arrivava a pensare -oddio mi sfracello al suolo –.
E, ovviamente, così sarebbe stato, se non vi fosse stata l’acqua a metri e metri di distanza.
Non che l’impatto col fiume fosse stato qualcosa di piacevole. Al contrario, il contatto con il liquido azzurro cielo fu così doloroso che, per un attimo, Eva ebbe la sensazione che le ossa si fossero realmente cartocciate su se stesse, rendendola più simile ad una medusa di quanto non avesse mai potuto essere. Il respiro, già precario e quasi assente, incassò l’ennesima battuta d’arresto, bloccandosi al centro del petto, quasi a metri di distanza dalla posizione scomoda raggiunta dal cuore.
Improvvisa ed inarrestabile, l’acqua si fece strada lungo le vie aeree raggiungendo ad una velocità inimmaginabile, come all’interno di un tunnel, i polmoni della ragazza. Aprire la bocca fu qualcosa di così involontario e stupido da farle crede di essere ormai vicina alla morte.
Con gli occhi serrati, la giovane Jones cominciò a muovere braccia e gambe, come se in vita sua nessuno si fosse realmente preso la briga di insegnarle a nuotare. Ma, come aveva detto, quando ci si ritrovava faccia a faccia con la morte, l’ultima cosa che il cervello riusciva a fare era proprio quella di ricordare; era come se un’improvvisa amnesia colpisse la mente, rendendo complicata sopra ogni dire qualsiasi nozione.
Dopo aver mosso, per un lasso di tempo imprecisato, gli arti in maniera confusa e quasi illogica, improvvisamente le mani bianche di Eva toccarono quello che doveva essere un manto erboso.
Erba. Terriccio.
La salvezza.
Spinta da una forza che, fino a quel momento era stata assopita dietro lo strato di liquido ingoiato alla caduta, Eva fuoriuscì dall’acqua, facendo riferimento unicamente sulle sue braccia non propriamente muscolose.
Non seppe dire con certezza quale fu la prima cosa che fece una volta uscita da quella tomba marina, se sputare l’acqua ingoiata o cercare di respirare l’aria pura della Foresta Incantata, o addirittura entrambe le cose contemporaneamente; seppe solo che, dopo essersi stesa sul dorso, riuscì solo ad aprire gli occhi e a fissare il cielo sopra di lei, ignorando volutamente le ciocche scure appiccicate al suo volto pallido.
Non ci vollero molti secondi prima che la sua mente attenta ricominciasse a prendere possesso del suo corpo, obbligando i suoi grandi occhi verdi, decisamente arrossati, ad ispezionare ogni centimetro di quell’immensa distesa d’acqua, di cui si era a malapena accorta durante il suo soggiorno presso la riserva.
Jake.
Che fine aveva fatto? Perché non era ancora risalito? Eppure, una lontana zona della sua mente le diceva di averlo visto cadere in acqua qualche secondo prima di lei, simile ad un proiettile lanciato da chissà dove. Se realmente era così….perché non era ancora risalito?
Possibile che…
Non riuscendo neanche mentalmente a prendere in considerazione una simile eventualità, Eva si alzò di scatto da terra serrando così forte la mascella da dare quasi l’impressione che le si potesse staccare da un momento all’altro.
“J-Jake…” chiamò debolmente la giovane, accorgendosi solo in quel momento di quanto la gola avesse iniziato a bruciarle.
“Jaaake!”
Poco importava; avrebbe pensato al dolore lancinante alla gola solo dopo aver visto il figlio di Regina sbucare da quelle maledette acque limpide, pronto, come sempre, ad inchiodarla col suo sguardo scuro.
Ma per quanto Eva urlasse con voce roca il nome del giovane Hood, niente e nessuno sembrò propenso a darle risposta. Al contrario, pareva quasi che la stessa foresta alle sue spalle avesse ritenuto necessario rimanere in silenzio, obbligando ciascun animale o pianta frusciante a zittirsi di fronte a quell’improvvisa tragedia.
“No…” sussurrò debolmente la giovane, inginocchiandosi sulla sponda su cui si era issata poco prima e infischiandosene altamente dell’improvviso bruciore degli occhi, i quali parevano vicini a lacrimare di quanto in realtà non fossero mai stati.
Non poteva essere morto, non per colpa sua, non per aver deciso di salvarla da Morgana.
Non poteva assistere, per l’ennesima volta, al sacrificio di qualcuno al posto suo. Perché tutti si ostinavano a proteggerla? Perché, per una buona volta, non lasciavano che fosse lei a sacrificare la sua vita per il bene di tutti?
“Jaaaake…”
Urlando a pieni polmoni il nome del ragazzo che, fino al giorno prima, l’aveva irritata sopra ogni dire, Eva si alzò in piedi, per nulla incline a rassegnarsi a quella che sembrava una morte ormai assodata.
Legandosi i capelli fradici in uno chignon scomposto, Eva si preparò a tuffarsi di nuovo in acqua, spinta da una speranza che, per quanto non volesse ammettere, faceva indissolubilmente parte di lei. Non se ne sarebbe inerme su quella sponda come una stupida ragazzina piagnucolante.
“Si può sapere che diavolo stai facendo?”
Una voce inconfondibile alle sua spalle, obbligò Eva a voltarsi, rimandando quello che pareva un tuffo in piena regola.
Jake era lì, davanti a lei. Braccia conserte; sopracciglio sollevato. I capelli, neri come l’ebano, gocciolavano dispettosi davanti a quel volto perfetto e, come sempre, eccessivamente sicuro di sé; evidentemente anche la sua fuoriuscita dall’acqua non doveva essere avvenuta a così lunga distanza rispetto alla sua.
Eppure, nonostante i vestiti fradici, nonostante il capello stranamente scomposto, quel ragazzo riusciva ancora ad incutere autorità da ogni poro. Forse era per via dello sguardo, scuro quasi quanto i capelli, o per la fisicità, messa maggiormente in risalto dai vestiti bagnati del tutto aderenti al copro, in particolar modo, la maglia bianca ora trasparente, la cui macchia di sangue continuava a spiccare sul resto dei colori; stava di fatto, che non assomigliava minimamente al pulcino spelacchiato che, in quel momento, Eva sicuramente richiamava alla mente.
Perché non possedeva anche lei almeno un quarto della sua classe? Perché, a confronto con lui, le sembrava sempre di essere appena uscita da un film di serie B? Probabilmente era tutto merito dei geni regali dell’ex Cattiva di Storybrooke, con la quale, in fatto di austerità, non si poteva di certo competere.
Spinta da una naturalezza che, difficilmente le apparteneva, Eva fece un passo nella direzione di Jake, sfoderando un sorriso così sincero che, per quanto possibile, la rendeva ancora più bella di quanto già non fosse.
Era vivo, era sano, era davanti a lei.
Ma la reazione del giovane di fronte a lei fu del tutto diversa.
Con la fronte corrugata, Jake fece un passo indietro, mettendo, d’istinto, un braccio in avanti, quasi a volersi assicurare che Eva non si avvicinasse a lui di un solo millimetro. Non voleva avere nessun tipo di contatto; evidentemente il giovane Hood, che fino a poco prima si era così premunito di proteggerla, aveva nuovamente lasciato spazio al vecchio leader dell’Alleanza, quello che la odiava sopra ogni dire.
Cos’era quella sensazione al cuore? Delusione?
Bè sì…e forse, per la prima volta, non si vergognava ad ammetterlo.
“P-pensavo fossi morto…” esclamò la giovane Jones con voce roca, sentendo fisicamente il sorriso svanirle dalle labbra.
“Non lo sono…” esclamò secco Jake, abbassando il braccio sollevato quasi in difesa e deviando volutamente lo sguardo da quegli occhi incredibilmente verdi.
Eva stette in silenzio. Cos’altro poteva dire? Che era felice che stesse bene? Che era stata disposta a lanciarsi in acqua pur di saperlo in salvo, nonostante le forze l’avessero abbandonata da un pezzo?
Evidentemente per lui non era lo stesso; anzi, si poteva dire che pareva quasi innervosito dalla sua presenza lì; togliendo pure il quasi.
Non seppe dire per quanto tempo rimasero lì in piedi, ognuno con lo sguardo puntato su un punto imprecisato di quella radura, ma, improvvisamente, Jake decise di interrompere quel silenzio assordante, sistemandosi in maniera distratta i capelli bagnati dietro la testa.
“Incamminiamoci… il Rifugio dei Sopravvissuti sarà a circa due giorni da qui!” esclamò serio il figlio di Robin, dando velocemente le spalle alla ragazza, senza accertarsi di venire realmente seguito.
Dal canto suo, Eva non era mai stata propriamente il tipo che esegue gli ordini senza battere ciglio ma, in quel momento, ancora sconvolta dalla piega presa dagli eventi, non trovò la forza di controbattere alla decisione presa dal ragazzo.
Ok, se doveva essere del tutto sincera, si sentiva delusa; non si aspettava di venire avvolta in un caldo abbraccio di gioia, certo, ma almeno una pacca sulla spalla non sarebbe stata di certo disdegnata.
Lui la odiava e questa non doveva essere una novità per lei….ma allora perché si sentiva così ferita dal suo atteggiamento?
Dopo aver percorso un tragitto piuttosto lungo, sotto il sole caldo del pomeriggio, Eva decise di fare qualche passo in direzione di Jake, accorciando quella sorta di lontananza strategica imposta dal figlio di Regina. Non ne poteva più di quel fastidioso silenzio monacale.
“Pensi che gli altri stiano bene?”
“Ti sembro un veggente?!” sbottò nervoso Jake, non degnando la ragazza di uno sguardo.
“No…per niente…” rispose Eva, la cui voce continuava ad apparire più gutturale del normale.
Chissà quando le corde vocali avrebbe iniziato a lavorare a dovere, senza farla apparire una vecchia centenaria prossima alla morte? Già quel ragazzo la odiava, se in più aveva la voce aspra e gutturale, la cosa poteva solo peggiore.
“…spero che Neal stia bene…” aggiunse in un sussurro, convinta di non essere sentita.
“Già…e io spero che anche i miei fratelli e i miei amici stiano bene. Ma non lo posso sapere perché sono bloccato qui, chissà dove…con te!”
Ruggendole addosso delle parole che, perfino lei, sapeva di non meritare, Jake interruppe quella sorta di scampagnata nei boschi, incenerendola con il suo sguardo così simile a quello di sua madre da riuscire a mettere i brividi su chiunque lo conoscesse.
Decisamente stizzita e per nulla intimorita da quel modo di fare arrogante e scontroso, Eva fece l’unica cosa in grado di calmarla in un momento come quello; l’unica cosa che, da quando era piccola, riusciva ad infonderle una forza che, alle volte, sapeva di magia.
Stringere il ciondolo di sua madre.
Non contava più sulle mani le volte in cui, stringendo quella sorta di talismano, aveva risparmiato qualche pugno o calcio ben assestato a chi l’aggrediva in quel modo. Era il suo contenitore di impulsività, o almeno così si divertiva a chiamarlo.
Ma, ciò che le dita erano così abituate ad incontrare, non trovarono nulla se non pelle e vestiti umidi.
Con lo sguardo sbarrato puntato sul ragazzo di fronte a lei, Eva poggiò l’intero palmo della mano sul suo petto, guidata dalla speranza di sentire la collana tra le sue dita. Di scatto, la giovane Jones portò l’altra mano dietro al collo, pregando con tutta se stessa di aver semplicemente dimenticato di raddrizzare la collana in seguito alla caduta.
Nulla.
Nessun ciondolo, nessuna catenina.
“Non…può…essere”
Sussurrando quelle semplici parole a fior di labbra, il cuore di Eva cessò improvvisamente di battere.
Aveva perso il ciondolo; l’unico collegamento, l’unico ricordo che la legava a sua madre, lo aveva perduto.
“Che ti prende adesso?” chiese sospettoso Jake, corrugando la fronte come faceva ogni qualvolta qualcosa non lo convincesse.
“Ho…ho perso la collana!” esclamò sconvolta la giovane, inginocchiandosi a terra, alla disperata ricerca di quel prezioso effetto personale, come se potesse realmente trovarsi nascosto a poco centimetri dai suoi piedi.
“C-che cosa?”
“Ho perso la mia collana…” ripeté Eva, non smettendo per un solo istante di cercare “…non posso perderla. Devo tornare indietro e ritrovarla…”
Detto ciò, la figlia della Salvatrice si alzò di scatto, tornando velocemente sui suoi passi.
Non poteva perdere il ciondolo di sua madre. Suo padre glielo aveva regalato solo dopo essersi ripreso, per quanto possibile, dalla morte del suo unico e Vero Amore; non poteva lasciare andare un simile ricordo, mai e poi mai.
Voglio che lo tenga tu. Ogni pirata ha il suo più grande tesoro!
No. No. No e poi no. Lo avrebbe ritrovato, a costo di guadare quel maledetto fiume per tutta la notte.
“Sei impazzita?!”
Ma la giovane Jones non aveva fatto i conti con il suo gentilissimo compagno di viaggio, il quale pareva aver preso troppo gusto nell’afferrarle il braccio, obbligandola a voltarsi verso di lui.
“Non mi pare!”
“Ah no…a me sì invece. Ti rendi conto che i soldati di Morgana ci staranno dando la caccia e che non abbiamo nemmeno il tempo si dormire se vogliamo avere almeno una possibilità di arrivare al Rifugio vivi?!”
“Lo so!” sbottò fredda Eva, guardandolo dritto negli occhi e liberandosi con uno strattone da quella presa fin troppo ferrea “…ma non posso perdere quella collana…è troppo importante!”
“U-una collana?....” balbettò Jake, visibilmente in difficoltà nel trattenere la rabbia “…mi sono buttato nel vuoto per salvarti e tu vuoi mandare tutto al diavolo per cercare la tua…collana?!”
“Nessuno ti ha chiesto di fare l’eroe mi sembra…o se invece qualcuno l’ha fatto, non sono di certo stata io a farlo!” esclamò Eva, a sua volta irritata da quel continuo sbraitarle contro, avvicinando il volto a quello del ragazzo, con chiara aria di sfida.
“Già…a parlare per te ci pensano sempre gli altri vero principessa?!” ribattè Jake, avvicinandosi a sua volta, riuscendo quasi ad inspirare il profumo delicato emesso dalla sua pelle umida.
Principessa. Principessa?
Aveva davvero osato chiamarla principessa nonostante tutto? Nonostante sapesse quanto quel vezzeggiativo l’avesse tormentata da quando era bambina?
“C-come mi hai chiamata?!”
Ignorando volutamente il volto adirato della giovane davanti a lui, Jake afferrò nuovamente il braccio sottile di Eva, strattonandola verso la direziono abbandonata poco prima.
“Che vuoi che me ne importi della tua stupida collana…ragazzina viziata che non sei altro!” esclamò furibondo Jake, obbligandola con la sua forza a seguire la sua direzione “…delle persone sono probabilmente morte e tu che fai? Pensi a te stessa….come sempre. Te ne infischi di chiunque ti stia attorno…tanto ci sono sempre gli altri a pensare a te giusto?...Bè sai che ti dico…ora la smetti di comportarti da stupida e cominci a fare quello che ti dico…chiaro?”
Principessa. L’aveva chiamata principessa; per quanto Jake si sforzasse di urlarle contro, quella parola continuava a rimbombarle in testa, sempre più forte, sempre più confusa, divenendo simile al tono di voce sinuoso usato da Morgana.
L’aveva chiamata principessa, solo per il gusto di ferirla.
Razza di cogl…
“Chiaro?!” tuonò il giovane, bloccandosi sul posto e voltandosi verso di lei, incendiandola con quelle iridi divenuti pozzi neri e infiniti.
Eva rimase in silenzio, la mascella quasi incrinata da quanto era serrata, gli occhi così freddi e adirati da riuscire a competere con lo sguardo scuro sui quali si riflettevano.
“Chiaro!”
Nonostante la rabbia dipinta sul suo volto, la giovane assentì all’ordine impartitole, apparendo quasi arrendevole di fronte a quel modo di fare così autoritario.
La cosa riuscì a spiazzare perfino Jake, il quale si ritrovò a soppesare quanta veridicità potesse esserci in quell’improvvisa arrendevolezza, decisamente poco tipica della figlia della Salvatrice e del più grande pirata mai esistito.
“Ora che hai imposto il tuo volere…puoi lasciarmi andare?!” chiese debolmente la giovane, lanciando una chiara occhiata alla mano stretta sul suo braccio.
Quasi attraversato da una scossa, Jake sciolse la presa da Eva, dando quasi l’impressione, per un secondo, di essersi pentito di quel suo modo di fare.
“Bene…andiamo!”
Con un tono di voce decisamente meno furente, Jake riprese quella sorta di spedizione, controllando di tanto in tanto che la giovane alle sue spalle lo stesse davvero seguendo.
Chi l’avrebbe mai detto, si era lasciata finalmente comandare; nonostante quegli occhi dicessero il contrario, Eva continuava a camminare silenziosa dietro di lui, probabilmente cercando il modo migliore per ucciderlo, puntando sulla sua sottile arte oscura.
Se non apparisse così stremata e in difficoltà perfino a mettere un piede di fronte all’altro, si sarebbe sicuramente preoccupato di quell’eventualità; ma, fortunatamente o meno, la Jones sembrava decisamente spossata dalla lotta avvenuta poco prima con Diletta, la sua affascinante ex-ragazza. Strano, ora, legato a lei, di affascinante ricordava ben poco.
E pensare che l’aveva persino baciata. E non solo….
Spazzando con foga quelle immagini dalla mente, il giovane Hood si concentrò su cose decisamente più importanti, come l’arrivare integri al Rifugio di Mulan. La parte battagliera dell’animo del ragazzo continuava a urlargli a gran voce che camminare nel cuore di una foresta, braccati da Morgana, senza una minima arma per difendersi, non era decisamente la cosa più intelligente da fare. Dovevano trovare qualcosa, al più presto.
“Dobbiamo procurarci un’arma…” tradusse a voce alta Jake, fermando la sua andatura e guardandosi attentamente attorno “…non possiamo lasciarci cogliere impreparati!”
“A me non servono armi!”
“Tu non userai la magia!” sbottò nuovamente Jake, avvicinandosi a due rami piuttosto robusti, probabilmente abbandonati da qualcuno passato di lì molto tempo prima “…per il momento useremo questi!”
Limitandosi ad alzare gli occhi al cielo, Eva accettò il tronco passatole dal giovane Hood, il quale non riuscì a trattenere un lieve sorriso malizioso di fronte a quell’improvvisa docilità.
“Vedi?...se fai quello che ti dico potrei addirittura sopportare la tua presenza!” esclamò ironico Jake, voltandosi nuovamente e non sforzandosi minimamente di trattenere un sogghigno piuttosto irritante.
Per quanto si sforzasse di celarlo, quella ragazzo riusciva a scaturire una parte repressa del suo animo. Riusciva a farlo sentire in pace e, allo stesso tempo, in totale balia di una tempesta di emozioni impossibili da controllare. Riusciva a smuovere una parte volutamente velata della sua anima, e che questa fosse una cosa positiva o meno doveva ancora capirlo.
Quell’affascinante sorriso dipinto sulle labbra delineato del giovane Mills, però, ebbe vita breve.
Non seppe dire con certezza se a spegnere quel sorriso fosse stato l’improvviso rumore emesso dal legno a contatto col suo cranio o, se addirittura, fosse stato l’intenso dolore alla testa, successivo ovviamente al rumore.
Chi avrebbe potuto dirlo.
Stette di fatto che, improvvisamente, colto alla sprovvista come forse non lo era mai stato in tutta la sua vita, Jake crollò a terra svenuto, con una botta in testa che, probabilmente avrebbe ricordato nei giorni a seguire.
“Peccato che io la tua presenza non la tolleri affatto…idiota!”
Con un ghigno soddisfatto a fior di labbra, Eva lanciò a terra il ramo passatole poco prima dal ragazzo steso a terra, per poi tornare velocemente sui suoi passi, alla ricerca del suo ciondolo.
 
***
 
Killian.
Killian. Dove sei?
La voce di Emma continuava ad echeggiare in quelle pareti rocciose simili ad un dedalo infinito, dal quale pareva impossibile trovare una via d’uscita.
Destra. Sinistra. Destra. Sinistra.
Le probabilità che stesse camminando alla cieca aumentavano ad ogni passo, stillando nel cuore del pirata una buona dose di nervosismo.
Cercando di mantenere il sangue freddo, come aveva dimostrato di saper fare durante le tempeste più disastrose abbattutesi sulla sua amatissima nave, il Capitano Jones camminò con passo spedito lungo i corridoi illuminati dalle deboli torce appese alla parete, ignorando il suono emesso dai suoi stivali neri a contatto con le pozzanghere fangose presenti sul suolo.
Nonostante camminasse da quella che sembrava un’eternità, la voce della sua Salvatrice non sembrava avvicinarsi affatto, al contrario pareva mantenere quel suo tono indistinto simile al canto lontano di una sirena, nascosta tra gli scogli.
Irraggiungibile e quasi irreale.
Le sirene. Strano che si ritrovasse a pensare a loro proprio in quel momento. Possibile che la donna incappucciata di poco prima, la stessa scomparsa improvvisamente senza lasciare alcuna traccia della sua presenza, avesse detto la verità? Che fosse realmente iniziato il subdolo piano di Morgana per farlo impazzire?
Killian…
Al diavolo, avrebbe rischiato volentieri la vita pur di rivedere Emma.
Al di là di ogni sua più fervida immaginazione, improvvisamente il giovane Jones si trovò dinanzi ad una porta in legno massiccio, simile al tronco scuro di una sequoia, privo di una maniglia, ma contornato da ornamenti in ottone, analoghi a quelli che aveva visto in numerose navi, durante i lunghi viaggi di razzio e saccheggio.
La voce di Emma era improvvisamente svanita, lasciando l’uomo vestito di pelle nera completamente immerso in un silenzio quasi tombale, rotto unicamente dal leggero crepitare delle fiamme emesse dalle torce, ai lati del portone.
Facendo un nervoso giro su se stesso, Killian si accorse di non avere alcuna via di fuga, completamente contornato dalle pareti rocciose che, fino a quel momento lo avevano affiancato. Era come se la grotta si fosse chiusa alle sue spalle, portandolo in un vicolo cieco, la cui via d’uscita consisteva unicamente nell’attraversare quell’immenso portone scuro.
Serrando la mascella, il capitano della Jolly Roger avanzò di qualche passo, tenendo il suo fedele uncino davanti a sé, unica arma in grado di difenderlo da chiunque sbucasse da quella porta.
Nonostante apparisse come un qualcosa di estremamente pesante e impossibile da spalancare, bastò un lieve tocco delle dita anellate del pirata per far sì che il passaggio si aprisse lentamente davanti ai suoi occhi, cigolando in un modo così sonoro da riecheggiare con prepotenza all’interno della grotta.
Ovviamente, nel corso dei suoi trecento anni, il giovane Jones aveva avuto varie occasioni per vivere avventure e storie sinistre, alle volte fatte di esseri così simili ai fantasmi da fargli accapponare la pelle, ma mai nessuna di queste gli aveva fatto correre un brivido lungo la schiena come quello che stava assaporando in quel momento.
Chissà come avrebbe reagito il fedele Spugna se si fosse trovato in una situazione simile.
Davanti a sé, non vi era nulla se non le tenebre più fitte, al di là delle quali avrebbero potuto attenderlo le cose più mostruose, le cose più imprevedibili.
“Emma…sei qui?!” chiamando la giovane Swan, con un tono di voce non troppo alto, Killian si immerse all’interno dell’oscurità, non pentendosi nemmeno per un momento della sua scelta.
Camminando alla cieca, il pirata cercò in tutti i modi di mantenere l’equilibrio, cercando, con la mano destra, un qualche contatto solido simile ad una parete.
“Emma!”
Nulla.
Il silenzio più fitto pareva essersi abbattuto su di lui, inglobandolo senza alcuna via di scampo. Se quella era l’idea di pazzia di Morgana, forse non aveva ben compreso con chi aveva a che fare. Lui non era di certo il tipo di persona che si lasciava spaventare dal buio e, pur di ritrovare Emma, avrebbe camminato finché le gambe glielo avessero concesso, alla faccia di quella psicopatica vestita di nero.
“Ahhhhh…”
Un urlo. L’urlo spaventato di un bambino. O di una bambina…
Con una strana consapevolezza in grado da avvinghiare il suo cuore in una stretta morsa senza via di scapo, il pirata più famoso di tutti i regni si ritrovò a correre lungo quella via immersa nell’oscurità, con l’unico e preciso intento di salvare la bambina, le cui urla non accennavano a diminuire.
Improvvisamente, una luce soffusa simile alla abatjour posta sul comodino della camera da Granny invase gli occhi blu mare del giovane Jones, il quale si ritrovò a proteggerli con la mano destra, continuando a puntare in avanti il suo amato uncino.
Un rumore di piedi scalzi a contatto col pavimento, catturò l’attenzione di Killian, il quale aprì lentamente lo sguardo, ritrovandosi davanti una scena che, mai e poi mai, avrebbe pensato di vedere con i suoi occhi.
“Shhh shhh….sono qui!”
La figura di un uomo dai capelli scuri, con addosso pantaloni morbidi neri e una maglietta bianca, simile a quella che indossava il capitano, da quando si trovava a Storybrooke prima di andare a coricarsi, se ne stava seduto sul bordo di un piccolo letto singolo, abbellito da stelle che, al buio, parevano brillare come le sorelle che svettavano alte nel cielo.
Era stato l’uomo ad accendere la lieve luce posta sul comodino ed ora, lo stesso uomo, accarezzava con amore una testa dai lunghi capelli castani, della stessa tonalità di chi gli stava accanto. La stessa tonalità del pirata in piedi davanti al letto, i cui occhi sbarrati lasciano ben poco spazio all’immaginazione di ciò che tempestava all’interno del suo cuore.
Sapeva chi era quella bambina e, ancor di più, sapeva a chi appartenevano quelle mani intente a coccolarla con fare amorevole. Mani stranamente intatte e, una delle quali, priva di un uncino a lui piuttosto familiare.
“Ho fatto un incubo…” esclamò la piccola con voce dolce, emergendo dalla coltre di coperte su cui si era rannicchiata.
“Ti va di raccontarmelo?” esclamò l’uomo, spostando le coperte e riuscendo così a stendersi accanto al corpicino spaventato della piccola al suo fianco, rendendo del tutto illuminato quel suo volto così inconfondibile.
Era lui.
Era indubbiamente lui.
Lo stesso uomo che aveva visto quella mattina riflesso allo specchio. Lo stesso che mai avrebbe pensato di poter avere una figlia, fino a quando questa non gli si era parata davanti, con lo stesso sguardo intenso della madre, la donna che lo aveva salvato da se stesso.
“C’erano degli alberi…” esclamò la piccola Eva di sì e no quattro anni “…e mi inseguivano con i loro rami lunghissimi”
“Alberi…brutta storia. E tu che facevi?” le chiese il genitore, nascondendo una smorfia divertita.
“Scappavo!”
“Bravissima…mai restare fermi!...e poi?”
“E poi…mentre scappavo, sono caduta da burrone…e non finiva mai!”
“Ecco spiegate le urla…” esclamò tra sé e sé il pirata, alzando gli occhi al cielo “….e dimmi Eva, questo incubo c’entra qualcosa col fatto che hai guardato di nuovo Harry Potter con tuo fratello…nonostante ti avessi detto di non farlo?!”
Arrossendo dall’imbarazzo, Eva si limitò ad accoccolarsi al fianco del papà, nascondendo il viso sotto lo strato di coperte su cui, fedelmente, si riparava tutte le volte.
“Lo prendo per un sì…” esclamò Killian, posando lo sguardo sulla sua copia esatta, in piedi di fronte a lui, senza dare il minimo segno di averla vista.
“Mi dispiace…” esclamò la voce ovattata della piccola, la quale emerse lievemente dalle coperte, lanciando uno sguardo così dolce da risultare impossibile da resistere “…puoi dormire qui con me?!”
“Eva…”
“Ti prego…solo per stanotte!”
“Non hai detto la stessa cosa ieri?...”
“L’ho detta alla mamma!” si difese la piccola, mettendosi a sedere e lasciando che le sue ciocche castane gli ricadessero sulle spalle, puntando i suoi grandi e intensi occhi verdi sul volto rassicurante del genitore.
“Ohhh…capisco!” esclamò divertito il pirata “….e va bene….ma solo per stanotte!”
Il Killian Jones con addosso la giacca di pelle e l’espressione più esterrefatta di tutta la stanza, rimase immobile di fronte a quella scena.
La piccola Eva, ora sorridente e non più così spaventata rispetto a poco prima, si accoccolò al fianco della sua copia in pigiama, il quale non riuscì affatto a nascondere lo sguardo che solo un padre perso per la propria figlia poteva possedere.
Un momento incredibile; un momento che Killian Jones sapeva bene di non aver ancora vissuto; ma allora perché la stava vedendo ora? Perché l’incantesimo di Morgana gli mostrava quella parte della sua vita?
“Qui si è destinati a rivivere la morte del proprio lieto fine…in eterno!”
La voce della donna incappucciata riemerse dalle profondità della sua mente, ricordandogli il motivo per il quale si era allontanato da lei.
Emma.
Dov’era? Perché aveva smesso di chiamarlo?
Trattenendo il fiato, quasi temendo di venire scoperto, Killian uscì da quella camera, ritrovandosi al centro di un piccolo disimpegno che portava ad altre camere della casa. L’intera abitazione sembrava sommersa tra le braccia di Morfeo, come del resto si immaginava dovesse accadere nella maggior parte delle case.
A cogliere la sua attenzione ci pensò una porta in particolare, posta di fronte a quella da cui era appena uscito il pirata, dalla cui fessura proveniva una debole luce, simile a quella del comodino di Eva.
Deglutendo a fatica, Killian fece qualche passo in direzione della stanza chiusa, aprendola con così tanta delicatezza da sentirsi quasi fuori luogo.
Lui era un pirata, non avrebbe dovuto sfondarla con un calcio o per lo meno sentirsi tranquillo e nel suo elemento di fronte ad un’intrusione in piena regola?
Bè, le cose cambiavano, per tutti.
Nell’esatto istante in cui oltrepassò la soglia della stanza, il giovane Jones si congelò sul posto, non riuscendo a staccare, nemmeno per un’istante, lo sguardo da ciò che i suoi occhi trovarono nel giro di pochi istanti.
Stesa su un letto matrimoniale, coperto da soffici coperte bianche come la neve, la sua Emma Swan se ne stava supina, con gli occhi chiusi e un respiro regolare che faceva alzare e abbassare la familiare catenina d’argento che portava al collo.
Dio quant’era bella.
Con quei suoi capelli color del grano ad incorniciarle il volto, Emma sembrava la perfetta rappresentazione di un angelo, un angelo con addosso il pigiama a pois più sexy che avesse mai visto.
Quasi spinto da una forza invisibile, Killian si avvicinò alle sponde del letto, cercando di non fare troppo rumore in quella stanza silenziosa; nulla pareva spezzare quel silenzio rassicurante, neppure un debole ticchettio di un orologio, al quale invece si era abituato all’interno della stanza affittata al diner.
Non seppe dire per quanto tempo rimase lì, in totale ammirazione di quel volto perfetto, di cui si era innamorato fin dal primo istante, dalla lama puntata alla sua gola, dalla scalata della pianta dei fagioli.
Chissà se avvertiva la sua presenza o se, anche Emma, non aveva la minima idea di chi si trovasse di fronte a lei, intento a fissarla.
“Pensavo non tornassi più!”
Quasi non accorgendosi degli occhi ancora chiusi e delle labbra distese in un sorriso sensuale, Killian si ritrovò tirato sul letto, steso nella stessa posizione di Emma, ma con quest’ultima ora sopra di lui, il cui sguardo verde smeraldo così acceso riusciva a toccare punti che nemmeno il pirata sapeva di possedere.
“I-io…”
Con il cuore in gola, Killian abbassò lo sguardo, accorgendosi solo in quel momento del modo in cui il corpo della sua Swan premeva contro la sua maglietta bianca.
Un momento, maglietta….bianca? ma lui non indossava giacca di pelle e jeans?!
“Ehi capitano Jones…tutto bene?!” gli chiese Emma, con una voce così sensuale da riuscire a risvegliare nuovamente quel brivido lungo la schiena, decisamente più piacevole rispetto a poco prima “…sembra che tu abbia perso la voce!”
Decisamente più a suo agio in sua presenza, di quanto non ricordasse, Emma si mise a sedere sopra al corpo di Killian e, con lo stesso sorriso sensuale che aveva sfoderato poco prima, si sfilò con un solo gesto la parte superiore del suo buffo pigiama, rimanendo con un reggiseno nero contornato da pizzo grigio che, di buffo, aveva ben poco, o niente.
Killian Jones rimase senza parole, con la gola così secca che neppure un bicchiere d’acqua fresca sarebbe riuscito ad aiutarlo.
Forse un bicchiere di rum…
“Hai perso la lingua capitano?....”
“Penso di essere in paradiso….” esclamò con voce rotta il pirata, riuscendo a fatica a far risalire lo sguardo in quegli occhi simili a calamite.
“Oh…non ancora!”
Eliminando qualsiasi distanza intercorresse tra di loro, Emma poggiò le sue labbra morbide su quelle di Killian, il quale si ritrovò a rispondere a quel bacio senza troppa fatica. Dopotutto, nonostante non sapesse in che razza di luogo si trovasse, quella era la sua Swan. Tutto era fedele alla donna che conosceva: la morbidezza dei capelli, simili a seta a contatto con le dita, il profumo dolce e sinuoso della sua pelle, la voce che gli accarezzava il cuore.
Era lei. Era la donna che amava.
Lentamente la sua mano destra si posò sul fianco nudo di Emma, salendo sempre più su, fino sfiorare il pizzo grigio intravisto poco prima. Quanto aveva desiderato poterla toccare in quel modo; quanto aveva desiderato perdersi tra le ciocche dei suoi lunghi capelli biondi, contornando con le dita ogni piccolo dettaglio posto sulla sua pelle perfetta.
Non dovette trascorrere molto tempo perché il dolce bacio tra i due divenisse qualcosa di più passionale e carnale, tanto che le labbra di entrambi, impegnate a scontrarsi e ritrovarsi, divennero gonfie e rosse, ricche di una passione impossibile da celare. Ma nessuno dei due sembrò darci troppa importanza.
Lasciandosi guidare da quel sentimento travolgente che, per così tanto tempo, il capitano della Jolly Roger aveva contenuto dentro di sé, questi si mise di scatto a sedere, trattenendo a sé il corpo leggero della sua Swan.
Dal canto suo, la Salvatrice aveva iniziato a sollevare la maglietta bianca di Killian, nel chiaro tentativo di volersene liberare. Accontentando la donna sopra di sé, il giovane Jones di lasciò sfilare la maglietta, entrando in pieno contatto con il corpo di lei.
E la sensazione fu….magica. Poter sentire il battito del suo cuore a diretto contatto con la sua pelle, poter avvertire il calore del suo corpo, senza doverlo immaginare ad occhi chiusi.
Se era davvero morto per mano di Morgana, quello era il miglior prototipo di paradiso che potesse desiderare.
Lentamente, Killian iniziò a baciare l’incavo del collo di Emma, appagato dal mugolio di piacere emesso dalla sua gola.
“Hai sentito?!” esclamò con voce roca Emma, continuando a tenere gli occhi chiusi, godendosi il contatto di quelle labbra su di sé.
“No…” sussurrò Killian, troppo impegnato a contornare ogni centimetro di quel suo lungo collo, morbido e delicato come solo quello del suo cigno poteva essere.
“c’è qualcuno di sotto….”
“Io non sento niente…” le rispose il pirata, tornando a concentrare tutta la sua attenzione su quelle labbra arrossate.
Non nascondendo affatto il dispiacere nell’interrompere quell’attimo di estrema intimità, Emma allontanò il suo volto da quello di Killian, ritrovandosi a sorridere di fronte a quei capelli scompigliati e a quegli occhi così blu e intensi da divenire quasi scuri a causa di quell’improvvisa passione.
“Se vai a dare un’occhiata…guadagnerai qualcosa…”
“Ah sì?!” le chiese Killian, lanciandole uno dei suoi consueti sorrisi provocatori.
“Sì….e sono sicura che ti piacerà!”
“Non prenderti gioco di me Swan…” esclamò il pirata, continuando a sorridere e forzandosi non poco per non abbassare lo sguardo.
“…è una minaccia?”
“Forse…” continuò l’uomo, divorando con gli occhi quelle labbra carnose su cui amava lasciarsi baciare per ore ed ore.
- È un sogno Jones….è solo un sogno – si ripeté tra se e se l’uomo, del tutto vinto da quello sguardo mozzafiato.
“Sbaglio o l’ultima minaccia dorme nella stanza di fronte?!”
“So minacciare piuttosto bene!”
Ma nonostante fosse consapevole che rimanere dentro quella stanza non fosse l’idea più geniale che gli fosse venuta negli ultimi tempi, Killian si accorse di non essere del tutto padrone delle sue azioni e della sua voce. Era come se si trovasse dentro il suo corpo ma, allo stesso tempo, non fosse così. C’erano cose da dire e gesti da fare che lui non poteva assolutamente modificare.
Quel momento era già avvenuto e quella che stava sperimentando era solo qualcosa di estremamente inspiegabile.
Senza mai staccare lo sguardo dal corpo sensuale della bionda stesa a letto, Killian scese dal letto, uscendo da quella stanza silenziosa, arricchita, solo poco prima, dai loro gemiti di piacere.
Non ricordava nemmeno quanto tempo fosse trascorso da quando aveva fatto il suo ingresso in quella stanza.
“Ti aspetto qui…” sussurrò Emma, lanciando uno sguardo chiaro di significato al giovane Jones, il quale varcò l’uscio della stanza, senza mai staccare lo sguardo da quella donna che gli aveva del tutto rubato il cuore.
Con la stessa velocità on cui si era ritrovato con addosso uno strano pigiama, Killian si ritrovò nello stesso disimpegno di poco prima, con addosso i suoi abiti più congeniali: giacca di pelle, camicia e jeans, neri come la notte, la stessa in cui era immersa quella casa.
Passandosi la mano sui capelli scuri, Killian lanciò uno sguardo alla porta alle sue spalle, la quale pareva essersi chiusa alle sue spalle, nonostante non fosse stato lui a farlo.
Cos’era successo?
Possibile che qualunque cosa stesse vivendo in quel momento facesse parte di un illusione?.
A distrarlo da quei pensieri, ci pensarono delle improvvise e deboli voci provenienti dal piano inferiore, le quali parevano intente in una discussione dai toni piuttosto accesi.
Una in particolare lo convinse a scendere al piano di sotto. Una voce piuttosto familiare.
La sua.
“Come sarebbe a dire che vuole nostra figlia!”
Non preoccupandosi minimamente di attutire il rumore emesso dai suoi stivali, il giovane Jones percorse le scale di quella casa poco prima silenziosa, ritrovandosi all’interno di una sala che, nonostante il mobilio e i tratti curati, gli riportò subito alla mente la notte in cui lo specchio di Regina aveva rivelato, a tutti i presenti, chi fosse la giovane dai capelli scuri arrivata in città.
Eva. Sua figlia.
Nel salotto illuminato dai deboli raggi di un sole autunnale, più piccolo rispetto a quello del sindaco di Storybrooke ma comunque accogliente, vi erano volti piuttosto familiari: Biancaneve, il Principe, Turchina, Trilli e la Regina Cattiva, il cui volto tradiva con estrema facilità l’umore di quel momento.
Perfino la sua stessa copia ed Emma, decisamente più vestita rispetto a come l’aveva vista poco prima al piano di sopra, riempivano quella stanza improvvisamente illuminata a giorno.
In quella sorta di incantesimo o illusione, il tempo pareva lasciarsi piegare dal volere di un potere esterno, passando dalla notte al giorno con la stessa facilità di un battito di ciglia. Anche le regole parevano subire modifiche a seconda del contesto; pochi istanti prima, il pirata aveva vissuto con anima e corpo quello che pareva essere un ricordo del suo futuro. Ed ora….
Ora, evidentemente, era ritornato ad essere invisibile a chiunque, compreso se stesso.
“Mi dispiace…ma…temo di non saperlo!” rispose la voce rattristata di Turchina, le cui spalle ricurve vennero avvolte dalla stretta confortante di Campanellino, il cui cappotto blu acceso riusciva a dare un tocco di colore a quell’atmosfera così lugubre.
La fata madrina, la cui piega perfetta non lasciava un solo ciuffo fuori posto nemmeno in quell’occasione, se ne stava seduta sul morbido divano color sabbia, come in attesa di una condanna che, in cuor suo, sapeva di meritare più di chiunque altro; più dell’ex Regina Cattiva, nel cui cuore ora vi era posto solo per l’amore della sua famiglia.
Improvvisamente, un vento forte e ingestibile fece sbattere una delle finestre lasciate aperte nella stanza, facendo sussultare quasi tutti i presenti. Lanciando uno sguardo alla moglie al suo fianco,  David si avvicinò al serramento, chiudendo la finestra e attardandosi solo qualche secondo a fissare un paesaggio che, in quel momento, pareva non avere nulla di confortante. Persino il sole, nonostante l’ora pomeridiana, sembrava preferire rimanere nascosto dietro quale leggera nuvola ingrigita dal tempo, come a volersi riparare da qualcosa che avrebbe portato solo sventura e dolore.
“Questa strega ti conosce, arriva da chissà dove…dice di volerci uccidere tutti se non gli consegniamo nostra figlia…e tu non sai niente?”
La voce astiosa del Killian del futuro, ruggì in tutta la stanza, facendo stringere ancor di più le labbra sottili della fata dai toni azzurri. Nessuno dei presenti, Regina inclusa, poteva ammettere di averla mai vista così amareggiata, così sconfortata e priva di speranza, come se ogni dolore e ogni lacrima di quei giorni fosse una sua diretta responsabilità.
“Killian…ti prego…”
Cercando di arginare una rabbia del tutto comprensibile, Emma sussurrò quelle deboli parole all’orecchio del marito, stringendogli il braccio sinistro, con la speranza di riuscire a trattenerlo.
Il Killian del passato, o quello che, contro ogni logica, riteneva di essere, corrugò la fronte, osservando con attenzione i volti delle persone presenti.
Tutti apparivano atterriti, sconfortati. Perfino Emma, la sua Emma, non riusciva a contenere la preoccupazione di ciò che, da lì a poco, li avrebbe raggiunti, senza lasciare alcuna via di scampo.
Morgana doveva aver già fatto la sua teatrale entrata ad effetto, riuscendo a far dilagare il panico in tutti i presenti, in particolar modo nel cuore di Turchina. Non era una sorpresa che quest’ultima conoscesse Morgana, dopotutto era stata proprio Trilli a dir loro che la Fata Oscura fu bandita da Turchina, tramite la sua bacchetta. Una volta uscito da quel labirinto, non  sarebbe di certo stata una cattiva idea chiedere qualche chiarimento alla fata madrina; già…se solo non fosse stata rinchiusa in un cappello decisamente non ignoto al pirata, doppiamente presente in quella stanza.
Se solo avesse trovato il modo per liberarla. Già…se solo.
Ma quello non era di certo il momento per piangersi addosso, soprattutto non all’interno di un incantesimo ad opera di Morgana che, nonostante le apparenze, gli avrebbe sicuramente fatto pentire di non aver approfittato di quel momento di tranquillità per ottenere il maggior numero di informazioni. E poi, se Turchina si trovava lì, in un momento decisamente futuro, significava che un modo per liberarla di quel cappello l’avrebbero trovato; ed Emma lo avrebbe perdonato.
Perché anche lei teneva a lui.
Lo sapeva.
Lo sentiva.
E tutte quelle visioni, che fossero reali o meno, confermavano solamente una cosa che dentro il suo cuore conosceva da tempo.
“Vuole Eva…ma per quale motivo?...è solo una bambina!” esclamò Biancaneve, in piedi accanto al marito, con le braccia incrociate davanti al petto, riuscendo a riscuotere Killian dai suoi pensieri.
“Nemmeno Henry aveva la magia, ma questo non ha impedito a Peter Pan di farlo catturare” sottolineò Regina, il cui cappotto rosso sembrava entrare in conflitto con quello di Trilli, dagli stessi toni pastello.
“Vi giuro che non so cosa spinga Morgana a volere Eva…” esclamò Turchina, pallida come, forse, non lo era mai stata in tutta la sua vita “…pensavo che l’esilio fosse riuscito ad imprigionarla…per sempre ma…”
“Ma le cose, evidentemente, non sono andate così!” continuò ferreo Killian, lanciando l’ennesima occhiata in direzione della fata.
Un silenzio di tomba scese nella stanza, interrotto esclusivamente dal battito cardiaco della Salvatrice e del Pirata.
Non c’era che dire, il suo carattere impulsivo non sarebbe migliorato negli anni; non avrebbe sviluppato quella calma confortante tipica di suo fratello Liam, né la comprensione e tolleranza di sua madre*; alla fine, per quanto riuscisse  a farparte dei buoni, lui sarebbe rimasto sempre un pirata, soprattutto se la sua famiglia si fosse trovata in pericolo.
Famiglia.
Possibile che avrebbe avuto la possibilità di costruire una famiglia?
Con Lei…
“So che per voi sarà quasi impossibile da credere ma…ma un tempo…Morgana era diversa. Era una fata buona…e gentile…” cercò di spiegare Turchina, posando lo sguardo sul volto tirato di Emma, la quale sembrava cominciare a capire cosa avesse provato sua madre durante la prima maledizione che, anni addietro, aveva colpito Storybrooke “…ma tutti temevano che vi fosse qualcosa di insolito in lei…in lei e in sua sorella, Nimue!”
“Oh sono due…di bene in meglio!”
“Perché avevano paura?!” chiese Biancaneve, ignorando il commento sarcastico di Regina.
“Per via della profezia…una profezia di cui al tempo, purtroppo, non conoscevo tutti gli aspetti!” spiegò Turchina, alzandosi dal divano per dirigersi, con passo lento, alla finestra poco prima chiusa dal Principe della Foresta Incantata “Quando divenni una fata…venni messa al corrente dell’esistenza di un’antica profezia, una profezia da cui sarebbe dipeso il futuro di ogni personaggio delle favole…di ogni Regno, conosciuto o meno!” continuò la fata, con lo sguardo perso verso un punto imprecisato al di là della vetrata limpida, voltandosi verso i presenti solo dopo un minuto di silenzio.
Nonostante non avesse avuto molte occasioni per parlare con lei, Killian non ricordava di aver mai visto la Fata in simili condizioni. Il volto, simile a quello di un elfo, appariva dilaniato dal senso di colpa, attraversato da colpe impossibili da celare; pensando a cosa sarebbero accaduto di lì a qualche anno, la cosa non poteva stupirlo poi molto. Evidentemente Trilli non era stata il primo errore di valutazione della Fata Madrina, il primo errore dettato da una decisione presa sulla base di ideali troppo rigidi, troppo legati all’orgoglio.
Prima di Trilli c’era stato qualcun altro; prima di Trilli c’era stata lei, Morgana.
Ma come aveva potuto, Turchina, considerare buona una donna come quella? Una donna dal cui volto emergeva unicamente la crudeltà più nera; una donna con due occhi simili a gemme inondate di un liquido giallo e infernale e dal volto tirato e pallido con un sorriso costantemente piegato in un ghigno di pura malvagità.
Morgana, una fata buona e gentile….sembrava una presa in giro.
- Già…eppure, prima di divenire il Signore oscuro, anche Tremotino era stato un uomo buono…o almeno così dicevano… - pensò tra sé e sé il pirata, nonostante in cuor suo continuasse a credere che nemmeno da bambino il coccodrillo doveva essere stato di animo così puro.
Rimanendo in ascolto delle parole di Turchina, Killian fece qualche passo in direzione di Emma, frapponendosi tra lei e il corpo della Fata, senza però impedirle di continuare a puntare il suo sguardo verde sul corpo minuto di Turchina.
Nonostante le si fosse parato davanti, lei non riusciva a vederlo; i suoi occhi lo attraversavano come una patina invisibile, troppo impegnati a lanciare, ad intervalli regolari, occhiate all’uomo al suo fianco, quello che, anche in quel momento, il giovane Killian faticava a credere essere la sua copia esatta.
Il volto della sua Swan, sempre fiero come quello di una vera regina, appariva segnato dalla stanchezza, come se non riuscisse a riposare da diversi giorni. Le occhiaie erano marcate, come del resto lo erano quelle sul suo stesso volto, invecchiato di pochi anni.
Dovevano essere degli attimi difficili; sapere che una pazza, venuta da chissà dove, voleva uccidere la loro figlia, Sua figlia, senza dare spazio a qualsiasi spiegazione.
Per di più, il capitano della Jolly Roger, con gli intensi occhi blu posati sul volto della donna che amava, non riusciva ad ignorare la fitta al cuore nell’assistere a qualcosa che, in qualsiasi modo fosse andata, avrebbe finito col fallire miseramente. Per quanto quella discussione si fosse protratta, per quanto Regina avesse lanciato frecciate a destra e a manca, manco fosse realmente la moglie di Robin Hood, loro avrebbero fallito. La sua Swan, il suo bellissimo e fiero cigno, per quanto avesse lottato per salvare tutti loro, avrebbe finito per cadere vittima di quella strega, come tutti loro e nulla avrebbe cambiato le cose.
Non in quel momento almeno.
Perché le cose sarebbero cambiate, di questo era certo. Non avrebbe mai e poi mai permesso alla Strega di vincere nuovamente contro di loro. Non avrebbe mai permesso che sua figlia, Emma…la sua famiglia cadesse vittima di Morgana. Lo poteva giurare sulla sua nave; lo poteva giurare sul nome dei Jones.
Quasi guidato da un istinto incontrollabile, Killian, alzò l’unica mano che, per ora, possedeva, avvicinando le dita al volto niveo della donna di fronte a lui.
Quanto avrebbe voluto sfiorarla; quanto avrebbe voluto entrare nuovamente in contatto con quella sua morbida pelle perfetta, come aveva fatto poco prima, in quel letto. Sentire il suo calore, il suo amore…
“Vorrei che fossi felice….” sussurrò debolmente il pirata.
“Cosa diceva la profezia?” chiese David, interrompendo l’avanzare delle dita del giovane Jones, il cui sguardo andò a posarsi nuovamente su quello di Turchina.
Senza guardare nessuno direttamente, la Fata recitò le parole della profezia, le quali vennero fedelmente incise nella mente di Uncino, con la speranza di riuscire a ripeterla ad Emma e agli altri, una volta uscito da quella sorta di labirinto.
Sempre se ci fosse realmente riuscito.
 
Sotto petali neri come l’ebano nasceranno
le due streghe più potenti della Foresta Incantata.
Due anime differenti possederanno.
Una pura e l’altra indistinta.
La purezza diverrà oscurità e l’indecisione cadrà vittima del suo potere.
Nulla fermerà la Fata Oscura.
Se non la Magia del frutto del Vero Amore…nata dal sacrificio di chi più l’ha amata.
Il Frutto, però, se privato della sua speranza, finirà per cedere all’oscurità della Fata
Portando con se solo dolore e tenebre
per l’eternità.”
 
Silenzio.
Tutti troppo impegnati ad incassare quelle parole, quasi a voler ricercarne un significato ben celato e inudibile al primo ascolto.
“Wow…potrei provare a leggerla a Jake prima di andare a dormire!”
“C’è poco da scherzare Regina….qui stiamo parlando del futuro di tutti noi!” esclamò risentita Trilli, rimasta seduta sul divano, a gambe incrociate.
“E credi che non lo sappia?!” la sfidò Regina, incrociando le braccia al petto, con fare autoritario “Forse, però, a suo tempo non sono stata io a dare il giusto peso a queste parole…non credi?”
“Cos’è andato storto?!” chiese Emma, interrompendo con una sola occhiata quella diatriba dai toni piuttosto accesi.
“Come vi ho detto…la profezia parlava dell’arrivo di due streghe…così potenti che avrebbero avuto la possibilità di cambiare il destino dell’intera Foresta Incantata. Ma purtroppo, le probabilità che fossero dedite al male era…molto alta!”
“E qui giunge la domanda del perché non le abbiate uccise!”
“Non potevamo farlo…” esclamò scandalizzata la fata, lanciando uno sguardo sbigottito in direzione della bella Mills, la quale però riuscì a meritarsi uno sguardo sostenitore da parte del Killian del passato “…erano due bambine e-e l’esistenza di una profezia non poteva darci la certezza di quali sarebbero state le loro scelte…”
“…così le avete protette!” azzardò David, sempre al fianco della moglie.
“Sì…o meglio, io le ho protette. Ero convinta che la malvagità sarebbe emersa fin da subito…e per mantenere al sicuro tutti noi,  credevo bastasse bloccare la magia di entrambe le sorelle…almeno fino al giorno in cui fosse chiaro chi sarebbe stata la sorella dedita al bene!” esclamò con voce rotta Turchina, asciugando una leggera lacrima, sfuggita al suo costante controllo “…ma ovviamente la scelta di allora…cadde sulla sorella più pura….ignorando che la profezia conosciuta dalle fate era stata manipolata con il preciso intento di portarci verso la strada dell’oscurità”
“Non conoscevate il vero contenuto della profezia?!” esclamò Emma, scura in volto.
“N-non del tutto!”
“E chi fu a…a modificarla?!” continuò Emma, stringendo la presa sul braccio del pirata.
“Il signore oscuro di allora……Zoso…”
“Zoso? E per quale motivo Zoso avrebbe dovuto modificare la profezia?”
“Perché Zoso era il Signore Oscuro…e il Signore Oscuro mente, inganna…e porta l’oscurità su ogni cosa…comprese noi fate…compresa me. Dopotutto, ero la prima a non voler vedere la verità…mi ero realmente affezionata a Morgana e, accecata dal mio orgoglio, avevo etichettato Nimue come la Fata Oscura, facendo di lei il bersaglio di tutte. Continuavo a giustificare la mia scelta ritenendola la meno adatta, la meno pura… Ma purtroppo…mi sbagliavo….”
“Perché in questo caso la purezza equivaleva…alla malvagità!”
“Esatto…” confermò la fata le parole del principe “…e così ho aiutato le tenebre a farsi strada nel cuore di Morgana…consegnandole la sua bacchetta e…la magia”
“Non potevi saperlo Turchina…” cercò di confortarla Trilli.
“Già…ma grazie a te ora quella pazza vuole mia figlia!” tuonò nuovamente Killian, così rosso in volto da dare l’impressione di voler possedere nuovamente quell’uncino che, per secoli, gli aveva tenuto compagnia durante le lotte più difficili; lo stesso di cui, in quel momento, la punta brillava sulla sua copia esatta, ancora sbigottita di fronte a quelle rivelazioni a dir poco agghiaccianti.
“Morgana ha detto di volere Eva…” esclamò Biancaneve, il cui tono, lasciava chiaramente intendere quanto faticasse nel tenere a bada la frustrazione di quel momento “...forse…forse sarà lei il frutto del vero amore che potrà ucciderla…e per questo vuole eliminarla finché è una bambina!” azzardò, posando lo sguardo su Regina.
“Ma non può essere…”
“Perché no?!” chiese la fata dai toni verdi, posando lo sguardo su Emma “…voi…voi vi amate davvero, dopo tutto quello che avete passato…non pensate ancora che il vostro sia Vero Amore?” chiese sbigottita, lanciando un’occhiata al bellissimo uomo al suo fianco.
“Certo che lo è…” confermò Emma, sentendo le braccia di quell’uomo cingerle le spalle, come se avesse già compreso cosa volesse dire la Salvatrice “…ma Eva…Eva non può aiutarci…”
“Perché?” continuò a chiedere Trilli, decisamente confusa
“Perchè nostra figlia non possiede la magia!”
“Ahahahahaha!”
Un’improvvisa e agghiacciante risata si sovrappose alla voce della giovane Swan, obbligando il Killian del passato a voltarsi di scatto, del tutto preso in contropiede da quell’interruzione.
Ciò che incontrarono i suoi profondi occhi blu, lo pietrificarono sul posto, lasciandolo letteralmente senza fiato.
Appoggiata al divano color sabbia, vicino al corpo immobile di Trilli, se ne stava la fata Oscura in persona, avvolta nello stesso abito nero in pizzo che aveva sfoggiato al suo primo arrivo a Storybrooke, lo stesso incontro che aveva finito col rivelarsi una mera illusione.
Con le braccia incrociate davanti al petto, come a voler fare il verso ad una Regina a sua volta pietrificata sul posto, Morgana faceva oscillare la sua bacchetta ricurva, non sforzandosi minimamente di trattenere quel suo ghigno maligno carico di soddisfazione.
Se, fino a quel momento, il pirata aveva faticato a credere alle parole dette dalla sconosciuta dal mantello verde, la presenza di Morgana in quella stanza ne era la conferma lampante: si trovava nel suo territorio, nel suo incantesimo.
“Allora Sua al…ehm….Pirata….ti piace il tuo futuro?!” esclamò divertita la Fata, fingendosi interessata all’aspetto delle sue unghie laccate di nero.
“Non male….noto con piacere che sei stata simpatica a tutti fin dall’inizio!”
Fingendo una sicurezza che, almeno in quel momento, non gli apparteneva, Killian posò lo sguardo su ciascuno dei presenti, notando la rigidità del loro sguardo, chiara vittima della magia di quella donna.
“Effettivamente nessuno mi ha mai capita…” corrugò la fronte Morgana, come se realmente quella cosa l’irritasse.
“Chissà…forse è dovuto al fatto che sei una pazza psicotica!”
Spalancato le labbra ben delineate con una certa teatralità, Morgana si staccò dal divano, facendo qualche passo in direzione del pirata, fermo, per sua volontà, al centro della stanza, a pochi centimetri dal corpo di Emma.
“…ma così mi ferisci Killian Jones. È questo il modo di ringraziarmi dopo il regalino di poco fa?!” esclamò corrucciata la mora, indicando con la bacchetta il piano superiore.
Innervosito all’idea che quel momento di estrema intimità con Emma fosse stato dettato dalla magia di quella strega, Killian serrò la mascella e la mano destra, sicuro di quanto poco avrebbe mantenuto i nervi saldi, nonostante le sue scarsissime possibilità di riuscita.
“Oh non preoccuparti….era tutto vero; o meglio…succederà realmente…solo che…ho fatto in modo che vivessi quel momento più…da vicino ecco! Godendomi il tuo bel fisico asciutto…” sottolineò sensuale Morgana, punzecchiando con la bacchetta la giacca di pelle del pirata, come a volerlo realmente stuzzicare “…dopotutto sei un bell’uomo Capitano…non vedo perché privarmi di un simile piacere!”
“Ah quindi è di questo che si tratta? Sei stata ferita da un mio rifiuto?...mi dispiace ma ho il cuore occupato!”
“Oh andiamo….non crederai che sia una piccola donna dal cuore spezzato?! Io posso avere chi voglio…quando voglio! Dopotutto…sono la strega più potente di tutta la Foresta Incanta…e ora lo sai….!” Aggiunse, lanciando una veloce occhiata in direzione di Turchina.
“E allora che vuoi da me?” ruggì l’uomo, corrugando la fronte, irritato da quella situazione senza via di scampo.
“…da te, niente. Da tua figlia invece….”
Spinto da un fuoco pieno di rabbia e frustrazione, Killian alzò il suo uncino, con il chiaro intento di conficcarlo nel petto di quella donna così spregevole da riuscire a competere con la Perfida Strega dell’Ovest. Ma, come avrebbe potuto immaginare se l’intelligenza non si fosse lasciata oscurare dall’impulsività, braccia e gambe sembrarono improvvisamente divenire pesanti come rocce, incontrollabili come lo erano state al suo arrivo all’interno di quella grotta.
Lì vigeva l’ordine di Morgana, non vi era più il minimo dubbio.
“È così che ti comporti in casa d’altri Uncino?!” chiese stizzita Morgana, il cui umore continuava ad apparire estremamente altalenante e instabile, come solo quello di un pazzo poteva essere.
“Sbaglio o questa è casa mia?!”
Una risata. Fredda, glaciale.
Una risata così malvagia da riuscire a incutere un certo timore perfino nell’animo del pirata, il quale non aveva mai e poi mai avvertito un simile potere oscuro, nemmeno al cospetto del Coccodrillo.
“Sei sempre stato divertente Uncino….ma vedi, tutto questo è solo un dono che ti sto facendo….” spiegò la donna, avvolgendo con un gesto della mano l’intera stanza “…ti sto dando la possibilità di capire come sono andate realmente le cose…prima che tu perda del tutto la ragione!”
“Come sono andate realmente le cose?” replicò l’uomo, fingendo di non aver udito la parte riguardante la sua sanità mentale “…io so benissimo come sono andate le cose Morgana…e quello che ho sentito finora mi ha solo confermato ogni parola!”
“Mmmmm...però….però…però…”
Ripetendo come una cantilena quelle semplici parole, del tutto prive di un reale significato, Morgana cominciò a camminare lungo la stanza, sfiorando con le sue lunga dita sottili le spalle di tutti i presenti, i quali parevano essere divenuti statue di cera alla completa mercé di quella donna priva di umanità.
- Morgana era diversa. Era una fata buona…e gentile…-
Come aveva potuto Turchina credere una cosa simile?
“….e se ti mostrassi qualcos’altro?...” esclamò Morgana, con un luccichio negli occhi che non lasciava presagire nulla di buono “…anzi no no no….e se ti proponessi…un gioco?”
“Un gioco?...no grazie!”
“Ohhhh ti prego….è un gioco divertente. Ti darò la possibilità di uscire da qui se accetti….”
“Uscirò comunque da qui....so tutto sulla storia del lieto fine….Emma riuscirà a trovarmi e mi porterà fuori da questo….posto. Spiacente!”
“Quella lucertola verde…le dovrei tagliare la lingua in questo suo lungo soggiorno!” sussurrò tra sé e sè Morgana, con fare corrucciato, nonostante la notizia non sembrasse averla sconvolta poi molto “…ad ogni modo, Emma Swan potrebbe aiutarti certo…ma potrebbe metterci un po’…e tu, nel frattempo, potresti avere la possibilità di conoscere un aspetto importante del vostro futuro!”
“Che tu gentilmente vorresti mostrarmi vero?!”
“Esatto!” confermò la donna, sorridendo in maniera troppo estesa.
“Mi credi davvero così stupido?”
“Sì…se non accetti!” esclamò Morgana, alzando la mano con cui impugnava la sua bacchetta “….guarda dietro di te….”
Privato del controllo del suo corpo, Killian ruotò su se stesso, ritrovandosi a posare lo sguardo su due insolite porte nere, comparse improvvisamente al centro del salotto.
“….vedi queste due porte pirata?!…la porta di destra ti farà tornare alla grotta da cui sei arrivato, in attesa che Emma trovi il tuo corpo infreddolito nel cuore della foresta…e ti faccia uscire da qui!” sussurrò Morgana, con tono quasi esaltato “…la porta di sinistra, invece, ti porterà dritto verso la fine del tuo lieto fine! Molto più esaltante non credi?”
“ E perché mai dovrei scegliere questa porta, razza di pazza isterica che non sei altro?!”
“Bè…perché la porta di sinistra ti permetterà di conoscere una parte fondamentale del tuo futuro!” rispose Morgana, per nulla offesa da quell’epiteto così irrispettoso e privo di tatto “Ti farà capire come ciò che conosci non sfiori minimamente la realtà…e che gran parte della vostra infelicità non dipende da me…non del tutto almeno!” continuò la Fata Oscura, girando attorno al corpo sicuro dell’uomo in giacca di pelle, finendo per fermarsi davanti al suo sguardo blu mare.
“Ti offro la possibilità di uscire da qui con qualche informazione in più pirata…”
“E perché dovresti farmi questo regalo?” chiese Killian, con sguardo cupo, non trattenendo minimamente l’astio nella voce.
“Oh….non lo vedrei propriamente un regalo. Dopotutto, le possibilità che tu esca con la mente intatta da qui dentro sono piuttosto remote…quindi…sarà divertente vederti diverso una volta uscito da qui!”
“Quindi vorresti dirmi che ho la possibilità di conoscere una parte del mio futuro…ma potrei non essere in grado di rivelarla?....allettante non c’è che dire!...E dimmi, questa informazione ci aiuterà ad ucciderti una volta per tutte?!” chiese freddo.
“Nulla può uccidermi Capitano…siete solo dei condannati a morte che continuano ad arrancare per sopravvivere!”
Gelato da quell’improvviso tono astioso, il giovane Jones si ritrovò a fissare nuovamente le due porte.
A destra avrebbe atteso l’arrivo di Emma, anche se a stento credeva che la strega davanti a lui lo avrebbe davvero lasciato in pace.
A sinistra, avrebbe visto la morte della sua Swan, non potendo fare nulla per impedirla; ma, in compenso, avrebbe ottenuto scoprire qualcosa che, a detta di Morgana, lo avrebbe interessato. In entrambi i casi vi era una trappola, lo sapeva.
Stringendo a pugno la mano destra, Killian lanciò uno sguardo di fuoco alla donna dai lunghi e insidiosi capelli neri, afferrando, con fare provocatorio la maniglia della porta di destra.
“Scelgo la sala d’attesa…se non ti dispiace!”
E con il suo migliore sorriso sfrontato, Killian Jones richiuse la porta alle sue spalle, senza degnare di un solo altro sguardo la donna dietro di lui.
“Immagino tu lo abbia spedito dritto dritto verso la pazzia…giusto?!” esclamò una voce femminile alle spalle della strega, la quale non si scompose minimamente nell’udire quella domanda a dir poco graffiante.
“Oh non temere…arriverà anche il tuo turno, Zelena!”
Pronunciando l’ultima parole con una certa enfasi, Morgana smise di dare le spalle alla donna dietro di lei, la quale aveva smesso di celarsi dietro al cappuccio dai toni smeraldo, lasciando libere le sue splendide ciocche ramate.
“Non esserne così sicura…i figli, il più delle volte, superano i genitori” esclamò sicura la rossa, facendo tintinnare le catene spesse che le impedivano la fuga da quel teatrino di illusioni e oscurità, i quali avevano smesso di assumere le sembianze di un caldo salotto autunnale “…ma questo tu non puoi saperlo, vero? Niente genitori per la pazza Fata Morgana. Niente figli!”
“Passa pure il tempo che ti resta come meglio credi Zelena…io, nel frattempo, mi divertirò a vedervi cadere uno ad uno…te compresa!”
 
 
 
 
È tardi, è tardi…e tardiiiiiii!!!!
Con questi aggiornamenti sempre meno puntuali mi sembra di essere diventata il Coniglio Bianco di “Alice in Wonderland”.
Mi scuso dell’enorme ritardo di questo capitolo, ma davvero gli impegni quotidiani ultimamente mi stanno rubando il tempo da sotto il naso; vi dico solo che il capitolo era pronto da un paio di giorni…ma non ho mai avuto il tempo di collegarmi per postare (snervante è dire poco).
Vi ringrazio di cuore per continuare a seguire questa storia, nonostante gli ultimi aggiornamenti siano arrivati un po’ in ritardo; sappiate solo che non sarà sempre così, sto solo avendo un periodo piuttosto impegnato (so che mi capite!!!). Ok…so di non essere mai stata Miss Puntualità,…ma prima pubblicavo due capitoli al mese….e vi prometto che ritornerò come prima, se sopravvivo allo stress :P
Ad ogni modo, il ritardo è dovuto anche al fatto che io e Kerri (la mia socia in affari :P) abbiamo ricominciato a scrivere la nostra ff in comune che oggi o domani verrà aggiornata a sua volta. Ottobre, il mese degli aggiornamenti!!!!!
Ok, tornando a noi….spero vi sia piaciuto il momento CaptainSwan, che ovviamente non è finito qui; ho sempre desiderato un momento di passione tra questi due (e so di non essere l’unica :P) e, nonostante non sia ancora molto brava in queste descrizioni, spero che questo piccolo pezzo vi sia piaciuto. Come ho detto i momenti tra loro non sono di certo finiti; il nostro Capitano si trova ancora intrappolato da Morgana…e nel prossimo capitolo, purtroppo, verrà descritta una parte piuttosto triste della storia dei nostri bellissimi CS (non temete, però, come vi ho già detto sono una fan del Lieto Fine :P).
Spero di non essere stata troppo confusiva nelle descrizioni e di aver mantenuto fede a quanto detto nei capitoli precedenti (come sicuramente vi avrò già detto un miliardo di volte, ogni volta mi ritrovo a rileggerli per essere sicura di non fare figuracce…ma…non si sa mai!!!!). Sono felice che vi sia piaciuto l’inserimento di Zelena (come molti di voi, adoro questa donna!!!!) e, ancor di più, che abbiate apprezzato il rapporto tra Eva e Jake (anch’io li shippo…non so che farci!)….in questo capitolo non ho avuto modo di descriverli come volevo (sono stata inglobata da Killian….sarà merito della 5x01 ♥)…ma nel prossimo capitolo recupero promesso; anche perché presumo che Jake si troverà con un bel mal di testa.
Per precisare una cosa che, forse, non è chiarissima (mea culpa…scusate) il momento in cui si trova ora Eva si allaccia al momento in cui lei incontrerà Tremotino (CAP 15)…perciò, per chi avesse voglia, può andare a rileggere quel pezzettino….potrebbe tornare utile nel prossimo capitolo.
Ok…che dire…grazie di cuore a chi trova sempre il tempo di commentare, regalandomi puri attimi di gioia…senza di voi non riuscirei davvero a scrivere manco una parola. Siete la più bella ispirazione che si possa desiderare.
Quindi grazie alle nove persone che hanno recensito...non so davvero dirvi quanto mi rendiate felice: Angels4ever, pandina, Sere2897, Kerri, yurohookemma, Julia_Greenshade, k_Gio_, ornylumi, Ibetta…GRAZIE!!!! Prossima volta se riuscirò ad essere puntuale sarà solo merito vostro!!!!!
Ovviamente ringrazio di cuore anche chi legge e chi inserisce la storia nelle varie categorie….grazie davvero :)
Un grossissimo abbraccio
La vostra Erin
 
 
 
PS: la 5x01….non so voi, ma io sono ancora sotto shock!!! ♥
 
*Non avendo informazioni riguardo alla mamma di Killian (ma spero vivamente che A&E ci regalino qualche succulenta puntata in merito) ho immaginato una caratteristica di sua madre.
   
 
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