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Autore: Marti5    03/10/2015    0 recensioni
[Apocalypse GDR]
[Apocalypse GDR]//Un'altra serie di FanFiction sulle coppie del Gdr Apocalypse, che non smettono mai di stupirmi e soprattutto non perdono mai smalto (spero di inserirle tutte, più in là).
Dedicata alle meravigliose Player con cui ho il piacere di ruolare
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Shadows.
Camminava tranquilla, nonostante la luce smorzata dei lampioni lasciasse cadere sul marciapiede ombre e sagome inquietanti, intervallate dai cerchi aranciati del debole getto luminoso. 
La notte non l'aveva mai spaventata davvero. L'inquietudine iniziale aveva lasciato posto alla familiarità, all'abitudine che la lieve stretta allo stomaco rappresentava ormai da troppo tempo perché potesse ricordare di preciso quando aveva smesso di preoccuparsi.
Forse quel momento risaliva solamente a qualche mese fa, forse addirittura qualche anno. E Myra non riuscì a scomporsi nemmeno quando la figura imponente di un uomo irruppe della sua visuale, senza darle la possibilità di oltrepassarlo.
Fermò la sua camminata veloce, probabilmente nervosa, e sollevò lo sguardo vagamente indurito sul viso squadrato: se lo aspettava, sebbene fosse quasi impossibile prevedere le mosse di Crixus con precisione. 
Tuttavia Myra era più che convinta di aver cominciato a capire il funzionamento di quella macchina inesorabile e crudele, all'apparenza priva di sentimenti.
"Che cosa vuoi." Proferì, il tono alla ricerca di una indifferenza che tuttavia non avrebbe mai potuto mostrargli. 
Lei, al contrario di lui, non era mai stata incomprensibile per quel paio d'occhi freddi come il ghiaccio. 
"Spiegami perché." Crixus dall'alto della sua statura si sentiva un gigante rispetto alla figura minuta di lei. 
Eppure sotto il suo sguardo quella sensazione non durava che un mero attimo, un battito di ciglia. Un fugace momento, e tornava ad essere un semplice ragazzo, nulla più di un teppistello da quattro soldi. Questo si sentiva, quando a fissarlo con aria grave erano gli occhi di Myra: sinceri, ripuliti, in qualche modo persino premurosi nei suoi confronti. Lui, che di premure non ne aveva vista nemmeno una durante la sua vita, si trovava spiazzato, senza sapere come prendere un tale dono. 
Myra sbuffò, facendo per superarlo e continuare a camminare. "Non c'è nulla da spiegare. Ho chiuso con il clan, nient'altro." 
Crixus fu rapido ad afferrarle il braccio, stringendo appena la pelle lasciata scoperta dalla canotta. Dio, odiava vederla girare a quel modo durante la notte. Non erano state rare le litigate, per quello stupido particolare, che tuttavia agli occhi del giovane continuava ad apparire allarmante. Pensare alle mani di quei coglioni della zona ovest sulla pelle pallida di Myra poteva arrivare a farlo impazzire, portandolo a rompere qualche zigomo fuori dai pub più malfamati della zona.
"Cos'è, cerchi redenzione?" Chiese, duro e inflessibile, non accennando a volerla lasciare. Myra dal canto proprio non sapeva cosa volesse dire la propria scelta. Da una parte l'effimera illusione della forza che il gruppo le aveva dato, e la sicurezza delle braccia di Crixus. Dall'altra un mondo diverso dalla miseria e dalla violenza in cui s'era costretta a vivere, un mondo dove avrebbe potuto davvero combinare qualcosa, oltre che minacciare con un dannato coltello i primi che gli capitavano a tiro. 
"Perché non vuoi capire?? Mi sono stufata. Sono esausta. Voglio una vita vera."
Crixus invece la capiva, cazzo se la capiva. Non era sicuro, però, di sentirsi degno di qualcosa del genere. Nel suo mondo era Dio. La fuori non era che un ragazzo. Nella vita vera, le cadute non spaccavano semplicemente il labbro, né causavano ferite superficiali. Nella vita vera c'era molta posta in gioco. Non sapeva se era disposto a cedere così tanto. 
Lei sarebbe stata una ragione valida. Ne sarebbe valsa la pena, se lei non lo avesse lasciato. I dubbi di Crixus tuttavia non avrebbero trovato risposta quella sera, perché l'orgoglio è duro da buttare giù, e lui di orgoglio se ne riempiva i polmoni ad ogni boccata d'aria.
La lasciò andare, allontanandosi di un passo e fissandola. "Forse non capisco davvero."Non le avrebbe lasciato altro, per quel momento, ma sapeva che il richiamo della sua luce l'avrebbe cercato nelle bettole, nei locali, fin dentro il suo letto. 
La verità di Myra l'avrebbe ancorato a lei, e Crixus avrebbe dovuto fare i conti con le proprie insulse difese, e decidere.
Decidere se, per lei, sarebbe stato disposto ad adattarsi all'ignoto.


Lessons.
Il ragazzo sbuffò via dalla fronte un ricciolo ribelle, uno dei tanti caduti ad incorniciargli l'ovale squadrato e l'aura giovanile eclissata parzialmente dall'avvento della maturità. 
Si raddrizzò, seguendo con lo sguardo l'ondeggiante andatura di Tethys, e stando bene attento a fingersi parecchio provato dalla mancata comprensione di quel ballo che la donna si apprestava ad insegnargli.
Lei dal canto proprio rise sommessa, voltandosi dopo aver spento lo stereo e trovando il faccino turbato di Damian ad attenderla qualche metro più in là. Era credibile quanto la neve in agosto, eppure lasciò che quel gioco continuasse, arcuando elegantemente un sopracciglio e sporgendo il labbro inferiore all'infuori.
"Oh, non crucciarti caro. E' questione di allenamento." Asserì divertita, portandosi di nuovo davanti al ragazzo e portando la sua mano a posarsi sulla schiena minuta, senza staccargli gli occhi di dosso un solo istante.
Damian dal canto suo non obiettò minimamente, ed anzi si fece più vicino, tanto da portare i loro bacini a cozzare e i loro petti a scontrarsi. 
"Spazio vitale" Cantilenò lei, spingendolo suo malgrado qualche centimetro indietro, ridendo della bramosia che lo sguardo del giovane le dimostrava ogni secondo in cui aveva la fortuna di specchiarvisi.
Mai avrebbe detto che l'insegnante si sarebbe potuta invaghire di un proprio allievo, prima della comparsa dei boccoli bruni e della faccia da schiaffi di Damian alla porta della propria aula di danza. Avevano un modo di stringersi che superava di molto i limiti del ballo, nonostante per il tango e i balli latini fosse necessaria un po' di chimica, per far sì che le movenze risultassero vere e sentite.
Tethys non ricordava di essere mai stata guardata a quel modo da nessuno, nemmeno dal suo ex marito. Scaldò la voce, mordendosi le labbra e notando con una punta di divertimento la cedevolezza delle voglie di Damian davanti a quel gesto. Troppe volte l'aveva fregato solamente prendendo tra i denti perfetti il labbro inferiore, e il ragazzo cominciava a pensare che forse quell'attrazione cominciava ad essere più forte di quanto sapesse gestire. Tuttavia non gli dispiaceva affatto.
"Il passo è un-due-tre, un-due-tre, non un-due, un-due" Spiegò lei col solito tono tranquillo, quella quiete nello sguardo che Damian aveva sempre cercato di mantenere tale e che rarissime volte aveva visto incrinarsi. Provocare gli era sempre piaciuto, e vederla tremare di rabbia o di piacere era qualcosa che lo galvanizzava, ma che tuttavia non bastava a renderlo sicuro che lei fosse sua e sua soltanto. Aveva cominciato ad aver bisogno d'altro, di qualcosa di più di un semplice tremolio di gambe che era capace di creare in molte delle ragazze cui aveva fatto battere il cuore.
Gli incontro occasionali, chiusi nella palestra adiacente all'aula di danza, a sfiorarsi avidi e ciechi nel buio della segretezza che s'erano costretti a mantenere sino ad allora non bastavano più.
Senza preavviso si bloccò nel mezzo del ballo silenzioso che si apprestavano a provare, e sollevò con una mano il mento di Tethys sino a ritrovarsi i grandi occhi cerulei davanti, disarmati e alquanto sorpresi.
"Il passo che vorrei io" Asserì, serio come raramente era mai stato "è in avanti. Non dondola avanti e indietro." 
Sorrise arcuando appena le labbra piene, Tethys, dinnanzi a quella confessione inaspettata. Damian non aveva mai fatto cenno a qualcosa del genere prima d'allora, e la donna fu costretta a serrare le labbra, prendendo un momento per riflettere.
Non aveva mai avuto certezze nella sua vita. Non sapeva nemmeno se quel bel paio di scarpe fosse in tinto col suo umore, mutevole e altalenante nonostante ella si curasse di celarlo sotto una maschera di beltà e quiete che aveva tolto solo davanti a lui negli ultimi anni. S'era pericolosamente esposta a Damian, e non era più sicura che la cosa potesse davvero interferire con ciò che tra loro fioriva di giorno in giorno.
Tethys sollevò quindi il mento, liberandosi dalla presa del giovane e stampandogli un bacio rapido sulle labbra schiuse. "Stasera, allora, mi porti a cena." Asserì, voltandosi e facendo per raggiungere lo stereo, aggiungendo "Però paghi tu."
Le braccia di Damian tuttavia reclamarono la presenza di lei, troppo elettrizzate al pensiero di quell'atto d'incoscienza, o forse di coraggio, che avevano spinto il loro padrone verso Tethys. Lei finse naturalezza, nel rivolgerglisi ridendo e posando le mani delicate su quelle del ragazzo. "Ora però mi fai il santo favore di farmi questi passi come si deve, altrimenti ti metto in castigo."
"Uuuuh" Mugolò lui, la faccia affondata nell'incavo perlaceo della donna, sorridendo di nascosto. "Se la maestra viene in castigo con me, starò volentieri all'angolino."
   
 
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