Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: TheSecretLifeOfDaydreams    03/10/2015    3 recensioni
"C'era anche del sangue, tanto, troppo sangue, rosso amaro leggermente sfumato dal candore della pelle, messo lì quasi a dimostrare l'umanità di quella mente macchinosa, che del resto doveva pur esserci da qualche parte una prova che lo fosse, un po' umano, pensava John.
Desidera non aver mai conosciuto niente, perché ciò che ignori non può ferirti.."
Il mio John dopo Reichenbach, e come Sherlock torna nella sua vita. In maniera un po' alternativa.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tu sei per me il coltello 

 
I suoi occhi si specchiano tremanti alla porta del vecchio appartamento, e non leggono dentro che un annuncio disperato per cuori solitari. 
Si sistema il cappotto, su con le spalle, si dice. 
Senza il suo sguardo fermo e irremovibile a coprirgli la facciata, si sente come un bambino smarrito alle prese con gli orrori del mondo.
Troppo coraggio liquido nel sangue per voltarsi indietro, troppo poco fegato per proseguire, John Watson esita sulla soglia e si domanda quale marea di coincidenze lo abbia portato così lontano, così alla deriva. 
L'idea di uscire dal suo rifugio e di affrontare il mondo, un po' azzardata persino per un tipo impulsivo come lui, è scaturita dalle riflessioni del crepuscolo, quando si è affacciato dalla finestra del suo appartamento a Regent street e ha sentito il vento gelido di novembre come una carezza sulle guance, quindi si è quasi rassicurato, iniziando a credere che forse questa notte La città provi un po' di empatia per i matti, i falliti, e i sopravvissuti ancora incerti come lui. 
Prima di poter avere il tempo di ripensarci, ha afferrato il cappotto, quel pizzico di cuore che gli è rimasto e ha deciso di venire a Baker street per raccogliere tutte le briciole di anima che ha perso, iniziando da qua. 
Ardua impresa davvero, soprattutto per chi ha passato gli ultimi cinque anni a smarrirsi dietro un'indole selvaggia e inarrestabile che ti sospinge un po' qua e un po' là, svelandoti il mondo passo dopo passo in tutta la sua scoppiettante ordinarietà. 
I primi resti li ha lasciati in quella corsa a mani strette e respiri balsamici di Kensington Gardens, qualche granello si è ancorato al vagone di un ennesimo treno perso a Victoria o sotto il sole dell'Hertfordshire, qualche battito zoppicante lo ha abbandonato al Bart's e poi un mucchietto di ossa al 221B, in quella stanzetta pregna di parole mai dette e sorrisi a metà, che ultimamente sa un po' troppo di chiuso e di polvere e di lui. 
Lui, semplicemente - uno scherzo del destino che si è insinuato silenziosamente nella vita di John e che poi ne è uscito con il fragore di una granata, tutto preso dalla sua grande battaglia da non accorgersi di quel paio d'occhi tristi che avevano sguardi solo per lui.
 
'I am sorry John. Forgive me' 
 
È una melodia antica come il canto delle sirene quella che riecheggia nella sua testa, la voce del suo ricordo è una tortura di cui non si priverebbe mai. 
In fondo il dottore sa di aver perdonato tutto, ancora prima che ci fosse, qualcosa da perdonare, lui era già inginocchiato davanti a quella mano bianca tesa all'orizzonte, che con stretti in pugno i suoi ultimi respiri, ha pronunciato la sua condanna a morte. 
 
'Keep your eyes fixed on me'
 
Un battito di ciglia e il cuore di John era piombato giù al suolo, seduto accanto a dei ricci corvini e un pallore tutto labbra e zigomi, miseri oggetti di scena inchinati a terra dopo l'ultimo spettacolo. Mai troppo disordinati, per carità: hanno conservato la loro assurda compostezza fino alla fine, per non deludere le aspettative della folla che guarda estasiata.
C'era anche del sangue, tanto, troppo sangue, rosso amaro leggermente sfumato dal candore  della pelle, messo lì quasi a dimostrare l'umanità di quella mente macchinosa, che del resto doveva pur esserci da qualche parte una prova che lo fosse, un po' umano, pensava John.  
Desidera non aver mai conosciuto niente, perché ciò che ignori non può ferirti. 
Ha nostalgia di quei pomeriggi indolenti sopravvissuti a suon di Wagner, e la mancanza lo consuma. 
Una gocciolina indugia sulle ciglia, il vento l'asciuga prima che possa scivolare giù e al posto della lacrima rimane solo un sospiro rassegnato. 
Assurdo è scoprire, dopo aver passato notti insonni a contare i cadaveri sparsi sulla sabbia in Afganistan, che il cuore dell'uomo è il paese più straziato.
Eppure lui è un soldato e da un soldato ci si aspetta coraggio; per non deludere le nostre aspettative eccolo qua, tutto petto e passi svelti, non ha tempo da perdere. 
A Baker Street l'aria sa di pioggia come sempre, il mondo fuori dalla finestra continua a correre indomito, due anni non hanno cambiato che delle foglie secche e gialle. 
Poggia tre dita sul pomello lucido di ottone e esita, poi indugia, poi aspetta - ore, forse. 
Ora ha messo da parte il bambino smarrito, gli occhi tremanti e tutto il resto; che se lui lo vedesse sarebbe orgoglioso del suo piccolo guerriero.
Infila le chiavi nelle serratura e chiude a doppia mandata tutto il mondo alle sue spalle. 
Quando apre la porta è il peso di tutti i ricordi abbandonati che lo fa vacillare, il benvenuto a casa non è mai stato più amaro.  
Una figura spigolosa in cappotto continua ad abbagliare sotto gli occhi chiusi, come accade a chi guarda il sole e poi conserva la sua immagine luminosa anche nelle tenebre.
Ricorda il vento dell'hampshire che brucia sul viso, un lenzuolo di nuvole che viaggia su Londra e spazza via i pensieri, uno spartito giallo e accartocciato dove, lo vede, il suo compositore ci ha vomitato l'anima, sotto quelle gocce di caffè. 
Ricorda la nebbia che come sipario si schiude all'inizio del grande gioco, il the delle cinque accanto al camino ardente anche lui, adrenalina che scorre sotto pelle e pulsa estasi nelle vene; attimi ormai perduti che volteggiano come polvere in un soffio, così chiari eppure inafferrabili. 
Supera la soglia e inizia la scalata: il primo gradino è brividi che come farfalle volano lungo la schiena, il secondo un colpo al cuore, il terzo è già discesa. 
Passi meccanici e respiro automatico, si spinge a proseguire allo stesso modo in cui si sollecita un ingranaggio vecchio e arrugginito a funzionare, arriva al tredicesimo gradino ed è quasi sorprendente trovarlo scricchiolare sotto i piedi, tanto tempo è passato. 
Ora si immobilizza e tace, persino i battiti si fanno muti. 
Poi silenziosa e delicata nasce, come nascono i fiori e tutte le cose belle, una melodia dolce e malinconica che adagio si disperde come una carezza nell'aria.
Chiude gli occhi e assapora questo requiem maestoso, che gratta via i dolori e guarisce l'anima, che ti circonda, poi ti inonda; ti invade di migliaia di vibrazioni che scivolano pian piano nella carne e scaldano le ossa.
È una di quelle musiche che ti regalano i sogni la notte, John lo sa bene. 
Lo sa perché l'ha già sentita: un giorno in cui la noia cadeva a fiocchi dal cielo, da uno stradivari un po' malmesso e dita sottili che, con la stessa delicatezza con cui si spoglia una donna, disegnavano magia su quelle corde ansiose di esser sfiorate.
L'ha già sentita una volta, ne è certo.  È stato tempo fa, da un suo.. Amico. 
 
«Sherl..»
 
Improvvisamente realizza.
Apre gli occhi ed è come svegliarsi dall'oblio che l'ha cullato per anni, mentre dentro di lui inizia ad avanzare una nuova verità, tanto pericolosa quanto irresistibile.
Gli mancano le parole e i respiri pure ma non importa perché adesso quello che conta è correre per non lasciarsi sfuggire questo sogno che sembra così reale, sale le scale tre gradini per volta e il rumore sveglia anche la signora Hudson che si sta preoccupando, forse dovrebbe almeno farle sapere che è solo lui John ma non importa, il mondo può attendere mentre lui non può aspettare un secondo di più. 
E adesso è lì, immobile, sulla soglia di quella stanzetta pregna di parole mai dette e sorrisi a metà, con il sollievo dell'armatura che scopre dentro di sé un cavaliere ancora vivo. 
Fa un passo in avanti e non può fare a meno di sorridere, alla fine. 
Il requiem si arresta e la nebbia si dissolve. 
Adesso ci stanno due occhi stellati che sembrano una notte di Van Gogh ad illuminare la stanza, labbra che fremono e mani un poco sudate che fanno sfuggire i pensieri. 
Lo vede come non l'ha mai visto prima. 
 
«Ti stavo aspettando, John»
 
Adesso c'è Sherlock Holmes. 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: TheSecretLifeOfDaydreams