Serie TV > How To Get Away With Murder
Ricorda la storia  |      
Autore: Shylock XX    03/10/2015    1 recensioni
Dopo l'omicidio di Sam e la rivelazione di Oliver, a Connor è caduto il mondo addosso. Come fare per capire come comportarsi?
Una fredda sera di inverno Connor si convince a scrivere una lettera per cercare di mettere ordine in tutto ciò che gli passa per la testa. Come deciderà di affrontare le consenguenze delle sue azioni?
SPOILER ALERT per tutta la prima stagione
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Connor Walsh, Oliver Hampton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Caro Dottore,
Le scrivo questa e-mail non per chiederLe consiglio o aiuto, anche perché non potrebbe darmelo. Le sto scrivendo questo papiro per sfogarmi. Per non dare di matto, e soprattutto per non lasciare tutto: l’università, la Keating, quel gruppo di idioti che si definiscono miei compagni di corso, e Oliver. Ok, mi sento davvero stronzo per averlo detto, ma so che in fondo io non posso restare con Oliver. Non dopo questo. Non dopo aver scoperto che lui è sieropositivo e io no. 
Io, che mi sono scopato così tanti ragazzi da non ricordarmi nemmeno quanti siano esattamente, sono in perfetta salute, mentre Oliver, un ragazzo disponibile e dal cuore d’oro, potrebbe diventare come uno dei protagonisti di The Normal Heart. Ma perché la vita deve essere così fottutamente ingiusta? Perché un pezzo di merda come me, che sono una marchetta, un bugiardo e un assassino, non può avere quello che si merita? Oppure forse è proprio questa la mia punizione. Rimanere lucido e sano mentre vedo le persone a cui tengo inabissarsi nella disperazione per colpa mia. 
Ogni volta che penso di aver trovato un’opportunità per essere felice, la rovino con le mie stesse mani. Il motivo? E’ sconosciuto anche a me stesso… 

Sono cresciuto in una famiglia benestante, ho frequentato le scuole migliori, e non ho mai avuto problemi a farmi degli amici. Tutto ha iniziato a andare a puttane quando ho scoperto di piacere. Certo, perché chiamatemi pure un egocentrico del cazzo, ma io so di essere avvenente; e allora mi sono detto, perché non utilizzare questa qualità per circondarmi di persone interessanti, godermi la vita scopando a più non posso e avere successo in campo professionale? Il che, se dobbiamo essere sinceri, i primi giorni si è rivelata essere una tattica vincente.
Grazie al mio fascino infatti sono riuscito ad estorcere informazioni che quella coglioncella di Michaela non avrebbe mai ricavato con la sua aria da perfettina e la sua figa di legno. Per non parlare poi di quanto siano stati irritanti i patetici tentativi di Wes e Laurel di far vincere i casi rimanendo casti e puri come degli angioletti. Davvero, meno male che stanno iniziando a capire come gira il mondo altrimenti nel campus ci sarebbero stati altri due omicidi insieme a quelli di Lila e Sam. 

Ah, ecco. Forse tutto ha davvero iniziato a vacillare con la storia di Sam. Per carità, avevo sempre saputo che quell’uomo era un porco di prima categoria, glielo si leggeva in faccia, ma non avevo mai avuto motivi per odiarlo. Quindi per me, fino alla notte del falò, Sam era rimasto il marito della professoressa. Una specie di ombra che si aggirava per la casa cercando di non disturbare il lavoro nostro e della moglie. E nel frattempo, di sottofondo a quelle che erano state le mie prime settimane al servizio di Annalise, Frank e Bonnie, ecco che scorrevano inesorabili al telegiornale le foto di Lila Stangard. All’inizio era una storia come le altre: una ragazza uccisa, assassino sconosciuto, speculazioni, servizi insipidi di giornalisti incompetenti, interviste lacrimose ai parenti della vittima, eccetera. Per me Lila era solo la foto di una ragazza dai capelli rossi, e non potevo certo immaginare che quella studentessa che non avevo mai conosciuto, con cui non avevo mai parlato, avrebbe condizionato la mia vita in maniera così drastica.
Anche se, quando Annalise ci comunicò che avrebbe difeso Rebecca, devo ammettere che ero entusiasta. Avrei potuto lavorare a un caso importante e ciò avrebbe di sicuro giovato alla mia carriera. In più, mi sarei concentrato su qualcosa che non fosse il pensiero di essere stato lasciato da Oliver.
Oddio è incredibile, non crede anche lei, Dottore? Sto parlando di una ragazza morta e di un omicidio che ho aiutato a coprire ed ecco che spunta di nuovo lui. E’ sempre nella mia testa, qualsiasi cosa io faccia; che io sia al lavoro, a letto da solo, a casa sua, o nel bosco a dare fuoco a un cadavere. E’ così che ci si sente ad essere innamorati? Cazzo pensavo che amarsi volesse dire chiamarsi con nomi sdolcinati, fare picnic al parco, sposarsi, fare (o nel mio caso adottare) figli, per poi finire i propri giorni sopportando le fisse della propria dolce metà. Chissà se correre subito a casa di Oliver dopo aver gettato i pezzi di Sam in un cassonetto è stato un gesto dettato dall’amore. Sarebbe un po’ strano non trova?

Anzi no. Sarebbe normalissimo. Tanto alla fine noi esseri umani ci comportiamo così, no? Sublimiamo un sentimento reale allontanandolo progressivamente dalla realtà e conferendogli qualità che in realtà non ha. Prendiamo il sentimento della paura come esempio; naturalmente se si pensa alla parola in se vengono in mente le immagini di un film horror dove una mano spunta da un armadio buio e una ragazza mezza nuda corre alla cieca in mezzo al bosco come un’ossessa. Ma è quella la vera paura? Non è la vera paura qualcosa di molto più subdolo e ineccepibile, qualcosa che risiede costantemente in noi? La vera paura è quel sussurro che giunge dagli angoli remoti della tua mente e ti domanda se tutti i tuoi cari stanno ancora bene, se hai chiuso il gas prima di andare a dormire, se il rumore che hai sentito è solo frutto della tua immaginazione. La vera paura è ciò che in un attimo indecifrabile è in grado di cristallizzare il tempo, proiettando l’individuo al di fuori del proprio egoistico mondo per fargli capire che, per quanto possa darsi da fare, rimarrà sempre un piccolo granello di sabbia in un deserto denominato universo e che la morte stessa non farà altro che ribadire il concetto. La paura quindi non risiede nella morte stessa, ma nella momentanea realizzazione dell’oblio dopo di essa. Non è d’accordo anche Lei? Capisco che Lei avrà già sentito tutte queste speculazioni nelle lezioni di Filosofia durante i suoi anni di università e che tanto, visto che questa e-mail non giungerà mai a destinazione, non si sente in obbligo di preoccuparsi dei pensieri di un giovane criminale che studia Giurisprudenza. E poi chi voglio prendere in giro, Lei, Dottore, non esiste che nei mei pensieri e in questa lettera. Lei non è altro se non un fantoccio con cui io, nella mia disperazione e stupidità, ho deciso di confidarmi in mancanza di valide alternative.

Ma forse è un bene che Lei non esista e che io non mandi questa lunga riflessione a nessun psicanalista, perché con ogni probabilità mi sarebbero diagnosticati talmente tanti disturbi della personalità che per la preoccupazione dormirei ancora di meno di quanto non faccia al momento.  
Non creda però che il sonno sia l’unico problema. Ogni ora, ogni minuto, ogni secondo, non riesco a concentrarmi su qualcosa che non sia la morte, scoprendomi attanagliato costantemente dall’angoscia che le ho descritto poco prima. E allora Le chiedo, come posso riuscire ad andare avanti se quando chiudo gli occhi vedo Lila che galleggia in un serbatoio, Sam che brucia in mezzo agli alberi, e una vita senza Oliver accanto? Una vita dove sarei completamente abbandonato a me stesso?

Ma sono anche consapevole del fatto che se adesso, che sono seduto sul mio letto, con il laptop sulle ginocchia, mi alzassi e mi dirigessi verso la finestra, potrei ammirare Philadelphia in tutta la sua magnificenza e velocità. E so già che vedrei gli alti grattacieli, i parchi immersi nella tranquillità notturna, le strade attraversate a tutta velocità da macchine indolenti, ma non vedrei nessuna persona in carne e ossa. Sarei solo. Immerso nel mondo, nella velocità, nella luce… ma comunque solo. E allora è così che devo vivere d’ora in poi? Dovrei continuare a barcamenarmi con la mia solita vita da studente, frequentare i corsi, crearmi dei cosiddetti amici, trovarmi un lavoro in uno studio legale e continuare la mia esistenza nella consapevolezza che potrei non avere più nessuno al mio fianco? Per poter raggiungere questo obbiettivo però dovrei prendere le distanze da quelle calamite di problemi che sono la Keating e gli altri ragazzi, dovrei lasciare Oliver al suo destino, consapevole del fatto che una vita “normale” come quella che le ho illustrato poche righe fa è impossibile se ci si deve prendere cura di un sieropositivo, e infine dovrei far finta che Lila e Sam non siano mai morti, anzi, nemmeno esistiti, e che Rebecca sia soltanto una ragazza impaurita e innocente e che di certo non dirà a nessuno che l’abbiamo rapita e rinchiusa nel sotterraneo della professoressa. Voglio davvero questo?

Ho trascorso un’infanzia felice sempre circondato dall’amore della mia famiglia, la fortuna (e di sicuro non Dio, come dice mia madre) mi ha dotato di un bell’aspetto, ho coltivato interessi, ho espanso la mia conoscenza, ho incontrato ogni tipo di persona, ho tirato fuori di prigione innocenti e assassini, mi sono innamorato, ho ucciso e ho mentito. Tutto per diventare quello che sono ora. L’uomo che ha deciso di scrivere una lettera a uno psicanalista/psichiatra immaginario perché ha paura che se non parlerà a qualcuno di tutti i pensieri e le contraddizioni che lo assillano da settimane, impazzirà come è impazzito il coinquilino di Wes. Quindi, alla fine di questa lunga riflessione, mi rimangono due possibilità: smettere di essere quello che sono stato fino ad oggi e diventare un’incognita tra miliardi di tante altre, oppure non rinunciare alla mia identità e affrontare le conseguenze della storia di Sam, la sieropositività di Connor e qualsiasi strano piano il destino abbia in serbo per me.

Ma sa una cosa? Per quanto in questi giorni, e in particolare in questa  tenebrosa sera di inverno, sia più propenso a scegliere di diventare un signor nessuno e sparire nell’anonimato dalla modernità, penso proprio che tutto quello che sono, in fondo, mi piaccia. E non poco. Ok, sono egoista, indeciso, spaccone e in fondo in fondo credo di avere un complesso di superiorità, ma questo è quello che sono e non potrei mai accettare di rinnegare me stesso per vivere una vita senza particolari preoccupazioni. Cazzo, ci sarà un motivo se mi chiamo Connor Walsh. Che si fottano i monotoni avvocati che vanno a lavorare ogni mattina sapendo che il massimo a cui possono aspirare è vincere una causa di disturbo della quiete pubblica. Preferisco avere a che fare con quei problematici che chiamo compagni piuttosto che non essere più Connor. Non diceva lo stesso anche John Milton ne Il Paradiso Perduto con le parole “è meglio regnare all’inferno che servire in paradiso”? Scommetto che di sicuro lo avrà letto anche lei, o che almeno lo abbia esposto nella libreria che svetta dietro la sua scrivania per fare una bella figura con i suoi clienti.
Grazie per il tempo che mi ha dedicato, ma ora, se permette, penso che mi alzerò dal letto, mi vestirò nel modo più elegante possibile e andrò a casa di Oliver per portarlo in un qualche locale carino per bere una brretta insieme e tirarlo anche un po’ su di morale. Poi ritorneremo qui e gli farò capire, pur non esplicitamente, che lui è stata la cosa più bella che mi sia capitata finora: gli preparerò uno snack, lo piglierò per il culo per la sua aria da nerd e guarderemo un episodio di The Walking Dead stando comodamente seduti sul divano e punzecchiandoci allegramente. Penso che tanto per fargli capire che ormai lo amo non basti nient’altro.

Grazie mille ancora per la sua disponibilità, Dottore. So che tanto non riceverà mai questa lettera (infatti finirà nel cestino a momenti), ma credo che sarà felice di sapere, che è riuscito a mettere ordine nella vita di un giovane criminale, studente di Giurisprudenza. 

Cordiali saluti,
                                                                                                                              Connor Walsh
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > How To Get Away With Murder / Vai alla pagina dell'autore: Shylock XX