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Autore: VampERY    03/10/2015    0 recensioni
Michael ripassa le parole del film di *, vuole essere pronto, preparato per l’audizione che avverrà tra un paio di giorni. È da solo in casa e questo gli da l’opportunità per avere qualche ora di pausa. Quando è in compagnia delle due è praticamente impossibile studiare.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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La luce dell’ultimo piano di un elegante palazzo in stile barocco si accende. Attraverso i vetri delle finestre si scorge una figura che vaga per le stanze. Dall’ombra proiettata sulle tende si direbbe sia un uomo, sì è alto, con i muscoli della schiena e delle spalle ben sviluppate, è decisamente un uomo.
Andando più vicino, lungo il balcone perimetrale all’appartamento, è possibile seguire ciò che fa: ha in mano un plico di fogli; è un attore e quello che tiene tra le dita è un copione. Sembra stia recitando qualche battuta.
 
La porta finestra si apre e si può entrare.
 
Michael ripassa le parole del film di *, vuole essere pronto, preparato per l’audizione che avverrà tra un paio di giorni. È da solo in casa e questo gli da l’opportunità per avere qualche ora di pausa. Quando è in compagnia delle due è praticamente impossibile studiare. Lo coinvolgono sempre in qualche accesa discussione su una mostra che hanno visto insieme o su cosa mangiare la sera oltre a una serie di incontri decisamente piacevoli…
 
 
Nella tromba delle scale un vociare si spande e colora i muri grigi della palazzina.
 
-Lo so, lo so è quello che ho detto anch’io! Ma non mi ha voluto ascoltare-.
Due giovani stanno salendo le scale e intanto chiacchierano della loro giornata. La prima a parlare è la più alta delle due, capelli lunghi con varie sfumature di colore e occhiali neri sopra un nasino alla francese, ma non è parigina, non è di lì.
-Dovevi rompergli la testa a quella!- eccola l’altra, decisamente più bassa ma per nulla paurosa di attirarsi le ire dei vicini visto il casino che fa nel rispondere all’amica. Anche lei porta gli occhiali, anche lei non è di quel paese.
Hanno le mani impegnate in una miriade di pacchi e sacchetti dai colori sgargianti. Fra poco è Natale, saranno regali. Fuori nevica già e Parigi è coperta di bianco: è ancora più bella così.
Finalmente arrivano alla porta, Michael però non apre, troppo concentrato per sentire le due.
Quando la chiave gira nella serratura e fa scattare il meccanismo la presenza delle ragazze si rende manifesta al coinquilino: -Una mano no, eh?- chiede poco scherzosa la rossa ma ancora non le vede, non le sente.
-Possibile che sia diventato sordo?- domanda l’altra cerando di liberarsi contemporaneamente delle buste pesanti e del cappotto.
Ancora niente. Sono come invisibili a lui, quando l’unica cosa che vorrebbero è ricevere un abbraccio dall’uomo che ormai tanto tempo fa le ha stregate.
Tenta di nuovo: -Michael? Ehi!- ed eccolo lì. Bastava dire il suo nome perché la magia avvenisse: come risvegliatosi dalla trance si volta e concede una vista a dir poco spettacolare: jeans calati sui fianchi, senza maglietta a coprire il torace ampio, capelli appena arruffati e poi il sorriso, quel sorriso da cacciatore paragonabile a quello di uno squalo. Avanza, quasi corre vedendole in difficoltà, prende i sacchi dalle mani di una di loro e posa un bacio a fior di labbra senza troppa fatica vista l’altezza.
-Mi sei mancata oggi- languidamente sussurra le parole che ogni donna vorrebbe sentire dal proprio compagno tornando a casa.
Lei non risponde ma solo per approfondire il bacio e perché no sentire cosa c’è dentro quei pantaloni, diciamo dietro, tra la fine della schiena e prima delle cosce, altezza…..beh sì proprio quello.
-Oh ben tornata!- e di nuovo mette in mostra quelle perle che ha in bocca e che tante volte hanno martoriato la pelle bianca di lei.
 
 
Il quadro è assolutamente perfetto, non manca niente: amore, adorazione reciproca, tensione sessuale che tocca le stelle se non fosse per…
 
Un ciuffo di capelli fa sbuffare l’altra, ma non è gelosia la sua. Non è mai esistita tra loro e mai niente potrà cambiare le cose. Le piace osservare come interagiscono i due, come si conoscono bene. Allora cos’è? Niente di più banale: i manici delle borse le stanno tagliando la pelle delle dita e non riesce a liberarsi. Non le piace chiedere aiuto anche per una sciocchezza del genere. Alla fine dopo svariati tentativi ci riesce. Si sta ancora spogliando della giacca quando Michael le si avvicina non lasciando però la mano della sua compagna: -Potevi chiedere, ti avrei aiutato io- ogni volta che parla, che apre bocca una scossa attraversa il corpo della giovane.
-Me la so cavare da sola, grazie mille- risponde acida lei. Troppo acida a dire il vero: -Scusa. Mi dispiace- orecchie abbassate e coda tra le gambe, occhi rivolti al pavimento si spaventa per l’avvicinamento improvviso di lui: -Ora mi saluti come si deve?- lo implora.
Di nuovo niente parole ma un alzarsi sulle punte per raggiungerlo e poggiare le labbra sulle omonime di lui.
 
 
 
L’albero nel grande salotto chiaro è addobbato, i regali hanno trovato posto attorno ad esso, i tre formano un presepe profano.
 
È più grande Michael, passa le due di circa 10 anni ma a vederli tutti e tre sembra lui il più piccolo: si agita come un bambino e una volta stabilito che la camicia indossata per cenare nei pantaloni non ci vuole stare la lascia libera. Sta spiegando il suo ruolo nel prossimo film, quello che tanto agogna. Le due ragazze anche dopo ore di lavoro non sono mai sazie di sentirlo parlare così eccitato, così su di giri, così lui insomma. Ma Michael non è solo un esaltato, sa di cosa hanno bisogno ed è pronto ad alleviare le fatiche senza nemmeno che una di loro glielo chieda.
 
 
Il fuoco nel camino crepita e allunga le ombre sulle pareti, colora la stanza di un arancione vivo e custodisce i sogni che da lì a poco prenderanno vita..
 
-Quando hai detto che è l’audizione?-
-Mi sembra abbia detto tra qualche giorno, o sbaglio?-
Si guardano in faccia le due dimentiche per un momento di cosa sta di fronte a loro in attesa.
-Sì è vero, avevo già prenotato per una cenetta in quel posto bellissimo dove siamo state per il tuo compleanno, ti ricordi?-
-Dici che dovremmo invitare anche qualcun altro?-
Lui le osserva estasiato, è tranquillo all’apparenza come una madre guarda il proprio figlio giocare al parco.
Se solo sapessero…………………….
Il dialogo tra loro continua per minuti, va avanti così fino a quando il bicchiere di vino ancora pieno distoglie l’attenzione di una: -Non hai sete? È buono, provalo- incita la più piccola in direzione dell’uomo.
Si fa pregare, lo ha sempre fatto perché sa quanto piaccia alle due insistere e perché no sedurlo anche con una richiesta così innocente.
Tre paia di occhi saettano da un corpo all’altro: lui guarda prima una poi l’altra e le due fanno lo stesso alternando l’immagine della vicina con quella dell’oggetto della loro adorazione. Se non fosse per la legna che scoppietta nel fuoco non si udrebbe un suono.
 
 
Quando il ciclone arriva non puoi fare niente, solo sperare che non ti distrugga.
 
Decidono di ignorarlo (come se fosse possibile…), di continuare quello che stavano facendo pochi minuti prima, ma non è così facile. Ogni tanto la testa si gira nella sua direzione…è difficile, tremendamente faticoso fare come se lui non ci fosse, non immaginare dove le sue mani si poggeranno.
Rispondendo a quel bisogno insito in ognuna delle due Michael prende posto in mezzo a loro. È quello il suo posto naturale: -Le mie due ragazze…- le braccia stese lungo la testiera del divano, le gambe larghe, lo sguardo furbo. -Ma non fate caso a me, continuate pure- esorta le sue due inquiline a proseguire con la finta promessa di starsene buono accanto a loro.
Chi si sporge più avanti, chi si siede rannicchiando le gambe per superare quell’ostacolo che è Michael. Le chiacchiere continuano anche quando le mani dell’uomo prendono a carezzare la schiena delle compagne: i movimenti sono lenti, le mani abbandonate lì quasi per caso. È il suo modo per partecipare alla conversazione. Ad un tratto però è attratto dal profumo di una delle due e spostando il busto si avvicina al collo della giovane per riempirsi le narici di quel delizioso aroma. Nasconde la testa lì come farebbe un animaletto curioso.
-Michael…se fai così non riesco a finire il discorso- minaccia la bionda.
-È quello che ti ho regalato io?-
-Cosa? Si può essere ora non ricordo…- non è così scontato riuscire a mettere insieme una frase se c’è lui che ti solletica l’appetito.
 
 
 
Essere generosi nella vita ripaga sempre. No essere generosi è una gran fregatura. No no! Essere generosi a volte è divertente.
 
Anche il terzo bicchiere ora si trova sul tavolino di vetro. È vuoto.
È incredibile come una serata passata a casa possa rivelarsi così curiosa ed intrigante se sei in compagnia delle persone giuste.
I nervi ormai sono sciolti, la stanchezza del giorno lascia il posto all’abbandono della sera favorito anche dal massaggio compiuto da quelle dita miracolose. Il maestro ha impartito la sua lezione a dovere.
L’altra sposta la mano più vicina sul suo viso, vuole sentirne la consistenza su di sé. L’avvicina alla bocca e prende a baciare ognuna delle cinque dita. Si forma così una catena umana che ha come anello di congiunzione il corpo dell’uomo.
Come se dovesse soddisfare contemporaneamente entrambe abbandona a malincuore l’angolo di paradiso che il suo capo aveva trovato per guardare cosa ne sia della sua mano. Sorride compiaciuto prima di avvicinarsi alla responsabile di ciò e sussurrare: -Pensavo avessi mangiato a sufficienza prima…-
-Lo sai che non sono mai sazia di te- miagola la ragazza e poi dice qualcosa che arriva solo all’orecchio di lui. Adesso stanno ridendo escludendo per un attimo dal loro giochino la terza.
-Cos’avete da ridere voi due, eh?- lievemente stizzita chiede di partecipare al divertimento anche lei ed è subito accontentata: di nuovo la stessa posizione con il corpo che si allunga verso di lei per dire: -Miss cosa vuole che faccia? Mi dica cosa devo fare, miss-.
Lui in attesa di ordini, una divertita e altrettanto curiosa di sapere come reagirà l’amica di fronte a una scena che sa conosce bene essendo presa da uno dei film preferiti dell’altra.
-David….- si lancia in un bacio appassionato prendendogli il viso con le mani e riuscendo a percepire il sorriso che illumina il volto di lui, il suo androide purtroppo non più biondo.
Un altro paio di mani stanno piano piano liberando il corpo del dio seduto su quel comodo giaciglio dalla camicia che lo intrappola. Si passa la lingua sulle labbra ad ogni bottone che scioglie e quando sente sotto il proprio palmo i muscoli di lui è il paradiso. Non resiste più: si abbassa sul suo petto e quasi si scotta quando lambisce con la lingua la sua pelle.
 
 
Pregare non significa solo inginocchiarsi di fronte a un simulacro insensibile.
 
Sembra di assistere a un banchetto o forse a un branco di animali che saziano la propria sete una volta catturata la preda. L’ombra alle spalle dei tre disegna le spoglie dell’uomo succubi delle grinfie delle due amazzoni. Si divincola in preda al piacere che i loro gesti gli stanno dando. La testa reclinata all’indietro e il torace che si alza e si abbassa velocemente per l’eccitazione che cresce dentro.
 
Sembra di assistere a una danza seducente. Le ballerine conoscono a memoria il palcoscenico su cui si muovono, sanno alla perfezione dove andare e quando fermarsi. A volte si prendono per mano tanto è intensa l’esibizione.
 
Sembra di assistere a una tortura ben architettata. Il prigioniero non ha la forza e la possibilità di sfuggire alle sue carnefici. Quando una parte di lui appare libera, salva ecco che viene riportata all’ordine: essere oggetto delle sevizie che le due infliggono tiranniche.
 
 
 
Chi ha detto che debba esserci una fine?
 
Lamenti, gemiti, ansimi, piccole grida soffocate, invocazioni prive di voci, fruscii di capelli che si muovono e vestiti che strofinano contro.
L’aria si è fatta bollente e il fuoco del camino non ha meriti.
La vista si annebbia ma non è di alcun beneficio: gli occhi di un cieco andrebbero benissimo visto che sono altri i sensi più coinvolti.
Dopo molto tempo dall’ultima frase pronunciata Michael ha la forza per parlare: -Voi, voi due siete….- beh almeno ci prova.
-Sììì? Cosa siamo noi?- domanda una già appagata per aver tolto la capacità di parlare al suo amante mentre l’altra fa scivolare una mano lungo la coscia protetta dal tessuto dei jeans non stupendosi per niente di quello che avverte sotto: -Ciao! Qualcun altro si è aggiunto alla festa, eh?-.
Sono deliziate dalla vista di lui che mal si controlla, che aggrotta la fronte e unisce quasi le sopracciglia preso dallo stordimento. Un moto di ilarità mista a desiderio sessuale trasforma i volti angelici delle due in ghigni mefistofelici.
La luce si va affievolendo: nemmeno i carboni ardenti del camino reggono il confronto con quanto sta succedendo ora. Il buio piomba nella stanza e prima che la rappresentazione prosegua in un’altra stanza più adatta a simili atteggiamenti Michael riacquista un attimo di lucidità per parlare così: -Le mie volpine…due splendidi esemplari che tanto fanno felice il loro padrone…-.
 
Una risata risuona nell’appartamento, un contratto stipulato ormai tempo fa vergato con l’inchiostro che non accenna a sbiadire.
 
 
 
 
 
 
 
NdA:
28 dicembre 2013: sera in cui l’ho scritta. Perché pubblicarla ora? Perché l’ho ripescata, riletta, lievemente aggiustata ed ecco qua.
Per chi avesse la pazienza e la curiosità di sapere da cosa nasce dirò solo che ero in piena “ossessione” da Fassy, ossessione condivisa con un’amica (e sì ipoteticamente parlando le due giovani della storia fanno riferimento alle suddette) e volutamente ho pensato di rendere confuse i due personaggi femminili, anche per una più larga immedesimazione possibile, insomma fate vobis!
Se posso consigliare, come sottofondo ascolterei Pyro dei Kings of Leon.
Buona lettura!
  
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