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Autore: Windancer    03/10/2015    0 recensioni
[Il Trono Di Ghiaccio]
"Blu scuro e oro ritornano da un tempo dimenticato brillando come un marchio, la mia eterna dannazione.
Proprio questi occhi che ho sempre detestato, ciò che resta di un passato che tento di cancellare da troppo tempo, sono loro a ricordarmi sempre chi sono davvero.
"
Ff ambientata nel gap tra l'ultima novella e il primo libro ufficiale: Il trono di ghiaccio :3
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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No more fear

Now darkness has come to the roses

The fire is reaching the end

The colours that I have created

Are suddenly flying away

Urla sommesse squarciano l’aria densa e fredda. Sollevo un po’ il capo cercando di individuare da dove provengono, ma è ancora troppo buio, mancano diverse ore al sorgere del sole e ricordo che qui è vietato mostrare troppo interesse per ciò che succede agli altri prigionieri. Lo ritengono un segno di debolezza che deve essere estirpata fino all’ultimo. Se qualcuno viene picchiato lo è per una buona ragione, ed è meglio farsi gli affari propri.

Come nel mio caso: la guardia che mi sta trascinando verso la piazzola di fronte al sito di estrazione più grande sembra considerarlo un grande onore, e in effetti, finalmente qualcuno darà una bella lezione alla spina nel fianco di Endovier.

Ci sono momenti in cui vorrei addormentarmi e non svegliarmi più, per lasciare per sempre questo mondo che ogni giorno tenta di soffocarmi.

L’oscurità è così accogliente, benevola persino, disposta a liberarmi dal pianto e dai gemiti che continuo a sentire nelle notti peggiori, non importa quanto mi sforzi di ignorarli.

Sembra quasi una maledizione che mi perseguita sin da quando sono nata, le voci non mi abbandoneranno mai, anzi, dopo un po’ diventano quasi di compagnia quando sento il freddo insinuarsi sotto i vestiti logori, quel gelo che irretisce ed e può essere fatale.

Non è stato sempre così, ma sono lontani ormai i giorni veramente felici.

Memorie dell’infanzia, sbiadite dal tempo, fluttuano e si scolorano sempre più e ora mi è quasi impossibile distinguerle dai sogni.

Giocano rincorrendosi nella mia mente, per poi scontrarsi e fondersi insieme in macchie colorate, velocissime, e non appena provo a rincorrerle, finisco per trovarmi da sola in un’enorme sala scura, i vetri rotti alle finestre dalle tende strappate e un penetrante odore di corpi bruciati nell’aria.

L’immaginazione gioca brutti scherzi quando della morte si fa una ragione di vita.

Dev’essermi proprio entrato nel sangue, il veleno di questo posto.

Forse però c’era qualcosa…

Un ricordo lontano, di giochi e risate di bambini, di cristalli luminosi e sorrisi velati, abbracci forse. Che cosa darei per tornare indietro, solo un po’, per ricordare com’era essere vivi sul serio.

Il ricordo sfuma presto e stringo forte i denti non appena una fitta lancinante mi dilania le membra, è insopportabile, e lo è ancora di più sentire le risate di scherzo delle altre due guardie che mi tengono ferma per le braccia.

Il sangue sprizza immediatamente dalle ferite con un sibilo quando per il colpo ricevuto un rivolo mi cola lungo lo zigomo da un taglio poco sopra l’occhio sinistro, scivolando verso le labbra, riesco a sentirne il sapore metallico. Intanto un ghigno di compiacimento prende forma sul volto dell’uomo armato di frusta di fronte a me.

Si diverte, il bastardo. Se solo potessi muovermi, gli taglierei di netto quella lingua.

Cerco di liberare un braccio dalla presa del soldato alla mia destra e facendo leva sui piedi riesco quasi ad alzarmi di scatto, ma un altro che non avevo visto arrivare mi assesta un violento pugno nello stomaco facendomi barcollare.

Incespico nei miei stessi piedi nel tentativo inutile di muovermi verso lo spazio vuoto dietro gli uomini intenti a scavare alla mia sinistra.

È una mossa disperata, oltre che inutile, e subito qualcuno mi agguanta violentemente il braccio sinistro torcendolo finché non sento qualcosa spezzarsi. Le lacrime mi pungono gli occhi, sono stata io a tirare troppo la corda, dannazione e questo è il risultato.

Ricado a terra, vomitando sangue acido. Respiro a fatica e ho la gola in fiamme, ma non ho il tempo di riprendere fiato che una mano mi afferra con forza per i capelli, tirandomi la testa all’indietro con un colpo secco.

- Ci hai provato eh? Ma non ti è andata così bene. Ti meriteresti di morire adesso, e ti assicuro che sarebbe un grande onore per me toglierti di mezzo una volta per tutte.

Lo sussurra quando sono ancora accovacciata, perché possa sentirlo solo io. Il suo fiato caldo e viscido mi soffia sul collo, provocandomi un conato e sebbene non voglia ammetterlo, il tocco di quelle mani lorde di sangue mi ricorda fin troppo me stessa, mi disgusta.

- Ti piacerebbe...

Sputo sangue e saliva, cercando invano di recuperare le forze perdute, ma la fatica che provo anche solo per pronunciare poche parole mi sembra sproporzionata.

Mi da un altro strattone prima di lasciarmi andare, e infine ordina ai suoi subordinati di rimettermi in piedi, la pausa è decisamente finita.

Una criminale come me, merita senz’altro una punizione più efficace, perché non infranga più le regole e mi rimetta in riga.

I’m not fighting myself, will not follow

‘Cause my choices are mine, it’s my fate

And I’ll never bow down from the sorrow

I’ll face all that is coming my way

Mi colpiscono ripetutamente, qualche volta mi capita di perdere conoscenza.

Mi risvegliano con secchiate d’acqua gelida.

Qualche volta mi sembra di soffocare.

Di tanto in tanto penso che non sarebbe così male.

Vorrei reagire, ucciderli tutti quanti, dimostrare che in fondo, anche le bestie peggiori restano sempre uomini.

Non avevo mai saputo cosa fosse davvero l’odio, fino al giorno che cambiò per sempre la mia vita e in cui decisi di cambiare nome e dimenticare tutto ciò che era stato prima nella mia non-vita.

La notte in cui loro furono uccisi, una parte di me morì con loro.

Da quel momento in poi l’odio divenne il mio fedele compagno di disavventure, alla stregua del pugnale avvelenato al mio fianco con cui ho messo fine a molte vite, e forse dovrei ringraziarlo: è stato proprio quel desiderio di vendetta covato per anni nei recessi più oscuri del mio animo che mi ha spinto a continuare a vivere.

L’astio e il risentimento mi hanno reso ciò che sono adesso, la fatica degli allenamenti ha plasmato il mio corpo in un’arma quasi perfetta, in continua evoluzione,

Il futuro che mi aspetta non è molto diverso, perché verrà il giorno, lo giuro sulla mia vita, in cui chi ha ordito tutto questo pagherà con il suo sangue e finalmente la mia lama reclamerà con gioia la sua anima insanguinata finché non sarò morta anch’io, e solo allora la mia sopravvivenza avrà avuto un senso.

Ripenso spesso a Sam, che abbandonò ogni cosa per seguirmi, senza avere la certezza che l’avremmo fatta, ma con la promessa di volare sempre più in alto negli occhi dorati, il mio Sam.

Non lo rivedrò mai più, se non nei miei ricordi.

Non piango, non lo farò davanti a questi soldati, davanti a questi uomini che hanno deciso di tradire tutto ciò in cui credevano per amore del denaro e del potere.
Mi chiedo continuamente come sarebbero andate le cose se fosse ancora qui, se quella notte avessi deciso di fermarlo e forse avrei potuto, è un rimpianto che non andrà mai via del tutto.

Posso quasi sentirlo lamentarsi del mio comportamento avventato, sempre pronto a ricordarmi che c’era qualcuno che teneva a me benché sapesse benissimo che non avevo più una famiglia. E Sam ci aveva provato, a diventare quella famiglia, ma anche lui mi è stato strappato via ed è come se fossi stata io ad ucciderlo, a condannarlo a morte certa soltanto per il fatto di avermi conosciuta.


Il vuoto che ha lasciato è vivo e presente più di quanto avrei potuto immaginare.

Era da molto tempo che non provavo un sentimento così intenso per una persona.

Nessuno mi aveva mai lasciato un segno tanto forte, eppure in lui avevo trovato prima un rivale, poi un confidente, e infine, qualcuno che in un altro mondo, in un’altra vita avrebbe potuto essere semplicemente di più.

Mi aveva trattata con rispetto, regalandomi il suo affetto senza chiedere niente in cambio.

Ed io, sciocca, ci avevo creduto.

Mi ero convinta che davvero potessi affacciarmi a uno spiraglio di felicità nel dolore in cui ero caduta.

Ma quel male che un tempo mi attanagliava le viscere, facendomi rivivere ogni notte l’ìncubo che ero riuscita a scacciare con tanta fatica, diventa sempre più pressante ogni giorno che passa, come una bestia impazzita smania e si dimena per potersi liberare dalle catene della schiavitù che la tengono imprigionata.

È la parte di me che ho sempre cercato di reprimere, ma mi rendo conto che è ora di lasciarla andare, perché possa vedere ancora il mondo che tanto avevo desiderato salvare.

Quel mondo fatto di persone come Sam e tutti gli altri prigionieri del campo.

Improvvisamente un’altra frustata si abbatte sulla mia schiena.

Poi un’altra.

Le mie labbra restano serrate.

Soffoco un altro grido.

Un velo di lacrime mi annebbia la vista.

Gli arti perdono sensibilità velocemente.

Che mi torturino pure, accetterò qualunque sevizia, ma non cederò, non adesso.

Alzo la testa lentamente e guardo dritto negli occhi il mio carceriere con aria di sfida, scoprendo i denti macchiati di rosso, ma dentro di me ho già deciso.

Non è ancora tempo di morire.

Forse sono finalmente impazzita, sono davvero riusciti a farmi perdere la ragione ma credo… anzi, sono sicura che l’uomo di fronte a me sia Sam, riconoscerei il suo viso fra mille.

Che sia già morto, benché ne sia razionalmente consapevole, non ha alcuna importanza, perché adesso lo vedo così chiaramente come non era mai successo prima.

Ora nei suoi occhi si specchiano miei, come per un ultimo saluto.

Blu scuro e oro ritornano da un tempo dimenticato brillando come un marchio, la mia eterna dannazione.

Proprio questi occhi che ho sempre detestato, ciò che resta di un passato che tento di cancellare da troppo tempo, sono loro a ricordarmi sempre chi sono davvero.

Ora più che mai non posso permettermi di vacillare.

Aspetto con ansia il prossimo colpo, l’ultimo e prima di perdere i sensi so con certezza, che il mio viaggio non si fermerà qui.

Andrò avanti e mi rialzerò sempre, per loro, per lui.

Sorrido impaziente, ricordando le parole che mi avevano tenuto in vita tante volte, le sue parole.

Le ripeto ancora, e ancora, e ancora…

I’m searching no more for tomorrow

I reach for the skies while I can

The unknown will always be waiting

My last day I’ll jump in its hands

Il mio nome è Sam Cortland e non avrò paura.

Il mio nome è Caelena Sardothien e non avrò paura.


NdA: Due righe per concludere. Questa storia è nata per caso, ed è speciale perché è la prima che scrivo dopo aver cambiato casa.
Può sembrare stupido ma essere lontani da casa propria può innescare tutta una serie di reazioni a catena imprevedibili e per me è stato come ribaltare il mio mondo da così a così.
E' un po' una consolazione per me sapere che certi personaggi continuano a restare al mio fianco ovunque mi sposti, sono una sorta di coperta di Linus che mi ha permesso di sentirmi meno sola in certi momenti, a contatto con qualcosa di familiare.In più Il trono di ghiaccio è una serie che mi ha dato tanto e continua ad emozionarmi, tanto che non sto più nella pelle quando penso di dover leggere i capitoli che ancora mi mancano.
Celaena, Sam e non solo, sono diventati in poco tempo dei compagni di avventura e questo episodio mi sentivo di raccontarlo così perché leggere la fine delle novelle mi ha fatto tanto male quanto mi ha fatto pensare che forse, diversamente non poteva andare, che probabilmente quella era l'unica soluzione possibile perché poi la protagonista diventasse quello che è adesso, la guerriera che noi conosciamo.
Fatemi sapere cosa ne pensate e ditemi la vostra senza remore u.u
A presto ^-^

  
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