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Autore: Odinforce    03/10/2015    1 recensioni
La maledizione che lo aveva afflitto per anni era ormai svanita. Era trascorso più di un anno, ma Ranma sorrideva ancora compiaciuto ogni volta che si bagnava con l’acqua fredda senza subire alcuna trasformazione. Si sentiva felice come non mai, alla pari di un uomo che aveva sconfitto una malattia mortale, libero di assaporare tutte le piccole cose straordinarie che la vita ha da offrire.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nuovo personaggio, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uno scontro epico
 
Tokyo, dodici mesi fa.
La neve cadeva leggera quel giorno sul quartiere di Nerima, come di consueto in quel periodo dell’anno. L’aria era gelida e il quartiere sembrava deserto, fatta eccezione per una coppia di ragazze intente a percorrere la via principale. Nabiki Tendo e Kodachi Kuno avevano appena terminato un giro di shopping, e non vedevano l’ora di provare a casa i vestiti appena acquistati.
Un tempo sarebbe stato assai improbabile vedere Nabiki e Kodachi insieme. La prima, figlia secondogenita di Soun Tendo, era un tipo avido e materialista, amante del denaro e del guadagno; l’altra, sorella minore del più noto Tatewaki Kuno, era ricca e raffinata, ma dotata di una notevole dose di squilibrio. Tuttavia, in seguito alla partenza di Ranma, le due ragazze avevano scoperto in un’occasione di avere molto in comune... primo fra tutti, l’amore per lo shopping; ben presto avevano preso l’abitudine di incontrarsi ogni domenica per girare tra negozi e centri commerciali. Kodachi aveva un credito pressoché illimitato, e Nabiki approfittava spesso e volentieri della sua generosità.
Quel pomeriggio sembrava perciò uno dei molti che le due amiche trascorrevano insieme, ma qualcosa stava per stravolgere tutto. Avevano appena imboccato la via che conduceva a casa Tendo, quando la loro strada fu incrociata da uno strano individuo: un uomo vestito con un lungo soprabito bianco, il cui volto era celato completamente da un cappuccio; costui era intento a sorseggiare una bibita con la cannuccia, con aria indifferente. Nabiki e Kodachi lo osservarono incuriosite per qualche attimo, poi lo superarono. Fu allora che una voce parlò alle loro spalle.
« Nabiki Tendo. »
Le due ragazze si voltarono, sorprese. Era stato l’incappucciato a parlare, indubbiamente. C’era solo lui in giro, e inoltre si era voltato a guardare Nabiki.
« Ehm... sì? » fece lei con aria incerta.
Lo sconosciuto bevve un altro sorso della sua bibita, in modo rumoroso.
« Io sono Nul, e sono venuto per te. »
Nabiki guardò Kodachi, che si scambiarono un’occhiata sorpresa.
« Che cosa vuoi? » chiese la ragazza. « Non mi sembra di conoscerti. »
« Non temere... faremo conoscenza molto presto. »
Nul si avvicinò rapidamente a Nabiki, e prima che questa potesse reagire le toccò la fronte con la mano libera. Sotto lo sguardo incredulo di Kodachi, la ragazza perse improvvisamente conoscenza; il suo corpo cadde in avanti, ma Nul l’afferrò prima che finisse a terra.
Un attimo dopo, Kodachi mollò i suoi acquisti e scattò in guardia.
« Ehi, che diavolo lei hai fatto? »
« L’ho solo addormentata » rispose Nul indifferente. « Non posso permettere che opponga resistenza mentre la prendo in prestito per qualche ora. Non le farò del male, te lo prometto... e da domani le cose andranno meglio. »
L’incappucciato si caricò Nabiki sulle spalle e fece per allontanarsi, ma l’ignara Kodachi non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare così.
« Fermo dove sei! » gridò, e nel frattempo tirava fuori un lungo nastro rosso. « Lascia subito Nabiki, chiunque tu sia! »
Nul si voltò a guardarla, sbuffando seccato.
« Bah... ho sempre saputo che eri solo una rompiscatole, Kodachi Kuno. Mi dispiace che questa tua natura non sia migliorata nemmeno un po’. Non ho alcun interesse nei tuoi confronti... ma se mi attaccherai, le cose cambieranno. Sei certa di voler correre questo rischio? »
« Tu sei pazzo! Kyaaah! »
Kodachi spiccò un salto all’indietro, agitando il suo nastro; un attimo dopo lo scagliò su Nul, avvolgendolo intorno al braccio con il quale reggeva ancora la bibita. L’incappucciato rimase fermo, rigido come un palo; Kodachi atterrò al suolo e mantenne la presa sul nastro, per impedire al nemico di scappare.
Nabiki era ancora svenuta, del tutto inutile finché era alla mercé di Nul. Perfino una ragazza arrogante come Kodachi doveva ammettere la criticità della situazione, ma non intendeva mollare; Nabiki era sua amica, e avrebbe fatto il possibile per salvarla da quel maniaco. Diede uno strattone al nastro, ma Nul non si mosse di un millimetro: sembrava pesare una tonnellata. Inoltre, lo sconosciuto era del tutto indifferente alla situazione; mentre reggeva Nabiki con una mano, con l’altra pensò a vuotare la sua bibita; poi lanciò la lattina contro Kodachi, colpendola in piena fronte. La ragazza allentò la presa, e Nul ne approfittò per strapparle il nastro dalle mani. Un attimo dopo iniziò ad agitarlo, con una maestria identica a quella di Kodachi, e usò lo stesso per colpire la ragazza. Il nastro si avvinghiò alle sue gambe, facendola cadere a terra.
« Ti avevo avvertito » disse Nul, gelido come sempre. « Inoltre, non amo essere preso per pazzo da una che non è tanto meglio di me. Dopotutto sei tu, Kodachi Kuno, quella che ride come un’isterica, fa ridicole comparse in scena con i petali di rosa e si diverte a narcotizzare i suoi avversari... compreso il tuo adorato Ranma. »
Kodachi rimase a terra, impietrita per lo stupore. Incredibile, pensò nel frattempo... un pazzo si apprestava a rapire la sua amica e nessuno era ancora intervenuto per impedirlo. In giro non si vedeva nessuno: nessun passante, nessun abitante del quartiere... come se il luogo si fosse congelato. Ma chi era quel tipo, e cosa voleva da Nabiki?
« Sei sempre stata una rompiscatole » continuò Nul, « proprio come tuo fratello Tatewaki. Ma oggi, guarda caso, ho proprio bisogno di lui. Non puoi aiutare Nabiki, ma se ci tieni alla sua incolumità farai esattamente come ti dico: non appena me ne sarò andato, prenderai il cellulare dalla tasca e lo userai per chiamare tuo fratello. Digli ciò che ho fatto e che lo aspetto nel quartiere di Shibuya, in cima alla montagna. Ah, digli anche di portare la spada, sarà uno scontro epico... lui capirà. »
Osservò Kodachi, ormai intenta a tremare di paura per ciò che stava accadendo. Nul non ebbe bisogno di ripetersi, era certo che quella stupida avesse capito; così le voltò finalmente le spalle e svanì nel nulla... insieme a Nabiki.
Kodachi rimase immobile per un’altra manciata di secondi, respirando forte. Poi, lentamente, si liberò dalla stretta del nastro e afferrò il cellulare, facendo come aveva detto Nul. Le sue dita tremavano ancora mentre digitava il numero corretto, ma doveva farlo... doveva aiutare Nabiki.
Fortunatamente, Tatewaki rispose subito alla chiamata.
« Fratellone! » gridò Kodachi disperata. « Io... Nabiki... oddio, è terribile... »
 
Tatewaki Kuno era a casa quando ricevette la chiamata disperata di sua sorella. In pochi minuti Kodachi gli aveva spiegato ogni cosa, con voce spezzata dal terrore per ciò che le era capitato; gli disse dove avrebbe trovato Nul, anche se le parole usate da lui non avevano senso, in apparenza: non c’erano montagne nel quartiere di Shibuya. Tuttavia, quando Kodachi disse al fratello di portare la spada, Tatewaki non ebbe più alcun dubbio su ciò che doveva fare.
Sarebbe stato uno scontro epico, proprio come desiderava.
« Non preoccuparti, Kodachi » dichiarò deciso. « Torna subito a casa, mi occuperò io di tutto... andrà tutto bene, te lo prometto. »
Kuno chiuse la chiamata, senza aspettare una risposta. Raggiunse quindi la sua stanza, riflettendo nel frattempo su ciò che stava accadendo. Non aveva idea di chi fosse Nul, ma quel tale aveva appena commesso un grosso errore... aveva rapito Nabiki, e per questo avrebbe pagato caro.
Tra Kuno e Nabiki c’era stato un rapporto complicato negli ultimi anni, ma dopo la fuga di Ranma e la partenza di Akane era diventato qualcosa di più. Tuttavia, quella che avrebbe potuto essere una felice relazione come tante si era interrotta bruscamente due mesi prima. Non si erano più rivisti da allora, ma Kuno aveva continuato a sperare di ricucire il rapporto... e aveva atteso l’occasione giusta per farlo.
Certo, non si aspettava un’occasione del genere, pensò mentre trovava l’oggetto del suo interesse: un’antica katana appesa al muro, lucida e in perfette condizioni; era pronto a scommettere che fosse stata forgiata da Masamune in persona. Un anonimo benefattore gliel’aveva mandata appena una settimana prima, con un biglietto che recava poche, misteriose parole:
 
Presto avrai uno scontro epico. Portala con te.
 
Mentre osservava la spada, Kuno cominciò a capire. Era stato il misterioso Nul a donargli la spada, in previsione di questo giorno: chiunque fosse, aveva preparato la cosa da tempo... e il rapimento di Nabiki faceva parte del piano. Nul lo stava sfidando per ragioni del tutto ignote, ma per il momento non aveva importanza: Kuno doveva innanzitutto pensare alla salvezza di Nabiki.
« Presto sarai in salvo, Nabiki, te lo prometto. Così giura Tatewaki Aristocrat Kuno! »
E afferrò la spada, pronto a combattere. Quando la prese in mano, l’arma iniziò a brillare di luce, talmente forte da abbagliare l’intera stanza; quando il bagliore cessò, era cambiato tutto.
Un periodo di guerra contro il regno dei Oni stava dilaniando il Giappone. In quegli anni di buio e dolore, gli uomini si riunivano sotto le bandiere dei clan più potenti o influenti, in grado di contrastare la furia omicida dei demoni con la forza dei loro guerrieri. Tra questi, il nobile clan dei Kuno brillava come un faro di speranza nella notte più buia, grazie alle prodezze compiute dal suo erede, il grande Tatewaki. Si diceva che nulla fosse mai riuscito a ferirlo nel corpo e nel cuore... almeno fino a quel momento. Un giorno, infatti, durante un raro momento di tregua dalle incursioni degli Oni, un fedele servitore giunse da Kuno con una tragica notizia.
« È terribile, mio signore... Lady Nabiki è stata catturata dal nemico! »
Kuno, rimasto a contemplare la bellezza del suo giardino, si voltò verso il servo con aria immensamente turbata.
« Chi è stato, Sasuke? » domandò. « Chi ha osato arrecarmi questo torto? Dimmi il nome di quella bestia! »
« È... è stato il diabolico Nul, mio signore » rispose Sasuke, tremando. « Vuole provocarvi... ha portato la vostra amata nella sua fortezza, tra i monti di Shibuya. Vi ha lanciato una sfida, mio signore! »
Kuno afferrò la sua spada, con la quale aveva distrutto orde di demoni e vinto ogni battaglia da lui affrontata.
« Così sia! » dichiarò. « Lo sfiderò, dunque... e non avrò pietà di lui! Lo giuro sulla mia vita... per ogni capello che Nul avrà torto alla mia amata Nabiki, lui pagherà con secoli di sofferenze nell’inferno più oscuro che sia stato generato! Affonderò la mia spada nella sua putrida gola e lo farò supplicare affinché io la rimuova! Prenderò la sua testa e la mostrerò a tutto il suo regno infernale, per far capire fino all’ultimo Oni che la nobile famiglia Kuno è... »
« Ehm, mio signore? » chiese Sasuke interrompendo la sua sfilza di giuramenti. « D-dovreste mettervi in viaggio, adesso... non trovate? »
Kuno lo guardò, mentre un silenzio imbarazzante avvolgeva l’ambiente.
« Hai ragione, amico mio » dichiarò ancora. « È tempo di andare. Il mio cavallo, presto! »
E Kuno partì al galoppo pochi minuti dopo, da solo, con l’unica compagnia del suo poderoso destriero, della sua armatura argentata e della fedele spada. Pronto a sfidare l’inferno che lo attendeva... pronto a gettarsi in esso per salvare la sua amata.
 
Nel frattempo, Nul attendeva il momento propizio dal suo rifugio: un grande ufficio, moderno e immacolato, posto all’ultimo piano di un imponente edificio nel cuore di Shibuya. Il luogo era deserto, una condizione sfruttata dal fatto che fosse domenica pomeriggio: anche i dirigenti di una grande azienda avevano il diritto di godersi un giorno festivo, di tanto in tanto. Nul aveva deciso di approfittare momentaneamente di un tale lusso, fiducioso sul fatto che avrebbe sistemato ogni cosa entro la fine della giornata, all’insaputa di tutti.
Silenzio e noia regnavano nell’ufficio in quel momento. Nabiki aveva ripreso i sensi da poco, per rendersi subito conto di essere prigioniera dell’incappucciato: non aveva manette ai polsi né catene, né altri mezzi per bloccare i suoi movimenti, ma non poteva fuggire in alcun modo. Tutte le vie d’uscita erano state bloccate, e lei non aveva la forza per liberarsi. In quel momento, la figlia di Soun Tendo si pentì di non aver appreso le arti marziali come Akane.
Nul, curiosamente, non badava affatto a lei. L’incappucciato stava vicino alle grandi vetrate che concedevano una vista panoramica sulla città, seduto su una poltrona di pelle... intento a fare un cruciverba. Nabiki lo fissò con aria incredula.
« Uhm... 8 verticale » mormorò Nul dopo un lungo silenzio, « quattro lettere: ragazza aliena in bikini, protagonista dell’omonimo manga. »
« Lamù » rispose Nabiki quasi subito.
« Esatto! Grazie mille. »
« Uffa, tutto questo è ridicolo... per quanto tempo vorrai ancora tenermi rinchiusa qui? »
« La tua libertà è nelle mani di Tatewaki Kuno » spiegò Nul senza guardarla. « Più tempo impiegherà per arrivare, più tardi sarà decisa la tua sorte. »
Nabiki si lasciò andare in una serie di rumori che dimostravano la sua incredulità assoluta, camminando nel frattempo avanti e indietro per l’ufficio. E Nul continuava imperterrito il suo cruciverba, come se nulla fosse.
La situazione era critica. Nabiki dubitava di potersi affidare a un tipo come Kuno per tirarsi fuori dai guai, perciò cercò di farsi venire un’idea.
« Senti... mi hai rapita per avere un riscatto, vero? » disse poco dopo, rivolta a Nul. « Potrei aiutarti, ho in mente un piano per ottenere un sacco di soldi da questa storia. Lascia che ti aiuti, e divideremo il bottino! »
Nul scribacchiò una parola sul quadro, scoppiando nel frattempo a ridere. La sua risata metteva i brividi, ma Nabiki cercò di restare calma.
« Mi aspettavo un tentativo del genere da parte tua, Nabiki Tendo » commentò Nul. « Un tentativo prevedibile quanto patetico... e inutile. Non m’interessano i soldi da questa faccenda... quella roba non ha mai avuto alcun valore, per me. »
Si alzò in piedi, gettando via il cruciverba.
« Ma tu sei di un’altra pasta, non è vero? » aggiunse. « Hai trascorso gli ultimi anni a spillare denaro alla gente con stupidi piani, sfruttando persino i tuoi familiari e l’immagine di Ranma. Le foto di lui trasformato in ragazza hanno fatto il giro della scuola e dintorni... e lo stesso Tatewaki Kuno ha pagato fior di quattrini per averle! Nonostante le ingenti somme che riuscivi a guadagnare, non ti bastava mai... e prosegui tuttora nella ricerca di un guadagno sempre maggiore. »
Nabiki sgranò gli occhi, più incredula che mai. Si sentiva come pizzicata dal padre mentre frugava nel suo portafogli.
« Ma tu... come fai a sapere tutto questo? »
Nul rise ancora, divertito.
« Questa è forse la domanda che mi sento rivolgere più spesso, ma a cui non mi stanco mai di rispondere. Ti conosco così bene perché ti ho osservato a lungo, Nabiki... fin dal giorno in cui Ranma è venuto ad abitare a casa tua. Da quel momento hai fatto parte di un quadro più ampio, che ho avuto modo di ammirare in ogni suo dettaglio; tu, sfortunatamente, hai avuto un ruolo secondario... poco più che una comparsa nella serie di avventure del nostro comune amico. Oh certo, hai avuto i tuoi momenti di gloria, ma molto meno importanti delle sfide affrontate da Ranma contro acerrimi nemici, o delle volte in cui la tua cara sorellina gli dava dello stupido.
« La verità è questa, mia cara: tu sei solo la figlia di mezzo... e so bene cosa significa questa condizione. Vivere all’ombra sia della sorella maggiore che di quella minore; i genitori si aspettano il meglio dalla prima, mentre l’altra si prende tutte le attenzioni fin dalla nascita. E tu non puoi fare altro che cercare di seguire le loro orme, per non sfigurare agli occhi dei genitori.
« Una sorte inaccettabile, tuttavia, per Nabiki Tendo... giusto? Posso immaginare quello che hai pensato non appena ti fu chiara questa realtà: “Chi se ne frega della palestra”, “Al diavolo le arti marziali”, e altre cose di questo genere. Così hai deciso di vivere la tua vita come meglio credevi, lontano dagli interessi di Kasumi e di Akane; erano libere di essere la primogenita perfetta e la sorellina maschiaccio, finché stavano fuori dai piedi... mentre tu coltivavi la tua avidità. Non fraintendermi, so che in fondo ami molto la tua famiglia... ma nemmeno tu puoi negare di esserti comportata male nei loro riguardi. »
Nabiki non riuscì a spiccicare una parola in risposta alle accuse di Nul. Era come se egli avesse preso in ostaggio la sua capacità di pensiero: doveva ammetterlo, nessuno era mai giunto a scuoterla così profondamente. Chinò quindi il capo, mentre un’orribile sensazione di vergogna s’impadroniva di lei.
« Perché mi parli di questo? » riuscì infine a chiedere. « Che cosa vuoi da me? Stai cercando di farmi pentire di ciò che ho fatto? »
Nul alzò le spalle.
« È la tua vita, e solo tu puoi scegliere cosa farne. Tuttavia, la tua vita e le tue scelte dipendono ora dalle azioni di Tatewaki Kuno. »
 
Il cavallo correva come il vento, attraversando una landa devastata dagli orrori della guerra sotto un cielo nero. Kuno e il suo destriero sorvolarono armi e scudi spezzati, lance e armature frantumate, ma soprattutto cadaveri e sangue; corpi maciullati appartenenti a entrambe le fazioni, quelle dei demoni e degli uomini che avevano lottato per ricacciarli nell’oscurità. Kuno aveva perso molti compagni quel giorno, e mentre cavalcava pregava con tutto il cuore di non dover aggiungere un altro nome alla lista ormai lunga dei caduti.
La sua amata, Lady Nabiki della famiglia Tendo. Tra i due c’erano stati alcuni dissapori negli ultimi tempi, ma Kuno era disposto a dimenticarli tutti mentre correva a salvarla. In nessuna vita avrebbe permesso a un infido demone di rapire la custode del suo cuore; Nul, spietato signore della guerra del regno demoniaco, lo aveva sfidato... ma presto se ne sarebbe pentito amaramente
Un’orda di Oni apparve all’orizzonte, pronto a sbarrargli il passo. Kuno avanzò senza rallentare, la spada sguainata. In pochi attimi avrebbero conosciuto il potere della sua volontà, concentrata in quella lama incantata da forze divine; la sua forza dipendeva dalla volontà di colui che la brandiva... e Tatewaki Kuno possedeva un animo formidabile, tale da farlo diventare il flagello di ogni demone conosciuto.
« Vi darò un unico avvertimento, orridi invasori! » gridò Kuno al nemico. « Fatevi da parte finché avete il dono della vita, o non avrò pietà di alcuno! »
Un coro di urla e ruggiti fu la risposta, quasi immediata, da parte degli Oni, che in pratica avevano mandato il suo ultimatum a farsi friggere. Un gran numero di guerrieri si lanciò alla carica contro di lui, mentre gli arcieri scagliarono una pioggia di frecce. Kuno levò la spada al cielo: questa brillò di luce che abbagliò gli Oni, costringendoli a fermarsi; le frecce furono invece ridotte in cenere a mezz’aria, prima che potessero trafiggerlo. Il giovane guerriero riprese la sua corsa, travolgendo i demoni lungo la sua strada e falciandone a decine; come promesso, non ebbe alcuna pietà.
Kuno superò lo sbarramento degli Oni in pochi minuti, dopodiché fu in grado di scorgere ciò che stava cercando: la fortezza di Nul, in cima alla montagna, dove avevano portato Nabiki. Si aspettava altri ostacoli lungo la via, ma poco importava; la sua volontà era forte, e la speranza brillava nel suo cuore come un faro nella notte più buia.
Presto avrebbe salvato Nabiki.
 
La paura cominciò ad affiorare in Nabiki, prendendo lentamente il controllo dei suoi sensi. Nul era un vero enigma, ma non rifiutava di perdersi in chiacchiere. Doveva scoprire il suo piano.
« Che cosa vuoi da Tatewaki? » gli domandò.
« Voglio che faccia la cosa giusta » rispose Nul, « attraverso la sfida che gli ho lanciato. Immagina la scena: una graziosa fanciulla viene rapita e rinchiusa in una torre da un terribile demone. Questo scatena l'ira del suo amato, che senza pensarci due volte correrà da lei, pronto a battersi per salvarla. Una storia classica, che tuttavia non perde la sua carica fortemente... eroica. »
Nabiki non sembrò capire.
« E perché hai scelto me per questa sceneggiata? Io e Tatewaki non stiamo mica insieme... io non lo amo! »
Nul si voltò a guardarla, agitando nel frattempo un dito come per dire di no.
« Non sperare di prendermi in giro, ragazzina, conosco i tuoi veri sentimenti. Ti ho già detto che ti ho osservato a lungo, anche dopo che Ranma ha lasciato casa tua. So del tuo avvicinamento alla famiglia Kuno, della tua nuova amicizia con Kodachi... e della tua storiella con Tatewaki. A questo punto, però, devo essermi un po’ distratto in altre faccende e non ricordo come sia finita tra voi due. Ti dispiacerebbe spiegarmelo mentre aspettiamo il tuo eroe? »
Nabiki sbuffò seccata.
« Bah... come vuoi che possa finire con un cretino come quello? Va bene, ammetto di essere stata insieme a lui per un po’... Tatewaki è (fisicamente) abbastanza figo da piacermi, ma per il resto è del tutto suonato. Parla e si comporta come un eroe tragico del passato, vede il pericolo ovunque e pensa sempre di risolvere tutto a colpi di spada! E' solo un immaturo... e io non voglio come fidanzato uno che vive fuori dalla realtà.
« Inoltre, credo che Tatewaki non abbia mai dimenticato Akane. Era molto dispiaciuto quando ha saputo della sua partenza, quindi ritengo che ci abbia provato con me per rifarsi della perdita... come se io fossi una specie di "premio di consolazione". Un giorno non ne potevo più, né delle sue manie né di questa sensazione, così l'ho piantato. Fine della storia. »
Nul rimase ad ascoltare per tutto il tempo, immobile e con le braccia incrociate, così inespressivo da assomigliare a una statua. L’ombra che oscurava il suo volto contribuiva anche a nascondere le sue espressioni, dunque non era chiaro cosa potesse provare in quel momento... forse nulla.
« Capisco » disse dopo una pausa. « Be', hai avuto le tue ragioni per troncare con Kuno, devo riconoscerlo. Tuttavia ritengo che tu lo abbia giudicato molto male: Kuno non è un immaturo. Per come la vedo io, ha solo avuto la sfiga di nascere nel secolo sbagliato. Lui è un nostalgico della vostra era feudale: l'era della superstizione, dell'onore e della spada; l'era dei ninja e dei samurai, acclamati ancora oggi nelle migliori fumetterie. Avrei visto benissimo Kuno in questo ruolo, in vesti di intrepido spadaccino amante dell’avventura.
« Ma il destino ha voluto piazzarlo in un contesto ben diverso, ahimé. Un giovane dallo spirito guerriero è del tutto fuori luogo in un’epoca del genere... dove il guerriero ha lasciato il posto al comune cittadino, e la spada è stata sostituita dal cellulare. Il tuo Tatewaki, rampollo di un’antica famiglia che vanta nobili guerrieri tra i suoi antenati, non ha saputo adattarsi a questa epoca di satelliti e connessioni wi-fi... ha preferito sognare l’avventura e i duelli con la spada, aspettando di trovare un degno avversario. E chi è giunto da lontano, circa due anni fa, per accontentarlo? Chi gli ha dato un pretesto per sfogare il suo talento in svariate occasioni, magari per conquistare l’attenzione della tua sorellina? »
Nabiki fu di nuovo sorpresa, per la piega presa dalla conversazione.
« Stai... stai parlando di Ranma? » domandò esitante.
« Drin! Risposta esatta, complimenti! Già... quante volte si sono battuti quei due? Quante volte Ranma ha spedito in orbita Kuno con un pugno? Persino io non ho tenuto il conto... ma ciò che conta è che Ranma ha potuto alimentare lo spirito guerriero di Kuno, spingendolo a proseguire sulla via della spada. Nonostante le sconfitte, lui poteva comunque ritenersi soddisfatto... per aver affrontato un degno avversario come Ranma. »
Nul si voltò di nuovo verso la vetrata, osservando il panorama.
« Era il suo passatempo preferito » proseguì, « sfidare Ranma per conquistare Akane... o per dimostrare di essere più forte. Si sentiva un vero guerriero in quei momenti, un samurai degno di questo nome; ma per completare il quadro, a Kuno manca ancora qualcosa... una sfida che metterà alla prova il suo spirito più che mai. Ecco perché mi trovo qui, mia cara... ed ecco perché tu ti trovi qui. »
Nabiki tacque, sempre più confusa.
« Che vuoi dire? Insomma, che diavolo hai in mente? »
« Uhuh » fece Nul con tono lieto. « Ho in mente un gran bello spettacolo. Ti ho rapita per attirare Kuno, affinché lui venga qui per affrontarmi. Sta arrivando, lo sento... accorrerà per salvarti dalle mie grinfie; per difendere la tua vita si batterà contro di me... e di conseguenza, morirà. »
 
Kuno era giunto ai piedi della montagna, un luogo reso maledetto dopo che era stato conquistato dagli Oni. Nul, ultimo signore della guerra dei demoni, aveva eretto un’imponente fortezza su quelle rocce, terrificante alla sola vista e avvolta da colonne di fuoco. L’impavido guerriero era alle porte dell’inferno, ma si fece avanti senza paura, lasciando indietro il suo cavallo.
Fu allora che un nuovo ostacolo giunse a sbarrargli il passo: una creatura gigantesca, dal corpo lungo come un serpente che si avvolgeva intorno alla montagna; squame rosse come il sangue e occhi ardenti come braci, zampe artigliate in grado di schiacciare intere truppe ad ogni passo.
Un drago, un tempo fiera creatura dominatrice dei cieli e del vento, ora tramutato in orrenda bestia da Nul e posto come guardiano della sua dimora. I suoi occhi feroci trovarono subito Kuno, scrutandolo con aria minacciosa... che tuttavia non ebbe alcun effetto sul giovane.
Kuno levò la spada al cielo, pronta ad affondarla di nuovo.
« Nul! » gridò, rivolto alla fortezza. « Ho già massacrato orde dei suoi schiavi, e non mi fermerò finché non avrò strappato la mia amata dalle tue orride grinfie! Perciò mostrati a me, subito, o non avrò pietà nemmeno della tua bestia! »
Il silenzio fu l’unica risposta che giunse dalla fortezza. Il drago lanciò un ruggito assordante, ma Kuno rimase al suo posto.
« Molto bene, allora » dichiarò con un sorriso. Spiccò un balzo enorme e atterrò sul muso del drago, conficcandovi la lama della sua spada; il drago si ritrasse e scosse freneticamente la testa, ma Kuno riuscì a reggersi. La spada, tuttavia, non era penetrata a fondo, a causa della pelle troppo dura, e si staccò pochi attimi dopo. Kuno perse la presa dal nemico e cadde a terra; il drago ruggì ancora e si avventò su di lui per finirlo. L’impavido guerriero riuscì a mettersi al riparo appena in tempo; il drago lo individuò subito e sputò un enorme getto di fuoco. Per Kuno sarebbe stata la fine, se non avesse avuto con sé la sua spada, fortificata dal potere della volontà: la lama brillò di luce ancora una volta, proteggendo il suo padrone dal fuoco come una muraglia.
Se il drago fosse stato in grado di provare emozioni complesse, sarebbe rimasto sbalordito da ciò che era appena accaduto. Kuno era ancora in piedi, illeso nonostante il fuoco che aveva incenerito tutto ciò che lo circondava. Il giovane non perse altro tempo e si lanciò in un nuovo attacco, mirando stavolta più in basso; il drago cercò di fermarlo con le sue zanne, ma lo mancò. Kuno raggiunse la gola della bestia e vi conficcò la spada: finalmente penetrò più in profondità, dato che le scaglie erano più sottili in quel punto. Il drago si sollevò, portando con sé Kuno; era arrivato troppo vicino per mollare proprio adesso, e non mollò la presa. Facendo appello a tutta la sua volontà, la concentrò sulla spada, che brillò ancora una volta: la lama produsse un fascio di luce che trapassò la gola del drago, forandola come un trapano. Il drago lanciò un terribile ruggito, colmo di dolore, sconfitta... e morte; quindi ricadde sulla montagna con tutto il suo peso, libero dal controllo dei demoni.
Kuno sopravvisse alla caduta, reggendosi per tutto il tempo al corpo del drago. Quando si separò dal cadavere della bestia, scoprì di essere ancora più vicino al suo obiettivo: si trovava su un bastione della fortezza di Nul, non lontano dalla cima. Soddisfatto per il suo nuovo trionfo, l’impavido guerriero avanzò ancora, ormai prossimo allo scontro finale.
 
Nul scoppiò a ridere mentre osservava il panorama oltre la vetrata.
« Splendido » commentò estasiato. « Kuno è arrivato, finalmente... e presto giungerà la resa dei conti. »
Alle sue spalle, Nabiki restava in ginocchio sul pavimento, più sconvolta di quanto riuscisse ad ammettere. Non riuscì nemmeno a rispondere a Nul, a causa di ciò che aveva detto poco prima: la sua intenzione di ucciderlo, come ultimo atto del suo folle piano.
Non aveva mai avuto così tanta paura in vita sua. Era certa di aver subito di peggio in passato, con tutti i casini attirati da Ranma in casa Tendo, eppure quello sconosciuto con il cappuccio riusciva a sconvolgerla oltre ogni limite. L’aveva messa a nudo come nessun altro, sbattendole in faccia la verità su ciò che aveva fatto finora della sua vita... e al suo confronto si sentiva impotente, indifesa.
Le sue sorelle non potevano aiutarla in quel momento, ed era sicura che loro se la sarebbero cavata meglio. Akane era dall’altra parte del mondo, intenta a costruirsi una nuova vita; e Kasumi era andata a vivere con il dottor Tofu, ricambiando finalmente il suo amore.
Era rimasta sola, con le sue cattive abitudini.
Allora si rese conto che qualcuno era rimasto al suo fianco, dopotutto. Laggiù, facendosi faticosamente largo tra le tenebre che avvolgevano il suo cuore, Nabiki riconobbe la persona a cui poteva ancora affidarsi... la stessa che nel frattempo stava correndo in suo aiuto.
Oh, Tatewaki... perdonami.
E una lacrima sottile venne fuori, scendendo lungo la guancia per poi cadere sul freddo pavimento. Un suono impercettibile, che tuttavia attirò l’attenzione di Nul. Se Nabiki avesse potuto vedere il suo volto sotto quel cappuccio, lo avrebbe visto sorridere compiaciuto: il piano stava procedendo alla perfezione.
BUM!
Il rumore di un colpo assordante attraversò la stanza, attirando l’attenzione dei presenti. Qualcuno stava dando colpi alle doppie porte dell’ingresso, nel chiaro tentativo di aprirlo. Nabiki si alzò in piedi di scatto, colta da un nuovo spavento; Nul apparve improvvisamente davanti a lei, spingendola da parte.
« Sta’ indietro, da ora in poi » annunciò. « Non vorrei che ti facessi male. »
BUM!
Le porte uscirono dai cardini e caddero a terra con uno schianto assordante. La luce proveniente dall’esterno rivelò dunque la sagoma di colui che aveva varcato l’ingresso. Tatewaki Kuno era arrivato, l’aria furibonda e la katana in pugno... pronta ad affondarla nel petto del suo avversario.
« Nul! » gridò, puntandogli un dito contro. « Spero che tu abbia pregato i tuoi dèi, perché è giunta la tua fine! Il tuo esercito e le tue bestie sono caduti per mano mia... e ti assicuro che entro pochi istanti li raggiungerai, se non mi restituirai subito la mia amata! »
« Ben arrivato, Kuno » gli disse Nul, gentile come se invitasse un ospite ad accomodarsi. « E con ottimo tempismo, direi. Non temere per Nabiki, non le ho torto un capello... non è vero? » aggiunse, rivolgendosi alla ragazza.
Lady Nabiki, che si era messa al riparo in un angolo in lontananza, si limitò ad annuire. Kuno rivolse lo sguardo su di lei, sorridendo sollevato per la sua evidente incolumità; poi tornò a guardare Nul, puntandogli stavolta la spada.
« Ti offro un’ultima occasione per redimerti, demone » disse. « Fatti da parte mentre porto via Nabiki, e ti lascerò vivere. »
« Uhm » fece Nul, incrociando le braccia come per riflettere. Restò così per una manciata di secondi, poi da una manica del suo soprabito estrasse una katana, e la puntò contro Kuno.
« Sai una cosa? Preferisco l’alternativa: sfidarti, infilzarti e infine sbudellarti. Tutto questo davanti alla tua ragazza... ops, volevo dire ex ragazza! Ho saputo che vi siete lasciati. »
Kuno digrignò i denti, sempre più furioso, e strinse la presa sulla spada.
« Così sia, allora » dichiarò. « Pagherai con il tuo sangue per tutto il male che hai arrecato al mio popolo. I demoni dell’inferno banchetteranno con le tue ossa, stasera. Porterò la tua testa decapitata ai cancelli del tuo regno infame, affinché sia da monito per tutti gli Oni che oseranno progettare un nuovo assalto... »
Nul sbadigliò rumorosamente.
« Dì un po’, ne hai ancora per molto con questa lagna? » borbottò. « Ci credo che riesci abbattere tutti quelli che incontri, se prima li intontisci con i tuoi sproloqui! Ma ti assicuro che con me non funziona... e ora fatti sotto! »
Kuno non se lo fece ripetere due volte. I due attaccarono nello stesso momento, incrociando le lame. Restarono a contatto per un po’, ognuno spingeva sulla propria spada per sopraffare l’altro. La forza di Kuno eguagliava quella di Nul. Si separarono e attaccarono ancora; Kuno schivò il fendente di Nul e attaccò subito dopo. Nul balzò da un lato per evitarlo, sicuro di sé.
Lady Nabiki rimase a guardare dal suo rifugio, impietrita dall’orrore mentre a pochi metri di distanza infuriava uno scontro senza precedenti: Tatewaki Kuno, eroe di mille battaglie, contro il terribile Nul, ultimo signore della guerra degli Oni. Dal loro duello dipendevano le sorti di due popoli, nonché quello della giovane donna che suo malgrado faceva da testimone all’evento. L’acciaio strideva e risuonava nell’aria con forti clangori, ogni volta che le spade dei due avversari si scontravano. Per quanto ci provassero, tuttavia, l’uno non riusciva a prevalere sull’altro... nemmeno a ferirlo.
Kuno si fermò per un attimo, ansimando per lo sforzo. Nul gli concesse il tempo necessario per riprendere fiato, arretrando di un passo.
« Notevole » commentò il demone, compiaciuto. « Ben pochi sono riusciti a resistermi fino a questo punto... e a farmi divertire. Questo è davvero uno scontro epico. »
« Heh... anch’io devo riconoscere la tua forza » rispose Kuno con un sorrisetto. « Nessuno aveva mai eguagliato la mia, finora. »
« La mia forza proviene dalla tua, Tatewaki Kuno. Io sono forte perche lo sei tu. Ma, a differenza di te, non soffro la fatica... per questo, alla fine, sarò io a prevalere. Nonostante tu sia estremamente motivato a distruggermi, non potrai reggere la tua spada in eterno. Perciò dimmi, mio nemico... ne vale la pena? Sei davvero disposto a combattere fino allo sfinimento? Sei disposto a morire per lei? »
E puntò la spada verso Nabiki. Kuno si voltò a guardarla: quegli occhi ricolmi di paura e sconforto erano veleno per lui... ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per restituire loro la gioia di un tempo, quando camminavano insieme su prati fioriti.
« Sì! » gridò Kuno, tornando in guardia. « Ciò che è accaduto tra noi non ha alcuna importanza. Io darò la vita per Nabiki... e anche la prossima, se necessario! Non permetterò che ella perisca per la mia debolezza. Io combatterò fino all’ultimo respiro affinché lei possa vivere! »
Nul tacque per un istante, poi puntò la spada nuovamente su Kuno.
« Così sia, allora » dichiarò.
Lo scontro riprese. Kuno attaccò con maggior vigore, ma Nul continuò a resistere. Il potere della spada incantata sembrava del tutto inutile contro di lui, in grado di replicare perfettamente lo stile e le mosse del giovane guerriero. Ma non intendeva cedere, né arretrare; ormai aveva fatto la sua scelta.
Poi Kuno fu colpito al fianco, e la situazione precipitò. La spada di Nul aveva infine trovato un varco nella sua difesa, e non aveva esitato ad arrecargli un enorme dolore. Kuno fu respinto e cadde a terra, sanguinando copiosamente.
« Bene... è stata davvero una sfida degna di questo nome » dichiarò Nul, torreggiando minaccioso su di lui. « Ma è tempo di mettere la parola “fine” a questa storia. Sii felice, Kuno, perché il tuo nome sarà ricordato per l’eroismo che hai dimostrato questo giorno. »
E sollevò la spada, pronto a dargli il colpo di grazia.
« Nooooooo! »
Nul si voltò, ma troppo tardi. Nabiki, venuta fuori dal suo riparo, lo colpì alle spalle con una sedia, talmente forte da romperla e gettare l’incappucciato a terra. La ragazza lo guardò furibonda, senza mollare la presa dalla sua arma improvvisata.
« Stà lontano da lui, maledetto bastardo! » gli urlò contro.
« Nabiki, no... stà indietro » sussurrò Kuno, sofferente. « Scappa... tu devi... vivere! »
« E lasciarti qui mentre lui ti ammazza? Scordatelo! »
Nel frattempo Nul si rialzò. La sediata non gli aveva fatto un graffio, infatti tornò in guardia come se nulla fosse accaduto... ma il suo bersaglio, ora, era Nabiki.
« Hai fatto la tua scelta, Nabiki Tendo » mormorò, puntandole la spada alla gola. « Permettimi dunque di decidere il tuo destino. »
L’urlo improvviso di Kuno attirò la sua attenzione. L’impavido guerriero si era rimesso in piedi, scagliandosi su Nul in un ultimo, disperato attacco. L’incappucciato lo intercettò, e le due spade si incrociarono; si udì un forte clangore che echeggiò in ogni direzione, seguito da una luce abbagliante.
E quando il bagliore cessò, e la spada di Kuno cadeva al suolo in frantumi, era cambiato tutto.
Kuno si guardò intorno con aria confusa. La fortezza oscura in cui si trovava un attimo prima era sparita, lasciando il posto a un moderno ufficio in pieno centro; il silenzio regnava assoluto mentre riconosceva Nul e Nabiki, davanti a lui. Improvvisamente si rese conto di non provare più dolore al fianco, dove la spada del nemico lo aveva colpito; la ferita, infatti, era sparita... come se non l’avesse mai avuta.
« Ma cosa... cosa è successo? » disse, più sconvolto che mai.
« Semplice... ti sei svegliato » rispose Nul. « Il sogno dell’impavido guerriero è finito, e sei tornato alla realtà. La spada che ti ho donato » e indicò ciò che ne restava a terra « ti ha fatto vivere in una sorta di illusione da me realizzata... e mi è riuscita bene, ammettilo. Hai creduto davvero di essere un eroe leggendario che si batte per la sua principessa, e sei arrivato fin qui sotto tale influsso. Però abbiamo lottato sul serio... ed è stato uno scontro davvero epico. »
Kuno rimase senza parole. Non si poteva dire che avesse capito tutto, perché non era mai stato un tipo molto sveglio.
« Ma che significa? » intervenne Nabiki, rivolta a Nul. « Credevo che tu volessi uccidere Tatewaki... non è più così? »
« Non è mai stata mia intenzione ucciderlo, in verità » ammise l’incappucciato. « Il tuo rapimento era solo una messinscena per incontrare Kuno e concedergli questa occasione. »
« Cosa? » fece Kuno, sempre più incredulo. « Ma tu chi diavolo sei? E perché hai voluto incontrarmi? »
« Il tuo scarso quoziente intellettivo non ti rende in grado di capire chi sono, ma per il resto posso accontentarti. Io ti ho concesso una grande occasione, Tatewaki Kuno: l’opportunità di affrontare la sfida più grande della tua vita e di uscirne vittorioso... in altre parole, uno scontro epico. Era quello che hai sempre voluto, e finalmente l’hai ottenuto grazie al mio aiuto; e ora che la tua illusione è spezzata, sarai in grado di relazionarti con questo mondo reale come tutti quanti. Sarai un uomo migliore, te lo posso assicurare. »
Detto questo, tornò a guardare Nabiki, che in quel momento condivideva l’incredulità di Kuno.
« Mi dispiace di averti coinvolto in questa storia » disse in tono piatto, « ma era necessario allo scopo. Inoltre posso dire di aver aiutato anche te, perché ora vedi le cose da una nuova prospettiva e comprendi ciò che è veramente importante per te... lo ha dimostrato la tua sediata di poco fa, in effetti. »
Nabiki non mutò espressione, ma non poté fare a meno di annuire. Nul diceva la verità... nel giro di un attimo – il tempo di compiere quella scelta che avrebbe potuto rivelarsi fatale – lei era cambiata. In meglio. Così si avvicinò a Kuno per abbracciarlo, appoggiando la testa sulla sua spalla; lui rimase spiazzato da quel gesto, ma poi ne fu felice... dopotutto, aveva fatto tutta quella strada per lei.
« Tu hai fatto tutto questo per noi? » chiese Kuno. « Ma perché? »
Nul non rispose subito, occupato com’era a raccogliere i frammenti della spada. Questi divennero cenere tra le sue mani, che spazzò via con un soffio.
« L’ho fatto perché volevo aiutarvi » disse infine. « Volevo che faceste la cosa giusta. Ma un tipo come te, Kuno, poteva svegliarsi solo dopo aver vissuto sul serio la sua illusione; e una come te, Nabiki, doveva temere per la propria vita prima di rendersi conto di come l’avesse impiegata. Non mi aspetto ringraziamenti, ho fatto ciò che era necessario; e ora che la sfida si è conclusa, posso andare. »
E voltò loro le spalle, senza aspettarsi nulla come aveva detto. Fece alcuni passi, poi si fermò.
« Un’ultima cosa, Kuno » disse, tornando a guardarlo. « Voglio almeno provarci, finché sono qui... la ragazza con il codino che ti piaceva tanto era in realtà Ranma Saotome. Una maledizione lo trasformava in ragazza ogni volta che si bagnava con l’acqua fredda. Magari è la volta buona che questa storia ti entri nella zucca. »
Kuno ammutolì per lo stupore, e rimase così mentre Nul svaniva nel nulla davanti ai suoi occhi. Pochi attimi dopo si ricordò della persona al suo fianco, e allora si voltò a guardarla. Nabiki non si era staccata da lui per tutto il tempo.
« Stai... stai bene, Nabiki? »
« Sì » disse lei con un sospiro. « Adesso sto bene. Grazie, Tatewaki... sei arrivato fin quassù per me. Grazie! »
Kuno sorrise, e istintivamente posò la sua mano sulla guancia di Nabiki, accarezzandogliela. Lei rispose alla carezza stringendogli la mano a sua volta, chiudendo gli occhi per godersi quel piccolo attimo di intimità. Ci sarebbe stato tempo per parlare, per perdonarsi a vicenda e ricominciare daccapo... ma per il momento era sufficiente quel silenzio a sistemare tutto.
Quando per entrambi fu il momento di andare, i due ragazzi lasciarono l’edificio, senza staccarsi nemmeno per un secondo. Solo allora Kuno si rese conto che la sua corsa per la salvezza di Nabiki aveva provocato spiacevoli conseguenze all’ordine pubblico: una folla di persone era radunata fuori dall’edificio, tra cui c’erano numerosi agenti di polizia e persino un cavallo.
« Tatewaki... ma che diavolo hai fatto? » chiese Nabiki, esterrefatta.
Kuno non riuscì a rispondere, ma nel frattempo un poliziotto venne loro incontro.
« Voi! Che cosa è successo là dentro? Abbiamo ricevuto una segnalazione su un’intrusione e un possibile attentato! »
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata imbarazzata.
« Va tutto bene, agente, la situazione è di nuovo sotto controllo » disse Kuno, cercando di usare un tono professionale. « Un pazzo ha cercato di farla franca prendendo la mia ragazza in ostaggio. Sono riuscito a liberarla dalle sue grinfie, ma quel criminale è scappato di nuovo. Ora il palazzo è di nuovo sicuro, potete stare tranquilli. »
« È vero » aggiunse Nabiki, per confermare la versione dei fatti.
« Ma bene! » disse un altro poliziotto giunto sul posto. Aveva un’aria estremamente severa, come se stesse per esplodere. « Ecco l’idiota che mi ha rubato il cavallo e ha percorso sette isolati come un forsennato! A momenti rischiavi di provocare un incidente stradale con la tua bravata! Qui parliamo di aggressione e furto a un pubblico ufficiale... passerai grossi guai per questo, ragazzo. »
Kuno sgranò gli occhi, incredulo, e fissò il cavallo che stava poco lontano. Non si era reso conto di cosa avesse fatto in realtà mentre raggiungeva l’edificio, a causa dell’illusione in cui era caduto; dunque aveva davvero cavalcato, ma a danno di molti ignari cittadini. Non voleva nemmeno sapere cosa avesse fatto in realtà, mentre credeva di affrontare un drago.
Un tempo avrebbe reagito male a qualsiasi provocazione, perfino a quella di un poliziotto... ma quei tempi erano ormai finiti.
« Capisco, agente » disse, inchinandosi rispettosamente. « Mi rendo conto di aver commesso reato e messo a rischio l’ordine pubblico. Ho fatto questo per una giusta causa... la mia amata era in pericolo e dovevo salvarla ad ogni costo; alla luce di questi fatti vi prego di accettare le mie scuse, e  sono disposto a pagare i danni che ho provocato con la mia irruenza. Parola di Tatewaki Aristocrat Kuno. »
I due agenti si scambiarono un’occhiata incerta, poi annuirono nello stesso momento.
« Bene, allora » disse uno di loro con un sorriso. « Se volete seguirci compileremo un rapporto dettagliato sull’accaduto, signor Kuno... e naturalmente vi manderemo il conto da pagare. »
« Senz’altro. »
E i due ragazzi s’incamminarono verso la folla, seguendo gli agenti che si occupavano di riportare l’ordine nella zona. La storia fu risolta in breve tempo per il meglio: Kuno e Nabiki furono liberi di andare, e di tornare alla loro vita... una vita che erano pronti a trascorrere di nuovo insieme, ora che avevano aperto gli occhi. Entrambi avrebbero messo la testa a posto, dicendo addio a un mondo di spade e di denaro... per concentrarsi su qualcosa di molto più importante: la famiglia.
« Continuo a non capire » disse Kuno quella sera, di ritorno a casa. « Se quello che ha detto Nul è vero, come faceva Ranma a diventare una ragazza? »
Nabiki ridacchiò, divertita.
« È una lunga storia, mio eroe » gli rispose, abbracciandolo di nuovo. « Vuoi che te la racconti? »
« Sì... però domani » sussurrò Kuno, appoggiando la propria fronte sulla sua, regalandole un piccolo bacio.
Ci sarebbe stato tempo per ogni cosa, lo sapevano entrambi. Ma per il momento era sufficiente, restare insieme senza dire nulla; era ciò che contava più di tutto, ritrovarsi dopo uno scontro epico.
   
 
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