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Autore: roseinwonderland    04/10/2015    1 recensioni
“Vedo che non è mai venuta. E questo mi dice ogni cosa.”
“Allora perché è venuta proprio lei a chiamarmi? Poteva venire chiunque altro.”
[fanfiction Loki/Nuovo personaggio][Leggete solo se avete visto entrambi i film!]
--->ATTENZIONE! Questa ff non tiene ASSOLUTAMENTE conto degli avvenimenti di un futuro Thor3!
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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NOTA DI PRELETTURA
Duelli, sangue sulle pareti, qualche ricordo di Meridia solo per voi.| Copertina---> http://alicebloomsburypotter.tumblr.com/image/86007313604

Quasi uguali


“Potresti leggermente spostarti? Mi..stai-…schiacciando…”
La voce era flebile e soffocata. Loki finalmente scostò lo sguardo dal suo viso, dove aveva indugiato ancora per qualche secondo dopo la fine della melodia, e si tirò indietro, liberandola dal suo peso. L’asgardiana si rialzò,  lentamente, sussultando non appena uno dei livido sfiorava qualcosa; il labbro graffiato, i tagli sulle guance e le ferite varie su braccia e gambe le davano un aspetto malconcio e sfatto. Due occhi verdi veloci la controllarono da capo a piedi, saltellando impazienti da ogni colpo che capeggiava sul suo corpo. Il moro si avvicinò a lei in fretta, le mise i palmi delle mani sulle braccia e li passò delicatamente, appena sollevati, sulle macchie violacee. Lasciò la pelle intatta com’era prima.
“Grazie.”
“Non ho finito.” Si accostò ancora più vicino. “Togliti l’armatura.”
“Non mi sembra il caso né il momento adatto per far-“
“Fallo. Subito.” Il suo fare era sbrigativo, ma non aggressivo. In ogni caso non avrebbe accettato sicuramente un rifiuto.
Meridia sbuffò e slacciò il corpetto: anche sulla pelle nivea del petto, sotto le curve morbide dei seni e sul ventre c’erano innumerevoli ferite ed escoriazioni, quasi fossero decorazioni sulla pelle chiara. Velocemente Loki curò ogni ferita, anche se piccola e insignificante, con metodo e pazienza. Il suo fare così calmo e concentrato la tranquillizzò: le ricordava così tanto se stessa nella sala d’addestramento, mentre imparava ad affilare la spada. Era così assorta da doversi scuotere per riprendersi: di colpo scostò il dio da quello che stava facendo.
 “Il tempo non gioca a nostro favore.” Lui alzò lo sguardo oltre il suo viso e le sue spalle. Le  profonde iridi smeraldo erano così infinitamente tristi, mentre scivolavano dietro di lei, fisse su un punto che alla ragazza sfuggiva ancora.
Sapeva che qualcosa non andava, e che lo avrebbe scoperto nel giro di qualche istante ma
 
non voleva scoprirlo, perché in fondo lo aveva già capito.
 
Si voltò lentamente. Lo sguardo le cadde sull’ombra scura appoggiata al muro, gli occhi chiusi, immersa in un’elegante e lieve macchia rossa.
Il corpo di suo padre era leggero contro il muro, lo sfiorava soltanto. La posizione era così naturale, pensò: un vecchio dipinto sulla parete, addormentato. Il rosso scuro del sangue avvolgeva la sua figura, mentre si espandeva lento sul pavimento nero, avvolgendo mani e piedi di suo padre. Nero sullo sfondo, la sua pelle chiara e fredda, che ormai aveva perso il colorito vivo, il carminio del pavimento; tutto sembrava arte, opera di un artista.
 Meridia chiuse gli occhi, e impresse quell’immagine nella sua mente.
Il funerale non avrebbe mai avuto luogo: nulla oltre quel momento, non c’era modo. E lei non voleva dimenticarlo, non poteva dimenticarlo; quando riaprì gli occhi, il suo braccio era già alzato, e in fretta diede fuoco al cadavere con un leggero movimento della mano. Questo crepitò per qualche secondo, poi non rimase che cenere e qualche macchia bordeaux sul pavimento vecchio e graffiato. 
Abbassò la mano, e si diresse verso la porta senza voltarsi. Il dio degli inganni la guardò allontanarsi, e non aveva nulla da dire: ma poteva agire ancora. Con un gesto sinuoso delle dita uno sprizzo verde ricoprì il muro, e il rosso del sangue sparso divenne un bellissimo arabesco intricato. Un fiore rossastro, tracciato minuziosamente dalla magia, decorava ora quella che era una tomba.
Ma non era abbastanza.
Quel luogo non avrebbe mai dovuto esser toccato o cambiato. Loki uscì a sua volta e sigillò la porta con la magia; niente l’avrebbe scalfita o aperta in alcun modo. Si girò verso Meridia, e lei ricambiò il suo sguardo con profonda malinconia mista a gratitudine: non era molto, ma neanche ciò che lui le aveva donato meritava tanto di più. L’atmosfera opprimente del luogo ora gli sembrava ancora più oscura, e il futuro che li aspettava sicuramente ancora più incerto.
 
***

 
“Papà?”
“Sì, piccola?”
“Perché le montagne sono così luminose?”
Era una giornata calda estiva, nella valle dove abitavano. Il padre si voltò verso le cime che circondavano la vasta pianura rossastra: la catena montuosa, benché lontana, quel giorno pareva a pochi passi, tanto era limpido il cielo;  i  giganti di pietra argentea splendevano seduti  sotto il sole, gioielli appena lucidati.
“Beh, dicono tutti che è merito delle rocce di cui sono fatte.” S’interruppe, fissandosi sulle punte dei monti brillanti. “Non è così in realtà.”
La piccola bimba bionda, di non più di 5 anni, zampettò con gli occhi accessi di curiosità fino al masso dove era seduto Zwingli; aspettava risposte, e non avrebbe accettato meno di una bella storia.
“Una vecchia leggenda dice che nel montagna vi abita un vecchio, anziano più di tutto il villaggio assieme.”
“Perché è così vecchio papà?”
“Beh non è mica sempre stato un vegliardo lui! Un tempo era giovane, proprio come tutti noi. E fece un bellissimo sbaglio.”
“Ma sbagliare non è brutto?”
“Sì, ma non sempre: il suo sbaglio era il più meraviglioso che si possa fare, Meridia. Vedi, lui s’innamorò di una donna bellissima, incredibilmente saggia e col sorriso più dolce dell’universo intero.”
“Il più dolce?” La bambina aveva un’aria di rimprovero.
“Okay, il secondo più dolce naturalmente, dopo quello di tua madre naturalmente.”
La moglie in quell’istante  avvolse con le braccia il collo del marito, che si girò e le diede uno sfuggevole bacio a stampo, mentre lei sorrideva. Meridia sbuffò, impaziente di sentire il resto del racconto,  e sua madre rise.
“Sarà meglio che finisca, o è probabile che nostra figlia non ci rivoga più la parola.” Si riassestò a sedere e si schiarì la voce, quindi continuò a narrare.
“Ebbene, il nostro giovanotto innamorato, scoprì una cosa che gli diede la gioia più infinita: lei lo amava allo stesso modo, se non di più. Ii due passarono anni felici, i più felici delle loro vite insieme. Ma niente è destinato a durare troppo a lungo, ed ecco che un giorno la donna, una mattina d’autunno, scomparve.”
“Scomparve? Dove andò?”
“Ecco, non sparì proprio del tutto: lasciò un messaggio, in giardino, un fiore del colore del cielo. E lui capì: la sua donna infatti era arrivata dal cielo, non era come tutti gli altri noi comuni uomini. Scesa dalle nuvole, era stata reclamata di nuovo lassù. Ma mai abbandonò la speranza d rivederla, e decise allora che, pur di rivederla, era disposto a salire nella volta azzurra del cielo.”
“E lo fece?”
“Beh, le montagne ora ci sono, e sono le più alte della regione.”
Meridia rimase pensierosa per un po’, poi scosse la testa insoddisfatta:”Non mi hai ancora detto perché le montagne brillano!”
“Eppure pensavo fosse chiaro! Che sbadato!” Alzò gli occhi al cielo sconsolato. “Se fossero grigie tesoro, come farebbe la bella amata a sapere che quaggiù lui  la sta ancora aspettando?”
 
Quanto avrebbe voluto essere lontana da lì Meridia, lontana da quegli atti d’eroismo; per anni aveva desiderato un’occasione come quella, e ora che l’aveva l’avrebbe scambiata con qualsiasi altra cosa. Una casa, la sua famiglia, non aveva più nulla. L’ultimo legame di sangue che avesse mai avuto era stato tranciato quando Loki aveva chiuso quella porta dietro di loro.
Loki. Non era sicura sul perché fosse lì ora, a condividere il suo suicidio in quel pianeta ostile. Lo aveva tradito, lo aveva rinchiuso, lo aveva umiliato con i suoi stessi inganni: perché si ostinava tanto con lei?
Perché tutti si erano sempre ostinati tanto con lei?
“Perché fate tutti così?” la domanda le scivolò involontariamente fuori dalle labbra.
“Così come?”
“ I testardi. Non mollate mai, qualsiasi sia il prezzo, voi asgardiani lo pagate comunque.” Fece una pausa. “Perché non rinunciate mai?”
“L’eternità è lunga senza far mai nulla. La noia uccide.”
Lei s’incupì leggermente di fronte a quell’ironia quasi sadica. “Apprezzi ancora troppo le battutine per i miei gusti.” Si girò di colpo verso di lui. “ Seriamente, perchè sei qui? Potresti semplicemente andartene. Non sei nemmeno asgardiano.”
“Neanche tu.”
Lei non seppe più cosa rispondere, e Loki sorrise lievemente, divertito.
“Sono qui perché ho terminato tutto.” Aveva iniziato a parlare di colpo, come avesse un pubblico invisibile davanti gi occhi. “Guerre, missioni, addestramento, famiglia. La vita stessa è al termine per me.”
Lui la prese per le spalle e le strinse tra le due dite sottili.“La vita può terminare in molti modi.” Sospirò.”La tua vita, Meridia, può terminare in un altro modo. E’ per questo che sono qui: farti cambiare idea.” La affiancò e la guardò con un’espressione ancora divertita, ma velata di una profonda tristezza. “Secondo una terminologia umana, potrei dire che sono la tua babysitter.”
E incredibilmente, dopo queste poche parole, e qualche attimo di smarrimento, lei si mise a ridere di cuore, cercando di soffocare le risa per non attirare le guardie di palazzo.
“Beh, in questo caso è evidente che non ti pagano adeguatamente.”
Anche lui rise.“Questo è più che sicuro.”
Camminando veloci lungo i corridoi avevano raggiunto quello che cercavano: la sala del trono si stagliava immensa dinnanzi a loro, proiettando un lungo cono di luce nella penombra. Dall’interno proveniva una voce melliflua, che parlava lentamente nel silenzio.
***
 
Moroi era stanco di aspettare: da quando era arrivato su quel maledetto pianeta era rimasto circondato da scomodità e riverito da un branco di incompetenti. Tre settimane. Tre settimane e il portale non era stato riparato; l’attesa era snervante, e noiosa da morire. Il generale davanti a  lui continuava a ripetere che serviva più tempo.  Come se non ne avesse avuto in abbondanza, se non troppo. Lo scacciò malamente con la mano, e questo, allarmato, fuggì di corsa dalla sala. Vigliacco senza cervello. Se non fosse stato per l’incredibile potenza delle loro armi, probabilmente avrebbe giù cambiato esercito. Ma purtroppo questo era unico nel suo genere.
Un rumore di passi decisi catturò la sua attenzione, e ilo suo sguardo con essa.
“Fratellino, quale delizia rivederti… Vivo.” Loki avanzava nella stanza, il petto bluastro scoperto e gli occhi fiammeggianti. Moroi rivolse gli occhi a Meridia, che seguiva a poca distanza, tomahawk alla mano. Aveva insistito molto per cercarlo nella sala delle armi lungo la strada, e Loki non aveva saputo fermara in alcun modo . “E tu. Sei stata una delusione quasi in tutto; fortunatamente ho già estratto tutta l’energia necessaria per il portale, e , con somma gioia,  posso liberarmi di entrambi.”
Si alzò lentamente dal trono,con lo scettro rifulgente di energia. Sorrise. “Sarà quasi un piacere farlo.” Scosse la testa e rivolse gli occhi alla guerriera. “Peccato che non mi sa divertito così anche con il tuo paparino.”
Uno scintillio e il tomhawk scivolò istantaneamente nell’aria, sibilando, dritto verso la testa del gigante di ghiaccio. Ma, un secondo prima di decapitarla di netto, rallentò e s’immobilizzò nell’aria, per poi cadere rumorosamente a terra.
L’attimo di calma e quiete durò meno di un secondo, poi Moroi ridacchiò.“Davvero pensavi che sarei morto così facilmente? Mi sento quasi insultato.” Alzò  un braccio con un lieve scatto, e un fulmine scaturì dal suo palmo, colpendo la guerriera in pieno petto: rotolò via come una bambola di pezza.
“Basta giochetti.” Il dio degli inganni s’intromise improvvisamente,  puntò dritto al cuore del fratello e colpì.
Senza alcun effetto se non quello di spostare un po’ d’aria prima che il gigante le parasse con un gesto della mano. Quest’ultimo fece un sorrisino sornione: “Ora è il mio turno?”
Una raffica di scariche elettriche si lanciarono a folle velocità verso Loki, che le parò però senza troppa difficoltà. Subito un lampo verde acceso lasciò le sue dita, ma anche questo a volta si dissolse prima anche solo di toccare Moroi.
 Lo scambio di colpi divenne sempre più veloce, più veloce, finché la sala non fu un turbinio di colori ed esplosioni di luce che mandavano ogni cosa in frantumi.
Erano pari.
Pari a forza, pari a velocità. Quasi pari in tutto.
 
Il gigante di ghiaccio  si voltò di scatto.
“So a cosa stai pensando fratellino e no. Non siamo uguali. E ora te lo dimostrerò.”
Puntò il raggio verso il corpo svenuto di Meridia, e colpì senza esitazioni.



ANGOLO DELL’AUTRICE
Passato tutta l'estate e l'inizio scuola, rieccomi su EFP. Scusate la pausa cosììì lunga, e spero che il capitolo vi piaccia , per quei pochi e solitari che ancora mi seguono e non si son stufati! A voi un abbraccio strizzone *^* Grazie di tutto, senza di voi questa storia non esisterebbe <3
   
 
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