Serie TV > Doctor Who
Ricorda la storia  |      
Autore: Occhi di nebbia    04/10/2015    3 recensioni
Il tempo passava e lui viaggiava come aveva sempre fatto.
Stella dopo stella, pianeta dopo pianeta, vedeva mondi che aveva sempre sognato di trovare.
Solo uno gli era interdetto. Solo uno.
L’unico che gli interessasse davvero.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
A THOUSAND TIMES GOODNIGHT

 

“Gli eroi sono coloro che hanno fatto
quello che era necessario fare,
affrontandone le conseguenze.”
 

 

Non dorme quasi mai, il Dottore.
Viaggia continuamente senza sentire il bisogno di fermarsi.
Non dorme quasi mai. Quasi.
Le palpebre pesanti si chiudono, ma la morsa nel petto non si allenta.
Passerà, passa sempre.
Sicuro che passerà questa volta?
C’è una voglia di sogni che tormenta il Dottore, una voglia di bei sogni che parlino di lei.
Vorrebbe tornare indietro e questo è l’unico modo per farlo; il suo Tardis non può nulla.
Non questa volta.
Chiederle scusa, questo vorrebbe.
Per averla lasciata indietro.
Di nuovo, Dottore, per averla lasciata indietro di nuovo.
È meglio così, pensa.
Meglio per lei.                  (Meglio per lui?)
Le ha finalmente dato un lieto fine. Con lui, ma senza di lui.
L’ha salvata da quello che le sarebbe potuto accadere, le ha regalato un futuro.
Ti basta? Ti basta saperla al sicuro per essere felice?
No, non gli basta e il Dottore lo sa bene.
Si dice che i suoi desideri non sono importanti. Mente, mente a se stesso.
Brucia dentro e si consuma; è come una candela che ad ogni addio si fa sempre più corta, sempre più vicina alla fine. È stanco, talmente stanco di consumarsi che si chiede se non provare nulla sia meglio.
Sarebbe meglio?
Forse no, ma chi lo sa? Di sicuro un cuore solo sarebbe anche abbastanza.
Gli uomini dicono che il tempo guarisce ogni ferita.
Lui è il Signore del Tempo, eppure non capisce, non sa come curare le sue ferite.
Pensa troppo, il Dottore, ha troppe responsabilità sulle spalle.
Ogni viaggio è una missione e ogni amicizia è rischio.
Rischio di ferire di nuovo.            (Rischio di ferirsi di nuovo.)
Ne ha quasi abbastanza di pensare. Di riflettere su ogni cosa, su cosa è giusto e su cosa è sbagliato, su cosa dovrebbe fare e su cosa non dovrebbe fare.
Vuole, per una volta, fare ciò di cui ha bisogno. Ma ciò di cui ha bisogno è su un altro pianeta, un mondo parallelo. Perché l’ha portata indietro? Ancora non lo capisce.
Potresti andarci, Dottore, solo un altro sole da sacrificare. Ne vale la pena?
Si, per lei tutto vale la pena. Ma sarebbe giusto? Stravolgerle la vita così, di nuovo?
Ed ecco, ancora una volta, giusto e sbagliato.
Non te ne libererai mai, Dottore?
No, non succederà. Il Dottore fa sempre quello che è giusto fare, costi quel che costi.
La fine arriverà, ma lui non sarà mai pronto. Vuole che tutto questo finisca e che le sue ferite si chiudano, ma non riesce a non pensare che l’addio più difficile sarà quello a se stesso.
Un addio al Dottore che è stato per dare il benvenuto a colui che verrà.
È stanco.
È immensamente stanco degli addii che lo annientano ogni volta di più.
Stanco e furioso con se stesso.
Scaglia un pugno rabbioso contro la ringhiera del suo Tardis. Poi un altro. E un altro ancora.
Il dolore fisico cancella il peso nel petto, lo fa sembrare insignificante mentre le lacrime si fanno strada sul suo viso senza che lui possa fermarle. Cade a terra, in ginocchio. Poggia la guancia sul pavimento freddo del suo Tardis e rimane così, rannicchiato, con la forza solo di fissare il vuoto ormai sfuocato dalle lacrime.
Dottore, come ti sei ridotto?
 
Così, sfinito, il Dottore si addormenta con il volto bagnato e la speranza di un bel sogno. Sa che ha barato questa volta, ha fatto più di quello che doveva fare. Ha fatto anche un po’ quello che desiderava: un addio come si deve.
Mezzanotte è passata e lei avrà trovato il messaggio silenziosamente riposto nella tasca della sua giacca blu.

 
 

Cara Rose,
 
c’è un giorno, nell’universo, in cui si festeggiano gli amori passati, presenti e futuri.
Gli amori impossibili e quelli, invece, destinati a durare.
Ma non c’è giorno per il nostro amore, perché ogni giorno sarai in me.
Partirò e viaggerò ancora.
Andrò dove ho sempre sognato e in ogni stella vedrò te.
Perché tu brilli Rosie, non lo vedi?
Tu brilli come una stella.
La mia stella.
Hai un futuro ora che io non avrei mai potuto donarti.
Avrei voluto, ma ho scelto questo modo per renderti felice.
Sii felice, Rose, fallo per me.
Ogni sera, lo prometto, ti penserò.
Ogni sera, come oggi,
nel mezzo dell’universo,
scriverò,
sussurrerò e
urlerò
mille volte buonanotte, amore mio.
 
Il tuo Dottore.

 
 
 
 
 
Grazie ad A. perché c'è sempre quando ho bisogno che legga una mia storia, perché mi dice sempre quello che pensa e quello che ho bisogno di sentirmi dire. C'è un motivo se io e te siamo amiche. Gli scleri per Doctor Who sono uno di questi.  
 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: Occhi di nebbia