Serie TV > Arrow
Ricorda la storia  |       
Autore: Jessy Pax    04/10/2015    2 recensioni
"Si aggiustò il cappello grande e rosso, come il colore delle sue labbra, aprì la portiera e mise subito un piede fasciato nello stivaletto sullo scalino dell'automobile. L'autista, che guidava la Ford nera ed oro, le fu subito accanto per aiutarla a scendere. Felicity poggiò la mano avvolta nel guanto di pizzo nero in quella più anziana del gentiluomo e, quando con un piccolo saltello fu fuori, prese un respiro profondo chiudendo gli occhi. L'aria era intrisa di odore di mare e fumo. Fissò estasiata il transatlantico più immenso che avesse mai visto: il Titanic."
Fan Fiction crossover/AU tra i mondi di Arrow e Supernatural. Ispirandomi su fatti reali e dal film del 1997, mi è saltata in testa questa idea. Potendo così scrivere anche della mia crackship: Dean/Felicity.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dinah 'Laurel' Lance, Felicity Smoak, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Transatlantic

 






                                                       

L'immagine è solo a scopo indicativo ed illustrativo.









10 Aprile, 1912

 

 

 

 

 

Cercare un'uscita da questo mondo di tradizioni, formalità e buone maniere non era facile e Felicity lo sapeva bene. Nonostante la Belle Epoque, i giorni le sembravano tutti uguali, noiosi, privi di entusiasmo. O, molto probabilmente, il suo animo era assopito nel'attesa di vivere il suo momento.
Un numero considerevole di persone erano urlanti e agitate lì al porto di Southampton, salutavano i loro cari con le braccia alzate e i bambini stretti al petto. Felicity, curiosa, diede una rapida occhiata a quella nave che le sembrò troppo grande, troppo maestosa ma infinitamente libera. Rappresentava la sua libertà che, sperò, di raggiungere definitivamente. Il Regno Unito le piaceva, era interessante sotto un punto di vista artistico ma troppo legato alle apparenze ed era proprio questo che la faceva sentire in gabbia; le mancava la sua America.
Si aggiustò il cappello grande e rosso, come il colore delle sue labbra, aprì la portiera e mise subito un piede fasciato nello stivaletto sullo scalino dell'automobile. L'autista, che guidava la Ford nera ed oro, le fu subito accanto per aiutarla a scendere. Felicity poggiò la mano avvolta nel guanto di pizzo nero in quella più anziana del gentiluomo e, quando con un piccolo saltello fu fuori, prese un respiro profondo chiudendo gli occhi. L'aria era intrisa di odore di mare e fumo. Fissò estasiata il transatlantico più immenso che avesse mai visto: il Titanic.
«Felicity, ti guardano tutti. Ci metterai in ridicolo di fronte alle signore della prima classe, come ti avevo già detto.» Felicity si voltò con un sorriso divertito verso la sua sorellastra Laurel Lance. Suo padre, Quentin, due anni prima si risposò con la mamma di Felicity, essendo rimasti vedovi entrambi e conoscendosi ormai da tanto tempo, pensarono che fu una buona occasione per consolidare la loro amicizia in qualcosa di più. Felicity Smoak adorava il suo patrigno ma non aveva un ottimo rapporto con la sorella acquisita; il loro carattere era troppo diverso. Laurel rispettava le tradizioni, non osava eccedere e non le passava nemmeno per la mente di farsi notare e creare voci su di se. Felicity guardò il proprio abbigliamento sollevando le spalle; indossava un redingote maschile e nessuna donna di quell'epoca avrebbe mai voluto anche solo provare un simile vestiario.
«Non devi preoccuparti, Laurel. Mi guarderanno con invidia, perché questo redingotte sta meglio a me che ai loro mariti.» Laurel divenne paonazza sia per la vergogna che per la rabbia nel sentire la risposta di Felicity. La signorina Lance indossava un tailleur a doppio petto bianco con rifinuture nere e rendeva la sua intera figura esile e slaciata fin troppo austera.
«Mia cara, c'è un enorme transatlantico davanti ai tuoi occhi e ti premuri dell'abbigliamento della nostra Felicity?» Sam Winchester, avvocato e presto marito di Laurel, arrivò accanto alle ragazze con un gran sorriso sulle labbra. Si mise il cilindro in testa, facendolo sembrare ancora più alto del suo metro e novanta, e prestò il braccio alla propria fidanzata. Sam era un bravo ragazzo e Felicity, a volte, si chiedeva se era ancora convinto di sposare Laurel. Se avesse cambiato idea non lo avrebbe di certo biasimato.
«Dovrebbe imparare a conformarsi alle persone, indossare capi idoneei e femminili. Non voglio che i nostri amici aristocratici parlino di lei come una rivoluzionaria... o peggio.» Sua sorella era proprio terrorizzata dall'idea di dover ascoltare voci di pettegole che si divertivano a creare storie inventate sulla ragazza bionda. Laurel si guardò intorno e, schiarendosi la voce, spostò una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio aggrappandosi al braccio del suo amato.
«Sono uno spirito libero, sorella. Dovresti fartene una ragione.» A Felicity non le importava nulla di ciò che pensava la gente di lei. Iniziarono a camminare per raggiungere la nave e la ragazza si voltò per togliere una valigia piccola dalle mani dei facchini «Questa la prendo io.» Con un sorriso gentile tolse un peso a quei poveri ragazzi; all'interno di quella borsa c'era il suo mondo fatto di bulloni, chiavi inglesi e qualsiasi altro aggeggio per la meccanica.
Sam rise «È proprio come mio fratello!»
«A proposito di tuo fratello... ha intenzione di presentarsi sul Titanic o preferisce restare in qualche bordello sudicio di Southampton?» nella voce di Laurel si percepiva chiaramente il disappunto e anche risentimento nei confronti del fratello di Sam. Felicity non lo aveva mai conosciuto, a quanto pareva non amava le riunioni di famiglia.
Sam scosse la testa sollevando le spalle e diede dei piccoli buffetti sulla mano guantata della sua futura sposa «Dean verrà al nostro matrimonio, non temere.»
«Vorrei vedere! Oliver Queen è stato così magnanimo nell'estendere l'invito per il viaggio anche a lui, non vorrei che gli mancasse di rispetto non presentandosi. Temo più questo che non vedere il mio futuro cognato al nostro matrimonio.» Laurel era incorreggibile e a Felicity le procurò una leggera nausea. Era così appigliata alle apparenze che dubitò del fatto che prima o poi capisse che la vita andava oltre questo.
«Sono sinceramente curiosa di conoscere Dean Winchester. Da come ne parla Laurel sembra una canaglia.» esortò Felicity.
Sam sorrise guardingo e annuì velocemente «È più un demonio che una canaglia. Non riuscirete a legare, lui non apprezza particolarmente quelli come noi.»
Felicity fissò Sam con la fronte aggrottata. Non sapeva se sentirsi offesa per averla inclusa in “quelli come noi” o per Dean – che anche se non lo conosceva – , le sembrò esagerata comunque quella descrizione di lui. Un uomo, per quanto vivace fosse, non poteva essere di certo un demonio.
Si misero in fila per salire sulle scale della prima classe e Felicity continuò a pensare che la sua libertà desiderata era sempre più vicina.


 

 

Risate soffocate provenivano dall'ultima stanza del corridoio di quel locale al centro di Southampton. Tutti gli uomini lo conoscevano e tutte le donne facevano finta di non sapere; ma ogni marito rispettabile, almeno una volta nella loro vita, aveva visitato il bordello più frequentato del Regno Unito. Che sia stato per sbaglio o per intenzione, tra gli aristocratici non vi era alcuna distinzione.
Da sotto delle nuvole di lenzuola ingiallite con il tempo, spuntò fuori un ragazzo piuttosto occupato a giocare con la biancheria intima della ragazza che gli stava tenendo compagnia. Ridevano come se non avessero alcun problema, se non quelli futili e imbarazzanti.
«Dean, devi proprio andare?» La ragazza dai capelli rossi si imbronciò stringendo a se le lenzuola.
Il giovane sorrise districandosi dalla presa ferrea delle gambe di lei, saltellò fuori dal letto recuperando goffamente i suoi indumenti «Devo salpare su quella maledetta nave, piccola.» Si abbottonò i pantaloni e con respiro celere cercò di infilarsi anche la maglia di lana e la camicia. Imprecò sotto voce quando vide la rossa gattonare tra le coperte, non poteva proprio restare!
Rise nervosamente e Dean afferrò al volo la sua borsa di stoffa poggiata alla potrona in un angolo «Oh, ti prego non fare così! Prometto che ti scriverò qualche lettera... ti farò avere mie notizie, Julie!» Indietreggiò avvicinandosi alla porta piegando la maniglia «Julie, giusto?» Chiese aggrottando la fronte.
La ragazza si infuriò e balzò sul pavimento cercando di rincorrere il suo amante «Non ricordi nemmeno il mio nome, Dean Winchester!»
Dean uscì in tempo dalla stanza prima che venisse colpito in pieno da un vaso di ceramica. Scosse la testa scontrandosi con la spalla sulla parete di sinistra «Mi dispiace!» Urlò correndo mentre si aggiustava i capelli scompigliati e in disordine.
Altre donne si affacciarono allo stipite delle loro porte, mostrando senza alcun pudore le loro gambe nude, tentando in tutti i modi di afferrare Dean per le braccia e attirandolo in quelle camere della perdizione.
Il giovanotto si agitò ulteriormente quando vide dalla finestra che il Titanic stava ritirando le scalinate, si sarebbe perso il matrimonio del suo fratellino! Doveva fare in fretta, se solo avesse trovato il suo migliore amico!
«Hei, tu! Hai visto un tipo basso più o meno così» fermò un uomo grosso e alto che era uscito appena da una delle stanze e Dean agitò le mani per farsi capire meglio «Grossi occhi blu, viso d'angelo ma un gran figlio di»
«Ti sembro una puttana?» Dean chiuse la bocca quando il tipo dall'accento irlandese parlò.
«Certo che no, signor...» Lasciò in sospeso la frase aspettando che l'altro dicesse il suo nome.
«Benny LaFitte.» Il tono di voce dello sconosciuto non ammetteva repliche e infatti Dean annuì deglutendo a fatica. Quell'uomo aveva uno sguardo strano, come se fosse pronto a sbranarti vivo.
«Dean!» Fortunatamente l'amico che stava cercando, salvò Dean in tempo.
«Jimmy Novak! Grandissimo figlio di puttana!» Jimmy aveva ancora del rossetto stampato sul colletto della sua camicia logora e Dean lo afferrò per un braccio provando a scappare ma l'irlandese bloccò il ragazzo per la spalla. Non ci pensarono nemmeno un po', Dean e Jimmy si voltarono all'unisono e diedero un pugno a Benny, facendolo arretrare di parecchi passi.
«Corri, corri, corri!» esortò gridando Dean.
Scapparono come se la morte li stesse inseguendo e se non fossero usciti al più presto dal bordello, la fine li avrebbe sopraffatti del tutto.
«Dove diavolo ti eri cacciato?» chiese Dean al suo amico che, insieme, si facevano strada tra le persone accalcate sotto la nave intente a salutare e ridere gioiosamente.
«Nello stesso luogo dove eri tu, Dean!» Risero entrambi mentre superavano una donna grassa e con le mani colme di anelli d'oro e bracciali di perle.
«Fanculo!» rispose Dean quando lasciò il braccio del compare per dirigersi verso la scalinata della prima classe.
«Ci vediamo a prua?» domandò Jimmy prima di correre verso la terza classe.
«Puoi scommetterci!» Dean non sapeva nemmeno perché doveva stare con quelli della prima classe, con i pochi spiccioli che aveva in tasca era più opportuno che entrasse nel Titanic con Jimmy ma Sam gli aveva passato il biglietto da “ricco” e non poteva fare altro che seguire queste indicazioni al momento.
Se qualcuno gli avesse detto che un giorno avrebbe messo piedo su un transatlantico del genere, sarebbe sicuramente scoppiato in una grassa risata ma adesso era tutto vero. Era dentro questa imponente signora del mare e non riusciva a credere ai propri occhi.
Ignorando completamente l'uomo che lo rimproverava di essere in ritardo, girò su se stesso saltando come un folletto per il troppo entusiasmo che stava provando «Chissenefraga se sono in ritardo, amico. Sono dentro il Titanic!» era eccitato dall'idea di dove viaggiare per cinque giorni su una nave appena nata, si era promesso di vivere le più disparate avventure su quell'ammasso di ferro. Avventure che non avrebbero visto coinvolti assolutamente ne suo fratello ne quella specie di arpia della sua fidanzata. Per quanto lo riguardava, poteva benissimo vederli una volta arrivati in America. Non gli interesseva interagire con loro e nemmeno conoscere la sorellastra di Laurel Lance. Voleva semplicemente divertirsi in terza classe; lì, dove sapevano davvero cos'era il divertimento!
Un signore con il cilindro nero passò accanto a Dean sussurrando “bifolco” tra i denti; il ragazzo gli mostrò il dito medio sibilando qualche altra parola molto più sgraziata e fuggì portando via con se l'allegria che non lo avrebbe abbandonato presto.

 

 

Felicity non aveva avuto il tempo di ambientarsi sulla nave che già Laurel l'aveva fatta innervosire.
L'aveva trascinata forzatamente nella sala da pranzo per cena, costretta ad indossare uno di quegli abiti da sera che tanto disprezzava e sedersi composta al tavolo in attesa di dare il benvenuto al fratello di Sam.
Sbuffò posando le braccia sul tavolo e, per passare il tempo, prese a studiare con devota attenzione ogni particolare della sala che adornava quella stanza grande e lunga.
Le pareti e il soffitto erano bianchi, donando una particolare luminosità alla grande sala insieme alle plafoniere accese. Le sedie erano rivestite di pelle verde e Felicity si sentì improvvisamente scomoda e a disagio sulla poltrona, emozione che venne spazzata via quando si accorse che il pavimento era orrendo. Piastrelle in linoleum a fantasia rendevano il tono complessivo del salone troppo eccentrico ed esagerato, stonando totalmente con i mobili in rovere.
La maggioranza dei signori della prima classe bisbigliavano e ridevano tra di loro e Felicity scosse la testa per quello sfarzo eccessivo che non faceva assolutamente parte del suo animo.
«Stai diritta con la schiena e non posare i gomiti sul tavolo.» La voce di Laurel interruppe lo studio architettonico che Felicity stava facendo nella mente. Schioccò la lingua sul palato e si avvicinò alla sorellastra per parlarle sottovoce «Ho venticinque anni, Laurel. So come si sta in società.»
«Davvero? A me non sembra. E potevi scegliere un abito più indicato per questa serata.» Laurel serrò i denti guardando con disapprovazione il vestito di Felicity.
La ragazza bionda abbassò gli occhi sul suo abito color melograno di seta e raso, poi sorrise furbamente e spostò i boccoli d'oro di lato «Ringrazia Sam per avermi convinto a non indossare un redingotte. E poi, permettimi, perché devo fare bella figura con Dean Winchester? È la Regina, forse?» A voce poco più alta di un sussurro, permise a Sam, Oliver Queen e la sua compagna Sara di farsi una risata divertita.
«Lasciala in pace, Laurel.» Sam prese la mano della fidanzata e le diede un bacio fugace. Felicity gli sorrise riconoscente e guardò gli altri ragazzi seduti al suo tavolo con una certa soddisfazione personale. «Felicity, se ti fa sentire meglio, sappi che ho dovuto ricattare mio fratello per potersi unire a noi questa sera. È proprio testardo!»
“Non posso biasimarlo!” pensò Felicity e tramutò quel pensiero in un colpo di tosse ironico, bevve un sorso d'acqua dal suo bicchiere di cristallo e lo posò nuovamente sulla tavola; d'un tratto, si ritrovò a stritolare tra la mano il tovagliolo bianco che aveva sulle gambe.
Dean Winchester aveva fatto il suo ingresso in silenzio. Nessuno l'aveva sentito arrivare. Indossava un tight classico ma senza giacca, i capelli scompigliati che gli donava un'aria trasandata. Si sedette accanto a Sam, con il sorriso più irriverente che Felicity avesse mai visto.
«Eccomi qui, fratellino.» Diede una pacca sulla spalla al fratello e con un gesto del capo salutò Laurel: «Principessa di ghiaccio... è un piacere rivederti.»
La donna tese le labbra in una linea retta e si irrigidì sulla sedia «Il piacere è mio, futuro cognato.»
Dean si guardò intorno fischiando a tono basso «E questi qui chi sono?»
Sam si schiarì la voce e iniziò con le presentazioni «Lui è Oliver Queen. Proprietario dell'acciaieria omonima che ha contribuito alla creazione del Titanic e che ci ha permesso di essere qui, ora.»
Oliver, sorridendo, allungò una mano e la strinse a quella di Dean «Piacere di conoscerti, sono onorato della tua presenza questa sera. Sam mi ha parlato molto di te.»
«Spero bene, signor Queen.»
«E lei è Sara Lance, fidanzata di Oliver e cugina di Laurel. È una ballerina e vuole arrivare in America per avere il successo che merita.»
Dean sollevò le sopracciglia e prese la mano della ragazza dai tratti delicati e le baciò il dorso alzandosi dalla sedia «Deliziato, signorina Lance.» Sara si coprì la bocca con la mano libera e arrossì leggermente sulle gote «Vi ringrazio, è un piacere fare la vostra conoscenza.» Non parlava molto ma emanava una dolcezza unica dai suoi occhi.
Laurel distolse lo sguardo per quel gesto di Dean, non lo sopportava per nulla.
Sam, infine, guardò Felicity e sorrise a disagio; sapendo bene che i caratteri forti di lei e del fratello si sarebbero scontrati per forza di cose «E lei è Felicity Smoak, la sorellastra di Laurel. Voi non vi siete mai conosciuti...»
Dean sollevò gli occhi una volta terminato di mettere in imbarazzo Sara e si sedette nuovamente sulla sedia puntanto lo sguardo su Felicity. Schiuse le labbra lentamente e tutti i presenti giurarono che stesse trattenendo il respiro.
La ragazza aveva dolore alla mano per quanto stringeva forte il tovagliolo e non le sembrò vero, il cuore le stava galoppando in petto. Era un cavallo impazzito ad una corsa senza arrivo.
Entrambi avevano perso le parole, un silenzio martellante coprì il tavolo di una sensazione strana e intima.
Felicity si perse in quegli occhi di un verde brillante e non ricordò nemmeno di avere il tovagliolo nella mano.












Angolo della scrittrice: Ed eccoci qui!
Chi mi segue anche su Facebook, sa bene che è da Agosto che dico di voler scrivere un crossover tra Arrow e Supernatura. Poi, per vari problemi di natura personale, ho dovuto sempre rimandare la scrittura. Quando mi ero decisa a mettere su qualche idea, ecco che puntualmente cancellavo tutto non soddisfatta dei capitoli. 
Così, una sera, mentre guardavo "Il Castello errante di Howl", il 'lampo di genio' è arrivato.
Non so effettivamente perché ho scelto proprio di scrivere sul Titanic questo crossover, so solo che sapevo che poteva funzionare! Ho iniziato e tutto è venuto da se!
Ovviamente troverete delle similitudini con il film del 1997, ma ho cercato di distaccarmi il più possibile proprio per non farne una copia. Comunque, non ho abbandonato il tema soprannaturale di Supernatural, considerandolo fondamentale per la storia.
Insomma, la farò breve, è una fan fiction suddivisa in 6 capitoli più l'epilogo. Troverete quasi tutti i personaggi di entrambe le serie tv, ho cercato di mantenere il loro carattere e adattarli al 1912. Ad esempio Oliver, sembrerà strano leggerlo perché ho scelto di scriverlo come se ancora dovesse andare sull'isola. Ergo, Oliver "pre-isola" è un totale idiota, idem nella mia storia e considerando che sono gli anni 10, ho dovuto pensare ad un modo per farlo apparire tale.
Non ho idea se troverete degli errori nonostante la mia correzione, in tal caso scusatemi, se ci sono li cambierò in seguito. Non ho idea di cosa ne penserete alla fine e se vi piacerà... io so solo che l'ho scritta ed è stata una faticaccia perché mi sono dovuta impegnare più del solito xD e sarò onesta, fino ad ora, questa storia è una delle più belle che abbia mai scritto. Sono proprio fiera di come è venuta su! 
Ok, dovevo farla breve e invece... buona lettura e fatemi sapere ovviamente cosa ne pensate!
Jessy ♥

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Arrow / Vai alla pagina dell'autore: Jessy Pax