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Autore: makoto_touchmybanana    04/10/2015    2 recensioni
-Nagisa-kun?- Rei incrociò le braccia al petto, picchiettando con il piede sul pavimento.
-Mh?- Nagisa sbadigliò e si stiracchiò. La camicia che indossava, troppo grande per lui poiché di proprietà del più alto, gli arrivava a qualche centimetro dalle ginocchia. Mentre si stirava, portando le braccia sopra alla testa, l'indumento si sollevò abbastanza da far intuire al padrone di casa che il ragazzo non indossasse altro. Rei si impose di non sembrare imbarazzato, con estrema difficoltà.
-Quale parte di "non uscire dalla mia camera finché non se n'è andato" ti è poco chiara?-
-Scusa Rei-chan, ma ero affamato.- La frase uscì come un lamento sconsolato, ma l'espressione del biondino era sorridente e tranquilla.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Makoto Tachibana, Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rei si diresse barcollando verso l'ingresso, ancora non del tutto consapevole di ciò che era successo pochi minuti prima.
Guardò dallo spioncino, e riconobbe i capelli castani di Makoto attraverso il vetro.
Si allisciò le pieghe dei vestiti e sistemò gli occhiali sulla punta del naso.
Attese un secondo, prendendo un respiro, ed aprì la porta.
Il sorriso costantemente dolce e premuroso del compagno di squadra gli comparve di fronte.
-Ciao Rei. Scusa il disturbo, ti ho svegliato per caso?- Rei controllò con la coda dell'occhio l'orologio che si trovava appeso alla parete: erano soltanto le sette, era quindi piuttosto improbabile assopirsi a quell'ora. Si pettinò in maniera frettolosa con una mano.
-Nessun disturbo, Makoto-senpai. Ero in camera mia a leggere.- Non era completamente vero, né completamente falso: Rei, fino a qualche minuto prima, era veramente nella sua stanza, ma l'attività che stava svolgendo non aveva niente a che vedere con la lettura.
-Menomale.- Makoto allargò il proprio sorriso di poco, facendo intravedere gli incisivi tra le labbra. -Rin ha suggerito di andare a mangiare una pizza stasera, quindi volevo chiederti di venire con noi e Haru.-
Rei si grattò dietro la nuca, riflettendo su come rifiutare l'invito nel modo più educato (e meno sospetto) possibile.
-Vorrei venire veramente con voi, ma vedi, leggendo ho perso la cognizione del tempo, tanto che ho lasciato indietro dei compiti di inglese per domani. Quindi, sono costretto a rifiutare.- Dipinse sul proprio volto l'espressione più desolata che riuscì ad assumere.
-Non fa nulla, sarà per la prossima volta.-
Makoto era la persona più pacata che avesse mai conosciuto: raramente si innervosiva, ancora meno frequentemente perdeva la calma.
Trattava chiunque incontrasse con la massima gentilezza, e si occupava dei propri amici come una madre amorevole.
-Hai visto per caso Nagisa? Sono passato anche a casa sua, ma non c'era.-
Un'altra cosa che accomunava un genitore e Makoto, era la capacità di fare la domanda più sgradita nel momento meno appropriato.
-Nagisa?- Fece di no con la testa, mentre cercava di strappare quella faccia nervosa dal territorio che si era conquistata, tornando a quella riflessiva che cercava di mantenere. -Purtroppo, non l'ho visto.-
Appena terminò la frase, udì dei passi svelti sulla propria moquette, poi del legno che sbatteva su dell'altro, poi un mormorio. E ahimè, anche Makoto si accorse dei rumori.
-Scusa, sicuro che non ti ho disturbato?- Il ragazzo non intruse nel suo tono alcunché di accusatorio o malizioso, ma ovviamente pensava che Rei non fosse solo. L'altro agitò le mani in segno di negazione, ma prima che potesse inventare un'altra giustificazione, lo schianto prodotto da del vetro che andava in frantumi si fece sentire.
Entrambi sgranarono gli occhi.
-Ma cosa...?-
-Il mio gatto.- Rispose in fretta Rei, senza alcuna idea di come gli fosse venuta in mente un'idea simile.
-Non sapevo che avessi un gatto.- Makoto incrinò leggermente la testa a destra ed alzò un sopracciglio. In quella situazione poteva sembrare facilmente un cagnolino spaesato.
-Non è mio. Lo tengo... per mia nonna.- Una bugia dietro l'altra, e senza riflettere poco più di un secondo. Il più piccolo dei due non sapeva se sentirsi fiero di se stesso o terribilmente in colpa.
-Oh, sì capisco. Allora ti lascio alle prese con il tuo gatto.- Indietreggiò di un passo, trovandosi aldilà della soglia. -Buonanotte, a domani- Dopo avergli rivolto un ultimo sorriso, fece dietrofront e se ne andò.
Rei sospirò sollevato, e si passò una mano tra i capelli con area trionfante. Appena terminò quel gesto, si rese conto di essersi dimenticato dei rumori che lui stesso aveva cercato di giustificare, in maniera improbabile ma efficace.
Corse immediatamente in cucina, trovando il pavimento della stanza tinto di rosso, tutti gli armadietti di legno spalancati, ed il suo ospite appoggiato alla parete, che sorrideva beato.
-Nagisa-kun?- Rei incrociò le braccia al petto, picchiettando con il piede sul pavimento.
-Mh?- Nagisa sbadigliò e si stiracchiò. La camicia che indossava, troppo grande per lui poiché di proprietà del più alto, gli arrivava a qualche centimetro dalle ginocchia. Mentre si stirava, portando le braccia sopra alla testa, l'indumento si sollevò abbastanza da far intuire al padrone di casa che il ragazzo non indossasse altro. Rei si impose di non sembrare imbarazzato, con estrema difficoltà.
-Quale parte di "non uscire dalla mia camera finché non se n'è andato" ti è poco chiara?-
-Scusa Rei-chan, ma ero affamato.- La frase uscì come un lamento sconsolato, ma l'espressione del biondino era sorridente e tranquilla.
-Affamato? Non potevi aspettare? E poi perché hai tirato fuori il vino? Diamine Nagisa, è dei miei genitori.- Il fiume di domande ed affermazioni, poste dall'interlocutore con particolare enfasi, non lo colpirono nemmeno.
Nagisa alzò le spalle e si mosse barcollando lentamente verso il corridoio, e tornò nella stanza di Rei come se quest'ultimo non avesse aperto bocca. Ebbe motivo di credere che la quantità di vino sparsa a terra fosse nulla rispetto a quella bevuta da Nagisa.
Il ragazzo con i capelli cobalto imprecò sottovoce, e si chinò munito di fazzoletti per far sparire il disastro causato dal ragazzo.

Appena finito si pulì le mani passandole lungo i jeans, e con l'autocontrollo pari a quello di un monaco buddista ritornò in camera propria.
Nagisa era sdraiato sotto alle coperte, l'euforia soppressa dall'effetto stordente dell'alcool.
-Nagisa-kun.- Rei si sedette sul bordo letto, ed appoggiò una mano forte del ragazzo, scostando qualche ciocca di capelli biondi dal volto. -Sicuro di sentirti bene?- Nagisa era insolitamente caldo, e tremava leggermente: Rei temeva che si potesse essere ammalato.
-Rei-chan.- Nagisa mosse una mano in direzione di quella libera di Rei, ed intrecciò le proprie dita tra quelle dell'altro: erano così piccole, quelle del biondo, in confronto alle altre.
-Non sono mai stato meglio.- Gli sorrise dolcemente ed in modo rassicurante.
-Hai bevuto un bel po' e poi... perché?- Rei, nonostante il ragazzo avesse assicurato di stare bene, si sentiva in qualche modo in colpa per ciò che era successo. Era leggermente a disagio al pensiero che quel ragazzo, che pochi mesi prima lo aveva assillato e spinto ad entrare nel club di nuoto, fosse il primo di cui si fosse innamorato, il primo con cui avesse fatto l'amore; in più era consapevole che la cosa fosse totalmente reciproca. Non si sentiva pentito, se avesse potuto tornare indietro non avrebbe cambiato assolutamente nulla, eppure era ancora imbarazzato in quella situazione: dopotutto, Nagisa era sdraiato nel suo letto, e con addosso solo la sua camicia, come se non bastasse. Forse ci avrebbe fatto l'abitudine, all'imbarazzo.
-Avevo sete, e comunque sto bene.- Nagisa teneva gli occhi socchiusi, e non si perdeva alcun movimento del più alto, in quel momento impegnato ad accarezzargli delle ciocche della frangia.
-Se lo dici tu... e poi, insomma... n-non ti fa male ecco?- Chiese, assumendo immediatamente un colorito appariscente, e sperando con tutto se stesso che Nagisa capisse, così da non dover specificare.
-Cosa?- Rei sussultò. -Ah sì, quello.- Rispose, dopo aver riflettuto qualche attimo. -Mmm... non tanto.- Alzò le spalle.
Per qualche minuto entrambi non dissero più nulla. Rei continuò ad accarezzare i capelli che cadevano sulla fronte di Nagisa, il quale lo fissava incantato.
-Mettiti qui.- Gli disse.
Si spostò per fargli posto, e picchiettò con la mano sul materasso, per invitarlo. Rei esitò un attimo, valutando la situazione. Ma, riflettè, cosa mai sarebbe potuto andare storto? Quindi si sdraiò accanto al biondo.
Immediatamente, Nagisa si accoccolò al petto di Rei, accomodandosi come un gattino che chiede di essere accarezzato.
Rei mosse timidamente le proprie braccia fino a circondare il compagno, che mugolò in segno di approvazione.
Rimasero ancora qualche minuto in silenzio, a contemplarsi reciprocamente.
-Io ti amo, Rei-chan.- Nagisa ruppe il silenzio, facendo sgranare gli occhi a Rei. Quest'ultimo balbettò qualcosa di incomprensibile, arrossendo senza rendersene conto.
-Io voglio uscire con te...- Continuò il piccolo, in un sussurro dolce, stringendo la maglietta di Rei tra le dita.
-Voglio vivere a casa tua... voglio sposarti...-
Probabilmente quelle dichiarazioni, promesse così importanti formulate in maniera così innocente, erano prodotte dal delirio della febbre, eppure Rei aveva più di un motivo per credere che non stesse scherzando.
-Faremo tutte queste cose, prima o poi.- Gli assicurò, lasciandogli un bacio sulla nuca.
Credette di non esser sembrato serio, così aggiunse dell'altro.
-Anche io ti amo, Nagisa.-
Lui non aveva la febbre, e di sicuro era totalmente sobrio, ma quelle erano le parole più spontanee ed irrazionali che fossero uscite dalla sua bocca da che aveva memoria.
Erano come il ragazzo che stava tenendo stretto in quel momento, noncurante dell'alta probabilità di ammalarsi anche lui, erano impulsive, appassionate e dolci.
Quando Nagisa si addormentò, cullato dalle carezze di Rei, entrambi furono sicuri di non aver promesso nulla a vuoto.
Di sicuro, quella non era l'ultima volta in cui l'uno avrebbe dimostrato quanto amore prova per l'altro.
In maniera irrazionale.
In maniera innocente.
In maniera incondizionata.

   
 
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