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Autore: marwari_    04/10/2015    0 recensioni
Cap2: Sospirò piano, spostando il peso del corpo dalla gamba malandata, il bastone saldo tra le mani.
Cora, se solo ti ricordassi di me…

{storia composta da capitoli paralleli}
#1 storia della serie "𝓖olden𝓗eart ғairyτale"
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cora, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '𝓖olden𝓗eart ғairyτale '
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«Conosci quell’uomo?!» non riuscì ad ammorbidire il suo sguardo nemmeno quando i suoi occhi si posarono sull’immagine spaventata e confusa di Cora.
Mr. Gold si sentiva un leone in gabbia, pieno di idee che niente avevano a che fare con la bontà, pieno di energie e possibilità.. per una ragione che non sapeva darsi nemmeno lui, non lo aveva inseguito. Era furibondo con quell’uomo, era furibondo con la sua gamba che non gli permetteva di corrergli dietro, era furioso con i suoi poteri che, in quel mondo privo di magia, non gli potevano essere utili, era furioso con se stesso perché non riusciva a trovare una sola assurda ragione per cui non si fosse spinto fino in fondo.. lo stava guardando Cora, giusto? Quanta soddisfazione gli e le avrebbe dato se lui fosse riuscito a strappare il cuore a Xavier, mostrarlo ai suoi occhi scintillanti e poi polverizzarlo con una semplice stretta di dita, facendo nascere quel sorriso spietato e compiaciuto che tanto adorava sulle labbra rosse di lei.
Ma no, non poteva farlo.

Le aveva afferrato il gomito in un impeto di rabbia ed era quasi certo di starle facendo male.. non riusciva ad allentare la presa. «Che avete da guardare?! Lo spettacolo è finito!!» non si scompose quando vide tutti i finti clienti del Granny’s rifugiarsi all’interno del locale lesti come gatti impauriti, tanto da non essere nemmeno in grado di mormorare i loro pensieri sgradevoli. Quasi sembrava osservarli ad uno ad uno mentre si accalcavano sulla porta per poter entrare, come se l’ultimo della fila avrebbe ricevuto uno spiacevole regalo da parte sua. Attese impazientemente che fossero di nuovo soli per decidere di calmarsi un po’, prendendo un profondo respiro.. non servì a molto.

«Che sta succedendo..?» domandò Cora. Era visibilmente spaventata e, nonostante tutto, lui non voleva che lei si sentisse in quel modo

«Non l’hai visto, vero?» si sforzò con tutto se stesso per modulare la voce in modo che sembrasse più calmo, quando, in realtà, sentiva il suo sangue ribollire nelle vene. Lei scosse la testa, era come se si sentisse in colpa.. ammettendo, alla fine di non aver scorto il suo viso. Mr. Gold lo sapeva: era convinto che se lei avesse visto quell’uomo in faccia, lo avrebbe sicuramente riconosciuto. Faceva parte di quelle vite che erano state consegnate loro dalla maledizione, che costituivano i loro finti ricordi che, seppur creati dal nulla sulle basi della loro vita stravolta e di quel nuovo mondo, non avevano mai veramente vissuto, tuttavia venivano percepiti come fatti reali da tutti quanti, Cora non doveva fare eccezione.

Sospirò, cercando di parlare con calma, per darle il tempo di metabolizzare quel nome, quei ricordi del tutto spiacevoli mentre pronunciava il nome di Thomas Thius. Con sua enorme sorpresa, non sortì alcun effetto. Disse allora il nome di Patrick con lo steso tono e, solo allora, Cora parve ricordare.

Come poteva la sua mente aver rimosso quella parte della sua vita? Era possibile? Eppure faceva parte di quei ricordi che lui definiva “ricordi base”, ossia avvenimenti o persone fondamentali che costituivano la giusta storia per ognuno di loro: lei e la sua famiglia, il sindaco e la sua voglia di comandare, la timida insegnante che non aveva mai ottenuto l’amore in nessuna forma e perciò sfogava la sua disgustosa bontà su pazienti in coma con affascinanti cicatrici e animaletti colorati. Tutti loro avevano un motivo per cui trovarsi proprio in quel luogo, proprio a fare quello che stavano facendo e per quanto ne sapeva lui, che non possedeva nulla di tutto ciò, ognuno di loro teneva ben stretti questi ricordi, poiché erano il loro unico appiglio alla monotonia di quella cittadina.. era l’unica cosa che non li faceva diventare del tutto pazzi.
Non c’era ragione per cui Cora non si fosse ricordata subito quel nome.

La guardò ancora, a lungo, cercando invano di capire quali pensieri si celassero dietro quei grandi occhi scuri e luminosi.

«Cosa voleva?» la sua voce lo distolse dai suoi ragionamenti e, come un lampo, tornò tutta la collera

«Non lo so.» sibilò lui «Ma giuro che se lo vedo di nuovo ronzarci attorno..» si morse le labbra per non proseguire la frase che, sicuramente, non sarebbe stata adatta alla paura che stava dimostrando Cora. Eppure si chiese se un’immagine cruda di quell’uomo disteso a terra per colpa delle sue percosse, non fosse proprio quello che la donna cercasse.. non era forse quella sete di potere, di sangue e di vendetta che l’aveva unito a Cora, nella Foresta Incantata? Sospirò amareggiato per la sua occasione mancata.

«Mr. Gold, sarebbe così gentile da riaccompagnarmi a casa?» quando sollevò lo sguardo su di lei, gli fu impossibile non ricambiare quel dolce sorriso «Mi dispiace per la serata.» aggiunse e lui annuì piano

«Anche a me.» mormorò mortificato, le labbra ancora piegate.
Le offrì il braccio e da quella sua vicinanza trovò la calma di cui aveva bisogno per passeggiare tranquillamente, come se nulla fosse successo, fino alla sua Cadillac con la promessa che, un giorno o l’altro, Cora sarebbe di nuovo uscita a cena con lui.

 

Una volta riaccompagnata Cora a casa sua, Mr. Gold si diresse subito alla villa. Posò le chiavi e chiuse il portone, salendo velocemente le scale fino allo studio. Accese la lampada verde da lettura e cercò – non troppo a lungo – il grande registro che conteneva tutti gli abitanti di Storybrooke e i loro alter ego della foresta incantata. L’aveva preparato nei primi mesi in cui erano arrivati in quella nuova landa maledetta e sapeva che un giorno gli sarebbe tornato utile.. quel giorno era arrivato.

Scorse velocemente il dito sull’indice, organizzato in ordine alfabetico, e si fermò in corrispondenza della voce “Thuis”. Lesse velocemente il numero della pagina e scorse gli occhi sulle eleganti parole scritte in inchiostro nero. 

Thius Patrick: Henry.        
Thuis Thomas: Xavier.      

Famiglia nobile caduta. Patrimonio ereditabile solo con unione matrimoniale. Confrontare: Molen, Meel. Ritrovò con disgusto il ricordo, impresso nella sua mente, di Xavier che entrava nel suo locale, spavaldo e con un sorriso odioso stampato sulle labbra. Lo aveva minacciato perché la vita di Cora, a detta sua, non era fatto che lo riguardava.. Mr. Gold, ovviamente, non lo aveva assecondato. Provava ancora quel senso di rabbia opprimente nel vedere quell’uomo così sicuro di sé che prometteva di farsi sentire in futuro e che acclamava la sua vittoria.. sentiva quell’irrefrenabile voglia di cacciarlo fuori e, invece, si era dovuto mostrate esterno al tutto, interessato solo al lato economico legato alla panetteria. Ricordava tutto e con un sospiro infastidito, tornò all’indice.

Molen. Famiglia nobile caduta, lesse nuovamente, evitando la storia del padre di Cora, di sua madre, fino ad arrivare a lei. Meel: Cora. Legata da antichi patti con la famiglia Thius, in particolare Patrick, in obbligo di sposarlo. Acquista la panetteria all’età di 18 anni sfuggendo temporaneamente ai patti di famiglia.

Aveva sempre ammirato Cora. Aveva sempre ammirato la sua voglia di essere di più di quello che la famiglia le imponeva, direttamente o indirettamente. Mr. Gold si sentiva in dovere di proteggerla da chiunque in qualunque mondo si trovassero che mirava a spegnere quel fuoco che ardeva dentro di lei.         
Ciò che doveva fare era chiaro: continuare nel suo intento, tenendo bene a mente la minaccia di Xavier sempre dietro l’angolo.. se qualcuno avesse provato a fiatare, poteva sempre usare la scusa che lui stava solo proteggendo i suoi interessi per un negozio produttivo e che fruttava oro sotto forma di pagnotte e torte: salvarla da quell’uomo non poteva risultare altro che un buon guadagno economico.. se lui si fosse reso ancor più venale a tutti gli occhi dei cittadini, ben poco gli importava.         

Ciò che gli premeva era proteggere Cora e il suo spirito guerriero ed indipendente che lo aveva fatto innamorare. E l’avrebbe fatta ricordare perché era l’unico scopo di quella misera vita che era costretto a condurre.

Fissava le assi lucide e minuziosamente incastrate sopra la sua testa, ripetendosi quel piccolo scambio di parole che aveva intrattenuto con lei solo pochi istanti prima: “Mi farebbe l’onore di uscire di nuovo con me, uno di questi giorni? Per farmi perdonare.” le aveva detto. Vide il suo dolce sorriso. “Promesso.” gli aveva risposto lei. Mr. Gold non sapeva come aveva intuito che era proprio di quella parola che aveva bisogno. Non un “sì”, non un “certo”, aveva bisogno di una promessa e lei gliel’aveva fatta.    
Sorrise al suo soffitto e spense la luce. Per lei sarebbe stato “uno di quei giorni”, in realtà non poteva sapere che si sarebbe trattato proprio del giorno seguente.

   
 
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