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Autore: Midnight Lies    04/10/2015    9 recensioni
STORIA INTERATTIVA. CERCO 10-12 OC. 7 SONO GIA' STATI OCCUPATI. CERCO 3-5 PIRATI.
Maggiori informazioni alla fine del prologo.
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Alèna è una ragazza a cui non piacciono particolarmente fumetti e cartoni, e di conseguenza nemmeno anime.
Ma cosa succederebbe se abbandonasse contro la sua volontà il mondo reale e finisse in un anime e manga?
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- Oggi io e Lidia facciamo una maratona di One Piece. Devi vederlo con noi.
- No.
- Ma perché dici sempre di no?! - ribatté Lidia, delusa.
- Perché fa cagare, odio i cartoni!
Alle parole di Alena, le due sorelle assunsero l'espressione dell'uomo raffigurato ne L'Urlo, di Munch.
[...]
Un bancone ospitava una decina di scalmanati o più, i quali impugnavano boccali in legno quasi del tutto vuoti e portavano abbigliamenti di dubbia provenienza.
"Sono sbucati fuori da Pirati Dei Caraibi?" si chiese, ironica e nel panico, senza sapere più che pensare. "Qualcuno mi spieghi che accidenti sta succedendo..."
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alena era una ragazza irritante.
Lo era per scelta, e la cosa aveva lati positivi ai suoi occhi.
Odiava chiunque le stesse attorno e pensava che per evitare un qualunque tipo di avvicinamento da parte di chi non le andasse a genio dovesse farsi altrettanto odiare. Teoria discutibile, secondo le gemelle tedesche.
- Basta dire che non siete compatibili, no?
- Eh, ma alcuni fanno la cozza lo stesso - s'intromise Gretel, rispondendo alla sorella.
Camminavano in fila orizzontale in mezzo al corridoio, circondate da una massa di studenti che usciva dalle proprie classi. Qualcuno di loro lanciava occhiate alle due sorelle, senza rivolgere attenzioni di troppo alla terza.
Bassa, capelli neri e lisci, con un taglio alla maschietta e una frangia a ciocche ricurva che sfiorava le sopracciglia e portava l'attenzione su quegli occhi neri prima ancora che sulla bocca carnosa, sempre arrossata di natura.
Ma era da evitare, secondo tutti. Molti di quelli che non lo facevano le ronzavano attorno solo per prenderla in giro e per provare a farle fare figuracce in pubblico.
L'essere magre a parte, le amiche della ragazza erano completamente diverse da lei.
Gretel e Lidia erano alte, magre, bionde e dalle iridi azzurre e luminose. Lo stereotipo della perfezione ariana.
Quei lunghissimi capelli lisci e chiari che incorniciavano un visino acqua e sapone, il quale sfoggiava al centro un piccolo naso all'insù decorato da una spruzzata di lentiggini, il sorriso talvolta timido dalle labbra sottili che contribuiva a dare alle due pesti un'aria del tutto innocente... Per quanto la perfezione potesse non esistere, tutti quei piccoli particolari le rendevano stupende, entrambe.
Per non parlare del carisma, e di quanto tutti le adorassero.
Ricordò che la prima volta che le aveva incontrate non aveva potuto fare a meno di rimanere conquistata da quelle due folli. 
Si erano ritrovate per caso, o destino, le une di fronte all'altra. Le gemelle pensarono entrambe un'unica cosa che non tardarono a rendere esplicita.
"Queste che vogliono? Che hanno da fissarmi così?" si chiese invece la ragazza. "Ma andatevene fuori dalle scatole."
- Ma... - Iniziò Lidia, per poi essere immediatamente interrotta dalla sorella.
- Che occhi strani che hai!
- Sono così grandi e scuri. - si scambiarono un'occhiata. 
- Inquietanti...
- Stupendi!
- Sì!
- Ma porti le lenti o hai le iridi così grandi? - continuarono, senza darle il tempo di rispondere, mentre la corvina tirò una riga sull'ultima frase che aveva pensato prima che iniziassero a bombardarla. 
Schiette, allegre, belle, socievoli. Spiazzanti, forse, o almeno per quanto riguardava lei.
- No, sono fatti così... Ma non sono poi così grandi - aggiunse, basita, senza sapere cosa dire. In effetti, non si era mai resa conto di quella particolarità nei suoi occhi.
- Scherzi?!
- Sembri un elfo!
- Addirittura...? - balbettò l'altra, ancora stranita, accennando un sorriso.
Seguì uno strano silenzio, che Alena provò a rimpiazzare, imbarazzata per la prima volta dopo tanto. - Ehm... - Inclinò leggermente il pacchetto di patatine prese alla macchinetta della scuola pochi minuti prima, al piano di sotto, invitandole silenziosamente a mangiarle con lei.
- E me lo chiedi? - disse Gretel - Ti abbiamo abbordata solo per quello.
- E per gli occhi - aggiunse l'altra con la bocca già piena. - Lidia, piacere.
- Alena, piacere mio!
- Io sono Gretelanne ma puoi chiamarmi Gretel - si presentò infine l'ultima, sorridendo.
- Oh! - s'intromise la sorella, esaltata - Come quella cosa! Com'era... Era tipo... "Hey, io sono Pablo Ruiz y Picasso... ma tu puoi chiamarmi stasera!" - conclusero all'unisono, con un tono di voce diverso da quello naturale, per poi scoppiare a ridere.
E fu amore a prima vista.
- Alena! - sentì dire ad un ragazzo poco più in là, riportandola al presente, che vedendola passare non perse l'occasione di provare ad infastidirla. - Si dice che tu e Genoveffo usciate insieme, questa sera!
"Genoveffo" era un nomignolo affidato a Joseph Norton, il povero ragazzo della classe accanto alla sua, tristemente etichettato come "lo sfigato della scuola". Ma in verità era anche carino, se lo si guardava attentamente.
- Geoff! - rispose, a tono. - Si dice che Amanda non te l'abbia data neanche stavolta!
La stretta area che li circondava si riempì di voci che allungavano in coro la quinta vocale dell'alfabeto, mentre la ragazza se ne andava mettendo in mostra il terzo dito.
- Senti - iniziò Gretel una volta uscite dall'edificio, rivolgendosi ad Alena. - Oggi io e Lidia facciamo una maratona di One Piece. Devi vederlo con noi.
- No.
- Ma perché dici sempre di no?! - ribatté Lidia, delusa.
- Perché fa cagare, odio i cartoni!
Le due sorelle assunsero l'espressione dell'uomo raffigurato ne L'Urlo, di Munch.
- Ha detto "cartoni".
- Non sono cartoni!
Si tolsero entrambe le mani dal viso, guardandosi e continuando a camminare.
- Beh, in realtà sono cartoni, in effetti.
- Già. Ma sono dei jappo! - aggiunse entusiasta Gretel. - Su, dai, è l'anniversario di morte di Joshy, non puoi abbandonarmi così!
Alena la guardò. - Quel gatto era di tua zia, ed è morto prima ancora che voi nasceste, a quanto pare. E poi... Come fai a sapere quando è morto?
Le si parò davanti, in un ennesimo, disperato tentativo. - Ok, ascolta. Si dice che il confine del nostro tutto-meno-che-infinito universo, per una volta ogni ciclo attorno al centro della galassia di cui fa parte il Sistema Solare, si assottigli. E questa notte, raggiunge il suo periodo di fragilità assoluta. Capisci?!
- No. - la interruppe la corvina, ma l'altra continuò come se non l'avesse nemmeno sentita.
- Se il confine dell'universo si crepasse questa notte, potremmo venire catapultate in un universo parallelo! E se, come penso io, gli ambienti di fantasia così come i personaggi appartenenti ad una storia diventano o fanno parte di mondi paralleli, allora potremmo finire in un manga, un anime, un libro, un film, oltre che in un presente alternativo! Oddio, è la cosa più figa che possa capitare.
- A parte tutte ste cagate. Io che centro?
Lidia rispose. - Ti vogliamo vicina, così se tu venissi risucchiata attraverso la crepa spazio-temporale potresti trascinarci dentro con te!
- Pensiamo che i tuoi occhi così neri, grandi e inusuali possano renderti una specie di calamita per attività elettromagnetiche. Madonna, non so nemmeno cosa sto dicendo, ma tutti sti paroloni fanno figo, vero? Quindi, tu oggi dormi da noi. Comunque anche il tuo nome è strano. Quindi di sicuro sei la prescelta di qualche profezia scritta da un vecchio pazzo nel paleolitico su una roccia a forma di pergamena.
Alena sospirò. - Siete delle rimbambite.
- Lo prendo per un sì. - risposero le altre all'unisono, ricominciando a camminare e facendo sì che la terza le seguisse. - Potremmo finire nel mondo di In Time! O X-Men! 
- Potrei incontrare Zoro di One Piece! - sognò la gemella ad occhi aperti, fingendo uno svenimento e lasciandosi cadere addosso alla sorella che senza troppe cerimonie la rimise in equilibrio, sorridendo.
- Preferisco Sanji - aggiunse la gemella.
- Ah, e quindi c'è pure Zorro in un cartone jappo. - volle informarsi Alena, critica.
- No! E comunque non è Zorro ma Zoro, uno dei componenti della ciurma di Monkey D. Rufy! - spiegò, con forse troppo entusiasmo.
- Ci sono pure le scimmie?
- Alena. Fai silenzio prima che mi metta a picchiarti.
La ragazza alzò le mani in segno di resa, seguendole a casa loro.
- Lidia, com'è che preferisci Sanji a Zoro? Sei diventata orba?
- Sanji è alto, magro, veste di nero e cucina. Che c'è di meglio in un ragazzo? E poi amo quella specie di camicia che indossano i cuochi, con quei bottoni... E poi è da un lato perfettamente serio e maturo, e dall'altro un perfetto coglione. 
In effetti, pensarono le altre due, a Lidia erano sempre piaciuti i ragazzi così. Non troppo muscolosi, non troppo idioti, non troppo seri. - E ha i capelli più belli di Alena.
La ragazza la spinse via, facendole perdere l'equilibrio e scendere dal marciapiede, sulla strada deserta.

La serata era stata piacevole, forse perché accompagnata da un prepotente temporale. Ad Alena erano sempre piaciuti. Per quanto riguardava le gemelle, quel temporale era probabilmente uno dei segni dell'avvicinamento dell'universo parallelo al loro. Non fecero altro che ripeterlo.
- ...Gretel. Spiegami che stai facendo. - disse l'irlandese.
- Ho acceso tutte le luci della casa, e occupato tutte le prese elettriche. A parte quella dietro all'armadio di Lidia, non ci arrivo.
- E perché sta cagata? - echeggiò la voce dell'altra tedesca dalla cucina.
- Come perché?! Per stuzzicare l'atmosfera elettromagnetica!
- Ma che ne sai di elettromagnetismo, tu? E poi rischi solo di far saltare un fusibile e mandare in black-out il quartiere. Però... Proviamo! - esclamò, facendo irruzione nel salotto.
- Piuttosto, pensiamo al film da guardare.
- Ti prego, Alena, facciamo la maratona di One Piece!... E va bene. - si rassegnò Lidia all'occhiata dell'altra. - Che genere proponete?
- Guardiamo X-Men First Class. Lo adoro, è stupendo!
Uno scoppio assordante le interruppe, spaventandole a morte. 
- Cos'era?!
- Veniva da sopra...
Un altro più vicino, proveniente dalla cucina. 
La corrente saltò, mentre la casa si riempì di tonfi, rumore di vetri rotti e piccole esplosioni.
La televisione accanto a loro fu tra quelle.
Scappò a tutte e tre un grido, seguito dal crescere del loro panico, quando una fiamma oltre lo schermo infranto colorò poco dell'area circostante, emanando il tossico e penetrante odore di plastica bruciata. 
Si allontanarono immediatamente. Il loro primo pensiero fu quello di spegnere il piccolo incendio.
Il secondo fu come farlo.
Una secchiata d'acqua le avrebbe potute fulminare, una coperta avrebbe potuto propagare le fiamme.
- Gretel, la cucina! - gridò Lidia, notando il rossore delle fiamme provenire anche da lì.
Alle presenti mancò il fiato.
Fiamme. 
Cucina.
Gas.
Un fulmine illuminò il salotto come fosse stato giorno, mentre il suo boato sovrastava quello dell'esplosione nata tra fuoco e gas in quel preciso istante.
Un ultimo pensiero, una voce, rimbombò nel silenzio mentale delle tre ragazze.
"Trovami."



Si mosse piano, tra quelle ruvide coperte. 
Le molle del letto erano talmente deboli da farla sprofondare ad ogni movimento.
Fu finalmente svegliata dall'incredibilmente fastidioso pizzicore delle coperte marroni, quando finalmente le scalciò via, irritata. 
Si mise a sedere, ancora tra la realtà e il mondo dei sogni, mentre guardandosi attorno pensò che le gemelle dovevano aver cambiato arredamento mentre dormiva.
"Ho fatto il sogno più figo di sempre." Sognare di ritrovarsi in mezzo ad un'esplosione. Cosa c'era di meglio?
La finestra priva di tende invitava all'interno della stanza una calda luce pomeridiana, lasciando intravedere un cielo che pareva nettamente diviso in due parti, ciascuna di un diverso blu.
"Sembra il mare... Saranno le nuvole. Ma le nuvole non sono blu e azzurre..."
Si alzò, poggiando i piedi nudi sul polveroso e per questo fastidioso parquet.
Fece una smorfia, cercando di ignorare i granelli attaccati sotto ai piedi, avvicinandosi alla finestra.
Si rese conto che le due Tedesche non potevano cambiare l'arredamento della stanza in quel modo, durante la notte, senza che lei se ne accorgesse.
Il panico salì velocemente, mentre iniziava a pensare di star ancora sognando.
Un lungo brivido le scivolò lungo tutto il corpo, confermandole malevolo di essere completamente sveglia.
Uscì di corsa dalla camera, malgrado i piedi nudi ed il pavimento in legno fastidiosamente sporco, fermandosi in corridoio.
Fu inondata da un vortice di odori. Legno e birra, con la pesantezza dell'odore di sudore e tabacco.
Più che un corridoio, sembrava un balcone che dava ad un'ampia sala. Doveva avere un nome, ma non si era mai curata di informarsene.
Si avvicinò lentamente alla ringhiera in legno, cercando di non dare nell'occhio a chiunque fosse di sotto e stesse facendo quel baccano incredibile.
Vecchi tavoli posizionati a caso occupavano la maggior parte dello spazio, lasciando quanto posto necessario per sedie, ospiti e passaggio. Somigliava ad un vecchio pub, o una taverna.
Sempre al piano sottostante, alla sua destra si trovava l'ingresso, mentre al lato opposto quello che sembrava avere l'aria di un bancone ospitava una decina di scalmanati o più, i quali impugnavano boccali in legno quasi del tutto vuoti e portavano abbigliamenti di dubbia provenienza.
"Sono sbucati fuori da Pirati Dei Caraibi?" si chiese, ironica e nel panico, senza sapere più che pensare. "Qualcuno mi spieghi che accidenti sta succedendo..."

 

E buongiorno! 
Buonasera, per la verità. O forse notte.
Ad ogni modo, questo è il prologo e spero vi sia piaciuto. L'ho scritto un mese fa o più e ci ho messo poco a dimenticarmi della sua esistenza. Rileggendolo, ieri, mi è piaciuto (perché davvero io non ricordavo cosa avessi scritto, perciò ero curiosa di sapere cosa sarebbe successo) e quindi ho deciso di condividerlo con voi. 
Che ne pensate?

Per quanto riguarda la questione della storia interattiva, potrete descrivere nelle recensioni i vostri personaggi. 
PRIMA DI DESCRIVERE I VOSTRI PERSONAGGI, DITEMI PER FAVORE COSA PENSATE DEL PROLOGO.
Ecco la "scheda" da compilare:


 
NB: SE CI SARANNO TROPPI CATTIVI DOVRO' CAMBIARE E RENDERNE ALCUNI BUONI, O VICEVERSA SE CI SARANNO TROPPI BUONI DOVRO' DESCRIVERLI INVECE COME CATTIVI.

NOME:
ETA':
RUOLO (buono o cattivo):
ASPETTO FISICO:
    - Altezza:
    - Fisico:
    - Capelli (lunghezza, tipo, colore):
    - Occhi:
    - Naso:
    - Bocca:
    - Voce (calda/normale/stridula/tremante/balbuziente/troppo alta/troppo bassa/insicura/ecc.):
CARATTERE:
LAVORO:
SEZIONE DISATTIVATA. HO ABBASTANZA CIVILI, ORA MI SERVONO PIRATI.
INFANZIA (In breve):
SOGNO:
IN AMORE (Insicuro/Don Giovanni/ecc.): 
SEGNI PARTICOLARI (optional):
ALTRO:

 
   
 
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