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Autore: _Nai_    05/10/2015    1 recensioni
[ SPOILER ! ]
Gally.
La sua mente è controllata da WCKD e non può fare nulla per impedire per fermarli, e per impedire la morte del piccolo Chuck.
Ma che effetto avrà sul giovane Raduraio?
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gally
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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❝ This is what i brought you 
this you can keep, 
This is what i brought,you may forget me. 
I promised to depart just promise one thing, 
Kiss my eyes and lay me to sleep. ❞

▬▬▬ 

「❝ «Morto? No. Ha trascorso circa una settimana in infermeria, per rimettersi dalla ferita. Ma quella non era niente in confronto ai danni psicologici. Lo hanno usato per uccidere Chuck perché gli strizzacervelli pensavano che gli schemi potessero essere preziosi. Era tutto studiato a tavolino. Hanno spinto Chuck a farti da scudo.»
[...]
«La mente di Gally non è riuscita a sopportare quello che aveva fatto» disse Brenda. 
«È uscito completamente di testa e sono stati costretti ad allontanarlo.» ❞」
___
Gally urlava.
Urlava a squarciagola, ma alcun suono usciva dalle sue labbra.
Odiava Thomas, lo odiava come non aveva mai odiato nessuno nella sua vita ed aveva lasciato accesso alla sua mente a quelle persone solo per ucciderlo, ma non aveva idea di quello che sarebbe veramente successo, non prima di averlo sentito nella propria testa qualche istante dopo aver perso il controllo del proprio corpo, quando i suoi pensieri appartenevano a qualcun altro.
Cercava in ogni modo di abbassare l'arma che aveva in mano.
Nessun muscolo obbediva ai suoi comandi.
Gally cercava aiuto, voleva fermarsi e cercava di comunicare con lo sguardo.
« Apparteniamo al Labirinto. Tutti noi. »
La sua voce, ma quelle non erano parole sue.
Continuava a lottare contro quella forza estranea ma lo sforzo non faceva altro che provocargli dolore.
Sentiva le lacrime rigargli il volto, l'espressione corrugarsi, ma non poteva fare null'altro.
"Mi controllano-- Io non-- C.A.T.T.I.V.O è Buono".
Un ultimo pensiero prima di un rumore assordante, prima di un dolore lancinante.
Successe tutto così velocemente e in modo confusionale che Gally non si accorse di essersi accasciato a terra fino a quando sentì un ulteriore dolore alla spalla, a causa dell'urto.
E poi lo vide.
Chuck era terra, tra le braccia di Thomas.
Gally cercava di urlare, voleva correre dal piccolo, implorargli di resistere, scusarsi, avvisare gli altri che faceva tutto parte di un piano ma era completamente immobile.
Il dolore cominciò a divampare lungo il petto e la vista ad offuscarsi.
"C.A.T.T.I.V.O è Buono, Gally." continuava a ripetersi nella sua testa, comprendo i suoni e urla che lo circondavano.
Provò nuovamente a muoversi alla vista degli uomini della C.A.T.T.I.V.O prelevare i ragazzi, impedire il proseguimento di quel folle progetto, ma le forze ormai lo avevano abbandonato.
Il suo sguardo continuava a posarsi sul corpo senza vita di Chuck, e un dolore diverso come se non bastasse si impossessò del suo corpo.
Gally non si sarebbe mai sognato di uccidere quel ragazzino.
Lui voleva morto Thomas, complice di tutto quello, e non di certo quella del piccolo Chuck.
« C.A.T.T.I.V.O è Buono, Gally. »
Questa volta la voce provenì dall'esterno, e quando una mano lo girò sulla schiena vide il volto di un uomo, orribile, dai lineamenti marcati e gli zigomi sporgenti.
Questo si avvicinò al suo viso, senza che lui potesse allontanarsi, e lo analizzò con gli occhi.
« C.A.T.T.I.V.O è Buono. »
Ripetè un'altra volta con un sorriso beffardo ad occupare il viso.
Poi di nuovo quel dolore e Gally perse i sensi.

***

Bianco ovunque.
Le pareti, il tavolo alla sua destra, il letto e persino i suoi vestiti.
Gally si era risvegliato in una camera completamente isolata.
Nessuna porta o finestra da dove uscire o entrare; il cibo gli veniva consegnato attraverso una fessura che misteriosamente scompariva senza lasciarne traccia.
Aveva passato i primi giorni ad urlare, a colpire e grattare i muri con le mani, arrivando a provocarsi delle ferite su di esse, ma nessun segno di vita.
Aveva cominciato poi lentamente a credere che fosse tutto un incubo dal quale era impossibilitato ad uscire.
Passava le ore a parlare da solo in un angolo, tenendo le gambe strette al petto e dondolando.
« Non volevo ucciderlo. Non volevo ucciderlo. » era la frase che ripeteva in continuazione in un sussurro.
Le immagini di Chuck che veniva colpito dal proiettile partito dalla pistola che teneva in mano, si ripetevano in continuazione davanti ai suoi occhi.
Aveva cominciato a ricordare il passato, un ricordo in particolare.

Era un bambino, forse sui sette anni, e viveva da solo con la madre.
La donna aveva contratto il virus e Gally faceva di tutto per nasconderla dagli altri, rinchiudendola nella sua stanza.
La notte era sempre la parte peggiore della giornata; lei urlava, dava calci alla porta, graffiava e rompeva ciò che si trovava al suo interno.
Un giorno però le urla cessarono d'improvviso e Gally osò entrare a controllare.
Non vide nessuno, solo sangue, tanto sangue.
Poi delle urla terribili arrivarono dalle sue spalle.
Sì dimenò e urlò sotto la donna che lo aveva intrappolato.
Degli occhi rossi e privi di emozione lo scrutavano da vicino, la bocca spalancata in un sorriso inquietante.
« Mi piacciono i bambini. Tu sei un bambino, mi piaci. Sei buono bambino? Sei buono? No, sei cattivo. Mi hai rinchiusa qui, hai paura? Io non voglio farti del male, voglio solo assaggiarti. »
Il piccolo tentò un'ultima volta, grazie all'adrenalina che aveva in corpo, di spingerla via ma era inutile poichè più debole.
Lo sguardo della donna mutò d'improvviso, lasciando spazio ad uno preoccupato e colpevole.
Iniziò a scuotere il capo, come a non volerci credere, e allontanandosi dal corpo del più piccolo si portò la testa tra le mani. 
« Scappa.» sussurrò appena. « SCAPPA, ORA! » continuò in un urlo, voltandosi nuovamente verso il figlio.
Gally non se lo fece ripetere due volte, guidato sia dalla paura che dal buon senso.
Sua madre era infetta e lui non poteva fare nulla, se non allontanarsi da lei per sopravvivere.
Corse per le scale, inciampando e cadendo sugli ultimi gradini e non si fermò fino ad arrivare al marciapiede opposto a casa sua.
Un rumore ruppe il silenzio di quella notte, il rumore di uno sparo.
« Mamma? » chiese, benchè sapesse la risposta.
« No.. »

« Non volevo ucciderlo. Non volevo ucciderlo. » Gally continuava quella sua ormai canzoncina, mentre con un dito disegnava figure astratte sulla parete bianco.
Erano forse passate due settimane da quanto era stato rinchiuso in quel buco e l'idea che non l'avrebbe mai lasciato ormai era diventato un dato di fatto, fino a quando successe qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
« Ehi tu, ragazzino, mi senti? una voce proveniente dalla parete opposta, la stessa dalla quale si apriva sempre la fessura per il cibo, attirò la sua attenzione.
Pensava di aver perso completamente la ragione ma si avvicinò comunque.
« Dobbiamo parlare noi due, Gally. » 
« Cosa vuoi da me? » 
« Oh, non è quella la domanda giusta. La domanda giusta è: come faccio ad uscire da qui? » 
« Cosa volete da me? » 
« Io? Nulla. La C.A.T.T.I.V.O? Il tuo cervello. Ma ecco, vedi, io non sono dalla loro parte. Quindi, vuoi sapere o no come uscire da qui? E con qui, non parlo solo di questa insulsa camera. Che, tra l'altro, è impregnata del tuo orribile odore di adolescente, che schifo. Parlo di come uscire e ribellarti a questo progetto. Devi fare solo una cosa. » 
« Ossia? »
« Dovrai fingerti pazzo, e fare in modo che ti trasferiscano. Il resto, lascialo a noi. »
Come scusa? »
Nessun'altra risposta, solo altro silenzio.
Gally non sapeva se fidarsi o meno, ma ciò di cui era certo fu sola una cosa: lui non avrebbe speso un altro giorno rinchiuso tra quelle quattro pareti.
E lui avrebbe trovato un modo per fermare C.A.T.T.I.V.O.

   
 
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